Ritrovo Toscano della Pipa

Generale => Generale => Topic aperto da: PaperoFumoso - 03 Novembre 2005, 18:22:59

Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: PaperoFumoso - 03 Novembre 2005, 18:22:59
Tutti abbiamo in mente pipatori famosi, personaggi noti di tempi passati, nonchè sparuti pipatori contemporanei; ma chi è oggi il fumatore di pipa?

I tempi sono cambiati, insieme a mode e costumi, pertanto, a fronte di una diffusa etereogeneità, qual è il ritratto del pipatore anni 2000? E' ancora possibile uno stereotipo?

A voi i commenti  8)
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 03 Novembre 2005, 18:50:43
Sicuramente una persona che si mostra poco in giro con la pipa, che fuma Anfora e Clan.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 03 Novembre 2005, 21:07:21
è un giovane professionista, preferibilmente avvocato, che, mentre è immerso nelle sue riflessioni causidiche, avvolge il proprio studio del fumo molto english o anche naturale che promana dalle sue selezionatissime radiche.

Chi è? :D
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: ismaele - 04 Novembre 2005, 02:45:04
E' un insegnante di mezz'età un po' (ma solo un po') scoglionato che mentre tormenta il bocchino con i denti consuma la matita rossoblù su orrori che farebbero capottare dalle risate un bufalo analfabeta e intanto pensa che Berluskazz vorrebbe farlo lavorare altri 15 anni e quasi quasi pensa di suicidarsi con i vapori del Semois...
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: EVA01 - 04 Novembre 2005, 08:50:21
E' un figuro che non ha mai fumato, che per curiosità ha provato una pipa una ..'tina di anni fa e ne è rimasto stregato.
 :lol:  :lol:
No, scherzi a parte, quando cominciai il mio modello di fumatore di pipa era il signore elegantissimo e un po' snob, circondato da un'aura di misticismo e di lieve etereità donata dalla pipa stessa, comunque tutto dettato dalla moda che esplose tra la fine degli anni 70 e primi anni 80.
Oggi, secondo me, alla pipa ci si avvicina per molti motivi, tranne che per moda. Anzitutto, molti sono i giovani, attratti proprio da una fumata più contemplativa, non d'istinto ma di godimento.
In minor percentuale chi, molto praticamente, cerca una via di fuga dalla sigaretta; alcuni riescono, molti no. Tra questi sono pochi coloro che comprendono la pipa non solo come mero strumento da fumo, ma come oggetto che entra a far parte della prorpia vita.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 04 Novembre 2005, 10:15:58
Penso che noi siamo delle eccezioni,i fumatori di pipa sono gli altri,almeno come numero,intendo quelli che dal tabaccaio chiedono,mi consigli le un tabacchino..vorrei un portapipe da due posti..una pipina che non costi più di 50..avete mica quegli aggeggi per pulirla,quelli che presi l'anno scorso li ho finiti tutti..
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 04 Novembre 2005, 11:00:52
In effetti molti di noi hanno pensato alla pipa riconducendosi a certe oleografie british, tipo signori in tweed sprofondati nella loro poltrona di pelle antica nel loro moganatissimo club.
Oppure alla descrizione di Jean de la Varende contenuta nel "Grande Libro della Pipa".

In realtà non è così o, almeno, non del tutto così.
Accanto al brit-smoker (tipico esempio il Lavoisier che abbiamo ammirato a Sansepolcro, con Burberry e berretto Lock) vi sono molte altre tipologie, tra cui alcune tradizionali italiane. Non scordiamo che il fumo della pipa, come ci ricordano sia Ramazzotti che Turchetto, era il fumo dei ceti popolari e campagnoli, era il fumo da osteria.
Proviamo a distinguere alcune categorie:
1) il cultore
2) l'abitudinario
3) l'ex sigarettaro
4) lo snob occasionale (quello che fuma anche i Cohiba che son pur sempre i Cohiba)

Riempite i contenitori di contenuti e vedrete che la classificazione è abbastanza esaustiva
Titolo: Il fumatore...
Inserito da: coureur-des-bois - 04 Novembre 2005, 14:54:35
Infine l'uomo contro, che fino a ....antadue anni, non aveva mai fumato e poi per solidarietà verso gli appestati, i reietti del nostro tempo, decide di cominciare da quella meravigliosa cosa che è la pipa, si sente male... ma persevera per poi scoprire ( purtroppo tardi! ) un mondo affascinante e amici meravigliosi (il Glifo c'è!). Quanto tempo ho perso!!
Bernardo
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: ismaele - 04 Novembre 2005, 20:02:19
Bernardo, il tempo non si perde, il tempo ci perde...
Titolo: il fumatore....
Inserito da: coureur-des-bois - 04 Novembre 2005, 20:48:30
Tempus fugit.....
Bernardo
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: PaperoFumoso - 05 Novembre 2005, 01:20:37
Citazione da: "ismaele"
Bernardo, il tempo non si perde, il tempo ci perde...


Questa affermazione mi piace moltissimo. Bella Ismaele, bella veramente.
Un ri-definizione da maestri.
Titolo: il fumatore...
Inserito da: coureur-des-bois - 05 Novembre 2005, 16:18:40
Pessimisti! Avreste bisogno di un tuffo nella piscina di " Cocoon " !
Bernardo
Titolo: Re: il fumatore...
Inserito da: EVA01 - 05 Novembre 2005, 18:55:06
Citazione da: "coureur-des-bois"
Pessimisti! Avreste bisogno di un tuffo nella piscina di " Cocoon " !
Bernardo


Non sono pessimista, ma il tuffo lo farei volentieri lo stesso!!!! :lol:
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Marlon - 14 Gennaio 2009, 21:31:40
Riprendo questo 3d un po' datato; in realtà ne volevo aprire uno nuovo, ma poi, cercando in archivio, mi è comparso questo e penso che, quanto voglio dire, qui  non sia affatto fuori luogo. Meglio riciclare dunque...

Volevo solo chiedervi se avete mai notato come alcuni fumino in modo "strano" la pipa o come abbiano uno strano approccio alla stessa. Già dagli interventi che ho potuto leggere, scritti da quanti mi hanno preceduto, mi sono reso conto che non sono l'unico a pensare che molti fumano clan ed esauriscono in questo trinciato tutto il loro essere fumatori. Praticamente la loro avventura - strano a dirsi ma vero - comincia e finisce lì.
Come dice Aqualong, i più entrano dal tabaccaio senza nessuna idea in merito, si fanno consigliare da rivenditori che di fumo, non essendo fumatori, non capiscono nulla; al massimo chiedono pipette da 50 euro; non sanno nemmeno che Dunhill, Charatan, Parker, Peterson - solo per citarne alcune - sono marche di pipe; per non parlare delle italiane: Castello, IlCeppo, Ser Jacopo, Brebbia, Savinelli, eccetera.

Dico questo perché mi è capitato di andare una sera in un ristorante in cui, in un tavolo poco distante dal mio, ho visto un tizio con una bella donna a fianco e una pipa sempre in mano. Ogni tanto la posava (la pipa), quando mangiava, per poi riprenderla tra un piatto e l'altro, gesticolando. Pensavo che avessi di fronte un "fumatore" di pipa. Alla fine della cena, mi sono intrattenuto fuori e ho potuto vedere che il tizio, rimasto solo, ha tirato fuori tabacco, pipa e accendino. Ha caricato alla bell'e meglio, ha acceso con un lanciafiamme, ha sollevato la nebbia in val padana, per tirare qualche boccata e poi vedere spegnersi poco dopo la pipa. Allora ha ritirato fuori il lanciafiamme, ha rifatto un nuvolone di fumo impressionante, con conseguenti 4-5 boccate e spegnimento immediato della pipa. La cosa si è ripetuta per altre due volte. Poi, messa la pipa in tasca, salito in auto, se ne è andato.
Certo, direte voi, questo tizio non è che un individuo singolo, forse l'eccezione che conferma la regola. Il quale, per giunta non aveva pigino né ha fatto uso di dita per abbassare la cenere. Ovviamente non si deve generalizzare. Ma da questo episodio mi è venuto da pensare che per molti, o comunque per alcuni, fumare la pipa significhi piuttosto atteggiarsi con la pipa in mano e non avere la minima cognizione di come si carica e di come si fuma. Significa forse limitarsi a fare 1 minuto di pipata.
Comunque per concludere: quando vedo qualcuno con la pipa accesa, lo osservo attentamente e guardo come fuma. A volte vedo gente che spippa con tutti i sacri crismi, altre volte vedo ciminiere ambulanti, gente che brucia tabacco al ritmo di 1 boccata ogni 2 secondi, a mo' di locomotiva. Mi sto sbagliando?
Larga è la foglia, stretta la via...
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: mificrozet - 15 Gennaio 2009, 00:08:42
Non ti sbagli, c'è chi fuma la pipa nella speranza di abbandonare le sigarette ma non riesce a modificare i ritmi, quindi tira come una sigaretta e continua a tirare perché non riesce a trarne soddisfazione, queste persone spesso hanno pipe vistose, non necessariamente belle od importanti, altri hanno belle pipe e la pipa gli serve più che altro per darsi un tono, poi si arriva anche agli eccessi visti a Madrid in una nota tabaccheria due anni fa dove un signore con una bella Dunhill stellata se la portava in giro con mezzo fornello bruciato da una parte perché insisteva ad accenderla con un turbogetto tripla fiamma. Io parto dal presupposto che se devo camminare molto ho bisogno di scarpe comode prima che belle, altri ragionano diversamente, ma poi alla fine il vero fumatore di pipa è quello che usa due o tre pipe consunte e fuma un solo tabacco, tutti gli altri, noi compresi, siamo fumatori/collezionisti/sperimentatori.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Ramon - 15 Gennaio 2009, 11:33:16
Dear Marlon, per molti fumatori non c'è necessità di mettere ordine nel piacere personale, o di socializzare in nome di esso, ed il fumare la pipa diventa un'esperienza sensoriale che inizia e finisce con essi stessi, senza osmosi di alcun tipo verso l'altro. Sono molti i fumatori che non si identificano in nessun clichè ed in nessun personaggio del passato (storico o letterario) e che adottano comportamenti totalmente originali e che difficilmente troverebbero il consenso dell'accademia forumistica.
Mai pensato che, a questi, il compiaciuto o meno sguardo dell'altro fumatore di pipa, semplicemente dia fastidio? Che, nel loro modo di vivere la pipa, non ci sia voglia di confrontarsi e misurarsi?
Essi fumano come gli pare e viene naturale, senza preoccuparsi di interpretare correttamente un ruolo ed una tecnica che altri vorrebbero vedergli vestita addosso.
Normalmente io amo vedere le scene che hai descritto perché ritrovo quella divertente normalità quotidiana dell'appassionato che raramente traspira dai luoghi telematici dove, di consiglio in suggerimento, si passa da "quello no.." a "così si.." ecc... (nessun riferimento specifico).
Sicuramente, e non lo dico per provocare, l'antitesi a questa anarchia del piacere sono proprio i raduni specializzati tra cultori della pipa  dove la tecnica si affina e le competenze si inspessiscono insieme agli amici di turno. Esperienze edificanti per alcuni, banalmente tediose e ripetitive per altri.
Premesso tutto questo, la sola idea che possa esistere un "vero fumatore di pipa" (e quindi uno falso) non ha riscontro con la realtà dell'oggetto pipa che merceologicamente rimane un bene di consumo corrente e nulla più.
La pipa è in libera vendita e non richiede abilitazioni specifiche: ognuno, secondo la propria indole, saprà utilizzarla nel suo quotidiano come meglio crede; per paradosso anche non accendendola e tenendosela in mano per conforto psicologico. Anche se quella pipa non accesa costasse una follia essa non sarebbe sprecata, almeno per il suo proprietario.
Non ultimo, in un recente scambio di e mail con Tom Palmer (Peterson's), egli affermava più o meno che la pipa fosse appunto da intendersi come un oggetto da acquistare, consumare, rovinare, bruciare, sbattere contro qualcosa di duro, graffiare, smontare, modificare, dimenticare, rinnovare ciclicamente a seconda dell'ispirazione del momento...
Una visione quindi che prevede la massima duttulità dell'oggetto a favore delle mille nevrosi del fumatore di turno.
L'atteggiarsi a fumatore di pipa, pur non possedendo una tecnica "da gara", non dovrebbe pertanto suscitare meraviglia alcuna, anzi, a mio parere è molto più sano che stare a lambiccarsi il cervello per questioni legate al mondo del lentofumo socializzato e che nulla hanno a che vedere con l'intimo matrimonio tra individuo e pipa.
Ma, ripeto e concludo, ognuno segue il suo talento e probabilmente, nel corso degli anni, i percorsi personali inizialmente comuni diventano talmente diversi e distanti da rendere evidente il fatto che non esista una comunità-sensibilità globale di fumatori di pipa a meno che ognuno non si consideri una piacevole eccezione all'interno di qualcosa di indefinibile.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: coureur-des-bois - 15 Gennaio 2009, 12:24:29
Parafrasando Wilde, si potrebbe dire che il fumatore di pipa  è quella persona che attraversa Londra da un capo all'altro della città, senza essere notato.
Bernardo
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: DoctorPipe - 15 Gennaio 2009, 13:52:32
@ Ramon: bene, dopo la pipologia apofatica abbiamo la pipologia anarchica, individualista, solipsista.
 :P  :P
Scherzi a parte, mi sembra che l'argomento si stia bene sviscerando.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 15 Gennaio 2009, 15:40:24
concordo con Ramon
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Marlon - 15 Gennaio 2009, 18:51:37
Ho letto tutto quanto avete scritto. Io però intendevo dire un’altra cosa. Ferma restando la libertà individuale di fumare come uno creda – anzi da questo punto di vista la pipa è sinonimo di personalità, di individualismo e di libertà (massì parliamo pure di “anarchia” nel senso di esaltazione dell’individuo e dell’apporto fondamentale di questo nella costruzione di una propria regola o via. In questo senso mai fu più azzeccato il detto “le style c’est l’homme”, intendendolo come “stile” di fumare) – ferma restando tale libertà, dicevo, ritengo che il mezzo stesso pipa imponga un minimo comun denominatore, ovvero un quid condiviso da tutti coloro che intendano fumarla. Minimo ma necessario per poter parlare di “fumare”.
D’accordo con il fatto che le comunità virtuali sono piene di persone che dànno consigli a destra e a manca al neofita, che spesso appare confuso e forse andrebbe guidato in modo più semplice e spartano, senza tanti lambiccamenti e radici quadrate sul calore raggiunto dal fornello in corso di fumata.. Però, come ha scritto Mificrozet, vi è chi fuma la pipa come una sigaretta e questo non credo si possa definire “fumare la pipa”.
Accendere in continuazione e tirare quattro boccate di numero, tra l’altro densissime come il fumo che esce da un camino, non so se si possa definire fumare. Ecco, questo intendevo dire. D’accordo libertà, ma alcuni non hanno la minima cognizione o conoscenza di base per poter approcciarsi a questo mezzo e neppure la ricercano. Forse un tempo era diverso: marinai, pescatori, contadini, montanari che fumavano, costituivano un esempio vivente, un manuale molto più valido di qualsiasi libro su come fumare la pipa.
Oggi, però, il discorso è tutt’altro.  Se io non leggo nulla sull’argomento, non conosco nessuno che la fuma, entro in tabaccheria, me ne compro una alla bell’e meglio, ci ficco dentro il tabacco, accendo e do quattro tirate, mi chiedo: è fumare?
La pipa richiede, in sé, un minimo di tecnica. Minimo ma, ripeto, necessario per poter trarne piacere. Ovviamente chi VUOLE fumarla, presto si informa, legge, osserva altri che la usano, chiede consigli, fa tesoro della propria esperienza, dei primi iniziali errori. Chi invece la compra per atteggiarsi, per darsi delle arie o un determinato tono e poi ci fa un po’ di boccate, non credo che gli interessi tanto il “lento fumo”. Penso che a lui interessi altro.
Ma forse ho sbagliato tutto prendendo come spunto della conversazione un individuo che mi è capitato di vedere e che, forse, costituisce una minoranza talmente esigua da doversi ritenere trascurabile o vicina allo zero in una già così esigua comunità di fumatori di pipa.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: M4tt0 - 16 Gennaio 2009, 01:10:54
Proprio oggi uscendo dalla biblioteca nazionale a Firenze vedo un signore appena fuori dalla porta a fumare la sua bella pipa riempita a Dunhill...il tempo di accendere la mia e ci siamo messi a parlare; beh come è saltato fuori da qualche post più sopra, siamo noi che siamo la minoranza, ci sono tanti (secondo me la maggior parte) che si dedicano alla sola fumata serale e quindi noi non vedremo mai...parlando a questo signore di Rtp e fumare la pipa, più che altro per aiutarlo per il ritrovamento dei tabacchi...lui dopo un po' spunta con: <<ma io sono un semplice fumatore di pipa...>> come dire, alla fine sto bene così. questo è un piacere che non vuole impegni; si è dichiarato ex fumatore di sigarette...e pensate non conosceva neanche Castellana, nè il Ricchi... eppure la sua fumata sembrava quasi perfetta, non ha quasi mai staccato la pipa di bocca e non gli si è mai spenta nell'arco di circa una mezz'oretta... eppure sembrerebbe che nessuno gli ha insegnato; secondo me, per molte cose nella vita, bisogna anche essere portati o saper arrivare prima a certe conclusioni e far bottino delle proprie esperienze...per fare un esmpio c'è chi ci mette 1 volta a capire che il tabacco non va pigiato alla morte, e chi non imparerà mai  :wink:
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: DoctorPipe - 16 Gennaio 2009, 08:33:20
Citazione da: "Marlon"
Forse un tempo era diverso: marinai, pescatori, contadini, montanari che fumavano, costituivano un esempio vivente, un manuale molto più valido di qualsiasi libro su come fumare la pipa.


Nell'Inghilterra anni 20 fumava i 2\3 della popolazione, compresi donne e bambini; non tutti la pipa, ma certo era più diffusa di adesso. A quei tempi non c'era internet ma sicuramente esisteva quella che in Veneto chiamiamo Radio Serva: la chiacchiera, il passaparola, dove li mettiamo?
E' adesso che siamo in pochi che è più difficile trovare maestri (e allievi) fossanco per imparare (o insegnare) ad accendere e a caricare. E i tabaccai non sono mica sempre stati così, caro Marlon.
Per concludere, sono perfettamente d'accordo con Ramon quando afferma che molti pipatori non ne vogliono sapere di club, esposizione mediatica, confronto eccetera perchè la pipa deve rimanere, per chi lo vuole, una parentesi di libertà, in cui si fa quel che si vuole, non si è giudicati nè si giudica.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 16 Gennaio 2009, 09:35:55
Un tempo la pipa era popolare, perchè consentiva l'economizzazione del tabacco o il recupero delle cicche (vedasi il Sergente nella Neve o Una Giornata di Ivan Denisovic di Solgenitsin).
Oggi non è più così. Il fumatore delineato da Eppe Ramazzotti con ogni probabilità non esiste più. Esiste, invece, quello stupidotto e altero che stigmatizzò Turchetto.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 16 Gennaio 2009, 10:04:15
Le idealizzazioni dei fumatori di pipa,che arrivano dal passato ,antico o recente, sono quello che sono, foto romantiche di persone forse mai esistite,esempio:
(http://photos-c.ak.fbcdn.net/photos-ak-sf2p/v647/64/56/1543239693/n1543239693_30127594_4765.jpg)

Quindi secondo me non c'è un archetipo del fumatore,è sempre stato una persona comune,che vive la sua vita facendosi la sua padellata di cavoli suoi quaotidiana, in più fuma la pipa.
Sicuramente ci sono le eccezioni e se continuano a diminuire,poi, saranno da classificare fra i nostalgici,speriamo più tardi possibile.

Che tabacco avrà fumato il colonnello Mortimer??,qualcuno avrà avuto il coraggio di chiederglielo? 8O  :D  :D
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: DoctorPipe - 16 Gennaio 2009, 11:37:43
Citazione da: "Cristiano"
quello stupidotto e altero che stigmatizzò Turchetto.

scusa l'ignoranza...di chi stai parlando?
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 18 Gennaio 2009, 10:57:14
Turchetto scrisse, per Amici della Pipa, un prezioso libretto, ove, oltre a fornire dati di rara competenza tecnica, demolì l'immagine del fumatore snob, sempre in cerca della gran marca e della fiamma.
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: DoctorPipe - 19 Gennaio 2009, 10:14:26
Citazione da: "coureur-des-bois"
Parafrasando Wilde, si potrebbe dire che il fumatore di pipa  è quella persona che attraversa Londra da un capo all'altro della città, senza essere notato.
Bernardo

Sfortunatamente non credo sia più possibile, almeno qui alle mie latitudini.
Non passa volta che io me ne vada per la città con la pipa che non sia oggetto non solo di sguardi curiosi, ma addirittura di commenti ad alta voce, specie di bambini:
"Guarda, mamma, uno colla pipa. Sai, non l'avevo mai vista una pipa".
E le ragazzine:
"Guarda, la pipa, che figata".
E non credo proprio che ad attirare lo sguardo su di me siano altri elementi, quali l'innata eleganza, la beltade e non ultima l'aureola di santità sul capo, visto che non credo di avere nessuna delle tre.

 :D
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: coureur-des-bois - 19 Gennaio 2009, 10:20:32
Purtroppo le ragazzine, non sono più pane per i miei denti e farei la figura del vecchio bavoso oltrechè rischiare la galera! :lol:  :lol:
Bernardo
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: mificrozet - 19 Gennaio 2009, 11:13:55
Le ragazzine, per fortuna hanno le mamme, le quali devo dire, non hanno reazioni diverse.

 :lol:  :lol:  :lol:
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: coureur-des-bois - 19 Gennaio 2009, 13:49:17
Ormai vado verso le nonne, se proprio dice bene, mi può toccare qualche zia!  :lol:
Bernardo
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: pshyco - 19 Gennaio 2009, 14:39:49
Salve giovani,

per ritornare in tema penso che il fumatore sia uno qualunque......un tipo, forse, non amante del kaos kiassoso!!!!!!!!!

Saluti
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 19 Gennaio 2009, 14:43:56
Citazione da: "coureur-des-bois"
Ormai vado verso le nonne, se proprio dice bene, mi può toccare qualche zia!  :lol:
Bernardo


Mi ricorda Salvatore Samperi ,"Grazie Zia"
:D  :D  :D
Titolo: Il fumatore di pipa
Inserito da: coureur-des-bois - 19 Gennaio 2009, 15:16:39
Eh... pensa che quella super gnocca di Lisa Gastoni, dovrebbe andare per i settantacinque. Comunque le belle donne, restano sempre tali.
Bernardo
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: ismaele - 30 Marzo 2009, 17:46:53
Mi piacerebbe che il fumatore di pipa tornasse ad essere ciò che era un tempo: uno che fuma la pipa, senza avverbi e/o aggettivi. Detesto gli snobismi, ma oggidì è quasi inevitabile fumando la pipa non passare per snob: perché? Perché siamo sempre in meno a farlo e a me non piace essere guardato come una bestia rara...
Detto questo, se le donne mi guardano facciano pure, io non posso impedirlo!
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 19 Dicembre 2012, 09:07:18
Turchetto scrisse, per Amici della Pipa, un prezioso libretto, ove, oltre a fornire dati di rara competenza tecnica, demolì l'immagine del fumatore snob, sempre in cerca della gran marca e della fiamma.

Quelli che oggi giorno frequentano i social network fumolentosi dovrebbere leggere quel "prezioso libretto" ce ne fossero di Turchetto in giro che ben vengano.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Dicembre 2012, 11:34:36
Visto che si parla di FUMATORI DI PIPA.
In giro, su internet, vi sono larghe carrellate d'immagini di fumatori di Pipa famosi, o più o meno famosi, oppure meno famosi ma comunque
persone notoriamente importanti, artisti, attori, scrittori, registi, scenziati, politici ecc ecc.....
....ma c'è un ma...ma c'è un ma.
Sono quasi tutte, al novanta per cento, immagini datate, appartengono a fumatori di pipa di un passato più o meno lontano o, di un passato recente ma, pur sempre di persone non presenti tra noi oggi, per lo più gente già persa, defunta, alla luce di ciò, oggi, quali fumatori di pipa famosi, importanti, illustri, o solo noti, possiamo ancor annoverare tra le fila dei fumatori di Pipa ?
Potete scrivere qui i loro nomi e...magari se avete immagini postare ?
Ripeto, persone ancor in vita oggi, non solo persone anziane, meglio se non lo siano, questo per capire se in effetti la pipa ha conquistato giovani o, perso un certo uso, fascino, abitudine ecc anche nella fascia di fumatori di un certo tipo, diciamo illustri o famosi ma, anche solo per contare e , sapere quali essi siano.

Io dico, tra gli anziani Bauman, noto filosofo e...ancor più Sociologo.
Poi aggiungo Marco Paolini, scrittore, regista, attore cinematografico ancor più però, attore di teatro.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 19 Dicembre 2012, 12:29:06
(http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR-nsLxWoHRxXoAiDPGG93gFsicIiKFZnjGsCZkqgElJzVUr__hdT3Z3Dx-)

Elio ad xfactor di un paio di anni fa, aveva una bellissima pipa in mano,corbezzolo,bocchino in corno e l'ha maneggiata per tutte le puntate,in tv non poteva fumarla. 8)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 19 Dicembre 2012, 12:34:47
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=HCTJeT2i9QU

film fantastico, video fantastico e anneso fumatore di pipa
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 19 Dicembre 2012, 12:46:35
Io penso che non saremo famosi, solitamente i personaggi famosi spesso non sono costanti (vedi il compianto Gianni Brera che fumava di tutto), ma "veri" fumatori di pipa si trovano in questo forum.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Dicembre 2012, 14:21:51
Si Rais, dici bene, molti fumatori famosi non sono fumatori di Pipa veri, in quanto hanno usato in passato l'oggetto pipa e, la moda del fumo,
solo per darsi un tono, erano fumatori di passaggio, hanno smesso presto se non subito, almeno con  la pipa.
Beh secondo me, Gianni Brera, di cui hanno guarda caso parlato bene ed, a lungo, su un notiziario fininvest oggi ad ora di pranzo, era un grande fumatore di sigari e pipa, più sigari che pipa, toscano. Un uomo che amava le cose belle e, che amava vivere in modo viscerale totale, il buon bere, il fumare, il buon mangiare, le idee radicali e personali sulla vita, la poesia e letteratura ecc...veniva da un altra epoca, quella in cui, spesso, distinzione tra bello e quantità non si faceva, spesso il buon andava a braccietto con il tanto, epoche in cui, una persona per sentirsi parte del proprio mondo doveva immergersi completamente in tale mondo, per cui spesso, un fumatore non era un semplice degustatore ma, un gran fumatore, sempre con il sigaro o la pipa in bocca...o quasi sempre, era parte della vita, un tutt'uono.
La vita del passato, non era come la nostra , spezzettata, rotta, una serie di rette che vanno in direzzioni spesso diverse tra loro o, si intresecano ecc...ma era un cerchio, una continuità, un senso nel divenire continuo, il fumatore fumava e tanto, altrimenti non era un fumatore, credo che in passato questa era la logia di vita, dell'essere fumatore.

Qui ci sono i veri fumatori di Pipa e, sigaro, almeno per me questo è scontato.

Il fatto però è che, desideravo capire, leggendo nomi e cognomi e, magari osservando immagini, chi fossero i nuovi giovani fumatori di pipa
da annoverare tra le genti a noi più note, famosi o per via di diventarlo, artisti o filosofi o sociologhi, psicologi, politici e sindacalisti, registi,
attori e pittori e via via via discorrendo.....
...perchè Bauman ha una certa età, non so quanto ancora sarà tra noi, gli auguri tanti lustri ancora ma, ha la sua bella età ed in fine non appartiene certo ad una concezzione moderna del fumo e, della pipa, ad una educazione moderna legata all'uso della stessa pipa ecc....in somma, un altra epoca.

Ecco , io a parte Paolini non riesco a scorgere altre figure.

Si, Elio lo avevo notato con in mano una pipa assai originale, almeno quasi quanto lo è lui, ma il fatto è che vedere una persona con la pipa
in mano non fa di lui un fumatore abituale....specie quando il personaggio è assai originale, però spero che anche Elio sia davvero uno dei nostri.

Ma poi ...altri ?

Avevo sentito in giro che, forse anche Castellitto fumasse la pipa...ma è vero ?

Ne conoscete di altri ?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 19 Dicembre 2012, 14:28:35
Beh secondo me, Gianni Brera, di cui hanno guarda caso parlato bene ed, a lungo, su un notiziario fininvest oggi ad ora di pranzo, era un grande fumatore di sigari e pipa, più sigari che pipa, toscano.

anche e sopratutto sigarette  :'(

Vittorio Feltri e l'attore che presenta l'acqua Ferrarelle (Rossi mi pare); mentre Pino Insegno e Roberto Vecchioni fumano toscani
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Dicembre 2012, 14:54:15
Vecchioni lo sapevo.

Pino Insegno no, non me lo aspettavo da Pino che....se fa così !?
eehh iihhh aaahh  ;D

Ahhh è vero Ferltri fuma la pipa, verissimo, ne ho viste nelle sue mani 2 molto belle e di stile classico....me lo aspettavo, Feltri ci tiene molto alla sua etichetta very English, vestito sempre in abiti dallo stile impeccabilmente old Inglish, occhiali, scarpe, e pipa..tutto impeccabilmente very old style english.
Chissà che tabacco fuma.

Rossi fuma la pipa ? non so neppure chi sia sto Rossi. Mi fermo a Vasco Rossi, Paolo Rossi, Valentino Rossi..più in la non vado eehh iihh.
Ma chi è sto Rossi  ?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 19 Dicembre 2012, 15:12:07
c'è uno che partecipa spesso alle trasmissioni di marzullo, mi pare si chiami la porta o della porta ora non ricordo, che fino a qualche tempo fa sfoggiava in trasmissione bellissime pipe. forse ora non è più consentito, nemmeno spente.
fra i fumatori di toscano mi vengono in mente bersani e montesano

ah pure bossi
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 19 Dicembre 2012, 15:13:57
Beh secondo me, Gianni Brera, di cui hanno guarda caso parlato bene ed, a lungo, su un notiziario fininvest oggi ad ora di pranzo, era un grande fumatore di sigari e pipa, più sigari che pipa, toscano.

anche e sopratutto sigarette  :'(

Vittorio Feltri e l'attore che presenta l'acqua Ferrarelle (Rossi mi pare); mentre Pino Insegno e Roberto Vecchioni fumano toscani

Feltri fuma dunhill
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Dicembre 2012, 15:30:48
Eeeteparevaa se Feltri, Signore qual'è e, fissato con lo stile old english non fumasse Dunhill....eehh iiihhh
comunque beato lui che può  ;)

ahhh sì è vero, Montesano e Bossi, Bersani fumano il sigaro....e tra i politici ora mi viene in mente il fratello di La Russa, eletto alla
Regione Lombardia che, fuma la pipa.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: mificrozet - 19 Dicembre 2012, 17:14:51
Nell'etere Roma il Venerdì sera ed il Lunedì sera si può incontrare una trasmissione televisiva di gran successo locale, la Signora in Giallorosso, ospite fisso il giornalista Gianfranco Giubilo che sempre tiene in mano una pipa, oltre questo comunque le sue disquisizioni sono altamente opinabili.

