Autore Topic: Versi sparsi - l'angolo della poesia -  (Letto 8553 volte)

Offline Claudio Villa AldoBrandini CVAB

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Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« il: 08 Febbraio 2017, 12:03:08 »
Un topic off-topic sulla poesia mancava, questo serve per porre rimedio. Qui potremo discorrere in tutta tranquillità tra una pipata e l'altra, fumando un toscano, sorseggiando un caffè.


E' d'obbligo, per onorare chi ci ospita, cominciare con il Sommo Poeta.

Canto decimottavo, le Malebolge, i peccatori dannati per la loro malizia o frode. Costoro poi si distinguono in fraudolenti e in traditori. Ottavo cerchio, prime due bolge.


Le ripe eran grommate d’una muffa 106
  Per l’alito di giù che vi si appasta,
  Che con gli occhi e col naso facea zuffa.                       

Lo fondo è cupo sì, che non ci basta 109
  L'occhio a veder senza montare al dosso
  Dell’arco, ove lo scoglio più sovrasta.     

Quivi venimmo, e quindi giù nel fosso 112
  Vidi gente attuffata in uno sterco
  Che dagli uman privati parea mosso:                     

E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco, 115
  Vidi un col capo sì di merda lordo,
  Che non parea s’era laico o cherco.                             

Quei mi sgridò: Perché se' tu sì gordo 118
  Di riguardar più me, che gli altri brutti?
  Ed io a lui: Perché, se ben ricordo,                               

Già t’ho veduto coi capelli asciutti, 121

Immagine viva, forte, ripugnante che in questo caso, a mio parere, il Dorè riesce solo parzialmente a rendere. Interessante e molto intopico quel "grommate" al verso 106, incrostate, una crosta di muffa, che, visto il luogo dove si è formata, probabilmente aveva un sentore poco gradevole.

Una Castello Sea Rock Briar  KKK nel famoso shape 55.
« Ultima modifica: 08 Febbraio 2017, 12:26:47 da CVAB »
Io studio l'ignoranza, sondo la stupidaggine, anatomizzo la puerilita', faccio la vivisezione di cio' che e' grottesco e imbecille sull'esistenza del prossimo...documento adattissimo per arricchire il museo della cretineria (Petrolini)

Offline Nic Salamandra

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #1 il: 08 Febbraio 2017, 12:19:12 »
e tu se' Alessio Interminei da Lucca.... Ed egli allor battendosi la zucca: fin qui m'hanno sommerso le lusinghe, ond'io non ebbe mai la lingua stucca....

Siamo nel girone degli adulaturi... a memoria Eh...

Essì quando ci vuole ci vuole, persino in Poesia!!!! :o :D, cioè l'opposto di inflazione e slang...
« Ultima modifica: 08 Febbraio 2017, 12:20:54 da Nic Salamandra »
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Offline Claudio Villa AldoBrandini CVAB

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #2 il: 08 Febbraio 2017, 12:55:50 »
Concordo con Nic.

Con volo di uccello padulo, ma legato da un logico filo rosso, sempre per onorare chi ci ospita, passiamo ad un altro illustre toscano,  premiato con l'Oscar come miglior attore protagonista. Infatti, i versi che seguono sono quelli di una celebre canzone scritta dal grande Benigni, il quale, per il nostro diletto, ha portato in piazza i versi del Sommo Poeta.

L'Inno del corpo sciolto

È questo l'inno-o
del corpo sciolto
lo può cantare solo chi caca di molto
se vi stupite
la reazione è strana
perché cacare soprattutto è cosa umana.

Noi ci svegliamo e
dalla mattina
il corpo sogna sulla latrina
le membra posano
in mezzo all'orto
è questo l'inno
l'inno sì del corpo sciolto.

Ci han detto vili
brutti e schifosi
ma son soltanto degli stitici gelosi
ma il corpo è lieto
lo sguardo è puro
noi siamo quelli che han cacato di sicuro.

