Autore Topic: Il fumatore di pipa  (Letto 208399 volte)

Offline StefanoG

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #225 il: 14 Febbraio 2013, 12:07:47 »
FRANCIS BLANCHE

Francis Blanche (Parigi, 20 luglio 1919 – Parigi, 6 luglio 1974)

........................è stato un attore e comico francese.
 


Creò assieme a Pierre Dac il celebre sketch del Sar Rabindranath Duval così come la serie radiofonica intitolata Signé Furax .
 
Fu anche l'autore di farse telefoniche esilaranti che vennero regolarmente trasmesse alla radio negli anni 1960. Scrisse inoltre qualche poesia e parole per canzoni sgangherate e per musica classica.Francis Blanche amava ripetere di essere il solo artista a Parigi con una piazza e una via dedicati al suo nome. La cosa era tanto rimarchevole in quanto egli era ancora in vita.

Suora: Io fatto opera di Bene...
Padre Schrieder: Ja, tu fatto grande opera di Pene!
.....dal film All'onorevole piacciono le donne (1972) Francis Blanche è Padre Scirer

Classe 1919, Francis Blanche nasce a Parigi (Francia) sotto il segno del Cancro.
Figlio dell'attore Louis Blanche, Francis Blanche nasce a Parigi il 21 luglio 1921. Entra nel mondo dello spettacolo come paroliere di canzoni, scrivendone numerosissime, per debuttare poi come attore nel film "L'Ombre" di Trénet.
Contemporaneamente svolge una notevole attività radiofonica con numerose e popolari trasmissioni come "Signé Furax" e "Malheur aux barbus". La sua fantasia ed il suo gusto dell'humour nero lo fanno incontrare con Robert Dhéry (assieme al quale scrive "Branquignol" e, soprattutto, di Pierre Dac, con il quale formerà una coppia ("Dac & Blanche") inossidabile del music hall.
Collabora anche volentieri alle sceneggiature, e la parte che lo rende famoso anche all'estero è quella del funzionario nazista nell'esilarante "Babette s'en va-t-en guerre"; diviene particolarmente amato in Italia.
I suoi film si succedono a ritmo frenetico: in una trentina d'anni, Francis Blanche appare in circa 100 produzioni.
Il 6 luglio 1974 Francis Blanche scompare, vittima di un attacco cardiaco all'età di 53 anni.
 
La sua principale attività nel mondo del cinema è stata quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Bella di giorno (1967) di Luis Buñuel.
Nel 1963 ha inoltre lavorato con Georges Lautner per la realizzazione del film In famiglia si spara dove ha interpretato la parte di Maître Folage.
Francis Blanche ci lascia all'eta di 55 anni spegnendosi in una triste giornata del 6 Luglio 1974 a Parigi (Francia).
Francis Blanche ha recitato in 28 film dal 1958 al 1974 in Francia, Italia, Francia, Italia sotto la direzione di 20 registi tra i quali Georges Lautner (3 film), Jean-Pierre Mocky (3 film), Camillo Mastrocinque (2 film), Christian-Jaque (2 film), lavorando in film di genere comico, commedia, drammatico, episodi, erotico, giallo, poliziesco, spionaggio.

Della filmografia di Francis Blanche si ricorda:
Bandito sì... ma d´onore () di Jean Cherasse - Totò a parigi (1958) di Camillo Mastrocinque
Babette va alla guerra (1959) di Christian-Jaque - Babette va alla guerra (1959) di Christian Maudet
La giumenta verde (1959) di Claude Autant-Lara - Match contro la morte (1959) di Claude Bernard Aubert
Anonima cocottes (1960) di Camillo Mastrocinque  - Il miliardo l´eredito io (1960) di Jean Bastia
Le olimpiadi dei mariti (1960) di Giorgio Bianchi - La casa del peccato (1961) di Edmond T. Gréville
La ragazza di mille mesi -tognazzi e la minorenne (1961) di Stefano Vanzina  - I fortunati (1962) di Philippe De Broca
Operazione gold ingot (1962) di Georges Lautner - Il cielo chiude un occhio (1963) di Jean-Pierre Mocky
In famiglia si spara (1963) di Georges Lautner - Le più belle truffe del mondo (1963) di Hiromichio Horikawa, Roman Polanski, Claude Chabro
Le vergini (1963) di Jean-Pierre Mocky - L´amore e la chance (1964) di Bertrand Tavernier, Claude Berri, Charles L. Bitsc
Il pasto delle belve (1964) di Christian-Jaque  - Quattro spie sotto il letto (1964) di Georges Lautner
La feldmarescialla (rita fugge... lui corre... egli scappa) (1967) di Steno - La contestazione del tubo (1968) di Jean-Pierre Mocky
Cinque matti in mezzo ai guai (1970) di Philippe Clair - Il terrore con gli occhi storti (1972) di Steno
Quattro Supermatti in Viaggio (1972) di Denis Héroux - Racconti Romani di una Ex Novizia (1972) di Pino Tosini
Ultimatum alla polizia (1974) di Marc Simenon - Un Matto Due Matti tutti Matti (1974) di Philippe Clair

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #226 il: 14 Febbraio 2013, 12:30:20 »
JOHN FORD

John Martin "Jack" Feeney, ...
...più noto come John Ford, ma anche come Jack Ford (Cape Elizabeth, 1 febbraio 1894 – Palm Desert, 31 agosto 1973)

.............., è stato un regista e attore statunitense.

Jhon Ford è famoso soprattutto per l'imponente produzione di film western e il record di 4 Oscar alla regia.
Attivo fin dagli anni del cinema muto, John Ford è unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi registi della storia del cinema:
registi quali Akira Kurosawa, Martin Scorsese, Sam Peckinpah, Peter Bogdanovich, Sergio Leone, Clint Eastwood, Wim Wenders, Francois Truffaut, hanno apertamente ammesso la notevole influenza che i film di Ford hanno avuto sulle loro opere. Orson Welles lo ha considerato a più riprese come «...il più grande regista di sempre.».
Della sua prolifica opera si sono occupati grandi critici, da Truffaut a Jean-Luc Godard.
 
Alla fama e al successo di Ford, a cui la cinematografia western è indissolubilmente associata, contribuì anche la collaborazione con attori di grande successo popolare, in particolare John Wayne (insieme girarono 21 film), ma anche Henry Fonda, John Carradine e Lee Marvin.

Biografia : Le Origini...
John Ford nacque nei pressi di Portland ed era uno dei quattordici figli di Sean O'Feeney, un immigrato irlandese.
Compì i suoi studi alla Portland High School diplomandosi nel 1913 e tentò di essere ammesso, senza successo, all'Accademia navale di Annapolis. Dopo aver lavorato per breve tempo in una fabbrica di calzature, raggiunse a Hollywood il fratello maggiore Francis (1882-1953), che si era affermato come attore cinematografico al fianco di Grace Cunard e come regista di B-movies presso la Universal di Carl Laemmle.
Questo spiega anche l'origine dello pseudonimo con cui oggi è conosciuto. Come raccontò egli stesso, il fratello (Francis Ford) era direttore di scena di una compagnia che stava allestendo uno spettacolo a Broadway. Qui, sfruttando la sua notevole memoria, imparò varie parti così che, quando un attore risultò indisponibile la sera della prima, gli fu facile sostituirlo. Le locandine erano però già stampate e riportavano il nome dell'altro - Francis Ford, appunto - che il nuovo attore adottò di buon grado. Quando il futuro John Ford si trovò a lavorare con il fratello, gli sembrò naturale assumere lo stesso cognome Ford. Dapprima venne accreditato come Jack Ford e, solo nel 1923, dopo aver diretto decine di pellicole, cominciò a firmarsi John Ford.
 
I primi passi di John Ford nel cinema sono rimasti in buona parte sconosciuti: il regista non amava parlare delle sue origini e la Fox, la casa di produzione per cui Ford girò la maggior parte dei suoi film muti, sosteneva che moltissimi vecchi film erano andati distrutti in una serie di incendi. C'è chi ha sospettato che questi incendi fossero stati un pretesto, cioè solo dichiarati dalla stessa casa di produzione per evitare i costi necessari alla conservazione e al restauro delle copie in celluloide, giacché dopo attente ricerche, finanziate a cavallo tra i sessanta e i settanta da un dirigente della Fox Television, sono riemersi numerosi film del primo Ford, in un primo momento dichiarati perduti.
La riscoperta di questi film ha permesso di individuare fin dall'inizio della carriera del regista una sorprendente coerenza di temi e di ambientazioni rispetto alle più note opere successive. Fin dalle prime pellicole, Ford fu infatti sempre attento ai valori della vita quotidiana e a temi come la famiglia, la patria, l'immigrazione.
 
Peter Bogdanovich, in un volume pubblicato dalla University of California Press nel 1968, ha contribuito a dare certezza riguardo molte pellicole alla cui realizzazione contribuì con vari ruoli il futuro regista di Ombre rosse. Sicuramente Ford svolse vari ruoli: trovarobe, assistente alla regia, comparsa, controfigura (del fratello), attore. Questi ruoli furono svolti soprattutto nelle pellicole dirette dallo stesso fratello Francis, che era un discreto regista anche se poi abbandonò la macchina da presa per svolgere esclusivamente il ruolo di attore. L'episodio che artisticamente lo arricchì di più fu la partecipazione nel 1915 a La nascita di una nazione (The Birth of a Nation) di David Wark Griffith. Il suo ruolo, pur limitato ad una piccola parte, gli permise di vedere da vicino come lavorava il maestro americano.
 
Nel 1966 John Ford ricordava così l'episodio: «Griffith io lo conoscevo, ma non intimamente. All'epoca ero appena un ragazzo e soltanto un suo grande ammiratore. Eppure lui era molto affabile con me. Mi dava pacche sulla schiena. Quando fui licenziato dalla Universal, dove facevo il secondo aiuto-trovarobe, mi trovò una parte tra gli uomini del Ku Klux Klan in The Birth of a Nation (...) Sì, posso dire che eravamo amici.
E quando invecchiò, lo diventammo ancora di più».

L'esordio come regista :
Nel 1917 Ford si trovò a dirigere il suo primo film per la 101 Bison, casa di produzione distribuita dalla Universal.
Il cortometraggio, intitolato Il tornado (The Tornado), era una storia western rifiutata dai registi più quotati della casa di produzione. Recitando anche come protagonista, ebbe modo di dare prova delle sue qualità di acrobata, di cavallerizzo e di stuntman, balzando da un cavallo a un treno in corsa. A questo film fecero seguito numerosi altri dello stesso genere, tutti girati con lo stesso gruppo di attori, tra i quali faceva spicco Harry Carey, attore di teatro che interpretava gli avventurieri del West nei melodrammi di repertorio. Con lui John Ford sviluppò un solido legame artistico, ideando decine di sceneggiature, desunte da romanzi di scrittori western, che poi venivano rapidamente girate nel corso di pochi giorni. Uno dei trucchi usati da Ford e da Carey era quello di utilizzare più volte lo stesso canovaccio e di riproporlo in ambientazioni diverse, con nuovi titoli. Tra il 1917 e il 1920 Ford diresse Carey in ben 26 pellicole. L'abitudine di lavorare con gli stessi attori di primo piano, comprimari, caratteristi e addirittura con le stesse comparse fu una caratteristica che John Ford conservò fino alla fine della sua carriera. I membri di questo clan furono considerati a Hollywood una vera e propria associazione, la Ford Stock Company.
 