(http://www.lasignoraingiallorosso.it/wp-content/uploads/2010/04/Gianfranco-Giubilo.jpg)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Dicembre 2012, 10:09:47
Qui a Milano non arrivaaaaa,...non se vede sta roba dalle mie parti, la nebbia blocca prima il segnale   ;D

Ma qualche altro nome ?...forza forza daii su, fate uno sforzo trovate altri personaggi contemporanei forzzaaa :)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Dicembre 2012, 13:14:40
Uffaa whe, qui mi tocca far tutto da me !!!    >:(

Allora, tra i giovani più o, meno famosi fumatori di pipa, ci saebbe il giornalista e scrittore Marcello Veneziani, classe 1955.
Barese e laureato in filosofia. Inizio la carriera come giornalista nel quotidiano il Tempo.
Ritenuto uno degli intellettuali di destra o, centro destra. Ga colaborato con il Giornale, il Secolo d'Italie e l'espresso, Panorama il
mattino ecc ecc....a mio avviso più che di centro destra è un intellettuale di estrema destra.

Altro più o meno noto fumatore di pipa è il giornalista e politico :
Renato Farina (Desio, 10 novembre 1954) è un politico e scrittore italiano.
Ex giornalista, deputato (eletto alla Camera nel 2008 nelle liste del PDL) e scrittore, ha ammesso di aver collaborato, quando era vicedirettore di Libero, con i Servizi segreti italiani, fornendo informazioni e pubblicando notizie false in cambio di denaro. La legge numero 801 del 1977 fa divieto ai giornalisti professionisti di intrattenere rapporti con i Servizi e per questo motivo è stato radiato dall'Ordine dei Giornalisti. In seguito la Corte di Cassazione ha annullato tale provvedimento, poiché Farina si era già dimesso dall'Ordine quando ne fu radiato. Attualmente lavora come opinionista di Libero.

Voi ne conoscete altri di fumatori di pipa noti , in vita ?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 20 Dicembre 2012, 13:25:57
c'era un politico del governo prodi, ma non ne sono sicuro, che fumava la pipa.
non so se è ancora vivente e non mi ricordo il nome, uno con una barbetta.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Dicembre 2012, 14:19:32
...hhmm mmmm  ???   :-X
hmmm mmm con la barbetta ??...non ricordo.

Però mi ricordo ora, grazie a te, colpo di fulmine, che nel governo Prodi e, attualmente mobilita fra le schiere del PD, vi è un noto ex
sindacalista e, attuale politico in area Bindi "credo", trattasi di Marini. Egli ha sempre fumato la pipa. Ma ha una sua bella età, appartiene un po ad un altra generazione di fumatori quasi, estinta, comunque essendo ancor tra noi, merita la citazione.
Chissà cosa fuma e, in che pipe .....
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 20 Dicembre 2012, 14:28:28
non la fuma la tiene solo in mano e la poggia di tanto in tanto sulle labbra, forse prima la fumava non saprei
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 20 Dicembre 2012, 14:37:36
si
Marini, vero!!!!!!!!!!!!!
fra l'altro è pure mio corregionale.
a me pare che la succhi come un lecca lecca, ma qualche volta gli ho visto pure una dunhill.

eccoooooooooo il tizio era flick
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 20 Dicembre 2012, 14:47:05
vi presento Giovanni Maria Flick, ministro della giustizia nel governo Prodi e presidernte della corte costituzionale, insomma un pezzo da 180.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: bekkaccia - 20 Dicembre 2012, 15:08:10
ci vorrebbe un innesto a flock!!
 ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 20 Dicembre 2012, 15:21:34
un mito, l'uomo del tonno
 ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 20 Dicembre 2012, 15:24:08
e questo? lo sapevate?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: mificrozet - 20 Dicembre 2012, 15:38:12
C'è di peggio ...

(http://www.byoblu.com/image.axd?picture=/BerlusconiPipa.jpg)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Dicembre 2012, 15:39:42
Che Mr. Terminetro fumassa la pipa non lo sapevo, e non ne sono ancora sicuro che la fumi mah...però più di una volta si è visto
in foto con il sigaro.

L'uomo del tonno credo sia deceduto....ma fumava davvero la pipa ? mah...

Marini tiene in bocca la pipa solo come ciucciotto ?....questa non me la aspettato proprio.

Che Berlusca fumi la pipa o, la fumasse beh ne dubito proprio.

L'ex ministro Flick ! è vero, me n'ero proprio dimenticato. Bene bene benee...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 20 Dicembre 2012, 15:40:37
a parte che per riconoscerlo sono dovuto andare su proprietà........................... è più bello adesso!!!!!!!!!!!!!
 ;D ;D ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 20 Dicembre 2012, 15:42:25
Che Mr. Terminetro fumassa la pipa non lo sapevo, e non ne sono ancora sicuro che la fumi mah...però più di una volta si è visto
in foto con il sigaro.

L'uomo del tonno credo sia deceduto....ma fumava davvero la pipa ? mah...

Marini tiene in bocca la pipa solo come ciucciotto ?....questa non me la aspettato proprio.

L'ex ministro Flick ! è vero, me n'ero proprio dimenticato. Bene bene benee...


quella foto l'ho pescata su un blog americano di fumatori di pipa famosi, quindi dovrebbe essere vero.
del sigaro me lo hai fatto ricordare tu
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Dicembre 2012, 15:47:03
anche su, Fumare la Pipa e, l' Accademia del fumo lento c'è la foto qui postata di Berlusca e, pure di Mr terminetor,
in questo non siamo stati più bravi di loro eeh iihhh aahh..
Però li abbiamo superati perchè da loro non c'è alcuna menzione e foto del ex ministro Flick ne di quelli da me citati.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: mificrozet - 20 Dicembre 2012, 16:18:26
Bah ... c'è anche di meglio, non sarà famosa ma chissene !

 ;D ;D ;D

(http://www.legiopraetoria.it/Archivio/2006/05_Maggio/Immagini0506/ladyyyyy1.jpg)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 20 Dicembre 2012, 16:35:14
BELLISSIMA !!!!!!!!!!!!!!!!!  :o :o :o :o :o
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Dicembre 2012, 17:06:41
no no questa qui è famosissimaaaaa   ;D
da oggi sarà famossissimissimaaa...ppuuffff che gnocca  :P :P
bella bella lè propri belaaa   ::)
Olandese ?
hmm mmm...un giretto in terre nordiche io me lo farei più che volentieri. ;D



....ma no ma no sempre a pensar male, io parlavo della pipetta che fuma la signorina ;)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Giala - 20 Dicembre 2012, 17:27:43
Direi razza frisona...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 22 Dicembre 2012, 10:40:22
anche maurizio mannoni TG3 è un fumatore di pipa e pare pure accanito ma non riesco a trovare una foto.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Dicembre 2012, 20:26:08
Questa è una bella notizia, M. Mannoni giornalista fumatore di pipa  !!!...bene bene...bravo tosco io non lo sapevo e sono giorni che faccio ricerche su internet.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Dicembre 2012, 15:58:12
WILLIAM SHIRER

Storico

Altro importante, più o meno famoso fumatore di pipa è stato lo storico William Shirer, deceduto nel 1993 a 89 anni.
E' stato lo storico del terzo Reich, visse durante le due guerre e fu testimone diretto del terzo Rich, importanti
furono i suoi libri di storia. Poco piu' che trentenne si trovo' a Berlino come reporter. Visse i giorni del Patto di Monaco e della vigilia bellica quasi da ostaggio. I suoi diari ne fecero uno dei piu' significativi storici del nostro tempo.
Fù un grande fumatore di pipa, e dire che visse quasi fino a 90 anni, della serie fumare la pipa fa male.
L'altra sera su Rai storia passò un documentario interessante sul terzo Raich in cui, venne
a lungo intervistato Shirer, aveva sempre la pipa in mano o, in bocca, tutto molto interessante.
Ho perso una foto in cui era ritratto con la pipa in mano, se riesco la recupero e ne cerco altre, posto.
Ahh ecco...trovate.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Dicembre 2012, 15:58:56
ed ancora...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 29 Dicembre 2012, 01:41:05
Per favore non ci dimentichiamo...
(http://i872.photobucket.com/albums/ab286/pstlpkr/sculpture%20vs%20painting/IanAnderson.jpg)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 29 Dicembre 2012, 01:48:35
Ci sono anche i suoi cugini....

(http://i748.photobucket.com/albums/xx130/jcosmoasp/Albert_King.jpg)
(http://elwoodb.free.fr/Video/Blues/pics/DonaldDunn.jpg)
(http://i872.photobucket.com/albums/ab286/pstlpkr/sculpture%20vs%20painting/StevieRayVaughn.jpg)
(http://i45.photobucket.com/albums/f77/BronxBriar/MY%20WORLD%20OF%20PIPES/segovia.jpg)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 29 Dicembre 2012, 01:58:21
C'era quello che fumava le Crosby....
(http://rubbercityreview.com/wp-content/uploads/2012/12/Bing-Crosby-pipe-877x1024.jpg)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Dicembre 2012, 19:05:14
Non sapevo che il Pifferaio Magico il mitico Ian Anderson fumasse la pipa....quando ero giovane avevo tutti i suoi dischi in venile famosa la sua Aqualang. ...Ricordo che disegnai una maglietta riproducendo perfettamente una copertina dei loro dischi raffigurante un mare in tempesta una nave vichinga e una scritta jetro tull....la indossai ad un loro concerto.

Ma che fumasse la pipa non lo sapevo. Ma poi....è ancora vivo e, fuma ancora  ?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Aqualong - 29 Dicembre 2012, 19:25:30
E' ancora vivo e fuma di tutto, anche il tritolo.
Fa ancora concerti e capita spesso in Italia,ha cambiato 4 o 5 volte gli elementi del suo gruppo,senza nessun calo di qualità,
è sempre in movimento come da giovane e sulla scena sempre di fuori  come un terrazzo. 8)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Dicembre 2012, 22:44:18
Ian Anderson era un mito. ...Con quel suo modo di suonare il flauto traverso in piedi su una gamba sola...quando gli senti suonare la Gazza Ladra ad intro di una loro canzone rock rimasi a bocca aperta mi cadde la mascella ahhh un mito che artista.
Sono contento che fumi ancora la pipa e che si mantenga giovane e fedele come sempre a se stesso un mito
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 30 Dicembre 2012, 13:56:54
visto che oggi ricorre il decennale dalla scomparsa, vorrei ricordare giorgio gaber, altro fumatore di pipa.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Giala - 30 Dicembre 2012, 14:05:06
visto che oggi ricorre il decennale dalla scomparsa, vorrei ricordare giorgio gaber, altro fumatore di pipa.

http://josephcrusejohnson.blogspot.it/2009/04/giorgio-gaber.html
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Gennaio 2013, 18:11:42
Bill Tilman :

Harold William Bill Tilman (Wallasey, 14 febbraio 1898 – disperso nell'Oceano Atlantico, 1977) è stato un alpinista ed esploratore britannico.
Nato nella contea del Cheshire, in Inghilterra, da una benestante famiglia di mercanti, può senza difficoltà essere definito l'ultimo vero esploratore ed eroe romantico nel senso più ottocentesco del termine. Ancor prima di compiere 18 anni fece carte false per partecipare alla Prima guerra mondiale, riuscì ad arruolarsi nella Royal Artillery e fu mandato a combattere sulla Somme. Sopravvisse oltre due anni in una zona dove la speranza di vita media non superava i dieci giorni, guadagnando due Military Cross per coraggio in azione.
 
Dopo la guerra cercò il romanticismo in Africa e divenne piantatore di caffè, ma senza molto entusiasmo, e presto l'unica ragione per restare nelle colonie africane di Sua Maestà Britannica divennero le montagne. Insieme ad Eric Shipton, con il quale formerà una delle più famose coppie d'alpinisti nella storia di questo sport, scalarono il Monte Kenya, nel 1929, il Kilimangiaro e il Ruwenzori. Alla fine della sua esperienza nel continente nero, non particolarmente felice di tornare a casa in aereo o in nave, pensò bene che sarebbe stato più interessante attraversare il continente in bicicletta e imbarcarsi sulla costa occidentale.
 
Negli anni trenta la coppia Shipton-Tilman divenne presto la punta di diamante nelle esplorazioni coordinate dalle Società Reali inglesi. Nel 1934 la coppia scoprì la via d'accesso al Nanda Devi, 7434 metri, che Tilman conquistò senza ossigeno insieme a Neal Odell nel 1936. La spedizione, costruita sul modello amundseniano di esplorazione, ovvero favorendo rapidità e leggerezza, in netto contrasto dalle infinite colonne di portatori usate spesso ancora oggi, portò gli inglesi sulla vetta più alta conquistata dall'uomo fino al 1950.
Grazie alla meritata fama, Tilman fu incaricato di organizzare il primo serio tentativo di conquistare l'Everest dopo la sfortunata spedizione di George Mallory del 1924. Nel 1938 la spedizione giunse, senza l'aiuto dell'ossigeno, fino a circa 8150 metri.
L'arrivo della seconda guerra mondiale impedì agli inglesi e a Tilman di organizzare quella che probabilmente sarebbe stata la conquista della montagna, dal momento che la spedizione del 1938 fornì le informazioni geografiche e climatiche necessarie per un attacco definitivo. Tilman, manco a dirlo, si arruolò di nuovo volontario, combattendo come ufficiale di collegamento dietro alle linee nemiche in Albania, Jugoslavia e nel Veneto, insieme ai partigiani (per un periodo fu nella Brigata Garibaldina Antonio Gramsci), a Feltre, meritando la cittadinanza onoraria di Belluno.
Il suo racconto della vita partigiana e degli eventi di quegli anni difficili è descritto con vivida trasparenza e con una buona dose di humour inglese.
Negli anni immediatamente successivi alla guerra Tilman, resosi conto dei limiti fisici portati dall'età, smise di partecipare alle spedizioni d'alta quota per dedicarsi a lunghe campagne d'esplorazione negli angoli più remoti dell'Asia. Pakistan, Xinjihang, Kirghizistan, Tibet, Karakorum e Nepal furono il teatro di strenue marce e lunghi viaggi, frutto d'insaziabile curiosità.
 
I racconti degli anni dal Kenya all'Asia sono raccolti nel volume The Seven Mountain Exploration Books. Già dai primi volumi di questa raccolta risalta uno stile scorrevole ma notevolmente evoluto e ricco, che hanno fatto di Tilman uno dei più grandi scrittori di libri di viaggio del secolo. Le citazioni dalle sue righe potrebbero riempire un'interessante raccolta. Tra le altre citazioni:
 
«L'avversione per i sentieri battuti è prova di un intelletto indipendente, anche se tale indipendenza può a volte rivelarsi molto cara»,
 
«Viaggiare nella direzione sbagliata è probabilmente meglio che seguire le proprie orme».
 
Verso la fine degli anni cinquanta, in un periodo della vita in cui molti appendono i sogni e gli scarponi al chiodo, Tilman, quasi sessantenne, si rese conto che esistevano ancora molte montagne ancora vergini, anche se non eccessivamente alte, e terre inesplorate, solo che si concentravano in luoghi particolarmente inaccessibili: Patagonia, Antartide, Groenlandia, Pacifico meridionale. Ecco che un uomo mai stato in mare decide di acquistare una barca, particolarmente robusta, e partire, senza alcuno sponsor e aiuto di organizzazioni esterne, all'esplorazione di vette e terre che solo un certo Lord inglese, il quale definì il Sahara come "un suolo molto leggero" avrebbe potuto considerare semplicemente come "difficilmente accessibili".
 
Memorabile la sua prima spedizione, che si estese tra il 1958 e il 1959. Raccolse i partecipanti tramite un annuncio sul 'Times' che divenne in seguito un suo marchio di fabbrica "Cercasi marinai (uomini) per un lungo viaggio in mare. Nessuna paga, nessuna ambizione, non troppo comfort". L'avventuroso gruppo di sei "vittime" così raccolte si imbarcò sul 'Mischief', una barca-pilota in servizio al porto di Bristol dal 1906, partì dall'Inghilterra meridionale e giunse in Patagonia dopo aver fatto scalo alle Canarie e in Uruguay. Da Punta Arenas, dopo un breve scalo tecnico per riparare il motore, Tilman percorse lo stretto di Magellano e si introdusse nell'Estero Peel, il fiordo più lungo e meno conosciuto dei tanti che penetrano nel versante occidentale delle Ande.
 
Qui lasciò la barca all'equipaggio e insieme a due compagni compì la prima traversata nei due sensi della sterminata Calotta Glaciale Patagonica, ritornò alla barca e tornò in Inghilterra via Panamá, dopo aver percorso complessivamente circa 20 mila miglia in mare. Da quel momento in poi Tilman organizzò una spedizione di simile calibro ogni 1-2 anni, portando Mischief e le sue diverse squadre di "vittime", più o meno entusiaste della naturale spartanità militare del loro capitano, in Antartide, intorno all'Africa, alle isole Kerguelen, alle Spitzbergen, in Groenlandia oltre sei volte, sull'isola di Baffin e in varie isole che tuttora oggi pochi conoscono. In Groenlandia perse 'Mischief', che sostituì prima con 'Sea Breeze' poi con 'Baroque', entrambe gemelle della prima.
Da notare che nessuna donna ha mai navigato sulla sua barca né incrociato i suoi sentieri, sia nel mondo che nella vita. Tra le sue massime favorite
«Sono certo che una donna potrebbe essere un ottimo membro di un equipaggio, ma io non verrò mai trascinato in un atto di follia. Perché se è dubbio il fatto che la discordia venga dell'opera di Dio, è fatto certo che sia distribuita dalle donne»
Nel 1977, a quasi 80 anni, fu invitato a capitanare una grossa barca per una spedizione in Antartide, accettò ma durante la seconda tappa della traversata, tra Rio de Janeiro e Stanley, nelle isole Falkland, la nave scomparve il 1 novembre 1977 e non si ebbe più notizia di nessun membro dell'equipaggio. Secondo il Royal Geographical Society venne dichiarato morto nel 1979.
Per onorare la partecipazione alla lotta di Liberazione nazionale del maggiore inglese e l'attività di alpinista internazionale di Tilman il CAI di Asiago e di Falcade gli hanno dedicato un sentiero, l'alta via Tilman, che collega l'Altipiano di Asiago a Falcade. Nel punto di partenza di Falcade gli è stato dedicato anche un bassorilievo in bronzo, opera dello scultore Franco Murer.

FUMATORE DI PIPA DI SEGUITO VEDESI IMMAGINI
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Gennaio 2013, 18:13:48
ancora
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Gennaio 2013, 18:28:53
DomandaaaAAAAAA...

Ma voi sapete quali miscele fumassero, nelle loro amate pipe, i noti bravi artisti, politici , sndacalisti, musicisti, sportivi , attori ecc ecc....postati e, non postati nelle nostre pagine ?
Io solo di pochi so cosa fumassero, Pertini, Bearzot, Tolkien, Simenon ecc...ma per lo più di altri non so nulla.
Mi dite qualcosa in merito ?....
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 14 Gennaio 2013, 18:32:03
Luciano Lama fumava Balkan bianco e Italia in parti uguali e teneva il tabacco nella tasca della giacca sfuso.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Gennaio 2013, 21:38:51
Io di Luciano Lama ero al corrente che si dicesse fumasse solo in Peterson System. Sempre un unica stessa pipa che fumava fino alla sua morte ed, essendo egli un grande fumatore non posso non credere al fatto che la sua pipa durasse poco, anche perchè credo non fosse un maniaco della cura della pipa, tutt'altro, morta la stessa per troppo uso ne comprava una identica e, ricominciava. Ero al corrente che si dicesse che, tenesse tabacco sfuso nella tasca della giacca e, che caricasse spesso la pipa infilando la stessa nella tasca, a modi pesca. Ma sapevo anche che girasse la voce che, non avesse un tabacco abituale ma, che fumasse un po di tutto, senza particolari preferenze.
Se quel che mi dici è vero beh, mi hai dato una notizia nuova che in parte, cambia la visione che avevo di Lama. Il Balkan Bianco era un signor
tabacco, tagliato con italia un signor tabaccone.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 15 Gennaio 2013, 09:57:22
ora che rais lo ha detto anche a me è tornato in mente del balkan bianco di lama.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Gennaio 2013, 10:04:01
GIOVANNI PELLEGRINO

Ho scovato un altro più o, meno, noto fumatore di pipa. A dire il vero non ero a conoscenza nella della sua persona ne di altro che, riguardasse
la sua figura istituzzionale e, politica.
Parlo di Givanni Pellegrino, Presidente Commissioni Stragi. Si occupò e, credo se ne occupi ancora, del famoso caso Aldo Moro.
Rapimento ( con la morte dei 5 poliziotti di scorta ) , detenzione, ritrovamento del corpo esanime dello statista democristiano e, tutte le future
indagi che seguirono per mettere o, cercare di mettere luce.
Ieri sera, ho seguito in televisione uno speciale sulla morte e, sui funerali di Prospero Gallinari, famoso fondatore con Renzato Curcio e, Mario
Moretti della Br, Gallinari fù fondatore della Colonna Romana, si definiva il capo militare delle Br. Il programma che avrebbe dovuto
essere incentrato su Prospero Gallinari e, sui funerali ai cuali pare, abbiano aderito vecchi compagni d'arme e, affezionati e/o nostaligici ha, smosso nuovamente le acque intorno agli anni bui di quei famosi 1970/80. Dico avrebbe dovuto poichè il programma, a mio avviso, è andato
in vacca, poco tempo per sviscerare argomenti, troppi argomenti sul tavolo, e troppi argomenti sorti senza prima essersi preparati a dovere,
peccato perchè l'argomento avrebbe meritato più vasta platea su ben più importanti retitelevisiive e, più tempo per trattare il tutto,
in ogni modo si è avuto modo di capire che, molto ancora giace nel buio delle vicende legate alle cose delle Br, specie il sequestro Moro.
In questo programma ho potuto conoscere, televisivamente parlando di tale Giovanni Pellegrino Presidente Commisioni Stragi e, ho notato
che per tutta la serata giocherellava con una pipa, senza mia accenderla, credo fosse seduto comodo su una poltrona in pelle a casa sua, per
tanto ha potuto tenere in mano una pipa, e credo che avrebbe potuto accenderla e fumarla....comunque ho pensato di fare una breve ricerca
su Tale Pellegrino e, postare di seguito notizie e, immagini della sua persona con pipa.
Un nuovo affezionato tra le nostre file di amanti delle pipe.
Di seguito immagine.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Gennaio 2013, 10:13:39
Altre brevi notizie su Giovanni Pellegrino : ( quanto segue è del 2009/2010 )
Giovanni Pellegrino (Lecce, 4 gennaio 1939) è un politico italiano.

Sposato, due figli, laureato in Giurisprudenza, avvocato amministrativista, è stato senatore della Repubblica dal 1990 al 2001, presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle stragi, della Giunta elezioni e immunità parlamentari e membro della Commissione Bicamerale sulla riforma istituzionale.
 
Esponente dei Democratici di Sinistra, fu eletto Presidente della Provincia di Lecce nel turno elettorale del 2004 (elezioni del 12 e 13 giugno), raccogliendo il 51,8% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centrosinistra e battendo il candidato della Casa delle Libertà Raffaele Baldassarre.
 
Era sostenuto, in Consiglio provinciale, da una maggioranza costituita da DS, Margherita. SDI, Lista Pellegrino per il Salento, UDEUR, PRC, Unità Socialista, Verdi, Italia dei Valori, Comunisti Italiani.
 
Il mandato amministrativo è scaduto nel 2009 e Pellegrino non si è ricandidato.

Critico con il Pd. Invece molto vicino ad Io Sud, del quale ha apprezzato l'attività. Un inedito Giovanni Pellegrino, al fianco di Adriana Poli Bortone.
"Per uno di sinistra non sarebbe immaginabile l'adesione ad un movimento nato a destra". Parole di Giovanni Pellegrino, ex presidente della Provincia di Lecce. Si riferisce ad una sua ipotetica iscrizione ad Io Sud, movimento fondato da Adriana Poli Bortone. Ed è seduto lì, accanto a lei, ( vedi foto sopra postata e tagliata ) in qualità di legale però, per commentare assieme alla diretta interessata la sentenza del Consiglio di Stato (che ha confermato la decisione di Paolo Perrone, sindaco di Lecce, di estromettere dalla Giunta la Poli ed i due assessori di Io Sud, Severo Martini e Luciano Battista). Ma non si limita, Pellegrino, a commentare la sentenza. Subito il discorso cade sull'attività di Io Sud, e su come stia portando avanti la propria attività in maniera seria e costruttiva. "A Lecce le cose si decidono tra pochi intimi – dice – e il movimento di Adriana Poli Bortone ha avuto il merito di opporsi a tutto questo. Finché Io Sud continuerà a farlo – aggiunge – io sarò al suo fianco perché questo, per me, non è un territorio nemico. Qui mi sento a mio agio. Il Pd - conclude – continua a peccare di critica a questo tentativo: un silenzio davvero assordante".
 Parole dure e forse inaspettate. Poi l'avvocato continua, dichiarando – ma senza fare nomi – il proprio appoggio alla Poli nella battaglia contro l'egemonia del Pdl in Puglia. Senza fare nomi, ma è chiaro che il riferimento è a Raffaele Fitto, ministro per gli Affari regionali. Insomma, una battaglia comune contro un "nemico" comune. Senza tessere, questo è vero, ma senza troppi giri di parole.

Libri pubblicati da Pellegrino :
 La guerra civile, ISBN 88-17-00630-0 (Bur 2005)
 Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro (Einaudi 2000)
 Luci sulle stragi per la comprensione dell'eversione (Lupetti 1996)
 Cavallo Pazzo (Lupetti 1995)
 Il Processo Andreotti. Palermo chiama Roma (Lupetti 1995)

 
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Gennaio 2013, 10:19:44
Ultime foto...purtroppo senza pipa annessa del Giovanni Pellegrino.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Gennaio 2013, 12:22:51
PELLIZZETTI

Oggi sono in forma, ecco trovato un altro fumatore di pipa.
Posto di seguito foto e breve cenni sulla di sua persona.

Pierfranco Pellizzetti

Saggista.

Di se dice : Sono nato  nel lontano 1947 in quel di Genova, dove ho fatto ritorno da un quinquennio dopo un lungo peregrinare, alla ricerca di radici che, con il passare degli anni, sono diventate sempre più importanti. Scoprendomi d’un tratto d’accordo con Simone Weil: "Il problema delle radici è che non te le puoi portare appresso". Borghese senza classe di appartenenza, liberale senza partito di riferimento, disperdo da sempre carte variegate su riviste e fogli della clandestinità.
Ogni tanto le raccolgo in libretti che qualche amico legge e – magari, proprio perché mi è amico – riesce pure a trovare di un qualche interesse (Lettere da Sant’Olcese, Politica e Organizzazione, La politica dopo la politica, Italia disorganizzata, La Quarta via una Sinistra vera dopo la catastrofe, Fenomenologia di Berlusconi, Liberista sarà lei! e, buon ultimo, Fenomenologia di Antonio Di Pietro).
Da qualche tempo sono uscito dal cono d’ombra scrivendo su testate “ufficiali”: Il Fatto Quotidiano, MicroMega, Critica Liberale… Ho vagabondato tra consulenza e insegnamento (attualmente sono docente di Politiche globali nella Facoltà di Scienza della formazione di Genova), sempre cercando di “vendere” le tecnologie relazionali e strategiche apprese dalla politica. Prima nella sinistra del Pli malagodiano, poi nel Pri e - in seguito ancora - nelle rappresentanze di categoria (ho fatto pure il piccolo imprenditore). Esperienze che presto mi hanno fatto maturare un giudizio critico, ormai moneta corrente: la politica quale l’abbiamo conosciuta è in profonda crisi. Eppure, senza di essa, siamo tutti spaventosamente disarmati. Da qui l’impegno nel dare un modesto contributo alla sua rifondazione, utilizzando gli altrettanto modesti mezzi a mia disposizione: qualche paradigma verificato sul campo e una certa praticaccia con la parola (scritta e orale).

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Gennaio 2013, 12:54:56
eee si proprio in forma sono.
Altra immagine, questa volta di una giovanissima attrice contemporanea, nota tra il pubblico dei ragazzi amanti del genere fantasy ecc..

Kristen Stewart.

Nota star,  protagonista del film Twilight.
La splendida bella è stata paparazzata sui gradini esterni di una casa con il fidanzato Michael Angarano intenta a fumare da una pipa. Ovviamente i Tabloid non hanno perso tempo a scrivere d'indecenza nel vizio del fumo lento, aggiungendo che sicuramente avrà
fumato qualche droga pesante.....ma, e se invece avesse solo fumato un semplice Dunhill ?...mah
comunque a voi la foto incriminata
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 11:37:46
BORISLAW GEREMEK

Proseguiamo con un altro fumatore di pipa illustre, che nobilita le nostre file, un grande fumatore per passione.

Haimè scomparso.

Borislaw Geremek, padre della democrazia europea.
(Varsavia, 6 marzo 1932 – Poznan, 13 luglio 2008) ( 76 anni )
Bronisław Geremek è stato un politico, storico e saggista polacco. Uno dei principali dirigenti di Solidarnosc durante gli anni '80, fu un importante consigliere politico di Lech Wałęsa. 
Imprigionato dopo il colpo di stato del Generale Wojciech Jaruzelski del 1981, divenne uno dei leader del movimento democratico polacco.
Dopo la democratizzazione della Polonia del 1989, fu eletto Deputato per 12 anni. Come consigliere di fiducia di Walesa, ebbe un ruolo di enorme rilievo nell'impostazione dei processi di transizione politica, sociale ed economica della Polonia degli anni '90.
Ministro degli Affari Esteri della Polonia tra il 1997 ed il 2000, fu eletto come eurodeputato nella sesta legislatura del Parlamento europeo (2004).
Durante il periodo 2006 - 2007 ebbe duri scontri politici con i due gemelli Lech e Jarosław Kaczyński, rispettivamente Presidente e Premier della Polonia, di ispirazione nazionalista.
È deceduto il 13 luglio 2008 in un incidente stradale vicino a Poznan, mentre si recava a Bruxelles presso una riunione del Parlamento
Europeo.

Di lui Gad Lerner tempo fa scrisse nel Luglio del 2008 :

Apprendo con dolore a Beirut della morte per incidente stradale di un uomo saggio e lungimirante: Borislaw Geremek, fondatore di Solidarnosc, tra gli artefici della democrazia polacca e i costruttori di un’Europa davvero unita.
 Lo piango pensando al nostro ultimo incontro, lunedi’ 16 giugno, quando abbiamo pranzato insieme alla Casa della Carita’ di Milano di don Virginio Colmegna. Dopo avere visitato la struttura, con la competenza dello storico che studia le vicende della poverta’ dal medioevo al tempo moderno, seduto a fumare la sua pipa nella biblioteca ci aveva anticipato il suo ultimo gesto di liberta’: votare al Parlamento europeo di Strasburgo contro la direttiva sui rimpatri forzati e il fermo prolungato a 18 mesi degli immigrati senza documenti. Cosi’ ha fatto, pochi giorni dopo, in disobbedienza all’indicazione favorevole del suo gruppo liberaldemocratico.
 Un gesto che gli rende onore, cosi’ come il rifiuto di sottoporre il suo curriculum vitae alla verifica dell’inquisizione anticomunista escogitata dai gemelli Kaczynski, lui che le galere comuniste le aveva purtroppo conosciute bene.
 A tavola ci aveva raccontato i suoi studi storici sull’arrivo dei primi zingari in Italia, nel XV secolo, su invito di un papa che aveva promesso loro indulgenza plenaria. Poi, nella conferenza organizzata dalla Fondazione Unidea e dalla Casa della Carita’, aveva manifestato la sua preoccupazione per la piu’ recente patologia della politica: leader che preferiscono la scorciatoia della seduzione alla fatica della persuasione, quando i cittadini sono chiamati a scelte razionali complesse. Temeva per il futuro dell’Europa dopo il no irlandese alla Costituzione, ma era ottimista sul lungo periodo. Citava in proposito la svolta liberale della sua Polonia dopo una parentesi reazionaria di pochi anni.
 Intellettuali come lui, Jacek Kuron e Adam Michnik, seppero unirsi a leader popolari come Lech Walesa per dare forma e sostanza alla transizione democratica post-comunista.
 Lo accompagni nel suo ultimo viaggio tutta la mia ammirazione.

