Autore Topic: Oltre la radica  (Letto 58872 volte)

Offline Aqualong

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Oltre la radica
« Risposta #15 il: 16 Marzo 2005, 00:20:51 »
Il tannino è presente anche nella buccia dell'uva e in quasi tutta la frutta,nei cerali,nella maggior parte dei legumi.
Ha una forte azione ossidante e gli vengono riconosciute propietà benefiche addirittura anticancerogene.
Nella radica stiamo parlando di un forte eccesso che va ridotto con bollitura e con sublimazione(stagionatura),nella bollitura vanno via anche resine etc.
Per quanto riguarda il ciliegio devo vedere ,comunque ho gia una mezza idea,poi descrivo quello che viene fuori.
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Oltre la radica
« Risposta #16 il: 30 Marzo 2005, 19:08:22 »
Riprendo per dire che una "maraschina"l'ho fatta e la stò fumandoo da venerdì,provandola con vari tabacchi e sono, per il momento, molto stupito del risultato.
Foto segnaletica in galleria(per ventuali curiosi).
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Oltre la radica
« Risposta #17 il: 06 Aprile 2005, 16:29:42 »
Solo per scrivere un pochino e muoversi in un momento di calma piatta,allego l'impressione e la resa in fumata con alcuni tabacchi naturali,nell'azzardata ipotesi che possa interessare:


Dunhill Nightcap:
Fumata fresca leggera assolutamente non piatta (anche se per me è un tabacco con poco corpo) sforzandomi ,molto per sentirlo, colgo un lievissimo sapore di "bitter" o di "mandorle"
ma puà essere la prima fumata oppure un impressione.
arivo in fondo con solo cenere,il fondo appena annerito,se non sapevo cosa fumavo avrei potuto definirla una buona radica,ricarico e riprovo,il nightcap che comunque continua a non piacermi.

Forte:
Nella ciliegia è decisamente più rotondo,ha perso un po' del gusto leggermente acre tipico, si fuma molto bene come fosse una mixture più completa, anche questo pizzico finisce con
sola cenere,anche con le fumate successive nessun sapore da attribuire al legno(unico neo mia moglie si in****a per l'odore quasi di toscano sparso per casa.
Toscano:
Come sopra ma più buono per sua natura.

Mescolone a pallettoni overo : 50 gr di Landtabak 50 Latakia 1 avana 1 toscano
Tendenza ad attenuare leggermente gli aromi particolarmente forti,nel caso
sarebbe una caratteristica e da non considerare un difetto di questo particolare legno.
quattro fumate molto piacevoli in successione.

E' mia opinione che non ci siano grosse differenze con una buona tradizionale
se non il leggero attenuarsi e arrotondarsi dei sapori più intensi e il leggerissimo sapore di bitter,
che comunque si percepisce sforzandosi molto a cercarlo durante la fumata.
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Oltre la radica
« Risposta #18 il: 06 Aprile 2005, 16:33:29 »
Per dare il colpo di grazia allego caratteristiche del ciliegio raccattate in giro:


Sotto il termine comune di "ciliegio" vengono comprese tre specie: Prunus aviurn L. (ciliegio montano o selvatico, duracina, durone); Prunus cerasus L. (visciola, amarena, amarasca, marasca); Prunus mahaleb L. (megaleppo o ciliegio di S. Lucia).
Terre d'origine del ciliegio, come del resto di molte altre piante da frutto europee, sono ritenute il Medio Oriente, le regioni del Caucaso e dell'Armenia. Sui tempi e sulle modalità della sua diffusione in Europa sono state formulate diverse ipotesi, Secondo Plinio il Vecchio la sua coltivazione occidentale risale, al massimo, ad una cinquantina d'anni prima dell'avvento di Cristo. Ma questo dato contrasta con altre testimonianze e con reperti archeologici: solo 120 anni dopo la sua presunta introduzione in Italia da parte di Lucullo il ciliegio era già presente in Britannia e si ritrovava diffuso spontaneamente in tutti i boschi d'Europa; non solo, 75 anni dopo la data fornita da Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane enumerava già ben otto qualità di ciliege (le aproniane - dal nome di Apronius, un gaudente epulone celebre in Roma - le ceciliane, le juniane o julianee, le duracine o pliniane, le lusitaniche, le laurine, le luteziane e le macedoniche), non solo coltivate nei dintorni di Roma ma già diffuse in tutta Europa, fin agli estremi della Lusitania. E' probabile, quindi, che l'introduzione del ciliegio in Europa sia databile a periodi precedenti, ed anzi il ritrovamento nelle palafitte di alcuni insediamenti svizzeri e francesi di noccioli di ciliegio anticipa la data alla preistoria. E' pertanto probabile che sia giunto in occidente con le prime migrazioni arianiche.
Ma allo stesso modo potrebbe essersi prima, o contemporaneamente, diffuso nella nostra penisola e successivamente, trasportato dagli uccelli, aver invaso gli areali del centro nord Europa. Prova ne sia che gli uccelli sono voraci del suo frutto e che il seme, dopo aver attraversato il loro apparato digerente, viene depositato ancora vitale;. secondariamente le piante di ciliegio spontanee sono distribuite nei boschi in modo sparso raramente in gruppi omogenea, suggerendo ciò un ruolo importante degli uccelli nella distribuzione casuale dei loro semi.
Attualmente è presente nelle regioni centro meridionali dell'Europa, spingendosi fino nelle regioni meridionali della Svezia.
CLASSIFICAZIONE
Nella classificazione del ciliegio i botanici non sono concordi. Linneo contemplava tre sole specie, come da noi indicato all'inizio. Ma il De Candolle, pochi decenni dopo Linneo, fondava un genere, il Cerasus, e ad esso attribuiva quattro specie: Cerasus avium, C. duracina, C. juliana, C. caproniana, comprendendo nelle prime due specie i ciliegi a foglie pendenti e nelle ultime due quelli a foglie erette ed a frutto acido. Altri autori hanno proposto ulteriori criteri di classificazione che non riportiamo.
Al genere Prunus appartengono 120 specie. A noi interessano in questa sede solo le tre prima citate. Le loro principali caratteristiche sono:
- Prunus mahaleb: chioma globosa, portamento basso e spesso arbustivo; tronco molto ramoso e diviso dal basso; poco longevo; usato come portainnesto e per il rimboschimento di pendii erti ed aridi; diffuso nell'Europa centro meridionale;
- Prunus avium: chioma piramidale, tronco eretto ed alto; patrimonio cromosomico diploide a sedici cromosomi; esigente in fatto di ambiente;
- Prunus cerasus: simile al precedente ma di dimensioni minori; patrimonio tetraploide a 32 cromosomi; pianta rustica e con attitudine pollonifera.
CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE
Si tratta di una pianta che può raggiungere i 25 metri in altezza e che presenta un tronco diritto, il cui diametro può raggiungere i 70 cm. La corteccia si caratterizza per tipiche striature orizzontali. Le radici sono fittonanti e con micorrizie (associazione di radici di piante vascolari con ife fungine) .
Le gemme fiorifere sono distinguibili da quelle a legno per la maggior grossezza. Le foglie sono generalmente grandi, più o meno pendule, con la lamina ovale allungata, acuminate e con doppia dentellatura. I fiori, riuniti in mazzi di due-sei presentano il calice rossastro, i petali bianchi ed odorosi, gli stami da venti a trentacinque, con antere gialle.
Il ricettacolo del fiori di ciliegio è rivestito da tessuto che produce nettare ad alta concentrazione zuccherina: 55% nel ciliegio dolce e 28% nel ciliegio acido. Mentre il nettare del ciliegio dolce è ricco di saccarosio, quello di ciliegio acido ne è povero. Sui piccioli fogliari sono presenti nettari extrafiorali, peraltro raramente visitati dalle api.
I granuli pollinici appaiono triangolari in visione polare e ovalari in visone equatoriale. I granuli pollinici del ciliegio dolce misurano in media 33 x 41 millesimi di millimetro; quelli di ciliegio selvatico 39 x 46 millesimi di millimetro. In melissopalinologia il polline di ciliegio è indicato con la denominazione di "gruppo Prunus", comprendente i pollini di tutte le specie del genere Prunus. Il polline raccolto dall'ape appare di colore giallo marroncino.
Il frutto è una drupa pendula, ovoidale e cuoriforme, con la cavità di inserzione del peduncolo approfondita; il suo colore va dal giallo, al roseo, al rosso, al rosso scuro quasi moro. Il sapore della polpa può essere dolce od acidulo ed il succo talora incolore, talora fortemente colorato.