Il primo lungometraggio fu Centro! (Straight Shooting), sempre del 1917. Realizzato anch'esso con Harry Carey nel ruolo fisso di Cheyenne Harry, Centro! descrive il conflitto tra coltivatori e allevatori di bestiame. Il fatto che la pellicola sia pervenuta fino a noi ha permesso agli studiosi del cinema di notare come alcune delle inquadrature di questo film siano identiche a quelle di uno dei suoi capolavori della maturità, Sentieri selvaggi del 1956. Del 1920 è Il principe di Avenue A (The Prince of Avenue A), primo film non-western.
 
Il 3 luglio dello stesso anno, John Ford sposò Mary McBride Smyth, da cui ebbe due figli: Patrick Roper, nato nel 1921, che divenne scrittore e giornalista e collaborò con il padre al soggetto de La carovana dei mormoni e come assistente alla produzione di Sentieri selvaggi, e Barbara Nugent, nata nel 1922, che sposò Robert Walker e, in seconde nozze, l'attore Frank Curtiss. Dalla moglie non si separò mai, anche se sono note diverse sue relazioni extraconiugali.
 
Sempre nel 1920 Ford si staccò dalla Universal, per la quale aveva realizzato una trentina di pellicole, per passare alla Fox, con la quale avrebbe lavorato per i successivi dieci anni. Alla Fox il regista ebbe come operatore George Schneiderman, che seppe conferire alle pellicole uno stile di fotografia particolarmente luminoso. Il gusto dell'inquadratura veniva invece dallo stesso Ford, che si è in seguito dichiarato sempre attento alla composizione dell'immagine, con un gusto per l'equilibrio formale e per il raggruppamento dei personaggi in "quadri". Fin dalle prime pellicole girate per la Fox si notano spazi regolari, ben definiti da tende, balaustre, palizzate, ferrovie, cancelli, orizzonti. La sua predilezione per le scene di gruppo girate in campo lungo (parate, balli, funerali, processi) si spiega proprio con il gusto di disporre i personaggi secondo schemi ordinati e formali.
 
La prima pellicola girata per la Fox fu Amici per la pelle (Just Pals), la storia di un vagabondo che vive di piccoli reati, che cambierà vita grazie all'amicizia con un orfano tredicenne. Il film si sofferma su alcuni episodi di intolleranza che subiscono i due, come un tentativo di linciaggio del barbone, ingiustamente accusato di un furto all'ufficio postale, e il dileggio dei giovani del luogo nei confronti del ragazzo, colpevole solo di essere uno straccione. Nel 1923 avvenne il "salto di qualità" da produzioni seriali girate con personaggi fissi a film di maggior prestigio con interpreti affermati. Ladro d'amore (Cameo Kirby), ad esempio, rievocazione del vecchio Sud fatta di battelli fluviali e di case coloniali dipinte di bianco, vedeva il famoso John Gilbert come protagonista. Non ancora trentenne, il giovane regista volle celebrare la "promozione" firmandosi per la prima volta John Ford anziché Jack Ford.

I Successi :
L'anno successivo ottenne un grande successo con Il cavallo d'acciaio (The Iron Horse), primo western dalle dimensioni epiche sullo sfondo della Prima ferrovia transcontinentale, che vide la concorrenza tra la Union e la Central Pacific. La ferrovia è la vera protagonista del film, elemento di progresso e di unità nazionale, alla cui costruzione collaborano uomini di diverse origini etniche, cinesi, irlandesi, italiani, simbolicamente uniti in uno spirito di fratellanza. Oltre che sugli aspetti capitalistici dell'impresa, Ford si sofferma sulla vita quotidiana di questi personaggi e sulla presenza di Abramo Lincoln, che vede nella ferrovia il simbolo dell'unificazione di una nazione. L'impegno produttivo e il grande consenso di pubblico imposero finalmente John Ford come regista di fama.
Negli anni della Fox, John Ford ebbe l'opportunità di mettere a fuoco il secondo dei suoi temi dominanti: l'Irlanda. Il paese, visto come un sogno con gli occhi di un emigrato, compariva già nel primo film Il tornado: il protagonista, nell'ottenere la ricompensa per la cattura dei banditi, la utilizzava infatti per pagare il viaggio alla madre rimasta in Irlanda e potersi ricongiungere a lei. The Shamrock Handicap del 1926 racconta la storia di un'aristocratica famiglia irlandese che, rimasta senza un soldo, decide di emigrare in America e porta il suo cavallo da corsa riuscendo a fargli vincere un premio. Nel film la realtà idilliaca di un paese tranquillo come l'Irlanda del XIX secolo si contrappone al fermento degli Stati Uniti, civiltà multietnica che offre a tutti le stesse opportunità.
Nel 1928, in una piccola parte, apparve per la prima volta John Wayne in Hangman's House (La casa del boia). In questo film l'Irlanda è ricostruita totalmente in studio, in un'atmosfera nebulosa e lucida, tra vicoli stretti e paludi immerse nella foschia, per creare la storia della vendetta di un ribelle irlandese.
L'anno successivo Ford girò il suo primo lungometraggio parlato, The Black Watch, mentre nel 1930 il film bellico Il sottomarino (Men without Women) fu l'occasione per il primo incontro professionale con lo sceneggiatore Dudley Nichols, al quale rimase legato per moltissime opere successive.
Dopo il distacco dalla Fox, Ford girò alcune pellicole considerate "minori" dalla critica, quali Un popolo muore (Arrowsmith) per la United Artists (1931), L'aeroporto del deserto (Air Mail) (1932) per la Universal, e Flesh (1932) per la Metro Goldwyn Mayer. Nel 1934, insieme a Nichols, per la RKO realizzò La pattuglia sperduta (The Lost Patrol), che portò a casa un Oscar alla migliore colonna sonora con la partitura scritta da Max Steiner. Nello stesso periodo Ford realizzò una trilogia di film con l'attore Will Rogers. Il primo grande successo di critica arrivò l'anno dopo con Il traditore (The Informer), film ancora una volta ambientato in Irlanda, durante la rivolta del Sinn Féin, a Dublino nel 1922. Il film, girato a percentuale e in tre sole settimane contro il parere negativo dei dirigenti della RKO, gli valse l'Oscar per la migliore regia e ottenne altri tre Oscar, che andarono rispettivamente a Victor McLaglen (miglior attore protagonista), a Dudley Nichols (migliore sceneggiatura) e a Max Steiner (miglior commento musicale).

segue ...

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #227 il: 14 Febbraio 2013, 12:31:45 »
...segue dalla prima

I Capolavori della maturità :
 Verso la fine degli anni trenta, Ford aveva già girato un centinaio di pellicole, ma i lavori migliori dovevano ancora arrivare. Il 1939 fu l'anno di Ombre rosse (Stagecoach), unanimemente considerato il prototipo del western classico. A Ombre rosse è stato attribuito il merito di aver rilanciato il tema del West, ma questo è vero solo in parte, giacché nello stesso anno furono realizzate, più o meno contemporaneamente, anche altre significative testimonianze del genere, quali Jess il bandito di Henry King, Il terrore dell'Ovest di Lloyd Bacon, Gli avventurieri di Michael Curtiz e La via dei giganti di Cecil B. DeMille, film quest'ultimo che è esplicitamente debitore, per alcune scelte stilistiche, del già citato Il cavallo d'acciaio. Alcuni di questi film ebbero, rispetto a Ombre rosse, maggiori incassi al botteghino. È vero tuttavia che le case di produzione a cui Ford aveva sottoposto il progetto volevano utilizzare attori di maggior richiamo, come Gary Cooper e Marlene Dietrich, nel timore che il film non facesse presa sul pubblico, ma il regista si era imposto un budget meno impegnativo e volle rispettarlo non solo contenendo i tempi di lavorazione (gli esterni girati nella Monument Valley richiesero solo quattro giorni di riprese) ma anche scegliendo un cast più a buon mercato. John Wayne non era ancora un nome di punta, Claire Trevor era "solo" una brava attrice di teatro e il resto del cast era fatto di semplici caratteristi. Ombre rosse non gli fece ottenere l'Oscar come miglior regista (era anche l'anno di Via col vento), ma Ford ebbe modo di rifarsi nei due anni successivi rispettivamente con Furore (The Grapes of Wrath), girato nel 1940, e con Com'era verde la mia valle (How Green Was My Valley) del 1941. Le sequenze cariche di emozione e la sapiente costruzione delle inquadrature divennero un marchio di fabbrica di John Ford. Tra le sue fonti di ispirazione figurativa, il regista amava citare il pittore Frederic Remington, che più di ogni altro seppe descrivere nei suoi dipinti la vita e l'epopea della vecchia frontiera.

Nello stesso 1939 Ford lavorò ad altri due film: Alba di gloria, in cui Henry Fonda dà vita a un commosso e intenso ritratto di Abramo Lincoln da giovane, e La più grande avventura, primo film a colori della sua carriera.
Dal 1941, dopo aver girato Com'era verde la mia valle, Ford si mise al servizio dell'esercito per effettuare riprese di guerra o per realizzare documentari di propaganda o documenti storici. Nel 1942 prese personalmente parte alla battaglia delle Midway e, benché ferito al primo attacco, in seguito al quale perse un occhio, continuò a filmare gli avvenimenti, lasciando un'importante testimonianza, per di più girata a colori, nel documentario La battaglia delle Midway. Il documentario didattico Sex Hygiene, sempre commissionato dall'U.S. Army, parlava esplicitamente per la prima volta di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale e fu destinato alla proiezione nelle caserme e presso i campi militari. Un altro documentario, December 7th, fu assemblato da lui con materiale girato durante e dopo l'attacco di Pearl Harbor. Dopo la convalescenza, Ford fu trasferito a Washington, dove lavorò presso l'Office of Strategic Service e si dedicò, tra l'altro, alla raccolta dei documenti filmati che dovevano servire al processo di Norimberga.

Subito dopo la guerra, Ford tornò al western con Sfida infernale (My Darling Clementine). Molti film di Ford sono legati a canzoni del folklore americano o irlandese e in qualche caso gli stessi titoli dei film sono tratti da canzoni popolari: Mother Machree (La canzone della mamma), When Willie Comes Marchin' Home (Bill sei grande!), She Wore a Yellow Ribbon (I cavalieri del Nord Ovest) e questo My Darling Clementine sono alcuni esempi. Le famose Red River Valley e I Gonna Down This Road Feelin' Bad furono inserite in Furore, mentre per Viaggio senza fine furono scelte canzoni della tradizione marinaresca, così come nella trilogia della cavalleria ricorrono le classiche canzoni delle "giubbe blu".
Sfida infernale si ispira, come molti altri film venuti in seguito, alla storia di Wyatt Earp e della sfida all'O.K. Corral. Nel presentare il leggendario sceriffo, qui interpretato da Henry Fonda, Ford lo cala in un vissuto quotidiano, senza cercare di esaltarne le gesta ma conferendogli uno spessore di verità. Mentre l'eroe del western tradizionale è animato da motivazioni individualistiche come odio, vendetta o rivalità, Wyatt Earp, pur mosso da risentimento nei confronti del clan che gli ha ucciso il fratello, rinuncia alla vendetta e sceglie la strada della legalità. La veloce sparatoria all'O.K. Corral è un esempio di come la violenza sia esposta senza retorica e senza compiacimenti: non come mezzo di soddisfazione personale, ma come estrema risorsa, quasi un dovere.

