Autore Topic: Il fumatore di pipa  (Letto 216110 volte)

Offline StefanoG

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #285 il: 19 Febbraio 2013, 17:01:55 »
NEIL METHUEN RITCHIE

Sir Neil Methuen Ritchie, GBE, KCB, DSO, MC (29 luglio 1897 – 11 dicembre 1983),

.....................................è stato un generale dell'esercito inglese durante la seconda guerra mondiale.


La carriera militare di Ritchie ebbe inizio nel 1914, quando gli fu assegnato come ufficiale nel Black Watch. Durante la prima guerra mondiale ha prestato servizio in Francia e in Mesopotamia, campagna per la quale è stato insignito della Military Cross nel 1918, per "un ottimo esempio di freddezza, coraggio e totale disprezzo del pericolo ".[1]
 
All'inizio della Seconda guerra mondiale Ritchie era salito al rango di brigadiere, e venne coinvolto nella evacuazione di Dunkerque. Ricoprì in seguito incarichi per il personale dei generali Wavell, Brooke e Auchinleck e venne molto apprezzato da tutti. Fu Auchinleck ad affidargli il suo più alto comando, l'Ottava Armata, nel novembre 1941 nel momento più difficile della offensiva britannica in Cirenaica (Operazione Crusader).
 
Ritchie ebbe la sfortuna di avere il suo comando più importante durante le prime fasi della guerra, quando le fortune inglesi erano al loro punto più basso. L'Ottava Armata, in Nord Africa, era l'unica forza britannica in quel momento a combattere contro i tedeschi. Dopo alcuni successi contro gli italiani, gli inglesi furono respinti dopo l'arrivo dei Afrika Korps al comando di Rommel. Inizialmente concepito come un incarico temporaneo in attesa di un comandante adatto, l'incarico di Ritchie durò per oltre sei mesi. Era al comando della Ottava Armata nella Battaglia di Gazala nel maggio-giugno 1942, quando Ritchie non riuscì ad esercitare un forte controllo operativo sull'esercito e gli inglesi furono pesantemente sconfitti, perdendo il porto di Tobruk. Sarebbe stato destituito da Auchinleck il 25 giugno 1942 prima della prima battaglia di El Alamein.
Auchinleck è spesso visto come aver nominato Ritchie, un comandante relativamente giovane, al fine di consentire a lui stesso di rimanere in stretto contatto con la battaglia come Comandante in Capo del Medio-Oriente. Ritchie è stato fortemente criticato sia durante che dopo la guerra per la sua incapacità di fermare Rommel; da allora molti commentatori sono giunti alla sua difesa, in particolare Lord Carver.
 
Dopo essere stato sostituito come comandante dell'Ottava Armata, Ritchie fu nominato al comando della 52aDivisione in Gran Bretagna e successivamente il XII Corpo durante lo sbarco in Normandia e la campagna in Europa, dove esercitò il suo incarico con competenza ed efficacia, incontrando la stima del suo comandante superiore, l'esigente generale Montgomery. Il fatto che Ritchie riacquistò un comando attivo in seguito al suo licenziamento, a differenza del suo predecessore nell'Ottava Armata Cunningham, riflette l'alta considerazione per lui del Capo di Stato Maggiore Generale Imperiale, generale Brooke.
 
Dopo la guerra Ritchie è rimasto nell'Esercito e nel 1947 servì come comandante in capo delle forze britanniche in Estremo Oriente,[senza fonte] a partire dal dicembre 1948 come aiutante di campo del re [2] e dal settembre 1950 come colonnello della Black Watch,[3] il suo vecchio reggimento. A seguito del suo pensionamento, è emigrato in Canada e ha preso una posizione di presidente di una compagnia di assicurazioni. Morì all'età di 86 anni a Toronto

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #286 il: 19 Febbraio 2013, 17:14:40 »
RON CARTER

Ron Carter (Ferndale, 4 maggio 1937)

......................... è un contrabbassista statunitense di musica jazz.

Ron Carter è considerato uno dei contrabbassisti più originali e tecnicamente dotati del mondo. Noto per la sua eleganza e sobrietà nel suonare durante i concerti (quasi sempre in giacca e cravatta). Iniziò all'età di dieci anni con il violoncello, ma quando la sua famiglia si spostò a Detroit, trovò molte difficoltà di carattere razziale coi musicisti classici e così si dedicò al jazz. Ha suonato nella Eastman School's Philharmonic Orchestra, diplomandosi poi nel 1959. Grazie al suo suono unico e pieno di swing è molto ricercato come musicista da studio per le registrazioni — le sue apparizioni su 2.500 album lo rendono uno dei bassisti più registrati nella storia del jazz. Particolare l'uso del contrabbasso dell'artista, che si fece costruire uno strumento di dimensioni ridotte per poter suonare su registri più alti ed essere così più udibile dal pubblico (Piccolo 1977). Carter è arrivato alla notorietà nei primi anni sessanta con il secondo grande quintetto di Miles Davis, che includeva anche Herbie Hancock, Wayne Shorter e Tony Williams. Ha anche partecipato ad alcuni progetti solisti con Hancock e Shorter. Ha suonato e registrato con Billy Cobham, Kenny Barron, Antonio Carlos Jobim, Eric Dolphy, McCoy Tyner, Stanley Turrentine, Freddie Hubbard, Stan Getz, Coleman Hawkins, Joe Henderson, Horace Silver, Kenny Burrell, Jim Hall, Milt Jackson, e molti altri importanti artisti jazz, e ha registrato circa 20 album come bandleader. Con Billy Cobham e Herbie Hancock strinse un'amicizia fin dai tempi di Miles Davis, e con loro formò nel 1981 il trio Hurricane dal successo planetario. È apparso nell'album The Low End Theory del gruppo di hip-hop alternativo A Tribe Called Quest.
 
Si è distinto come Professore Emerito al dipartimento di musica del City College of New York, insegnandovi per 18 anni, recentemente ha ricevuto il dottorato Honoris Causa al Berklee College of Music, nella primavera del 2004.

da wikipedia

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Appena compiuti i 75 anni, Ron Carter è una figura mitica della storia del jazz e faro per il jazz contemporaneo.
 
E’ il più apprezzato dei contrabbassisti sulle scene e il suo stile strumentale, con la cavata incisiva e l’inconfondibile potenza ritmica, è perfetto e ricercatissimo.
 Bassista del mitico quintetto di Miles Davis  degli anni ’60 – per intenderci quello in cui militavano Herbie Hancock, Wayne Shorter e Tony Williams, Carter ha in seguito vissuto una carriera esemplare. È stato da un lato ottimo bandleader in formazioni che vedevano il suo strumento in posizione di rilievo e che praticavano una ricerca musicale originale e moderna.  D’altro canto, Carter è sicuramente uno dei più eleganti accompagnatori jazz, dote che ha messo in luce in migliaia di registrazioni e concerti a fianco di grandi interpreti come Kenny Barron, McCoy Tyner, Cedar Walton, Freddie Hubbard, Joe Henderson, Horace Silver e molti altri.

classe 1937, è uno dei bassisti più originali, prolifici ed influenti nel jazz. Con oltre 2.500 gli album al suo attivo, ha registrato con molti dei grandi della musica: Tommy Flanagan, Gil Evans, Lena Horne, Bill Evans, BB King, il Quartetto Kronos, Dexter Gordon, Wes Montgomery, e Bobby Timmons. Nei primi anni 1960 si è esibito negli Stati Uniti nelle sale da concerto e discoteche con Jaki Byard ed EricDolphy.
In seguito ha girato l'Europa con Cannonball Adderley. Dal 1963 al 1968, è stato membro del classico e famoso Quintetto di Miles Davis.
 
E 'stato nominato bassista eccezionale del Decennio dal Detroit News, bassista jazz dell'anno dalla rivista Downbeat, e Most Valuable Player dalla National Academy of Recording ArtsAndSciences.
Nel 1993, Ron Carter ha vinto il premio Grammy per il Gruppo Best Jazz Instrumental, il Miles Davis Tribute Band e un altro Grammy nel 1998 per Call 'Sheet Blues', una composizione strumentale per il film “Round Midnight”. Oltre a comporre e arrangiare musica per molti film, tra cui alcuni progetti per la Public Broadcasting System, Carter ha composto musica “A Gathering of Old Men”, interpretato da Lou Gosset Jr., “The Passion of Beatrice” diretto da Bertrand Tavernier, e “Blind Faith” interpretato da Courtney B.Vance.
Carter condivide la sua esperienza in una serie di libri che ha scritto, tra cui “La costruzione di linee Jazz Bass” e “La musica di Ron Carter”, la seconda contiene 130 delle sue composizioni pubblicate e registrate. Carter ha conseguito una laurea in musica dalla Eastman School di Rochester e un master in contrabbasso dalla Manhattan School of Music di New York. Ha anche ricevuto due lauree ad honorem, dal New England Conservatory of Music e alla Manhattan School of Music, ed è stato il destinatario nel 2002 del prestigioso premio “Hutchinson Award” dalla Eastman School presso l'Università di Rochester.
Carter ha tenuto conferenze, condotto ed eseguito cliniche e corsi di perfezionamento, insegnato ensemble jazz presso numerose università.
 E' stato Direttore Artistico dell'Istituto di Studi Thelonious Monk Jazz, mentre si trovava a Boston e, dopo 18 anni presso la facoltà del Dipartimento di Musica del City College di New York, è ora Distinguished Professor Emeritus, anche se, come interprete, egli rimane più attivo che mai.
Nel 2010, Ron Carter ha ricevuto il "Commandeur dans l'ordre des Arts et des Lettres" ordine della Repubblica Francese.


da blunotemilano
da albajazz


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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #287 il: 19 Febbraio 2013, 17:32:07 »
SOMERSET  MAUGHAM

William Somerset Maugham (Parigi, 25 gennaio 1874 – Nizza, 16 dicembre 1965)

.....................................è stato uno scrittore e commediografo britannico.

Famoso per il pessimismo acre e freddo, l'ironia crudele e cinica, con cui flagellava inesorabilmente i vizi e la follia degli uomini, e soprattutto delle donne, in una visione del mondo piuttosto cupa, ma dotata anche di senso d'umanità.Il padre di Maugham era un avvocato inglese che si occupava delle questioni legali dell'ambasciata britannica a Parigi. Poiché secondo la legge francese tutti i bambini nati sul suolo francese potevano essere chiamati alla leva per il servizio militare, Robert Ormond Maugham fece in modo che William nascesse nell'ambasciata, tecnicamente sul suolo britannico, evitandogli la coscrizione in caso di guerre future della Francia. Anche suo nonno, un altro Robert, era stato un avvocato famoso e cofondatore della English Law Society,[3] e si dava per scontato che William seguisse le loro orme. Il destino volle diversamente, ma suo fratello maggiore, Viscount Maugham ebbe una carriera avvocatizia di successo e ricoprì la carica di Lord Cancelliere tra il 1938 e il 1939.
 
La madre di Maugham, Edith Mary (nata Snell) era malata di tubercolosi, una condizione per la quale i medici a quel tempo prescrivevano come rimedio il parto. Il risultato fu che Maugham aveva tre fratelli maggiori, che già frequentavano il collegio quando William aveva tre anni, tanto che l'ultimogenito fu allevato come un figlio unico. Il parto non fu una cura efficace per la tubercolosi e così Edith Mary Maugham morì all'età di 41 anni, sei giorni dopo aver dato alla luce un bambino morto. La morte della madre fu un trauma per William, che tenne la fotografia della madre vicino al suo letto fino alla sua morte, a 91 anni. Due anni dopo la morte di sua madre, suo padre morì di cancro. William fu rimandato in Inghilterra per essere cresciuto da suo zio, Henry MacDonald Maugham, il Vicario di Whitstable, nel Kent. Il trasferimento fu catastrofico. Henry Maugham si rivelò freddo ed emotivamente crudele. La King's School, Canterbury, dove William trascorreva l'anno scolastico, fu un vero inferno, dove lo prendevano in giro per via del suo cattivo inglese (la sua prima lingua era il francese) e per la statura bassa, che aveva ereditato dal padre. È in questo periodo che Maugham cominciò a balbettare, un disturbo che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, anche se si manifestava in modo sporadico, a seconda dello stato d'animo e delle circostanze.
 