Pulirsi il culo dà gioie infinite
con foglie di zucca di bietola o di vite
quindi cacate
perch'è dimostrato
ci si pulisce il culo dopo aver cacato.

Evviva i cessi
sian benedetti
evviva i bagni, le toilettes e gabinetti
evviva i campi
da concimare
viva la merda
e chi ha voglia di cacare.

E se parlo con un demente un fetente un ignorante
mi levo la giacca
e la cacca gli fo

Il bello nostro è che ci si incazza parecchio
e ci si calma solo dopo averne fatta un secchio
la vogl'arreggere
per una stagione
e colla merda poi far la rivoluzione!
pum-pa pum

Pieni di merda andremo a lavorare
poi tutt'a un tratto si fa quello che ci pare
e a chi ci dice, dice te
fai questo o quello
gli cachiam addosso e lo copriam fino al cervello

Non sono mai stato cosí giocondo.
Viva la merda che ricopre tutto il mondo:
e' un mondo libero, un mondo squacchera,
perché spillaquera di qua e di la'.

Cacone, merdone, stronzone, puzzone:
la merda che mi scappa si spappa su di te.
Io studio l'ignoranza, sondo la stupidaggine, anatomizzo la puerilita', faccio la vivisezione di cio' che e' grottesco e imbecille sull'esistenza del prossimo...documento adattissimo per arricchire il museo della cretineria (Petrolini)

CODEX

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #3 il: 08 Febbraio 2017, 16:45:46 »
Saffo

I sottili lacci di fumo
che si dipanano dalle tue pupille
disegnano nell'aria azzurre spirali.
Sfiorando la mia pelle
mi avviluppano in un vortice di trame irregolari.
Si estingue in un fiato il mio grido disperato
sognante
mi avvolgo nel tepore spento
di un amore immaginato.

rais

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #4 il: 08 Febbraio 2017, 19:52:52 »
U MARI

Era carusu e taliava u mari,
l'unna batti a 'nsichitanza,
a cosa mi faceva pinsari
a so pacenzia e a so custanza.

Di millanni fa a stissa cosa
si tira a rina e c'ha rimetti
mai una vota si riposa
mai una vota ci la smetti.

Avi a forza do Signuri,
mancu a petra ci risisti
'nta millanni fa sculturi,
ca su a 'miria di l'artisti.

L'omu 'nchinu di 'ncuscenza
u inchi sempri di lurdia,
ma u mari cu custanza,
subutu dopu pulizia.

A pacenzia di lu mari
è vecchia di mill'anni,
nuddu mai u pò stancari
nuddu ci procura affanni.

Tanti anni ha na passatu,
u mari è chinu di munnizza,
pò essiri ca l'omu ha vinciutu,
ca ha stancatu 'sta rannizza?

Haiu firucia 'nta lu mari,
l'omu è vili e nun a dura,
a spiranza mi fa pinsari
ca a fini vinci la natura.

Pero, l'omu mi spaventa,
è forti e ostinatu,
cu tutti si cimenta
supra a tutti ha cumannatu.

Sta cosa nun pò durari
pirchì l'omu accussi intelligenti
lotta sempri cu lu mari
e pa natura è nun fa nenti?

Pirchì l'omu nun capisci
ca da natura è 'mpizzuddu
ca su chista a spirisci
puru iddu diventa nuddu.

Alfredo Ossino
« Ultima modifica: 08 Febbraio 2017, 19:56:28 da caporaiss »

Offline Nic Salamandra

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #5 il: 09 Febbraio 2017, 13:28:35 »
Beh dopo la cloaca di pischio di cammello e corposciolto, naufragando nello splendido Mari del Capo, mi sovviene di Colui che-volendo anche essere inthopici-secondo Gianni Brera aveva la "dinamite nella Gobba".... di chi parliamo, naturalmente di Luchino Visconti (naaaaaaaa) :-X :) :) :)



Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre de' servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.