Il successivo La croce di fuoco venne realizzato nel 1947 dalla casa di produzione da lui stesso fondata con Merian C. Cooper, la Argosy Pictures ma, dopo l'insuccesso al botteghino, Ford volle ritornare a lavorare per le grandi case, decidendo tra l'altro di porre fine alla sua collaborazione con Dudley Nichols.Altro motivo dominante nel cinema di Ford è il viaggio: ne sono tipici esempi l'odissea della diligenza in Ombre rosse, la peregrinazione di un gruppo di contadini che abbandonano le terre troppo aride dell'Oklahoma in Furore, la navigazione dell'equipaggio di marinai in Viaggio senza fine (1940), la missione dei soldati in Il massacro di Fort Apache (Fort Apache), realizzato nel 1948 e considerato dai critici il primo film di una trilogia sulla Cavalleria dell'Esercito dell'Unione. Gli altri due film sono: I cavalieri del Nord Ovest (She Wore a Yellow Ribbon) del 1949 e Rio Bravo (Rio Grande) del 1950. In questi film le storie individuali sono complementari alle vicende dell'intera comunità, e il comportamento dei protagonisti è animato da una coscienza sociale e dal senso di appartenenza ad un gruppo. Con questa trilogia, John Ford riconquistò la fama e il successo del passato.

Nell'agosto del 1951, per conto della marina statunitense realizzò il documentario This is Korea, che venne premiato con la Air Medal. Con il successivo Un uomo tranquillo (The Quiet Man) del 1952, girato in Irlanda, Ford ottenne un nuovo Oscar per la migliore regia. Questo film inaugurò la sua collaborazione con un nuovo sceneggiatore, Frank S. Nugent, marito della figlia Barbara. Anche in Un uomo tranquillo si ascoltano molti motivi popolari, questa volta della tradizione irlandese.
Dopo aver realizzato un remake di Il giudice, un suo vecchio film che nella nuova versione si intitolava Il sole splende alto, nel 1955 Ford diresse il suo primo film in cinemascope, La lunga linea grigia. Per il successivo La nave matta di Mr. Roberts il regista impose come protagonista, contro il volere della produzione, ancora una volta l'attore Henry Fonda, che aveva già interpretato la parte in teatro. La Warner lo considerava superato e avrebbe preferito Marlon Brando, ma Ford non si piegò. Durante la lavorazione, tuttavia, una serie di dissensi con il produttore e con lo stesso Henry Fonda provocarono il suo abbandono del set appena dopo aver terminato le riprese in esterni. L'attore ebbe in seguito a dichiarare: «Non farò più film con Ford, la luna di miele è finita» e il film dovette essere completato da Mervyn LeRoy.

La malattia e il declino :
Nel 1960 Ford andò a trovare l'amico John Wayne sul set del film La battaglia di Alamo che stava realizzando come produttore e regista, oltre che come protagonista. Dietro insistenze di Wayne, John Ford girò moltissimo materiale, ma la gran parte venne eliminata dal montaggio. La battaglia di Alamo secondo alcuni critici segna la fine del western classico, il genere realizzato secondo la tradizione della vecchia frontiera. Con gli anni sessanta, un nuovo genere di western si afferma nella cinematografia non solo americana, e Ford non si lascia cogliere di sorpresa. Esempi di western moderno saranno i suoi due film successivi, entrambi interpretati da James Stewart: Cavalcarono insieme, del 1961, che si propone di affrontare il tema spinoso del razzismo, e L'uomo che uccise Liberty Valance del 1962, che descrive una società in cui la violenza prende a poco a poco il posto della legge. Anche Il grande sentiero, realizzato nel 1964, è una riflessione sul grande sterminio dei nativi americani, mentre il successivo Il magnifico irlandese è un ritorno al suo secondo tema preferito. Dopo aver lavorato per quasi tre mesi alla sua preparazione, Ford partì per l'Irlanda per effettuare le riprese, ma dopo due sole settimane fu costretto ad abbandonare il set per motivi di salute, e la regia fu affidata a Jack Cardiff.
La carriera registica di John Ford si concluse poco felicemente nel 1966 con Missione in Manciuria, un insuccesso di critica e di pubblico.
Ford avrebbe voluto continuare a svolgere il lavoro che amava: era impossibile per lui rimanere lontano dai set, ma le inesorabili regole dettate dalle compagnie di assicurazione gli impedirono di realizzare i progetti su cui continuava a lavorare nonostante le precarie condizioni di salute.
 
John Ford si ritirò a vita privata; il 31 marzo 1973 fu insignito della Medaglia presidenziale della libertà dall'allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.  Pochi mesi dopo morì di cancro a Palm Springs.

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« Risposta #228 il: 14 Febbraio 2013, 12:45:23 »
MERIAN COOPER


Merian Caldwell Cooper
Data nascita: 24 Ottobre 1893 (Scorpione), Jacksonville (Florida - USA)
Data morte: 21 Aprile 1973 (79 anni), San Diego (California - USA)

........................... è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense.

Durante la prima guerra mondiale svolge l'attività di cineoperatore militare sul fronte polacco dove incontra il collega Ernest B. Schoedsack, i due dopo essere tornati alla vita civile, decidono di fondare una casa di produzioni cinematografiche specializzata in documentari, successivamente passano ai lungometraggi a soggetto, tra cui il più famoso film sarà King Kong del 1933.

Produttore e regista statunitense. Abbandonati gli studi universitari, esercita per alcuni anni la professione di giornalista per poi arruolarsi nella Guardia nazionale della Georgia e partecipare alle spedizioni contro Pancho Villa in Messico.
Pilota aereo durante la prima guerra mondiale, viene abbattuto e catturato mentre sorvola le linee tedesche.
Liberato, si arruola nell’aviazione polacca ma viene nuovamente abbattuto e fatto prigioniero dai cosacchi.
Dopo un anno di lavori forzati riesce a fuggire e, rientrato a Varsavia, è insignito di una decorazione di guerra.
Al termine del conflitto, insieme a E.B. Schoedsack realizza alcuni documentari e, rientrato negli Stati Uniti, diventa assistente di D.O. Selznick alla RKO, dove produce l’esotico thriller La pericolosa partita (1933) di Schoedsack e I. Pichel, e sugli stessi set e con gli strabilianti effetti speciali di W. O’Brien, produce e dirige King Kong (1933), ottenendo subito un clamoroso successo. Abbandonata la regia, succede a Selznick alla vicepresidenza della RKO e poi della Selznick International e nel 1957 fonda insieme a J. Ford la Argosy Pictures, per la quale produce molti film del grande regista irlandese, da Il massacro di Fort Apache (1948) a I cavalieri del Nord-Ovest (1949), da Rio Bravo (1950) a Un uomo tranquillo (1952). Nel 1952 coproduce il primo film in Cinerama, This Is Cinerama, e nello stesso anno gli viene assegnato un Oscar speciale «per i suoi notevoli contributi all’arte cinematografica».

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« Risposta #229 il: 14 Febbraio 2013, 12:48:00 »
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« Risposta #230 il: 14 Febbraio 2013, 13:58:21 »
JOSPEH GREW

Ambasciatore per USA in Giappone nel 1939.

Il 17 novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale l’ambasciatore statunitense in Giappone, Joseph Grew  invia un telegramma sul rischio di attacco alla propria flotta a Pearl Harbour ma la segnalazione viene ignorata. L’attacco  (nella terminologia della Marina Imperiale giapponese, Operazione Hawaii o Operazione Z) avrà luogo il 7 dicembre dello stesso anno.

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« Risposta #231 il: 14 Febbraio 2013, 14:09:18 »
WILLIAM WELLAMN

William Augustus Wellman (Brookline, 29 febbraio 1896 – Los Angeles, 9 dicembre 1975)

............................... è stato un regista statunitense.


Discendente di uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza americana, Wellman era figlio di un agente di cambio e sua madre si preoccupava del reinserimento di giovani delinquenti.
Buon giocatore di hockey era una testa calda, tanto che a 17 anni fu espulso da scuola per aver ferito il preside alla testa, rinuncia agli studi e prova diversi mestieri senza successo, finché viene notato da Douglas Fairbanks mentre recita in un teatri di Boston.
Diventare attore però non è nei suoi piani, vuole fare il pilota e così si arruola nell'esercito che lo manda a fare l'aviatore dopo un corso di addestramento.
Spericolato e coraggioso combatte numerose battaglie, finché viene ferito e rimandato in patria perché insegni le tecniche di combattimento alla scuola di volo.
 
Finita la guerra scopre che Douglas Fairbanks non si era dimenticato di lui, e questa volta non esita ad accettare di recitare al cinema, tuttavia fare l'attore non gli piace, (anzi sarà sempre famoso per la sua idiosincrasia per gli attori, compresi quelli che lavoreranno per lui) e circa un anno dopo chiede al suo mentore di aiutarlo a diventare regista.
Nel 1920 va a lavorare per la Fox, dapprima come fattorino, poi come assistente di montaggio, assistente al regista della seconda unità fino al debutto ufficiale del 1923.
Per quattro anni gira opere minori, poi nel 1927 dirige Ali, con un giovane Gary Cooper e si porta a casa il primo oscar della storia al miglior film.

La sua vita privata fa da contraltare ai suoi primi successi professionali, nel 1928 era già stato sposato due volte e un'altra sarebbe seguita, prima di trovare nel suo quarto matrimonio, celebrato nel 1934, con la ballerina Dorothy Coonan, l'equilibrio che gli mancava. Nel 1931 gira Nemico pubblico altro bel noir, da lì in poi inanella alcuni film mediocri per non dire deludenti fino a che nel 1937 non scrive e dirige il celebre È nata una stella portandosi a casa il secondo oscar per la miglior sceneggiatura originale (del film ci sono due remake, il più celebre è quello di George Cukor del 1954). Il suo più grande capolavoro vede la luce nel 1943 Alba fatale, tratto dal romanzo di Walter Van Tilburg Clark, è il primo western che scardina il mito della frontiera e del cow-boy. A questo seguono numerose altre opere mediocri, l'unica che si fa notare è Donne verso l'ignoto un western decisamente atipico.
 
Il suo addio alle scene lo dà nel 1958 con il film semi-biografico La squadriglia Lafayette che parla proprio della squadriglia in cui aveva combattuto da giovane.
 
Muore nel 1975 di leucemia.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #232 il: 14 Febbraio 2013, 14:18:40 »
DAVID BRIAN

David Brian (New York, 5 agosto 1914 – Sherman Oaks, 15 luglio 1993)

............................. è stato un attore cinematografico e televisivo statunitense.

