modo e mondo di parlare che spero sia tale anche perché provo a tener presente il mondo, e di esprimerlo nel giusto modo ... Molto "gaddiano" se volete (mi picco di essere indegno emulo del Gran Lombardo), ma credo che l'italiano, con pochi universalizzabili debordamenti dialettali, non abbia assolutamente bisogno del plurilinguismo (quer Pasticciaccio...), IMHO, per saper essere "barocco" nella degna accezione.Quando ad esempio dico: botta-sapore-ed abbocco, sono meno inthopico per sforzarmi di essere più inthopico. Traducendo genericamente, non hai il senso unico della fattispecie Toscana, quel senso violento e pure rotondo con cui ti prendono forza (botta) e gusto (sapore); e poi "l'Abbocco" non è semplicemente un retrogusto, è la avan-dolcezza d'Infanzia tradotta in retro-dolcezza adulta, luminosa e nera (mo sì, "poesia" )
...Ecco, tra Trinciato e Sigaro, come la vedrebbe-se la vedrebbe-Arnaldo, una impostazione "utopistica" del Tiberina-per dire-nè trinciato nè sigaro ma Flake-Plug "navy style"?Ricordi lo Executive n. one?, che pensi di un n. 2 impostato anche mediante il parere, il sostegno "mediatico" dei fumaturi più competenti e ghiotti?Pura Utopia? Famone Inthopia!?
...Per fortuna con Rik ci divide qualche sfumatura (non divergenza, purtroppo, ci divertiremmo e forse vi divertireste di più)...
Intervento generale sul 3D (seguiranno specifiche trattazioni dei singoli assaggi)Al di là dei risultati più o meno felici, questa iniziativa mi piace perché ritengo sia stata fatta (forse non del tutto volontariamente) quella che potrebbe definirsi una “operazione culturale”.sono d'accordoAnche in altri 3D relativi ai sigari della gamma toscani ho letto giudizi vari riguardo il fatto che la resa e a volte il gusto cambiano da confezione a confezione, che a volte tirano a volte no, che ce lo zeppo o che sa di tappo e viceserva.Per me questo è il bello (in generale) dei Toscani: sono sigari rustici, popolari, naturali e, come tali, non sempre uguali a se stessi. Il tabacco è un prodotto naturale, un frutto della terra e, quindi è un po’ come il vino del contadino: una volta è buono, altre volte no, un’annata è abbondante ma fesso, un’altra poco ma corposo, ecc., ed è invariabilmente diverso da territorio a territorio. Questo è il bello anche del tabacco, ma siamo abituati invece ai prodotti standardizzati e merceologicamente perfetti delle multinazionali del tabacco. Questo è normale e accettabile, e spesso anche auspicabile. Ciò viene fatto anche per la gamma alta dei Toscani e anche questo è normale. Ma i toscanelli no, loro sono proletari, poveri, contadini, naturali, schietti, diversi l’uno dall’altro, diversi di anno in anno, diversi da paese a paese, questo è il bello! Questo è ciò che voglio, soprattutto se spendo poco.qui non sono d'accordo.abbiamo esempi di produzione di sigari fatti con kentucky, vedi amazon e de medici (anche se per i de medici qualche dubbio sussiste) che hanno una qualità costante e un aspetto altrettanto costante.al di la degli aspetti poetico/romantici, peraltro molto belli, citati da arnaldo (e qui lo stesso arnaldo vorrà scusarmi) concordo sul fatto che il tabacco è un prodotto naturale della terra, ma nell'ambito di questo concetto c'è una parola che si chiama "SCELTA" o anche "SELEZIONE" e che pare non sia molto familiare ai nostri cari amici della MST, tanto da presentare anche nella stessa confezione sigari totalmente dissimili fra di loro.Per via della detta necessità di avere un risultato prevedibile e abbastanza uniforme nel tempo - oltre che funzionale - anche questi sigari (come del resto i vini di pregio) sono ottenuti miscelando tabacchi provenienti da diversi territori e, all’interno di uno stesso territorio, ma dovrei dire di uno stesso raccolto e addirittura di una stessa pianta, utilizzando foglie diverse, selezionate secondo molteplici caratteristiche secondo la funzione che devono svolgere (fascia, ripieno, acceleranti della combustione, ecc.).le ultime tre parole pare siano un'eresia. come detto in altro post mi sto attrezzando per un'analisi.E ciononostante il risultato continua a essere sensibilmente diverso. Ancora bello.per me non è bello, invece, dover comprare una scatola di toscani di rango con il patema d'animo di trovarci dentro un buon sigaro o un'emerita ciofecaEd ecco in cosa consiste per me questa didattica “operazione culturale”. Come i monovitigni o i cru, poter assaporare i diversi tipi secondo la provenienza ci consente di imparare a conoscere le diversità, le specificità, il carattere e la personalità di ciascun tipo, e di come queste caratteristiche entrino in gioco nei sigari classici, quelli miscelati per intenderci. Per ciascuno di noi i Toscani hanno un gusto, un aroma e una tattilità variabile e sfaccettata, ma che ci attrae per qualche particolare caratteristica (risuona, cioè, in armonia con le nostre simpatie), ed è proprio quella qualità particolare che possiamo andare a trovare in questi sigari speciali.Ma soprattutto, ci offrono l’opportunità di entrare in contatto con quegli elementi del territorio specifico che sono in grado di risuonare all’interno del frutto (odio la parola “prodotto”) di quella terra.Ecco in cosa consiste l’aspetto “culturale” di questa operazione. In fondo, quando gustiamo un vino, un formaggio, un salume, ma anche un ortaggio, il pane, il latte e altro tipici di una zona, non facciamo altro che assaporare quella terra, quell’aria, quel calore e lo facciamo per sete di conoscenza, per avere una percezione dall’interno, direi quasi “eterica” di quella “natura naturata” di cui ci compenetriamo per essere essa almeno per quel fugace momento.