Autore Topic: La pipa chioggiotta  (Letto 20366 volte)

pipaluce

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La pipa chioggiotta
« Risposta #30 il: 23 Maggio 2005, 12:41:00 »
Citazione da: "tzi"
Tutte le olandesi erano di gesso

tzi


e io qui ti volevo!
tu probabilmente ti riferisci alle olandesi di Gouda, ok?
Guarda bene la pipa nella foto, perchè trattasi di pipa indiscutibilmente in terracotta bianca prodotta nella fine degli anni 80. Anche gli esemplari vecchi ed antichi che mi è capitato di esaminare nel tempo, di pipe olandesi in "gesso", sono indiscutibilmente di terracotta bianca.


Offline tzi

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La pipa chioggiotta
« Risposta #31 il: 23 Maggio 2005, 13:36:32 »
Bellissimo Robinson Crosoe!
age quod agis

Offline TheGatesOfFate

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La pipa chioggiotta
« Risposta #32 il: 23 Maggio 2005, 15:28:57 »
Citazione da: "tzi"

Dai un'occhiata alle pipe di radica fine 800 e alle nostre: sono uguali eppure i tabacchi fumati erano diversi...

A sentirti ragionare mi viene il sospetto che tu non abbia mai fumato una chioggiotta...


Su queste basi ritengo inutile protrarre ulteriormente la diatriba, giacchè non è affatto vero che le pipe di radica fine ottocento sono uguali a quelle attuali...che normalmente la più grande vintage che si vede in giro è grande si e no come una dunhill gruppo 2...

Le chioggiotte le ho fumate e le ho. Non per passione, nè per particolare motivazione se non quella dell'esperimento. Complice la ricerca e le conferenze organizzate da Paolo del club fermano ed il suo interesse per le "clays" italiche. Lui dice che se ne facevano anche qui in zona(a Massignano), insieme ai fischietti. Se ne trova qualcuna, provo anche quelle locali...
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Offline ismaele

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La pipa chioggiotta
« Risposta #33 il: 23 Maggio 2005, 18:25:12 »
Dunque, mettiamo un po' di ordine.
Con il complemento di specificazione "di gesso" si intendono pipe fatte di argilla bianca: su questo non c'è né può esservi dubbio alcuno. Non esiste trattato o storia della pipa scritto da chicchessia che non lo dica, vedi per noi italiani gli arcinoti libri del Bozzini.
Il gesso propriamente detto è solfato bi-idrato di calcio e ha colore che va dal bianco al giallastro, dal bruno al grigio. E' tenero (grado 2 della scala di Mohs) , leggero, sfaldabile, trasparente con lucentezza serica: l'alabastro, infatti, è un gesso. E' poco solubile in acqua. Il g. usato in edilizia (intonaci, rivestimenti, cementi) è sotto forma di g. cotto, trasformato cioè per riscaldamento in solfato anidro. Così ridotto ha proprietà leganti: miscelato con acqua forma una massa densa e plastica che indurisce: è detto g. da presa, mentre impastato con colle diventa stucco.
Usi: costruzioni, decorazioni per interni, poiché NON ha elevata stabilità all'azione dilavante dell'acqua. Lo si usa per produrre stampi, data l'elevata capacità di aumentare di volume, per cui penetra in ogni cavità (statuaria, , dove viene impiegato per i calchi). Usato per chiarificare i vini e nella traumatologia ortopedica (m'hanno messo il gesso!).
Passiamo all'argilla, alla terracotta, alla porcellana, alla maiolica.
L'argilla è classificata come roccia sedimentaria incoerente, derivata da sedimentazione appunto di granuli visibili solo al microscopio, mentre il gesso si configura come una cristallizzazione monoclina in aggregati o in fibre.
La finezza dei granuli dell'argilla la rendono impenetrabile all'acqua (impermeabilità). Essi sono composti da quarzo, felspati, calcite e da minerali tipici detti argillosi, come p. es. la caolinite (caolino). In associazione al calcare costituisce le marne. E' usata universalmente nella produzione di laterizi, della terracotta, delle ceramiche.
Dicesi invece terracotta l'argilla cotta: essa può essere vuoi bianca (e c'è chi la scambia per gesso...) vuoi colorata solitamente di rosso, bruno o bruno-rossastro - p. es. nei laterizi. Le pipe di Gouda sono d'argilla bianca, quelle napoletane e chioggiotte d'argilla rosso-brunastra, o per la presenza di minerali che conferiscono tale colorazione naturale o per l'aggiunta di essi durante la lavorazione.
 "Ceramica" è nome d'origine greca, significando in quella lingua "kèramos" nient'altro che l'italiano "argilla". Essa altro non sarebbe che la terracotta, e così era nel passato più lontano, quando si era imparato a sottoporre l'argilla a cottura con calore elevato. E' però consuetudine ormai designare con tale nome sia le terrecotte non vetrinate a pasta porosa - come i laterizi - sia quelle vetrinate - come maioliche, terraglie, faenze - e ancora quelle a pasta compatta e poro chiuso - come le porcellane.
Le pipe non potrebbero mai essere fatte in gesso a causa delle proprietà chimico-fisiche che non lo consentirebbero, ma solo ed esclusivamnete partendo dall'argilla.
Avremo pertanto le Gouda, le chioggiotte, le napoletane e simili e le pipe in porcellana, diffuse tra Sette e Ottocento, soprattutto in area tedesca, come le Reggimentali e le Gesteckpfeifen. Se ne sono fatte anche a Capodimonte.
Contenti? Soddisfatti? Convinti?
Ora non rompete più gli zebedei :wink:

P.S.: giuro sulla capa del Sire che quanto sopra è tutta farina del mio sacco e me ne assumo la responsabilità davanti al sacro dio del calumet :roll:  :lol:  :D
Aloha

Offline Cristiano

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La pipa chioggiotta
« Risposta #34 il: 23 Maggio 2005, 18:30:46 »
Sire sei bellissimo...

Pino, tu che parli di distrazione è il colmo!!!
D'ALTRA parte noi siamo impegnati a ricordarci di rinnovare l'abbonamento del sito :twisted:  :twisted:  :twisted:  tiè piglia e porta a casa :P
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

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pipaluce

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La pipa chioggiotta
« Risposta #35 il: 23 Maggio 2005, 19:26:51 »
Ah bè, se lo giuri sulla mia capa, allora deve essere per forza una cosa seria...  :roll:   8O   :lol: