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Topics - samael

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Generale / Tanti auguri a me!
« il: 14 Agosto 2014, 13:43:24 »
Che si sappia, oggi festeggio i miei primi 10 anni pipari! Per celebrare mi sono concesso questo giojellino! Viva!  ;D ;D 8) 8) ;D ;D


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Generale / Una tabaccheria fiorentina di fine Ottocento
« il: 22 Maggio 2014, 19:35:06 »
Lavorando su documenti dell'Ospedale San Giovanni di Dio (conservati nell'Archivio Storico del Comune di Firenze) mi sono imbattuto in una serie di inventari del 1896 prodotti da un'attività collaterale dell'Istituto: quella di tabaccheria.

L'Ospedale, intorno alla fine dell'Ottocento, aveva infatti dato in gestione esterna un esercizio di pizzicheria/tabaccheria che ebbe vita breve, ma i cui documenti fanno emergere alcune curiose notizie sul mondo del fumo del Diciannovesimo secolo.

Condivido con voi qualche scatto, spero vi faccia piacere scorrere tra le voci e scoprire le "pipe di marca B+F" o il "tabacco pizzichino" :)!




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I filtri / I filtri
« il: 19 Marzo 2014, 17:33:54 »
Tutto sui filtri e sui sistemi.

Esistono pipe con vari standard di filtri. Questi tradizionalmente vengono
inseriti nelle spine dei bocchini.

Le pipe più diffuse hanno filtri da 3,5 mm o da 9 mm.

Quelle da  3,5 mm. normalmente hanno  un piccolo sistema di metallo che
serve a non fare arrivare piccoli pezzi di tabacco in bocca.

Molti pipatori preferiscono non usarlo perchè peggiora il tiraggio e genera
condensa .

Si può sostituire il sistema di metallo con dei tubetti di carta che
asciugano un poco la condensa e vengono impropriamente chiamati filtri
carta.

Le pipe con alloggiamento per il filtro 9mm. possono essere fumate
indifferentemente sia con il filtro  balsa sia con quello carbone attivo ma
mai senza nulla per non danneggiare la boccola del bocchino che non sopporta
nè il calore diretto nè l' estrazione del bocchino a caldo.

Suggeriamo l' uso del filtro 9mm carbone attivo se si prediligono miscele
dolci di tabacco.

Serve ad attenuare il sapore  dolce che per molti è alla lunga fastidioso ed
è un ottimo filtro.

Praticamente tutti i pipatori di lingua tedesca lo usano e si è diffuso
molto anche da noi.

Suggeriamo invece i filtri balsa per le misture inglesi a base di  Latakia e
per le miscele orientali. Il  filtro balsa  non altera il gusto e assorbe
catrame e condensa anche se è  meno efficace di quello carbone attivo .

Qualora si  volessero fumare le pipe 9mm. senza filtro si può inserire un
adattatore. I migliori sono quelli che hanno la dimensione dei filtri
carbone e la battuta d' incastro elastica mediante O-ring.

(per eliminare la camera di espansione  che genererebbe condensa).


Si ringrazia per la preziosa collaborazione l’Architetto Luciano Buzzi – Brebbia Pipe SpA

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Le pipe Italiane / Pipe Capitello
« il: 16 Febbraio 2014, 20:59:19 »
Stasera sono entrato in possesso di questa bella pipona. Capitello Jonica (1 capitello).
Qualcuno mi ricorda i dettagli di questa marca? Ho vaghi ricordi di una storia brianzola...


