Autore Topic: J.R.R.Tolkien e la pipa  (Letto 4288 volte)

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J.R.R.Tolkien e la pipa
« il: 25 Febbraio 2006, 12:21:11 »
Provo con il Signore degli Anelli per iniziare:

A proposito dell'erba-pipa
E' bene qui far cenno di un'altra originale abitudine degli Hobbit:
solevano aspirare o inalare, con pipe di legno o di argilla, il fumo
proveniente dalla combustione di certe foglie che chiamavano
erba-pipa o foglia-pipa e che probabilmente erano una varietà di
quella che noi chiamiamo Nicotiana. Un gran mistero avvolge le
origini di questo strano costume, o «arte» come la chiamano gli
Hobbit. Tutte le notizie che fu possibile procurarsi, le riunì in un
libro Meriadoc Brandibuck (Signore della Terra di Buck), e data
la parte importante che tanto lui quanto il tabacco del Decumano
Sud occupano in questo libro, è opportuno citare l'introduzione della
sua opera intitolata L'Erborista della Contea.
«E' questa un'arte», sostiene, «che possiamo certo dire di aver
inventata noi. Quando gli Hobbit incominciarono a fumare nessuno
lo sa; tutte le leggende e storie di famiglia ne parlano come di una
abitudine esistita da sempre. Da secoli le genti della Contea fumavano
vari tipi di erbe, le une amare, le altre più dolci. Un fatto sicuro
è che il primo a coltivare l'autentica erba-pipa nei suoi giardini, ai
tempi di Isengrim Secondo, verso l'anno 1070 secondo il Calendario
della Contea, fu Tobaldo Soffiatromba di Pianilungone. Le varietà
prodotte in quella regione, come la Foglia di Pianilungone, il Vecchio
Tobia e la Stella del Sud, sono tuttora le più pregiate.
«Il Vecchio Tobia non volle mai svelare, nemmeno in punto.
di morte, dove scoprì quella pianta. Sapeva tutto sulle erbe, ma non
era un gran viaggiatore. Pare che da giovane si recasse spesso a
Brea, e certo non si allontanò mai più di tanto dalla Contea. E' dunque
possibile che sentisse parlare della pianta a Brea dove, ora
perlomeno, cresce molto bene sulle falde delle colline. Gli Hobbit
di quella regione pretendono infatti di essere stati i primi a fumare;
sostengono di aver fatto tutto prima o meglio della gente della
Contea, che chiamano "abitanti delle colonie"; e su questo punto
credo che abbiano probabilmente ragione. Fu certo da Brea che
l'arte di fumare l'autentica erba-pipa si è diffusa recentemente fra i
Nani, i Raminghi, gli Stregoni, i viaggiatori che attraversavano quella
regione e fra altre genti ancora. Il centro e nucleo di sviluppo di
quest'arte fu così l'antica osteria di Brea lì Puledro Impennato, di
proprietà della famiglia Cactacei da tempo immemorabile.
«Ciò nonostante, dalle ricerche compiute da me personalmente
durante numerosi viaggi nel Sud, risulta che detta erba non è originaria
delle nostre parti; credo provenga invece dall'Ovesturia, e
che fu poi da lì portata dagli Uomini, attraverso il Mare. A Gondor
è abbondante, più folta e profumata che non a nord, dove non
cresce spontanea e per sopravvivere e fiorire ha bisogno di luoghi
caldi e riparati come Pianilungone. Gli Uomini di Gondor la
chiamano dolce galenas, e ne apprezzano solo la fragranza dei fiori.
Forse, nei secoli tra la venuta di Elendil ed i giorni nostri, fu
trasportata verso nord lungo il Verdecammino. Persino i Numenoreani
riconoscono che gli Hobbit furono i primi a metterla in una
pipa. Prima di noi nemmeno gli Stregoni vi avevano pensato,

Seguì un lungo silenzio. Gandalf tornò a sedersi e tirò qualche
boccata dalla pipa, come smarrito nei pensieri. Gli occhi parevano
chiusi, ma da sotto le palpebre osservava intensamente Frodo. Questi
fissava rapito la brace incandescente nel camino, finché il suo
campo visivo ne fu invaso, e sembrava che guardasse nel profondo
abisso di pozzi infocati. Pensava alla leggendaria Voragine del Fato
ed al terrore della Montagna di Fuoco.