Segue immagine
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 11:55:47
foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 12:06:36
HELMUT SCMIDT

Altro fumatore di Pipa illustre :

A dire il vero non so quanto fumasse la pipa, ho trovato solo una sua immagine con la pipa e, risale agli anni 70.

Helmut Heinrich Waldemar Schmidt :
Amburgo, 23 dicembre 1918) è un politico tedesco.
È stato cancelliere della Repubblica federale tedesca dal 6 maggio 1974 al 1 ottobre 1982.
Dopo aver partecipato al conflitto mondiale, divenuto membro del Partito Socialdemocratico tedesco nel 1946, fu parlamentare del Bundestag nel 1953-1962. Mantenne il ruolo di ministro della difesa della RFD nel 1969-1972, diventando nel 1972 ministro dell’Economia e delle Finanze. Nel 1974 subentrò a Willy Brandt alla guida del governo, venendo sostituito nel 1982 da Helmut Kohl per mezzo di una mozione di sfiducia costruttiva, utilizzata per la prima volta nella storia della Repubblica Federale Tedesca, che fu presentata dai suoi alleati della FDP in seguito a disaccordi in tema di politica economica e politica estera. Resse il paese per otto anni, durante un periodo segnato dal terrorismo (banda Baader-Meinhof), dalla guerra fredda che coinvolgeva la RFD e la vicina Repubblica Democratica, dal rafforzamento dell'integrazione europea e dalla crisi energetica che provocò forti fiammate inflazionistiche in tutto l'Occidente industrializzato, segnato anche dalla recessione.
Nato ad Amburgo da due insegnanti, ottenne nel 1937 il diploma di scuola superiore. Partecipò nelle forze armate alla seconda guerra mondiale, durante la quale sposò, nel 1942, Hannelore Glaser ("Loki"), da cui ebbe due figli. Si laureò in economia nel 1949, condividendo un'impostazione keynesiana moderata.
Dal 1946 fu membro del Partito Socialdemocratico Tedesco, poi presidente della Lega degli studenti socialisti tra il 1947 e il 1948. Assurse alla dirigenza del partito nel 1958, diventandone vicepresidente federale dal 1968 al 1984, collocandosi nell'ala moderata dell'SPD.
Membro del Bundestag per Amburgo dall'ottobre 1953 al gennaio 1962 e dall'ottobre 1965 al febbraio 1987, senatore (ministro) dell'Interno del Land di Amburgo dal dicembre 1961 al dicembre 1965 (dove si distinse durante l'alluvione del febbraio 1962), presidente del gruppo parlamentare SPD dal 1967 all'ottobre 1969, ministro della Difesa della RFT dall'ottobre 1969 al luglio 1972 (contribuendo a rinsaldare i rapporti con il Patto Atlantico e a riformare le forze armate), ministro delle Finanze della RFT dal luglio 1972 al maggio 1974
Successe nel 1974 a Willy Brandt, in seguito allo scandalo che aveva coinvolto il segretario dell'ex cancelliere Günter Guillaume, smascherato come spia della Germania Est. Nel 1976 vinse le elezioni federali formando un secondo governo in alleanza col Partito liberal-democratico. Come cancelliere federale contribuì al percorso della costruzione dell'Unione Europea, in particolare istituzionalizzando il Consiglio Europeo nel 1974 e lanciando il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale nel 1978, il Sistema Monetario Europeo (antesignano dell'euro) nel 1979 e favorendo la prima elezione diretta del Parlamento Europeo nello stesso 1979.
Favorì inoltre la nascita del G5 nel 1975, poi divenuto G8, e la "doppia decisione" con cui la NATO contrappose l'installazione dei Pershing-2 e dei Cruise, dispiegati sul suolo tedesco e per le pressioni di Schmidt anche su quello italiano, al mancato smantellamento dei missili SS-20 che l'URSS aveva collocato nel teatro europeo. Dapprima allacciando strette relazioni con Nixon, prese progressivamente le distanze dai successori di quest'ultimo, Carter e Reagan.
 Queste azioni di politica estera furono realizzate grazie al buon rapporto, politico e personale, con Valery Giscard d'Estaing, allora presidente della Francia: si iniziò a parlare da allora di asse franco-tedesco[1], cioè di una linea comune di intesa che poi ebbe nuovi fasti col buon rapporto tra François Mitterrand ed Helmut Kohl. Alla crisi energetica degli anni 70 rispose con politiche economiche disinflazionistiche, ma rifiutando di operare tagli della spesa sociale (non esitando a ricorrere all'indebitamento pubblico), che ebbero riverberi sull'impetuoso sviluppo del paese, frenato dopo venti anni di incessante ascesa.
 Riconfermato cancelliere nel 1980, sempre in alleanza con i liberali, cercò di favorire il dialogo tra le due Germanie, rilanciando i rapporti della Repubblica federale con i vicini orientali (Ostpolitik), sulla scia di Brandt, linea che ebbe risonanza negativa presso la NATO (ricevette per questo accuse di infedeltà dall'Alleanza). Il suo governo cadde nell'ottobre 1982, con l'utilizzo per la prima volta dell'istituto della sfiducia costruttiva, per il venir meno dell'appoggio del Partito liberale a seguito di varie divergenze in materia di spesa sociale, indebitamento pubblico, rapporti Est-Ovest, sostituito da una coalizione democristiano-liberale guidata da Helmut Kohl.
 Politico pragmatico, terminato il ruolo di membro del Bundestag, si ritirò dalla politica attiva nel 1986. Oggi si è pronunciato in termini critici sulla posizione di dominio che sembra occupare la Germania in Europa, mettendo in guardia sulle conseguenze funeste che una leadership tedesca costruita a spese dei paesi periferici, a suo dire, potrebbe avere in futuro sul progetto europeo.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 22 Gennaio 2013, 12:14:42
era quello accanto a Pertini nella finalissima 1982???
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 12:21:53
Cristiano non lo so  ;D
Non ho sottomano immagini della finale del 1982.
Ma può essere, dato che rimase in carica come cancelliere fino all'autunno del 1982.
Quindi, sicuramente fù invitato al palco delle autorità per assistere alla finale, nel posto centrale, in teroria vicino al capo di stato dell'altra squadra finalista, l'Italia, per noi Sandro Pertini e, vicino al capo di Stato della Nazione Ospitante dei giochi.
In teoria era lui.
Ma non ho immagini a suffragio.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 12:29:05
ALESSANDRO PIPERNO

Altro noto fumatore di pipa, questa volta giovane e in vita.

Alessandro Piperno. Scrittore, vincitore del Premio Strega 2012

Alessandro Piperno (Roma, 25 marzo 1972) è uno scrittore italiano.
Nato da padre ebreo e madre cattolica, si è laureato in letteratura francese presso l'Università di Roma Tor Vergata, dove ha insegnato a contratto la medesima materia ed è divenuto ricercatore dall'ottobre 2008.
Nel 2000 ha pubblicato per FrancoAngeli il saggio critico "Proust antiebreo" sulla figura di Marcel Proust.
È redattore della rivista Nuovi Argomenti.
Nel 2005 ha pubblicato il suo primo romanzo "Con le peggiori intenzioni", con quasi 200.000 copie vendute in pochi mesi, e con quale vince il premio Viareggio e il premio Campiello opera prima.
Il romanzo, che narra le vicende di mezzo secolo della famiglia Sonnino e in particolare del suo membro più giovane, Daniel, si caratterizza per lessico ricercato e uno stile ricco di aggettivi e di avverbi.
Nel 2010 ha pubblicato "Persecuzione", prima parte di un dittico intitolato Il fuoco amico dei ricordi; la seconda parte, Inseparabili, è stata pubblicata nel 2012.
Ha studiato chitarra e, fino al 2005, ha fatto parte di Random, una band rock-blues romana, in qualità di chitarrista solista e cantante.

È il vincitore del Premio Strega 2012 con "Inseparabili".

Seguono foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 12:29:51
foto con pipa
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 16:47:01
Film " La talpa ": David Dencik fuma la pipa in una scena del film...questo è un film che amo decisamente, e guarda caso c'è anche
chi fuma la pipa.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 17:12:40
ALBERTO LATTUADA

(Milano, 14 novembre 1914 – Orvieto, 3 luglio 2005)

E' stato un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico italiano.
 Intellettuale dalla personalità eclettica, appassionato di letteratura, arte e fotografia, era noto soprattutto per aver trasposto sullo schermo molti celebri romanzi e alcuni kolossal anche per il piccolo schermo.
 Fautore di uno stile personale e rigoroso, ha raccontato l'individuo senza scrupoli tutto teso al raggiungimento di uno scopo, esplorando inoltre un erotismo quasi mai fine a se stesso (il corpo e la scoperta della sessualità femminile).
Nella sua lunga carriera ha scoperto e lanciato molte attrici come Marina Berti, Carla Del Poggio (divenuta poi sua moglie), Valeria Moriconi, Jacqueline Sassard, Catherine Spaak, Dalila Di Lazzaro, Therese Ann Savoy, Nastassja Kinski, Clio Goldsmith, Barbara De Rossi e Sophie Duez.
Figlio del compositore Felice Lattuada, crebbe fra la campagna lombarda e Milano. Durante gli studi liceali, nel dicembre 1932 fondò insieme ad Alberto Mondadori il periodico quindicinale Camminare... in cui svolse mansioni di critico d'arte, mentre Mario Monicelli si occupava di critica cinematografica. L'anno seguente ebbe la sua prima esperienza al cinema come scenografo del cortometraggio Cuore rivelatore, tratto da un racconto di Poe e diretto da un diciottenne Mario Monicelli. Insieme a Mario Baffico nel biennio 1935-1936, collaborò a Il museo dell'amore come consulente per il colore (si trattava del primo mediometraggio italiano girato interamente a colori) e come assistente alla regia al lungometraggio La danza delle lancette. Entrato in contatto con Gianni Comencini (fratello del regista Luigi) e Mario Ferrari, si mise alla ricerca sistematica di vecchie pellicole, salvandole dal macero presso i magazzini dei distributori e ponendo le basi della futura Cineteca Italiana di Milano.
 
Durante gli anni universitari si iscrisse ai GUF partecipando ai Littoriali della cultura e dell'arte. In questo modo riuscì ad organizzare delle proiezioni retrospettive, giacché solo le sezioni cinematografiche dei GUF erano autorizzate a svolgere queste attività. Dopo la laurea in architettura, a partire dal 1938 iniziò a collaborare a diverse riviste: su Tempo Illustrato scriveva come critico cinematografico, su Domus scriveva di architettura e arredamento; su Frontespizio pubblicò alcuni suoi racconti letterari. Nel 1940, nel difficile clima bellico riuscì ad allestire una retrospettiva di film francesi per la Triennale di Milano; il tumulto che seguì alla proiezione de La grande illusione provocò la sospensione delle proiezioni e il gruppo organizzatore dovette mettere in salvo le pellicole nascondendole alle ricerche della polizia fascista.
 
Nel 1941 organizzò anche una sua mostra e un libro di fotografie, Occhio Quadrato, ma passò subito al cinema a tempo pieno come aiuto regista per Mario Soldati (Piccolo mondo antico) e come sceneggiatore per Ferdinando Maria Poggioli (Sissignora). Tra il 1942 e il 1943 diresse i suoi primi due film, volutamente tratti da opere letterarie (il primo da Giacomo l'idealista di Emilio De Marchi e il secondo da La freccia nel fianco di Luciano Zuccoli) e non da soggetti originali per evitare le maglie della censura; definiti dalla critica «esercizi di stile formali e calligrafici», in realtà contenevano già quasi tutti gli elementi stilistici del suo cinema futuro. Equilibrio interno dell'inquadratura, uso sapiente delle luci e messa in risalto dei dettagli, calibrati movimenti di macchina e controllati stacchi di montaggio, saranno le cifre alle quali Lattuada rimarrà fedele.
 
Giacomo l'idealista segna l'esordio di Marina Berti, la prima di una serie di figure femminili alle quali Lattuada affida il compito di tracciare una psicologia, una cultura, un clima sociale o un'atmosfera. La freccia nel fianco, uno dei primi film italiani a esplorare (sia pure con tutte le prudenze di sorta) il mondo della sessualità infantile, ebbe anche una gestazione piuttosto travagliata; abbandonato dal regista dopo l'8 settembre 1943, venne ripreso e completato da Mario Costa, che tuttavia non risulta accreditato nei titoli.
 
Nell'immediato dopoguerra Lattuada si avvicinò al neorealismo con Il bandito, girato in una Torino devastata dai bombardamenti e dove sbandiera apertamente il suo amore per il cinema americano, e in particolare quello della gangster-story sullo stile di Scarface; su quel set debuttano in una parte drammatica la moglie Carla Del Poggio, da lui sposata il 2 aprile 1945 (da lei avrà due figli, Francesco, futuro direttore di produzione di fiction televisive, e Alessandro) e la sorella Bianca Lattuada come segretaria di edizione. Il film successivo, Il delitto di Giovanni Episcopo, tratto da D'Annunzio, si allontana da qualsiasi filone o corrente per iniziare a seguire la sua poetica base (l'individuo senza scrupoli in contrapposizione con una società inerte e indifferente a tutto) con maniacale puntiglio, organizzando alla perfezione scenografia e recitazione; in questo film si segnala in particolare quella di Aldo Fabrizi. Nel 1948, traendo suggestioni anche dal cinema francese, realizzò nella pineta di Tombolo insieme a Tullio Pinelli e Federico Fellini, il celebre Senza pietà, descrizione di un paese in rovina dove, con gli aiuti americani, sbarcano violenza, contrabbando e malavita.
 
Del 1949 è Il mulino del Po, tratto dal romanzo più famoso di Riccardo Bacchelli (che collaborò anche alla sceneggiatura). Curò la regia di Didone ed Enea di Henry Purcell al Teatro dell'Opera di Roma e insieme a Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Carlo Lizzani ed Elsa Morante, cominciò a progettare una serie di pellicole su temi scottanti come l'emigrazione, la speculazione edilizia, il sistema carcerario. Le pressioni della casa di produzione, che sceglierà poi di realizzare un film sul concorso di bellezza di Miss Italia e sul mondo dei fotoromanzi, lo spinsero a fondare una cooperativa insieme alla moglie, a Fellini e alla Masina, e a realizzare in totale autonomia Luci del varietà spaccato sul rutilante mondo dell'avanspettacolo, al quale collaborarono anche il padre e la sorella. Il film però si rivelò un disastro finanziario.
 
Con il film successivo, Anna Lattuada realizzò il suo più grande successo, grazie a protagonisti del livello di Silvana Mangano, Raf Vallone e Vittorio Gassman, e grazie a una canzone, El Negro Zumbon (ricavata da un vecchio standard ballabile cubano) che diventò un successo discografico mondiale. Riprendendo qualche tematica già presente in Riso amaro di Giuseppe De Santis, fornì più di uno spunto al successivo Mambo di Robert Rossen. Fu la prima pellicola italiana ad incassare oltre un miliardo di lire nelle prime visioni, e la prima ad essere presentata doppiata in inglese negli Stati Uniti. Il successo gli consentì di realizzare nel 1952 una delle sue opere più importanti, Il cappotto, dal racconto di Gogol, girato a Pavia, con protagonista Renato Rascel, uno dei primi film a svincolarsi definitivamente dal neorealismo, dove realtà e fantasia coesistono alla perfezione.
 
Nel film successivo, La lupa tratto dal celebre racconto di Giovanni Verga, Lattuada continuò il viaggio d'osservazione del corpo e della sessualità femminile che lo accompagnerà, tranne qualche eccezione, in tutta la sua filmografia. Nei film di Lattuada la forza della figura femminile rende per la prima volta esplicito l'aspetto della sottomissione dell'uomo, il quale di contro tende sempre al raggiungimento di un suo fine senza avere scrupoli morali: la proprietà, il denaro, il delitto e la vendetta. Con l'episodio Gli italiani si voltano, inserito in L'amore in città, Lattuada si fermò ad esaminare con la tecnica della candid camera il fenomeno del gallismo maschile; La spiaggia è antesignana della commedia di costume, critica feroce dell'ipocrisia borghese; Scuola elementare si basava sui desideri (economici e di donne) di un maestro e di un bidello (Billi e Riva), ma era anche una sorta di omaggio alla figura del padre, che era stato maestro elementare.
 
Nel dittico Guendalina e I dolci inganni il regista seguiva la trasformazione sentimentale e sessuale di due adolescenti, interpretate rispettivamente da Jacqueline Sassard e Catherine Spaak. Ad esse si contrappongono i kolossal La tempesta e La steppa tratti dai prediletti autori russi, Puškin e Čechov. Gli anni sessanta furono caratterizzati da trasposizioni di opere letterarie di Guido Piovene (Lettere di una novizia), Niccolò Machiavelli (La mandragola) e Vitaliano Brancati (Don Giovanni in Sicilia), fino a giungere a Venga a prendere il caffè da noi, tratto dal romanzo La spartizione di Piero Chiara, satira di una certa borghesia provinciale ipocrita e sessuofobica, interpretato da Ugo Tognazzi.
 
Nel 1970 Lattuada ebbe la sua seconda esperienza come regista lirico inaugurando il Maggio musicale fiorentino con La Vestale di Gaspare Spontini e fu inoltre membro della giuria del Festival di Berlino. Dopo due pellicole frutto di evidenti compromessi, Bianco, rosso e... con Sophia Loren, quasi un remake di Anna e Sono stato io!, dove Giancarlo Giannini, un anonimo lavavetri, immagina un gesto clamoroso che lo porti sulle prime pagine dei quotidiani, Lattuada dal 1974 volle trattare la tematica dell'erotismo, a partire da Le farò da padre e proseguendo con Oh! Serafina da un romanzo di Giuseppe Berto, Così come sei sul tema dell'incesto, fino agli ultimi suoi due film per il grande schermo, considerati artisticamente due fallimenti, La cicala e il tardo Una spina nel cuore, nuovamente tratto da Piero Chiara.
 
Nel 1981 iniziò a dirigere Nudo di donna, che dovette abbandonare quasi subito a causa di dissapori con l'attore protagonista, Nino Manfredi, che finì pertanto per dirigere sé stesso. Durante gli anni ottanta Lattuada firmò tre lavori per il piccolo schermo: il kolossal di successo Cristoforo Colombo, l'intensa miniserie Due fratelli e il mediometraggio Mano rubata, tratto da un racconto di Tommaso Landolfi, che esplora il mondo spietato del gioco d'azzardo. Nel 1994 fece una simpatica apparizione nel film Il toro diretto da Carlo Mazzacurati, e quattro anni dopo donò tutto il suo materiale d'archivio alla Fondazione Cineteca Italiana di Milano, diretta all'epoca da Gianni Comencini. Morì a novant'anni nella sua casa di campagna a Orvieto, affetto da tempo dalla malattia di Alzheimer.

da Wikipedia

Segue foto con Pipa
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 17:16:02
altre foto di Lattuada
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 17:24:37
Perdonate se posterò ora la foto di un contadino tirolese che fuma la pipa, non sarà un personaggio famoso ma a me, questa
foto piace e poi, le mie origini montanare contadine escono fuori ...

di seguito alla stessa posterò altre foto di anziani fumatori di pipa, qualche contadino ...le trovo molto belle, spero di non deludere nessuno.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 17:27:45
ancora
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 17:42:03
ALFONSO e NICOLA VACCARI :

PITTORI e SCRITTORI Alfonso e Nicola Vaccari , artisti gemelli classe 1961.
sono nati a Forlì dove vivono e lavorano.
 Si sono diplomati al liceo artistico di Ravenna e all’Accademia di Belle Arti di Bologna - corso di pittura; hanno esordito nell’85 con una mostra a cura di Achille Bonito Oliva a Bergamo, dal titolo DESIDERETUR, entrando a far parte della generazione successiva alla Transavanguardia italiana. La loro ricerca artistica negli anni è proseguita verso un ritorno all’ordine, nell’ambito del neorealismo, sino ad approdare nella Nuova Figurazione italiana. Hanno partecipato a numerose mostre collettive e personali a livello nazionale e internazionale, come artisti indipendenti; sono considerati fra i maggiori esponenti della pittura di paesaggio contemporaneo. La loro ricerca pittorica verge su soggetti di paesaggi notturni urbani e sulla centralità della figura femminile. Si sono occupati di critica d’arte e giornalismo, di performance teatrali di pittura sinestetica e di cinema, con un cortometraggio rivoluzionario dal titolo “Dietro l’angolo del sogno” - Tondini Production. Dal 1995 insegnano in un corso di formazione artistica a livello accademico, di disegno e pittura, sostenuto dal centro sportivo Libertas di Forlì. E’ uscito nel sett. del 2008 un loro romanzo edito da Azimut, dal titolo: “Angeli senza ali”. La loro pittura è un linguaggio artistico che guarda alla realtà quotidiana, al recupero della memoria attraverso scenari notturni, come luoghi vissuti nella contemporaneità. Ultimamente hanno eseguito opere importanti in luoghi prestigiosi, come la stanza N° 208 dal titolo “Nottetempo”, all’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro. Fra i critici e personaggi noti, che hanno maggiormente apprezzato le loro opere sono: Claudio Cerritelli, Claudio Spadoni, Vittorio Sgarbi, Achille Bonito Oliva, Flaminio Gualdoni, Dacia Maraini, Red Ronnye, Francesco Gallo, Marco Dallari, Jean Blanchaert ed altri.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 17:46:35
Dag Hammarskjöld, eletto segretario generale delle Nazioni Unite, fuma la pipa durante una conferenza stampa al Ministero degli Affari Esteri svedese di Stoccolma, il 19 maggio 1953.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 17:59:38
WILLIAM FAULKNER

William Cuthbert Faulkner, nato Falkner  (New Albany, 25 settembre 1897 – Oxford, 6 luglio 1962),

.........................................è stato uno scrittore, sceneggiatore, poeta e drammaturgo statunitense.
 

Vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1949 e considerato uno dei più importanti romanzieri statunitensi, autore di opere spesso provocatorie e complesse.
 
Le opere di William Faulkner sono caratterizzate da una scrittura densa di pathos e di grande spessore psicologico, da periodi lunghi e sinuosi e da una cura meticolosa nella scelta dello stile e del linguaggio. Nella pratica stilistica, fu considerato il rivale di Ernest Hemingway, che gli si oppone con il suo stile conciso e minimalista. È stato ritenuto forse l'unico vero scrittore modernista statunitense degli anni trenta: Faulkner si allaccia alla tradizione sperimentale di scrittori europei quali James Joyce, Virginia Woolf, e Marcel Proust, ed è noto per l'uso di strumenti espressivi innovativi: il flusso di coscienza, narrazioni elaborate da punti di vista multipli e salti temporali nella cronologia del racconto.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 18:03:46
MAX FRISCH

Max Frisch (Zurigo, 15 maggio 1911 – Zurigo, 4 aprile 1991)
 
............................è stato uno scrittore e architetto svizzero-tedesco.


Figlio dell'architetto Franz Bruno Frisch e di sua moglie Karolina Bettina, nel 1930 si iscrisse all'Università di Zurigo in germanistica, ma dopo la morte del padre nel 1932 dovette interrompere gli studi per motivi finanziari, e iniziò a lavorare come corrispondente per il giornale Neue Zürcher Zeitung.
 
Tra il 1934 ed il 1936 intraprese molti viaggi per l'est ed il sud-est d'Europa. Il suo primo viaggio in Germania lo fece nel 1935.
 
Dal 1936 iniziò lo studio di architettura presso il politecnico federale di Zurigo (ETH Zürich: Eidgenössische Technische Hochschule Zürich), laureandosi nel 1942.
 
Dopo che nel 1942 vinse un concorso di architettura della città di Zurigo per la pianificazione e costruzione di una piscina comunale, che oggi porta il suo nome (Max-Frisch-Bad), aprì il suo studio di architettura. Sempre nello stesso anno sposò Gertrud Constanze von Meyenburg. Nel 1943 nacque la figlia Ursula e nel 1944 il figlio Hans Peter.
 
Nel 1947 incontrò Bertolt Brecht e Friedrich Dürrenmatt. Nel 1951 una borsa di studio della Fondazione Rockefeller gli permise di trascorrere un anno negli Stati Uniti. Nel 1954 si separò dalla sua famiglia, e dopo aver chiuso il suo studio di architettura nel 1955 iniziò a lavorare come libero scrittore.
 
Amante della cultura italiana e del suo popolo, visse a Roma poi nel 1964 acquistò una vecchia stalla a Berzona e la trasformò nella sua residenza preferita a partire dal 1965. È autore della famosa citazione inerente al periodo della grande emigrazione italiana in Svizzera: Volevamo braccia, sono arrivati uomini.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 18:19:54
Ferenc Pinter (Alassio, 19 ottobre 1931 –
Milano, 28 febbraio 2008)
 è stato un illustratore e pittore italiano.

Ferenc Pinter nacque ad Alassio, presso Savona, nel 1931. Suo padre, Jòzsef Pinter, era un pittore ungherese mentre la madre, Anna Antonazzi, veniva da Firenze. Nel 1940, la famiglia Pinter si trasferì a Budapest per curare una malattia tubercolare di Jòzsef, ma l’operazione chirurgica non ebbe buon esito e dopo pochi anni Ferenc rimase orfano di padre.
 Non fu ammesso all’Accademia di Belle Arti di Budapest per aver dimostrato una libertà di pensiero non conforme al totalitarismo comunista di quegli anni. In seguito alla rivolta del 1956 e all’arrivo dei carri armati sovietici, riuscì a fuggire in Italia. Appena arrivato a Milano, ottenne come primo lavoro la realizzazione di un gigantesco murale (80 m²) per la Radio Marelli. Nei tre anni successivi, Pinter continuò a realizzare manifesti pubblicitari per importanti aziende italiane finché, nel 1960, avviò una collaborazione con Arnoldo Mondadori Editore che durò 32 anni.
 Per la grande casa editrice milanese Pinter realizzava le copertine e le illustrazioni interne di libri. Iniziò con la collana Segretissimo, della quale dipinse le prime 14 copertine, ma è ricordato in particolare per il Commissario Maigret e i gialli di Agatha Christie; tuttavia, le tavole migliori le dipinse per la collana Oscar Mondadori. Il suo mezzo espressivo preferito era la tempera, che usava con straordinaria maestria dando vita a scene surreali, venate di una forte componente espressionista.
 Pinter è stato considerato uno dei più importanti illustratori europei e non a caso il suo nome rientra nei cataloghi internazionali Graphis e Gebrauchsgraphik.
 Nel 1989, con il suo inconfondibile stile, Pinter dipinse i 22 Trionfi dei Tarocchi dell’Immaginario[1], pubblicati da Lo Scarabeo di Torino con la presentazione dell’eminente storico dell’arte Federico Zeri. Tra il 2000 e il 2002, Pinter lavorò ai 56 Arcani Minori, anche questi editi da Lo Scarabeo.
 Sebbene fosse stato colpito da una grave malattia, Pinter continuò a lavorare fino al 28 febbraio 2008, data della sua scomparsa.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Gennaio 2013, 18:33:19
Bruno Coppola :
è nato a Napoli nel 1942.
 Insegna Didattica della filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo “Federico II” di Napoli.
Ha tre figli adulti, uno adolescente, un nipote (da poco) e un cane.
Fuma la pipa.
Scrive saggi di epistemologia, didattica e filosofia della letteratura ("Fisica e storia. Due percorsi paralleli", Napoli 1981, "Metodologia e storia della scienza in Th. S. Kuhn", Napoli 1983, "Lo stupore e la malia", Napoli 1989 e "L’ineffabile bellezza", Milano 1996), nonché romanzi, racconti e poesie ("Romanzo ‘75", "Icaro", Napoli 1992, "Limina coralia", Napoli, 1992, "Meridiani", Salerno 1995).
 Bruno Coppola è autore di una serie di gialli, l’eroina dei suoi libri è Clotilde, giovane e bella
 filosofa napoletana ("Clotilde e il segreto di San Rocco", 2003; "Clotilde e la maledizione degli Altamura", 2004; "Clotilde e il passato non passato", 2005; "Clotilde sulle tracce del minotauro", 2006).
 Ha partecipato a "Napolipoesia" nel 1999.

da www.casadellapoesia.org


 
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 12:21:32
Luis Cernuda Bidón
(Siviglia, 21 settembre 1902 – Città del Messico, 5 novembre 1963)
......è stato un poeta spagnolo.

La sua educazione è rigida ed intransigente, a causa del carattere di suo padre, un militare di professione. Comincia a studiare giurisprudenza presso l'Università di Siviglia, dove segue i corsi di Pedro Salinas. Alla morte dei suoi genitori entra in possesso dell'eredità paterna, con la quale fa un viaggio a Malaga, dove conosce il poeta ed editore Manuel Altolaguirre. Durante gli anni venti si trasferisce a Madrid, dove entra in contatto con gli ambienti letterari della città che più tardi saranno conosciuti come la "Generazione del '27". Lavora in una libreria e si innamora del giovane Serafín, che non ricambia l'attenzione. A questo periodo si fanno risalire i libri Donde habite el olvido e Los placeres prohibidos. Benché sia definito "disadaptado" a causa della sua omosessualità, lui non negò mai questa sua condizione, diversamente da Federico García Lorca: perciò ebbe la fama di ribelle, ed effettivamente si ribellò alla mentalità chiusa e bigotta della Spagna del Dopoguerra, "un paese dove tutto nasce morto, vive morto e muore morto", come dirá in Desolación de la Quimera. Per questo si considerò sempre un emarginato, "come una carta che ha perso il suo mazzo".
 
Lavorò come lettore di spagnolo presso l'Università di Tolosa per un anno. Dopo la proclamazione della Seconda Repubblica Spagnola collabora con movimenti che mirano ad una Spagna più tollerante, colta e liberale. L'anno dello scoppio della Guerra Civile Spagnola pubblica la prima edizione della sua opera poetica completa fino ad allora, con il titolo La realidad y el deseo (1936). Durante il conflitto partecipò al II Congresso degli Intellettuali Antifascisti di Valencia. Nel 1938, dopo aver tenuto alcune conferenze in Scozia, trascorrendo le estati ad Oxford in compagnia del pittore Gregorio Prieto, inizia il suo esilio nordamericano, dove insegna letteratura ed ottiene la tanto agognata stabilità aconomica. Si trasferisce in Messico nel 1952, dove si innamora di un culturista, al quale dedica Poemas para un cuerpo. È qui che conosce Octavio Paz e la famiglia di Altolaguirre, in particolar modo con sua moglie Concha Méndez, ed è qui che muore.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 12:31:01
FRANCO PACINI


Franco Pacini (Firenze, 10 maggio 1939 – Firenze, 26 gennaio 2012)
........ è stato un astrofisico italiano.
 
