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Post - Sw4n
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« il: 15 Febbraio 2014, 18:50:31 »
Quello che sta succedendo non è una novità. Due o tre anni fa è accaduto lo stesso con i McConnell, passati da 12,50 a 17,5 in un baleno. Quello che temo è, a breve, un rialzo anche dei Gawith che, in versione bulk, sono forse l'unica cosa buona e acquistabile rimasta in Italia.
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« il: 08 Luglio 2013, 22:32:32 »
A me piacerebbe saperlo il prezzo. Tanto per rodermi un po' il fegato
Non si dice! Come ho detto e come detto da altri, non fotte a nessuno!
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« il: 07 Luglio 2013, 11:02:28 »
Tornando in topic ieri ero in giro "a far ballare i piedi" e in nel "solito" negozio di cose usate (non a Milano) mi imbatto in questa piacevole visione Ovviamente non promette granché ma esaminando le pipe trovo... E così decido di prendere il blocco, tanto più che il portapipe non è niente male Il prezzo non ve lo dico neanche, tanto non ve ne fotte...
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« il: 21 Giugno 2013, 12:09:41 »
Il discorso delle dunhill in radica algerina lascia il tempo che trova, non trattandosi di contraffazione. Come è noto, dunhill usava differenziare la provenienza della radica a seconda del finissaggio. Oggi non credo lo facciano ancora ma non ci sono dati al riguardo. Comunque, la radica algerina era preferita per le shell, in quanto la morbidezza di questa radica favoriva sabbiature particolarmente profonde e belle (tipiche delle dunhill più anziane). Sapevatelo.
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« il: 19 Giugno 2013, 20:29:57 »
Allora se vogliamo dire cazzate OK!
Pseudometropoli o anche pseudomerdopoli mi sembra azzeccatissimo.
Milano accogliente? AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!!!! Uahaahhahahahahahahhahahahahahahahahahahahah!!!!!!!!
Eh oh, io non posso descriverla diversamente. Poi è ovvio che non per tutti vale la stessa cosa ma per me Milano è una città stupenda, che mi ha dato tanto.
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« il: 19 Giugno 2013, 19:27:26 »
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« il: 19 Giugno 2013, 18:54:11 »
Capisco che tu desideri andartene, se non si è di Milano è difficile vivere ed accettare questa pseudo metropoli europea, l'unica città che d'italia non ha nulla mah
Mannò, Milano è una città bella e molto accogliente. Ma dopo 5 anni ho voglia di cambiare... Città, nazione... vedremo
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« il: 19 Giugno 2013, 15:18:30 »
Non sono di Milano ma vivo a Milano. E si spera ancora per poco... Mah, ti ripeto, in ogni mercatino che ho visto (dalla fiera di sinigallia a quello sui navigli ma anche nel negozio di cose usate che ho vicino casa) ho trovato pipe. Poi nella maggior parte dei casi si tratta delle classiche "bruyere garantie" e simili e se va bene qualche savinelli. Ma ad esempio un annetto fa trovai una vecchissima ma bellissima gbd per 20€. Non è un affare stile "dunhill a 15 euro" ma è una pipetta che mette allegria.
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« il: 19 Giugno 2013, 13:07:29 »
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« il: 18 Giugno 2013, 13:59:20 »
Io ho risposto "Si, una volta era una dunhill da cesto a 15euro". Alle volte capitano le botte di culo (in realtà erano 11 dunhill, di cui due di natale e nuove) e mi piace condividerle con chi è appassionato fumatore come me. Purtroppo capita anche che certe botte di culo suscitino invidie e gelosie, in fin dei conti comprensibili ma così tristi... Il messaggio è: quando vi capiterà di morire non lasciate le vostre pipe in mano ad eredi frettolosi!
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« il: 20 Agosto 2009, 19:42:37 »
FRAtelli BENvenuti VERona. Fabbrica di pipe piuttosto andanti, comunque storica.
Ma è un caso di omonimia o erano BENzon una volta? http://www.benzon.it/
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« il: 27 Gennaio 2009, 21:58:39 »
Io ne ho una... Rusticata shape bulldog... Peraltro avuta a costo zero. Marcata "ISLE OF MAN".
Ci ho fatto solo due fumate quindi boh.. Non so dire granchè.
Magari ora la accendo e vediamo... :-D
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« il: 13 Dicembre 2008, 15:19:11 »
Credo sia dovuto alle normali variazioni di volume a cui ogni materiale è soggetto in base alla temperatura, ovviamente in proporzioni ben differenti. Capita anche a me, ma il problema si risolve subito fumando la pipa in questione. Il cannello e il bocchino si scaldano e torna tutto al suo posto.