La vita nella casa del vicario era noiosa e le emozioni erano represse. A Maugham non era permesso perdere la calma o mostrare le proprie emozioni in alcun modo. Era un bambino tranquillo, riservato ma molto curioso, e il suo rifiuto delle emozioni altrui era tanto rigido quanto il rifiuto delle sue proprie emozioni.
Maugham era infelice sia in casa del vicario sia a scuola. Per questo sviluppò una grande abilità nel fare osservazioni pungenti alle persone che non gli piacevano. Questo abilità si riflette a volte nei personaggi che popolano i suoi scritti. A sedici anni Maugham rifiutò di continuare a studiare al King's School e suo zio gli permise di andare in Germania, dove studiò letteratura, filosofia e tedesco all'Università di Heidelberg. L'anno che trascorse a Heidelberg incontrò John Ellingham Brooks, un inglese più anziano di dieci anni, con il quale ebbe le prime esperienze sessuali. Tornato in Inghilterra, suo zio gli trovò un posto in un ufficio di contabilità, ma dopo un mese Maugham andò via e tornò a Whitstable. Suo zio non era contento e si mise a cercargli un'altra professione. Il padre e i tre fratelli maggiori di Maugham erano tutti noti avvocati ma Maugham chiese di essere esonerato dal dovere di seguire le loro orme.
 
La carriera ecclesiastica fu scartata perché un ministro balbuziente avrebbe messo in ridicolo la famiglia. Parimenti, il Civil Service fu scartato - non in considerazione dei desideri o interessi di Maugham, ma perché la normativa recente richiedeva che i funzionari del Civil Service superassero un esame, per cui lo zio di Maugham ritenne che il Civil Service non fosse più una carriera per gentiluomini. Il medico locale suggerì la professione medica e lo zio di Maugham approvò, con riluttanza. Maugham scriveva sin da quando aveva
Secondo alcuni critici, gli anni che Maugham trascorse studiando medicina furono infruttuosi dal punto di vista creativo, ma invece Maugham pensava il contrario. Viveva a Londra, una città piena di vita, incontrava gente di "bassa" estrazione che non avrebbe mai potuto incontrare nell'ambito di altre professioni, e le vedeva nei momenti di più grande ansia e tensione della loro vita. In età più matura Maugham ricordava il valore letterario di ciò che aveva visto quando era studente: "Vedevo come le persone muoiono. Vedevo come sopportavano il dolore. Vedevo come sono la speranza, la paura e il sollievo..." Maugham vedeva che la sofferenza corrode i valori umani, che la malattia amareggia e inasprisce le persone, e non lo dimenticò mai. Qui, finalmente, c'era la "vita nuda e cruda" e la possibilità di osservare un'ampia gamma di emozioni umane.
Maugham aveva una residenza privata, che aveva arredato personalmente. Riempiva quaderni di idee letterarie e di notte scriveva continuamente mentre, allo stesso tempo, studiava per completare i suoi studi di medicina. Nel 1897 presentò il suo secondo libro a un editore (il primo libro era una biografia di un compositore d'opera, Giacomo Meyerbeer, scritto ad Heidelberg quando Maugham aveva sedici anni.
Liza di Lambeth, racconto di un adulterio consumato nella classe operaia e delle sue conseguenze, traeva ispirazione dalle esperienze di Maugham quando era uno studente di medicina che faceva l'ostetrico a Lambeth, quartiere degradato di Londra. Il romanzo appartiene alla scuola degli scrittori realisti, gli "slum writers", come George Gissing e Arthur Morrison. Pur essendo un racconto franco e diretto, Maugham stesso sentiva il dovere di ammettere in apertura di romanzo: "...è impossibile restituire sempre le parole precise di Liza e degli altri personaggi della storia; il lettore pertanto è pregato di non considerare le necessarie imperfezioni del dialogo".
Liza di Lambeth diventò famoso tra i critici e i lettori, e la prima edizione fu esaurita in poche settimane. Questo convinse Maugham, che aveva appena completato gli studi di medicina, ad abbandonare la medicina e abbracciare la carriera letteraria, che sarebbe durata 65 anni. Della sua entrata nella professione letteraria in seguito Maugham disse: "La presi come un'anatra prende l'acqua".
 
La vita di scrittore gli permise di viaggiare e vivere in posti come la Spagna e Capri nei dieci anni seguenti, ma le dieci opere seguenti non ottennero mai il successo di Liza. La situazione cambiò radicalmente nel 1907 con il fenomenale successo della sua opera teatrale Lady Frederick; l'anno seguente quattro sue opere teatrali erano rappresentate contemporaneamente a Londra e la rivista Punch pubblicò una vignetta in cui Shakespeare si mordeva le unghie nervosamente mentre guardava i cartelloni teatrali.
Nel 1914 Maugham era ormai famoso, con la produzione di dieci opere teatrali e la pubblicazione di dieci romanzi. Quando scoppiò la Prima guerra mondiale Maugham era troppo vecchio per essere chiamato alle armi e fu operativo in Francia nella Croce rossa Britannica come autista di ambulanza, in un gruppo di 23 scrittori famosi, tra cui Ernest Hemingway, John Dos Passos e E. E. Cummings. In questo periodo incontrò Frederick Gerald Haxton, un giovane americano di San Francisco, California, che fu suo compagno e amante fino al 1944, anno della morte di Haxton (Haxton è Tony Paxton, personaggio di un'opera teatrale di Maugham, Our Betters, del 1917). In tutto questo periodo Maugham continuò a scrivere. Si sa anche che durante la guerra Maugham lavorava per il British Intelligence in Europa: era stato reclutato da John Wallinger e faceva parte della rete di agenti britannici che operavano in Svizzera contro il Berlin Committee (il Comitato per l'indipendenza dell'India), in particolare contro Virendranath Chattopadhyay. In seguito Maugham fu reclutato da William Wiseman per agire in Russia.[8][9]
 
Inizialmente Schiavo d'amore (1915) ricevette critiche negative sia in Inghilterra che in America. Il New York World definì l'ossessione romantica del protagonista Philip Carey "la schiavitù sentimentale di un povero sciocco". L'influente critico e romanziere Theodore Dreiser però venne in soccorso del romanzo, parlandone come dell'opera di un genio e paragonandola a una sinfonia di Beethoven. Questa recensione diede al romanzo la spinta di cui aveva bisogno e da quel momento il romanzo non ha mai smesso di essere ristampato.
 
Il libro era palesemente autobiografico (la balbuzie di Maugham diventa il piede equino di Philip Carey, il vicario di Whitstable diventa il vicario di Blackstable e Philip Carey è un medico), anche se Maugham insisteva che si trattava più di invenzione che di realtà. Ciononostante, la stretta relazione tra fittizio e non-fittizio diventò il tratto caratteristico di Maugham. Nel 1938 scrisse: "Nelle mie opere realtà e finzione sono così intrecciati che, guardando indietro, riesco a malapena a distinguere l'una dall'altra".
Anche se Maugham ebbe legami sentimentali importanti soprattutto con uomini, ebbe anche delle relazioni con delle donne. Nello specifico, dalla sua relazione con Syrie Wellcome, figlia di Thomas John Barnardo e moglie del magnate farmaceutico anglo-americano Henry Wellcome, nacque una figlia, Liza (nata Mary Elizabeth Wellcome, 1915–1998). In seguito Henry Wellcome citò sua moglie in giudizio per ottenere il divorzio e citò anche Maugham come correo. Nel maggio del 1917, in seguito alla sentenza definitiva di divorzio, Syrie e Maugham si sposarono. Syrie diventò una decoratrice d'interni molto famosa negli anni venti.
 
Maugham tornò in Inghilterra per promuovere Schiavo d'amore ma, fatto questo, voleva riprendere la sua partecipazione allo sforzo bellico. Non potendo tornare al servizio di autista di ambulanza, gli amici di sua moglie lo presentarono a un alto ufficiale dei servizi segreti e nel settembre del 1915 cominciò a lavorare in Svizzera, usando come copertura la sua attività di scrittore per raccogliere e passare informazioni.
 
Nel 1916 fece un viaggio nelle isole del Pacifico allo scopo di raccogliere materiale per il romanzo La luna e sei soldi, ispirato alla vita di Paul Gauguin.Nel giugno del 1917 Sir William Wiseman, capo del Secret Intelligence Service britannico (in seguito chiamato MI6), gli affidò una missione speciale in Russia[11] per fornire sostegno al Governo Provvisorio e mantenere la Russia in guerra ostacolando la propaganda pacifista tedesca. Due mesi e mezzo dopo i bolscevichi presero il potere. Probabilmente la missione era assolutamente impossibile, ma in seguito Maugham dichiarò che se fosse andato sei mesi prima, sarebbe riuscito nell'impresa. Silenzioso e osservatore, Maugham aveva il temperamento adatto per lavorare come agente dei servizi segreti; riteneva di aver ereditato dal padre avvocato il dono del giudizio distaccato e la capacità di non essere tratto in inganno dalle apparenze.
 
Maugham non perdeva mai l'occasione di trasformare la vita vera in letteratura e usò le sue esperienze di agente segreto per creare una serie di racconti brevi il cui protagonista è un agente raffinato, sofisticato, solitario Ashenden, un libro che ispirò a Ian Fleming la serie di James Bond.
Nel 1922 Maugham dedicò alla moglie Syrie On A Chinese Screen, un libro di 50 bozzetti brevissimi scritti durante i suoi viaggi in Cina e a Hong Kong negli anni venti, con l'intenzione di farne, in futuro, un libro.
 
Nel 1927 a Londra fu rappresentata per la prima volta la sua opera teatrale La lettera (The Letter), con l'attrice Gladys Cooper. Il dramma era tratto dal racconto omonimo pubblicato la prima volta nel 1926 nella raccolta The Casuarina Tree. In seguito fu adattato per il cinema e furono realizzati numerosi film.
 
Syrie e Maugham divorziarono nel 1927 – 28, dopo un matrimonio tempestoso complicato dai frequenti viaggi all'estero di Maugham e dalla sua relazione con Haxton.
 
Nel 1928 Maugham comprò Villa Mauresque, una tenuta di dodici acri a Cap Ferrat sulla Costa Azzurra, che sarebbe diventata la sua dimora per il resto della sua vita e uno dei grandi salotti letterari degli anni venti e trenta. La sua produzione letteraria continuava a essere prodigiosa e comprendeva opere teatrali, racconti brevi, romanzi, saggi e libri di viaggi. Nel 1940, quando la capitolazione della Francia lo costrinse a lasciare la Costa Azzurra e a diventare un ricco rifugiato, Maugham era già uno degli scrittori più famosi e ricchi del mondo anglofono.

Maugham, ormai sessantenne, durante la Seconda guerra mondiale visse quasi sempre negli Stati uniti, prima a Hollywood (dove lavorò su molte sceneggiature e diventò uno dei primi autori a guadagnare somme considerevoli con le trasposizioni cinematografiche) e poi nel Sud. Mentre era negli USA, il governo britannico gli chiese di pronunciare dei discorsi patriottici per indurre gli USA ad aiutare la Gran Bretagna, se non proprio a entrare in guerra come alleato. Gerald Haxton morì nel 1944 e Maugham tornò in Inghilterra, poi nel 1946 tornò nella sua villa in Francia, dove visse fino alla sua morte, tra un lungo viaggio e l'altro.
 
Il vuoto lasciato dalla morte di Haxton nel 1944 fu colmato da Alan Searle. Maugham lo aveva incontrato la prima volta nel 1928. Searle era un giovane di Bermondsey, quartiere periferico degradato di Londra, e aveva già vissuto con uomini più vecchi di lui. Si rivelò un compagno devoto, se non stimolante. Infatti uno degli amici di Maugham, descrivendo le differenze tra Haxton e Searle, disse semplicemente: "Gerald era un vino d'annata, Alan era un vino ordinario."
 
La vita sentimentale di Maugham non fu mai facile. Una volta Maugham confessò: "Ho sempre amato persone a cui interessava poco o niente di me e quando qualcuno mi ha amato, io ne ero imbarazzato... Per non ferire i loro sentimenti, spesso ho finto passioni che non provavo".
 