La fioritura avviene poco prima di quella del pesco (prima l'acido poi il dolce); in zone di collina e di pianura si verifica nel mese di aprile, mentre in zone montane più tardi, verso maggio giugno. Sull'epoca di fioritura influisce sia la cultivar sia il portainnesto: infatti il P. mahaleb la anticipa di 4-5 giorni. Nel ciliegio dolce la precocità di maturazione è legata alla precocità di fioritura, ma una fioritura precoce espone la piante al pericolo delle brinate tardive. Il ciliegio acido è autofertile, mentre quello dolce è autosterile. Le cultivar di ciliegio dolce sono autoincompatibili ad eccezione di alcune cultivar fra cui la Stella (canadese) e la Cristobalina (spagnola). La fecondazione del ciliegio dolce è complicata dal fatto che l'ovocellula ha vita breve, mentre il tubetto pollinico, emesso dal polline per raggiungere l'ovulo, richiede 2-3 giorni di preparazione, a 21°C, ma tempi maggiori a temperature inferiori. Per una buona impollinazione si richiedono varietà di ciliegio compatibile e con fioritura contemporanea, abbondante presenza di api nel frutteto e condizioni climatiche favorevoli.
TECNICHE DI COLTIVAZIONE
Il ciliegio acido è rustico ed adattabile in fatto di clima e di terreno.
Il ciliegio dolce richiede climi temperati perché può essere danneggiato sia dal freddi invernali che dalla brinate tardive; le temperature critiche sono -2,8°C per i bottoni fiorali e -2,2°C per l'allegagione. Il dolce è esigente anche in fatto di terreno, che deve essere fertile, fresco, permeabile e profondo. Non tollera il ristoppio e non può essere succeduto a se stesso.
Le forme di allevamento più diffuse sono in parete, in pianura, ed in volume in collina.
Il portainnesto per il ciliegio dolce deve presentare le seguenti caratteristiche: indurre un minor sviluppo della cultivar innestata, portare precocemente a frutto; affine alla maggior parte delle cultivar e che si possa facilmente moltiplicare per via agamica. I più usati sono Franco di ciliegio dolce, Ciliegio di Santa Lucia o megaleppo, ciliegio acido ed alcuni ibridi. La potatura di produzione del ciliegio si limita a pochi interventi. Importante la concimazione, sia di impianto che d'allevamento, effettuata secondo precise tabelle.
La raccolta manuale è onerosa; le rese sono basse, circa 8 kg/ora. La raccolta meccanica consente di raccogliere fino al 90% del prodotto con una riduzione dei tempo a 1/5, 1/10.
ASPETTI COMMERCIALI
Il ciliegio è una delle poche piante arboree da frutto non afflitte da problemi di eccedenza: per esso esistono interessanti spazi mercantili e si preannunziano, nei prossimi anni, numerose innovazioni tecnologiche.
La produzione italiana di ciliege è caratterizzata da una forte tipicizzazione: ogni regione possiede proprie varietà ben accette ed affermate sul piano commerciale, ma la sua espansione è limitata dal fatto che le singole superfici aziendali destinate al ciliegio sono condizionate dalla altissima e concentrata richiesta di manodopera per la raccolta del frutto. Se a ciò si aggiungono le possibili avversità atmosferiche durante la fioritura o durante la raccolta (bastano pochi giorni di pioggia) e la necessità di esitare il prodotto in pochi giorni, ci si rende conto del perché, nonostante le ciliege siano i frutti più costosi, la redditività aziendale della coltura sia più apparente che reale.
Si stanno quindi affannando nuove varietà autofertili e compatte, portainnesti nanizzanti, forme di allevamento che permettano la raccolta del frutto da terra, piante di rapida messa a frutto ecc. Ma la loro diffusione richiede una attenta sperimentazione e. quindi, divulgazione ed anche, soprattutto, un lento adattamento delle abitudini e delle preferenze del consumatore.
INTERESSE APISTICO
I fiori di ciliegio sono fortemente attrattivi per le api: offrono abbondanti quantità di nettare e di polline, in un periodo di intensa attività delle api. In annate favorevoli, in comprensori tipicamente cerasicoli e, qualora le famiglie siano state adeguatamente sviluppate per tempo, si possono ottenere mieli uniflorali di ciliegio. Normalmente, in particolare nelle zone collinari ricche di piante spontanee di ciliegio, il nettare raccolto viene utilizzato immediatamente dalle api. Il potenziale nettarifero del ciliegio è considerato di II classe, corrispondente a produzioni medie oscillanti tra i 25 ed i 50 kg per ettaro. Il polline di ciliegio, nei mieli italiani, si trova, generalmente, associato a quello di tarassaco, di salice e di vari altri fruttiferi ed, assieme a questi, può, talora, essere dominante, sebbene sia normalmente iporappresentato.
UTILIZZI IN ERBORISTERIA
Il ciliegio figura tra le principali piante medicinali per le sue grandi proprietà diuretiche.
Vengono utilizzati i peduncoli del frutto, preferibilmente quelli del ciliegio acido. Hanno proprietà diuretiche e sono considerati un sedativo delle vie urinarie. Si utilizzano come potente diuretico, come medicinale per cistiti, per insufficienze renali, reumatismi gottosi, sotto forma di decotto ottenuto facendo bollire 30 grammi di peduncoli del frutto, per trenta minuti, in un litro di acqua. Il decotto va consumato in giornata se si vuole ottenere una efficace azione diuretica, versandolo, bollente, su 250 grammi di ciliege fresche, facendo macerare il tutto per altri 30 minuti e passando poi il tutto con spremitura.
IL CILIEGIO NEI VECCHI TRATTATI
Da "L'Apicoltore" del 1874, precisamente dalla rubrica "Flora dell'apicoltore lombardo", abbiamo recuperato ampie notizie.

