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penso che Savinelli rappresenti il perfetto punto di incontro tra qualità, estetica e prezzo...
Caro Ismaele, come ho già scritto, su questo la penso esattamente come te.
Mi sto sempre più convincendo che per un pipatore, sia molto difficile districarsi nella fitta trama di spinte compulsive emozionali, motivazioni tecniche e dare una parvenza di ponderatezza a scelte che spesso sono tutto tranne che razionali.
Credo che nelle nostre valutazioni spesso si mettano in relazione elementi di valutazione che poco hanno a che vedere l'uno con l'altro.
In fondo il fascino non sempre, o non necessariamente, deve comportare delle motivazioni logiche e razionali a sostegno.
Approfondendo la questione, almeno secondo il mio punto di vista, si può constatare che certi marchi devono il loro attuale fascino a motivazioni che si perdono nella storia della vita del marchio, a volte per ragioni tecniche, altre per suggestive storie legate alla nascita ed allo sviluppo del marchio.
Ad esempio, quanto era a suo tempo affascinante le rivalità tra "seguaci" di Dunhill e "fedelissimi" di Charatan? Quale colpo ha subito il fascino di Charatan quando questa è passata di proprietà al gruppo a sua volta proprietario di Dunhill?
Altro esempio: Caminetto nasce da un incontro tra due maestri pipai (Ascorti e Radice) che, narra la leggenda, dopo una cena, sulla carta di una tovaglietta, hanno sancito l'atto di nascita della Caminetto, che si è subito contraddistinta per forme particolari, rusticature a "gocciolato di cera" ecc.. quanto può essere rimasto di questo nella produzione di modelli in serie, con tutto il rispetto per Roberto Ascorti, per quanto di buona qualità possano essere le attuali Caminetto?
Per quanto mi riguarda, dopo la morte di Scotti, Castello ha perso parte del suo fascino: so benissimo che io ho iniziato a fumare Castello quando Scotti probabilmente aveva già smesso di lavorarle direttamente, ma la sua mancanza, per me, fa sembrare le pipe "meno" Castello di una volta; è irrazionale, lo so! Ma il fascino non deve per forza essere razionale.
La fortuna ed il fascino di Mastro de Paja, dopo tutti i passaggi di proprietà e la totale assenza dei fondatori artefici del mito, ha ancora senso oggi come oggi?
Credo che Dunhill debba il suo fascino anche alla capacità che ha avuto di farlo rimanere intatto nel tempo, facendo passare assolutamente in sordina il fatto che è parte di un gruppo multinazionale e che l'ombra di Sir Alfred non si aggira più nei reparti di lavorazione per redarguire un allora giovane Bill Ashton Taylor, che aveva scartato una sabbiata per l'eccessiva profondità della sabbiatura... Dunhill è riuscita a passare quasi indenne dai passaggi di proprietà e generazionali, mantenendo inalterata l'immagine di qualità elevatissima (vera o presunta poco importa) dei suoi prodotti.
Queste pensieri nascono in parte da una mia piccola esperienza personale che mi ha fatto riflettere: io posseggo un Longines d'oro a cipolla (ovviamente totalmente meccanico), ereditato da un prozio, che ha abbondantemente superato il mezzo secolo. So perfettamente che un qualsiasi Swatch o un Casio sono infinitamente più precisi, pratici e comodi di quel vecchio è grosso orologio con carica manuale; ma il fascino che quella "cipolla" quasi antica, di quelle che "non ne fanno più", è infinitamente superiore a quello di qualsiasi perfetto ed efficiente evoluto meccanismo tecnologico attuale.
In sintesi: forse il fascino non è nella qualità reale di un prodotto, ma nella sua storia, nelle particoli vicissitudini che hanno fatto da corollario alla sua produzione, nel carattere e nella vita delle persone che hanno contribuito a crearlo. Ecco perchè penso che ci siano molte pipe, anche ottime, che non avranno, per quanto tecnicamente ineccepibili, il fascino di altre, non necessariamente migliori.