Nel 1962 vendette una collezione di quadri, alcuni dei quali erano stati assegnati legalmente a sua figlia Liza. Liza citò suo padre in giudizio, vinse la causa e ottenne 230.000 sterline. Maugham rispose diseredandola pubblicamente e dichiarando che Liza non era sua figlia biologica; poi adottò Searle come suo figlio ed erede e attaccò aspramente la defunta ex moglie, Syrie, nel suo volume di memorie del 1962, Looking Back, con il quale Liza scopriva di essere nata prima del matrimonio dei suoi genitori. A causa di questo libro Maugham perse molti amici e si espose al pubblico ludibrio. Liza e suo marito Lord Glendevon impugnarono il nuovo testamento di Maugham e i tribunali francesi lo annullarono. Ciononostante, nel 1965 Searle ereditò 50.000 sterline, tutto quello che era nella Villa Mauresque e i manoscritti e i diritti d'autore di Maugham per trent'anni. In seguito i diritti d'autore passarono al Royal Literary Fund.
 
Dopo la morte, le ceneri di Maugham furono sparse nei pressi della Maugham Library, alla King's School di Canterbury. Liza, Lady Glendevon, morì all'età di 83 anni nel 1998, lasciando quattro nipoti di Somerset Maugham (un figlio e una figlia nati dal primo matrimonio di Liza con Vincent Paravicini, e altri due figli avuti da Lord Glendevon).
Il successo commerciale ottenuto con i libri venduti, le produzioni teatrali e le trasposizioni cinematografiche delle sue opere, insieme agli oculati investimenti in borsa, permettevano a Maugham di condurre una vita agiata. Anche quando era un bambino piccolo e debole, Maugham era orgoglioso delle sue capacità e da adulto era orgoglioso di sfornare un libro dietro l'altro. Ma, nonostante i suoi trionfi, non ebbe mai il massimo rispetto dai critici o dai suoi pari. Maugham attribuiva questo fatto alla sua mancanza di "qualità lirica", al suo vocabolario poco ampio e all'uso imperfetto della metafora nelle sue opere.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #288 il: 19 Febbraio 2013, 17:33:16 »
segue dalla prima

SOMERSET MAUGHAN
 

Maugham scriveva in un'epoca in cui la letteratura sperimentale modernista come quella di William Faulkner, Thomas Mann, James Joyce e Virginia Woolf stava diventando sempre più popolare tra i lettori e i critici. In questo contesto, lo stile semplice della sua prosa era criticato come "talmente intessuto di cliché che il lettore si stupisce per l'abilità dello scrittore di metterne insieme così tanti e per la sua incapacità di scrivere in modo originale".
 
All'epoca di Maugham un uomo non poteva essere apertamente gay. Forse Maugham era disgustato dal proprio orientamento sessuale (come molti altri, in un'epoca in cui l'omosessualità era ampiamente considerata indifendibile o illegale), o forse semplicemente Maugham cercava di nascondere la sua omosessualità, in ogni caso Maugham scriveva con disprezzo dell'artista gay. In "Don Fernando", un libro autobiografico sugli anni che trascorse in Spagna, Maugham prendeva in considerazione (forse solo per divertimento) la possibilità che il pittore El Greco fosse omosessuale: "Non si può negare che l'omosessuale ha una visione del mondo più ristretta rispetto all'uomo normale. Per certi aspetti, le risposte naturali della specie sono a lui negate. Egli non può mai sperimentare alcune emozioni umane profonde e tipiche. Per quanto acutamente egli osservi la vita, non può vederla nel suo complesso... Non posso non chiedermi se quella fantasia torturata e quella stranezza sinistra che vedo nell'opera di El Greco sia dovuta a una tale anormalità sessuale".
 
Eppure le inclinazioni omosessuali di Maugham si riflettevano nelle sue opere in due modi. Poiché tendeva a vedere le belle donne come rivali sessuali, Maugham spesso attribuiva bisogni e appetiti sessuali ai personaggi femminili dei suoi libri, fatto abbastanza insolito per gli autori della sua epoca. Liza of Lambeth, Lo scheletro nell'armadio e Il filo del rasoio presentano donne determinate a soddisfare i loro grandi appetiti sessuali senza badare alle conseguenze. Inoltre il fatto che gli appetiti sessuali di Maugham fossero molto disapprovati, o addirittura considerati criminali, in quasi tutti i Paesi in cui viaggiava, rese Maugham insolitamente tollerante dei vizi altrui. Lettori e critici spesso si lamentavano che Maugham non condannasse abbastanza esplicitamente i personaggi negativi delle sue opere. Maugham rispose nel 1938: "Deve essere un mio difetto, io non sono gravemente scioccato dai peccati degli altri se non quando mi riguardano direttamente".
 
Pubblicamente Maugham giudicava le sue doti con modestia; verso la fine della sua carriera parlò di sé come di "uno dei primi nella fila dei secondi". Nel 1954 fu insignito del titolo di Companion of Honour.
 
Maugham aveva cominciato a collezionare quadri a soggetto teatrale già prima della Prima guerra mondiale e continuò fino al punto che la sua collezione era seconda solo a quella del Garrick Club. Nel 1948 annunciò che avrebbe donato questa collezione agli amministratori del National Theatre e dal 1951, circa 14 anni prima della sua morte, i suoi quadri cominciarono a essere esposti al pubblico. Nel 1994 furono concessi in prestito al Theatre Museum di Covent Garden.

Opere Importanti : Per molti il capolavoro di Maugham è Schiavo d'amore. Si tratta di un romanzo semi-autobiografico il cui protagonista, Philip Carey, come Maugham, era rimasto orfano ed era stato allevato dallo zio, un religioso. Philip era affetto da piede equino, una malformazione che per lui era motivo di continuo imbarazzo e rispecchiava la difficoltà con cui Maugham viveva la sua balbuzie. Anche i romanzi successivi erano basati su personaggi reali: La luna e sei soldi era ispirato alla vita di Paul Gauguin, mentre Lo scheletro nell'armadio contiene allusioni molto chiare alla vita degli scrittori Thomas Hardy e Hugh Walpole. Anche l'ultimo grande romanzo di Maugham, Il filo del rasoio, pubblicato nel 1944, era autobiografico in molti sensi. Mentre molti suoi romanzi sono ambientati in Europa, i personaggi di questo romanzo sono americani, e non britannici. Il protagonista è un disilluso veterano della Prima guerra mondiale che abbandona i suoi ricchi amici e il loro stile di vita per viaggiare in India in cerca dell'illuminazione. I temi del romanzo, il misticismo orientale e il senso di stanchezza per la guerra, toccavano da vicino i lettori (il romanzo fu pubblicato verso la fine della Seconda guerra mondiale) e presto fu realizzata una trasposizione cinematografica.

Nel 1947 Maugham istituì il Somerset Maugham Award, assegnato al migliore scrittore britannico (o ai migliori scrittori britannici), di età inferiore a 35 anni, autori di un romanzo nell'anno precedente. Vincitori importanti sono stati, tra gli altri, V. S. Naipaul, Kingsley Amis, Martin Amis e Thom Gunn. Alla sua morte Maugham donò i suoi diritti d'autore al Royal Literary Fund.
 
Uno degli scrittori che hanno riconosciuto l'influenza di Maugham sulla loro scrittura è Anthony Burgess, che ha inserito un articolato, anche se romanzato, ritratto di Maugham nel suo libro I poteri delle tenebre. Anche George Orwell dichiarò che Maugham era lo scrittore moderno che lo aveva influenzato maggiormente. Lo scrittore americano Paul Theroux, nella sua serie di racconti brevi The Consul's File, presentò una versione aggiornata del mondo coloniale di Maugham ritraendo un avamposto di espatriati nella moderna Malesia. Nel romanzo di J. D. Salinger, Il giovane Holden (1951), il protagonista Holden Caulfield dice di aver letto Schiavo d'amore e che il romanzo gli era piaciuto, ma non avrebbe fatto una telefonata a Maugham.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #289 il: 19 Febbraio 2013, 17:45:44 »
ENZO BEARZOT

Enzo Bearzot (Aiello del Friuli, 26 settembre 1927 – Milano, 21 dicembre 2010)

 è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore o mediano. Ha guidato la Nazionale italiana Campione del mondo al Campionato mondiale di calcio 1982, vinto dagli Azzurri.

« Primo: Non prenderle! Secondo: è imperativo vincere! Terzo ... ?! Non c'è un terzo punto perché i primi due han già riassunto tutto! »
 (Enzo Bearzot, battuta rilasciata nel pomeriggio del 5 luglio 1982, qualche ora prima della partita Italia-Brasile, vinta dall'Italia per 3-2.)
 
E' stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore o mediano. Ha guidato la Nazionale italiana Campione del mondo al Campionato mondiale di calcio 1982, vinto dagli Azzurri.
Soprannominato Vecio (vecchio), detiene il record di panchine da Commissario Tecnico della Nazionale italiana: guidò l'Italia 104 volte, dal 27 settembre 1975 al 18 giugno 1986, davanti a un altro C.T. storico della Nazionale italiana, Vittorio Pozzo con 97.
 
È morto il 21 dicembre 2010 a Milano all'età di 83 anni, 42 anni esatti dopo Vittorio Pozzo.
 
La nazionale di Bearzot rimane l'unica spedizione italiana priva di oriundi ad aver conquistato un campionato mondiale.

Dopo aver iniziato a giocare come mediano-difensore nella squadra di Aiello del Friuli, suo paese natale, nel 1946 si trasferì alla Pro Gorizia, in Serie B. Nel 1948, dopo 39 presenze e 2 gol, fu notato e acquistato dall'Inter. Qui in 3 stagioni giocò solo 19 partite (fece il suo esordio in maglia nerazzurra il 21 novembre 1948, nella partita di campionato vinta 3-1 contro il Livorno) e nel 1951 passò al Catania. In 3 anni collezionò 95 presenze e 5 reti.
Nel 1954 fu ingaggiato dal Torino che mirava a ritornare Grande dopo la Tragedia di Superga del 1949.[5]. In 2 stagioni da titolare giocò 65 incontri, mettendo a segno un solo gol. Nel 1956 tornò all'Inter: in una stagione annoverò 27 presenze, l'ultima delle quali fu una sconfitta per 3-2 a Bologna il 9 giugno 1957.
L'anno dopo tornò al Torino. Qui, dopo 164 presenze e 7 gol, nel 1964 concluse la carriera da giocatore per intraprendere quella da allenatore. In totale Bearzot disputò 251 partite nella massima serie. Da calciatore ottenne anche una presenza in Nazionale contro l'Ungheria, dove marcò il grande Puskas, che riuscì a segnare un gol.
Dopo il ritiro dall'attività agonistica, nel 1964 Bearzot iniziò l'apprendistato tecnico sulla panchina del Torino, prima come preparatore dei portieri e poi come assistente di Nereo Rocco, poi di Edmondo Fabbri e, successivamente, nella stagione 1968-1969, divenne allenatore del Prato, in Serie C,[5] in sostituzione di Dino Ballacci da gennaio in poi.
In seguito entrò nei quadri federali, inizialmente come allenatore delle giovanili (Under-23 all'epoca), ma presto venne promosso assistente di Ferruccio Valcareggi nella Nazionale maggiore e quindi a vice del suo successore, Fulvio Bernardini.[5] Nel 1975, dopo i Mondiali di Germania Ovest del 1974, fu nominato, grazie anche all'intervento di Gigi Peronace, commissario tecnico (condivise la panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977[5]), fallendo le qualificazioni al Campionato europeo di calcio 1976. I primi frutti del suo lavoro iniziarono a vedersi nei Mondiali del 1978, che la nazionale di Bearzot terminò al quarto posto, esprimendo il miglior gioco della manifestazione, ma guadagnandosi l'appellativo di "bella incompiuta"; e nell'Europeo del 1980, giocato in Italia, nel quale raggiunse la medesima posizione.
Il Mondiale di Spagna nel 1982 non iniziò sotto i migliori auspici. Bearzot fu aspramente criticato dalla stampa per alcune scelte ritenute controverse, come la convocazione di Paolo Rossi reduce dalla squalifica per lo scandalo del Totonero e l'esclusione di Roberto Pruzzo fresco capocannoniere della stagione 1981-1982. I modesti risultati nella prima fase indussero Bearzot e la squadra a introdurre la novità del silenzio stampa.[8] Nella seconda fase la squadra apparve trasformata dalla forza morale del gruppo e da alcuni cambiamenti tattici e di formazione operati da Bearzot, come l'inserimento di Gabriele Oriali e di un giovanissimo Giuseppe Bergomi tra i titolari, e si giovò dell'esplosione di Paolo Rossi. Gli Azzurri sconfissero in successione l'Argentina, il Brasile, la Polonia in semifinale e la Germania Ovest per 3-1 in finale, partite entrate nella storia. La Nazionale italiana di quel Mondiale fu l'unica nella storia del torneo a battere una dopo l'altra le detentrici dei 3 precedenti titoli, ovvero Argentina (campione nel 1978), Germania (1974) e Brasile (1970).
Bearzot pagò il debito affettivo e di gratitudine con il gruppo campione del mondo: non volle rinnovare radicalmente la rosa e mancò la qualificazione all'Europeo del 1984, per dimettersi dopo il non brillante Campionato mondiale di calcio 1986, nonostante avesse un contratto fino al 1990.
L'11 luglio 1993 festeggiò nel migliore dei modi l'undicesimo anniversario del titolo mondiale: alla guida della Nazionale italiana master (una rappresentativa di vecchie glorie fra cui molti campioni del 1982) vinse il titolo mondiale di categoria a Trieste contro l'Austria, dopo aver sfidato anche il Brasile nella quinta edizione del campionato mondiale di calcio over 35.
Dal 2002 al 2005 è stato presidente del Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Nel luglio 2003 un gruppo di deputati della Casa delle Libertà propose la nomina di Enzo Bearzot a senatore a vita con la motivazione «Ha sempre difeso l'etica dello sport», secondo quanto scritto nella lettera a Carlo Azeglio Ciampi.
 