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Off topic / Nuovo articolo
« il: 18 Novembre 2013, 23:42:19 »
Segnalo nella sezione Articoli (con richiamo in mainpage) un nuovo testo offerto da Luciano Buzzi e Bruno Longoni!

http://www.toscopipa.com/index.php?topic=1202.0

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La radica dell'erica arborea / La radica dell'erica arborea
« il: 18 Novembre 2013, 18:54:10 »
La Radica dell’ Erica Arborea


La radice dell’ Erica Arborea, comunemente chiamata Radica, è sicuramente tra le varie radiche, quella più adatta alla produzione delle pipe poiché è di legno duro e molto resistente al calore.
L’Erica Arborea è un arbusto tipico della macchia Mediterranea.
Circa il 30% degli arbusti di Erica generano un rizoma, comunemente chiamato ciocco, che si sviluppa tra le radici della pianta, poco sotto la linea del terreno e che in piante di circa 70 anni di vita raggiunge le dimensioni di circa il doppio di un pallone da rugby.
In genere questa è la dimensione minima  per poter essere raccolto.
Non si sa il perché, solo un terzo degli arbusti generano il rizoma, resta il fatto che se il bosco brucia, molto spesso a causa delle attività umane , queste sono le sole piante a sopravvivere all’ incendio.
Tuttavia nello sforzo di rigenerare la pianta il rizoma si prosciuga,  perde di consistenza e non è più utilizzabile.
Di ciocco ce n’è parecchio poiché è da considerarsi una pianta endemica, purtroppo pochi sono i boschi di macchia mediterranea che non hanno subito incendi per almeno 70 anni e si trovano quasi sempre in luoghi scoscesi ed inaccessibili.
Numerose sono le fasi di lavorazione del ciocco. Alcune sono molto faticose e non privi di rischi.
La prima fase viene gestita dal boscaiolo che, prima di cavare il ciocco, deve ottenere le autorizzazioni necessarie poiché i terreni ove si trova la Radica sono quasi sempre in terreni demaniali prospicienti il mare.
Una volta estratto, il ciocco viene in parte pulito e quindi trasportato in segheria prestando particolare attenzione a proteggerlo dal calore diretto del sole e dalle correnti d’ aria per evitare che si formino crepe dovute al ritiro repentino del legno solo nella parte esterna del ciocco.
Per questo motivo si evita l’estrazione nei periodi più caldi dell’anno.
La seconda fase avviene nelle segherie, dove il ciocco viene pulito soprattutto dai sassi, che rappresentano un pericolo aggiunto per chi lavora con le grosse seghe circolari.
Qui il ciocco viene stoccato con la massima cura all’umido e al fresco per evitare che si danneggi pronto per essere tagliato  con le seghe circolari in abbozzi a forma di pipa di varie dimensioni.
Gli abbozzi vengono ritagliati completamente a mano libera dal ciocco in varie misure standard cercando ottimizzare al massimo la resa ed eliminando il marcio.
Gli abbozzi per  realizzare le pipe dritte vengono chiamati Marsigliesi,  per le curve Rilevati.
Per realizzare le pipe fiammate, considerate dei veri gioielli di radica, invece si usano le Placche, che sono abbozzi particolarmente venati che superiormente mostrano la buccia del ciocco.
Il segantino infatti, esaminando con attenzione la buccia del ciocco, con l’ esperienza riesce, se c’è, ad estrarre  la Placca fiammata.
Si dice in gergo che “tira alla placca”, soprattutto perché è quella per lui più redditizia sempre che sia pura, ovvero che non presenti tare visibili esternamente altrimenti deve trasformarla in abbozzo.
La fase successiva è la bollitura ove gli abbozzi, separati per qualità e posti in robuste reti,  vengono bolliti in grosse caldaie di rame per circa 12 ore a fuoco vivo utilizzando gli scarti del taglio come combustibile.
Questo processo di lavorazione serve a “stabilizzare” la radica ed ad espellere il tannino presente in tutte le radici.
La scelta della qualità degli abbozzi avviene prima della bollitura perché dopo non sarebbe più possibile.
Gli abbozzi, espellendo il tannino durante la bollitura, si colorano superficialmente di marrone scuro occultando così venatura ed eventuali tare superficiali.
