Autore Topic: Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma  (Letto 15295 volte)

Offline RHODESIAN

  • Gran Maestro Charatanico
  • *****
  • Post: 921
    • Mostra profilo
    • E-mail
Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« il: 13 Settembre 2016, 12:18:55 »
In questi giorni ho ripreso il mio vecchio amico Scottish Flake di McConnell fumandolo con pipe differenti; ieri, tra le altro, l'ho fumato con una Savinelli Silver e, dopo le prime boccate, ho iniziato a pormi alcuni quesiti in merito al Sapore/gusto del tabacco in relazione alla pipa.
In effetti la Silver non è un esempio di aridità e secchezza (forse dovuto anche alla sostituzione del bocchino a seguito di una rottura accidentale), ma mi ha colpito come fosse posta in evidenza una certa caratteristica piccante, asprigna, che con altre pipe non percepisco, o solo parzialmente.
In sostanza mi sono chiesto realmente quanto e quali caratteristiche delle pipe incidano sul sapore del tabacco.
Prima premessa: naturalmente non mi ritengo un tecnico e quanto segue è dovuto esclusivamente a mie soggettive e personalissime impressioni.
Seconda premessa: credo che parlare di neutralità di una pipa sia in realtà impossibile, in quanto il sapore vero del tabacco sarebbe secondo me percepibile solo ed esclusivamente se potessimo fumarlo senza nessun mediatore, o contenitore che sia: in sostanza, per me, parlare di pipa neutra vuole semplicemente dire che quella pipa non esalta in modo particolare una o più caratteristiche del tabacco, ma NON che non contribuisca a conferigli un sapore.
Ciò che ho riscontrato, con diverse pipe di marchi differenti, è che ci sono pipe che, più che apportare o sottrarre qualcosa al gusto, conferiscono al tabacco fumato quella che gli in inglesi chiamano "smoothness", per la quale non trovo aggettivi in italiano appropriati, se non tipo "levigatezza", "rotondità", "vellutato", ecc.
Questa cosa, un po' a caso, tra le mie pipe la riscontro in particolare in una Charatan, nell'Ashton, in una Dunhill, in una Parker, in Amorelli, in Grenci, ed alcune altre, come un paio di Castello e di Ascorti, qualche Chacom.... Con queste pipe fumare (non ridete) diventa davvero "soave". Non che le altre non siano piacevoli, ma in queste qualunque miscela viene "arrotondata", "levigata" e quasi anche la corposità se ne avvantaggia.
Ho quindi cercato di osservare tutte le mie pipe ed ho tratto alcune conclusioni:
1) la forma per me è quasi fondamentale - per esempio tra tutte le mie pipe dublin solo una Castello ed un'Amorelli hanno questa caratteristica, le altre, che siano Dunhill, Ascorti o quant'altro, tendono ad enfatizzare una componente più asprigna ed acidula del tabacco,  non solo quando si arriva al fondiglio, ma fino dalle prime boccate. In sostanza, anche se buono, rendono il fumo un po' più "spigoloso" (spero renda l'dea). Lo stesso, ma si cade nell'ovvio, vale per le pipe particolarmente curve, indipendentemente dal marchio, se si forma condensa.

2) Non c'è una costante particolare nel marchio - Ho solo tre Dunhill, ma solo una garantisce  in pieno quella caratteristica piacevolezza e "morbidezza" totale; la Tanshell, che è una dublin, no, mentre la Redbark, solo in parte (anche se la trovo comunque splendida per altri versi); lo stesso posso dire di Ascorti (di cui ho una discreta rappresentanza), di Castello o di Savinelli. Questo per me in genere vale anche per la nazionalità: la presunta dolcezza delle Francesi, io la riscontro totalmente in Chacom, parzialmente in Jeantet, mentre reputo le Ropp le più "Inglesi" tra le Francesi, per esempio.