Vita privata:
Enzo Bearzot ebbe una figlia, Cinzia, docente universitaria di storia greca e autrice di un apprezzato manuale sull'argomento.

Curiosità : Ad Enzo Bearzot è dedicata l'antologia "Un coro per il Vecio. 19 voci per Enzo Bearzot" scritta dal gruppo di Em Bycicleta ed edita da Curcu&Genovese nel dicembre 2007, in onore dell'80° compleanno di Bearzot. Il libro è stato presentato, alla presenza di Bearzot, il 29 gennaio 2008 a Milano presso l'Osteria della Madonnina.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #290 il: 19 Febbraio 2013, 17:47:28 »
altre foto Bearzot

Aiello del Friuli (Udine) 26 settembre 1927. Ex calciatore (Inter, Catania, Torino). Allenatore, condusse la Nazionale al titolo mondiale del 1982. Da ultimo presidente-garante del Settore tecnico della Figc. «I rivali più pericolosi sono quelli che ti fanno dormire la notte prima».
• Vita Figlio di un direttore di banca (a Cervignano): «I miei preferivano fare di me un medico, un farmacista o almeno vedermi lavorare in banca, come mio padre». Mamma Elvira morì mentre era a Palermo con il Torino, papà Egidio mentre era in Olanda con la Nazionale.
• Benito Lorenzi, che lo ebbe per compagno da calciatore: «Correva per novanta minuti. Rendimento garantito, sotto questo punto di vista. Ma io non so dire bugie: le basi tecniche erano poca roba».
• «Una carriera da mediano, di quelli d’una volta: tosto e risoluto, la battuta pronta col piattone, la testa a svettare, grazie alla statura torreggiante, per poderosi rilanci; sulla mezzapunta avversaria o sul centravanti non fa differenza. Ai tempi del ginnasio frequenta il pallone con successo. Lo nota un dirigente della Pro Gorizia, serie B, e lo porta nel calcio vero. Due anni dopo il sogno diventa realtà con la maglia dell’Inter, ma il gran numero di campioni gli lesina spazio. Una stagione a Catania, che lo matura come uomo e calciatore, poi il Torino, l’amore della sua vita di giocatore, una nuova parentesi in nerazzurro e infine dieci stagioni filate in granata, fino all’addio. Con una sfortunata presenza in Nazionale (in marcatura sull’immenso Puskas). Nereo Rocco, tecnico granata, gli rivolge l’invito formale: “Ciò, bruto mona, quand’è che ti scominzi a darme una man?”. Non aspettava altro, prende in mano la De Martino, la Primavera. Dopo quattro anni, quando l’annaspante Prato gli chiede aiuto, si butta e coglie l’obiettivo, conquistando un ottimo nono posto. L’uomo del destino però è Ferruccio Valcareggi, che gli propone di entrare nei ranghi federali, con la prospettiva di un lavoro in profondità. Accetta e segue la lunga trafila, al seguito di zio Uccio ai mondiali del 1970 e 1974, poi alla guida dell’Under 23 e infine, nel 1975, aiutante di campo del ct Fulvio Bernardini. La scelta desta commenti ironici, Bearzot è “quello del Prato”. Nel 1977, quando Bernardini si fa da parte con amarezza, diventa commissario tecnico azzurro e comincia la più schizofrenica avventura della storia del calcio italiano» (Carlo F. Chiesa) «Ha sempre interpretato il ruolo con grande rigore e non occorreva entrare nello spogliatoio azzurro per capire che razza di rapporto ci fosse tra allenatore e giocatori, quale entusiasmo e quale grado di dedizione fosse in grado di smuovere quel friulano tutto d’un pezzo. Basta vedere come ricostruisce le sue vittorie: nel segno della sofferenza, mai del compiacimento» (Indro Montanelli).
• In Spagna, nell’82, arrivò in mezzo a violente contestazioni per non aver portato il fantasista dell’Inter Evaristo Beccalossi e il bomber della Roma Roberto Pruzzo. A Vigo, nella prima fase, quando la squadra ottenne tre pareggi in tre partite, molti giornalisti chiesero che fosse sostituito in corsa. Il clima cambiò dopo l’inattesa vittoria contro l’Argentina di Maradona e, soprattutto, dopo quella ancora più clamorosa contro il Brasile di Zico. Suo ricordo più vivo: «Dino Zoff che mi dà un bacio sulla guancia, dopo la partita col Brasile. Senza dire una parola. Io quella sera, dopo il Brasile, mi sentivo già campione del mondo. Perché la Polonia l’avevamo già incontrata, faceva melina, abbiamo sbagliato un sacco di gol ma eravamo più forti. I tedeschi erano potenti ma non veloci. Forse avremmo avuto più difficoltà con la Francia. I tedeschi li abbiamo battuti grazie alla superiore velocità. Della finale ricordo i ragazzi che mi buttano in aria, e nei rari momenti di lucidità pensavo al pomeriggio del 19 giugno 1938, quando eravamo tutti nella piazza di Gradisca a sentire la voce di Nicolò Carosio dagli altoparlanti. Nel 4-2 finale c’erano due gol di Gino Colaussi, detto Ginùt, che era di Gradisca. Fu quel giorno che decisi che avrei fatto il calciatore» (allusione al secondo titolo mondiale vinto dall’Italia).
• Il suo famoso naso da pugile è il risultato di tre fratture per scontri di gioco, due causate dai compagni di squadra.
• Ha sposato Luisa Crippa, conosciuta festeggiando una vittoria. Un figlio, Glauco.
• «Quando studiavo a Gorizia dai Salesiani, ero terrorizzato dall’idea del peccato e dall’idea della morte. Adesso non ho più paura di nulla, davvero. Un bel passo avanti».
• Sulle polemiche relative alla partita Italia-Camerun, della prima fase del mondiale in Spagna, vedi BEHA Oliviero.
• Frasi «Il giocatore italiano deve pensare di poter vincere la partita da solo».
• «È importante perdere le amichevoli. Porta bene».
• Politica Antiberlusconiano.
• «Enzo Bearzot o, ancor prima, Nereo Rocco, rappresentanti di un’Italia rurale e sobria, provinciale e schiva, che – tuttavia – appare più affidabile, ma anche più raffinata, di quella dominante (a destra come a sinistra), così effimera e ondivaga. E, soprattutto, quell’Italia “mediana” si rivela capace di parlare a chi, in genere, non viene né ascoltato, né interpellato dalle parole della politica» (Luigi Manconi).
• Tifo Torino e Inter.
• Vizi«“Non chiedo altro. / Fumare / la mia pipa in silenzio come un vecchio / lupo di mare”: anni fa Bearzot s’impadronì d’una citazione di Umberto Saba, vantandosi d’essere stato iniziato all’arte della Savinelli da Sandro Pertini, sull’aereo di ritorno dal Mundial» (Francesco Battistini).
• Patito di jazz. Suo paragone tra il jazz e il calcio: «La squadra è l’orchestra, il tema musicale è l’avversario, dunque va suonato, ogni volta in modo diverso. C’è una base armonica comune, che va rispettata e corrisponde al sistema di gioco. Ma in questo ambito ciascuno ha la possibilità di esaltare le sue qualità personali, che danno lustro alla prestazione collettiva. La batteria dà i tempi di fondo, come il regista che detta la cadenza di gioco, il sax può essere il fantasista, il contrabbasso è il libero, capace di difendere ma anche di offendere, la tromba è il goleador».
• Patito di letteratura: «Quando ero studente al liceo classico di Udine, leggevamo Dostoevskij e mi ricordo intere pagine per una sola descrizione, di una persona o di un ambiente. A quei tempi non si leggeva Hemingway. Quando potei leggerlo, ne rimasi affascinato: le descrizioni erano lunghe una riga. Il calcio che mi piace non è Dostoevskij, è piuttosto Hemingway».
• Celebre la partita di scopone scientifico giocata con Pertini, Causio e Zoff sull’aereo che riportava la Nazionale a casa dopo il Mondiale di Spagna: «“Facciamoci una partita”, dice dunque Pertini. Ma pretende che si scinda la coppia fissa Bearzot-Zoff, due che per serietà e vicinanza di vedute erano fusi in un nome solo (Bearzoff). È una coppia fissa, parla la stessa lingua strana, magari si fa pure i segni. Lo dice bonariamente, quindi i due furlani non se la prendono. Il capitano col presidente, e Bearzot convoca Causio. Gioverà ricordare che nel 1982 non c’erano telefonini né playstation e dunque nei ritiri s’ammazzava il tempo giocando a carte, in genere col mazzo da 40 (scopa, briscola, tressette a prendere o ciapanò). Una leggenda metropolitana che circolava subito dopo la partita diceva: 17-16 per la coppia Bearzot-Causio, Pertini mazziere s’è tenuto di palo il settebello dispari. Non andò così. Ma il ricordo affettuoso che gli azzurri hanno di Pertini li porta a non premere molto su un tasto: il presidente era il meno allenato, o il più scarso, dei quattro. Che, sportivamente, decisero di non infierire. L’unica cosa certa è che vinsero Bearzot e Causio. Per lancio della spugna, fa intendere il Vecio» (Gianni Mura).

da il Corriere della Sera
« Ultima modifica: 19 Febbraio 2013, 18:00:29 da StefanoG »

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #291 il: 20 Febbraio 2013, 16:58:10 »
PIGNA  ALFREDO


Alfredo Pigna (Napoli, 6 giugno 1926)

................................... è un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano


È stato per anni conduttore della Domenica Sportiva e volto conosciutissimo del piccolo schermo.

Pigna ha legato la sua carriere RAI allo sci alpino, prima come vice di Guido Oddo, poi come telecronista dello sci alpino femminile
(sua la telecronaca dell'"incredibile" oro di Paoletta Magoni a Sarajevo nel 1984), ed infine di quello maschile.
Pigna ha raccontato i primi passi della valanga azzurra e quelli di Alberto Tomba sin dai primi successi nel 1987, passando per le storiche imprese ai giochi olimpici di Calgary del 1988 (doppio oro del campione bolognese).
 
Dopo di lui si succederanno Furio Focolari (licenziato dalla RAI nel 1996 a seguito di una inchiesta interna su sponsorizzazioni occulte, reintegrato nel 2001 con sentenza della Corte d'Appello di Roma ), Carlo Gobbo e Davide Labate, attuale voce RAI dello sci alpino maschile (le telecronache delle gare femminili sono affidate a Davide Novelli).
 
È stato anche sceneggiatore e amico personale di Dino Buzzati, e con lui ha scritto la sceneggiatura del film Il fischio al naso di Ugo Tognazzi tratto da un racconto dello scrittore bellunese.
Sempre con lui ha firmato la sceneggiatura de Il Viaggio di G. Mastorna, progetto mai realizzato, ma sempre sognato di Federico Fellini.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #292 il: 20 Febbraio 2013, 17:08:22 »
EDWARD ABBEY

Edward Paul Abbey (Indiana, 29 gennaio 1927 – Tucson, 14 marzo 1989)

.................................. è stato uno scrittore statunitense, noto per il suo interesse per l'ambiente e l'ecologia.