Dopo gli studi compiuti al City College di New York, Brian iniziò la carriera artistica alla fine degli anni trenta come ballerino in spettacoli musicali a Broadway. Raggiunse Hollywood nel 1948 per tentare la carriera cinematografica, e venne scritturato dalla Warner Brothers per il melodramma Viale Flamingo (1949), interpretato accanto a Joan Crawford. Il successo di Brian fu immediato e l'attore ottenne subito un altro ruolo da co-protagonista nel drammatico Peccato (1949), con Bette Davis e Joseph Cotten, e la parte di protagonista in Nella polvere del profondo sud (1949) di Clarence Brown.
Brian lavorò con Joan Crawford in due pellicole di genere sentimentale, I dannati non piangono (1950) di Vincent Sherman e Perdono (1952), in cui le sue caratteristiche fisiche (alta statura, capelli biondi, sguardo dai lineamenti severi) fecero da perfetto contraltrare alla bruna bellezza e al temperamento passionale dell'attrice. Più portato a ruoli di freddi uomini di legge, politici e figure dal carattere inflessibile, Brian lavorò sul grande schermo per tutti gli anni cinquanta, ma senza diventare mai un divo di primo piano. Tra i suoi film del periodo, sono da ricordare i western L'ultima sfida (1951), al fianco di Randolph Scott, e La maschera di fango (1952), accanto a Gary Cooper, e gli avventurosi Prigionieri del cielo (1954) di William A. Wellman e Il fantasma dei mari della Cina (1958), di cui fu anche sceneggiatore.
 
Sempre negli anni cinquanta l'attore iniziò a lavorare per la televisione, ottenendo il ruolo di protagonista in Mr. District Attorney, una serie poliziesca che in versione radiofonica era da molti anni popolare negli Stati Uniti. Il successo televisivo consentì a Brian di abbandonare gradualmente l'attività cinematografica in favore del piccolo schermo. L'attore interpretò ancora alcuni ruoli in film celebri come la commedia Angeli con la pistola (1961) di Frank Capra e il kolossal western La conquista del West (1962). Negli anni sessanta fu interprete e guest star in serie televisive famose come Star Trek, in cui interpretò l'episodio Gli schemi della forza (1968 ).

Vita Privata :
Divorziato nel 1948 da Bonita Fiedler, Brian si risposò nel 1949 con l'attrice Lorna Gray, nota anche con il nome d'arte di Adrian Booth. Il matrimonio durò fino alla morte di Brian che, già colpito da un cancro, si spense il 15 luglio 1993 per un attacco cardiaco, all'età di 78 anni.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #233 il: 14 Febbraio 2013, 14:29:14 »
JACQUES MARITAIN

Jacques Maritain (Parigi, 18 novembre 1882 – Tolosa, 28 aprile 1973)

........................... è stato un filosofo francese, allievo di Henri Bergson, convertitosi al cattolicesimo.
 
Autore di più di 60 opere, è generalmente considerato come uno dei massimi esponenti del neotomismo nei primi decenni del XX secolo e uno tra i più grandi pensatori cattolici del secolo. Fu anche il filosofo che più di ogni altro avvicinò gli intellettuali cattolici alla democrazia allontandandoli da posizioni più tradizionaliste. Papa Paolo VI lo considerò il proprio ispiratore. A conferma di ciò, alla chiusura del Concilio Vaticano II fu a Maritain, quale rappresentante degli intellettuali, che Paolo VI consegnò simbolicamente il proprio messaggio agli uomini di scienza e del pensiero.
Nasce a Parigi in una famiglia protestante, il padre Paul Maritain è avvocato, la madre Geneviève Favre è la figlia del politico Jules Favre. Frequenta il liceo Henri-IV e studia poi chimica, biologia e fisica alla Sorbona, dove conosce Raïssa Oumançoff, immigrata russa di origine ebraica, che sposerà nel 1904 e che lo seguirà appassionatamente nella sua ricerca della verità.
 
Lo scientismo, allora in voga alla Sorbona, lo delude rapidamente; lo ritiene incapace di rispondere alle fondamentali questioni esistenziali. Su consiglio di Charles Péguy, segue con la futura moglie i corsi di Henri Bergson al Collège de France. Bergson comunica ai Maritain, oltre alla critica dello scientismo, pure il senso dell’assoluto. Anche grazie all’influenza di Léon Bloy i Maritain si convertono nel 1906 al cattolicesimo.
 
I coniugi Maritain si trasferiscono nel 1907 a Heidelberg, dove Jacques Maritain studia biologia sotto la direzione di Hans Driesch, la cui teoria neovitalista lo attira in quanto apparentatata alle concezioni di Bergson. Durante una lunga convalescenza della moglie, il consigliere spirituale dei Maritain, il domenicano Humbert Clérissac, le fa scoprire l’opera di San Tommaso d'Aquino. L’entusiasmo di Raissa contagia il marito, che vede in San Tommaso la conferma di molte sue idee. Dal “Dottore angelico” Maritain passa ad Aristotele, di cui San Tommaso aveva cristianizzato il pensiero e alla neoscolastica.
 
Nel 1912 Jacques Maritain inizia la propria attività di docente, prima al Collegio Stanislao, poi all’Istituto cattolico di Parigi e al piccolo seminario di Versailles. Nel 1920 partecipa con Henri Massis alla fondazione della Revue Universelle.
 
Sotto l’influenza di Clérissac si avvicina ad ambienti vicini alla destra cattolica dell’Action Française. Quando nel 1926 il Vaticano metterà in guardia dall’operato dell’ Action Française, dopo un periodo di riflessione, Maritain difenderà tali interventi con la pubblicazione di "Primauté du spirituel". Negli anni successivi egli approfondisce la propria riflessione politico – sociale che nel 1936 esprime in "Humanisme Intégral" e si avvicina ad ambienti della democrazia cristiana francese.
 
Nel 1933 è nominato professore al Pontificio Istituto di Studi Medioevali di Toronto. Egli insegnò pure alla Columbia University e alle Università di Chicago e Princeton. La Seconda guerra mondiale lo blocca nell'America del Nord da dove si oppone strenuamente al regime filonazista di Vichy.
 
Con la fine della guerra è nominato, dal 1945 al 1948, ambasciatore francese in Vaticano. Dopo tale esperienza tornerà a Princeton, di cui diventerà professore emerito nel 1956.
 
Dal 1961 Jacques Maritain vive a Tolosa presso la Comunità religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù, ordine creato nel 1933, sul quale Maritain da sempre esercitava un’influenza. Nel 1971 egli stesso diventerà un piccolo fratello.
 
Jacques Maritain è sepolto – con la moglie - a Kolbsheim in Alsazia nel dipartimento francese del Basso Reno.
Il pensiero di Jacques Maritain è elaborato partendo dalla filosofia di Aristotele e di San Tommaso d'Aquino. Come quella dei suoi due maestri, la visione di Maritain si appoggia anzitutto sulla percezione della realtà, e, poi, sulla comprensione dei principi fondamentali della metafisica. Maritain è un metafisico che difende una concezione della filosofia come scienza – anzi come la regina delle scienze - contro coloro che vorrebbero negare alla filosofia tale statuto.
 
Nel 1910 Maritain completa il suo primo grande contributo alla filosofia contemporanea, un articolo di 28 pagine intitolato Raison et Science contemporaine, ossia Ragione e scienza contemporanea, che apparve nel numero di giugno della Revue de Philosophie. Maritain denunciava la divinizzazione della scienza e la confisca che questa faceva del ruolo della ragione e della filosofia e l’eccesso di importanza che veniva attribuito alle scienze rispetto alle lettere.
 
Nel 1917 un gruppo di vescovi francesi incaricò Maritain di preparare una serie di manuali destinati a essere utilizzati nelle università cattoliche e nei seminari. Maritain ne terminò tuttavia uno soltanto: gli Elementi di filosofia, il quale è, da allora, un’opera di riferimento per i seminari cattolici.
 
Con la pubblicazione delle opere Riflessioni sulla intelligenza e sulla sua propria vita (1924) e Distinguere per unire o i gradi per sapere (1932), il pensiero filosofico di Maritain apparve sempre più orientato verso una visione della filosofia, che mettesse come prioritaria l'evidenza dell'essere prima dei sensi e la metafisica prima della epistemologia. Per quest'ultima, auspicò un realismo critico, nel senso di una pratica riflessiva, tramite la quale fosse lecito difendere la conoscenza alla luce di quella già acquisita, sempre considerando che l'esistenza e la natura di Dio, rivelabili anche attraverso l'esperienza mistica, restano un punto fermo per ogni aspetto della vita.
 
Nel 1936 Jacques Maritain pubblicò il testo di sei lezioni, tenute nel 1934 presso l'Università di Santander con il titolo Umanesimo integrale (Humanisme intégral), in cui delineava l'ideale storico di una nuova cristianità e di un nuovo umanesimo, alternativo da una parte al marxismo, al liberalismo e al fascismo ma dall'altra anche alla vecchia cristianità medioevale. Al contrario delle opere precedenti il termine storico di confronto non è più la Terza Repubblica francese, prototipo della società borghese, bensì l'Unione sovietica e le dittature fasciste.
 
Durante la Seconda guerra mondiale, Maritain – che insegnava all’Istituto Pontificio canadese per gli Studi medievali - protestò contro la politica del regime di Vichy e, soprattutto, condannò in tutti modi possibili, l'atrocità della Shoah.
 
Nella sua opera egli distingue l’azione en tant que chrétien, che consiste nell’obbedienza ai riti e ai dogmi della chiesa, dall’azione en chrétien, la quale è l’applicazione individuale o ad opera di organizzazioni laiche delle idee cristiane in ambito temporale, in quest’ultimo caso la Chiesa non deve interessarsi.
 
La maggior parte dei manoscritti di Maritain è conservata dall’Associazione di studio Jacques e Raïssa Maritain a Kolbsheim in Alsazia, mentre il Maritain Center della University of Notre Dame, nello stato dell'Indiana, detiene una parte importante degli archivi americani del filosofo. Obiettivo di quest’ultima istituzione è incoraggiare lo studio e la ricerca sul pensiero di Maritain, ma anche svilupparne le idee

Opere :
Le singole opere sono state raccolte in: Oeuvres Complètes, a cura di J.-M. Allion, M. Hany, D. et R. Mougel, M. Nurdin, H.R. Schmitz, Paris, Editions Saint Paul-Fribourg, Editions Universitaires, 1986-2008, 17 voll. I volumi XIV e XV comprendono gli scritti di Raïssa Maritain. Il volume XVI riporta inediti e testi, compresi tra il 1920 e il 1973, rintracciati dopo la pubblicazione dei precedenti volumi. Il volume XVII contiene indici e apparati. L'edizione delle opere complete in lingua inglese è stata pubblicata dalla University of Notre Dame Press, Notre Dame (Indiana), USA.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #234 il: 14 Febbraio 2013, 15:13:48 »
JEAN PIERRE PETIT

Jean-Pierre Petit (Choisy-le-Roi, 5 aprile 1937)

......................... è uno scienziato francese, membro in pensione del CNRS
                                 (Centre National de la Recherche Scientifique, centro nazionale per ricerca scientifica).
 

È autore di libri a fumetti in lingua francese intitolati Anselme Lanturlu, volti a spiegare i principi della scienza ai bambini ed alle persone senza preparazione scientifica. È autore di un articolo di matematica nel quale spiega come ottenere una Superficie di Boy a partire da una sfera e le implicazioni che derivano dal considerare la sfera (e il pianete Terra) un solido monolatero.
 
Reputazione scientifica :
Petit è un pioniere nella magnetoidrodinamica. Ha cominciato lavorare a questo proposito negli anni sessanta.
 