"Il ciliegio appartiene alla famiglia delle Rosacee, e sono tutte piante mellifere e pollinifere ... Per usufruire del fiori delle piante fruttifere bisogna rinforzare d'autunno gli alveari, e ciò allo scopo d'aver subito in primavera popolazioni forti, disponibili al lavoro... Il miele di tutte le piante da frutto è in generale liquido e bianco, saporoso e non aromatico ... Dal fatto che le sue foglie emanano una minima dose d'acido cianidrico o prussico - che è un potente veleno - taluno volle arguire che le api sfuggono codesto albero, come pure pel medesimo motivo sfuggono il Lauro ceraso, il Pesco ecc.. Il fatto dimostra il contrario, che anzi le api ronzano molto su questi fiori. - Il miele poi, quand'anche avesse assorbita dalla pianta, piccola dose d'acido prussico, detto acido volatizza lasciando il miele innocuo, appena che esso venga dalle api raccolto... Se nella stagione estiva si vedono le api visitare le foglie e i germogli del Ciliegio, ciò dipende, forse da rogiada melata, più spesso da un afide che riveste e danneggia questa pianta. Infine noteremo che il polline del Ciliegio acido è di color giallo zafferano, invece è giallo zolfino quello del ciliegio dolce". Dubini nel 1898, sul suo volume "L'Ape" così annotava: "La fioritura delle piante fruttifere precede talvolta di 10-15 giorni quella del Ravizzo. Egli è per opera delle api che queste piante vengono favorite nella loro fecondazione, perché le sole api si sono conservate in famiglie nell'inverno, e quindi possono, prime, fra gli altri insetti, uscire alla raccolta.
CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE
Il ciliegio ha una tessitura fine, una grana in genere dritta, di color bruno rosa pallido quando è tagliato di fresco. Il suo aspetto è a volte guastato da striature gommose e macchie. Il ciliegio europeo è un poco più pesante del ciliegio americano e di peso intermedio tra il mogano ed il noce. Alburno e durarne sono leggermente differenziati. L'alburno è stretto, giallastro mentre il durame è bruno rosato che si accentua notevolmente con la stagionatura e l'invecchiamento. I segati ricavati sul quarto presentano una bella lucentezza cui fanno spicco delle specchiature che ricordano quelle dell'acero. La fibratura è diritta, la tessitura media. In genere si leviga bene presentando, con la sola levigatura una bella lucentezza serica.