La migliore qualità è l’Extra, poi a seguire la Prima,  ed infine la Seconda o misto.
Gli abbozzi di qualità extra o extra-extra dovrebbero avere una bella vena e nessuna tara visibile almeno in superficie e sono destinati alle pipe lisce e chiare.
Questo almeno in teoria perché gli abbozzi sono un prodotto di madre natura e possono presentare tare nascoste anche molto estese.
Gli abbozzi trasformati in teste semilavorate subiscono una prima determinante scelta di finitura per ottimizzare al massimo la produzione.
In effetti stiamo parlando di una materia prima costosissima e bisogna cercare di vendere tutto ciò che si è sbozzato.
Le teste  con piccole tare vengono stuccate e poi tinte con colori più o meno scuri.
Invece le teste che presentano screpolature o crepe superficiali vengono sabbiate.
La sabbiatura si ottiene spruzzando le teste con un getto d’aria compressa e sabbia che asporta le parti tenere del legno mettendone in risalto la trama.
E’ perciò importante che la trama sia uniforme e che non vi siano parti tenere per ottenere una bella sabbiata.
Abbiamo infine gli abbozzi destinati alla rusticatura. Questa particolare lavorazione elimina più che nascondere eventuali tare superficiali od una trama del legno poco significativa.
La rusticatura è un lavoro lungo e faticoso, che viene fatto a mano con l’ausilio di semplici attrezzi come sgorbie e spatole chiodate dopo aver messo a macerare le teste per qualche ora per ammorbidirle. Il risultato finale può stupire sia per estetica che per qualità di fumata.
Tutte queste lavorazioni infatti hanno ragione di esistere per necessità puramente estetiche e non hanno nulla a che fare con la qualità della fumata, ma si sa, stiamo parlando di gioielli di radica e anche l’ occhio vuole la sua parte.
Un discorso a parte deve essere fatto per la stuccatura, che è una necessità ineluttabile se si considera che in percentuale solo l’ 8% delle teste a forma predefinita, posto che si lavori solo extra, escono veramente “ PURA” .
Questa percentuale può aumentare sino al 12% se si possono apportare variazioni di forma al modello.
 Ben pochi dichiarano, per un rapporto di massima trasparenza con la clientela, quando le teste sono pure al 100% e cioè che durante la lavorazione non è stato necessario utilizzare artifizi per nascondere eventuali difetti estetici della radica.
 Il vero limite della stuccatura è che comunque nasconde quanto sia effettivamente grande il difetto del legno è questo è lasciato solo alla serietà dei produttori.
Di fatto la stuccatura non inficia la fumata ma può creare solo degli inestetismi nel tempo perché il legno con l’uso scurisce mentre le stuccature no e quindi le stuccature diventano visibili con l’ uso prolungato soprattutto nelle finiture chiare.
Una volta bollita, la radica va “raffermata” in ambienti chiusi perché non è ancora trasportabile (rischio di rotture e crepe perché in questa prima fase il ritiro del materiale gonfio d’ acqua è notevole) e deve rimanere in segheria per almeno un paio di mesi e solo dopo questo periodo può essere consegnata ai produttori di pipe.
La seconda parte della stagionatura avviene presso i magazzini dei produttori.
Alla stagionatura forzata, che avviene con appositi macchinari deumidificatori e che permette un più veloce ritorno del capitale investito, si contrappone la stagionatura naturale,  il metodo più amato dai vecchi produttori di pipe ed il migliore per espellere i residui di tannino contenuto nelle radici che è la causa del pizzicore alla bocca fumandole pipe nuove.
La stagionatura naturale avviene in ambienti protetti.In genere la radica viene lasciata stagionare per almeno 12 mesi.
Stagionature più lunghe rendono gli abbozzi più dolci ma è meglio non eccedere perché la radica molto vecchia prende più facilmente il tarlo.
Il tarlo in un deposito di radica è il vero pericolo ed una iattura perché non c’ è nulla che possa debellarlo e gli abbozzi danneggiati sono inutilizzabili.
L’ unico modo, se vi sono tracce di segatura in una casella, è di far passare attentamente la radica contenuta e di bruciare immediatamente tutti gli abbozzi infetti.