Petit ha perso il rispetto di una parte della comunità scientifica a causa di certe sue controverse affermazioni. Sostiene che gli alieni di un pianeta chiamato Ummo hanno contattato tramite lettere dattiloscritte alcune persone selezionate, compreso lui stesso.
Afferma che l'aeronautica degli Stati Uniti ora possiede un velivolo incredibilmente veloce, chiamato Aurora, grazie alla ricerca segretamente condotta sulla magnetoidrodinamica. Aurora userebbe un sistema di propulsione convenzionale a turbina alimentato da un flusso di aria ipersonico controllato tramite la magnetoidrodinamica. Petit sostiene inoltre che i militari degli Stati Uniti possiedono una bomba ad antimateria che hanno fatto esplodere con successo sul pianeta Giove. A causa di queste posizioni, non è preso seriamente da molti scienziati francesi.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #235 il: 14 Febbraio 2013, 15:23:26 »
JOSEF ALLEN HYNEK

Josef Allen Hynek (Chicago, 1º maggio 1910 – Scottsdale, 27 aprile 1986)

......................... è stato un astronomo e ufologo statunitense.
 
Era un professore d'astronomia.
Fu anche protagonista del Progetto Blue Book come consigliere scientifico dal 1952 al 1969.
Hynek nacque a Chicago da genitori cecoslovacchi. Studiò all'Università di Chicago, dove nel 1931 ottenne il Bachelors of Sciences. Nel 1935 completò il suo Ph.D. in astrofisica allo Yerkes Osservatory. Entrò quindi nel Dipartimento di Fisica e Astronomia della Ohio State University, nel 1936, e si specializzò nello studio dell'evoluzione stellare e nell'identificazione delle binarie spettroscopiche.
 Nel 1942 sposò Miriam (Mimi) Curtis. Durante la II Guerra Mondiale, Hynek lavorò come scienziato civile nel laboratorio di scienza applicata Johns Hopkins Applied, dedito allo sviluppo delle telecomunicazioni navali di prossimità.
 
Dopo la guerra Hynek ritornò al Dipartimento di Fisica e Astronomia nello stato dell'Ohio, divenendo professore a tempo pieno solo nel 1950. Nel 1956 abbandonò la cattedra per associarsi al professore e astronomo Fred Whipple, che dall'Osservatorio Astrofisico Smithsoniano si era spostato all'Osservatorio di Harvard.
 
Ad Hynek fu affidato il compito di dirigere le osservazioni ed il flusso di dati da un satellite spaziale americano progettato per l'Anno Geofisico Internazionale. Dopo il completamento del suo lavoro nel programma satellitare, nel 1959 Hynek ritornò al ruolo d'insegnante alla Northwestern University.
 
Nel 1960 divenne direttore del Dipartimento di astronomia della Northwestern University e assunse anche la direzione del Dearborn Observatory, che dipendeva dalla stessa università. Nel 1961 Hynek fece installare un telescopio per l'osservazione di satelliti e asteroidi a Organ Pass, una località a nord-est della città di Las Cruces, in Nuovo Messico; la nuova struttura prese il nome di Organ Mountain Station of Dearborn Observatory. Poco tempo dopo, sulla stessa area della nuova struttura Hynek fece costruire il Corralitos Observatory. Nel 1967, nell'ambito del Dearborn Observatory fu costituito il Lindheimer Astronomical Research Center, di cui lo stesso Hynek assunse la direzione.
In risposta ai presunti avvistamenti di molti Oggetti Volanti Non Identificati (UFO), la U.S. Air Force diede inizio nel 1948 al Progetto Sign, che nel 1949 divenne dapprima Progetto Grudge ed infine, nel 1952, Progetto Blue Book.
 
Hynek, come ha raccontato lui stesso, venne contattato dai responsabili del progetto Sign per fornire una consulenza scientifica nell'investigazione dei rapporti UFO, col compito di stabilire se le diverse testimonianze potevano essere riconducibili o meno all'osservazione di oggetti o fenomeni astronomici noti.
 
Hynek era scettico riguardo molte testimonianze, e già a partire dal 1948 affermò che "l'intera questione sembrava grottescamente ridicola", e finì per descriverla come un grosso abbaglio collettivo che sarebbe presto passato di moda. Le sue osservazioni portarono alla conclusione che non vi era nulla di anomalo negli UFO, e nonostante l'analisi di rapporti che includevano alcuni avvistamenti fatti da testimoni credibili – quali astronomi, piloti, ufficiali di polizia, e personale militare – Hynek arrivò a definirli come "nuove osservazioni empiriche".
 
Il fenomeno tuttavia non passò di moda e i rapporti di avvistamenti UFO continuarono ad arrivare a ritmi sostenuti lungo tutti gli anni cinquanta. Hynek intraprese nuovi studi più approfonditi sui rapporti pervenuti e ritenne alcuni di essi realmente inspiegabili. Una volta disse:
« Come uno scienziato devo tener presente il passato, troppo spesso è accaduto che materie di grande valore per la scienza venivano tralasciate perché il nuovo fenomeno non si adattava alla visione scientifica del tempo. »

Nel 1952 Hynek fu incaricato nell'ambito del Progetto Stork (uno studio statistico sugli avvistamenti di UFO) di condurre un sondaggio informale tra i suoi colleghi astronomi. Su 44 astronomi intervistati, cinque (cioè più dell'11%) erano stati testimoni di avvistamenti aerei inspiegabili secondo le loro conoscenze scientifiche. Tra questi astronomi figuravano Clyde Tombaugh, scopritore del pianeta Plutone, e Lincoln LaPaz, astronomo studioso di meteore..
 
Hynek ritenne che dal momento che gli astronomi erano presumibilmente più sagaci nell'osservazione e nella valutazione dei cieli rispetto agli individui meno competenti in materia, le loro osservazioni dovevano avere in qualche modo maggiore fondatezza.
 
Il cambiamento di opinione di Hynek sugli UFO cominciò a trasparire nel 1953. Nel mese di aprile di quell'anno, la rivista The Journal of the Optical Society of America pubblicò un articolo dello studioso, intitolato "Unusual Aerial Phenomena". A proposito dell'atteggiamento di certi scienziati verso i rapporti UFO e le relative testimonianze, Hynek scrisse:
« Il ridicolo non è parte del metodo scientifico e la gente non dovrebbe ricevere l'insegnamento che si possa agire così. Il costante flusso di avvistamenti, spesso effettuato da un insieme di testimoni affidabili, solleva imperativi di dovere scientifico e responsibilità. »
 
Hynek continuò a lavorare col Progetto Grudge anche dopo che questo venne incrementato e rinominato Progetto Blue Book. Il capitano dell'Air Force Edward J. Ruppelt (primo direttore del Blue Book) tenne Hynek in grande considerazione:
« Il dr. Hynek era uno dei più eclatanti scienziati che io abbia mai incontrato mentre lavoravo al progetto UFO, e ne ho incontrati molti. Non faceva due cose che alcuni di loro facevano: ti dava la risposta prima che sapesse la domanda; o cominciava subito ad esporre le proprie scoperte nel campo della scienza. »
 
Ruppelt diresse il Blue Book solo per alcuni anni. In seguito alla sua esperienza di coordinatore del progetto, egli scrisse il libro The Report on Unidentified Flying Objects, a proposito del quale Hynek commentò che era "una lettura obbligatoria per tutti quelli che si interessavano seriamente di UFO".
 
Hynek fu anche membro aggregato di un'altra commissione di studi sugli UFO, il Giurì Robertson.
 
Nel marzo 1966 due giorni di massicci avvistamenti UFO vennero registrati nel Michigan scatenando l'attenzione pubblica[5]. Dopo aver studiato i rapporti pervenuti Hynek offrì un'ipotesi provvisoria per alcuni degli avvistamenti: parte dei circa 100 testimoni avevano semplicemente confuso gas di palude infiammato per qualcosa di molto più spettacolare, pur senza voler con questo ricondurre tutti i resoconti UFO in generale a una simile spiegazione.
 
Le ipotesi di Hynek vennero ampiamente sovrastimate, e le parole "gas di palude" vennero messe impropriamente in relazione a tutti gli avvistamenti UFO avvenuti in quel periodo in Michigan e ad altri ancora, suscitando polemiche e ilarità[6].
 
Attività successive :
Dopo la conclusione del Progetto Blue Book, Hynek continuò ad occuparsi di ufologia e nel 1972 pubblicò il suo primo libro sull'argomento (The UFO Experience-A scientific Enquiry).
 
Nel 1973 Hynek fondò il CUFOS, un centro di studi ufologici. Nello stesso anno indagò sul cosiddetto rapimento alieno di Pascagoula. Nel frattempo cominciò a collaborare con l'astronomo Jacques Vallée, di cui divenne il mentore. Nel 1975 pubblicò insieme a Vallée il libro The Edge of Reality.
 
Gli ultimi anni :
Negli ultimi anni della sua vita Hynek divenne un critico della Ipotesi extraterrestre popolare. Cominciò ad esprimere i suoi dubbi sul fatto che gli UFO fossero astronavi come oggetti fisici provenienti da altri pianeti. Come lo stesso Hynek disse nell'Ottobre 1976:
« Io comincio a sostenere sempre meno l'idea che gli UFO siano nella loro fisicità astronavi da altri pianeti. Vi sono troppe cose che depongono contro questa teoria. A me sembra ridicolo che intelligenze superiori viaggino per lunghissime distanze siderali per fare cose relativamente stupide come fermare le macchine, raccogliere campioni di terreno, e spaventare la gente. Credo che dobbiamo cominciare a riesaminare l'evidenza. Dobbiamo guardare più vicino a casa. »
 
Hynek cominciava a riferirsi a un possibile legame tra certi avvistamenti UFO e fenomeni psichici; dato che molti resoconti UFO sembravano più pertinenti a racconti di poltergeist e ad altri tipi di manifestatione psichica, piuttosto che "oggetti solidi fatti di hardware con bulloni e scocche saldate". "Questa è una delle ragioni," aggiunse "del perché io non possa accettare l'ovvia spiegazione degli UFO come visitatori dallo spazio più esterno".
 
Nel giugno del 1978 si ritirò dall'insegnamento universitario e nel 1981 lasciò anche il Dearborn Observatory, dedicandosi a tempo pieno all'ufologia.
Nell'ultimo periodo della sua vita, Hynek sviluppò la scala degli Incontri Ravvicinati per poter meglio catalogare i vari resoconti UFO.
 
Morì il 27 aprile 1986 di un tumore al cervello al Memorial Hospital di Scottsdale, Arizona, a 75 anni.
 
Influenze culturali :  Hynek fu invitato come consulente per la Columbia Pictures nel famoso film di Steven Spielberg, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, dove comparve con un cameo.
L'asteroide 1842 Hynek, scoperto da Luboš Kohoutek il 14 gennaio 1972, è a lui dedicato.
Dopo la morte di Hynek, il Center for UFO Studies (CUFOS), da lui fondato, fu intitolato a suo nome.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #236 il: 14 Febbraio 2013, 15:35:55 »
LALO SCHIFRIN

Boris Claudio Schifrin (Buenos Aires, 21 giugno 1932)
...................................è un compositore e pianista argentino.
 
Sono sue le colonne sonore di film come Bullitt, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan, I tre dell'Operazione Drago, Brubaker, il tema di Mission: Impossible e le musiche del film Tango di Carlos Saura del 1998.
 