D'un tratto Frodo notò un individuo dall'aria strana, segnato
dalle intemperie, che sedeva in ombra vicino al muro ascoltando attentamente
la loro conversazione. Aveva un grosso boccale di metallo
davanti a sé e fumava una pipa dal lungo cannello intagliato
stranamente. Teneva le gambe distese e portava degli stivali alti di
una pelle morbida e di ottima fattura, ma ormai alquanto logori e ricoperti
di fango. Un mantello di pesante panno verde scuro scolorito
dal tempo lo avviluppava interamente e, malgrado il calore della
stanza, egli portava un cappuccio che gli faceva ombra al volto: ma
i suoi occhi che osservavano gli Hobbit brillavano nella mezza
oscurità.

Egli camminava avanti con Frodo; seguivano Merry
e Pipino, e per ultimo Sam che conduceva il pony. La povera bestia
aveva fatto loro tanta pena che non avevano avuto il coraggio
di caricarla oltremodo; e l'animale pareva già meno depresso, come
se approvasse vivamente il suo cambiamento di condizione. Sam masticava
pensoso una mela. Ne aveva una tasca piena: regalo d' addio
di Nob e Bob. «Mele per camminare e una pipa per star seduto»,

Un altro individuo li guardava da dietro la siepe con aria strafottente.
Aveva sopracciglia folte e nere, e occhi neri e sprezzanti;
la grande bocca era storta da un ghigno; fumava una piccola pipa
nera. Quando essi si avvicinarono se la tolse di bocca e sputò.
«Giorno, Gambelunghe!», disse. «Via di buon'ora? Trovato finalmente
degli amici?». Grampasso annuì col capo, ma non aprì
bocca.

Frodo
ed i suoi compagni si accovacciarono vicino al fuoco, avvolti in tutti
gli indumenti e le coperte che possedevano; Grampasso invece, seduto
un po' distante, fumava pensieroso la pipa, accontentandosi di
un unico mantello.

non vide altro che la schiena di Grampasso, che fumava la pipa e
scrutava l'oscurità. Si sdraiò di nuovo, passando in un sonno agitato,
nel quale sognò di camminare sull'erba del suo giardino nella
Contea; ma tutto era pallido e sfocato, salvo le alte ombre nere che
in piedi dal di là della siepe lo osservavano tetre.

Mentre pensava
a tutte queste cose, e cercava invano di rammentarsi l'arrivo
a Gran Burrone, vi fu un lungo silenzio, interrotto soltanto dagli
sbuffi di fumo della pipa di Gandalf che soffiava anelli bianchi fuori
della finestra.

Sam sistemò più comodamente il fardello che portava sulle
spalle, ricapitolando ansioso nella propria mente tutto quel che vi
aveva stivato, per vedere se aveva dimenticato qualcosa: il suo più
gran tesoro, l'attrezzatura da cucina, la scatoletta di sale che portava
sempre con sé e riempiva quando era possibile; una buona scorta di
erba-pipa (ma, garantisco, di gran lunga insufficiente); una pietra
focaia con esca; calzettoni di lana; biancheria; vari piccoli oggetti
appartenenti al suo padrone, che Frodo aveva dimenticati e che
Sam avrebbe poi tirato fuori trionfalmente nell'ora del bisogno.
Egli passò tutto in rassegna.

«Ebbene, continua pure ad aspettare», disse Gandalf. «Può
darsi che vi siano innanzi a te molti inattesi banchetti. Quanto a
me, vorrei una pipa da fumare comodamente, e dei piedi più caldi.
Comunque, di una cosa almeno siamo sicuri: a sud farà più caldo».

«Ve ne sarebbe, eccome, sire!», esclamò Merry.
«Tra l'altro», disse Théoden, «ignoravo che soffiassero fumo
dalla bocca».
«Ciò non mi sorprende», rispose Merry, «poiché è un'arte che
pratichiamo solo da poche generazioni. Fu Tobaldo Soffiatromba, di
Pianilungone nel Decumano Sud, che piantò per primo nei suoi giardini
l'autentica erba-pipa, nel 1070 circa del nostro calendario. Come
scoprì il vecchio Tobia, quella pianta...».
«Non sai il pericolo che corri, Théoden», interloquì Gandalf.
«Questi Hobbit sono capaci di starsene seduti per ore su cumuli di
rovine a discutere i piaceri della tavola, o le piccole manie dei loro
padri, nonni, bisnonni e remoti cugini, se li incoraggi con indebita
pazienza. Rinviamo a un momento più opportuno la storia dell'erba-pipa.

Saruman, nonostante tutto, era ancora abbastanza saggio
per non fidarsi dei suoi Orchetti. Teneva degli Uomini a guardia del
cancello, i suoi servi più fedeli, suppongo. Comunque erano privilegiati
e forniti di ottime provviste».
«E di erba-pipa», soggiunse Gimli con aria inquisitiva.
«No, non credo», disse ridendo Merry. «Ma quella è un'altra
storia, che può attendere; prima cerchiamo di essere a stomeco
pieno».