ESSICCAZIONE
Il ciliegio richiede attenzione nell'essiccazione poiché tende a distorcersi, ma una volta secco è moderatamente stabile in opera. Ha una buona forza per il suo peso, sebbene non sia particolarmente rigido. Si sega facilmente e si può lavorare sia con utensili manuali che a macchina, dando un eccellente finito. E' di durevolezza incerta, ed è meglio non usarlo in condizioni che favoriscano il marciume.

PESO SPECIFICO
Il peso specifico del legno ad un contenuto di umidità del 15 % è di 580 kg. per metro cubo.

USI PRINCIPALI
Il ciliegio è un legno decorativo usato per mobili ed in ebanisteria. Il ciliegio europeo è disponibile solo in quantità limitate e si tende ad usarlo per mobili speciali. Il ciliegio americano è più facilmente disponibile e commercialmente importante negli stati centrali dell'atlantico. E' usato per pannellature, mobili, falegnameria di alta classe e per piastre galvaniche. Viene impiegato per tutti i lavori di ebanisteria fine. La varietà americana Prunus serotina denominata anche black cherry , per il suo bel colore scuro ed intenso è particolarmente pregiata e viene utilizzata per costruire strumenti musicali, nelle costruzioni navali, per pipe, ed è particolarmente richiesta in ebanisteria per mobili di valore.
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Offline Slow

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« Risposta #19 il: 06 Aprile 2005, 16:45:30 »
8O  un trattato!!!  8O


 :wink:
il pessimo Slow

Offline ismaele

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« Risposta #20 il: 06 Aprile 2005, 21:25:40 »
Strepitoso!!! Enzo, mi inchino e...ricordati di me :wink:  :lol:  :D

pipaluce

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« Risposta #21 il: 06 Aprile 2005, 23:43:16 »
... e non l'avete mai sentito parlare di quando assisteva alle autopsie!!  8O   :lol:

Offline Aqualong

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« Risposta #22 il: 07 Aprile 2005, 00:21:17 »
O dai mi fai venire nostalgia di quei giorni
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Offline mificrozet

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« Risposta #23 il: 07 Aprile 2005, 00:25:47 »
E' peggio sentire quando qualcuno ti racconta come faceva le autopsie ...

 8O
Inglesi ... gente che correva nuda dietro una marmotta quando noi già s'accoltellava un Giulio Cesare !

Offline Aqualong

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« Risposta #24 il: 14 Aprile 2005, 22:36:51 »
Ho cominciato qualche prova sull'olivo toscano,sono stupito dai suoi mille colori e oltre ad inserire tanti inserti sulle ultime pipe,in attesa di fare una pipa interamente di olivo,ho provato a fare olivo e cuore di radica (che non ha niente a che fare col nome del club).
L'oggetto da l'illusione in foto di un vecchio  muro scalcinato ma assicuro che è levigatissima.
Inoltre segnalo che per il lavoro non ho usato colla fra i due legni e che la prima fumata è stata bella.
Come sempre(perdonate) foto in galleria.

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Offline ismaele

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« Risposta #25 il: 14 Aprile 2005, 23:10:01 »
Carissimo Aqualong, mi hanno appena regalato una pipa albanese - è la terza in mio possesso e devo dire che sono bruttine assai e pure mal fatte, ma fumano benissimo - Mi sembra non sia radica di erica, ma ciliegio: come faccio ad accertarmene? In ogni caso va molto bene, ci sto fumando picadura pura con gran godimento :D
Ciao

Offline Aqualong

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« Risposta #26 il: 14 Aprile 2005, 23:26:56 »
Se è ciliegio si vede dalle venature,comunque loro usano anche il pesco,che mi dicono quasi uguale in fumata.
Proveremo poi.
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Offline Slow

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« Risposta #27 il: 15 Aprile 2005, 09:46:31 »
Citazione da: "Aqualong"
Ho cominciato qualche prova sull'olivo toscano,sono stupito dai suoi mille colori e oltre ad inserire tanti inserti sulle ultime pipe,in attesa di fare una pipa interamente di olivo,ho provato a fare olivo e cuore di radica (che non ha niente a che fare col nome del club).
....


Davvero estrosa!
Io mi sono fatto fare due pipe in ulivo con cuore di radica. Solo che sono interamente in ulivo toscano, anche il cannello e tutto l'esterno: è stata solo inserita una camera di combustione in radica. Ne ho attizzata solo una per ora, e mi sembra che fumi bene. Il gusto non è così marcato come un'altra completamente d'ulivo che amo fumare, ma il cannello un po' incide e si sente che non è una pipa di sola radica.
il pessimo Slow

Offline Cristiano

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Oltre la radica
« Risposta #28 il: 15 Aprile 2005, 21:36:11 »
mi prostro
"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.

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Offline PaperoFumoso

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Oltre la radica
« Risposta #29 il: 16 Aprile 2005, 10:00:36 »
Faccio la riverenza :)
Saluti