Schifrin ha vinto quattro Grammy Awards ed ha ricevuto sei nomination all'Oscar per i suoi lavori originali nei film Nick mano fredda, La volpe, La nave dei dannati, Amityville Horror, Competition e per la colonna sonora riadattata del film La stangata II.
 
Nel 2012 ha presentato il cd del compositore italiano Andrea Ferrante contenente musiche originali per quartetto d'archi eseguite dal macedone Axios String Quartet. Ha inciso per diverse case discografiche, fra cui la MGM Records.

Nazionalità :  Argentina
Genere : Spy Sounds  Jazz  Bebop  Rock  Colonna sonora
Periodo di attività : 1956 – in attività
sito : Sito web
 http://www.schifrin.com

Strumento : pianoforte
Etichetta : MGM Records

da wikipedia
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Boris Claudio Schifrin (Buenos Aires, 21 giugno 1932),
Lalo Schifrin, pianista, arrangiatore e compositore argentino di musica classica, jazz e musica popolare.
Grande risultato è stato prendere premi per le sue colonne sonore cinematografiche e televisive, come ad esempio la serie Mission: Impossible.

Incoraggiato dal padre, violinista sinfonica, Lalo ha iniziato a suonare il pianoforte all'età di sei anni.
Ha completato la scuola secondaria al Collegio Nazionale di Buenos Aires. Nel 1952, andò a studiare al Conservatorio di Parigi e ha partecipato nel jazz vita notturna parigina. Dopo il ritorno a Buenos Aires, Schifrin formata un'orchestra jazz composta da 16 musicisti. Nel 1956 incontra il trombettista Dizzy Gillespie e si offrì di scrivere una grande suite di cinque movimenti, intitolato Gillespiana, che termina nel 1958, lo stesso anno, è diventato il arrangiatore di musicista spagnolo Xavier Cugat. Nel 1960, si trasferisce a New York e si unì al quintetto Gillespie che, dopo aver registrato "Gillespiana", ha ottenuto un grande successo.
Schifrin è diventato direttore musicale Gillespie fino al 1962.
A partire da quell'anno, si concentra sulla sua carriera di compositore e direttore d'orchestra, spesso con il jazz latino guida e bossa nova, accetta, e nel 1963 la sua prima collaborazione con il mondo del cinema. Schifrin si trasferì a Hollywood, ottenendo un grande successo con i loro temi per spettacoli come Mission: Impossible e Mannix. Durante gli anni Settanta, scrive musiche per film come The Cincinnati Kid, Bullitt, Cool Hand Luke, Dirty Harry e Enter the Dragon. Come un musicista jazz, ha scritto la "Messa Jazz" suite nel 1965, e si avvicinò al funk jazz con il suo album dei Black Widow 1975. Schifrin ha continuato il suo lavoro per il cinema gli anni novanta, ha registrato, inoltre, una serie di album di jazz orchestrale chiamato Jazz Meets Symphony e divenne il principale arrangiatore per I Tre Tenori, che porta alla sua attuale grande interesse per la musica classica.

tradotto da jazzeando, sito Argentino

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« Ultima modifica: 14 Febbraio 2013, 15:40:28 da StefanoG »

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #237 il: 14 Febbraio 2013, 15:49:52 »
JACQUES LE GOFF

Jacques Le Goff (Tolone, 1º gennaio 1924)
.................................... è uno storico francese.

Studioso della storia e della sociologia del Medioevo, tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica.

Jacques Le Goff, uno dei massimi medievalisti del Novecento, nasce a Tolone nel 1924.
Dopo la formazione giovanile in Francia e all’estero diventa professore alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi.
Esponente di rilievo del gruppo delle “Annales” ha sempre portato avanti l’idea di una storia globale, possibile grazie all’apporto delle scienze sociali. Conoscitore della storia e della cultura italiana, mantiene uno stretto legame con Parma ed il suo territorio: nell’ottobre 2000 l’Università degli Studi di Parma gli ha conferito la laurea honoris causa in Lettere e Filosofia e il Comune di Fidenza gli ha tributato la cittadinanza onoraria.
Raffinato scrittore è stato in grado di comunicare e diffondere i risultati del suo lavoro storiografico anche fra i non specialisti: le sue opere e i suoi saggi sono tradotti in tutto il mondo. Tra le opere più significative La civiltà dell’Occidente medievale, Tempo della chiesa e tempo del mercante, La nascita del Purgatorio, L’immaginario medievale.

Docente nelle Università di Lilla e Parigi, dirige dal 1962 l'École pratique des hautes études di Parigi. Scrittore di molti saggi di storia medioevale ha pubblicato nel 1957 Gli intellettuali del Medioevo, nel 1967 Il basso medioevo, nel 1964 La civiltà dell'Occidente medioevale, nel 1976 Mercanti e banchieri del Medioevo, nel 1977 Tempo della Chiesa e tempo del mercante, nel 1982 La nascita del Purgatorio e Intervista sulla storia, nel 1983 Il meraviglioso e il quotidiano nell'Occidente medioevale che raccoglie saggi pubblicati in periodi differenti e alcuni lavori inediti.
 
Con il saggio L'Italia nello specchio del Medioevo del 1974 ha collaborato alla "Storia d'Italia" dell'Einaudi. Nel 1980 ha curato i volumi La nuova storia della Mondadori e nel 1981 Fare storia dell'Einaudi e Famiglia e parentela nell'Italia medievale del Mulino. Nel 1987 riceve la menzione speciale della Giuria del Premio Internazionale Città di Ascoli Piceno. Nel 1993 dirige la collana "Fare l'Europa" (pubblicata in italiano da Laterza).
Nel suo testo Tempo della Chiesa e tempo del mercante, pubblicato in Italia nel 1977, ha analizzato il tema della lotta di san Marcello con il drago traendo gli spunti dalla biografia scritta intorno al VI secolo da Venanzio Fortunato in Vita Sancti Marcelli. Nel capitolo X è narrata la storia di una donna adultera "di nobile famiglia ma di pessima fama" che, terminati i suoi giorni, venne portata al sepolcro. Dopo che la donna fu tumulata spuntò all'improvviso un enorme serpente, quasi un drago, che si mise a dilaniarne i resti con grande spavento della popolazione.
 
San Marcello, venuto a conoscenza del fatto, decide di andare a combattere il serpente, sotto la guida di Cristo, riuscendo a domarlo. "Alla fine San Marcello, rivolgendosi aspramente al drago, disse: "A partire da questo giorno, vattene nel deserto o immergiti nel mare". La bestia si allontanò subito e mai nessuna traccia fu segnalata. Ecco che la difesa della patria fu sostenuta da un solo sacerdote che, con un fragile bastone, domò il nemico più efficacemente che se si fossero adoperate le balestre... Così, le armi di una persona sola sconfissero il nemico di tutti, e nella preda di uno si riportò la vittoria generale".
 
In questo testo agiografico dell'età merovingia si trovano segni di differenti culture. Vengono fusi elementi che appartengono a tradizioni leggendarie diverse riguardanti gli animali, vengono inseriti nuovi simboli cristiani e si rileva il persistere di temi che ricorrono frequentemente nelle mitologie primitive adattati al contesto cristiano dove il nuovo eroe che protegge la comunità è il vescovo.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #238 il: 14 Febbraio 2013, 15:58:00 »
JACQUES DERRIDA

Jacques Derrida, nato Jackie Derrida (Algeri, 15 luglio 1930 – Parigi, 9 ottobre 2004),

........................ è stato un filosofo francese.
 
È stato fino alla morte direttore di ricerca presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.

Derrida nacque ad El Biar, quartiere di Algeri (nell'allora Algeria francese), il 15 luglio 1930, terzogenito di cinque figli di una famiglia ebraica sefardita spagnola originaria di Toledo. Dopo un iniziale percorso di istruzione nella scuola pubblica, in seguito ai provvedimenti antisemiti della repubblica collaborazionista di Vichy viene espulso e prosegue i suoi studi in una scuola ebraica. Consegue la maturità nel 1948, dopo essere stato respinto l'anno precedente. Derrida stesso ricorderà in seguito di aver avuto grandi difficoltà nel periodo scolastico e universitario, essendo respinto a numerosi esami, spesso per problemi di adattamento e di disciplina nello studio.
 
Nell'immediato dopoguerra si appassiona alla filosofia, leggendo Nietzsche, Bergson, Sartre, la letteratura esistenzialista, e Heidegger. Si trasferisce nel 1949 a Parigi e nel 1951, al terzo tentativo, viene ammesso alla École Normale Supérieure (ENS), dove è suo tutor Althusser e fra gli insegnanti c'è già Michel Foucault. Nel 1954 consegue il diploma con una tesi sul problema della genesi nella filosofia di Husserl.
 
Dopo aver vinto una borsa di studio per l'università Harvard, si sposa e nel 1957 compie il servizio militare in Algeria. Nel 1959 svolge il suo primo intervento pubblico, sulla fenomenologia di Husserl, e negli anni successivi insegna alla Sorbona, tenendo numerosi seminari soprattutto su Hegel, Husserl e Heidegger.
 
La sua fama crescente lo porta, nel 1963, a scontrarsi direttamente con Foucault, a causa delle critiche che Derrida muove alla sua Storia della follia. La riconciliazione con Foucault avverrà solo nel 1981.
 
Nel 1966 tiene la prima di una lunga serie di conferenze negli Stati Uniti, dove conosce Paul De Man e dove si afferma soprattutto come studioso della lingua e della scrittura. L'anno successivo escono le prime opere di grande diffusione, La scrittura e la differenza, La voce e il fenomeno e Della grammatologia; le sue conferenze gli assicurano una grande notorietà, ma Derrida, durante gli avvenimenti del 1968, preferisce restare defilato, irritato per gli aspetti più ideologici del movimento. In questo stesso periodo, a Parigi, frequenta Blanchot e il poeta Paul Celan.
 
Sempre di più la sua attività filosofica si svolge a livello internazionale, viaggiando e tenendo conferenze in tutto l'Occidente, fra l'Europa (ad esempio in Germania, Svizzera) e gli Stati Uniti, dove sempre più forte è la polemica con i filosofi analitici e in particolare con Searle.
 
Essendo stata approvata una legge che aboliva, in Francia, l'insegnamento della filosofia nelle scuole, Derrida convoca nel 1979 i cosiddetti "Stati generali della filosofia", ovvero 1200 studiosi della materia, in una manifestazione di protesta; è in questa occasione che accetta per la prima volta di essere fotografato in pubblico.
 
Sul finire del 1981 recatosi a Praga per tenere un seminario organizzato da Charta 77, viene arrestato per motivi politici con la falsa accusa di detenzione di stupefacenti. Verrà rilasciato solo grazie all'intervento di Mitterrand.
 
Si moltiplicano negli anni ottanta le critiche all'oscurità e all'ambiguità del suo pensiero, ad es. da parte di Jürgen Habermas e dei filosofi analitici; nel 1992 questi ultimi pubblicheranno una lettera sul Times di Londra, per accusare Derrida di non essere un vero filosofo ma solo uno scrittore, e contesteranno perciò l'assegnazione della laurea honoris causa a Cambridge, avvenuta quello stesso anno.
 
Negli ultimi anni il pensiero di Derrida si concentra maggiormente sui temi etici dell'amicizia, della morte, e sulle questioni politiche, in particolare riguardo l'attualità del problema del terrorismo e del Medio Oriente; nel 2003 viene insignito della laurea honoris causa a Gerusalemme. La sua morte avviene l'anno dopo, nel 2004, in un ospedale parigino, a causa di un tumore al pancreas già in corso da lungo tempo.
 