Estrasse dalla tasca un piccolo sacchetto in pelle pieno di tabacco.
«Ne abbiamo in quantità», disse; «ne potrete portar via quanto
vorrete. Stamattina Pipino e io abbiamo fatto opera di salvataggio.
Un sacco di cose andavano galleggiando, e Pipino trovò due barilotti
che le acque rubarono probabilmente a qualche cantina o magazzino.
Aprendoli, trovammo che erano pieni di erba-pipa della specie più
fine e perfettamente intatta».
Gimli ne prese un pizzico che strofinò fra le due mani per poi
annusarlo. «E' buono al tatto e buono all'odorato», disse.
«E' buono davvero!», disse Merry. «Mio caro Gimli, è Foglia
di Pianilungone! Sui barili c'erano, chiari e precisi, i sigilli Soffiatromba.
Come abbia potuto giungere sin qui, proprio non lo so.
Per uso privato di Saruman, suppongo. Non sapevo che venisse esportata
tanto lontano, ma ora è assai utile, no?».
«Lo sarebbe», disse Gimli, «se avessi anche una pipa. Purtroppo
persi la mia a Moria, o anche prima. In mezzo a tutto il vostro
bottino non ne avete per caso trovata una?».

«Un momento!», disse Pipino, e infilando la mano nel taschino
interno della giacca estrasse un piccolo sacchetto morbido legato da
un cordino. «Tengo a contatto con la pelle uno o due tesori, per me
preziosi come Anelli. Eccone uno: la mia vecchia pipa di legno. Ed
eccone un altro: una pipa nuova. La porto con me da quando sono
partito, e non so perché; non mi aspettavo certo di trovare erba-pipa
in viaggio, dopo aver esaurito la mia provvista.

Gimli si riempì
di nuovo la pipa. «Un punto ancora mi rende perplesso», disse accendendola
con l'esca e la pietra focaia. «Vermilinguo. Dicesti a
Théoden che è rinchiuso insieme con Saruman. Come ha fatto ad arrivare
sin lì?».
«Oh, sì! Mi ero dimenticato di lui», disse Pipino. «E' arrivato
soltanto questa mattina. Avevamo appena acceso il fuoco

"L'erba-pipa è migliore dopo colazione", disse Pipino; ed è
perciò che ci trovaste intenti a fumare».
«Ora comprendiamo tutto perfettamente», disse Gimli
«Tutto, salvo una cosa», ribattè Aragorn: «la Foglia del Decumano
Sud a Isengard.

«Un bel lavoretto per me, vedo, vedo; ma sono così stanco!»,
non faceva che ripetere. Infine si ricordò quel che cercava. «La mia
pipa!», disse, e con ciò si svegliò.
«Stupido!», si disse, aprendo gli occhi e domandandosi perché
era sdraiato sotto una siepe. «E' nel tuo fagotto!». Poi si rese conto
innanzi tutto che la pipa era, sì, nel suo fagotto, ma che non c'erano
foglie,

Il vecchio re sorrise: «Non preoccuparti! Sei già perdonato.
Non bisogna scoraggiare un grande cuore. Vivi ora e sii benedetto,
e quando fumerai in pace la tua pipa pensami!

«Bene!», disse Merry. «Allora vorrei prima la cena e poi una
pipa». Ma dicendo ciò il suo viso si oscurò. «No, non una pipa:
non credo che fumerò più».
«Perché no?», disse Pipino.
«Ebbene», rispose lentamente Merry, «egli è morto. Mi sta
tornando tutto alla mente. Egli disse che si scusava di non avere
mai avuto l'occasione di discutere con me della scienza delle erbe,
Dev'essere stata l'ultima cosa che disse. Non sarò mai più capace
di fumare senza pensare a lui ed a quel giorno,

Se il tuo fagotto non è stato trovato, dovrai mandare a
chiamare l'esperto in erbe della Casa. Ed egli ti dirà che ignorava
che l'erba che desideri possedesse alcuna virtù, ma che gli incolti
la chiamano erba-pipa e gli eruditi galenas, ed altre lingue in altri
modi,

E in ogni modo ho anch'io della roba mia. Coraggio! E'
Foglia di Pianilungone. Riempi la pipa mentre vado in cerca di
qualcosa da mettere sotto i denti. E poi stiamocene tranquilli per
un po'.