Posto che generalmente nelle produzioni la radica ha la stessa provenienza, stagionatura e trattamento, dalla stessa azienda in teoria dovrebbero uscire pipe  con livelli di qualità "estetica" diversi, ma con caratteristica di fumata simili. Ma, come ho scritto, tra le mie pipe questo non l'ho riscontrato pienamente.

Forse queste sono "cosine" mentali che mi faccio solo io, e forse dipende anche dal mio modo di fumare, ma secondo voi, oltre alla forma, quali sono le caratteristiche o gli aspetti produttivi che determinano il contributo al gusto di un tabacco? E' possibile conoscerle a priori osservando la pipa o conoscendo le varie serie dei vari marchi?



 
« Ultima modifica: 13 Settembre 2016, 14:05:12 da RHODESIAN »
...e attribuirete alla vostra pipa la strana facoltà di fumarvi

Offline Cristiano

  • Moderatore globale
  • Sovrano Grande Pipatore Generale
  • *****
  • Post: 7134
    • Mostra profilo
    • http://www.studiolegaleciani.it
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #1 il: 13 Settembre 2016, 13:56:57 »
Ti risponde eppe che sempre parlava dell'intrinseco mistero della pipa
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

Cave Secretarium

www.studiolegaleciani.it

rais

  • Visitatore
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #2 il: 13 Settembre 2016, 18:26:37 »
Era l'anno 2012 quando dopo una lunga diatriba su passionefumolento, sostenevo che la radica incide notevolmente sul gusto della fumata, e se sei abbastanza rodato di fumate ne puoi anche capire la provenienza, mi diedero del pazzo e come al solito mi bannarono, evidentemente il sostenere che alcume radiche, fra cui quelle menzionate da Rhodesian, in particolare le Amorelli, apportano in fumata una dolcezza finora mai riscontrata in altri legni non è cosa da tutti ma il buon Rho mi sa che sa il fatto suo.
Dopo qualche giorno l'amministratore del forum inviò una lettera a Totò, naturalmente dopo il mio ban, ed ecco cosa gli rispose:

"Qualche giorno fà, scrissi direttamente al Sig. Amorelli, chiedendo se è possibile riuscire a riconoscere una radica durante al fumata, sembra di SI. Questa la sua risposta";

Egregio Sig. XXXXXXXXXXXXXXXX
la ringrazio per i quesiti posti ai quali proverò a rispondere dal punto di vista tecnico, poi toccherà a Lei giudicare se confermare, smentire o approfondire le affermazioni dell’utente del forum cui fa riferimento. Partiamo dalla radica.

1) Utilizziamo quasi esclusivamente il ciocco di erica sicula, raccolto nei monti Nebrodi - Peloritani da cioccaioli, figli e
nipoti a loro volta di cioccaioli che svolgono da sempre questo lavoro in un territorio loro assegnato dalla Forestale ad
uso pascolo. Un’erica per sviluppare un ciocco “significativo” deve avere 30 - 40 anni e quelli più belli crescono
misteriosamente la dove si arrampicano solo le capre!! E’ un preambolo per dire che il mondo che gravita attorno alle
pipe è veramente particolare: se vi capita di venire in Sicilia, vi faccio parlare con i cioccaioli che vi spiegheranno
quale emozione provano dopo avere cavato dal terreno il ciocco di quell’erica che è cresciuta insieme a loro.

2) Taglio del ciocco e bollitura dei pezzi in calderoni in rame.
I segantini (tutti calabresi) tagliano il ciocco secondo procedure d’esperienza e misure impartite agli inizi del secolo
scorso dagli inglesi. I segati vengono fatti bollire e dopo tre/quatto mesi sono commercializzati. La bollitura, un tempo
avveniva solo dentro vasche realizzate in rame. Successivamente quasi tutti i segantini hanno optato, non si sa bene
perché, per l’acciaio. Non vorrei dilungarmi troppo ma assicuro che c’è una gran differenza nel prodotto trattato:
quello bollito nella caldaia in rame, ha un colore caldo, mielato (biancastro nell’acciaio) e anche l’odore e il gusto
sono differenti. Poi è importante il cambio dell’acqua: non deve essere frequente, i pezzi vanno tirati fuori al
momento giusto….Si comprende dunque che se il produttore ha un buon rapporto (non solo economico) con il
segantino e gli spiega come vuole tagliata quella partita di ciocco, quanto tempo deve bollire (anche oltre 24 ore) in
calderoni esclusivamente in rame e altro ancora, stiamo ponendo la base per un materiale che ha una storia
quantomeno diversa da altri.