Pensiero :
Prendendo spunto da alcuni motivi emergenti dalla fenomenologia di Husserl, dal pensiero di Heidegger e dalla linguistica strutturalista di de Saussure, nonché riprendendo temi propri alla riflessione di Nietzsche e di Freud, Derrida ha elaborato un percorso filosofico, originale e provocatorio, che si caratterizza come decostruzione della "metafisica della presenza". Quest'ultima costituirebbe l'aspetto più evidente ed egemone della filosofia occidentale. Nel definire il suo approccio alla filosofia e al testo in generale, Derrida ha insistito nel mettere in guardia dal concepire la decostruzione semplicemente come un metodo d'interpretazione. La nozione di metodo, infatti, è stata elaborata nell'ambito di quella stessa filosofia che la decostruzione coinvolge e pertanto ne condivide taluni presupposti. La decostruzione non riguarda semplicemente l'approccio soggettivo alla materia d'indagine, poiché è ciò che accade alle "strutture" e alle istituzioni che nel complesso costituiscono una cultura; è la trasformazione di quelle stesse strutture e istituzioni. In questo senso si tratta di qualcosa che è "sempre già" incominciato nel momento in cui se ne può prendere atto. Se si considera l'implicazione circolare dell'elemento oggettivo e di quello soggettivo in gioco in un simile approccio, le analogie della decostruzione con l'ermeneutica filosofica sono evidenti. Tuttavia non mancano da parte di Derrida riserve critiche e prese di distanza rispetto a quei principi che mantengono l'ermeneutica aderente alla metafisica della presenza e al cosiddetto "logocentrismo".
 
La riflessione di Derrida ha esercitato qualche influenza in svariati campi del sapere, in particolare nell'ambito della letteratura, del diritto, dell'architettura e dell'arte in generale.
 
Per lo stile di scrittura, particolarmente complesso ed ellittico, da più parti il suo pensiero è stato ritenuto più vicino a una forma letteraria che a una rigorosa elaborazione filosofica. Le reazioni dei critici più autorevoli sono spesso state riprese dallo stesso Derrida in opere successive e fatte oggetto di analisi.
 
In Italia il suo pensiero fu diffuso da Gianfranco Dalmasso professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Bergamo.
 
Il rapporto con la fenomenologia:
I primi lavori di Derrida si situano all'interno del dibattito fra storicismo e strutturalismo impostosi negli anni quaranta e cinquanta, e riguardano in particolare le soluzioni al problema della genesi delle idee (genesi storica o metastorica, ovvero strutturale?) esposte da Husserl nella sua filosofia. Com'è noto, Husserl riteneva di poter dedurre la sussistenza di un io trascendentale, cui corrisponderebbe una logica pura, cui si potrebbe accedere attraverso un processo di riduzione a partire dalle condizioni empiriche della conoscenza effettiva del soggetto. La critica di Derrida a questa impostazione resterà un motivo di fondo e fondativo del suo pensiero: per il filosofo francese, un trascendentale puro non può che essere totalmente astratto e vuoto, quindi indifferente alla storia; il vero trascendentale non può che quindi convivere con il reale pur non essendone direttamente determinato, in altre parole si tratta di un a priori materiale(riempito di contenuti) e non formale: la decostruzione, intesa come analisi dell'esperienza che ne esibisce le strutture necessarie, è a sua volta anche una costruzione, ovvero l'esibizione delle condizioni a priori celate nel mondo e che lo rendono possibile.
 
La questione dell'animalità :
Per Derrida la «questione dell'animalità» rappresenta «il limite su cui sorgono e prendono forma tutte le altre grandi questioni [...]. I rapporti tra uomini e animali dovranno cambiare. E dovranno farlo nella duplice accezione di questo termine, nel senso di una necessità "ontologica" e di un dovere "etico"».[1] Finora agli animali non abbiamo negato la facoltà di parlare, ma la possibilità di risponderci (rispondere a) rendendoci responsabili (rispondere di), in maniera da dar corpo alla riflessione con e su l'Altro.[2] Occorre non «limitarsi a sottolineare che, guardando meglio, ciò che viene attribuito al "proprio dell'uomo" appartiene anche ad altri esseri viventi, ma anche, al contrario, che ciò che viene attribuito al proprio dell'uomo non gli appartiene in modo puro e rigoroso, e che bisogna quindi ristrutturare tutta la problematica»[3].
 
Critiche :
Le principali critiche rivolte al pensiero di Derrida riguardano, da un lato, come detto, la presunta oscurità con cui egli espone i suoi concetti; questa oscurità secondo alcuni sarebbe sinonimo di arbitrarietà, ovvero di mancanza di rigore filosofico; dall'altro canto, la centralità del tema della decostruzione nella filosofia di Derrida, ha spinto alcuni a ritenere il suo un pensiero nichilista, che esita nello scetticismo e nel solipsismo più assoluti, giacché la decostruzione mostrerebbe l'infondatezza e la precarietà di tutta la tradizione del pensiero occidentale. Derrida sostiene invece che il decostruzionismo è affermativo, produttivo, e non mira a togliere fondamento ai concetti, ma solo a esibire le modalità del loro sviluppo e funzionamento.
 
Nikos Salingaros critica aspramente il decostruttivismo in architettura e della sua applicazione a-critica della filosofia del post-strutturalismo. Nel suo saggio The Derrida Virus egli sostiene che le idee di Jaques Derrida, applicate in modo poco critico, costituiscono un “virus” di informazione che distrugge il pensiero logico e la conoscenza. Salingaros utilizza il modello del "meme", già introdotto da Richard Dawkins per interpretare la trasmissione delle idee. Nel fare ciò egli offre un modello che conferma le precedenti affermazioni del filosofo Richard Wolin secondo le quali la filosofia di Derrida è in senso logico nichilista.
 
I maggiori esponenti della filosofia continentale (J. Habermas e K.O. Apel) si sono sempre schierati contro i principi della decostruzione e del decostruzionismo e hanno proposto, al contrario, l'idea di una dialettica progressiva tra la comunità storica e ideale degli interpreti che miri alla progressiva risoluzione dei conflitti economico e sociali attraverso i principi di un'etica della comunicazione, ovvero di una strategia discorsiva pienamente democratica.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #239 il: 14 Febbraio 2013, 16:08:05 »
LE CORBUSIER

Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre 1887 – Roquebrune-Cap-Martin, 27 agosto 1965)

.......................... è stato un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese.

 
Tra le figure più influenti della storia dell'Architettura, viene ricordato – assieme a Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright e Alvar Aalto – come maestro del Movimento Moderno. Pioniere nell'uso del calcestruzzo armato per l'architettura, è stato anche uno dei padri dell'urbanistica contemporanea. Membro fondatore dei Congrès Internationaux d'Architecture moderne, fuse l'architettura con i bisogni sociali dell'uomo medio, rivelandosi geniale pensatore della realtà del suo tempo.

Nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, Svizzera, dove studia alla scuola d'arte, orientandosi poi verso l'architettura. Anche se era svizzero, visse in Francia,dove lavorò tutta la sua vita a progettare piante per case e città.
 
All'età di quattordici anni, si iscrisse alla Scuola d'Arte del suo paese natale e quando compì i diciotto anni realizzò la sua prima abitazione. Dal 1906 al 1914 fece numerosi viaggi in Europa, compresa l'Italia, soggiornando soprattutto a Vienna, poi a Berlino dove conobbe Walter Gropius e Mies van der Rohe. Visitando le principali città italiane ricavò un abbondante quaderno di schizzi delle architetture del passato con a margine di ogni disegno annotazioni e appunti sui materiali, sui colori, sulle forme. Ciò gli consente di acquisire un bagaglio culturale che affonda le radici nel passato e di evidenziare la sua passione per l'architettura, nonostante egli non abbia mai compiuto studi regolari in questo ambito.
 
Solo nel 1920 cominciò realmente a lavorare come architetto,infatti apre uno studio a Parigi per dedicarsi a quest'ultima. Durante la fase di apprendistato lavorò a Berlino e poi a Parigi, dove avrà modo di approfondire fra l'altro il suo interesse per la pittura moderna.
Inizialmente lavora nello studio di Auguste Perret (fino al 1922), poi con Pierre Jeanneret apre il suo mitico studio di architettura a Parigi, situato in Rue de Sèvres al 35. Nello stesso periodo, fonda insieme a A. Ozenfant e Dermèe, la rivista "Avant-garde e L'Esprit Nouveau". Quasi subito contrastato dagli accademici per il suo presunto stile rivoluzionario, viene successivamente riconosciuto a livello mondiale, lasciando una traccia profonda nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche.Il problema più grande che si pone l'architetto è che da un lato doveva organizzare lo spazio urbano, in modo che la città possa accogliere agevolmente le grandi masse di lavoratori di ogni livello sociale,dall'altro lato costruire edifici capaci di rispondere alle esigenze di vita collettiva ed individuale di quelle stesse masse.
Il suo sistema progettuale è improntato dunque all'uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici, secondo i principi del "Funzionalismo". Inoltre, molte nuove metodiche per l'ingegneria furono introdotte proprio da Le Corbusier. Il tetto piatto con giardino pensile, ad esempio, rappresenta un importante contributo dell'architettura: esso è formato da un ampio spazio situato su banchi di sabbia, con l'aggiunta di ampie zone verdi poste al di sotto dell'abitazione. Nella sua infaticabile sperimentazione riesce anche a toccare gli estremi opposti in una varietà di linguaggi plastici, come testimoniano le villas La Roche-Jeanneret e Savoye (1929/31), "l'unite d'abitation" di Marsiglia (1947/52), La Cappella di Notre-Dame-Du-Haut sulla sommità di una collina che domina la borgata di Ronchamp (1950/54), il convento dei domenicani La Tourette, La Maison De L'homme a Zurigo e L'ospedale di Venezia.
 
Nello stesso anno mostra, al Salon d'Automne, il suo progetto di una Città per Tre Milioni d'Abitanti, che sarà un caposaldo per i futuri studi urbanistici.
L'anno successivo pubblica Verso una Architettura, il libro d'architettura più importante della prima metà del secolo scorso, un esplosivo manifesto in cui sostiene che l'impegno nel rinnovamento dell'architettura può sostituire la rivoluzione politica, può realizzare la giustizia sociale. Nel libro tratta di tre dei cinque punti: i pilotis, i tetti-giardino e la finestra a nastro. A questi tre elementi si aggiungeranno qualche anno dopo la facciata libera e la pianta libera. Sono i famosi "cinque punti di una nuova architettura" applicati con intenti teorematici in una delle opere più importanti del razionalismo architettonico, villa Savoye a Poissy del 1929.
 