Eppure vi sono cose più profonde
e più alte, e senza di esse nessun vecchio contadino potrebbe
coltivare il suo giardino in quella che chiama pace, anche se ne
ignora l'esistenza. Io sono contento di conoscerle, almeno un poco.
Non so che cosa mi succeda, perché io debba parlare in questo
modo. Dov'è quella foglia? E tira fuori la pipa dal mio fagotto, se
non si è rotta».

Vi auguro che nella vostra terra la
foglia da pipa possa mancare per molto tempo!».
«Grazie!», disse Merry. «In tal caso ti prego di restituirmi il
sacchetto che non ti appartiene e che ha fatto molta strada insieme
con me. Avvolgi l'erba in uno dei tuoi stracci».

E' proprio ciò che vorremmo anche noi», disse Gandalf. «Non
siamo stanchi, abbiamo preso le cose con calma. Eravamo bagnati,
infreddoliti e affamati, ma ti sei preso cura di noi. Vieni a sederti!
E se hai dell'erba-pipa te ne saremo grati per sempre».

«E qualcosa non va nel Decumano Sud, evidentemente», disse
Merry. «Vi è carenza di erba-pipa».

«Ebbene, che ne direste Ora di una fumata, mentre ci raccontate
quel che è successo nella Contea?», egli disse.
«Non abbiamo erba-pipa», disse Hob; «solo gli uomini del
Capo hanno il diritto di averne. Tutte le provviste sembrano scomparse.

Presto si scoprì che possedeva infatti
già più di quanto gli spettasse; e continuava ad accaparrare roba,
e tutti si domandavano da dove prendesse i soldi: mulini e osterie,
piantagioni di erba-pipa e fattorie. A quanto pare, aveva già comperato
il mulino di Sabbioso prima di installarsi a Casa Baggins.
Naturalmente incominciò con l'ereditare da suo padre un sacco
di proprietà nel Decumano Sud, e pare che da tempo vendesse i
migliori raccolti di erba-pipa, inviandoli di nascosto all'estero.

Nel Decumano Sud i vigneti erano carichi, ed il raccolto d'erba-pipa
fu stupefacente, e dappertutto si produsse tanto grano che ogni
granaio ne traboccava. L'orzo del Decumano Nord era di una qualità
così eccellente che la birra del 1420 fu ricordata per molti
anni, e rimase proverbiale. E quelli della generazione successiva
sentirono più di una volta un vecchio contadino, dopo una buona
pinta di meritata birra, esclamare mentre posava il bicchiere con un
sospiro: «Ah! Questo era un autentico 1420!».



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« Risposta #1 il: 25 Febbraio 2006, 14:25:54 »
Enzo, dovresti postare questo 3d e quello su Narnia tra gli articoli, cosicchè rimanga definitiva traccia.

Molto interessanti queste "spigolature"
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

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« Risposta #2 il: 25 Febbraio 2006, 14:51:39 »
Obbedisco!
Però con Tolkien volevo andare avanti,lo finirò lunedì.
 :wink:
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« Risposta #3 il: 25 Febbraio 2006, 19:00:13 »
Mentre nel Silmarillion di pipa non ci sono accenni,nello Hobbit invece si sviluppa il tema che ci rende la figura dei piccoli uomini così vicini a noi e molto amichevoli.

The Hobbit

Per un qualche curioso caso, un mattino di molto tempo fa, nella quiete del mondo, quando
c'era meno rumore e più verde, e gli hobbit erano ancora numerosi e prosperi, e Bilbo Baggins
stava sulla porta dopo colazione fumando un'enorme pipa di legno che gli arrivava fin quasi
alle pelose dita dei piedi (accuratamente spazzolate), ecco arrivare Gandalf.

« Che vuoi dire? » disse. « Mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi
piaccia o no; o che ti senti buono, quest'oggi; o che è un giorno in cui si deve essere buoni? ».
« Tutto quanto » disse Bilbo. « È un bellissimo giorno per una pipata all'aperto, per di più. Se
avete una pipa con voi, sedetevi e prendete un po' del mio tabacco! Non c'è fretta, abbiamo
tutto il giorno davanti a noi! ». E Bilbo si sedette su un sedile accanto alla porta, incrociò le
gambe e fece un bell'anello grigio di fumo che salì in aria senza rompersi e si librò sopra la
Collina.
« Graziosissimo! » disse Gandalf. « Ma stamattina non ho tempo di fare anelli di fumo. Cerco
qualcuno con cui condividere un'avventura che sto organizzando ed è molto difficile trovarlo
».