3) La stagionatura degli abbozzi.
Dopo tre/quattro mesi dalla bollitura, il segantino commercializza il prodotto. Le fabbriche acquistano gli abbozzi e gli
artigiani le placche fiammate. Alcuni “forzano” l’asciugatura in ambienti riscaldati prima o dopo la lavorazione
delle “teste” di pipe (quante volte abbiamo visto bocchini che si allentano dal cannello?) Personalmente ritengo che
solo una lunga stagionatura dell’abbozzo contribuisce a migliorare il rendimento del nostro lavorato (ce ne
accorgiamo nella lavorazione: quello “fresco” fa un truciolo lungo quando viene forato ed è molto “tenero” alla
carteggiatura quello lungamente stagionato è durissimo, picchiando due pezzi fra di loro si sente un suono quasi
metallico, è durissimo sotto i dischi di carteggiatura e il truciolo si polverizza subito). Dunque, non 6 mesi o un anno
ma molti di più, anche 10 o 15 di anni perché, assicuro per esperienza diretta, che la pipa è più buona, scalda meno,
è più leggera “sa” meno di legno, “si fa” prima, fa meno acqua……Ovviamente ciò comporta un grande sacrificio (in
termini economici) accumulare anno dopo anno segati di ciocco, scelti uno per uno e aspettare tanto tempo prima di
decidere di lavorarli correndo il rischio, come avviene, di vederli bucati dai tarli ( è noto che il tarlo è
un “buongustaio” predilige i legni pregiati e molto antichi). Dunque tanto tempo e buon clima per la stagionatura
prima della lavorazione.

4) La lavorazione
Non posso fare altro che parlare delle pipe fatte a mano in laboratori dove gli artigiani, da 1 a 5 o poco più
contribuiscono con il loro operato dalla ideazione del modello alla realizzazione del prodotto: il foro del fornello con la
giusta conicità e quello del cannello, con il suo diametro, alla base del fornello: il perno del bocchino in materiale
antirottura e senza camera d’espansione nel cannello, il bocchino con il dental di giusto spessore. Una lavorazione
senza fretta, rispettando i “suggerimenti” della venatura e lucidatura finale rigorosamente a carnauba per non
occludere i pori del legno. Se poi è necessario il “carboncino” all’interno, questo viene fatto solo con un tipo di legno.

Ho provato a sintetizzare cosa c’è dietro ad una pipa. Inoltre, è da tenere presente che è corretto dire fumare la pipa piuttosto che fumare nella pipa. Esalta il gusto del tabacco e sollecita tutti i sensi, gustativo, olfattivo, visivo, tattile e quello dell’udito (il suono delle boccate) e se a questo si aggiunge quel “sapere” profuso nell’oggetto e la storia che ho provato a raccontare, allora può essere che un fumatore, più informato e impressionato per le elaborazioni a volte stravaganti che realizziamo, riesce a “leggere” anche quelle emozioni che hanno costruito quelle pipe elette a preferite magari spiegandolo a modo suo con un entusiasmo che non riesce a trattenere.
E’ ovvio che tra fumare un avana e una mixture di tabacco, vi è differenza, ma qualche “somiglianza” c’è, dunque provi a fumare un sigaro con qualche incrinatura nella fascia oppure con macchie di muffe oppure ancora provi a fumare ad occhi chiusi il suo preferito senza poterne apprezzare la forma, la manifattura, il contatto….. e le volute di fumo azzurrino.
Spero di avere dato un contributo agli amici appassionati di degustazione del tabacco.