« Come fai a fare un altro lavoro, quando puoi fare l'astronomo? »
 (Franco Pacini, Sezze 16 Febbraio 2009, Auditorium Costa)

Nato a Firenze nel 1939, ha vissuto gli anni della gioventù ad Urbino, dove ha svolto gli studi secondari.
Nel 1964 si è laureato in fisica presso l'Università di Roma.
Dal 1966 al 1973 è stato research associate e poi visiting professor alla Cornell University (Ithaca (New York) - USA).
Dal 1967 al 1975 ha lavorato come ricercatore all'Istituto di Astrofisica spaziale del CNR presso Frascati.
Dal 1975 al 1978 ha ricoperto le funzioni di responsabile della divisione scientifica dell'ESO.
Dal 1978 è stato professore ordinario presso l'Università degli Studi di Firenze, e direttore dell'Osservatorio astrofisico di Arcetri dal 1978 al 2001
Si è occupato di astrofisica teorica e di astrofisica delle alte energie, con particolare attenzione a: supernovae e loro resti; stelle di neutroni e pulsar; nuclei galattici attivi; astronomia a raggi X e gamma.
 Nel 1967 ha portato un fondamentale contributo all'astrofisica, prevedendo i fenomeni associati all'intenso campo magnetico di una stella di neutroni rapidamente rotante.[2] Questa previsione fu confermata l'anno seguente con la scoperta delle prime pulsar, ad opera di astronomi inglesi. È stata poi confermata un'altra sua ipotesi (avanzata insieme all'astrofisico Martin Harwit) secondo la quale le galassie ultraluminose nella banda infrarossa sono la conseguenza di un intenso episodio di formazione stellare[3].
 Come direttore dell'Osservatorio astrofisico di Arcetri, ha partecipato a varii progetti di collaborazione internazionale. Uno di questi ha portato alla costruzione del Large Binocular Telescope (LBT), il più grande telescopio ottico su singola montatura mai realizzato; inaugurato in Arizona, all'osservatorio internazionale del monte Graham, il 15 ottobre 2004, è stato realizzato da Italia (con una quota pari al 25% delle spese complessive di studio e realizzazione), Stati Uniti e Germania.
Ha tenuto a Firenze corsi universitari di Astronomia, Astrofisica, Astrofisica delle Alte Energie, Cosmologia, Istituzioni di Astrofisica.
Si è dedicato nella diffusione della cultura scientifica nelle scuole e nella società italiana, attraverso conferenze, lezioni, articoli su giornali e riviste, radio e TV. È stato coautore di libri di divulgazione astronomica per bambini che sono stati tradotti anche nelle lingue cinese e arabo [4].
 Come Presidente dell'IAU, alla sua XXV Assemblea Generale a Sydney nel 2003, propose di designare il 2009 come anno internazionale dell'Astronomia IYA2009.[5].
 Ha sviluppato anche lo studio di fattibilità per costruire un “Museo dell’Universo” nella Torre del Gallo a Firenze.
Onoreficenze :
Membro dell'Unione Astronomica Internazionale[6], dove ha ricoperto varie cariche fra le quali quella di Presidente (dal 2000 al 2003).
 Socio Nazionale dell'Accademia nazionale dei Lincei.
 Premio Borgia dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
 Premio della Presidenza del Consiglio per la Scienza (1997).
 Membro onorario della Royal Astronomical Society.
 Premio Lacchini (1999)[7].
 Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2001).
 Cittadino onorario della città di Urbino (2002).
 premio Fiorino d'Oro della Città di Firenze (2002).
 In suo onore è stato battezzato l'asteroide 25601 Francopacini.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 12:49:54
CARLO LEVI


Carlo Levi (Torino, 29 novembre 1902 – Roma, 4 gennaio 1975)

.......... è stato uno scrittore e pittore italiano, tra i più significativi narratori del Novecento.


Lo scrittore e pittore scomparso nel 1975 e considerato all’unanimità come uno dei più importanti protagonisti della scena letteraria italiana.
Nato a Torino il 26 novembre 1902, Carlo Levi è stato uno dei più rilevanti narratori italiani. La sua traccia nella storia culturale del Paese è stata profonda, intensa e significativa e ha trovato felice realizzazione tanto nell’arte quanto nella letteratura. La sua opera più famosa, Cristo si è fermato ad Eboli, è ancora oggi uno dei romanzi più letti, apprezzati e diffusi in tutto il mondo.
Nasce in un'agiata famiglia ebraica della borghesia torinese, il 29 novembre 1902. Fin da ragazzo dedica molto del suo tempo alla pittura, una forma d'arte che coltiverà con gran passione per tutta la vita raggiungendo anche importanti successi.
 Dopo avere terminato gli studi secondari, si iscrive alla facoltà di medicina all'Università di Torino. Nel periodo degli studi universitari, per il tramite dello zio, l'onorevole Claudio Treves (figura di rilievo nel Partito socialista), conosce Piero Gobetti, che lo invita a collaborare alla sua rivista La Rivoluzione liberale e lo introduce nella scuola di Felice Casorati, intorno alla quale gravita l'avanguardia pittorica torinese.
 Levi, inserito in questo contesto multiculturale, ha modo di frequentare personalità come Cesare Pavese, Giacomo Noventa, Antonio Gramsci, Luigi Einaudi e, più tardi, importante per la sua evoluzione pittorica, Edoardo Persico, Lionello Venturi, Luigi Spazzapan. Nel 1923 soggiorna per la prima volta a Parigi, dove viene a contatto per la prima volta con le opere dei Fauves, di Modigliani e di Soutine, leggendovi un incitamento alla ribellione contro la retorica fascista e la cultura ufficiale italiana[1]. Durante questo viaggio, scrive anche il primo articolo sulla sua pittura nella rivista Ordine nuovo. Si laurea in medicina nello stesso anno e rimarrà alla Clinica Medica dell'Università di Torino come assistente fino al 1928, ma non eserciterà la professione di medico, preferendo definitivamente la pittura e il giornalismo. La profonda amicizia e l'assidua frequentazione di Felice Casorati orientano la prima attività artistica del giovane Levi, con le opere pittoriche Ritratto del padre (1923) e il levigato nudo di Arcadia, con il quale partecipa alla Biennale di Venezia del 1924. Dopo altri soggiorni a Parigi, dove aveva mantenuto uno studio, la sua pittura, influenzata dalla Scuola di Parigi, subisce un ulteriore cambiamento stilistico, proseguito poi con la conoscenza, tra il 1929 e il 1930, di Modigliani. Con il sostegno di Edoardo Persico e Lionello Venturi, alla fine del 1928 prende parte al movimento pittorico cosiddetto dei sei pittori di Torino, insieme a Gigi Chessa, Nicola Galante, Francesco Menzio, Enrico Paulucci e Jessie Boswell, che lo porterà a esporre in diverse città in Italia e anche in Europa (Genova, Milano, Roma, Londra, Parigi).
 Levi, per una precisa posizione culturale coerente con le sue idee, considerava espressione di libertà la pittura, in contrapposizione non solo formale, ma anche sostanziale alla retorica dell'arte ufficiale, secondo lui sempre più sottomessa al conformismo del regime fascista e al modernismo ipocrita del movimento futurista.
Nel 1931 si unisce al movimento antifascista di "Giustizia e libertà", fondato tre anni prima da Carlo Rosselli. Per sospetta attività antifascista, nel marzo 1934 Levi viene arrestato, e l'anno successivo, dopo un secondo arresto, condannato al confino, nel paese lucano di Grassano e successivamente trasferito nel piccolo centro di Aliano, da questa esperienza nascerà il suo romanzo più famoso, Cristo si è fermato a Eboli (nel racconto, il paese viene chiamato Gagliano imitando la pronuncia locale). Tale romanzo nel 1979 verrà anche adattato per il cinema e la televisione da Gillo Pontecorvo e Francesco Rosi.
 Nel 1936 il regime fascista, sull'onda dell'entusiasmo collettivo per la conquista etiopica, gli concede la grazia, e lo scrittore si trasferisce per alcuni anni in Francia, dove continua la sua attività politica. Rientrato in Italia, nel 1943 aderisce al Partito d'azione e dirige insieme ad altri Azionisti La Nazione del Popolo, organo del Comitato di Liberazione della Toscana.
 Nel 1945 Einaudi pubblica Cristo si è fermato a Eboli, scritto nei due anni precedenti. In esso Levi denuncia le condizioni di vita disumane di quella popolazione contadina, dimenticata dalle istituzioni dello Stato, alle quali "neppure la parola di Cristo sembra essere mai giunta". La risonanza che avrà il romanzo mette in ombra la sua attività di pittore: ma la stessa pittura di Levi viene influenzata dal suo soggiorno in Basilicata (sotto il fascismo chiamata Lucania), diventando più rigorosa ed essenziale e fondendo la lezione di Modigliani con un sobrio, personale realismo.
 Sempre nel 1945 Carlo Levi intrecciò una relazione amorosa che sarà trentennale con Linuccia Saba, l'unica figlia di Umberto.
 Levi continuerà nel dopoguerra la sua attività di giornalista, in qualità di direttore del quotidiano romano Italia libera, partecipando a iniziative e inchieste politico-sociali sull'arretratezza del Mezzogiorno d'Italia, e per molti anni collaborerà con il quotidiano La Stampa di Torino.
Nel 1954 aderisce al gruppo neorealista e partecipa alla Biennale di Venezia con apprezzabili dipinti, in chiave realistica come la sua narrativa. Dopo Cristo si è fermato a Eboli, di grande interesse sono Le parole sono pietre, del 1955, sui problemi sociali della Sicilia (vincitore nel 1956 del Premio Viareggio), Il futuro ha un cuore antico (1956), Tutto il miele è finito (1965), e L'orologio, pensosa e inquieta cronaca degli anni della ricostruzione economica italiana (1950).
 Nel 1963, per dare peso alle sue inchieste sociali sul degrado generalizzato del paese, e mosso dal desiderio di contribuire a modificare una politica stratificata su un immobilismo di conservazione di certi diritti acquisiti anche illegalmente, passa dalla teoria alla pratica e, convinto dagli alti vertici del partito comunista, incomincia a svolgere politica attiva. Candidato a un seggio senatoriale, viene eletto per due legislature Senatore della Repubblica (la prima volta nel collegio di Civitavecchia, nel secondo mandato nel collegio di Velletri) come indipendente del Partito comunista italiano.
 Nel gennaio 1973 subisce due interventi chirurgici per il distacco della retina. In stato temporaneo di cecità riuscirà a scrivere Quaderno a cancelli, che sarà pubblicato postumo nel 1979, e a tracciare più di 146 disegni della cecità, che saranno pubblicati nel volume "Carlo Levi inedito: con 40 disegni della cecità", a cura di Donato Sperduto, Edizioni Spes, Milazzo 2002 (D. Sperduto si è occupato di Levi anche nel libro "Maestri futili?", Aracne editrice, Roma 2009).
 Muore a Roma il 4 gennaio 1975. La salma dello scrittore torinese riposa nel cimitero di Aliano, dove volle essere sepolto per mantenere la promessa di tornare, fatta agli abitanti, lasciando il paese. In realtà Levi tornò più volte in terra di Basilicata nel secondo dopoguerra. Ne sono testimonianza le numerose foto custodite nella pinacoteca dedicatagli nel comune di Aliano che lo ritraggono nelle varie località della provincia di Matera assieme a suoi amici personali e assieme agli stessi personaggi protagonisti del libro.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 13:58:16
Guido Gallori :
Avvocato e Scrittore

Sei i romanzi pubblicati dopo le raccolte di poesie -
Dischi, matematica e... erotismo Ecco Gallori avvocato e scrittore

Avvocato e scrittore. Binomio non infrequente. Avvocato e poeta. Combinazione più episodica. Guido Gallori, vicino alle 70 primavere, si accende la pipa e parla. Del mestiere e dell'hobby, degli intrecci tra i due, del filone erotico, dei dischi.  Gallori, nasce prima l'avvocato o lo scrittore?  «Prima lo scrittore. Ero un ragazzetto quando ho cominciato a scrivere poesie. Ne ho pubblicate sei: nel '68 le prime, credo. Scrivevo anche narrativa, però una cosa indegna. E quindi lasciai perdere, in favore delle poesie».  Passione o lavoro?  «Passione. Per farne un lavoro bisognava avere tutto un altro percorso. Fare come fece Bianciardi: andare a Milano. Lì c'era la cultura, c'era l'editoria. Conoscevo meglio Cassola: una volta gli portai qualcosa e lui mi disse, giustamente, di lasciar perdere. Poi nel 1991 fu un periodo tutto particolare. Io il sabato tutti i pomeriggi andavo in giro e compravo dischi di sinfonica, rock e jazz: era il momento in cui cominciavano i compact disk. E mi sceglievo dischi 33 giri, i padelloni, che in quel momento venivano offerti a prezzi bassi. La sera me li ascoltavo».  Ispirato dalla musica?  «Una sera iniziai a dettare al registratore con la musica di sottofondo. Dettavo di tutto. Prime parole del primo libro: continuare a scrivere in questa serata di maggio. Cominciai a incidere ricordi, cose prese dai giornali, da riviste, ricordi di cose raccontati da un amico. Tutte le sere andato avanti, su cassette. Decine e decine. Forse centinaia. Non c'era niente di preciso. Erano appunti. Me le facevo trascrivere in dattilografia e poi al computer».  Il primo libro?  «"Ricercar", cioè la ricerca dello scrivere. Ho messo in fila i più disparati argomenti. Il legame? Lettere scritte dalle prime ragazze, gli insetti. Ho messo tra un pezzo e l'altro dei termini cinematografici: stacco, dissolvenza, carrellata laterale. È venuto un libro piuttosto grosso, poi sono stato più attento».  La professione quanto influisce?  «Qualcosa della mia vita professionale ho messo, qualche episodio particolare. Però devo tenere separate le cose, altrimenti diventa un altro lavoro. Approfitto del sabato e della domenica, per scrivere, dei rari tempi morti».  Argomenti?  «Per alcuni libri sono andato avanti con una specie di montaggio cinematografico. Ho messo gli argomenti a pagina 1, poi a pagina 5 a pagina 10 a pagina 15, con una cadenza precisa. Ho inserito di tutto: notizie giornalistiche, ad esempio. Ne ho fatti diversi di questo tipo. C'è anche il discorso del romanzo nel romanzo: come il Gruppo 63, ma all'epoca io ero ragazzetto, leggevo ma non sapevo... Mi hanno detto che sono uno di quel gruppo in ritardo con i tempi. In "Prova" c'è una specie di piccola storia: i sogni di un ragazzo in coma vigile dopo un incidente e della sua fidanzata. Il tutto accompagnato da una specie di catalogo di musica rock, in ordine alfabetico. Led Zeppelin è uno dei cardini della musica moderna».  Cosa c'è di autobiografico?  «Tanto, in parte. Ma tante cose sono inventate completamente. Mi sono ispirato ad articoli, fatti di cronaca, cosa mi hanno detto, cosa ho ascoltato al bar. Naturalmente diventa tutto autobiografico».  Personaggio ricorrente?  «Spessissimo scrivo di un avvocato. Un vincente? Uno normale. In uno di questi libri non pubblicato è invece assistente universitario di statistica che scrive un libro o una tesi. Ah, è uno cui piacciono tanto le donne. Specifichiamo: il personaggio è il personaggio e io sono io. E' vero che prima non ho tralasciato niente ma da quando mi sono sposato al massimo ho alzato gli occhi. Di quanto avvenuto prima ho molto da raccontare».  Gallori, lei scrive anche di temi erotici...  «Mi hanno detto che mi riesce particolarmente bene. Li metto sempre a cadenza. Accanto c'è il pezzo sulla matematica o sull'astrofisica, satelliti, sole, luna. Ma il filone erotico contraddistingue molto la mia produzione».  Come è cambiata la professione di avvocato?  «Moltissimo. Quando eravamo pochi c'era un certo spirito, scherzavamo, ci si conosceva tutti. Ora è diventata una professione femminile: sono tante e lo fanno bene, combattive. Sono molto gradevoli. E poi Grosseto è un paese traboccato fuori. Ci sono quartieri dove mi perdo».

da Intevista sul " Tirreno"

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 13:59:01
segue foto di Giudo gallori
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 14:07:24
Mack Reynolds :
al secolo Dallas McCord Reynolds
(Corcoran, 11 novembre 1917 – San Luis Potosi, 30 gennaio 1983),
  .... è stato un autore di fantascienza statunitense.
 
Molti dei suoi racconti furono pubblicati in riviste di fantascienza come Galaxy e If Magazine. Fu un sostenitore del Partito Socialista Americano e di conseguenza molte delle sue storie hanno un tema riformista, e alcuni dei suoi racconti hanno uno sfondo economico. Fu molto popolare negli anni sessanta, ma molte delle sue opere sono state pubblicate solo in questi anni.
Mack Reynolds nacque a Corcoran, in California, nel 1917. Da giovane, Reynolds prestò servizio in vari giornali di economia. Combatté durante la seconda guerra mondiale nei Marines. Dopo la guerra, Reynolds divenne uno scrittore di racconti gialli. Si sposò con Helen Jeanette Wooley nel settembre 1947. Nel 1949 la famiglia si trasferì a Taos, nel Nuovo Messico dove Fredric Brown, suo amico e collaboratore, convinse Reynolds a scrivere racconti di fantascienza. Reynolds si trasferì in Messico nei primi anni cinquanta fino alla morte, avvenuta nel 1983 nella cittadina di San Luis Potosi. Negli anni cinquanta lavorò per la rivista Rogue e viaggiò per tutto il mondo.
Tra i suoi pseudonimi si ricordano Clark Collins, Mark Mallory, Guy McCord e Dallas Ross. Nel 1972 usò lo pseudonimo di Maxine Reynolds in due storie romantiche, House in the Kasbah e Home of the Inquisitor.

da wikipedia

Da Delos Rivista di Fantascienza :
Mack Reynolds (1917-1983) rappresenta un caso praticamente unico nel panorama della fantascienza made in Usa. Buona parte dei suoi racconti e romanzi, spesso genialmente anticipatori, di agile scrittura e dotati di una felice verve, si basa su tematiche insolite: i suoi interessi concernevano soprattutto le discipline economico-sociali e l’antropologia. Nel 1940 fu segretario di John Aiken, candidato alla presidenza del Partito Socialista dei Lavoratori, di ispirazione trotzkista. “Sono un radicale militante”, diceva di sé Reynolds, “né comunista né socialista, e penso che nell’immediato futuro interverranno grandi mutamenti nel nostro sistema socioeconomico. Nella mia narrativa io mi sforzo di lavorare su questi argomenti”. Ebbe una copiosa produzione, non sempre dai risultati perfetti, ma molte sue opere meriterebbero ampiamente un’adeguata riproposizione, e altre — del tutto trascurate — di essere tradotte nel nostro Paese.
Indagando sulle origini e le ascendenze culturali di Reynolds, si apprendono queste ulteriori notizie. Dallas McCord “Mack” Reynolds nacque il 12 novembre 1917 a Corcoran, California, figlio di Verne LaRue Reynolds (un rivoluzionario) e Pauline McCord. Nel settembre 1947 Mack sposò Nelen Jeanette Wooley, dalla quale ebbe tre figli: Emil, L’Verne e Dallas Mack.
Completati gli studi a New York, all’età di 19 anni Mack divenne reporter presso il “Catskill Mountain Star” e l’“Oneonta News”. Successivamente fondò una rivista, il “Catskill Mountain Digest”. Durante la seconda guerra mondiale combatté nella marina e fu ufficiale di rotta nel Sud Pacifico. Congedato nel ’44, si dedicò alla nuova carriera di scrittore free-lance. Intanto era corrispondente dall’estero per “Rogue” ed era stato supervisore presso l’IBM. I suoi interessi concernevano soprattutto le discipline economico-sociali, l’antropologia, le civiltà antiche (in particolare quella pre-colombiana, di cui collezionava reperti). Di sé Reynolds ha scritto ancora:
Sono nato nella fantascienza. Mio nonno era un acceso fan di Jules Verne, tanto che chiamò Verne L. Reynolds mio padre; il quale a sua volta rimase fortemente colpito dalla lettura di Looking Backward, il romanzo utopico di Edward Bellamy. Da giovane fu membro dell’IWW, l’International Workers of the World, e più tardi del Partito Socialista. Successivamente preferì passare al Partito Socialista dei Lavoratori, e ne fu il candidato alla vicepresidenza negli anni 1924, 1928 e 1932.
Nel dopoguerra incominciai a scrivere racconti e articoli, nel 1946 vendetti la mia prima storia a “Esquire”. Dopo aver pubblicato altre storie, specialmente di detective, decisi di diventare scrittore a tempo pieno. Con mia moglie l’accordo era che se dopo un anno non fossi riuscito a guadagnarmi da vivere, avrei rinunciato alla scrittura e sarei tornato a fare il giornalista o a lavorare per l’IBM.
Ci spostammo a Taos, nel Nuovo Messico, dove risiedeva Fredric Brown. Questi mi fece notare che dovevo essere matto a cercare di scrivere gialli durante il giorno e trascorrere le serate leggendo fantascienza. Ciò accadeva nel 1949. Da allora decisi di dedicarmi alla sf. Nel 1950 riuscii a vendere trentacinque racconti: fu l’avvio della mia carriera. Inoltre per un certo tempo “Rogue” mi affidò dei réportages di viaggio. Quel periodo durò dieci anni, nei quali visitai in totale settantacinque nazioni, anche per conto del Partito Socialista dei Lavoratori cui ero iscritto. Intanto continuavo a scrivere fantascienza. Infine mi stabilii in Messico, dove costruii una casa.
Credo che la fantascienza mi piaccia perché in essa vi sono pochi tabù: posso dire, e dico, qualunque cosa desideri. E penso di avere un sacco di cose da tirar fuori.
Inoltre credo che gli scrittori dovrebbero trattare delle cose che conoscono. Quando racconto storie che si svolgono nel centro del Sahara, o nel Borneo, il lettore può essere certo che io sono stato sulla scena.”


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 14:31:38
LEGGETE QUESTA INTERVISTA IN CUI PAOLO BORZI PARLA DI TABACCO E PIPE....

Intervista a Paolo Borzi :

Scrittore e fumatore di pipa: esiste una correlazione ?
Se si scrive e si fuma la Pipa, senz'altro sì. Sarò stato banale, ma l'immagine del mio idolo Simenon mi si stampa in mente a tale domanda, privandomi di ulteriore fiato per una specifica risposta. Una relazione materialmente diretta, è il titolo del mio lavoro poetico meno inquadrabile in un preciso genere letterario: Novostilvecchio o della Metamorfosi delle Pipe (2009).
 
A quale dei tuoi 5 libri finora editi sei più legato? e perchè?
 Quale trovi il più riuscito ?

 Sono 5 se si tiene conto dell'anteprima in stampa periodica del mio poema in ottava sul Ciclo bretone ("la Materia di Britannia") uscito poi in volume esattamente un anno fa. O 5 se si esclude questa anteprima e si include la versione in prosa dello stesso poema ("le Tavole della Leggenda"), ma che è ancora inedita. Altrimenti sono 4. La domanda è difficilissima, ma dico "le Sciamanicomiche" ( 2007) perché mi è davvero costato lacrime e sangue; e perché in tempo di supposta "neoepica" (ma il libro è uscito prima che se ne sentisse parlare e nato addirittura nei primi anni 80) conferirebbe senso pieno a questa definizione, perché è sì romanzo e saggio, ma anche poema epico: è il modello pasoliniano di Petrolio, e davvero, sarà bene o sarà male, non so se ce ne siano altri.
 

La tua poetica è ascrivibile ad un qualche filone-corrente-scuola, oppure ti ritieni calpestatore d'un sentiero tutto tuo ?

 Chi segue realmente la Tradizione e non un suo feticcio accademico, calpesta inevitabilmente un sentiero anche tutto suo. Questo slogan, unito alla citazione pasoliniana di sopra, è anche un "programma" rispetto l'anno prossimo, che segna i cinquanta anni dalla Neovanguardia nata a Palermo nel 63. Allora ci fu molta opposizione tra Pasolini e Sanguineti, ma ora che il problema non è rinnovare la cultura, ma salvarne l'esistenza e lo stesso concetto, certe distanze-tra tradizione e innovazione, per generalizzare- possono e devono essere accorciate, e di fatto il mio lavoro tenderebbe ad abbreviarle.
 Rispetto a Pasolini, seguendo un filone poco battuto nella teoretica del suo maestro Gramsci, ho un forte interesse per il Folklore, in specie per quelle categorie concettuali presenti nella poesia Epica e dunque nella letteratura ancestrale, che chiamo "psiconti": sono le forme e formule d'un "esoterismo dei poveri", il Folklore appunto, che diventa musica e racconto eroico (ma anche comico, al di là del cliché dell'eroicomico), capace ancora di divertire e nutrire i poveri che stiamo tornando e che in fondo siamo sempre rimasti. Ecco, rispetto a Pasolini, che ha forse spostato una certa vocazione "epica" nell'immagine cinematografica e in parte nella narrativa, io tendo a contrarre tutto nella poesia (verso o prosa per me conta poco); ma in fondo, si tratta di una sintesi che lui stesso stava attuando prima che lo assassinassero.

Sei un divoratore di libri, oppure come Pessoa credi non ci sia ormai più niente di interessante da leggere?

 Né l'una e né l'altra cosa; e visto che le risposte cominciano a diventare necessariamente toste, questa la fermo qui.
 

Quali sono i libri di altri scrittori che ultimamente ti hanno appassionato ?
 E fra i classici ?

 Circa i contemporanei assoluti che come tutti posso "distinguere", la distanza è verosimilmente troppa, per ragioni assolutamente obiettive, perché ci si possa appassionare a vicenda. Ma una delle disgrazie di quello che amici critici chiamano "il diluvio" (montagne di pubblicazioni e solo o quasi commercianti come gestori delle operazioni) è che non riesci nemmeno a sapere se scrittori di certo "stampo" semplicemente non esistono più, si sono suicidati, autodistrutti, o semplicemente nascosti, magari contro la propria volontà. Però, per non fare di tutte le erbe un solo fascio, riconosco di essere costretto anche da limiti, personali e di tempo, per cui mi dedico in genere al serbatoio sempre inesauribile dei meno contemporanei.
 Per la poesia, dove anche l'emerso è nella sostanza ormai immerso, il discorso cambia un po': c'è una vitalità indagabile con meno difficoltà, rispetto quella di leggere tutti i testi di narrativa che escono, anche per la dimensione dei componimenti; indagabile sia editorialmente (tante ma non infinite piccole e credibili casi editrici); sia personalmente, se attraverso amici o tamtam di rete si decidesse di assistere o addirittura partecipare a qualche reading, e ce ne sono dovunque.
 Ancora diverso il discorso per la saggistica, e un libro di cui mi sto appassionando molto è proprio uno che dovrò presentare il mese prossimo: l' Ideologia del Denaro tra psicanalisi, letteratura e antropologia (Bruno Mondadori, 2011). E' un libro "laico" che visto lo scottante e ormai apocalittico argomento, ti porta senza forse del tutto volerlo nel cuore della sacralità vera del messaggio religioso, che non può che essere "anti ideologia del denaro". E qui toccherebbe riparlare di Pasolini, limitandomi però solo a citare i suoi "scritti corsari" e "lettere luterane" (così ho risposto anche con un esempio sui meno contemporanei omessi sopra).
 Circa i Classici, da poeta che fa epica, non posso tacere lo studio costante di Torquato Tasso, su cui Franco Fortini, poeta e critico di "Officina" e dunque anche legato alla linea pasoliniana, ha scritto pagine indimenticabili e fatta una lettura integrale della Gerusalemme su radio 3, circa venti anni fa, poco prima della sua morte. Tasso è solo all'apparenza "retrogrado", ma in realtà, facendo poesia "storica" e lavorando audio-visivamente sul singolo frammento (l'ottava), è poeta d'avanguardia ventura, secondo il concetto di prima, cioè favorevole a una linea eteronoma della poesia (cioè che parla d'altro, secondo un concetto più dantista e aristotelico che crociano), ma anche enciclopedica (come deposito di saperi allotri) e barocca nel significato modernissimo di organica internamente (in tutte le sue parti) ed esternamente (ai conflitti del tempo in cui si scrive), e in più "popolare"… e su quest'ultimo punto, cioè della unione tra popolare e concettuale, lascio solo immaginare le enormi ulteriori implicazioni, che sono poi i miei "pene e pane" quotidiani.
 

Di te si trovano poche informazioni.
 Come era Paolo Borzi da giovanissimo ? quali studi? Ora vivi del tuo lavoro di scrittore oppure hai da rimboccarti le maniche ?

 Le poche informazioni sono soprattutto per pigrizia e timidezza, che per civetteria mi piace talvolta far passare per assoluta serietà. Sono realmente "estraneo all'onda" anche in questo: se solitamente si cercano i riflettori, io scanso anche quelli che per sbaglio mi sfiorano… tant'è, c'entri o meno anche un pizzico di "stile". Da giovanissimo ero pensieroso e inquieto, ma molto socievole, ospitale e spesso anche cuoco per gli amici. Ho fatto consistenti letture filosofiche, letterarie ed etnologiche, sia in sede universitaria che "sul campo", ma completando " i corsi" solo nella scrittura. Mi rimbocco le mani per evidenza, vista anche la natura delle mie opere; seguite però da editori che stimo tantissimo (la parte viva tra i semplici stampatori e i puri mercanti) e dagli unici "lettori professionali" che nella grande confusione tra ciò che ti accredita o discredita a seconda dei punti di vista (ad esempio, un mass media), sono credibili: accademici di consistente caratura che non scambiano nulla. Volessi-e potessi- lavorare anni e anni su un'opera anche la più ambiziosa, li ritroverei tutti a prestarmi almeno attenzione. E questo è il mio nobel.
 
Ora parliamo di pipa.
 Come è stato il tuo approccio a questo strumento da fumo ?
 E' stato un incontro deciso razionalmente e scientemente, oppure è stato un incontro dettato dall'ambiente circostante, quasi una scelta spontanea ? te lo chiedo perchè per me (e penso per molti giovani) in genere vale la prima.

 Intorno ai 20 anni ne avevo già quasi 10 di fumo di sigaretta, come si usava nelle mie classi (sia intendendo aule, che generazioni). Volevo smettere e un amico fraterno, già iscritto a medicina e attualmente persona assai in vista nel ramo della docenza sessuologica, mi diede due vecchie pipe del padre, e del Balkan Sobranie bianco. Di lì a poco avevo in casa confezioni da 5 dei 3 Balkan (bianco, 759 e Virginia 10) e Three Nuns, reperiti in Vaticano, dove avevo l'accesso grazie all'insegnamento di mio padre presso licei cattolici.
 Ma non mi bastava, ogni scatola o busta dovevo per forza comprarla, aprirla e quasi sempre fumare tutta. Escudo e Amphora Nero li comprai assieme, non sapendo assolutamente nulla di entrambi. Coi primi stipendi (1986) e la strutturazione del mio lavoro letterario, si è aperto l'abisso dell'ingozzamento e della cognizione che solo nei primi anni 2000, con la "rete", ha trovato i primi sbocchi comunicativi. Penna improvvisata, infettata da abitudini extra-internettaie e da passione anche ideologica divorante, che da subito ha diviso le mie povere vittime in chi non ci capiva nulla e chi, al contrario e tutt'ora, mi ritiene un rilevante comunicatore in questo campo.