Nè mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di se, ma perchè tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol de' malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'ho appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.

Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per se; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.

O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vóti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.

E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
De' miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai co' silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.

Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia!) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! a somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?

O Nerina! e di te forse non odo
Questi luoghi parlar? caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
E' deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Ivi danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.


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Offline Claudio Villa AldoBrandini CVAB

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #6 il: 09 Febbraio 2017, 14:16:19 »
Beh dopo la cloaca di pischio di cammello e corposciolto, naufragando nello splendido Mari del Capo...

Concordo ancora con Nic.

A mari!
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Offline Nic Salamandra

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #7 il: 09 Febbraio 2017, 16:01:07 »
Volentiari!
Così la rima è nel thopic :-*
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rais

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #8 il: 09 Febbraio 2017, 19:03:29 »
che poeta !!
a mari !!

CODEX

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #9 il: 12 Febbraio 2017, 08:42:31 »
« Freude, schöner Götterfunken
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlische, dein Heiligtum!
Deine Zauber binden wieder
Was der Mode streng geteilt;
Bettler werden Fürstenbrüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
Chor
Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuß der ganzen Welt!
Brüder, über'm Sternenzelt
Muß ein lieber Vater wohnen. »

Offline Claudio Villa AldoBrandini CVAB

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #10 il: 13 Febbraio 2017, 13:10:52 »
Di...Vento Poesia - eventi estate 2011 città di Cagli
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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #11 il: 13 Febbraio 2017, 14:05:45 »
Ristorante "Il Poeta" a Cagli
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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #12 il: 13 Febbraio 2017, 14:07:08 »
A Cagli Silvia Cecchi legge una poesia dedicata a  Pasolini

https://www.youtube.com/watch?v=jeyKqjC2lnY
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CODEX

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #13 il: 14 Febbraio 2017, 14:08:06 »
Ricordati Barbara
Tu che io non conoscevo
Tu che non mi conoscevi
Ricordati, ricordati comunque di quel giorno
Non dimenticare
Un uomo si riparava sotto un portico
E ha gridato il tuo nome
Barbara
E tu sei corsa incontro a lui sotto la pioggia
Grondante rapita raggiante
Gettandoti tra le sue braccia
Ricordati di questo Barbara
E non volermene se ti do del tu
Io do del tu a tutti quelli che amo
Anche se non li ho visti che una sola volta
Io do del tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco
Ricordati Barbara, non dimenticare
Questa pioggia buona e felice
Sul tuo viso felice
Su questa città felice
Questa pioggia sul mare, sull'arsenale
Sul battello d' Ouessant
Oh barbara, che cazzata la guerra
E cosa sei diventata adesso
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco acciaio e sangue
E lui che ti stringeva fra le braccia
Amorosamente
È forse morto disperso o invece vive ancora
Oh Barbara
Piove senza tregua su Brest
Come pioveva prima
Ma non è più cosi e tutto si è guastato
È una pioggia di morte desolata e crudele
Non è nemmeno più bufera
Di ferro acciaio sangue
Ma solamente nuvole
Che schiattano come cani
Come cani che spariscono
Seguendo la corrente su Brest
E scappano lontano a imputridire
Lontano lontano da Brest
Dove non c'è più niente

CODEX

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Re:Versi sparsi - l'angolo della poesia -
« Risposta #14 il: 15 Febbraio 2017, 09:04:14 »
E l’ora in cui s’ode tra i rami

È l’ora in cui s’ode tra i rami
la nota acuta dell’usignolo;
è l’ora in cui i voti degli amanti
sembrano dolci in ogni parola sussurrata
e i venti miti e le acque vicine
sono musica all’orecchio solitario.
Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore
e in cielo sono spuntate le stelle
e c’è sull’onda un azzurro più profondo
e nei cieli quella tenebra chiara,
dolcemente oscura e oscuramente pura,
che segue al declino del giorno mentre
sotto la luna il crepuscolo si perde.

Lord Byron