Cordialità
Salvatore Amorelli

Offline RHODESIAN

  • Gran Maestro Charatanico
  • *****
  • Post: 921
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #3 il: 13 Settembre 2016, 18:28:39 »
Ti risponde eppe che sempre parlava dell'intrinseco mistero della pipa

Con tutto il rispetto sia per te che per Eppe, mi piacerebbe in realtà poter approfondire l'argomento.

Si parla di pipe "neutre"  ???, dolci  :P, aspre :-\
Capisco che ogni pipa è "un capitolo" a se, però un qualche criterio, una certa logica su basi tecniche, dovrà pur esserci! O no?
...e attribuirete alla vostra pipa la strana facoltà di fumarvi

Offline Cristiano

  • Moderatore globale
  • Sovrano Grande Pipatore Generale
  • *****
  • Post: 7134
    • Mostra profilo
    • http://www.studiolegaleciani.it
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #4 il: 13 Settembre 2016, 18:30:42 »
Molto bello grazie Capo
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

Cave Secretarium

www.studiolegaleciani.it

Offline Cristiano

  • Moderatore globale
  • Sovrano Grande Pipatore Generale
  • *****
  • Post: 7134
    • Mostra profilo
    • http://www.studiolegaleciani.it
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #5 il: 13 Settembre 2016, 18:31:41 »
Ti risponde eppe che sempre parlava dell'intrinseco mistero della pipa

Con tutto il rispetto sia per te che per Eppe, mi piacerebbe in realtà poter approfondire l'argomento.

Si parla di pipe "neutre"  ???, dolci  :P, aspre :-\
Capisco che ogni pipa è "un capitolo" a se, però un qualche criterio, una certa logica su basi tecniche, dovrà pur esserci! O no?
Basta Eppe, uno che fumava anche pipe stuccate senza per questo dolersene. Ma Eppe era Eppe e l'Ammannati l'Ammannati.
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

Cave Secretarium

www.studiolegaleciani.it

rais

  • Visitatore
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #6 il: 13 Settembre 2016, 18:31:49 »
Dopo qualche anno mi scrissi su lacompagnia, e come al solito scrissi che io il tabacco lo degustavo e non lo fumavo, anche li a breve mi bannarono, e per giunta fior di (p)rofessori mi derisero, contenti loro ..........
Ma lui era uno sborrone fumava dunhill, mica in Carlo Scott, Amorelli o Gamboni: robaccia per loro............

rais

  • Visitatore
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #7 il: 13 Settembre 2016, 18:35:40 »
Molto bello grazie Capo

Figurati è un piacere, onorato che apprezzate e condividete e finalmente qualche utente che sposa il mio fumare.  :D

Offline Cristiano

  • Moderatore globale
  • Sovrano Grande Pipatore Generale
  • *****
  • Post: 7134
    • Mostra profilo
    • http://www.studiolegaleciani.it
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #8 il: 13 Settembre 2016, 18:37:39 »
Credo che lo stesso discorso si possa fare per Corsellini, che è per la Toscana quello che Amorelli è per la Sicilia. Radica selezionata, ordinata nei minimi dettagli, fornello adeguatamente conico. Certamente Sandro ha lavorato sempre da solo e aveva, finchè ha prodotto, numeri ridottissimi. Ma questo cambia poco, in effetti.
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

Cave Secretarium

www.studiolegaleciani.it

Offline RHODESIAN

  • Gran Maestro Charatanico
  • *****
  • Post: 921
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #9 il: 13 Settembre 2016, 18:42:26 »
Era l'anno 2012 quando dopo una lunga diatriba su passionefumolento, sostenevo che la radica incide notevolmente sul gusto della fumata, e se sei abbastanza rodato di fumate ne puoi anche capire la provenienza, mi diedero del pazzo e come al solito mi bannarono, evidentemente il sostenere che alcume radiche, fra cui quelle menzionate da Rhodesian, in particolare le Amorelli, apportano in fumata una dolcezza finora mai riscontrata in altri legni non è cosa da tutti ma il buon Rho mi sa che sa il fatto suo.
Dopo qualche giorno l'amministratore del forum inviò una lettera a Totò, naturalmente dopo il mio ban, ed ecco cosa gli rispose:

Grazie Capo.
Quindi, in buona sostanza, secondo Amorelli, è tutto l'insieme, dall'estrazione alla produzione finale, che conferiscono alla pipa la capacità di caratterizzare in un modo piuttosto che nell'altro il gusto della fumata.
Lo capisco, ma quello che mi resta difficile, da fumatore normale, è riuscire ad individuare tutte queste caratteristiche dall'osservazione dell'oggetto.

Mi sembra che alla fine si debba andare sulla fiducia che si ha in questo o quel produttore.

Ora ti chiedo: secondo la tua esperienza e conoscenza del marchio, ad esempio, in tutte le Amorelli, indipendentemente dalla serie e da quanti asterischi hanno, si possono riscontrare analoghe caratteristiche nella fumata?
E la forma, quindi, secondo te non è determinante in tutto o in parte?
...e attribuirete alla vostra pipa la strana facoltà di fumarvi

rais

  • Visitatore
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #10 il: 13 Settembre 2016, 18:43:52 »
Ti risponde eppe che sempre parlava dell'intrinseco mistero della pipa

Con tutto il rispetto sia per te che per Eppe, mi piacerebbe in realtà poter approfondire l'argomento.

Si parla di pipe "neutre"  ???, dolci  :P, aspre :-\
Capisco che ogni pipa è "un capitolo" a se, però un qualche criterio, una certa logica su basi tecniche, dovrà pur esserci! O no?
Basta Eppe, uno che fumava anche pipe stuccate senza per questo dolersene. Ma Eppe era Eppe e l'Ammannati l'Ammannati.

Sul capitolo EPPE ci sarebbe da scrivere una enciclopepedia, nessuno penso al di fuori di quelli che stiamo qui possa capire la miscela del toscano o del Kentucky, sempre naturalmente che piaccia convivere con questo genere di fumata, solitamente i (p)rofessori e le dicerie o gli argomenti letti di qua e di la in particolare su "sapuri e pasta che brocculi" ti portano a rafforzare la miscela da te preferita, altra cosa come ben sapete è amalgare la miscela con Kentucky e l'aggiunta di quelli che per altri è base in questo caso diventa condimento.

Poi il grande EPPE sosteneva e consigliava che per fumare tali tipologie di Mix era meglio usare pipe sabbiate e rusticate, vedi oggi per esempio la Penna di Totò, le sabbiate di Gamboni e aggiungo anche i legni del buon Mimmo del Il Ciocco, per fare degli esempi, ma se gli chiedevano il perchè non lo sapeva neanche lui.

Offline RHODESIAN

  • Gran Maestro Charatanico
  • *****
  • Post: 921
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #11 il: 13 Settembre 2016, 18:44:13 »
Credo che lo stesso discorso si possa fare per Corsellini, che è per la Toscana quello che Amorelli è per la Sicilia. Radica selezionata, ordinata nei minimi dettagli, fornello adeguatamente conico. Certamente Sandro ha lavorato sempre da solo e aveva, finchè ha prodotto, numeri ridottissimi. Ma questo cambia poco, in effetti.