Tu hai l'invidiabile capacità di saper apprezzare -come se sapessi cogliere sempre il lato positivo delle cose- moltissime miscele di tabacco. Ma esistono dei prodotti cui sei particolarmente legato e ti ci sei fatto abitudinario ? Insomma: solo ramingo, o semistazionario ?

 Non so se Internet, da dove hai cortesemente tratto queste impressioni, sia stato il luogo migliore per operare, miracoli delle nuove amicizie a parte. Di certo, mi ci sono trovato anche perché non potevo fare molto altro, e ne taccio qui i non gradevoli motivi. La penna e la carta mi portavano contemporaneamente ad altro; e quando in seguito anche queste hanno parlato di pipe e tabacchi (in Novostilvecchio o della Metamorfosi delle Pipe), ciò è stato in forma prettamente allegorica, dunque sostanzialmente diversa da quella internettiana, a parte qualche 3d come la "Calabash Esoterica" di Fumare la Pipa.
 La "capacità" che mi riconosci, nasce dalla voglia-o semplice illusione-di essere utile con una mia anomalia, quella cioè di averle davvero provate tutte, e di poterle descrivere comparativamente, cosa invero insana, per la psiche e il portafoglio, ma forse utile perché le descrizioni comparative sono le meno soggettive e anche le meno abusate. Il "postatore alfa" di un sito, essendo utile a suo modo e senza dubbio più sano, normalmente non può che celebrare quello che fuma o a suo dire andrebbe fumato e-aiutato da alcune categorizzazioni rituali-deprezzare più o meno implicitamente il resto, o al meglio tacerne. La verità-per me-è che esistono eccellenze ma non esistono quasi schifezze, e tutto può essere fumato "a verso", per tempi, luoghi, e soddisfazioni specifiche
 Fumo ancora di tutto ma ho un àncora nella Scottish Mac baren e i pressati di Virginai. Tabacco di sempre: l'Escudo.


Per quanto abbia spulciato qualunque cosa tu abbia scritto in fatto di tabacchi, non ho mai trovato nulla inerente l'odierna produzione americana (mi riferisco a Pease, C&D, McClelland). Non ne parli perchè non apprezzi, oppure perchè non conosci ?
 Se conosci l'argomento anche solo di striscio, altrimenti togliamo la domanda: come giudichi la loro interpretazione delle Em ? hanno re-interpretato salvaguardandone l'anima, oppure hanno sviato creando un qualcosa di diverso ed il richiamo a quella tradizione è fuorviante e illusoria ? Oppure c'è una terza interpretazione ?

 Con la spulciatura di cui ti ringrazio, non avrai trovato nulla di quelli e di molti altri, perché io sono un esclusivista dello "scaffale italiano" e vivo e lavoro vicino solo ai confini vaticani. E non acquisto in rete. Però, una idea ce l'ho e mi conturba, come tutto quello che viene dalle manifatture americane, che è denso, famigliare ed "esotico" ad un tempo, come i grandi amori nella fase del colpo di fulmine.
 Le EM sono classiche solo se spiccatamente interpretate e dunque personalissime. Se il taglio o le micro profumazioni non sono molto atipici e lo schema segue l'unica tripartizione sommamente celeberrima, cioè la classica Dunhill (Mild, Medium, Full), la miscela è tanto più classica quanta più personalità ha, e questo ormai spetta sia a quello che resta in madrepatria, quanto, ormai soprattutto, all'estero, specie America Germania e Danimarca. Non sono per i purismi e gli animismi, EM è quello che si definisce tale, se no si antepone sempre una opinione personale, cioè carismatica. Poi segue un giudizio di valore, che è necessariamente personale ma non per questo destituito di attendibilità. EM è quella cosa lì come la vedi, dunque tale anche con altri tabacchi naturali o cmnq unflavoured fuori schema, Black Cavendish compreso. Altrimenti devi considerare la categoria Modern quando invece un prodotto non ci azzecca con la eccentricità di quest'ultima; o inventarne una specifica (né Classica, né Modern), e non se ne esce più. Em con punti più o in meno funziona meglio.
 L'unica "auto dicitura" di "classich EM" che mi crea qualche problema, è quella del genere "Mullinghar Kenmare", più recentemente, Brebbia 7 o Wellauer, in VBLP, che poi è la traccia americana del Revelation. Qui è proprio "quella cosa lì" che cambia, apparentandosi più col genere Mixture Mellow della Benson, o della Westmorland SG, anche se la composizione è diversa. Calcolato che dopo un certo confine cede la dicitura nazionale ed emerge forse meglio quella del componente (es., natural, flavoured virginia, anche se puntato un poco di "neri"), e poco oltre ancora rispunterebbe se vogliamo la nazionale con la fantomatica dicitura "irish", per queste EM di confine e per le mellow da madrepatria, adotterei l'espressione EMB (Enghlish Mellow Blends), valida come però tante altre possibili.


Non voglio chiederti con quale tabacco sarebbe ideale iniziare a fumare la pipa, voglio chiederti qualcosa di più: quali sono quei cinque-dieci tabacchi che possano fare da perimetro indispensabile affinchè il fumatore provetto abbia una visione completa del campo pipa ? Insomma affinchè possa scegliere il suo cammino del gusto senza zone d'ombra e con matura consapevolezza ?

 Ci tengo invece ad accennare al problema che mi vorresti risparmiare, anche se assurdo, come dimostra il fatto che si può cominciare da zero, a 16 anni, o a quaranta anni, magari con altrettante Marlboro pro die d'abitudine. Per entrambi consiglierei un tabacco scuro, precombusto e predigerito, dunque moderno o proprio ben latakioso. Dolce o secco a seconda di orientamenti d'istinto e poi via, o l'uno o l'altro. Poi dall'indomani o anche subito attacca un'altra cosa, ma dovendomi inventare un vago criterio, adotterei questo, che poi è quello della supponibile (non) "irritabilità".
 Lo spettro ovviamente seguirebbe le massime diversità possibili, di taglio e nazionalità, che aiuterebbe subito a uscire dalle antinomie mediante profumi, che senvono solo per i men che principianti. Se un tabacco profumato è una variante d'una base, la categoria è la stessa con specifica in seconda battuta, altrimenti tabacchi opposti (e tanto più opposti anche per eventuale diversa profumazione) si trovano dalla stessa parte. Ora, tutti i generi sono imputabili della biforcazione in "natural e flavoured", a parte le EM, per cui vale meglio "chlassic e modern". Essendo aromatici tutti i tabacchi ancestrali, e tutti i tabacchi moderni, quando i primi non siano pressati (navali) o trinciati rurali (ecclesiali), possiamo parlare di "aromatic blends, biforcato in "old" e "modern". Tutti questi sono infatti abbastanza caratterizzati dal gioco V-(B)-C, e dal fatto che sono normalmente mixtures di taglio generoso. Ma è una concessione che non mi convince ancora completamente.
 Allo stato, tra cose qui reperibili, come spettro direi: Best Brown flake, Squadron Leader e Vintage Syrian , Trinciato Comune, Skipper Tabak, Amphora (marrone e-o rosso e-o verde), Mac Baren Scottish e Golden, Erinmore giallo, 7 seas bianco.
 
Quante pipe fumi in un giorno ?

 3-4 diverse, e circa il doppio delle pipate, ma molte brevi, abbastanza compulsive, anche, lo confesso.


Fumi anche sigari ? se si, quali ?

 Sì, anche sigari, soprattutto antichi toscani.


Il tuo fumare segue una qualche stagionalità (tipo latakia in inverno, dolci in estate) ?

 No, di tutto e sempre… d'estate un po' meno la pipa in sé, piuttosto.


Quali generi di pipe sono le tue predilette ? Esiste uno shape cui sei particolarmente affezionato ?

 Le pipe predilette sono singole, non tipi. Posso dire di non prediligere troppo peso e capienze per larghezza. Amo i cannelli lunghi, quasi "per signora", per somministrazioni speciali, in purezza. Ma anche per i flakes.


Esiste oggigiorno una certa tendenza ad inserire la pipa in nicchie sempre più elitarie ? Insomma la pipa è stata si anche quella del notaio, ma fu anche quella del bracciante. Sarà possibile salvare entrambe ?

 No, la pipa si è molto imborghesita in senso non necessariamente deteriore; ma è rimasta un po' "out" all'interno di questa stessa democratizzazione. Non immagino differenze se non di capacità di spesa tra un notaio e un operaio. Mentre l'iconografia rurale tende a sparire completamente, non i trinciati che l'hanno distinta, che vanno conservati ma forse finalmente adattati e meglio selezionati.
 
La pipa, contestualizzata nella frenesia d'oggi, ha ancora qualche carta ed asso da giocare ?

 Di tutti e di più, per rilassatezza, socievolezza, libido e volendo economia. In contesti di migliore filiera cognitiva e rapporto più sano e stretto con i produttori.


La pipa sopravviverà nei decenni a venire ? Se si, come te la immagini ?

 La pipa va con la specie umana, il problema è immaginare sopravvivenze d'ampio spettro. Ma il discorso "dis-topico" (o dis-inthopico) può farsi drammatico. Meglio per adesso fumarci sopra.
 
Per queli tabacchi del passato ormai scomparsi provi più nostalgia ?
 Si fuma meglio oggi, o ieri ?

 Si fumava meglio ieri, almeno tra raffronti interni al Vecchio Mondo. Ma se i "rigeneratori dell' impero", cioè i paesi che hanno sonnecchiato nella filiera breve medievale, in primis noi-sotto esclusive da monopolio- e soprattutto da un bel po' i tedeschi-liberi e attivissimi- riescono nei loro migliori intenti, il gap tra oggi e ieri va a ridursi notevolmente, posto che ad esempio il genere "Latakia"-e forse anche "Perique"- temo sia definitivamente perduto alle possibilità di un tempo.


Se ti chiedessi un ritratto di quello che ti salta in mente al pronunciare la parola "osteria", quale suggestione ci regaleresti ?

 L'Osteria è una chiesa gaia, luogo di socievolezza affettuosa e gioiosa. O cornice di solitudini che fuggono da un nido sfasciato per anestetizzare spaventosi dolori. Come anche luogo di gioco, come svago, azzardo, innocenza o depravazione. Ri-farne un luogo accogliente, ma non esclusivo, e ricco di poesia (anche quella popolare che tanto ha "spopolato" in questi ambienti) è impiantare una fondata speranza di salvezza.

TRATTO DA : Osteria della Melanotte
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 14:44:10
Tristan Tzara :
pseudonimo di Samuel Rosenstock :
(Moineşti, 16 aprile 1896 – Parigi, 25 dicembre 1963),
.... è stato un poeta e saggista rumeno di lingua francese e rumena.
 
Ebreo, visse per la maggior parte della sua vita in Francia. È conosciuto soprattutto per essere il fondatore del Dadaismo, un movimento di avanguardia rivoluzionaria nelle arti.
Il movimento Dada nacque a Zurigo durante la Prima Guerra Mondiale. Tzara scrisse i primi testi Dada, La première aventure céleste de Monsieur Antipyrine (1916), Vingt-cinq poèmes (1918) e il manifesto del movimento, Sept manifestes Dada (1924).
 
A Parigi, assieme ad altri artisti come André Breton, Philippe Soupault e Louis Aragon fu protagonista di attività artistiche rivoluzionarie con l’intento di scioccare il pubblico e di disintegrare le strutture del linguaggio. Alla fine del 1929, stanco del nichilismo e del distruzionismo, si unì ai suoi amici nelle attività più costruttive del Surrealismo. Si spese per conciliare il Surrealismo con il Marxismo ed entrò a far parte del Partito Comunista Francese nel 1937. Combatté in Spagna per la repubblica contro i franchisti e fu un attivo resistente francese nella Seconda guerra mondiale. Lasciò il Partito nel 1956, in protesta contro la repressione Sovietica della Rivoluzione Ungherese.
 
I suoi ideali politici lo portarono poco a poco a divenire un poeta lirico. Le sue poesie dicono l'angoscia della sua anima, presa in mezzo tra rivolta e meraviglia nella tragedia quotidiana della condizione umana. I suoi lavori maturi sono considerati L'Homme approximatif (1931) e continuarono con Parler seul (1950) e La face intérieure (1953), dove le parole, affiancate in modo anarchico nel Dada, sono sostituite da un linguaggio ancora difficile ma più esplicito.
 
Morì a Parigi nel 1963. Il suo corpo è interrato nel Cimitero di Montparnasse.

da Wikipedia


IL CORRIERE DELLA SERA IN PROPOSITO HA SCRITTO :
Per chi ha voglia di occuparsi dei grandi fenomeni spirituali della modernità, la «sindrome romena» è una materia obbligata. Ha arricchito la carta dell’Europa, già intersecata da innumerevoli rotte, di un’ulteriore linea d’energia, una freccia che da Bucarest (o da più sonnacchiose cittadine della provincia romena) punta dritta verso Parigi. Con le sue orrende dittature, la Storia si incaricherà ben presto di rendere questo movimento irreversibile, senza possibilità di ritorno, fino alla totale dissoluzione dell’idea di esilio in quella di destino. La lingua francese è abbastanza accogliente da trasformare le dure necessità della lontananza in straordinarie virtù artistiche. Ma questi romeni sono tutt’altro che disposti, una volta ottenuta l’ospitalità, a sperticarsi tutta la vita nelle lodi dei padroni di casa. La loro vocazione fondamentale, semmai, è una sovversione totale delle arti e dei saperi, capace di generare conseguenze irrimediabili, e dissidi mai sopiti.
 
Stiamo evocando il fantasma del più terribile di tutta questa banda di terribili romeni, nonostante l’aspetto distinto, e imodi gentilissimi. Era Samuel Rosenstock il vero nome di Tristan Tzara, cresciuto nella comunità ebraica di Bucarest, e accolto a Parigi, dopo la tappa fondamentale di Zurigo, come un nuovo Rimbaud, colui che si era spinto più oltre di tutti nei territori aperti dalle avanguardie. Scritti a partire dal 1916 e pubblicati nel 1924, i Sette manifesti Dada sono un’opera irresistibile di corrosione dei dogmi borghesi e di affermazione illimitata della libertà. Oggi gli stessi concetti di «avanguardia» e di «manifesto» ci appaiono remoti come reperti archeologici di civiltà estinte da millenni. Non potrebbe essere diversamente, eppure, unica eccezione possibile, nell’impresa dadaista c’è qualcosa che ancora ci può parlare da vicino, suggerirci un futuro. Tzara aggrediva i significati istituzionali del linguaggio, e le gerarchie immutabili che vi sono custodite, con le più lievi ma inesorabili delle armi: il riso infantile, il gioco, lo scherzo. Possedeva, insomma, segreti psicologici e risorse poetiche capaci di assicurare al suo messaggio quell’efficacia e quella leggerezza che sono condizione essenziale di ogni vera durata. Tzara fu in tutti i sensi un uomo giusto: combatté in Spagna contro i franchisti, partecipò alla Resistenza, e nel 1956 se ne andò dal Partito Comunista, per protesta contro i fatti d’Ungheria. Meno lineari, com’è fin troppo noto, sono state le vicende ideologiche dei tre più illustri protagonisti della sindrome romena, di una decina d’anni più giovani dell’inventore del Dadaismo. E se ogni storia che si rispetti possiede almeno un’immagine emblematica, non possiamo esimerci dall’evocare una fotografia ormai celebre, scattata nel 1977 da Louis Mounier nel cuore di Parigi, nell’incanto architettonico di Place Fürstenberg, a pochi passi da Saint-Germain-des-Prés. È un giorno freddo e tre uomini ormai anziani, riparati nei loro impermeabili, dialogano amabilmente, come si fa tra vecchi amici, in piedi al centro della piazza. Il più anziano dei tre, con la sua pipa, è Mircea Eliade, che ha appena raggiunto i settanta anni e da molto tempo insegna Storia delle religioni all’università di Chicago (ne farà, appena velata da un nome inventato, una perfida caricatura Saul Bellow nel suo ultimo libro, Ravelstein). Eugène Ionesco, al centro del gruppo, è del 1909, mentre Emil Cioran, il più giovane, è nato nel 1911. L’armonia di questa foto non è finta, ma nemmeno racconta tutta la verità. In un libro che ha fatto discutere, eloquentemente intitolato Il fascismo rimosso, Alexandra Laignel-Lavastine ha ricostruito una vicenda spinosa, nella quale le esperienze politiche vissute dai tre grandi scrittori nella Romania degli anni Trenta, prima di spiccare il volo per Parigi, sono oggetto di un inesausto tentativo di rimozione e cancellazione. È come se la scelta di una nuova patria e di una nuova lingua avesse significato, allora, una specie di lavacro rituale, di cancellazione dei peccati. I documenti resi pubblici dagli storici negli ultimi anni sono così abbondanti che sarà possibile a tutti ricavarne un giudizio più o meno negativo. A mio parere, nelle opere maggiori di questi scrittori si potrà ritrovare, tra tante inquietudini ed illuminazioni, una specie di anarchismo di destra, ma mai del fascismo, o del razzismo. E se lo storico ha sempre il diritto e il dovere di indagare, non si può mai negare, in un eterno e necessario gioco delle parti, all’eventuale colpevole il diritto di confondere le acque, e cancellare le tracce spiacevoli. Rimane il fatto che l’ingresso di questi tre spiriti straordinari nella nuova vita e nella nuova lingua ha qualcosa di solenne e quasi di leggendario. Penso aMircea Eliade asserragliato tra il 1946 e il 1948 in una stanza dell’Hotel de Suède, dove vive con la figliastra, scrivendo il Trattato di storia delle religioni e Il mito dell’eterno ritorno, raccontando in pagine limpide e gremite di citazioni suggestive il senso di quelle «ierofanie» durante le quali l’uomo vive l’esperienza del sacro come apparizione ed esperienza totale dell’essere. Proprio negli stessi mesi, durante un periodo di vacanza in Normandia nel quale tenta di tradurre Mallarmé in romeno, Cioran intuisce la possibilità di esprimersi in francese. Ed ecco che nel 1949 appare da Gallimard il Sommario di decomposizione, con quel suo memorabile attacco, la Genealogia del fanatismo, che converrebbe imporre come lettura obbligata in tutte le scuole («il passaggio dalla logica all’epilessia è consumato… così nascono le ideologie, le dottrine e le farse sanguinose»). Quanto a Ionesco, passano pochi anni, e arriva il giorno, nel 1952, in cui va in scena La cantatrice calva. In un minuscolo teatro del Quartiere Latino, non si smetterà di recitarla, fino ai nostri giorni, con la costanza di un rito religioso. In effetti, pochi atti di consapevolezza sulla natura del linguaggio umano e sulla sua connaturata assurdità sono paragonabili a questo di Ionesco. «Siamo stati visitati a fondo dagli Unni», scrisse una volta Cioran in una lettera privata, rievocando la Storia della sua patria. A sua volta visitata a fondo dai romeni, la nostra cultura ne ha ricavato un’inquietudine metafisica, un’idea del pensiero, una propensione all’azzardo che converrà custodire e trasmettere.
 
Emanuele Trevi
Il Corriere della Sera
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 15:00:10
Maurizio Maggiani :

Scrittore :
Maurizio Maggiani (Castelnuovo di Magra 1951) con Feltrinelli ha pubblicato Vi ho già tutti sognato una volta (1990), Felice alla guerra (1992), Il coraggio del pettirosso (1995, premi Viareggio Rèpaci e Campiello 1995), màuri màuri (1996), La regina disadorna (1998, premi Alassio e Stresa per la Narrativa 1999), È stata una vertigine (2002, premio letterario Scrivere per amore 2003, finalista premio Chiara), Il viaggiatore notturno (2005, premio Ernest Hemingway, premio Parco della Maiella e premio Strega), Mi sono perso a Genova (2007) e, con Gian Piero Alloisio, Storia della meraviglia. 12 canzoni e 3 monologhi (2008).

Dice di Se sul proprio sito :
Sono nato il primo di ottobre del 1951 da Dino, detto Dinetto per il suo animo gentile, e da Maria, detta Adorna in memoria della mula preferita da suo padre, mio nonno Armando, detto Garibà, Garibaldi, per il suo carattere, portamento e tempra politica. Sono nato nella casa costruita da mio nonno con gli scarti della fornace di mattoni del paese a ridosso della via Aurelia, nella frazione Molicciara di Castelnuovo Magra, la piana che dai suoi abitanti è chiamata Luni, perché è lì, da qualche parte nei campi, che ancora inciampano sulle rovine dell’antica città romana. La casa aveva un’aia, un orto e al di là dell’orto i campi che i miei avevano in affitto per coltivare patate, cavoli e formentone; lì io sono cresciuto indisturbato e felice. La casa e l’orto sono ancora lì, abitati da chi è restato della mia famiglia, ma quando mio padre Dinetto si è fatto operaio, ha preso sua moglie e i suoi figli e li ha portati in città, alla Spezia. Lì io sono arrivato fino alla giovinezza in solitudine e desolata nostalgia. Quello che ho fatto di buono è andare a scuola, primo e unico nella mia famiglia a spingermi fino a un diploma. Sono stato licenziato con il diploma magistrale e il consiglio di proseguire gli studi alla facoltà di architettura; questo a ragione di una propensione all’arte che i miei esaminatori avevano intravisto non saprei dire dove, se non nel fatto che non ero bravo in niente, ma avevo una macchina fotografica e ci scattavo delle fotografie. Era una Zenit sovietica che Dinetto aveva comprato per sé con 40 rate mensili da 1000 lire l’una; assieme all’orologio Omega era il suo orgoglio, ma non ci ha mai scattato una fotografia: è sempre stata mia finché non l’ho venduta per comprarne un’altra. Tre mesi dopo il diploma facevo già il maestro nella quinta classe di un prefabbricato che faceva da scuola nella periferia operaia della città. Avevo diciannove anni e crescevo assieme ai miei alunni; erano gli anni delle sommosse, ed ero certo di lavorare per il mondo nuovo. Ho ancora quella certezza e penso anche di essere stato un buon maestro; ho insegnato nel corso degli anni in carcere, nelle sezioni speciali per handicappati e in quelle sperimentali per il loro inserimento, e oggi so che è il più bel mestiere che abbia mai fatto. Ma sono curioso e mi piace stare in movimento, e ero un giovane uomo nell’epoca in cui in questo paese era ancora possibile muoversi con curiosità lavorando per vivere. Ho cambiato lavori e città continuando a crescere. Non ricordo più bene tutto quello che ho fatto per campare, ma so che ma mia vita è sempre stata movimentata e ricca di momenti fortunati. A ventidue anni sono stato chiamato dalla Olivetti nei suoi servizi sociali, e il mio primo stipendio era il doppio di quello di mio padre; me ne sono andato via per amare perdutamente una donna così come andava fatto. Nel ’74 mi sono procurato il primo videoregistratore portatile in circolazione e ho provato a farci qualcosa con i ragazzini di una scuola di montagna; da allora non ho più smesso di pensare che qualunque strumento è buono per creare qualunque cosa, anche la più meravigliosa. Ma poi sono andato in giro a vendere pompe idrauliche e mi piaceva moltissimo; ho fatto il fotografo industriale, e ho girato film pubblicitari per gli industriali del marmo e gli stagionatori di prosciutti, mentre fabbricavo audiovisivi politici con l’idea che immagini e suoni potessero essere un buon modo per far discutere la gente; a quel tempo funzionava, anche se erano strumenti poco adatti agli effetti speciali. Nel momento del bisogno ho fatto anche il mercante di arte contemporanea abbastanza autentica, anche se non del tutto, e venditore di libri, soprattutto dei miei. E nel ‘78 mi sono rotto la schiena facendo delle riprese in una cava di granito, e mi sono cercato un posto adatto a chi si prende una gran paura: sono diventato pubblico impiegato. Nell’85 mi sono comprato, firmando 36 cambiali, un computer Apple, il primo che si fosse visto in circolazione, e con quello ho imparato a scrivere. Perché scrivere su quell’apparecchio mi dava un gran piacere tattile e visivo, perché ho scoperto che potevo costruire parole, e con le parole pensieri, che erano immagine composta così come si compone un’inquadratura fotografica, o cinematografica. E poi mi sono rotto una gamba in cinque pezzi, in uno strepitoso incidente di motocicletta, e tutto quello che ho potuto fare per tre lunghi anni è stato di volerle abbastanza bene per non lasciare che me la portassero via, e inventarmi qualcosa per non intristirmi di deboscia da antidolorifici. Con il mio Apple ho scritto una lettera al quotidiano della città e di lì in poi mi hanno chiesto di scrivere a pagamento; sempre con quello ho scritto una lettera a una donna e quella lettera è stata spedita a cura del mio miglior amico a un concorso per componimenti letterari inediti che divenne leggendario per la straordinaria partecipazione popolare. La lettera vinse il concorso sotto forma di racconto letterario. La lettera era intitolata “Prontuario per la donna senza cuore”, c’erano dei sospesi pesanti tra me e quella signora, e quel titolo è rimasto. Tra me e lei le cose non sono cambiate se non in peggio, ma ho cominciato a ricevere telefonate da editori che mi chiedevano se per caso avessi “qualcosa nel cassetto”. Il mio cassetto era vuoto, ed è sempre rimasto così, ma alla quinta telefonata ho detto che sì, avevo qualcosa. Ero curioso di vedere cosa sarebbe successo, non ho mai smesso di essere curioso, e sono diventato romanziere. Da allora credo di aver scritto e pubblicato una decina di storie romanzesche e un migliaio di articoli, qualcosa che assomiglia a una carriera. Comunque, vivo di quello, onorevolmente e con orgoglio mantengo la mia famiglia con il sudore delle mia dita e il patimento dei miei occhi. Come per tutto il resto che di buono mi è capitato nella vita, ed è stato molto, ne sono debitore alle fortunate coincidenze, all’amicizia di uomini e donne generosi, alle strade che cammino e agli incontri che mi regalano. Ah, adesso che mi viene in mente, ho fatto anche il conduttore televisivo, qualcosa come un centinaio di puntate di “La Storia siamo Noi”, nel ’99 se ricordo bene, e in quella occasione ho imparato molto di quello che mi piace e non mi piace fare. So che non mi piace lavorare più del necessario, e non mi piace neppure guadagnare più di quello che mi serve. E questo mi mantiene ancora in forma, nonostante sia un vecchio zoppo ormai ipovedente. L’anno passato ho ereditato l’orologio Omega di mio padre Dinetto e mi capita di far caso al suo tic tic tic. È un suono armonioso e rassicurante, il suono di una cosa fatta a regola d’arte.

Segue foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 15:12:15
DANIEL PENNAC

Daniel Pennac : pseudonimo di Daniel Pennacchioni (Casablanca, 1º dicembre 1944),

....................................................... è uno scrittore francese.
 

Già autore di libri per ragazzi, nel 1985, comincia – in seguito ad una scommessa fatta durante un soggiorno in Brasile – una serie di romanzi che girano attorno a Benjamin Malaussène, capro espiatorio di "professione", alla sua inverosimile e multietnica famiglia, composta di fratellastri e sorellastre molto particolari e di una madre sempre innamorata e incinta, e a un quartiere di Parigi, Belleville.
Nel 1992, Pennac ottiene un grande successo con Come un romanzo, un saggio a favore della lettura.
« L'uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire. »
Nato nel 1944 in una famiglia di militari, passa la sua infanzia in Africa, nel sud-est asiatico, in Europa e nella Francia meridionale. Pessimo allievo, solo verso la fine del liceo ottiene buoni voti, quando un suo insegnante comprende la sua passione per la scrittura e, al posto dei temi tradizionali, gli chiede di scrivere un romanzo a puntate, con cadenza settimanale.
 Ottiene la laurea in lettere, all'Università di Nizza, diventando contemporaneamente insegnante e scrittore.
La scelta di insegnare, professione svolta per ventotto anni, a partire dal 1970, gli serviva inizialmente per avere più tempo per scrivere, durante le lunghe vacanze estive. Pennac, però, si appassiona subito alla professione di insegnante.
 Inizia l'attività di scrittore con un pamphlet e con una grande passione contro l'esercito (Le service militaire au service de qui?, 1973), in cui descrive la caserma come un luogo tribale, che poggia su tre grandi falsi miti: la maturità, l'uguaglianza e la virilità. In tale occasione, per non nuocere a suo padre, militare di carriera, assume lo pseudonimo Pennac, contrazione del suo cognome anagrafico Pennacchioni.
 Abbandona la saggistica in seguito all'incontro con Tudor Eliad, con il quale scrive due libri di fantascienza: (Les enfants de Yalta, 1977, e Père Noël, 1979) ma che ebbero scarso successo commerciale. Successivamente, decide di scrivere racconti per bambini.
 Nel 1997 scrive Messieurs les enfants. Ma, soprattutto, scopre il romanzo giallo. In séguito, scommettendo contro amici che lo ritenevano incapace di scrivere un romanzo giallo, scrive Au bonheur des ogres.

da Wikipedia


La Feltrinelli di lui scrive :
Daniel Pennac, già professore di francese in un liceo parigino, è autore della serie di romanzi di straordinario successo centrati sulla figura di Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, e della sua colorita famiglia, tutti editi da Feltrinelli tra il 1991 e il 1999: Il paradiso degli orchi, La fata carabina, La prosivendola, Signor Malaussène e La passione secondo Thérèse, oltre a Ultime notizie dalla famiglia; sempre con Feltrinelli, ha pubblicato il saggio sulla lettura Come un romanzo (1993), il romanzo Signori bambini (1998), la storia a fumetti Gli esuberati, con disegni di Jacques Tardi (2000), il romanzo Ecco la storia (2003), il monologo Grazie (2004) e la sua rielaborazione L’avventura teatrale. Le mie italiane (2007), il racconto La lunga notte del dottor Galvan (2005) e Diario di scuola (2008). Pennac ha vinto il Premio internazionale Grinzane Cavour “Una vita per la letteratura” nel 2002.

seguono foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 15:28:23
Paolo Canè:
Scrittore :
Bolognese, grande appassionato di storia e di letteratura dialettale, è nato nella città delle due torri nel 1939.
Diplomatosi in studi tecnico commerciali, dedicata una vita professionale all’azienda di famiglia, poi ad una lunga attività nel settore dei giocattoli.
Una volta in pensione, ha finalmente potuto dedicarsi alle sue passioni in campo umanistico e musicale, in altri termini:
Suonare ed a, scrivere.
 Ha compiuto interessanti studi e ricerche soprattutto in campo dialettale, spaziando dalla storia medievale alla letteratura di interesse regionale.
 Di recente ha pubblicato in coppia con Tiziano Costa e per la «Collana di storie bolognesi» della Costa Editore:
Vgnì mò qué bulgnìs (2006 ristampato nel 2007) e Brisa par critichèr (2008).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 17:31:32
Giovanni Maria Flick :
(Cirié, 7 novembre 1940)

.....è un giurista e politico italiano.
Ministro della Giustizia del governo Prodi I.
Presidente della Corte costituzionale dal 14 novembre 2008 al 18 febbraio 2009.