 
Tra i suoi scritti più famosi si può citare I sabotatori (The Monkey Wrench Gang) che divenne il testo ispiratore di molti movimenti ambientalisti (notoriamente l'organizzazione Earth First!) e dei cosiddetti ecoterroristi, la stesso titolo venne usato come neologismo per definire l'azione di sabotaggio contro le cosiddette corporation a salvaguardia dell'ambiente e degli spazi incontaminati.

Dottrine fantastiche (come il cristianesimo, l'islamismo o il marxismo) richiedono la fede unanime.
Ma se qualcuno lancia dei dubbi sul credo di milioni, ecco che compaiono paura e odio, camere a gas e di tortura, la forca, i lavori forzati e i reparti di psichiatria. (da A Voice Crying in the Wilderness (Vox Clamantis in Deserto): Notes from a Secret Journal, St. Martin's Press, 1989)

La violenza è americana quanto la torta di mele. (da I sabotatori)
Equilibrio, questo è il segreto. Moderato estremismo. (da Bedrock and Paradox)

La crescita fine a se stessa è l'ideologia delle cellule cancerose.
Un patriota deve sempre essere pronto a difendere il suo paese dal suo governo.
Dal punto di vista di una tenia l'uomo fu creato da Dio per soddisfare l'appetito delle tenie.
Sentimento senza azione è la rovina dell'anima.
[Edward Abbey, Deserto solitario. Una stagione nei territori selvaggi, traduzione di Mannino G., Muzzio, 1993, ]

da Wikipedia

Di lui si è scritto anche :
Scrittore e filosofo americano (Home, Pennsylvania, 1927 - Oracle, Arizona, 1989).
Considerato uno dei teorici dei movimenti ambientalisti americani, iniziò la carriera di scrittore con Jonathan Troy (1954), realizzato nel periodo in cui lavorò come guardia forestale in alcuni parchi nazionali degli Stati Uniti. La sua prima vera affermazione nel campo della narrativa la ottenne due anni dopo, con The Brave Cowboy (1956; Il cowboy coraggioso), romanzo ispiratore del film di successo del 1962 Solo sotto le stelle interpretato da K. Douglas. Con Desert Solitaire (1968; Deserto solitario), una sorta di saggio-diario, Abbey espose in modo esplicito le sue posizioni ambientaliste più radicali, contro l'industrializzazione del West americano e i progetti di devastazione dell'ambiente dei governi USA.
Successivamente pubblicò il suo best-seller, The Monkey Wrench Gang (1975; trad. it. I sabotatori), manifesto di “contro-vandalismo” in opposizione alla violenza delle industrie.
Accanto alle convinzioni ambientaliste, Abbey maturò poi posizioni contro il processo di immigrazione, attirandosi violentissime critiche di buona parte dell'opinione pubblica statunitense.
Tra le altre opere si ricordano Abbey’s Road (1979; La strada di Abbey), Fool’s Progress (1988; Gli inganni del progresso) e il seguito di The Monkey Wrench Gang, dal titolo Hayduke Lives, uscito postumo nel 1990.

da Sapere.it

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #293 il: 20 Febbraio 2013, 17:15:37 »
ADAMSON GEORGE

George Alexander Graham Adamson (Dholpur, 3 febbraio 1906 – Kenya, 20 agosto 1989 - 83 anni )

............................................... è stato un naturalista inglese.

 Il suo nome in swahili era "Baba ya Simba", letteralmente "Il padre dei leoni", ed è stato uno dei padri fondatori della conservazione della fauna selvatica.

« Chi si prenderà cura degli animali, per quelli che non sono autosufficienti?
Ci sono giovani uomini e giovani donne disposti ad assumere questo incarico?
Chi farà sentire la sua voce, quando la mia sarà stata portata via dal vento, chi aiuterà la causa? »
(George Adamson)

George Adamson nacque in India, allora India Britannica.
Sua madre Katherine era inglese e suo padre Harry, che ha contribuito alla formazione di un esercito per il Rajah di Dholpur, era irlandese. Da ragazzo George frequentò un collegio inglese e, insieme al fratello Terrance, qualche volta si concesse delle escursioni in Scozia. Nel 1924, all'età di 18 anni, George si recò in Kenya per lavorare nelle piantagioni di caffè del padre, ma questo impiego non era adatto al suo spirito avventuroso e negli anni successivi provò a cambiare lavoro molte volte.

Nel 1938, a 32 anni, viene assunto dal Dipartimento Naturale del Kenya come capo guardiano della riserva nel distretto nord.
In questo nuovo impiego Adamson si sente molto più soddisfatto e, quattro anni più tardi, incontrò sua moglie Jai, autrice del libro Nata libera dal quale è stato poi tratto il film del 1966.
Dalla loro unione non sono nati figli, avendo Joy avuto 3 aborti spontanei.
Nel 1956 George e sua moglie decisero di farsi carico di tre cuccioli di leone rimasti orfani. Due di questi cuccioli (Lustica e Big One) vennero spediti ad uno zoo e l'ultimo cucciolo, una femmina, venne cresciuta dalla coppia. La leonessa verrà chiamata successivamente Elsa.

Elsa, fu in seguito lo spunto per una serie televisiva su, una leonessa.
L'animale aveva un'intelligenza e una fiducia fuori dal normale e questo suo carattere docile ha ispirato la coppia a scriverne la storia e a sensibilizzare in questo modo l'opinione pubblica riguardo alla salvaguardia e alla conservazione delle specie selvatiche.

Quando la leonessa raggiunse l'età di tre anni i coniugi decisero che per il suo bene avrebbe dovuto reintegrarsi nella natura, abbandonando così il sicuro rifugio umano. Adamson insegnò all'animale a cacciare e a prendersi cura di sé, un'integrazione con la natura selvaggia che non era mai stata tentata in precedenza. Elsa sviluppò col tempo il suo istinto di caccia e, anche se pieno di difficoltà, il progetto di reintegrazione riuscì perfettamente.
 
Nonostante la sua introduzione alla vita selvaggia Elsa non abbandonò mai la coppia, visse una vita ibrida tra libertà e caccia e, compagnia umana, raggiunse la vita adulta, morì dopo pochi anni, probabilmente per una malattia. George Adamson alla sepoltura di Elsa sparò 20 colpi di fucile per rendere onore all'amicizia che lo legava all'animale. Venne deposta al Parco Nazionale di Meru, Kenya, in prossimità del fiume e il luogo è ancora oggi meta turistica di visitatori che le porgono omaggio.

Nel mese di aprile del 1961 George andò in pensione dal suo ruolo di guardiano per potersi dedicare principalmente alla sua attività e ai suoi studi con i leoni. Rimase nel Parco Nazionale di Meru, alla frontiera nord del Kenya. In quegli anni la moglie Joy scrisse il suo libro sulla storia di Elsa, che diventerà successivamente un best seller in molte lingue. Gran parte del libro è stata scritta utilizzando le note personali di George e della sua personale esperienza con la leonessa. Gli attori protagonisti del film Nata libera, Bill Travers e Virginia McKenna, recatisi in Kenya per le riprese, trascorsero molto tempo con George e Joy diventandone amici intimi. Il film venne nominato per tre premi Oscar, vincendone due.

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« Ultima modifica: 20 Febbraio 2013, 17:24:42 da StefanoG »

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #294 il: 20 Febbraio 2013, 17:18:23 »
segue dalla prima....

GEORGE ADAMSON

L'Incontro con Christian :
Nel 1970 Bill Travers e Virginia McKenna, trovandosi a Londra, si recarono in un negozio di mobili per acquistare una scrivania. Fecero così la conoscenza di John Rendall e Anthony Bourke, due amici che lavoravano nel negozio, e di Christian, un leone maschio di 12 mesi che i due ragazzi avevano acquistato un anno prima nel reparto animali esotici del grande magazzino londinese Harrods. Rendall e Bourke avevano praticamente salvato il cucciolo di poche settimane da un destino sicuramente più tragico e per permettergli di muoversi un po' di più, dato che il cucciolo aveva raggiunto ormai una grande stazza, lo avevano portato a vivere nel seminterrato del negozio. In più, il vicario locale aveva dato loro la possibilità di farlo scorrazzare per qualche ora al giorno nel prato del cimitero adiacente. Questo incontro cambierà la vita dei due amici e del loro amico felino. La McKenna raccontò loro della storia di Elsa e li mise in contatto con Adamson, per tentare anche con Christian una reintroduzione alla vita selvaggia nel continente africano. I due ragazzi accettarono la proposta e nel corso dell'anno organizzarono la spedizione in Kenya per Christian, avvertiti comunque da Adamson che la reintroduzione di Christian sarebbe stata molto più difficile di quella di Elsa e probabilmente l'esperimento sarebbe fallito. Elsa infatti era nata in Kenya e quindi era sempre vissuta nel suo habitat naturale, anche se domestico, mentre Christian aveva vissuto sempre in casa con i due amici umani e non era nemmeno abituato al clima africano. Fortunatamente Christian rispose positivamente al tentativo e la sua curiosità ed intelligenza lo portarono a fare amicizia con un altro leone di Adamson, Boy, e lo riconobbe come capobranco. Dopo varie vicissitudini, come la morte di Boy per mano di Adamson nel tentativo di salvare uno chef della riserva che era stato azzannato al collo dal leone, Christian riuscì a prendere contatto con due femmine e ad organizzarsi un nuovo branco con i suoi cuccioli. Circa tre anni dopo Randall e Bourke decisero di recarsi in Kenya per vedere coi propri occhi i progressi del loro amico e il video di questo incontro è stato reso pubblico trent'anni dopo e visionato più di 20 milioni di volte, commuovendo gente di ogni Paese.

Gli ultimi anni :
Dopo la riuscita integrazione di Christian alla vita selvaggia Adamson ha continuato nel corso degli anni successivi a lavorare con i suoi amati felini, aiutando i suoi successori a capire che il leone, oltre che un predatore, è capace di sviluppare una vasta gamma di comportamenti, fino ad allora sconosciuti come il sesto senso che li lega all'essere umano. Il 20 agosto del 1989 George Adamson venne barbaramente assassinato da un gruppo di banditi armati somali, in Kenya, probabilmente per essere intervenuto al salvataggio del suo assistente e di un giovane europeo in visita turistica nel parco di Kora. Le sue spoglie sono state deposte nel Parco Nazionale di Kora a Nairobi, Kenya, vicino a quelle del fratello Terrance e del suo inseparabile amico leone, Boy. La sua testimonianza di naturalista e di grande conoscitore dei leoni è stata d'ispirazione per altri naturalisti a capire come interagire con un mondo fino ad allora considerato solo selvaggio.
 
Nei suoi scritti ha ribadito che l'animale più pericoloso del mondo è sempre l'uomo e che l'atteggiamento dell'essere umano deve cambiare, per far sì che il pianeta continui a sopravvivere nel suo delicato meccanismo. George Adamson ha vissuto una vita con i leoni, rinunciando a tante comodità per poterli studiare e capire come mai nessuno è riuscito a fare prima di lui. Ha vissuto in armonia con la natura e ha condiviso questa incredibile esistenza con i suoi amati felini per poter aiutare a salvaguardare la fauna selvatica e per proteggere l'unico ambiente in cui essi possono vivere.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #295 il: 20 Febbraio 2013, 17:31:26 »
LOUIS  ALTHUSSER

Louis Althusser (Birmandreis, 16 ottobre 1918 – La Verrière, 22 ottobre 1990)

......................................è stato un filosofo francese considerato uno dei protagonisti dello strutturalismo degli anni sessanta.

Assieme a Claude Lévi-Strauss, Jacques Lacan, Michel Foucault dette luogo allo Strutturalismo.

Compie i suoi studi ad Algeri e a Marsiglia, prima di essere accolto all'École Normale Supérieure (ENS) nel 1939.
Arruolato e fatto prigioniero nel 1940, passa il resto del periodo della guerra in prigionia. Dal 1945 al 1948, è studente dell'ENS, nella facoltà di filosofia. Dalla militanza cattolica giovanile, diventa marxista e si iscrive al Partito comunista francese nel 1948.
Nello stesso anno, diventa assistente presso l'École Normale; lo resterà fino al 1980.
 