Naturalmente non fecero nessuna di queste cose orribili, e pulirono e riposero ogni cosa sana
e salva, mentre lo hobbit girava e rigirava in mezzo alla cucina cercando di vedere che cosa
stessero facendo. Poi tornarono indietro, e trovarono Thorin che fumava la pipa coi piedi sul
parafuoco. Faceva degli anelli di fumo assolutamente enormi, che andavano dovunque egli
diceva loro di andare - su per la cappa del camino, o dietro l'orologio sopra la mensola, o sotto
la tavola, o attorno al soffitto: ma dovunque l'anello di fumo andasse, non era mai
abbastanza veloce da sfuggire a Gandalf. Pop! Dalla sua corta pipa di terracotta egli spediva
un anello di fumo più piccolo esattamente attraverso ciascuno di quelli di Thorin. Poi l'anello,
di fumo di Gandalf diventava verde e tornava indietro a librarsi sopra la testa dello stregone.
Ce n'era già una nuvola attorno a lui, che gli dava un aspetto strano e stregonesco, nella
penombra. Bilbo rimase fermo a guardare - gli piacevano molto gli anelli di fumo - e poi
arrossì al pensiero di quanto si fosse sentito fiero degli anelli di fumo che aveva fatto salire
nel vento sopra la Collina, il mattino precedente.

Cavalcavano da poco, quando arrivò Gandalf, veramente superbo su un cavallo bianco.
Recava con sé molti fazzoletti, e la pipa e il tabacco di Bilbo. Dopo di ciò, dunque, la brigata
andò avanti molto allegramente, ed essi raccontarono storie o cantarono canzoni tutto il
giorno mentre cavalcavano, eccetto naturalmente quando si fermavano per i pasti. Non ce
n'erano tanti quanti Bilbo avrebbe voluto, tuttavia egli cominciò a pensare che in fondo le
avventure non erano poi troppo brutte.

Oin e Gloin volevano accendere un fuoco sulla soglia per asciugare i vestiti, ma
Gandalf non ne volle sapere. Così sparsero gli indumenti bagnati al suolo, e ne tirarono fuori
di asciutti dai loro fardelli; poi si aggiustarono le coperte, tirarono fuori la pipa, e fecero degli
anelli di fumo, che Gandalf tramutò in vari colori e spedì a ballare sul soffitto per divertirli.
Parlarono e parlarono, e dimenticarono la bufera, e discussero di che cosa ciascuno avrebbe
fatto con la sua parte del tesoro (quando l'avessero ottenuto, cosa che al momento non
sembrava tanto impossibile); e così si addormentarono uno dopo l'altro.

La verità è che era rimasto a lungo steso per terra immobile, in un angolo buio, invisibile e
incosciente.
Dopo un po' di tempo cercò a tastoni la pipa. Non si era rotta, e questa era una bella cosa. Poi
cercò la borsa del tabacco, e ce n'era ancora un po', e questa era una cosa ancora più bella. Poi
cercò dei fiammiferi e non riuscì a trovarne neanche uno, e questo distrusse completamente le
sue speranze. Tanto meglio per lui, ammise quando ebbe ripreso del tutto i sensi. Solo il cielo
sapeva che cosa la fiammella dei fiammiferi e l'odore del tabacco gli avrebbero tirato addosso
fuori dai buchi neri di cui quel postacelo era pieno. A tutta prima, comunque, si sentì
distrutto. Ma nel buttare all'aria tutte le tasche e nel tastarsi tutto cercando i fiammiferi, la
mano gli capitò sull'elsa della piccola spada, il pugnale che aveva preso agli Uomini Neri e di
cui si era quasi dimenticato; per fortuna gli orchi non se ne erano accorti, perché la portava
sotto le brache.

Finalmente Gandalf spinse via piatto e boccale - aveva mangiato due enormi filoni di pane
(con una montagna di burro, miele e mascarpone) e bevuto almeno un litro di idromele - e tirò
fuori la pipa. « Risponderò prima alla seconda domanda, » disse « ma che bellezza! questo sì
che è un posto splendido per fare anelli di fumo ». Effettivamente per un bel po' non
riuscirono a cavargli fuori nient'altro, tanto era occupato a spedire gli anelli di fumo ad
attoreigliarsi attorno ai pilastri della sala, trasformandoli in tutta una varietà di forme e colori,
e facendoli poi fluttuare uno dietro l'altro, verde, blu, rosso, grigio argento, giallo, bianco;
grossi, piccoli, che si avvolgevano attraverso quelli grossi formando degli otto, e svanivano
come uno stormo di uccelli in lontananza.

Suerte!