Cresciuto in una famiglia di tradizioni cattoliche, padre di origine tedesca, quinto di sette figli, studiò presso l'Istituto Sociale, la scuola dei Padri Gesuiti di Torino. Iscritto all'Università Cattolica di Milano nel 1958, vinse una borsa di studio che gli permise di studiare presso il Collegio Augustinianum. Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1962, vinse il concorso per entrare in magistratura.
 Dal 1964 al 1975 è stato magistrato al tribunale di Roma, sia come giudice sia come pubblico ministero. In questi anni ha insegnato come professore incaricato di istituzioni di diritto e procedura penale presso l'Università di Perugia e come professore incaricato di diritto penale presso l'Università di Messina. Nel 1980 diviene professore ordinario di Diritto penale alla Luiss e inizia a svolgere la professione di avvocato penalista. Ha collaborato anche come editorialista per Il Sole 24 Ore e per La Stampa.
 Nel 1996 è stato nominato Ministro di Grazia e Giustizia del governo guidato da Romano Prodi. Presenta lo stesso anno in Parlamento una serie di leggi organiche di riforma del sistema giudiziario che verranno approvate quasi integralmente, in un iter che terminerà alla fine del 1999. Fra queste vi è l'istituzione di un singolo giudice per i reati di entità minore che prima richiedevano l'impiego di tre magistrati, varato con l'intento di venire incontro al problema della lentezza dei procedimenti giudiziari italiani.
 Dopo l'esperienza di ministro, è stato scelto dal governo D'Alema I come rappresentante italiano nella Commissione per i diritti umani europea.
 Il 14 febbraio 2000 è stato nominato giudice della Corte costituzionale dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi; ha giurato il 18 febbraio.
 Il 17 novembre 2005 è stato nominato vicepresidente della Corte dal neoeletto presidente Annibale Marini e confermato nella carica l'11 luglio 2006 dal neoeletto presidente Franco Bile.
 Il 14 novembre 2008 viene eletto 32º presidente della Corte Costituzionale. Cessa dalla carica il 18 febbraio 2009.[1]
 Dal 18 gennaio 2012 è il nuovo presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, succedendo a Don Luigi Maria Verzé.[2]
 Il 27 aprile 2012, a seguito di votazioni degli studenti di tutte le Facoltà di Giurisprudenza italiane, ha ricevuto da ELSA Italia (The European Law Students' Association - Italia) il Premio Giurista dell'Anno 2012.
 È poi scelto come delegato del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, a titolo gratuito, al Tavolo di coordinamento per l’Expo 2015[3].
 Il 14 gennaio 2013 si autosospende dal ruolo di garante per candidarsi alle elezioni nelle liste di Centro Democratico
Onoreficenze : Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 18:12:39
DI QUESTO ARTISTA, NON SONO SICURISSIMO CHE FUMI LA PIPA...HO SOLO TROVATO UNA FOTO INERENTE

Art Spiegelman (Stoccolma, 15 febbraio 1948) è un fumettista statunitense.
 
Spiegelman è codirettore della rivista di fumetti e grafica Raw, di cui è stato uno dei fondatori, ed è tra gli artisti che hanno compilato e illustrato graficamente i lemmi del Futuro dizionario d'America (The Future Dictionary of America, pubblicato da McSweeney's nel 2005).
Ha pubblicato svariati lavori su riviste statunitensi come New York Times, Village Voice e New Yorker.
Di quest'ultimo da anni è anche art director. In Italia le sue storie sono pubblicate dal settimanale Internazionale.
 
Nel 1982 ha ricevuto il Premio Yellow Kid a Lucca comics.
Attualmente insegna alla School of Visual Arts di New York.
Art Spiegelman deve la sua fama principalmente ad un'unica opera, Maus, un romanzo grafico (auto)biografico pubblicato tra il 1973 ed il 1991, dove si narra la storia del padre, Vladek Spiegelman, un ebreo polacco sopravvissuto alla Shoah.
Maus usa la forma di fumetto allegorico (i nazisti sono gatti, gli ebrei topi, gli americani cani, i polacchi maiali, i francesi rane e i russi orsi) per dare corpo all'essenza della narrazione spogliandola degli elementi di identificazione e lasciando l'essenza della dimensione tragica. Di questo romanzo - che nel 1992 gli ha fruttato uno speciale premio Pulitzer - Umberto Eco ha detto: «Maus è una storia splendida; ti prende e non ti lascia più».
Dopo avere visto i suoi lavori pubblicati sulle più autorevoli riviste e anche giornali americani, Spiegelman coltiva ugualmente molti progetti per il futuro, fra i quali un prototipo di rivista-libro da fare uscire annualmente intorno a Natale, con lo scopo che gli adulti la comprino per leggerla ai bambini (quindi il target è localizzato nei bambini in età prescolare). Questa rivista, Little Lit, dovrebbe trattare argomenti seri come politica, economia, cultura, e attualità, ma con un linguaggio comprensibile per i bambini più piccoli e che interessi sia i piccoli ascoltatori che i lettori ormai adulti.
Inoltre sta lavorando ad un'altra opera di carattere teatrale, Drawn to death (un gioco di parole in inglese sul doppio significato di drawn, "disegnato" e "trascinato" fino alla morte), presentata in anteprima in un video di una conferenza svoltasi a Milano. Fra le tante dichiarazioni e interviste rilasciate ai giornali merita una particolare attenzione una dichiarazione fatta al quotidiano Diario (uscito il 29 settembre 2001) riguardo al film di Roberto Benigni vincitore di 3 premi Oscar La vita è bella:
 «Benigni è pericoloso ne La vita è bella perché riprende la storia reale per trasformarla in fantasia. Usa la forma della metafora per dire che Auschwitz non è Auschwitz, ma solo un sinonimo di un brutto periodo: è terribile, è una vergogna. Sembra che alla fine l'unica cosa importante sia prendere i brutti periodi con ironia. Anche Maus usa la metafora, ma per aiutare a capire una storia precisa, circostanziata, e poi è una metafora che sfuma nella drammaticità del racconto.»

Da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 23 Gennaio 2013, 18:19:09
Elio Pagliarani:
(Viserba, 25 maggio 1927 – Roma, 8 marzo 2012)
.....è stato un poeta italiano appartenente al gruppo '63, presente con i suoi scritti nell'Antologia I Novissimi del 1961 e autore di molte opere.
 
La sua opera più significativa è un poemetto sperimentale intitolato La ragazza Carla; apparso dapprima su una rivista letteraria nel 1960, è stato successivamente pubblicato in volume nel 1962.
Laureatosi in Scienze politiche a Padova, si trasferisce negli anni quaranta a Milano, dove lavora nella scuola e collabora a giornali e riviste. Negli anni sessanta il poeta si trasferisce a Roma, abitando, fra l'altro, dalla fine degli anni '60 al 1991, nello storico indirizzo di Via Margutta 51 A, interno 29, quello la cui terrazza, un tempo fiorita di gelsomini, rose e viole, troneggia sull'ampio giardino a ghiaietta dello stabile. Collaboratore attivo e presente sulla scena della nuova cultura, Pagliarani, collabora alle più importanti riviste del secondo Novecento, tra le quali Officina, Quindici, Il Verri, Nuovi argomenti, Il Menabò.
Nel 1971 fonda la rivista Periodo Ipotetico diventandone il direttore; fa pure parte della redazione di Nuova Corrente. Negli anni Ottanta fonda e dirige con Alessandra Briganti la rivista di Letterature Ritmica.
Negli anni cinquanta svolge la sua attività come redattore dell'Avanti e a partire dal 1968, diventa critico teatrale per Paese Sera.
Oltre a far parte del Gruppo 63 e ad essere presente nell'antologia dei Novissimi, fu tra i fondatori della Cooperativa di scrittori
Risale al 1954 la sua prima raccolta di poesie, Cronache e altre poesie a cui seguiranno Inventario privato nel 1959 e, nello stesso anno, nel n.14 di Nuova Corrente "Progetti per la ragazza Carla". Il poemetto sarà poi interamente pubblicato nel 1960 nel n.2 de Il Menabò e ripubblicato nel 1962, insieme alla precedente produzione con il titolo La ragazza Carla e altre poesie.
Nel 1964 l'autore pubblica Lezione di fisica che nel 1968 farà parte di Lezioni di fisica e Fecaloro.
Inizia in questo periodo la stesura de La ballata di Rudi, il suo secondo romanzo in versi, di cui una parte verrà pubblicata nel 1977 con il titolo Rosso corpo lingua oro pope-papa scienza. Doppio trittico di Nandi mentre l'edizione definitiva e completa si avrà solamente nel 1995.
 La ballata di Rudi narra le vicende del protagonista eponimo e di una serie di personaggi di contorno, nell'arco di trent'anni.
 Rudi è un animatore / di balli sull'Adriatico che nel dopoguerra si reinventa lenone in un night-club di Milano. Ai componimenti che raccontano le gesta di Rudi e altri personaggi sordidi, si alternano riflessioni di poetica (la straordinaria A spiaggia non ci sono colori) e memorie della vita dei braccianti del mare, in contrapposizione violenta con lo sfacelo morale dell'Italia degli anni Cinquanta. Dopo la morte di Rudi nei primi anni sessanta le cose non migliorano, come suggerisce la poesia Contatta Sagredo, dove personaggi ancora più amorali entrano in scena.
Il poemetto si chiude con un'epigrafe che è una proposta di resistenza e riapre uno spiraglio di ottimismo : Ma dobbiamo continuare / come se / non avesse senso pensare / che s'appassisca il mare.
Tra l'ultima produzione si segnala La bella addormentata.
Dal 1988 è stato direttore della videorivista internazionale di poesia VIDEOR.

È scomparso nel 2012 all'età di 84 anni.

La poesia di Pagliarani affronta temi realistici, come quello del lavoro, dell'economia e della vita delle classi subalterne, trasfigurando il testo poetico fino a trasformarlo in un racconto con andamento "polifonico" e "corale" che diventa, con il trascorrere del tempo, sempre più frammentario e discontinuo.
 
Pagliarani sperimenta il verso lungo attraverso il verso "a scaletta" ripreso dalla poesia di Majakovskij rendendo così la poesia tipico mezzo di analisi del vissuto.

Da Wikipedia

Segue Foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Giala - 23 Gennaio 2013, 19:44:03
LEGGETE QUESTA INTERVISTA IN CUI PAOLO BORZI PARLA DI TABACCO E PIPE....

Paolo Borzi? Mmmmh, questo nome non mi è nuovo..
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 24 Gennaio 2013, 08:54:29
Ma picchì nu ci piaciunu i C&D e GLPease o meglio si spaventa a parlarne.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 24 Gennaio 2013, 13:00:13
eeehh iiiihhh aaahhh Rais, Giallaaaa ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Nic Salamandra - 25 Gennaio 2013, 09:52:46
Paolo B... "Karneade, ke fumava kostui?" (Inthopandro Vitelloni) ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Gennaio 2013, 10:18:10
ARNOLDO FOA'

Arnoldo Foà:
(Ferrara, 24 gennaio 1916)..... Attore, regista e, doppiatore italiano.
Una delle prime voci della radio italina, prestò la sua voce  per radio
a comunicare l' armistizio del 8 Settembre 1943.

« Mi piacciono di più i sorrisi amichevoli delle congratulazioni. »
 (Arnoldo Foà, Autobiografia di un artista burbero, Sellerio Editore, 2009)

E' nato a Ferrara in una famiglia di origine ebraica (ma lui si dichiara ateo[2]), figlio di Valentino e Dirce Levi, segue la famiglia a Firenze, dove intraprende gli studi di economia e commercio. Durante il periodo universitario si interessa al teatro, frequentando i corsi di recitazione della scuola "Luigi Rasi" sotto la guida di Raffaello Melani. A vent'anni abbandona gli studi e si trasferisce a Roma, dove frequenta per qualche tempo il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nel 1938 Arnoldo Foà è costretto a lasciare i corsi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste.
Gli viene impedito anche di lavorare, e per poterlo fare è costretto a usare nomi fittizi (tra cui "Puccio Gamma[3]"); ricopre saltuariamente il ruolo del sostituto di attori malati (in gergo, il "pompiere"), riuscendo a lavorare nelle compagnie più prestigiose: Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara.
Nel 1943 si rifugia a Napoli, dove diviene capo-annunciatore e scrittore della Radio Alleata radio PWB: spetta a lui la comunicazione dell'armistizio con gli Alleati, l'8 settembre 1943. Alla fine della guerra, torna al teatro e si unisce a molte e importanti compagnie: Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi (dove collabora con Visconti) e la Compagnia del Teatro Nazionale (Teatro dell'Opera di Roma) (lavorando per Guido Salvini), nel 1945, entra nella Compagnia di Prosa della RAI dove svolgerà un'intensa attività sino agli anni ottanta[4]. La sua lunga carriera artistica è brillante e costellata di numerosi successi e riconoscimenti in campo teatrale, cinematografico e televisivo.
Nella vita privata è padre di 5 figlie: Annalisa(1951-1995)(anche lei attrice), Valentina, Rossellina, Giulia e Orsetta.
Teatro : Intensa e prestigiosa la sua carriera in teatro: autori classici e contemporanei, registi del calibro di Luchino Visconti, Luigi Squarzina, Luca Ronconi e Giorgio Strehler. Le sue interpretazioni sono memorabili, incisive, esito di un attento studio, passione e misura drammatica elette. Da regista mette in scena spettacoli di prosa (tra i tanti La pace di Aristofane e Diana e la Tuda di Luigi Pirandello) e di lirica (Otello di Giuseppe Verdi, Histoire du soldat di Igor Stravinskij, e Il pipistrello di Strauß), e molte sue commedie, riscuotendo sempre enormi successi.
Nel 1957 l'esordio come autore teatrale ("Signori buonasera"). Seguiranno, tra le altre, "La corda a tre capi"[5], "Il testimone", e più recentemente "Amphitryon Toutjours" (Festival di Spoleto 2000), e "Oggi". Tra le sue interpretazioni più recenti il monologo di Alessandro Baricco "Novecento"[6] con la regia di Gabriele Vacis, (2003/2005) successo straordinario di pubblico e critica, e "Sul lago dorato"[7] di E. Thompson, con la regia di Maurizio Panici (2006-2008).
Cinema e Televisione : La sua filmografia presenta oltre 100 pellicole: tra i registi con cui ha lavorato figurano Alessandro Blasetti (Altri tempi), Orson Welles (Il processo), Vittorio Cottafavi (I cento cavalieri), Jacques Deray (Borsalino), Marcello Fondato (Causa di divorzio), Damiano Damiani (Il sorriso del grande tentatore), Giuliano Montaldo (Il giocattolo), Giuseppe Ferrara (Cento giorni a Palermo), Giovanni Soldati (L'attenzione), Luca Barbareschi (Ardena), Paolo Costella (Tutti gli uomini del deficiente), Ettore Scola (Gente di Roma), Alessandro Benvenuti (Ti spiace se bacio mamma?), Alessandro D'Alatri (La febbre), Antonello Belluco (Antonio, guerriero di Dio) e Maurizio Sciarra (Quale amore). Recentemente sono stati realizzati due docufilm su Arnoldo Foà: nel 2007 Almeno io Fo... à di Alan Bacchelli e Lorenzo degl'Innocenti, Premio Imaie 2008; nel 2011 Io sono il teatro. Arnoldo Foà raccontato da Foà di Cosimo Damiano Damato, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma. Foà è stato tra i protagonisti di alcuni dei più celebri sceneggiati televisivi della RAI: Piccole donne, Capitan Fracassa, Le mie prigioni, Le cinque giornate di Milano, La freccia nera, L'isola del tesoro, Il giornalino di Gian Burrasca, David Copperfield, I racconti del maresciallo, I racconti di padre Brown, Nostromo, Fine secolo e Il Papa buono.
Nel 1985 ha partecipato alla parodia dei Promessi Sposi realizzata dal Quartetto Cetra, interpretando L'innominato.
Per la RAI ha condotto anche il programma musicale Chitarra, amore mio e, per due stagioni, il varietà Ieri e oggi, nonché numerosi altri programmi.
Radio e doppiaggio : Arnoldo Foà contribuisce alla nascita, dalle ceneri dell'EIAR, della Radio RAI e partecipa a molte trasmissioni, sia di informazione che di intrattenimento, con attori, autori e registi importanti come Cervi, Morelli, Ninchi, Anton Giulio Majano, Umberto Benedetto. Dagli anni cinquanta diventa uno dei più importanti doppiatori, prestando la sua voce anche per numerosi documentari, tra cui "Il Continente di ghiaccio" di Luigi Turolla.
Registrazioni Poetiche : Celebri le sue dizioni poetiche da Dante, Lucrezio, Carducci, Leopardi, Neruda, García Lorca, che vengono registrate su disco in vinile negli anni cinquanta e sessanta (recentemente sono stati registrati anche su CD), divulgando moltissime opere, in particolare quelle di autori di lingua spagnola allora poco conosciuti in Italia, come Lorca e Neruda: il celebre "Lamento per Ignacio Mejias" di Lorca fece vincere alla Fonit Cetra il Disco d'oro per aver superato il milione di copie[9] Negli ultimi anni molte le registrazioni di poesie su CD, di diversi autori e per diverse produzioni. Dal 2002 ha realizzato alcuni CD di una collana con registrazioni di brani di poeti e filosofi, commentati da musiche appositamente create, e un CD di poesie scritte da lui stesso.


da Wikipedia

seguono foto

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Gennaio 2013, 10:28:52
in queste foto che, seguono, Foa è più anziano ma, come si potrà notare non demorde a fumare la sua amata pipa,
Foa è stato ed è, un vero amante del lento fumo.
In una sua foto credo si noti bene una Peterson, più altre pipe molto vissute e da lavoro, si può notare anche come da esperto fumatore
non usi pigino ma, il dito di una mano, forse cosa csuale o, forse no, in passato era assai frequente nei fumatori di pipa l'uso di dita per
pigiare anzichè pigini vari...., la foto più bella, a mio avviso, è proprio l'ultima, quella in cui già molto anziano fuma e, pigia con il dito
il tabacco nella pipa.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: mificrozet - 25 Gennaio 2013, 10:45:16
Di Foà si dice che non sia esattamente un fumatore modello, acquista una pipa, la fuma senza curarsene fino a distruggerla e poi ne acquista un'altra e ricomincia, sentito dire, ma da molti.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 25 Gennaio 2013, 11:03:22
.... è pur sempre un fumatore di pipa e sicuramente la fumerà meglio di molti che si aggirano nel web e fanno i capiscitori a colpi di dunhill, acquistate perchè sono delle ricche.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Gennaio 2013, 11:08:53
si, anche io l'ho sentito. Anche Luciano Lama, noto sindacalista e, credo inventore della scala mobile, fine anni 70, era duopo
fumare la pipa nello stesso modo.
Ma considera che Foa ha 97 anni, ha in se la cultura di un altra epoca passata, una volta nei primi del novecento, fumare la
pipa significava per lo più solo fumare,  spesso tabacchi da filiera corta, i tabacchi dei contadini o il sigaro, le sigarette
entrarono di moda dopo, con le 2 guerre, specie nella seconda guerra mondiale,  tra le due guerre grazie alla pubblicità
 continua dei film americani in cui spesso, si faceva vedere il fumatore con sigaretta si spinse al fumo compulsivo....
....dubito comunque che, fino al primo dopo guerra andasse di moda possedere tante pipe.
Non credo fosse un oggetto di culto, non più di tanto. Fumare la pipa, era per lo più solo il piacere di fumare e, basta.
Non era un modo per distinguersi da altri, ne per darsi un tono o apparire o altro ancora, era solo fumare per piacere
di fuamre tabacco, e al massimo di tenere in mano la propria pipa.
Solo nel dopo guerra le cose iniziarono a cambiare notevolmente, e la pipa divenne sempre più oggeto con varie
connotazioni sociali, il benessere economico ha spinto all acquisto non solo per lo più per necessità ma, anche e per
lo più per piacere di possedere per, desiderio, per emotività, poi il nuovo senso di appartenenza della pipa a nuove
connotazioni sociali, ad un certo tipo di nuovo fumatore del dopo guerra, forse tal volta snob,  presunto colto,
 presunto intellettuale e, presunto di buon gusto e, benestante, ha ancor più spinto la pipa su terreni ancor più
estremi da, fumatore d'elitte........da collezione, da status symbol ecc...così nel tempo si è persa una certa cultura
del fumolento della pipa, nel senso più ampio del termine, aperta a tutti e per tutti, con pipe da usare e maltrattare,
da lavoro, ove contava più la capacità della pipa di saper lavorare e donare buon fumo
e che, invecchiando e rovinandosi acquistava bellezza come il viso rugoso di un anziano, e con uso tabacchi da filiera corta ecc.
E si arriva ai giorni nostri....e non serve credo aggiungere altro, tutti conosciamo il mondo contemporaneo della pipa e tabacchi.
Detto tutto ciò, credo proprio che Arnoldo Foà appartenesse culturalmente per formazione e, concezione, al fumatore da singola
pipa,  o da poche pipe da, fumare stressandole fino alla morte....per poi ricominciare con altre pipe nuove ecc.
Faceva così anche mio nonno, ma pure mio padre che aveva solo 4 pipe, anche se gli compravo pipe nuove lui, imperrterrito
fumava sempre solo due pipe a, rotazione e, fino alla loro morte,  poi ricominciava con le due che aveva di scorta ecc...amava
vedere le sue pipe usate, vissute....è un altra e, antica concezione del fumare la pipa, che si è per lo più perso.
Ma credo che tale concezione si possa allargare in ogni campo della vita moderna contemporanea, è il risultato del nostro
moderno stile di vita ed, economico-sociale.
il Filosofo-Sociologo Bauman ha ben spiegato questo comportamento sociale, moderno, contemporaneo, dandogli anche un none,
 il termine da lui coniato è SOCIETA' LIQUIDA....contrapposta alla società di Aronldo Foa, società solida.

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Gennaio 2013, 18:25:24
Luciano De Maria :

il bandito gentiluomo.
Nel '58 a Milano la rapina di Via Osoppo, il colpo del secolo, fu la mente del colpo che rimase per decenni nella mente dei Milanesi.


l'intervista del 2007 :
Luciano De Maria aveva 80 anni e una vita da film, intensa-intensissima, durante la quale aveva visto di tutto, sangue, morti, sofferenza, prigione. I suoi occhi però, pur segnati dalla sofferenza (16 anni di carcere), dall’adrenalina (è stato coinvolto in intrighi internazionali) e dal tempo, erano veri.  Trasparenti. Sinceri.
Elegante, giacca e cravatta ("Sempre, anche ad ogni rapina"), Luciano amava darsi un tono con la pipa ("Ma non l’ho mai fumata sul serio"), non si faceva mai mancare auto di lusso e belle donne. Adorava stupire, era sfrontato e andava contro ogni regola. Anzi, andava avanti con una sola grande regola: non uccidere. Mai. Diventò famoso a Milano, il 27 febbraio 1958, quando sette uomini armati, incappucciati e vestiti con tute blu, assaltarono un trasporto valori blindato. Nessuno sparo, nessun ferito e un bottino ndi 590 milioni di lire per quella che è diventò per tutti “la rapina del secolo”.
Luciano ora faceva il pensionato e si godeva la vecchiaia a Casale Monferrato dilettandosi con il giardinaggio. A chi, ottusamente, si permetteva di fargli la morale per i suoi trascorsi, rispondeva con grande semplicità:  "Ho pagato il mio debito con lo Stato, mi sento a tutti gli effetti un cittadino libero". Da applausi Luciano, clap clap. De Maria se ne andato i giorni scorsi, l’ha fregato un ictus. Ecco l’intervista ritratto che rilasciò a Libero, per la rubrica Soggetti Smarriti, il 18 novembre 2007.
di Alessandro Dell'Orto
Statue, quadri, lampadari colorati e una dependance laggiù oltre il giardino. Luciano De Maria, che casa!
«Ci vivo da sei mesi, è una cascina ristrutturata. Trecentocinquanta metri».
Ci sta solo?
«Speravo venisse la Hunziker, ma...».
Scusi?
«Mi fa impazzire, per un week-end con me le regalerei il prototipo che c’è di là in garage: sono mezzo matto, sa? Le ho scritto una lettera, nessuna risposta».
Accennava a un prototipo: che roba è?
«Aztec, design Giugiaro e meccanica Audi: ce ne sono 13 al mondo. Una ditta giapponese ne stava costruendo 30, tutti a mano. Poi si è accorta che costavano troppo, è saltata in aria e dal fallimento, con un socio, ne ho acquistati quattro».
Che fine hanno fatto?
«Uno è bruciato, un altro è stato venduto dal mio socio. Che poi è impazzito e si è suicidato - poteva anche farlo prima, no? - e non ho guadagnato nemmeno un euro. Me ne sono rimasti due».
Altre auto di lusso?
«Ho avuto Cadillac e Honda. Quando stavo con Carol facevo serate mondane, non mi mancava nulla. Nella vita ho avuto tutto, nel bene e nel male. Più nel bene. Sono un perseguitato dalla fortuna».
Chi è Carol?
«Siamo stati insieme 12 anni, ne ha 40 meno di me. Non esiste cifra al mondo con cui potrei ripagarla per l’amore che mi ha dato. Tre anni fa le ho chiesto di andarsene, tornare in Ungheria: è giovane e bella, giusto che si rifacesse una vita. Sono caduto in depressione, è stata dura. Ma ora siamo amici e felici».
De Maria, domanda antipatica ma inevitabile: casa immensa, auto fantastiche. Ma di cosa vive?
«Me l’ha appena chiesto anche la Finanza... In Svizzera avevo un mobilificio, l’ho venduto».
Si rende conto che è difficile crederci, vero? Più facile pensare a...
«Il bottino della rapina? Molti lo sospettano, ma perché la Polizia non ha mai trovato i miei soldi. In realtà nemmeno io, uscito dal carcere, li ho trovati...».
Poi approfondiamo. Intanto ci aggiorni. Ha figli?
«Fabio ha 31 anni e stravede per me, si sposerà tra una anno».
Quando gli ha raccontato di lei?
«Aveva 14 anni, ho incaricato la mia compagna di spiegargli che ero un bandito. Temevo la reazione. Mi ha guardato: “Papà, sono orgoglioso di te”».
Vi vedete spesso?
«Quando è possibile. Vive in Svizzera, ma là non posso andarci per una vecchia condanna ingiusta: spaccio di droga. Si figuri, è uno dei 4 reati che detesto».
Gli altri tre che non sopporta?
«Sfruttamento della prostituzione, pedofilia e soprattutto omicidio».
Ha mai ucciso?
«Scherza? Premetto che non bisognerebbe delinquere, è pacifico. Se ti metti a farlo, però, devi rispettare la vita degli altri. Ho un codice di comportamento rigido, valori precisi, ho rubato molti soldi, ma senza spargere sangue. Ora ti fanno fuori per 100 euro e dopo pochi anni sono già liberi. Io posso guardare negli occhi chiunque, per le mie colpe ho pagato con 16 anni di carcere. Ci sono diventato vecchio, in galera».
Già, De Maria. Facciamo un salto indietro. Lei nasce a Zurigo.
«Il 12 luglio 1930».
Settantasette anni, complimenti!
«Tre anni fa mi sono fatto un lifting, 100 punti in faccia. Sono felice, combatto contro l’invecchiamento: ho quasi 80 anni, ma se vedo una minigonna faccio scintille e mi va a posto l’aritmia cronica. Si vede che mi sono conservato bene in galera: stavo al fresco...».
Buona questa. Dicevamo dell’infanzia.
«Povertà, situazione familiare difficile. Papà muratore è un donnaiolo e picchia mamma, un giorno mi ribello e gli tiro una sedia. Soffro molto per questa situazione e fino a 16 anni farò la pipì a letto».
Nel dopoguerra si trasferisce a Milano.
«Non ci sono soldi, per sopravvivere ci si arrangia. Inizio a rubare».
L’esordio?
«Rapina a un commerciante di latticini. Ci becca la moglie, scappiamo. Il mio complice viene preso e parla. A 17 anni
finisco al Beccaria per 4 anni e 4 mesi».
Impatto con il carcere?
«Uno shock. Noia, violenza, minacce».
E lei?
«Sono un duro, tutti mi obbediscono. Un’estate recupero un rasoio, le celle sono aperte di 20 centimetri per il caldo, io chiamo quelli che stanno dentro: “Cosa hai al braccio?”. Loro me lo mostrano e io zac, li ferisco. Punizione per 13 ragazzi che non erano stati ai miei ordini».
Cattivissimo.
«Mi chiama il direttore. “Quando vai a casa?”. “Tra due mesi”. “Non vedo l’ora, sei classificato tra i più pericolosi”».
Guardi qui questa foto: lei al Beccaria. Baffetti e pipa. A proposito, ha sempre fumato?
«Mai. La pipa però dà tono, eleganza».
Uscito dal Beccaria, ci ricasca subito. E, maggiorenne, va diritto a San Vittore.
«Realtà durissima, celle minuscole per tre persone, amache per dormire».
Quando esce va in Svizzera, poi torna e la sua fidanzata è in dolce compagnia...
«É bastato un mese per dimenticarmi, sono deluso e arrabbiato. La prendo a schiaffi finchè non mi dà il telefono dell’altro uomo, ogni sberla un numero. Che stupidaggine, oggi non la rifarei».
De Maria, nel 1957 nasce la banda. E il primo colpo: una chiesa vicino a Foggia, piena zeppa d’oro.
«Il mio contatto con Dio».
Scu-si?
«Partiamo per Foggia, sei persone in due auto, tende, cric, spranghe di ferro. Andiamo in chiesa in Cadillac, uno fa l’auti sta, io il ricco industriale del nord. Otteniamo l’attenzione del parroco con un’offerta di 10mila lire. In sagrestia c’è la cripta, il parroco prova ad aprirla ma niente, la chiave si inceppa. Provo io, nulla. Va a prendere la chiave di scorta, nulla. Ci guardiamo, brivido, è la prima volta che proviamo a rubare in chiesa e forse è meglio lasciar perdere. Tiriamo su le tende e via, scappiamo. Da quel momento credo che ci sia qualcosa di supremo, se fai bene ricevi del bene, se fai male ricevi del male».
La banda si allarga. Un colpo da ricordare?
«Cinema “Cielo” di via Piave. Svegliamo il guardiano puntandogli una pistola, quegli occhi che si aprono sempre più dalla paura  non li scorderò mai. Tutta notte per far saltare la cassaforte, all’alba boom e ce ne andiamo con l’in casso. Rapina che non verrà mai scoperta, tuttora per la polizia è irrisolta».
Ed era stato lei.
«Ormai lo posso confessare: è in prescrizione».
Ops, altri reati da confessare?
«Ho pagato sette rapine, ne ho commesse più del doppio: i giornali mi soprannominavano lo stakanovista. Una volta invece  gambizziamo un certo Scalogna, pentito che ha venduto i compagni alla Questura, dunque merita una lezione: gli spariamo sette pallottole alle gambe. Mai scoperti».
Già, i pentiti. Che ne pensa?
«Io li chiamo infami: si sta di qui o di là».
Furti, assalti e molti successi. Qualche flop?
«Prepariamo la rapina al proprietario di un supermercato, va tutto liscio e al momento decisivo il nostro uomo si presenta con un sacchetto di plastica della spe sa nella mano destra e una cartella di cuoio nella sinistra. Prendiamo la cartella di cuoio, poi ci  troviamo per spartire il bottino... Sorpresa: vuota. Ci aveva fregati, i soldi erano nel sacchetto».
Giovani, affascinanti, ricchi. De Maria, se la passava bene?
«Bella vita, belle donne, belle auto. Uno sballo. Più ragazze al giorno, vacanze in montagna. Ma a Capodanno...».
Che succede?
«Mi sento vuoto, piango. Mi rendo conto che non ho obiettivi, progetti. È un segnale di Dio che non capto. E, anziché mettere la testa a posto, decido che per riempire la mia vita c’è bisogno di un colpo sensazionale, un salto di qualità».
La rapina di via Osoppo.
«Siamo due bande associate, capiamo che quel portavalori è quello giusto perché
c’è una buona via di fuga. Scegliamo il 27 gennaio 1958, giorno di paga. Siamo in sette: io, Gesmundo, Ciappina, Cesaroni,
Castiglioni, Russo e Bolognini. Ecco il piano: io guido un camioncino e faccio un frontale con il portavalori; un altro dalla strada infrange il vetro del furgone e disarma il poliziotto; un terzo, con un’auto rubata, blocca la via da cui arriva il portavalori; un quarto organizza la fuga; gli altri prendono il bottino».
Programma perfetto.
«Ma la prima volta salta, c’è una pattuglia e uno di noi va a controllare: durante la sua assenza arriva il portavalori. Tutto
da rifare».
Buona la seconda?
«Macché. Il 15 febbraio siamo pronti, faccio per tamponare il portavalori quando mi accorgo che in realtà sto per scontrarmi con il furgone del latte! Quell’imbecille che doveva segnalarmi l’arrivo del portavalori aveva sbagliato».
Urca. Meglio rimandare.
«Il 27 febbraio alle 9.15 va tutto ok».
Curiosità: la notte della vigilia riesce a dormire?
«Grande eccitazione, ma niente più. Per me è un lavoro normale».
Abbigliamento?
«Giacca e cravatta, come sempre. Tutte le rapine le ho fatte vestito così. Questa volta però indossiamo anche tute blu e  passamontagna».
Armi?
«Io, oltre alla bomba a mano, mi porto una pistola mia, ho un piano che gli altri non sanno».
Spari, nel senso buono... Dica.
«Se qualcosa va male e ci scappa il morto, mi suicido. Per una questione di principio ma anche perché l’ergastolo a quei tempi era vero, stavi dentro fino alla morte e ti seppellivano in carcere».
Per fortuna nessun imprevisto.
«Sì, ma che ridere quando una vecchia esce dalla macelleria e ci vede armi in pugno: “Andì a laurà”, andate a lavorare! La guardo: “Signora, cosa pensa che stiamo facendo se non il nostro lavoro?”».
Ahahaha. Vero che uno di voi, per aver un alibi, era dal dentista?
«Ciappina prima del colpo accompagna la moglie da un dentista dietro via Osoppo. In sala d’attesa dice: “Cara, esco per comprare il giornale”. Tornerà un’ora dopo a rapina avvenuta».
Spettacolare. Bottino?
«590 milioni, ma dividiamo solo i contanti: 114 milioni».
Circa 15 a testa.
«A me anche un milione e mezzo in più, perché ho rubato 14 auto per i colpi».
Addirittura?
«Ai tempi era facile, bastava aprire la portiera con una lima e collegare due fili, mica come adesso. Ora non sarei in grado».
Sedici milioni di allora quanto valevano?
«Per acquistare un appartamento di sei locali in Corso Venezia ci volevano 6 milioni. Tipo 3 milioni di euro di oggi».
Torniamo agli attimi dopo la rapina. «Appuntamento alle 16 per contare i soldi. Nel frattempo io e Gesmundo torniamo in via Osoppo. Elettrizzante».
Divisione equa? Perché quella faccia?
«Qualche dubbio su Cesaroni: nello spartire il bottino per una rapina a Torino l’avevo beccato con una mazzetta di soldi sotto il letto...».
A proposito, dove nasconde la sua parte?
«Nei tubi di un bagno fatto da me in giardino, un pozzetto introvabile».
E i suoi complici?
«Qualcuno fa sparire i soldi nelle piastrelle del lavandino di casa, altri sotto lo zerbino di un palazzo di via Washington: ma vengono scoperti».
Lei, invece, no.
«Già, ma durante la galera i miei parenti spendono tutto. Lasciamo perdere...».
Parliamo ancora della rapina. La sera andate a gettare valigie, tute blu e passamontagna nell’alveo dell’Olona e il giorno dopo tutti
parlano di voi. Prime pagine dei giornali, articoli di Montanelli e Cervi, 5000 poliziotti mobilitati e una taglia di 30 milioni.
«Una goduria. Io e Arnaldo andiamo a Cortina a sciare, ce la spassiamo. Giorni memorabili».
De Maria, a febbraio saranno 50 anni.
«Sembra ieri. Mi chiedono sempre se rifarei tutto: credo di sì».
Eravate in sette. Sente ancora qualcuno?
«Cesaroni, Castiglioni e Russo sono morti. Ciappino è vivo ma sparito, di Bolognini non so nulla. Mi vedo con Gesmundo, facciamo discorsi da pensionati: il giorno dell’anniversario potrei passarlo con lui».
Restiamo al ’58. Un mese dopo il colpo...
«Ci beccano. Il lunedì seguente la rapina, il Comune di Milano devia le acque del fiume Olona per lavori d’interramento e uno straccivendolo trova i nostri sacchi. Su una tuta c’è un’etichetta con l’indirizzo del venditore, risalgono a chi ce le ha fornite e lo fanno confessare».
Che sfiga!E vi prendono.
«Cinque giorni e cinque notti in questura con le mani legate. Mi massacrano di botte, non sento nemmeno più dolore, sono gonfio, non riesco a deglutire, perdo sangue. Con la forza della disperazione mi butto contro una finestra, mi portano d’urgenza in  ospedale».
Poi il processo. Per lei chiedono 30 anni, poi ridotti a 20 e 8 mesi e infine a 18.
«Entro in carcere a 28 anni, uscirò a 44: due non li faccio per un condono. Provo a suicidarmi tagliandomi le vene, mi salvano
ma vado in depressione. Cerco di ottenere la semi infermità, niente».
Compagni di cella?
«Sono al quinto raggio, con i truffatori più abili. C’è un avvocato geniale, è riuscito a vendere un pezzo della flotta Lauro e una statua di Milano. Strepitoso».
Meglio di Totò... Altri detenuti?
«A Padova conoscerò Drago, jugoslavo che negli Anni Sessanta ha attraversato tutta l’Italia con una croce sulle spalle».
Come Gesù Cristo.
«Già, ma di notte apriva la croce, estraeva il mitra e faceva rapine».
Sedici anni di carcere tra Milano, Firenze, Lecce, Alghero e Padova. Sedici anni senza sesso. Mai tentato da...?
«L’omosessualità? Mai!Però ho visto di tutto: detenuti fare sesso davanti alle guardie, ragazzi violentati».
Per errore, intanto, le aggiungono due anni alla pena. E a Padova si inventa una protesta particolare.
«Salgo sul tetto del carcere e mi lego. Alla fine otterrò la grazia per gli anni in più».
A 44 anni è un uomo libero.
«Un trauma. Libertà vigilata, lavoro in albergo, poi mi sposo e torno in Svizzera».
Vita lontano dalle tentazioni?
«Purtroppo conosco Paul, uno che dirige una banca. E mi viene un’idea».
Oplà.
«Lo convinco a passarmi i nomi di alcuni ricconi italiani con i soldi depositati in Svizzera. Scelgo una contessa, recupero numero di conto e movimenti bancari e mi presento da lei con due amici».
Racconti.
«Fingo di essere il capitano della Finanza, mostro un tesserino falso. Lei ha 50 anni, bella donna, ci offre un the mentre spiego: “Sul suo conto ci sono 180 milioni di dollari, lei ha fatto questi movimenti. Signora, è evasione fiscale, le confisco tutti i beni e la porto dentro”. Mi alzo, chiedo di andare in bagno. Piange, è terrorizzata. I complici la tranquillizzano: “Il capitano fa il duro, ma ha il cuore tenero. Faccia un’offerta per i poverelli della Finanza, chiuderà un occhio”».
Funziona?
«Torno e offre 10 milioni di dollari, è fatta. La carichiamo in auto e andiamo in Svizzera, entra in banca e ci porta due valigette
piene. Poi ringrazia e mi bacia».
Ha mai scoperto la truffa?
«Mai. Anche questa è in prescrizione...».
Tanto p er non farsi mancare nulla, lei in Svizzera conoscerà Jürg Heer, direttore da 18 anni del settore crediti della Banca Rotschild di Zurigo indagato per aver frodato la banca tramite concessione fraudolenta di crediti. E, soprattutto, colui che confesserà: “Ho consegnato 5 milioni di dollari agli assassini di Calvi”.
«Personaggio incredibile, parlava cinque lingue, intelligente, furbo. Braccato, scappa dalla Svizzera e mi dà una delega: sono l’unico autorizzato a ritirare i suoi beni per trasferirli in un posto segreto».
Perché quella smorfia?
«Nelle sue due ville di Zurigo e Klosters trovo di tutto. Statue in bronzo, un tavolo da 500mila dollari, quadri di Handy Warhol,
sculture di Tinguereley, auto e una cantina con vini per mezzo milione di franchi».
Riesce a nasconderli?
«Mi fregherà un turco, un bastardo che si mette in affari con me e mi porta in Azerbajan. E poi fa sparire tutto».
Jürg Heer fuggirà in Turchia e in Thailandia. E morirà nel 2001 in Svizzera.
«Aids, era diventato omosessuale».
De Maria, ultime domande veloci. 1) Se la chiamano “bandito” si offende?
«Ormai, per la società, sarò un bandito fino all’ultimo giorno».
2) Il bandito più affascinante di sempre?
«Al Capone e Lucky Luciano».
3) Una cazzata che non rifarebbe?
«Mi ricoverano a Milano, fortissimo mal di testa. Non ce la faccio più, impazzisco di dolore e urlo alla suora “Va da via i ciap!”,  fanculo. Il mio vicino applaude. Mi vergogno per la mia frase e per la reazione di quell’imbecille».
4) Una follia che rifarebbe?
«La rifaccio ogni anno: durante il Festival, giro per Cannes con il prototipo e mi travesto da Batman».
5) Paura della morte?
«Noooo. Se un giorno non fossi più autosufficiente, però, mi ucciderei».
Ultimissima. Si tolga 50 anni. Che colpo inventerebbe nel 2008?
«Semplice, una rapina sempre affascinante: l’assalto alla Zecca. Ma tranquilli, ormai sono in pensione».