La sua attività accademica da allora è inframezzata da frequenti soggiorni in clinica psichiatrica: il 16 novembre 1980, infatti, uccide, strangolandola, sua moglie Hélène Rytmann, nel loro appartamento presso l'università; lui stesso annuncia la cosa, poi, al medico dell'ENS, il dr. Étienne, che contatta le autorità psichiatriche. Viene dichiarato (febbraio 1981) mentalmente infermo al momento dei fatti.
 
La vicenda e la sentenza psichiatrica crea scalpore. Ad esempio, sul quotidiano Le Monde del 14 marzo 1985, un articolo di Claude Sarraute, scritto a proposito del successo di un libro dello scrittore giapponese Issei Sagawa, che raccontava un episodio simile, denunciava la compiacenza dell'opinione pubblica su un fatto così infamante. Alcuni amici suggeriscono ad Althusser di protestare; ma la critica di Sarraute aveva visto giusto, poiché Althusser ha davvero beneficato di un "non luogo a procedere" che lo ha preservato dal processo. Althusser decide, comunque, di intraprendere un'autobiografia, per spiegare a se stesso il suo gesto: uscirà col nome L'Avenir dure longtemps.
 
Il libro darà vita anche all'opera teatrale Le Caiman (2006), che mette in scena l'omicidio, aggiungendo un briciolo di ambiguità alle ragioni dello stesso.
Nella filosofia, dice Althusser, è necessario ritornare a una prospettiva scientifica e determinista della teoria marxista, contro le interpretazioni e le utilizzazioni umaniste e ideologiche. Il filosofo afferma come esista una cesura epistemologica, che egli ravvisa tra il giovane Marx (i Manoscritti del 1844) e il Marx che stabilisce la concezione materialista della storia (L'Ideologia tedesca, Il Capitale...). Arriva alla tesi di Marx secondo cui ogni filosofia misconosce la realtà pratica cui corrisponde, particolarmente sul suo versante idealista. Nel suo saggio "Contradiction and Overdetermination" (Contraddizione e sovradeterminazione) prende in prestito il concetto di sovradeterminazione dalla psicoanalisi, al fine di sostituire l'idea di "contraddizione" con un modello più complesso di causalità multiple in situazioni politiche (un'idea strettamente legata al concetto di Antonio Gramsci dell'egemonia)[2].Althusser intraprende una rilettura sistematica e minuziosa di Marx, per liberarne il fondo scientifico, contro le interpretazioni ideologiche dei partiti politici e la rimozione dovuta all'ideologia statalista dello stalinismo trionfante, dovendone disfare la mistificazione di Marx. Ma allo stesso tempo si tratta di una rilettura contro le interpretazioni umaniste ed economiciste (che vanno avanti di pari passo), che edulcorano il senso, la forza inventiva, la potenza analitica e il carattere originale, sovversivo e novatore del testo. Nella sua prima raccolta, Pour Marx, dichiara di iniziare la rilettura di Marx per liberarlo dalle scorie depositate dalla storia: sul versante della storia politica, lo stalinismo; sul versante della storia delle idee (poiché non si può parlare davvero di tradizione filosofica riguardo alla letture e le interpretazioni di Marx, particolarmente in Francia, di cui sottolinea la miseria della tradizione filosofica in questo ambito), l'evoluzionismo e le differenti forme imbastardite della filosofia illuminista.
 
A ciò bisogna aggiungere anche il contesto, o ancora lo stato della filosofia nelle università, prima di aver conosciuto, nei margini di quest'ultima, una rinascita con Jean Hyppolite, lettore e traduttore di Hegel; con Gaston Bachelard, Alexandre Koyré e Georges Canguilhem, fini epistemologi; con Martial Gueroult, lettore di Spinoza; con Marcel Conche, riscopritore degli antichi materialisti, di Montaigne e lettore attento di Heidegger; con Maurice Merleau-Ponty, che si fa importatore della fenomenologia in Francia prima di Emmanuel Lévinas. Un certo "nazionalismo filosofico" regna all'università, cosa che blocca la filosofia in uno angusto provincialismo, che fa quasi ignorare la tradizione tedesca dopo Kant (principalmente Hegel e Marx), si disinteressa dell'epistemologia, disprezza il filone materialistico della filosofia così come la psicoanalisi; il tutto viene riassunto da una critica dello stato della filosofia nella sua formulazione universitaria, che insegna una dotta ignoranza.
 
Althusser vuole, secondo i suoi sostenitori, rendere Marx di nuovo leggibile, disincrostandolo dai sedimenti che lo ricoprono, come la statua di Glauco, il dio marino di cui parla Rousseau nel Discorso sull'origine della disuguaglianza. Rendere Marx di nuovo leggibile è scoprire in Marx il filosofo ignorato finora: è il progetto di scoprire la sua filosofia, in opera nel suo lavoro magistrale, Il Capitale; ugualmente, Marx in quanto teorico della storia, ed è la scoperta, da lui inaugurata, della pratica nuova di una storia che accede alla dimensione della scienza; infine, Marx in quanto iniziatore di una teoria del Capitale e della critica all'economia politica, quest'ultima qualificata come sublimazione degli interessi della borghesia eretti a disciplina dalle pretese sapienti.
 
Questa nuova leggibilità, che inaugura un interesse inedito per il Marx teorico maggiore, al di là delle metamorfosi dell'utilizzo politico che lo aveva completamente cancellato fino a farlo quasi sparire, sarà nei fatti un'iniezione di tutto quello che il pensiero contemporaneo valuta come più importante e creativo nel campo dell'epistemologia, della linguistica e della psicoanalisi, da cui importa alcuni concetti dando loro un nuovo senso e una nuova funzione. Da parte della tradizione, saranno fondamentalmente Hegel, Spinoza, Hobbes, Machiavelli e tutta la filosofia politica riletta e combinata, per non dire inserita al cuore delle analisi di Marx. Sarà la corrente detta strutturalista, antiumanista e critica dello storicismo (sotto l'effetto delle lettura di Heidegger) che, in maniera concomitante con Lèvi-Strauss, Lacan e presto Foucault, faranno apparire nei loro campi rispettivi d'investigazione la realtà come effetto delle strutture.
 
Questa reinvenzione di Marx avrà per effetto un'autentica rinascita del pensiero marxista, allo stesso tempo contro il marxismo mummificato e contro l'appiattimento idealista che regna nelle università. Tale impresa incontrò un pubblico che era come in attesa di questo nuovo soffio, in cui di nuovo lo spirito abitava la filosofia, e per la prima volta quella di Marx.
 
La visione di Althusser è stata molto criticata dai marxisti "ortodossi", e non solo da essi: l'accusa di deformazione del pensiero di Marx è presente, ad esempio, nel film di Jean-Luc Godard Le Vent d'Est (1969), in cui si vede strappare la prefazione scritta da Althusser a Il Capitale.
"Nella Tesi n. 1 su Ludwig Feuerbach, esiste un'informazione capitale data da Marx: la mancanza più grande del materialismo finora è stata la dimenticanza sistematica dell'attività pratica. Non si deve interpretare questo come una nuova filosofia della prassi. Marx non fa intervenire una nuova nozione filosofica. Allude a «una realtà che possiede questa particolarità di essere allo stesso tempo presupposta da ogni discorso filosofico tradizionale, e di non essere per natura esclusa in alcuno». «Quest'irruzione della pratica nella tradizione filosofica […] costituisce in principio una critica radicale della forma di esistenza classica della filosofia». Oppure, l'irruzione della pratica è la denuncia di questa pretesa della filosofia di abbracciare il Tutto, di non avere qualcosa "di fuori". Questo "di fuori" che la filosofia vuol dare l'illusione di sottomettere alla verità è la prassi. La prassi non produce la Verità, ma le verità.
 
In Marx, la prassi non è un sostituto della Verità per una filosofia irremovibile (come per ogni filosofia della prassi). La pratica sorprende la filosofia sui suoi ritardi. La filosofia stima di «aver introdotto nel dominio del pensiero la totalità stessa di tutto quel che esiste, anche il fango, diceva Socrate, anche lo schiavo, diceva Aristotele, anche l'accumulazione della ricchezza da una parte e della miseria dall'altra, diceva Hegel». La filosofia vede tutto, pensa tutto. «Di fatto, ogni pratica sociale è nella filosofia, e la fabbricazione delle scarpe e delle navi, e il denaro, e il salario, e la politica e la famiglia,…». Ma per riuscire a raggruppare tutto sotto la Verità, la filosofia non li ha semplicemente trasportati rispettando la loro natura. Li ha trasformati. Ed è il genio di Marx aver mostrato come e perché essa li trasformi" (Conferenza di Grenade, 1976: La transformation de la philosophie).
Louis Althusser è stato un filosofo particolarmente letto in Italia. Principale motivo di ciò è la presenza nella penisola di un dibattito marxista che, già prima degli scritti althusseriani, aveva messo in crisi la presunta dipendenza hegeliana di Marx. In particolar modo è stato il filosofo Galvano Della Volpe a proporre, prima di Althusser, una interpretazione antihegeliana, radicalmente antiidealistica, che prova a prendere le distanze dall'egemonica visione gramsciana storicistica. Uno degli studiosi italiani che ancora oggi presenta un forte debito verso Althusser è Augusto Illuminati. Inoltre, particolarmente attiva è l'associazione "Amici di Louis Althusser" che fa capo alla professoressa Maria Turchetto e che negli ultimi anni ha riproposto una serie di pubblicazioni e riedizioni degli scritti althusseriani presso la casa editrice milanese Mimesis.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #296 il: 20 Febbraio 2013, 17:44:37 »
ERIC BERNE

Eric Leonard Bernstein, conosciuto come Eric Berne (Montréal, 10 maggio 1910 – 15 luglio 1970),

...................................è stato uno psicologo canadese, autore della celebre teoria chiamata analisi transazionale.


Eric Berne era figlio di David Hiller Bernstein, medico generico, e Sarah Gordon Bernstein, scrittrice ed editrice. La sua famiglia, di origine ebraica, immigrò dalla Polonia e dalla Russia. Entrambi i genitori si erano laureati alla McGill University, ed Eric raccontò più volte delle impressioni raccolte da bambino accompagnando il padre nelle sue visite ai pazienti. Il padre morì di tubercolosi all'età di soli 38 anni. La madre da allora in poi si guadagnò da vivere con la sua professione di editrice e scrittrice. Fu lei ad incoraggiare il figlio a seguire le orme del padre. Eric si laureò e specializzò in chirurgia alla Facoltà di Medicina della McGill University nel 1935.
 
Berne è noto in America e in Europa come colui che ha dato origine e sviluppo all'Analisi Transazionale, una teoria della personalità che, tra l'altro, ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo della terapia di gruppo. Si può quindi collegare il contributo di Berne direttamente al lavoro di associazioni come l'Alcolisti Anonimi, o di associazioni di volontariato come Telefono amico. Egli stesso si impegnò nel recupero psicologico dei veterani del Vietnam e della Seconda guerra mondiale come psichiatra militare. È noto negli ambienti della cosiddetta controcultura per essere stato analista e consulente della cantante statunitense Joan Baez. Ritenne opportuno dare al linguaggio tecnico dell'AT e all'intera teoria un aspetto familiare e leggibile ed esaltò l'idea che terapeuta e "paziente" collaborino su un piano paritario in base a un pieno e trasparente mutuo consenso.Eric Berne cominciò l'apprendistato presso l'Ospedale di Engelwood, nel New Jersey. Nel 1936 iniziò il tirocinio presso la Clinica psichiatrica della Facoltà di Medicina dell'Università Yale, dove lavorò per due anni. Tra il 1938 e il 1939 Berne divenne cittadino statunitense; decise così di abbreviare il suo nome da Eric Leonard Bernstein a Eric Berne. Il suo primo incarico fu di assistente in psichiatria clinica al Mount Zion Hospital di New York, posizione che mantenne fino al 1943, quando si arruolò nell'esercito come ufficiale medico.
 