Si ringrazia per la preziosa collaborazione l’Architetto Luciano Buzzi – Brebbia Pipe SpA

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I ritrovi / Sigari e grappa il 26 giugno a Signa
« il: 21 Giugno 2013, 09:36:30 »
Vi segnalo questa iniziativa del Club Amici del Toscano e dell'ANAG (Associazione Assaggiatori di Grappa e Acquaviti).

Tra l'altro sarebbe anche interessante una collaborazione tra l'ANAG (di cui sono socio) e RTP, magari in vista dell'anniversario...pensiamoci.


La grappa ed il sigaro nella nostra tradizione

mercoledì 26 giugno 2013 ore 21
c/o Terrazza della Biblioteca di Signa in Via degli Alberti 11

Serata di degustazione di grappa e sigari riservata ai maggiorenni
Contributi tecnici e storici e mostra bibliografica in tema
In collaborazione con il "Club Amici del Toscano"

L' "Antico" , il prediletto dagli amanti del sigaro, così caratterizzato dall'essere molto intenso, con sentori di legno e pepe e con un'amaro prepotente, si accoppierà, smorzando la sua amarezza, con le note suadenti e fruttate, ma anche intensamente caratterizzate, dei distillati che abbiamo selezionato.
All'apertura, quando il sigaro offre monocordi note amare, si accoppierà con un'acquavite d'uva dalle note dolcemente floreali e delicata fruttatura, mentre il suo corpo così ricco ed intenso lo faremo sposare con una grappa dai profumi dolci della vaniglia e frutta appassita, fino a smorzare la sua forza con una grappa potente dalla forte alcolicità che offre profumi floreali e fruttati a bacca rossa, lasciando una persistenza armoniosa.
Per chi non è abituato ai profumi forti di questo sigaro, ma si vuol fare una fumata, ci sarà il "Modigliani", sigaro dalle note suadenti, leggermente dolce, fruttato,con note di legno, poco amaro e poco intenso. Con questo sigaro la terza grappa sarà un po' fuori le righe ma... è bene provare per conoscere.
E ora vediamo cosa si assaggerà. Abbinamenti tutti toscani, per rimanere nella tradizione dei nostri profumi.
E per i non fumatori che volessero venire ad assistere ad una interessante serata c'è la cioccolata.
 

Dalle Distillerie Bonollo di Torrita di Siena e dalla Distilleria D.E.T.A. di Barberino Val d'Elsa  (FI)
 

1- Acquavite d'Uva Paracelsa - Distilleria Bonollo - 40%vol
Il nome in onore del famoso medico Paraceldo, è un'acquavite d'uve miste.
Cristallina con soavi profumi floreali completati al gusto da piacevoli note frutatte.
 
 2- Grappa Chianti Classico Riserva - Distilleria D.E.T.A  - 43% vol.
Grappa da vinacce  di uve atte alla produzione di vino chianti classico.
Ha subito invecchiamento per  18 mesi in piccole botti di rovere.
All'occhio si presenta brillante e di color  giallo oro carico. Profumi intensi di vaniglia, cioccolato e frutta sciroppata; note di miele di castagno si intersecano con il profumo della vinaccia fresca.
 
3- Grappa Alderotti - Distillerie Bonollo - 60% vol
Grappe da vinacce di uve miste a bacca bianca e rossa.
Ricca di profumi fruttati e floreali. All’assaggio è  piacevole,  rotonda,  equilibrata.
Ha un forte impatto alcolico dovuto alla sua alta gradazione che scalda lasciando persistenti e piacevoli sentori di frutti a bacca rossa.

Prenotazione obbligatoria:
Bibilioteca:  055 875700 – e-mail: biblioteca@comune.signa.fi.it
ANAG:  340 7215337- e-mail: anagtoscana@gmail.com
 
Ai partecipanti sarà richiesto un contributo volontario per l'associazione ANAG della Toscana.

Maggiori informazioni http://www.anagtoscana.it/


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