Anche il consiglio di m4tt0 è valido, ma da fare con molta attenzione, se si scalda troppo il perno rischia di sformarsi. :wink:
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« il: 23 Ottobre 2008, 02:27:47 »
Io sono fortemente scettico riguardo la fattibilità di una "privatizzazione" dell'università in Italia.
Mi spiego meglio. Se i ragionamenti e i dati forniti da Ramon possono essere veri e utili a comprendere i benefici del contributo privato all'interno di istituzioni universitarie (che in pratica diverrebbero veri e propri istituti no-profit), dall'altro lato bisogna fortemente tenere conto del "parametro Italia" e dell'essenza stessa di ciò di cui stiamo parlando.
Non per essere qualunquisti o disfattisti ma osservando economicamente i risultati delle grandi privatizzazioni degli ultimi 15 anni (e volendo assimilare il futuro dell'università a queste), ovvero Alitalia, Telecom, Autostrade, Ferrovie dello Stato, Poste, ecc e di come queste abbiano prodotto debiti colossali nel momento in cui l'azionista Stato ha smesso di ripianare le perdite e avvantaggiare le posizioni di mercato (per le Poste accadrà tra qualche anno), fatto tipicamente italiano. Ovvero l'incapacità della classe imprenditoriale Italiana di essere tale, senza dover ricorrere perennemente ad aiuti o vantaggi da parte dello Stato, che finisce spesso per avvantaggiarli a danno dei cittadini.
Ora, intendo dire, riflettendo semplicemente sull'esempio più recente, Alitalia, dove per sostenere una cordata di imprenditori ( e faccio questo esempio perchè è plausibile pensare che buona parte degli imprenditori coinvolti nell'acquisto di Alitalia sarebbero allo stesso modo interessati a investire nell'università ) si caricano le casse dello Stato di una spesa di 3 miliardi di euro, prontamente detratti dai fondi per l'istruzione, si può pensare ad un Governo verosimibilmente interessato ad una riforma concepita nell'interesse generale?
Ovvero: quanto è giusto che si utilizzi l'immensa risorsa del sistema universitario affinchè i vari Fiat o mercegaglia facciano ciò che serve a loro stessi e magari non ciò che serve alla collettività? Quanto è giusto che decidano loro cosa un giovane deve studiare? Perchè il problema, e lo si vede nel mercato del lavoro, è che si preferisce tagliare piuttosto che investire. O peggio tagliare LADDOVE si DEVE investire. Ovvero nella ricerca, nel progresso, unico ambito in grado di dare competitività al sistema economico occidentale.
E qui apro una piccola parentesi, per sottolineare il fatto che gli investimenti per la ricerca non sono scindibili dal discorso generale della spesa pubblica, ricordando che con un deficit del 104% del PIL si permane all'8° posto al mondo in spese militari (per uno stato che costituzionalmente RIPUDIA LA GUERRA, spesa che nessuna finanziaria taglia, MAI) e si è invece penultimi nella classifca OCSE per la spesa sull'università. Qualcosa evidentemente non torna.
E va bene che le imprese devono trainare il paese, dal punto di vista economico, ma una nazione che si muove secondo le logiche di una azienda è una pura follia, perchè uno Stato non è costituito solo da logiche tipicamente economiche, essendo fatto di persone, famiglie, cittadini e perchè lo Stato non produce solamente "beni economici".
Circoscrivere la conoscenza ad un ambito meramente funzionale è una cosa estremamente pericolosa, perchè c'è il rischio che il privato finanziatore "orienti" contributi (e insegnamenti) in determinate direzioni, a discapito di altre.
E poi vorrei sottolineare che non è sempre vero che nelle altre nazioni l'intervento privato è così consistente all'interno di associazioni no-profit. Anzi, paradossalmente questo è molto più vero da noi, dove appunto le spese per la cultura sono ridicole.
Frequento una università privata (e noto le differenze con l'università statale) e posso anche essere vagamente favorevole ad una riforma del sistema con aperture a soggetti privati (in una certa misura), ma sono decisioni da prendere con molta cautela e molta calma, soprattutto dopo una giusta, opportuna e lunga concertazione con chi da questa riforma è direttamente interessato. Non foss'altro per tutti gli stravolgimenti che il sistema universitario ha subito negli ultimi 10 anni.
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