Nel 1927 vinse il primo premio in un concorso internazionale di idee per il progetto del palazzo della Lega delle nazioni di Ginevra. Il progetto non fu, in realtà, mai realizzato. Nel 1925-29 il suo progetto per il Centrosoyus (Ministero Centrale della Pianificazione Economica) a Mosca fu posto in atto; nel 1932 fu costruito a Parigi il Dormitorio Svizzero della Citè Universitarie. Nel 1936 Le Corbusier progettò la sede del Ministero dell'educazione del Brasile a Rio de Janeiro. Fra i progetti di pianificazione urbanistica elaborati da Le Corbusier meritano di essere ricordati quello di Algeri (iniziato nel 1930), di San Paolo, di Rio de Janeiro, di Buenos Aires, di Barcellona (1933), di Ginevra, di Stoccolma, di Anversa e di Nemour (1934). Un suo progetto per un nuovo museo fu realizzato a Tokyo nel 1929.
In quegli anni, poi, scrisse un importante libro sui problemi connessi alla progettazione della città, La Ville Radiouse, che venne pubblicato nel 1935.
 
Da non trascurare anche la sua produzione non strettamente architettonica, ma più legata al design. I mobili di Le Corbusier, ad esempio, creati con la collaborazione di P.Jeanneret e C. Perriand, esposti nel 1929 al Salon d'automne a Parigi, lasciarono perplessi i visitatori, per via del fatto che sembravano voler esaltare un concetto sopra ogni altra considerazione: quello di essere l'espressione concreta della loro stessa funzione. Cos'è una seduta, se non un oggetto che assolve il proprio compito accogliendo il corpo umano in una postura semi-eretta? Il progettista concentra la sua azione sul concetto dell'utile e delle necessità all'uso. Intorno alla struttura più semplice, quella di un tubo metallico eletto a supporto primario dell'oggetto, si organizzano i componenti base di ogni tipo di seduta: la struttura si fa gabbia di contenimento o sistema di appoggio. Questi mobili furono concepiti come degli strumenti idonei ad abitare in modo corretto gli spazi costruiti per l'uomo moderno: ancora oggi, si integrano perfettamente nell'habitat quotidiano, e ciò è dovuto principalmente alla convinzione di Le Corbusier di esprimere nella concretezza dell'oggetto di utilità, il nuovo valore proposto dal binomio forma- funzione. In tal modo l'oggetto, spogliato dell'ornamento, recupera la sua irriducibile intima bellezza, esprimendo la propria natura nell'armonia della nuova forma, semplice ed essenziale.
 
Nel 1944 ritornò all'atelier di Parigi e nel 1946 si trasferì a New York dove il suo genio innovatore fu definitivamente riconosciuto. Morì nell'agosto del 1965 a Roquebrune, in Costa Azzurra.
Nel suo testo teorico Vers une architecture Le Corbusier aveva enunciato i cinque punti dell'architettura moderna:
 I Pilotis (pilastri) sostituiscono i voluminosi setti in muratura che penetravano fin dentro il terreno, per fungere infine da fondazioni, creando invece dei sostegni molto esili, poggiati su dei plinti, su cui appoggiare poi i solai in calcestruzzo armato. L'edificio è retto così da alti piloni puntiformi, di cemento armato anch'essi, che elevano la costruzione separandola dal terreno e dall'umidità. L'area ora disponibile viene utilizzata come giardino, garage o – se in città – per far passare strade.
 Il Toit terrasse (tetto a terrazza) restituisce all'uomo il verde, che non è solo sotto l'edificio ma anche e soprattutto sopra. Tra i giunti delle lastre di copertura viene messo il terreno e seminati erba e piante, che hanno una funzione coibente nei confronti dei piani inferiori e rendono lussureggiante e vivibile il tetto, dove si può realizzare anche una piscina. Il tetto giardino è un concetto realizzabile anche grazie all'uso del calcestruzzo armato: questo materiale rende infatti possibile la costruzione di solai particolarmente resistenti in quanto resiste alla cosiddetta trazione, generata dalla flessione delle strutture (gravate del peso proprio e di quanto vi viene appoggiato), molto meglio dei precedenti sistemi volti a realizzare piani orizzontali.
Plan libre (pianta libera) è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle murature portanti che 'schiavizzavano' la pianta dell'edificio, permettendo all'architetto di costruire l'abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento.
 La Façade libre (facciata libera) è una derivazione anch'essa dello scheletro portante in calcestruzzo armato. Consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma semplicemente da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento, sia con pareti isolanti che con infissi trasparenti.
 La Fenêtre en longueur (o finestra a nastro) è un'altra grande innovazione permessa dal calcestruzzo armato. La facciata può infatti ora essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni ed un contatto più diretto con l'esterno.
 
Questi canoni esposti da Le Corbusier verranno applicati in una delle sue più celebri realizzazioni, la Villa Savoye a Poissy, nei dintorni di Parigi
Il principale contributo di Le Corbusier all'architettura moderna consiste nell'aver concepito la costruzione di abitazioni ed edifici come fatti per l'uomo e costruiti a misura d'uomo[senza fonte]: "solo l'utente ha la parola", afferma in Le Modulor, l'opera in cui espone la sua grande teorizzazione (sviluppata durante la II guerra mondiale), il modulor appunto. Il modulor è una scala di grandezze, basata sulla Sezione aurea, riguardo alle proporzioni del corpo umano: queste misure devono essere usate da tutti gli architetti per costruire non solo spazi ma anche ripiani, appoggi, accessi che siano perfettamente in accordo con le misure standard del corpo umano. Albert Einstein elogiò l'intuizione di Le Corbusier affermando, a proposito dei rapporti matematici da lui teorizzati: «È una scala di proporzioni che rende il male difficile e il bene facile». La produzione standardizzata, basata su un modulo replicabile all'infinito, è un concetto che domina tutta la produzione di Le Corbusier. Nel 1925 egli, insieme al cugino, in meno di un anno edifica il quartiere Pessac di Bordeaux voluto da Henry Frugès, un industriale che trova in Le Corbusier la sintesi del taylorismo e dell'edificio a misura dell'abitante, dell'utente. Gli edifici di Pessac vengono costruiti a tempo di record poiché la loro pianta si basa su un modulo replicabile: le abitazioni sono costruite allo stesso modo di un'auto in una catena di montaggio. Stessa cosa con le case "Citrohan", ideate fin dal 1920 ma realizzate compiutamente a Stoccarda nel 1927: s'intuisce l'assonanza con la 'Citroen', le case non sono altro che nuove realizzazioni a catena di montaggio. «Occorre creare lo spirito della produzione in serie, lo spirito di costruire case in serie, lo spirito di concepire case in serie», è l'idea di Le Corbusier, già presente nel 1910 con lo studio delle case a "Domino", basate su una struttura portante su cui può venir costruito qualsiasi edificio.Tra il 1945 e il 1952 Le Corbusier edifica la prima delle sue "Unités d'Habitation", unità di abitazione, a Marsiglia. Più che semplici abitazioni, si tratta di veri e propri edifici-città. Su diciassette piani costruisce più di trecento appartamenti a 'tagli' diversi (singoli, coppie, famiglie da 3, 4, 5, 6 persone), al posto dei corridoi tra gli appartamenti ben sette 'strade interne' dove sono presenti negozi di ogni tipo, e il tetto (come già teorizzato in Verso un'architettura) diviene un'immensa piazza-terrazza dove viene restituito il verde tolto dal cemento e una grande piscina. È una città-edificio per il proletariato, dove i bambini possono giocare nel parco sul tetto quando il padre è a lavoro e le madri fanno la spesa nelle strade interne. «Le risorse sensazionali della nostra epoca sono messe a servizio dell’uomo», afferma orgoglioso Le Corbusier, che replica le unités anche a Berlino e in alcune città francesi. L'edificio – è l'idea di Le Corbusier – è una macchina da abitare.

Le utopie Urbanistiche :
Le ardite teorie architettoniche di Le Corbusier giungono a una loro razionale compiutezza nei suoi avveniristici progetti urbanistici. Già nel 1922, nel presentare al Salon d'Autumne il suo progetto sulla Città per Tre Milioni d'Abitanti, Le Corbusier illustrava i punti principali della sua città modello. Essa si basa essenzialmente su una attenta separazione degli spazi: gli alti grattacieli residenziali sono divisi gli uni dagli altri da ampie strade e lussureggianti giardini. Le Corbusier destina alle grandi arterie viarie il traffico automobilistico privandolo della presenza dei pedoni, garantendo così alte velocità sulle strade. Ai pedoni è restituita la città attraverso percorsi e sentieri tra i giardini e i grandi palazzi. Il grande maestro vuole non solo realizzare la casa secondo i canoni del Le Modulor, ma anche un nuovo Ambiente costruito che sia nella sua interezza a misura d'uomo.
 
Nel 1933 queste sue idee vengono meglio sviluppate nel capolavoro teorico del progetto della Ville Radieuse, «La città di domani, dove sarà ristabilito il rapporto uomo-natura!». Qui si fa più marcata la separazione degli spazi: a nord gli edifici governativi, università, aeroporto e stazione ferroviaria centrale; a sud la zona industriale; al centro, tra i due lati, la zona residenziale. Il centro viene decongestionato dall'odiata giungla d'asfalto e solo il 12% di superficie risulta coperta dagli edifici residenziali, che si sviluppano in altezza destinando al verde tutte le altre zone. La ferrovia circonda ad anello la città, restando in periferia, mentre le arterie viarie hanno uscite direttamente alla base dei grattacieli residenziali dove sono situati i parcheggi; le autostrade sono rialzate rispetto al livello di base dai pilotis; i trasporti urbani si sviluppano in reti metropolitane sotto la superficie
 
Il grande sogno di poter realizzare la città ideale delle utopie rinascimentali e illuministe si concretizza nel 1951. Il primo ministro indiano, Nehru, chiamò Le Corbusier e suo cugino Pierre per destinare al "più grande architetto del mondo" l'edificazione della capitale del Punjab. Iniziano i lavori per Chandigarh (la "città d'argento"), probabilmente il punto d'arrivo dell'ardito e pionieristico sviluppo di Le Corbusier[non chiaro]. La divisione degli spazi qui giunge a chiudere definitivamente il divario tra uomo e costruzione: la città segue la pianta di un corpo umano; gli edifici governativi e amministrativi nella testa, le strutture produttive ed industriali nelle viscere, alla periferia del tronco gli edifici residenziali – tutti qui molto bassi – vere e proprie isole autonome immerse nel verde. Si concretizza anche la sua grande innovazione del sistema viario, con la separazione delle strade dedicate ai pedoni e quelle dedicate al solo traffico automobilistico: ogni isolato è circondato da una strada a scorrimento veloce che sbocca nei grandi parcheggi dedicati; un'altra strada risale tutto il 'corpo' della città fino al Campidoglio ospitando ai lati gli edifici degli affari; una grande arteria pedonale ha alle sue ali negozi della tradizione indiana, con in più due strade laterali automobilistiche a scorrimento lento; una grande strada, infine, giunge fino a Delhi. La città di Chandigarh fonde tutti gli studi architettonici compiuti da Le Corbusier nei suoi viaggi giovanili per l'Europa e le sue innovazioni del cemento e della città a misura d'uomo. Simbolico il monumento centrale della città, una grande mano tesa verso il cielo, la mano dell'uomo del Modulor, «una mano aperta per ricevere e donare».

Nella sua lunghissima carriera, durata – dai primissimi passi della "Villa Fallet" – quasi 60 anni, Le Corbusier realizzò 75 edifici in 12 nazioni, una cinquantina di progetti urbanistici, tra cui il piano di fondazione di una nuova città, Chandigarh la capitale del Punjab in India, centinaia di progetti non realizzati, tra cui due importanti in Italia.

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