Dal Quotidiano Libero

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Gennaio 2013, 18:32:31
Enrico Maria Salerno:
(Milano, 18 settembre 1926 – Roma, 28 febbraio 1994)
.... è stato un attore, regista e doppiatore italiano.

Fratello del regista Vittorio, si sposò due volte: la prima con Fioretta Pierella, da cui ebbe quattro figli; la seconda con l'attrice Laura Andreini, con cui visse gli ultimi dodici anni della sua vita.
A soli 17 anni, dopo l'8 settembre 1943, aderì alla Repubblica di Salò come ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana a Varese: con la liberazione venne imprigionato nel campo per prigionieri di guerra di Coltano, presso Pisa.
Fuori dal matrimonio ebbe una relazione con l'attrice Valeria Valeri: ebbe da lei una figlia (che riconobbe e a cui diede il suo nome), Chiara, anch'essa doppiatrice e popolare attrice televisiva.
È morto il 28 febbraio 1994 a Roma per un tumore ai polmoni, all'età di 67 anni.
Riposa nel cimitero di Prima Porta. Enrico Maria Salerno era ateo agnostico (cfr. Corriere della Sera, 1° marzo 1994, p. 33, art. per la sua morte a firma M. Porro).
Dopo una breve ma fruttuosa collaborazione col Piccolo Teatro di Milano, dal 1954 al 1955 (e per altri anni successivi) lavora al Teatro Stabile di Genova, portando in scena con successo opere di Dostoevskij, Pirandello e Giraudoux: apprezzato interprete drammatico, diventa in breve un grande e noto attore teatrale.
Nel 1960 fonda insieme ad Ivo Garrani e Giancarlo Sbragia la "Nuova Compagnia degli Associati", gruppo impegnato nell'allestimento di spettacoli impegnati e di critica sociale, come Sacco e Vanzetti di Roli e Vincenzoni. Nel 1963 è un marito vittima di un vizioso ménage coniugale in una riuscita trasposizione della pièce Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee, con la regia di Franco Zeffirelli.
Nel 1967 viene scritturato da Garinei e Giovannini come protagonista della commedia musicale Viola, violino e viola d'amore, ed avrà come compagne di lavoro le Gemelle Kessler: con una delle due, Alice, ha avuto anche una relazione sentimentale.
Nel novembre del 1979 vuole accanto a sé a teatro Veronica Lario, come protagonista femminile della commedia di Fernand Crommelynck Il magnifico cornuto: Veronica aveva 23 anni ed era Stella, moglie di un uomo patologicamente geloso che, a un certo punto, la costringe a mostrare il seno nudo a un altro uomo (per la cronaca, l'attore Gerardo Amato, fratello di Michele Placido).
Il suo ultimo spettacolo debutta al Teatro Pergolesi di Jesi, nel gennaio 1993: è lui il protagonista del dramma di Arthur Miller Morte di un commesso viaggiatore, allestimento di cui Salerno cura anche la regia.
Cinema : Intanto è attivo anche al cinema, sia come attore (La lunga notte del '43, 1960; Le stagioni del nostro amore, 1966; L'estate, 1966; Un prete scomodo, 1975, e molti ruoli di commissario di polizia) che come doppiatore: è infatti sua la voce di Clint Eastwood nella "trilogia del dollaro" di Sergio Leone, ma anche di Enrique Irazoqui nel Vangelo secondo Matteo e di Laurent Terzieff nella Medea, entrambi film di Pier Paolo Pasolini.
Come regista invece colse un grande successo al primo film, Anonimo veneziano (1970), seguito poi da Cari genitori (1972) ed Eutanasia di un amore (1978), tratto dal romanzo omonimo di Giorgio Saviane
Televisione : In televisione ottenne una enorme popolarità nel biennio 1968-69 come protagonista del telefilm La famiglia Benvenuti: suoi compagni di lavoro erano Valeria Valeri, Gina Sammarco e il piccolo Giusva Fioravanti, che anni dopo fondò il gruppo terroristico neofascista NAR. Fu il primo presentatore dello show Senza Rete, e nel 1970 presentò il Festival di Sanremo con Nuccio Costa e Ira Furstenberg.
Nel 1978 gli venne affidata la conduzione del programma televisivo Ieri e oggi.
Nel 1983 apparve in Legati da tenera amicizia di Alfredo Giannetti.

da Wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Gennaio 2013, 18:43:09
LEGGETE ...MERITA  !
ANCORA QUALCOSA SU L'IMMENSO ARNOLDO FOA'

Un Intervista :
Arnoldo Foà ricorda Cervi/Maigret :
"Ad essere sinceri, ma credo lo sappiano ormai tutti, Gino fumava - come me - solo sigarette. La pipa l'ha incontrata proprio facendo Maigret in tv". Arnoldo Foà, oltre ad aver lavorato con Gino Cervi in due film, "Ettore Fieramosa", di Alessandro Blasetti (1938) e  "Il cardinale Lambertini" di Giorgio Pastina (1954) e in molti allestimenti teatrali, era soprattutto un suo amico. "Gino era così carino, semplice e gentile - ricorda Foà con affetto -, e spiace deludere i fan del commissario, ma Maigret per me non è stato il suo personaggio più interessante".

Per Foà, infatti, il personaggio in cui Cervi si calò  "con entusiasmo e voracita" è Peppone, "un ruolo più genuino...". Maigret, invece, gli risulta interpretato con una certa difficoltà, senza mai ricordare a modo giusto le battute. "Guardando con azzenzione quella serie televisiva - spiega -, è abbastanza facile notare come, nel corso della recitazione, Cervi guardasse sempre altrove".
Per quanto riguarda la pipa, invece, Foà pensa che, dopo Maigret, l'abbia fumata per un po', "ma non so se abbia continuato, se è diventata una passione come per me".
Una passione che, per il grande attore, è nata tardivamente e per caso. Infatti sono "solo" trent'anni che la fuma la pipa. "Il mio medico, sventolandomi una radiografia sotto il naso, mi intimo di smettere di fumare immediatamente - ricorda Foà -. La situazione dei polmoni sembrava gravissima, ne andava della mia vita". Il giorno stesso abbandonò le sigarette, che fumava con una certa generosità, ma - non riuscendo a rinunciare al fumo - provò la pipa. Fu amore a prima vista. "Dopo un po' di tempo, per precauzione, mi recai da un altro specialista e lo informai della situazione - racconta divertito -. Mi prescrisse una serie di esami, lastre comprese e, prima di dirmi l'esito, chiese di vedere la lastra precedente". Difficile immaginare la sorpresa di Foà, quando lo specialista mise a confronto la vecchia e nuova radiografia. "Lei ha i polmoni di un trentenne, mi disse, ma nessuno ha notato che questa lastra è sovraesposta?". "Tra l'altro - ammette Foà - le sigarette non le avevo mai respirate". Nonostante la buona notizia al buon Arnoldo non passò neanche per la testa di ritornare alle sigarette, "ormai la pipa mi aveva conquistato e, da allora, non l'ho lasciata più".
Un fumatore molto particolare che non ha una marca di pipa preferita, "mai fregato nulla delle marche - conferma -. A me piacciono certi modelli, soprattutto le canadesi non molto lunghe, e se mi piace non mi interessa che marca ha". Sul tabacco, invece, ha un gusto preciso. "Mentre giravo un film in Colombia - ricorda -, ho scoperto il Captain Black e, da allora, fumo solo quello. Anche se negli Usa ce ne sono cinque tipi, in Italia ce n'è uno solo che miscelo con un po' di clan".
Le pipe che lo accompagnano sono una cinquantina, anche se capita spesso che gliene regalino. "Mi regalano delle pipe che saranno anche bellissime, ma io così grandi e importanti non le fumo - esclama impugnando l'ultima pipa "firmata" arrivata in regalo. (nda Foà non riconosce la firma e, dopo avermi chiesto informazioni sul pipemaker, mi chiede di non rivelarne il nome) -. Mi hanno anche nominato presidente dei fumatori di pipa... Chissà, da quando non c'è più Pertini mi trattano come un icona dei fumatori... Ormai siamo rimasti così in pochi...".
Quando mi informa che si concede una decina di pipate al giorno, sono io che rimango sorpreso. "Ma sono pipatine - confessa -. Non la carico tutta, giusto qualche pizzico di tabacco?".
Oltre alla simpatia e alla disponibilità dimostrata nell'occasione, non posso fare a meno di notare la brillantezza, la rapidità di pensiero, la memoria e la lucidità che sfoggia a 88 anni. Mi saluta ricordandomi che sono un ragazzino (ne avrei 51, quest'anno) e accetta di svelarmi il segreto della sua freschezza intellettuale.
"Il segreto? L'intelligenza, usare sempre l'intelligenza?".

 
TRATTO DA ....MPC
Erb/mpcBuletin/gennaio2004
gennaio 2004

SEGUONO FOTO
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 25 Gennaio 2013, 19:06:01
grandissimo
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 12:39:37
Richard Widmark

Attore

Nato nel Minnesota nel 1914, e morto nel 2008 a 94 anni.
Morto nella sua abitazione a Roxbury, nel Connecticut, in seguito ad una lunga malattia. L'annuncio è stato dato dalla moglie di Widmark, Susan Blanchard e da sua figlia Anne, nata dal matrimonio tra l'attore e la sua prima moglie, la sceneggiatrice Jean Hazlewood.
Famoso nelle parti d'attore in cui, recitava il ruolo del cattivo in film western.

Widmark iniziò a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo partecipando ad alcune produzioni teatrali e radiofoniche, successivamente, nel 1947, esordì nel mondo del cinema con il film Il bacio della morte, nel quale interpretò il ruolo di uno spietato assassino che gli valse una nomination all'Oscar per il miglior attore non protagonista.
Da allora gli furono affidati sempre ruoli da villain, e la sua carriera proseguì con interpretazioni in noir come La strada senza nome, I quattro rivali, ma anche in western come Cielo giallo, L'ultima carovana e La battaglia di Alamo.
Agli inizi degli anni '70 fu protagonista di Madigan, una serie televisiva di successo ispirata ad un film da lui intepretato qualche anno prima, e fu premiato con un Emmy per la sua intepretazione nel film televisivo Vanished, diretto da Buzz Kulik. Tra le pellicole da lui interpretate tra gli anni '70 e '80, si ricordano Assassinio sull'Orient Express, diretto da Sidney Lumet, Due vite in gioco e il thriller Coma profondo, diretto da Michael Crichton e ispirato ad un romanzo di Robin Cook.
Il suo ultimo film è stato il dramma I corridoi del potere, nel quale affiancava John Cusack e James Spader.

Tratto da Movieplayer

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 12:53:04
MARCEL DUCHAMP

Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968)

..............................è stato un pittore, scultore e, fortissimo scacchista francese, naturalizzato statunitense nel 1955.

Considerato fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo, nella sua lunga attività si occupò di pittura (attraversando le correnti del fauvismo e del cubismo), fu animatore del dadaismo e del surrealismo, e diede poi inizio all'arte concettuale, ideando il ready-made e l'assemblaggio. Nell'anno 1912 incontrò il fotografo e pittore americano Man Ray: la loro amicizia durerà tutta la vita. L'anno successivo fondò con i mecenati Katherine Dreier e Walter Arensberg la Society of Independent Artists.
Nel 1918 si trasferì a Buenos Aires dove rimase fino alla metà dell'anno seguente; nel 1923 tornò a Parigi. A partire dal 1923, Duchamp diradò progressivamente la produzione artistica, e per dieci anni si occupò quasi esclusivamente di scacchi, arrivando ad alti livelli (fu capitano della squadra olimpica francese, nella quale giocava anche il campione del mondo Alexander Alekhine). Decise di stabilirsi definitivamente a New York nel 1942 dove, nel 1951, fu indagato da Joseph McCarthy ma rimase al sicuro grazie a suoi «amici potenti»[1]. Nel 1954 sposò Alexina "Teeny" Sattler Matisse, che gli rimarrà accanto per tutta la vita.Il poeta messicano Octavio Paz ha mirabilmente riassunto l'essenza dell'attività di Duchamp: «le tele di Duchamp non raggiungono la cinquantina e furono eseguite in meno di dieci anni: infatti abbandonò la pittura propriamente detta quando aveva appena venticinque anni. Certo, continuò "a dipingere", ma tutto quello che fece a partire dal 1913 si inserisce nel suo tentativo di sostituire la "pittura-pittura" con la "pittura-idea". Questa negazione della pittura che egli chiama olfattiva e retinica (puramente visiva) fu l'inizio della sua vera opera. Un'opera senza opere: non ci sono quadri se non il Grande Vetro (il grande ritardo), i ready-mades, alcuni gesti e un lungo silenzio».

La Pittura : « Il futurismo era l'impressionismo del mondo meccanico. [...] A me questo non interessava. [...] Volevo far sì che la pittura servisse ai miei scopi e volevo allontanarmi dal suo lato fisico. A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi. Volevo riportare la pittura al servizio della mente [...] Di fatto fino a cento anni fa tutta la pittura era stata letteraria o religiosa: era stata tutta al servizio della mente. Durante il secolo scorso questa caratteristica si era persa poco a poco. Quanto più fascino sensuale offriva un quadro - quanto più era animale - tanto più era apprezzato.
 La pittura non dovrebbe essere solamente retinica o visiva; dovrebbe aver a che fare con la materia grigia della nostra comprensione invece di essere puramente visiva [...] Per approccio retinico intendo il piacere estetico che dipende quasi esclusivamente dalla sensibilità della retina senza alcuna interpretazione ausiliaria.
Gli ultimi cento anni sono stati retinici. Sono stati retinici perfino i cubisti. I surrealisti hanno tentato di liberarsi da questo e anche i dadaisti, da principio. [...] Io ero talmente conscio dell'aspetto retinico della pittura che, personalmente, volevo trovare un altro filone da esplorare. »

Se Duchamp avesse realizzato solo le tele dipinte prima del Grande Vetro, si sarebbe abbondantemente guadagnato un ruolo di primo piano nella storia delle avanguardie storiche. Dopo una giovinezza influenzata dall'impressionismo, nel 1911, a ventiquattro anni realizzò i notevoli Corrente d'aria sul melo del Giappone, Giovane e fanciulla in primavera e Macinino da caffè, di gusto fauve. I celebri dipinti del 1912: Nudo che scende una scala, Il passaggio dalla vergine alla sposa, Sposa, La sposa messa a nudo dagli scapoli, segnano un passaggio importantissimo nella storia del cubismo e del futurismo, per lo studio del movimento, e allo stesso tempo chiudono definitivamente l'esperienza di Duchamp con la pittura comunemente intesa. Le tele "in movimento" (culminate nel Nudo che scende una scala, n. 2) potrebbero essere etichettate come futuriste, ma il contatto di Duchamp con questi artisti fu nullo, e l'unica ispirazione dichiarata era la cronofotografia di Eadweard Muybridge. Il trattamento del movimento nel futurismo era infatti ben lontano dagli obiettivi di Duchamp, che virò ben presto verso la Sposa e il suo mondo. Il resto dell'opera grafica sarà rivolto a schemi, disegni e studi per elementi del Grande Vetro, o variazioni sullo stesso tema (la Macinatrice di cioccolato (1913), Cols alités (1959), Il Grande Vetro completato (1965), ai disegni degli ultimi due anni, e a clamorosi gesti di "ritocco" come i baffi affibbiati alla Monna Lisa di L.H.O.O.Q. (1919).
 
Un'esperienza emblematica del valore della casualità nel pensiero dell'artista potrebbe considerarsi 3 stoppages étalon (3 rammendi tipo) del 1913 che esprime appunto l'uso pianificato e incondizionato di un procedimento aleatorio. In essa 3 fili di un metro ciascuno vennero fissati per sempre, mediante lacca, nelle tre diverse curve che essi assunsero, naturalmente e casualmente, una volta lasciati cadere da un metro d'altezza su di una superficie di stoffa blu. Quelle tre curve costituirono il profilo di altrettante sagome in legno conservate come "campioni" metrici: una unità di misura fissata per sempre da un evento istantaneo e casuale.
 
Come sempre, il più vasto e completo materiale interpretativo su Duchamp è fornito da Duchamp stesso, che durante la sua vita lavorò spesso a stretto contatto con i critici impegnati nel decifrare le sue opere, dispensando indizi e suggerimenti ambigui. A questi si aggiungono, nelle interviste, numerose prese di posizione estremamente nette riguardo al concetto di arte e alla pittura: tra le più famose, il rifiuto della pittura "retinica" o "olfattiva" (con riferimento all'odore di trementina) puramente superficiale, nata dall'impressionismo e proseguita con le avanguardie storiche cubiste e futuriste.

Il Grande Vetro :
« Il Grande Vetro è la più importante opera singola che abbia mai fatto »
 (Marcel Duchamp)
 
A partire dal 1915, Duchamp lavorò a La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche (traduzione di La Mariée mise à nu par ses célibataires, même), chiamato anche Grande Vetro: questo "quadro" è formato da due enormi lastre di vetro (277 x 176 cm) che racchiudono lamine di metallo dipinto, polvere, e fili di piombo. Nel 1923, lo lasciò "definitivamente incompiuto". Il Vetro contiene e sviluppa tutta l'attività passata e futura di Duchamp, e nel tempo ha dato origine a una tale quantità di interpretazioni da farlo ritenere una delle opere più complesse e affascinanti di tutta la storia dell'arte occidentale. Durante un trasporto, subì dei danni consistenti, ma l'artista decise di non riparare l'opera proprio per dimostrare di accettare, complice del caso, la completa riassunzione-integrazione nell'opera del suo carattere inerziale di "cosa". Dal 1954, è conservato al Philadelphia Museum of Art. La sua descrizione comincia dal nome: Duchamp prescrive di non chiamarlo "quadro", ma "macchina agricola", "mondo in giallo" o "ritardo in vetro". Se la seconda denominazione ha dato adito alle più disparate interpretazioni, la "macchina agricola" è un attributo facilmente riconoscibile, dalla "fioritura arborea" della Sposa ai complessi meccanismi di trebbiatura dell'"apparecchio scapolo". Tutta la complessa attività del Grande Vetro è descritta in dettaglio dallo stesso Duchamp, (anche se in forma frammentaria, ermetica e allusiva) nelle due raccolte di appunti, la Scatola verde e la Scatola bianca.

Nudo che scende le scale :
Realizzato nel 1912, il Nudo che scende le scale sovverte le regole del Cubismo per arrivare ad una nuova ricerca della vivacità e del movimento. Duchamp non è dunque interessato alla rappresentazione di più punti di vista nello stesso momento, bensì alla descrizione dello stesso soggetto scomposto in più punti di vista, ma ripetuto in diversi momenti successivi, traendo ispirazione dalle recenti scoperte cinematografiche. In questo modo, non solo l'artista risolve la più grande debolezza del Cubismo, ovvero l'estrema staticità, ma compie il primo passo verso un uso del mezzo pittorico che porterà alla sperimentazione astratta. La figura anatomica si scompone in piani e linee che lasciano solamente intuire la presenza ed il ritmico succedersi dei movimenti della figura, il quale è visivamente accompagnato da veri e propri segni iconici che lo rappresentano, come potrebbe accadere in un fumetto. La scala su cui si plasma la figura è pura forma, si innesta su se stessa, è contemporaneamente in salita ed in discesa, in infinito movimento, si fonde in una tautologica danza col soggetto, in un paradosso di Zenone in cui più la figura si divide, più sembra dividersi. Quando l'opera fu definitivamente terminata, fu rifiutata dal Salon des Independénts : la giuria si convinse che l'intenzione di Duchamp volgesse a prendersi gioco del Cubismo, adducendo come aggravante il fatto che il titolo avesse sembianze sin troppo “fumettistiche”. In seguito Duchamp eseguì altre due copie dell'opera, una delle quali dipinta su fondo fotografico.

Etant donnés :
 Etant donnés è considerato il lavoro finale di Duchamp, sconvolse il mondo artistico che credeva che egli avesse abbandonato l'arte venticinque anni prima per dedicarsi unicamente agli scacchi. Egli ci lavorò segretamente per vent'anni nascondendo la sua esistenza anche agli amici più cari.


Fortuna di Duchamp e influenza sull'arte contemporanea :
L'orinatoio Fontana (1917) e la Monna Lisa con baffi e pizzetto di L.H.O.O.Q. (1919), benché probabilmente travisati come semplici gesti iconoclasti, sono certamente tra gli oggetti più famosi dell'arte del XX secolo. L'influenza di Duchamp sugli artisti successivi, benché enorme e ingombrante, è molto mediata, tanto che non è facile riconoscere degli epigoni diretti. Di sicuro, il concetto di ready-made, insieme al problema del gesto dell'artista come "selettore" dell'oggetto d'arte, sono stati il punto di partenza per le varie forme di arte concettuale. Il ready-made è un comune manufatto di uso quotidiano (un attaccapanni, uno scolabottiglie, un orinatoio, ecc.) che assurge ad opera d'arte una volta prelevato dall'artista e posto così com'è in una situazione diversa da quella di utilizzo, che gli sarebbe propria. Il valore aggiunto dell'artista è l'operazione di scelta, o più propriamente di individuazione casuale dell'oggetto, di acquisizione e di isolamento dell'oggetto. Nulla più.

Morte :
Marcel Duchamp muore il 2 ottobre 1968 a Neuilly-sur-Seine e viene sepolto nel cimitero di Rouen. Sulla sua tomba si può leggere l'epitaffio, composto da lui stesso:
              «D'ailleurs c'est toujours les autres qui meurent» ("D'altronde sono sempre gli altri che muoiono").

Tratto da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 12:56:22
Di Lui " Marcel Duchamp " è stato scritto anche .....