Nel 1940 Berne aprì uno studio privato a Norwalk, nel Connecticut. Qui incontrò e sposò la sua prima moglie, Elinor, da cui ebbe due figli, Ellen e Peter. Nel periodo 1940 - 1943 fece il pendolare tra la sua abitazione privata a Westport e il suo studio privato a New York. Nel 1941 iniziò il suo tirocinio come psicoanalista al New York Psychoanalytic Institute, con Paul Federn. Da lui deriverà in parte la Teoria degli Stati dell'Io.
Tra il 1943 e il 1945 Berne ricoprì incarichi per l'US Medical Corps, con gradi da Capitano a Maggiore. Lavorò in questa fase a Spokane (Washington), Fort Ord (California) e a Bingham City (Utah). Negli ultimi due anni fu attivo presso il presidio psichiatrico del Bushnell Army Hospital di Ogden, nello Utah, dove praticò la terapia di gruppo. Congedato dall'Esercito nel 1945 e ottenuto il divorzio, si trasferì nel 1946 in una ridente cittadina californiana, Carmel. Quell'anno completò The Mind in Action, pubblicato da Simon and Schuster a New York. Riprese il suo tirocinio in psicoanalisi presso il San Francisco Psychoanalytic Institute. Nel 1947 completò gli studi con Erik Erikson, con cui lavorò per due anni.Durante il periodo trascorso al fianco di Erikson, Berne incontrò Dorothy de Mass Way. Nel 1949 si sposarono e andarono ad abitare a Carmel. La famiglia ebbe due figli, a cui si aggiungono altri tre che Dorothy aveva avuto da una precedente relazione.
 
Eric amava il ruolo paterno; al massimo lo si può accusare di eccessivo permissivismo. Era un genitore affettuoso, piuttosto che autoritario. Fino al divorzio consensuale con Dorothy, nel 1964, scrisse nella casa coniugale in un piccolo studio oltre il giardino.
 
In questo periodo: nel 1950 diventa assistente psichiatra al Mount Zion Hospital di San Francisco, e collabora come consulente con l'Ufficio medico dell'Esercito americano; nel 1951 inizia anche un incarico da assistente presso la Veterans Administration and Mental Hygiene Clinic di San Francisco. Infine apre uno studio privato sia a Carmel che a San Francisco.
 
Fino ai primi sei articoli pubblicati da Berne sul ruolo dell'intuizione nella diagnosi, Berne aspirava ancora a lavorare nella psicoanalisi. Già allora però sfidò nei suoi scritti il concetto di "inconscio". Nel 1941 al New York Psychoanalytic Institute e al San Francisco Psychoanalytic Institute, Berne aveva l'obiettivo di diventare uno psicanalista. Nel 1956 però la sua candidatura fu bocciata, con il suggerimento di fare altri quattro anni di analisi personale prima di ritentare a chiedere il riconoscimento.
 
Berne fu invece galvanizzato dal respingimento, che rilanciò la sua ambizione di estendere la psicoanalisi. Iniziò quindi a tentare un approccio originale alla psicoterapia. Nel 1957 si presentò al Congresso regionale della Associazione Americana di Psicoterapia di Gruppo (AGPA) di Los Angeles. L'articolo uscì nell'edizione del 1958 dell'American Journal of Psychotherapy.
 
Con questo articolo l'analisi transazionale, cioè il metodo di Berne per la diagnosi e la cura, fa il suo ingresso nella letteratura della psicoterapia. I punti chiave sono l'analisi strutturale, basata sugli stati dell'Io, e la teoria dei giochi (Games) e del copione (Script). Berne individua ben presto la terapia di gruppo come ambito principe per le tecniche da lui proposte. Punti forti: la rapidità nell'ottenere miglioramenti stabili, il minore costo e quindi la maggiore accessibilità al trattamento. Questi nuovi strumenti vengono subito adottati nella lotta contro mali sociali come l'abuso di alcol.
 
In seguito anche venditori, educatori, assistenti sociali e volontari contribuiranno a diffondere la conoscenza e l'uso di questi strumenti nel mondo. Di pari passo verranno create Società di Analisi Transazionale, con lo scopo di garantire la certificazione dei professionisti e dei metodi e lo sviluppo (che nel tempo è stato profondo) delle teorie iniziali di Berne.Nel 1952, con il secondo articolo, pubblicato su The International Record of Medicine, Berne tratta della natura della diagnosi e sottolinea che il primo strumento è la qualità intuitiva dell'osservatore, facendo anche notare che questo è il processo per cui tutti si formano continuamente giudizi sugli altri in tutti gli ambiti della vita.
 
Un fattore costante della diagnosi, anche intuitiva, è che si basa sulla comprensione che si ha delle comunicazioni del paziente. Più dirette sono le comunicazioni e maggiormente precisa sarà la diagnosi. Berne sottolinea che spiegare le ragioni su cui si basa la diagnosi è solo un processo secondario aggiuntivo, che giustifica ciò che in parte si conosce per altra via, ossia attraverso un processo cognitivo preconscio ed inconscio. Il processo subconscio non crea realmente la diagnosi, ma un giudizio preverbale che successivamente viene espresso in terminologia diagnostica. L'autore rileva che un dilettante diventa un professionista quando i suoi processi di analisi scendono sotto il livello di coscienza e funzionano con modalità integrative invece che aggiuntive.
 
Appare in questo articolo il concetto di energia, che poi sarà ripreso successivamente.
Il quinto articolo, L'Immagine dell'Io, pubblicato nel 1957 in The Psychiatric Quarterly, spiega il concetto di Stato dell'Io. Partendo soprattutto dagli studi di Federn, Weiss e Penfield, ma anche dalla corrente della Psicologia dell'Io, Berne prende il preesistente concetto di Stato dell'Io e lo sviluppa in quanto realtà fenomenica e comportamentale. L'autore riconosce che alcune immagini dell'Io (impressioni intuitive congruenti) sono specifiche percezioni dello stato dell'Io arcaico, attivo nel paziente in relazione.
 
In questo scritto l'Io arcaico equivale al Bambino mentre l'Io maturo all'Adulto. Il concetto di Genitore sarà sviluppato in seguito. Comunque lo stato arcaico dell'Io è, in questo momento per Berne, la summa di un serbatoio di immagini primarie e giudizi primari interconnessi, attivati selettivamente come risposta al comportamento delle persone incontrate.
 
Il terapeuta si costruisce un'immagine primaria, ma lavora sull'immagine dell'Io. L'immagine dell'Io si coglie attraverso la prontezza intuitiva del terapeuta, ma può essere sostituita sia dal modello dell'Io (descrittivo) che dal simbolo dell'Io (simbolico).
 
Nell'articolo Stati dell'Io in psicoterapia (1957), pubblicato da The American Journal of psychotherapy, Berne riprende i precedenti articoli e li struttura in un corpo unico.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #297 il: 20 Febbraio 2013, 17:52:08 »
PAUL BLEY

Paul Bley (Montréal, 10 novembre 1932)

.....................................è un pianista canadese, conosciuto per aver dato un grande contributo al free jazz.



Paul è nato a Montreal, in Canada, sebbene abbia vissuto a lungo negli Stati Uniti.
La sua musica è caratterizzata da forti brani melodici.
 
Negli anni cinquanta fonda il Jazz Workshop a Montreal, insieme a Charlie Parker, con il quale registrerà e farà concerti.
In questo periodo suona anche insieme a Lester Young e Ben Webster.
Nel 1953, insieme a Charles Mingus e alla sua orchestra, registrerà il primo album, appunto intitolato Charles Mingus and his Orchestra. Nel 1960 suona il piano con il gruppo di Charles Mingus, e l'anno successivo entra nel trio del sassofonista Jimmy Giuffre (con il contrabbassista Steve Swallow).
Nello stesso anno sposa Carla Borg che prenderà il suo cognome nonostante i due si siano separati dopo non molti anni di matrimonio.
 
Nel 1958, si unisce momentaneamente a Don Cherry, Ornette Coleman, Charlie Haden e Billy Higgins per suonare all'Hillcrest Club in California.
 
Nella primavera del 1964 fonda il gruppo free jazz Jazz Composers Guild, con il quale suonerà a New York. Il gruppo suonava nei weekend durante delle feste intitolate jazz revolution.
 
Bley continua ancora oggi a suonare e ha pubblicato il suo libro di autobiografia nel 1999.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #298 il: 20 Febbraio 2013, 17:59:48 »
HERBERT BLUMER

Herbert George Blumer (Saint Louis, 7 marzo 1900 – 13 aprile 1987)

......................................................è stato un sociologo statunitense.


 I suoi principali interessi accademici furono incentrati attorno all'interazionismo simbolico ed ai metodi della ricerca sociale.

 
Credendo che gli individui creino la propria realtà sociale attraverso l'azione individuale e collettiva, egli fu interprete e sostenitore delle opere di George Herbert Mead sull'interazionismo. Tema costante nel corso del suo lavoro fu l'argomentazione che la creazione della realtà sociale è un processo continuo. Grandemente considerato per la sua critica negativa delle ricerche sociali positivistiche, Blumer insisté che le ricerche sociologiche valide sono basate sull'osservazione naturalistica ed una osservazione partecipante in profondità.

Cenni Biografici :
Blumer nacque il 7 marzo 1900 a St. Louis, nel Missouri. Crebbe a Webster Groves, sempre nel Missouri, con i genitori, frequentò la Webster Groves High School sebbene dovette interrompere gli studi a causa di un incendio che distrusse l'attività del padre. Aiutò economicamente la famiglia facendo il dattilografo, attività nella quale eccelse e della quale fu a lungo orgoglioso.
 Preparatosi da privato per il test di ammissione all'università del Missouri, fu accettato e la frequentò dal 1918 al 1922. Sempre nel '22, sposò Margherite Barnett, dalla quale ebbe una figlia, Katherine. Dopo la laurea, lavorò nell'università del Missouri come insegnante, ma nel 1925 si trasferì all'università di Chicago, dove poté seguire le lezioni di G.H. Mead, del quale riprese le teorie sulla socialità del sé per rielaborarle sistematicamente in quella che divenne la corrente dell'interazionismo simbolico. Insieme al filosofo Mead, anche i sociologi Ellsworth Faris, William Thomas e Robert Park, che lavoravano con lui a Chicago, influenzarono il suo pensiero. In questo periodo, venne anche ingaggiato come giocatore professionista di football dai St. Louis Cardinal, tuttavia la sua carriera si concluse a causa di un infortunio al ginocchio. A Chicago lavorò come assistente fino al 1931, quando su richiesta di Mead, che andò in pensione, prese la sua cattedra. Divorziò dalla moglie nel 1930.
 
Rimase a Chicago per 27 anni, assentandosene solo per prestare il servizio militare durante la seconda guerra mondiale e, saltuariamente, per impegni di visiting professor presso altre università.
 Blumer fu il segretario del tesoro della American Sociological Association dal 1930 al 1935 e l'editore dell'American Journal of Sociology dal 1941 al 1952. Nel '52 si trasferì dall'università di Chicago a quella di Berkeley, in California, e divenne direttore del neonato dipartimento di sociologia. Sempre nel '52, diventò presidente dell'American Sociological Association.
 
Nel 1967 andò in pensione, ma restò professore emerito fino al 1986. Fu nominato Distinguished Professor dalla United States International University di San Diego, dove lavorò dal 1971 al 1981. Ricevette dall'American Sociological Association il Distinguished Career Award nel 1983 e l'encomio della città di Berkeley l'anno successivo.
 
Fu Special and Research Consultant per l'Unesco e rappresentante statunitense nel Consiglio esecutivo dell'Istituto sudafricano per le relazioni razziali, presidente della Pacific Sociological Association e vicepresidente dell'International Sociological Association, oltre a collaborare spesso con la rivista Urban Life (ora Journal of Contemporary Ethnography).
Dopo un peggioramento progressivo della sua salute negli ultimi due anni di vita, morì il 13 aprile 1987.

Comportamento collettivo :
Basandosi sul lavoro di Robert Park, Blumer, in un articolo del 1939, richiamò l’attenzione su un nuovo settore della sociologia: il comportamento collettivo. Quest’area di indagine che si stava delineando si concentra sulla spiegazione dell’azione collettiva e del comportamento non ancora organizzato istituzionalmente. Blumer fu particolarmente interessato alla coordinazione collettiva spontanea che compare quanto qualcosa di imprevisto ostacola il comportamento standardizzato del gruppo. Egli vide la combinazione di eventi che segue fenomeni del genere come un fattore chiave per la continua trasformazione della società.

Interazionismo simbolico :
Benché sia stato proprio Blumer a concepire il termine interazionismo simbolico nel 1937, il primissimo sviluppo di questo approccio teorico all'analisi sociale è largamente accreditato al lavoro di G.H.Mead durante la sua attività presso l'università di Chicago. Blumer presentò i suoi articoli sull'interazionismo simbolico in un unico volume nel quale concettualizzò l'interazionismo in tre punti principali:
 Gli individui agiscono sulle cose (inclusi gli altri individui) secondo il significato che ad esse attribuiscono loro.
 I significati sono costruiti riflessivamente, interpretati soggettivamente ed originano dalle interazioni con gli altri.
 I significati sono trattati e modificati lungo un processo interpretativo usato dalla persona nel rapporto con le cose che incontra.
 