Mi sembra che una cosa cambi in particolare: i prezzi!!!
...e attribuirete alla vostra pipa la strana facoltà di fumarvi

Offline Cristiano

  • Moderatore globale
  • Sovrano Grande Pipatore Generale
  • *****
  • Post: 7134
    • Mostra profilo
    • http://www.studiolegaleciani.it
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #12 il: 13 Settembre 2016, 18:46:35 »
Un vecchio brocardo legale recita causae habent sua sidera. Lo stesso, probabilmente, vale pure per le pipe. Ognuna ha il carattere. Ciò non toglie che ogni marca abbia caratteri comuni, dovuti ai criteri di lavorazione, dalla scelta della radica, come ottimamente indicato dal Sig. Amorelli. Penso alle Castello: tutte hanno caratteristiche di eccellenza conferendo punte di sapore (spero che capiate cosa voglio dire) alle varie mix. Naturalmente alcune lo fanno meglio, altre peggio, ma sempre al di sopra dello standard caratteriale che è loro proprio.
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

Cave Secretarium

www.studiolegaleciani.it

Offline Cristiano

  • Moderatore globale
  • Sovrano Grande Pipatore Generale
  • *****
  • Post: 7134
    • Mostra profilo
    • http://www.studiolegaleciani.it
    • E-mail
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #13 il: 13 Settembre 2016, 18:50:39 »
Infatti Eppe rimandava al mistero insondabile. Ma forse lo faceva per poesia. certo che un ciocco, per quanto bollito e trattato come mille altre, ben può essere che abbia il suo proprio caratterino. Forse per l'esposizione o per l'aver rimirato qualche tardigrado caro ad Eppe. Io non amo ridurre qualcosa di naturale come la radica a tecnica, anche se sicuramente questa incide eccome. Preferismo il criptopipismo letterario... Grazie a tutti per gli splendidi contributi. Prego Samael, appassionato di stucchi, di fare una ricerchina volta a stabilire le tecniche fabbricative dei medesimi, nell'ottica della uniformità della dispersione di calore rispetto alla radica medesima  ;D
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

Cave Secretarium

www.studiolegaleciani.it

rais

  • Visitatore
Re:Del sapore del tabacco e delle pipe in cui lo si fuma
« Risposta #14 il: 13 Settembre 2016, 18:51:17 »
Era l'anno 2012 quando dopo una lunga diatriba su passionefumolento, sostenevo che la radica incide notevolmente sul gusto della fumata, e se sei abbastanza rodato di fumate ne puoi anche capire la provenienza, mi diedero del pazzo e come al solito mi bannarono, evidentemente il sostenere che alcume radiche, fra cui quelle menzionate da Rhodesian, in particolare le Amorelli, apportano in fumata una dolcezza finora mai riscontrata in altri legni non è cosa da tutti ma il buon Rho mi sa che sa il fatto suo.
Dopo qualche giorno l'amministratore del forum inviò una lettera a Totò, naturalmente dopo il mio ban, ed ecco cosa gli rispose:

Grazie Capo.
Quindi, in buona sostanza, secondo Amorelli, è tutto l'insieme, dall'estrazione alla produzione finale, che conferiscono alla pipa la capacità di caratterizzare in un modo piuttosto che nell'altro il gusto della fumata.
Lo capisco, ma quello che mi resta difficile, da fumatore normale, è riuscire ad individuare tutte queste caratteristiche dall'osservazione dell'oggetto.

Mi sembra che alla fine si debba andare sulla fiducia che si ha in questo o quel produttore.

Ora ti chiedo: secondo la tua esperienza e conoscenza del marchio, ad esempio, in tutte le Amorelli, indipendentemente dalla serie e da quanti asterischi hanno, si possono riscontrare analoghe caratteristiche nella fumata?
E la forma, quindi, secondo te non è determinante in tutto o in parte?

Tutte le radiche Amorelli non mi hanno mai tradito e vado di virginia fin da subito, tanto so che son dolcissime ai primi puff e senza miele o puttanate varie, ho visto con i miei occhi le punzonature della stessa partita e ciocchi di radica, il fattore asterischi incide solamente sulla bellezza esteriore (fiamma più o meno stretta) poi per il resto fumano tutte alla grande certo nei pezzi più pregiati e fiammati incide notevolmente la radica più compatta e più legnosa; in quanto alle forme beh direi che come tutti gli altri marchi la dublin non è chimmey, una billiard non è una pot, una curvona non è una dritta classica ecc.; li sei tu a condurre la fumata.