Blumer credeva che la società fosse creata dagli individui con le loro interazioni sociali. Ne consegue che quella realtà sociale esiste solo nel contesto dell'esperienza umana. Secondo tale teoria, l'interazione fra individui è basata su azioni autonome orientate secondo il significato soggettivo che gli attori attribuiscono agli oggetti sociali, ovvero i simboli. Quindi gli attori individuali regolano il loro comportamento basandolo sul significato da loro attribuito ad oggetti e simboli.
 
“L’azione da parte dell’individuo consiste fondamentalmente nel prendere in considerazione le varie cose che nota, nel darsi una linea di condotta coerente con il modo in cui le interpreta. Gli elementi presi in considerazione comprendono temi quali i suoi desideri e le sue volontà, i suoi obiettivi, i mezzi utilizzabili per la loro acquisizione, le azioni e quelle anticipate dagli altri, la sua immagine di sé ed il risultato probabile di una determinata linea di azione. La sua condotta è formata e guidata da quel processo di indicazione ed interpretazione. In esso, specifiche linee d’azione possono essere avviate o arrestate, abbandonate o rinviate, confinate a meri progetti o ad una vita più profonda di fantasticherie, o, se iniziate, modificate. ” [1]
 
Blumer teorizzò che il processo con il quale gli individui definiscono il senso degli oggetti sia continuo e composto essenzialmente di due momenti: l’identificazione degli oggetti a partire dall’interpretazione del contesto (o “definizione della situazione”, vedi Teorema di Thomas) in cui li si incontra e la riflessione dell’individuo con se stesso riguardo a ciò che ha osservato. Gli individui usano le loro interpretazioni personali dell’altro per predire l’esito di alcuni comportamenti, ed usa queste intuizioni per orientare il proprio comportamento, nella speranza di raggiungere i propri obiettivi. Per cui, quando c’è consenso fra gli attori individuali riguardo al significato degli oggetti che costituiscono una situazione, vi è anche coordinazione sociale. Dunque le istituzioni sono manifestazioni durature e visibili della quotidiana interazione sociale grazie alla quale coordiniamo le nostre azioni: sono tanto determinate dall’azione degli attori individuali quanto questi ultimi sono influenzati dalle esse. Questa complessa interazione fra i significati, gli oggetti ed i comportamenti costituisce un processo umano importantissimo, poiché richiede risposte comportamentali basate sull’interpretazione dei simboli, piuttosto che un mero meccanismo stimolo-risposta, come teorizzato dalla psicologia comportamentista, dalla quale Blumer si discosta proprio in questo punto cardine dell’interazionismo simbolico. La vita sociale diventa, con queste premesse, un processo fluido e perennemente soggetto a negoziazione volto alla reciproca comprensione, la quale è necessariamente mediata dai simboli.

Contributi Metotodologici :
Secondo Herbert Blumer, una ricerca sociale valida è condotta principalmente con metodologie qualitative, etnografiche. Egli nega che si possa raggiungere una forma valida di conoscenza tramite una prospettiva oggettiva e distaccata, da una parte perché una prospettiva oggettiva non può esistere, dall’altra perché una prospettiva distaccata non ci permette di comprendere il senso di ciò che osserviamo.
 
Per comprendere la ragione di queste due affermazioni, si deve considerare la base del pensiero interazionista, secondo le quali gli esseri umani agiscono verso le cose –intese come oggetti sociali, quindi anche le persone- secondo il significato che queste hanno per loro. A questa logica non può sfuggire lo studioso della società, che interpreterà le cose che vede sulla base del senso che queste hanno per lui. L’unico modo per poter raggiungere risultati significativi e non fuorvianti, è dunque quello di acquisire lo stesso punto di vista delle persone che vivono nel contesto che si vuol comprendere.
 Blumer era del parere che i metodi positivistici applicati alla ricerca sociale non portassero ad alcun risultato, nella misura in cui ignoravano totalmente il processo di interazione e di formazione del senso. Parimenti, fu estremamente critico nei confronti della metodologia quantitativa, per lo stesso motivo. Non negò esplicitamente la possibilità che la ricerca quantitativa potesse arrivare a proporre generalizzazioni valide sulla società, tuttavia riteneva che tutto l’impianto teorico sul quale si basava, e si basa tutt’ora, fosse quantomeno lacunoso. Sottolineava la scelta sostanzialmente caotica delle variabili, connotata da una mancanza di “regole, guide, limitazioni e proibizioni” a suo parere sconcertanti, come sconcertante era la mancanza di variabili che rappresentassero categorie astratte –essenziali per la ricerca empirica- dovuta alla pratica, comune nella ricerca sociologica, dell’operativizzazione dei concetti. Gli indicatori scelti per rappresentare le variabili si discostano sempre, più o meno arbitrariamente, dal concetto originario; essi sono sempre inerenti al “qui ed ora”, determinano le variabili in base al loro stesso contenuto, come dimostra il fatto che per la stessa variabile, analizzata in contesti differenti, vengano scelti indicatori diversi, con il risultato che le due ricerche non potranno essere comparate e non si potranno effettuare generalizzazioni significative riguardo alla variabile studiata.
 
Un altro limite delle metodologie quantitative sottolineato da Blumer è che la variabile indipendente è sempre scelta a monte della ricerca. In questo modo, ci si accontenta di riscontrare la regolarità dell’influenza, presunta dal ricercatore in maniera necessariamente arbitraria, che questa variabile ha sulle altre all’interno dei dati raccolti, ignorando totalmente il processo di interpretazione o dandolo per scontato. Facendo ciò, potrebbe darsi il caso che non ci si renda conto che l’effetto riscontrato viene prodotto da un’altra variabile non presa in considerazione dalla ricerca, o che in contesti differenti potrebbero intervenire altre variabili a smorzare, parzialmente o del tutto, l’influenza della variabile indipendente. Inoltre, si compie l’errore di dare per scontato un meccanismo di stimolo-risposta, in cui l’interpretazione, il senso attribuito dagli attori sociali alle cose, viene negato, relegando l’individuo ad un ruolo di mero ricettore passivo.
 Sempre fedele alla logica interazionistica, Blumer indica la strada da intraprendere per la ricerca sociale legandola strettamente al punto di vista del soggetto studiato e ad una metodologia flessibile, capace di correggersi in itinere e di utilizzare gli strumenti qualitativi più disparati: storie di vita, lettere, osservazione partecipante.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #299 il: 20 Febbraio 2013, 18:12:47 »
DAVID  BYRNE

David Byrne (Dumbarton, 14 maggio 1952)

............................................è un musicista, compositore e produttore discografico britannico naturalizzato statunitense.


Fondatore e animatore dei Talking Heads.
Vincitore in carriera del premio Oscar, del Golden Globe e del Grammy per la sua produzione musicale.Byrne è nato a Dumbarton, piccolo centro della Scozia non lontano da Glasgow, il 14 maggio 1952. I suoi genitori si trasferirono in Canada nel 1954, poi negli Stati Uniti intorno al 1960, per stabilirsi nel Maryland. Byrne si diplomò a Landsdowne (contea di Baltimora), poi andò a Providence per frequentare i corsi universitari di educazione artistica alla Rhode Island School of Design, nella quale rimase un solo anno: lì conobbe Chris Frantz e Tina Weymouth, una coppia di musicisti legati sentimentalmente e che nel 1977 divennero marito e moglie.
 
Tra il 1971 e il 1972 formò insieme a un suo amico di Baltimora un duo chiamato Bizadi, nel quale Byrne si produsse nel violino, nell’ukulele e nel canto; il duo si esibì nei locali cittadini e, poi, a San Francisco, come artisti di strada o nei ristoranti. L’esperienza terminò nella primavera del 1972 e Byrne tornò a Providence per riprendere i contatti artistici con Chris Frantz e Tina Weymouth. I tre furono il nucleo fondante, nel 1974, dei Talking Heads a cui si aggiunse nel 1976 Jerry Harrison.
Durante il periodo con i Talking Heads David Byrne si alternò sempre con altri progetti: per esempio, nel 1981 collaborò con Brian Eno all’album My Life in the Bush of Ghosts, che riscosse i favori della critica e fu tra i prodromi delle produzioni con musica campionata.
Sempre nel 1981 Byrne compose per la coreografa Twyla Tharp le musiche per The Catherine Wheel, un balletto che fu presentato in quella stessa stagione a Broadway; poco dopo, per la compagnia di danza belga Ultima Vez, compose il paesaggio sonoro In Spite of Wishing and Wanting.
Del 1987 è la collaborazione con Ryuichi Sakamoto e Cong Su per le musiche del film di Bernardo Bertolucci L'ultimo imperatore, che valsero all’artista il premio Oscar e il Golden Globe 1988 e il Grammy 1989 per la migliore colonna sonora.
Già un anno prima, comunque, Byrne aveva diretto, recitato e composto le musiche per il film musicale True Stories. Nella sua vasta discografia vanta anche musiche per teatro (Stop Making Sense, 1984, recital del quale curò anche le coreografie) e per documentari (Île Aiye. 1986), oltre ad apparizioni come guest-star a supporto di altri gruppi (ad esempio per i 10,000 Maniacs durante un loro concerto per MTV).
 
Alla fine degli anni ottanta Byrne diede vita a un’etichetta discografica world music chiamata Luaka Bop, per la produzione e la promozione dei lavori di artisti come Cornershop, Os Mutantes, Los De Abajo, Jim White, Zap Mama, Tom Zé e altri

Una versione ridotta del singolo di Byrne Like Humans Do fu scelta nel 2001 da Microsoft come campione per la presentazione di Media Player[1][2]. Del 2003 è la pubblicazione di un libro con annesso DVD, Envisioning Emotional Epistemological Information, che comprende lavori composti esclusivamente con Microsoft PowerPoint. Una delle immagini, come descritta dallo stesso Byrne, è «Il profilo di Dan Rather, espanso all’ennesima potenza, portato all’infinito e sovrapposto al profilo del capo di Patrick Stewart. È frenologia ricombinata»[3].
 
Nel 2004 è uscito un album (attualmente l'ultimo da solista) dal titolo Grown Backwards, con atmosfera classica e arrangiamento per archi. Dello stesso anno è anche un tour in Nord America e Australia, concluso con gli spettacoli a Los Angeles, San Diego e New York nell’agosto 2005. Dopo quest’esperienza, Byrne ha iniziato a lavorare insieme a Fatboy Slim a Here Lies Love, un’opera rock ispirata alla vita di Imelda Marcos, vedova del noto dittatore filippino, che ha avuto una parziale anteprima alla Carnegie Hall di New York nel febbraio 2007. Di questa sembra essere in lavorazione una versione da studio, in uscita forse nell'autunno del 2008, come testimoniano le session di registrazione già avvenute tra gennaio e aprile 2008 con Cyndi Lauper e Tori Amos.
 
Nel frattempo, nel 2006 è uscita una versione rimasterizzata - e con alcune nuove bonus track - del disco prodotto nel 1981 con Brian Eno. Due tracce del nuovo album sono state pubblicate in Creative Commons.
 
Per quanto riguarda invece le arti visive, a parte il citato progetto in PowerPoint, Byrne vanta al suo attivo una serie di mostre a partire dalla metà degli anni novanta: installazioni, sculture, dipinti, spesso non firmati. Nel gennaio 2007 il New York Times gli ha dedicato un profilo[4], che fa riferimento a un’affermazione tratta dal suo blog, nel quale Byrne dichiara «Ero un ragazzo borderline, immagino a causa dell’Asperger».
 
Relativamente alla passata esperienza con i Talking Heads, ancora recentemente David Byrne è stato fatto oggetto di critiche da un’ex componente del gruppo, la bassista Tina Weymouth, che in un’intervista rilasciata al quotidiano scozzese Sunday Herald, lo ha definito «incapace di ricambiare l’amicizia», aggiungendo che «la sua caratteristica principale è quella di tagliare i ponti con chiunque o con qualsiasi cosa che non gli serva più o che lui veda come una minaccia al suo ego.»

da wikipedia

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