Nel 1955, in una celebre conversazione filmata con James Johnson Sweeney, allora direttore del Guggenheim di New York, Marcel Duchamp racconta cosa lo ha portato nel 1941 a realizzare la Boîte-en-valise, il suo museo portatile in scatola: “cercavo un nuova forma di espressione […] non sapevo come regolarmi. Pensavo a un libro ma quest’idea non mi piaceva”.
 Duchamp sembra fuggire da ogni forma di sistematizzazione della propria opera, preferendo la strada dei riferimenti a spirale, delle notazioni discontinue e delle dichiarazioni frammentarie, aperte. Questo disinteresse (quantomeno apparente perché sappiamo della grande attenzione con cui ha seguito la preparazione della prima monografia a lui dedicata da Robert Lebel tra il 1953 e il 1957 e del continuo interessamento per la destinazione “finale” delle sue opere, che ha permesso la costituzione del nucleo conservato ora a Philadelphia) è stato il primo grande stimolo alla proliferazione di saggi che hanno cercato di trovare una via di accesso al multiforme mondo di Marcel Duchamp.
 Partendo dall’evidente e indissolubile rapporto tra la vita e le opere dell’artista, alcuni studiosi hanno scelto di seguire una interpretazione a doppio registro. Così ha fatto Achille Bonito Oliva con il suo A.B.O.: M.D. (Costa & Nolan, Milano 1997) – tra l’altro mettendosi duchampianamente in gioco in prima persona – accompagnando i saggi con un ricco apparato iconografico, in cui significativamente sono mescolate fotografie della vita di Marcel Duchamp, le immagini dei luoghi dove ha vissuto e le sue opere, senza alcuna apparente differenziazione.
 La biografia firmata da Bernard Marcadé, recentemente tradotta in italiano per Johan & Levi, ha il grande pregio di contestualizzare le affermazioni, i testi, i commenti, gli aneddoti che sono sempre raccontati, citati, ripescati e spesso decontestualizzati, in una sequenza cronologica lineare, comprensibile. Raccontata nel tono asciutto ma curioso dell’autore, che ha costruito la narrazione attraverso un collage filologico di dichiarazioni e documenti, la “vita a credito” di Marcel Duchamp scorre nelle righe del libro con precisa leggerezza. Senza indugiare sulle lunghe interpretazioni ibride, gli interrogativi non risolti, l’autore ha privilegiato il racconto piano, pacato, che ha il tono del distacco per il quale Duchamp stesso era rinomato e lascia spazio alla corretta distanza cronologica tra azioni, eventi e riflessione teorica.
 Insieme agli avvenimenti della vita dell’artista, Marcadé segue il filo dei suoi interessi, delle letture (l’amore per le poesie di Jules Laforgue e l’influenza delle Impressions d’Afrique di Raymond Roussel; l’interesse per l’individualismo radicale di Max Stirner e per il “diritto alla pigrizia” di Paul Laforgue), rintracciando le radici delle idee che hanno guidato le sue scelte: dal rigoroso rispetto della compenetrazione dei contrari e della “logica non esclusiva”, alla scelta di una radicale “libertà d’indifferenza”, condizione alla base dell’indifferenza visiva del readymade, la speculazione attorno all’“infra-mince”, l’infrasottile distanza tra le copie, il profondo antimilitarismo.
 Dal contesto provinciale borghese della cittadina della Normandia in cui Duchamp nasce e cresce, al primo soggiorno parigino con i rapporti difficili con l’avanguardia e i legami con i fratelli, gli esordi in sordina e “i bruttissimi nudi” che Apollinaire vede in una mostra del 1910, la sua amicizia con Picabia e la moglie, il soggiorno solitario a Monaco, l’arrivo a New York nel 1915 che l’accoglie come l’artista-scandalo del Nu descendant un escalier e la nascita del sodalizio con Louise e Walter Arensberg, i mesi a Buenos Aires, il ritorno a Parigi nel 1919 e l’incontro con Breton; poi la vita divisa continuamente tra un continente e l’altro. Gli anni più silenziosi, cupi della vita di Duchamp, fino alla rinnovata serenità dell’ultimo periodo, con la moglie Teeny, il successo tributatogli dagli artisti delle nuove generazioni e la morte improvvisa, rapida, avvenuta a Parigi dopo una cena a casa con Man Ray e Robert Lebel, amici di sempre, nel 1968.
 Mentre sullo sfondo scorrono gli avvenimenti cruciali della prima metà del XX secolo, Duchamp escogita diversi modi per trovarsi da vivere – “per poter non dipendere dalla mia pittura” dice al tempo del suo primo soggiorno parigino, quando lavora come bibliotecario alla Sainte-Geneviève – divenendo di volta in volta disegnatore di vignette umoristiche, creatore di calembour, editore, insegnante di francese per ricche signore newyorkesi – di un francese spesso indecente, ricco di termini slang -, proprietario di una tintoria a New York e contemporaneamente scrupoloso e diligentissimo mercante e agente di Brancusi, book designer, curatore di mostre, giocatore di scacchi dallo stile “onesto e serio, con una freddezza imperturbabile”, ideatore di un sistema di puntate “infallibile” a Monte Carlo – “per costringere la roulette a diventare un gioco di scacchi” – che si dimostra del tutto inefficace. Scegliendo di vivere con il minor dispendio possibile – perché “vivere è una questione di quanto si spende, non tanto di quanto si riesce a fare”, ma anche perché “in me c’era un fondo enorme di pigrizia. Preferisco vivere, respirare, piuttosto che lavorare” – usa studi del tutto anonimi, quasi semplici “allevamenti di polvere”; ama il buon cibo, ma finisce con il nutrirsi il più delle volte con crackers e tavolette di cioccolato svizzero.
 
Dicono di lui, soprattutto le donne, che fosse un uomo di grande fascino: “bello da non crederci, dotato di un potere di seduzione estremo di cui si serve senza mai abusare, e soprattutto senza accorgersene, di una cortesia come non si usa più”, forse solo un po’ freddo, distante “molto elegante, curato, dava sempre l’impressione di essere appena uscito da una scatola, impacchettato”. Ettie Stettheimer, nella descrizione del pittore Pierre Delaire – personaggio direttamente ispirato a Duchamp del suo romanzo Love Day – racconta che “il suo discreto e delicato classicismo, dall’impronta ironica e cerebrale, pareva possedere della bellezza tutto fuorché il palpito suo proprio”. Pur essendo l’erotismo – in termini filosofici, alchemici o persino pawloskiani – tema e strumento ricorrente nella produzione duchampiana – “voglio afferrare le cose con la mente come il pene è afferrato dalla vagina” – egli è deciso a non crearsi rapporti stabili, almeno in giovinezza. “Esporre sa tanto di sposare” scrive a Jean Crotti negando simultaneamente la possibilità di entrambe le cose. Le donne scorrono sulle pagine del libro senza lasciare tracce profonde: Beatrice Wood, Elsa von Freytag, la stravagante animatrice dell’avanguardia newyorkese disperatamente attratta da Marcel, Ettie Stettheimer, – che scrive ironicamente a Duchamp “vorrei essere su misura per te, per te / Ma sono un readymade per natura, perché, perché?”, Mary Reynolds, Peggy Guggenheim. Traspare una vera passione solo nella corrispondenza con la scultrice brasiliana Maria Martins, modella e musa nei primi anni di Étant Donnés, quando – forse non a caso – la sposa parrebbe aver incontrato il celibe, al di là del grande vetro.
 
La biografia termina proprio con Denise Browne Hare che fotografa Étant Donnés, lavoro realizzato in gran segreto negli ultimi venti anni di vita dell’artista, nello studio di New York, e con le considerazioni di apertura del Manual of Instructions in cui sono spiegate le modalità per riallestire il lavoro al Philadelphia Museum of Art.
 Inevitabilmente la storia di Duchamp prosegue oltre la morte: il disvelamento del suo ultimo lavoro, che deve il titolo a una delle annotazioni più importanti della Boîte Verte (l’insieme di documenti pubblicato da Duchamp nel 1934 come una sorta di guida al Grand Verre), ha prodotto reazioni e profonde riletture dell’intera opera dell’artista. Solo per citare alcuni dei saggi più celebri, entrambi focalizzati sul rapporto tra i due grandi capolavori duchampiani: il testo di Octavio Paz per il catalogo della prima mostra al Philadelphia Museum of Art del 1973, ampliato nel volume Apariencia desnuda (edizione originale Era, Mexico 1973; versione italiana Apparenza Nuda, Abscondita, Milano 2000 con traduzione di Elena Carpi Schirone) e i vari articoli di Jean-François Lyotard, raccolti in Le transformateurs Duchamp (edizione originale Editions Galilée, Parigi 1977; versione italiana: I TRANSformatori Duchamp, Hestia, Como 1997 con traduzione di Elio Grazioli).
 
A quarant’anni dalla celebre mostra in cui per la prima volta l’ultima opera di Duchamp è stata resa pubblica, il Museo di Philadelphia ha realizzato una nuova esposizione, conclusasi lo scorso novembre, in cui sono stati riuniti un centinaio di lavori con una ventina di inediti, fra cui stampe e note dell’artista e le settanta Polaroid di Denise Browne Hare. Nel catalogo sono pubblicati recenti saggi sulla storia e sulla costruzione del lavoro, sono analizzate con profondità le reazioni seguite al suo disvelamento e l’ascendente che questo primo environment ha avuto su artisti come Ray Johnson, Hannah Wilke, Robert Gober, Marcel Dzama. Inevitabilmente l’ultimo capitolo di questa storia sembrerebbe essere costituito dall’eredità ricca e ingombrante, e duchampianamente contraddittoria, lasciata alle nuove generazioni. Se è vero che gli artisti contemporanei – per usare le parole di Picasso – “svaligiano il magazzino di Duchamp limitandosi a cambiare gli imballaggi” e che persino Beuys per reagire all’ostinata libertà d’indifferenza nel 1964 ha realizzato l’azione The Silence of Marcel Duchamp is Overrated, Jeff Wall ha riconosciuto l’ambivalenza di questa eredità, affermando che proprio Étant Donnés, scoperto nel 1969 – anno di punta dell’esperienza concettuale – rappresenta la via d’uscita dalla negazione operata dal readymade, dalla questione della possibilità o dell’impossibilità dell’opera d’arte. In fin dei conti, come ha detto John Cage, “resta sempre il rischio che [Marcel Duchamp] esca dalla valigia dentro cui l’abbiamo messo”.
 
di orsola mileti

Tratto da Cura magazine

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 28 Gennaio 2013, 12:58:41
Stai dando vita ad una bella bibliografia insolita.
Complimenti davvero !!

PS = quando avrò più tempo leggerò (ma forse è meglio stampare) con calma.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 14:05:21
Grazie rais  ;D
Spero possa essere un arricchimento per il forum/club e, cosa d'interesse, che possa servire qualcuno e intrattenere qualcun'altro.
Io per primo, mi sto divertendo nel compiere questa ricerca e, nel leggere notizie inerenti soggetti da inserire qui....
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 14:20:29
MIRCEA  ELIADE

Mircea Eliade (Bucarest, 13 marzo 1907 – Chicago, 22 aprile 1986)

............è stato uno storico delle religioni e, scrittore rumeno, forse più di tutto è stato un sociologo.


Uomo di cultura vastissima e di straordinaria erudizione, grande viaggiatore, parlava e scriveva correntemente otto lingue: rumeno, francese, tedesco, italiano, inglese, ebraico, persiano e... sanscrito.

Egli riteneva molto importante questo concetto, su tutti :  sottolinea  la differenza tra il tempo sacro e quello profano: mentre il secondo è in sé una durata evanescente, che assume un senso solo quando diventa momento di rivelazione del sacro, il primo è un susseguirsi di eternità periodicamente recuperabili durante le feste che costituiscono il calendario sacro: esso si configura perciò come un eterno ritorno. Eliade insiste anche sul valore archetipico del mito, che costituisce il modello e l'esempio per tutte le azioni umane e per tutta la realtà: le vicende cosmiche e storiche hanno quindi significato in quanto ripetono e riattualizzano la realtà sacra del tempo primordiale.

Figlio di un capitano dell'esercito, a 14 anni pubblicò il suo primo romanzo, "Come ho scoperto la pietra filosofale".
Nel 1925 si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Bucarest.
Furono, quelli, anni di incontri e di viaggi: Emil Cioran (che nel 1986 gli dedicherà uno dei suoi Exercises d'admiration) e Eugène Ionesco, con i quali mantenne una lunga amicizia.
Affascinato dalla cultura italiana e dal pensiero di Giovanni Papini (fino al punto di imparare l'italiano per leggerne le opere), soggiornò in Italia nel 1927 e nel 1928. Nel 1927 si impegnò attivamente nella "Nuova Generazione Romena": i suoi articoli di questo periodo contribuirono a formare l'assetto teorico della Guardia di ferro[1], movimento ultranazionalista di ispirazione fascista e dalla forte connotazione antisemita. Criticò l'Illuminismo, la massoneria, i regimi democratici "di importazione straniera" e il bolscevismo, e auspicò l'"insurrezione etnica" contro le minoranze locali e il pericolo di un'"invasione ebrea".
Dopo la laurea in filosofia con una tesi su La filosofia italiana da Marsilio Ficino a Giordano Bruno vinse una borsa di studio per studiare a Calcutta la filosofia indiana con Surendranath Dasgupta. Il viaggio in India durò dal novembre 1929 al dicembre 1931, avendo come sede principale Calcutta (dove Eliade cominciò a studiare il sanscrito), ma comprendendo anche un viaggio e soggiorno in un ashram dell'Himalaya. L'esperienza e gli studi di questo periodo e lo stretto contatto con le religioni dell'India influenzarono e orientarono profondamente il suo pensiero. Fu qui che preparò la sua tesi di dottorato, discussa a Bucarest nel 1933, pubblicata a Parigi nel 1936 con il titolo Yoga, essai sur les origines de la mystique indienne, che diventerà poi Lo yoga, immortalità e libertà.
Dal 1933 al 1940 insegnò filosofia all'università di Bucarest e svolse un'intensa attività editoriale, pubblicando vari romanzi e saggi. Fu in questo periodo che, per la sua amicizia con Nae Ionescu, si legò all'organizzazione di estrema destra Guardia di ferro, formazione nazionalista in cui vedeva "una rivoluzione cristiana per una nuova Romania" e un gruppo "in grado di riconciliare la Romania con Dio".
Scrisse anche alcuni articoli per i giornali nazionalisti Sfarmă Piatră e Buna Vestire in elogio dei leader della Guardia di ferro Corneliu Zelea Codreanu, Ion Moţa e Vasile Marin.
Nel 1937 incontrò Julius Evola (ammiratore di Codreanu), con il quale manterrà una corrispondenza regolare. La sua posizione ideologica divenne esplicita nello stesso anno: "Il popolo rumeno può rassegnarsi alla decomposizione più triste che abbia mai conosciuto nella sua storia, può accettare di essere abbattuto dalla miseria e dalla sifilide, invaso dagli Ebrei e fatto a brandelli dagli stranieri, demoralizzato, tradito, venduto per qualche milione di lei?".
Nel marzo 1940, quando la Guardia di ferro arrivò al potere sotto la dittatura militare e nazionalista di Ion Antonescu, Eliade venne nominato consigliere culturale dell'ambasciata rumena, prima a Londra e poi, dal 1941 fino a settembre 1945, a Lisbona. Nel 1942 scrisse Salazar şi revoluţion în Portugalia, una celebrazione dello "Stato cristiano e totalitario" del feroce dittatore Salazar.
Alla fine della guerra mondiale si trasferì a Parigi, dove rimase fino al 1956. Qui insegnò, scrisse, ebbe contatti fittissimi con università e intellettuali di vari paesi: invitato da Jung, cominciò a partecipare alle conferenze di Eranos nel 1950, ma condusse sostanzialmente una difficile vita da esule.
Dal 1957 la sua attività ufficiale fu di professore di storia delle religioni all'università di Chicago, ma continuò nel frattempo a viaggiare moltissimo, a pubblicare (quasi tutto in Francia) e a svolgere fittissime attività accademiche. Dal 1960 al 1972, insieme a Ernst Jünger, diresse la rivista di storia delle religioni Antaios, pubblicata dall'Editore Klett di Stoccarda.

Morì a Chicago il 22 aprile 1986, un mese dopo l'uscita, a Parigi, dell'ultima raccolta di saggi, Briser le toit de la maison.
La sua eredità letteraria fu raccolta dall'allievo Ioan Petru Culianu che però morì misteriosamente assassinato in una toilette dell'Università di Chicago nel 1991.

Pensiero :
Eliade fu fenomenologo delle religioni, antropologo, filosofo e saggista; studioso del mondo arcaico e orientale, esperto di yoga e di sciamanesimo. Per i contatti giovanili avuti con il fascismo rumeno lo studioso fu criticato da molti suoi colleghi europei di sinistra, specialmente in Francia. Il suo pensiero, rispetto a molti altri antropologi, si caratterizza non solo per l'attenzione ma per una sua sentita adesione al modo arcaico, una sintonia che egli manifesta nel primato antropologico che egli riconosce alla categoria del sacro.

Il mito dell'eterno ritorno :
È un saggio scritto nel 1945 e pubblicato nel 1949.
« l'essenziale della mia ricerca riguarda l'immagine che l'uomo delle società arcaiche si è fatto di se stesso e del posto che occupa nel cosmo »
Così spiega Eliade nella introduzione alla versione italiana de Le Mythe de l'éternel retour, dove indaga la fenomenologia del sacro attraverso le sue tre manifestazioni, il rito, il mito e il simbolo, che riescono a esprimere concetti sull'essere ed il non essere, non riscontrabili altrimenti nelle lingue arcaiche.
La storia delle religioni si era mossa in un primo momento sull'indagine sociologica ed etnologica; è con Rudolf Otto che la ricerca si muove in un'ottica di manifestazione, di ierofania, e separa nettamente il sacro da ciò che gli storici chiamarono mana una "forza impersonale".
Eliade, comparando differenti tradizioni e testi, dimostra la volontà nell'uomo arcaico di tornare a quel tempo primordiale, quando il gesto sacro fu compiuto da dei, eroi o antenati. Le azioni archetipali, base della cosmogonia, furono rivelate in un Tempo Mitico, metastorico. La loro ripetizione rituale interrompe il tempo storico e riconduce all'illud tempus, il Tempo Mitico. La ripetizione simbolica della cosmogonia rigenera il tempo nella sua totalità. "Nell'aspirazione a ricominciare una vita entro una nuova Creazione - aspirazione manifestamente presente in tutti i cerimoniali di fine e di principio d'anno - traspare anche il desiderio paradossale di giungere ad inaugurare un'esistenza a-storica, cioè di poter vivere esclusivamente in un tempo sacro".
Così nelle tradizioni dell'India vedica troviamo che ogni creazione riproduce la creazione originale quella da caos a cosmos ossia la lotta originaria fra un'entità ordinatrice e formante contrapposta a quella indistinta e informe, è il caso di Tiamat e Marduk, nella tradizione babilonese.
Nel pantheon greco è Crono, figlio di Gea e Urano (terra e cielo), che non voleva che i suoi figli venissero alla luce.
Ma anche in ciò che noi riteniamo oggi attività profane, come la danza, esiste un archetipo. La danza del labirinto per i Greci rievocava la danza che Teseo fece dopo aver ucciso il Minotauro e liberato le 7 coppie di giovani. Chiunque la eseguisse diveniva Teseo, ma non solo, i movimenti di questa danza si rifacevano al movimento dei pianeti.
Altre ritualità arcaiche si muovono attorno all'investitura del centro. Per un luogo l'essere il centro della terra è importante perché diviene la residenza della divinità, sia questo un palazzo o una montagna; per i babilonesi Marduk, il dio della creazione, risiedeva a Babilonia (bab è porta, letteralmente porta degli dei), che diveniva così Axis Mundis, punto d'incontro fra regioni infere, terra e cielo.
Il riconoscere una montagna o un palazzo, come centro del mondo, fa sì che queste diventino anche centro della creazione che in tutte le "genesi" si muove a partire dal centro di un qualcosa, come per l'embrione umano.
Eliade pone in evidenza come attraverso la ritualità e quindi la sacralizzazione di luoghi persone o cose, l'uomo arcaico aspiri al rendere il mondo in cui vive "reale".

Il primato antropologico del sacro : Il fattore religioso (e più ancora quello mistico) sono per Eliade la chiave di volta per la comprensione dell'essenza dell'uomo. In pieno XX secolo, di fronte ai progressi scientifici, tecnologici e sociali egli resta un grande sostenitore del valore profondo dell'esistenza arcaica. Egli ha scritto:
 


« Per lo storico delle religioni ogni manifestazione del sacro è importante; ogni rito, ogni mito, ogni credenza, ogni figura divina riflette l’esperienza del sacro, e di conseguenza implica le nozioni di essere, di significato, di verità. «È difficile immaginare – facevo già notare in altra occasione - come lo spirito umano potrebbe funzionare senza la convinzione che nel mondo vi sia qualcosa di irriducibilmente reale; ed è impossibile immaginare come la coscienza potrebbe manifestarsi senza conferire un significato agli impulsi e alle esperienze dell’uomo. La coscienza di un mondo reale e dotato di significato è legata intimamente alla scoperta del sacro. Mediante l’esperienza del sacro lo spirito umano ha colto la differenza tra ciò che si rivela reale, potente, ricco e dotato di significato, e ciò che è privo di queste qualità: il flusso caotico e pericoloso delle cose, le loro apparizioni e le loro scomparse fortuite e vuote di significato» (La Nostalgie des Origines, 1969, p.7 e ss.). Il “sacro” è insomma un elemento nella struttura della coscienza, e non è uno stadio nella storia della coscienza stessa. Ai livelli più arcaici di cultura vivere da essere umano è in sé e per sé un atto religioso, poiché l’alimentazione, la vita sessuale e il lavoro hanno valore sacrale. In altre parole, essere – o piuttosto divenire – un uomo significa essere “religioso”

Eccessiva generalizzazione :
Eliade cita un'ampia varietà di miti e rituali in supporto alle sue teorie. È stato però accusato di eccessiva generalizzazione: numerosi studiosi ritengono che nei suoi lavori manchino prove sufficienti per rendere le sue teorie dei principi universali, o almeno generali, sulla storia delle religioni. Secondo Douglas Allen, "Eliade è stato forse il più popolare e influente tra gli studiosi contemporanei di storia delle religioni", ma "molti, se non la maggior parte, degli specialisti in antropologia, sociologia e storia delle religioni hanno ignorato o liquidato rapidamente i suoi lavori".
Il classicista Geoffrey Kirk ha criticato l'insistenza di Eliade sull'idea che gli aborigeni australiani e gli antichi abitanti della Mesopotamia conoscessero i concetti di "essere", "non essere", "reale" e "divenire", pur non avendo termini per indicarli. Kirk ritiene anche che Eliade abbia esteso eccessivamente l'ambito delle sue teorie: Eliade ritiene, per esempio, che il mito moderno del buon selvaggio sia il prodotto della tendenza religiosa a idealizzare l'età primordiale e mitica. Secondo Kirk "queste esagerazioni, unite a una marcata ripetitività, hanno reso Eliade impopolare tra molti antropologi e sociologi. Sempre secondo Kirk, Eliade avrebbe basato la sua teoria dell'eterno ritorno sulle funzioni della mitologia aborigena e l'avrebbe poi applicata ad altre mitologie per le quali era inadeguata. Per esempio, Kirk ritiene che l'eterno ritorno non descriva a sufficienza le funzioni della mitologia greca e di quella nordamericana. Kirk conclude che "la teoria di Eliade offre una descrizione accettabile di alcuni miti, non una guida per comprenderli tutti.
Nell'introduzione al volume di Eliade sullo sciamanesimo, anche Wendy Doniger, che gli succedette all'Università di Chicago, afferma che la teoria dell'eterno ritorno non è applicabile a tutti i miti e i rituali, anche se è applicabile a molti di essi. Comunque, pur accettando le critiche a Eliade sulle eccessive generalizzazioni, Doniger nota che il suo tentativo di "comprendere l'universale" gli ha permesso di intuire schemi e modelli che "attraversano il mondo e l'intera storia umana". Che fossero vere o no, sostiene Doniger, le teorie di Eliade sono ancora utili "come punto di partenza per una storia comparata delle religioni", e sono applicabili "anche a dati nuovi ai quali Eliade non aveva accesso".

Influenze ideologiche dell'estrema destra :
Nonostante gli studi di Eliade non siano subordinati alle sue idee politiche, la scuola di pensiero di cui ha fatto parte tra le due guerre, il trairismo, e i lavori di Julius Evola da lui apprezzati sono ideologicamente legati al fascismo. Marcel Tolcea sostiene che Eliade abbia mantenuto il suo legame con l'estrema destra attraverso la particolare interpretazione del pensiero di Guénon proposta da Julius Evola. Daniel Dubuisson ha descritto l'idea di Eliade di "homo religiosus" come un riflesso dell'elitismo fascista e ha sostenuto che la sua visione del giudaismo e dell'Antico Testamento, che considerava gli ebrei nemici di un'antica religione cosmica, era sostanzialmente una riproposizione della retorica antisemita.
In un suo articolo del 1930 Eliade descrive Julius Evola come un grande pensatore e loda i controversi intellettuali Oswald Spengler, Arthur de Gobieau, Huston Stewart Chamberlain e l'ideologo nazista Alfred Rosenberg[9]. Quando Evola, che continua a sostenere i principi del fascismo mistico, protesta con Eliade per non essere stato menzionato in un suo scritto, lo studioso romeno replica che i suoi lavori sono rivolti al pubblico comune e non agli iniziati dei circoli esoterici[25]. Dopo gli anni sessanta Eliade, insieme a Evola, Louis Rouger e altri intellettuali, offre supporto al controverso Gruppo di ricerca e studio per la civiltà europea di Alain de Benoist, espressione della Nuova Destra intellettuale.
Eliade si è occupato a lungo del culto dello Zalmoxis e del suo presunto monoteismo[28]. Questo, insieme alla conclusione che la romanizzazione era stata un fenomeno superficiale nella Dacia romana, è una visione vicina ai sostenitori del nazionalismo protocronista[28]. Secondo lo storico Sorin Antohi, Eliade potrebbe aver incoraggiato i protocronisti, e in particolare Edgar Papu, a svolgere ricerche volte a dimostrare che le popolazioni romene medievali avevano anticipato il Rinascimento.
Nel suo studio su Eliade, Jung e Campbell, Ellwood discute anche il legame tra le teorie accademiche dei mitologi citati e i loro controversi rapporti politici, facendo notare che tutti e tre sono stati accusati di sostenere posizioni politiche reazionarie. Ellwood sottolinea l'ovvio parallelo tra la natura conservatrice dei miti, che celebrano un'epoca aurea primordiale, e il conservatorismo dell'estrema destra[30]. La questione sarebbe comunque più complessa: qualunque fossero le loro posizioni politiche, sostiene Ellwood, i tre mitologi erano spesso "apolitici" (se non "anti-politici") e rifiutavano l'idea della salvezza nel mondo terreno[30]. Inoltre, i rapporti tra la mitologia e la politica erano diversi in ciascuno dei tre mitologi in questione: nel caso di Eliade, un forte senso nostalgico (per l'infanzia, il tempo passato, la religione cosmica)[30] avrebbe influenzato non solo i suoi interessi accademici, ma anche la sua ideologia politica.
Dato che Eliade è rimasto estraneo alle questioni politiche nell'ultima parte della sua vita, Ellwood ha cercato di estrarre un'implicita filosofia politica dal suo lavoro accademico e sostiene che l'interesse di Eliade per le antiche tradizioni non lo abbia reso affatto un reazionario. Ellwood, al contrario, conclude che l'Eliade maturo era "un modernista radicale". Secondo Ellwood,

« Chi considera la fascinazione di Eliade per il primordiale un segno delle sue visioni politiche reazionarie non capisce l'Eliade maturo e il suo radicalismo. [...] La tradizione non era per lui un obbligo, come per Edmund Burke, o una sacra verità da tenere in vita di generazione in generazione, perché Eliade era pienamente consapevole che le tradizioni, come gli uomini e le nazioni, vivono solo attraverso il cambiamento e persino l'occultamento. La questione non è tentare infruttuosamente di tenerle immutate, ma scoprire dove si nascondono[31]. »

Numerosi studiosi hanno accusato Eliade di essenzialismo, un tipo di generalizzazione nel quale si attribuisce impropriamente un'"essenza" comune a un intero gruppo (in questo caso, a tutte le società "religiose" o "tradizionali"). Inoltre, alcuni vedono un legame tra l'essenzialismo di Eliade riguardo alla religione e l'essenzialismo fascista sulle razze e le nazioni[32]. Per Ellwood questa associazione "sembra piuttosto contorta, e alla fine si riduce a poco più che un argomento ad hominem che tenta di mischiare il lavoro accademico di Eliade con la pessima reputazione associata alle Sturmabteilung e alla Guardia di ferro"[32]. In ogni caso, Ellwood ammette che alcune tendenze del "pensiero mitologico" potrebbero aver portato Eliade, così come Jung e Campbell, a vedere certi gruppi in modo "essenzialista", e ciò potrebbe spiegare il loro antisemitismo: "La tendenza a considerare genericamente le persone, le razze, le religioni o i partiti, che come vedremo è il difetto più grave del pensiero mitologico, incluso quello dei mitologi moderni come i nostri tre, può essere collegata al nascente antisemitismo, o vice-versa"[33].

da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 14:34:46
LOUIS MALLE

Louis Malle (Thumeries, 30 ottobre 1932 – Beverly Hills, 23 novembre 1995)
.... è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico francese.
 
Esponente delle Nouvelle Vague, attento alla qualità formale dell'immagine e alla dimensione figurativa, fu in costante polemica antiborghese.

« È solo quando la memoria viene filtrata dall'immaginazione, che i film arrivano realmente nel profondo dell'anima »
(Louis Malle)

Figlio dell'alta borghesia, discendente della nobiltà francese, la famiglia si è arricchita grazie al commercio dello zucchero durante il periodo napoleonico. A 14 anni comincia ad appassionarsi alla tecnica delle riprese utilizzando la cinepresa 8 mm del padre.
La famiglia tenta di distoglierlo dall'interesse per il cinema avviandolo a studi classici e a scienze politiche alla Sorbona, che abbandona per seguire i corsi della Scuola superiore di cinema di Parigi, per apprendere la professione di cameraman.
In questi anni sviluppa la collaborazione con Jacques Cousteau, esploratore oceanografico, partecipando ad alcune spedizioni in qualità di addetto alle riprese. Nel 1955, con il documentario subacqueo Il mondo del silenzio, vince assieme a Cousteau la Palma d'oro al Festival di Cannes; nel 1956, per lo stesso, Cousteau venne insignito del Premio Oscar[1]. Durante le riprese subisce la rottura di un timpano a causa di un'immersione in profondità, il che gli impedisce di proseguire il lavoro in questo tipo di documentari.
Incomincia così la sua carriera di regista, nel periodo della Nouvelle Vague, movimento al quale comunque Malle non dichiarerà mai di voler aderire, seguendo una sua linea parallela ma sempre distinta. Nel 1956 è aiuto regista di Robert Bresson per Un condannato a morte è fuggito.
L'anno dopo, a 25 anni realizza il primo lungometraggio a soggetto, Ascensore per il patibolo (Ascenseur Pour L'Echafaud), un giallo con Jeanne Moreau che ottiene il premio Louis-Delluc. La colonna sonora, composta ed eseguita da Miles Davis diventa un classico del jazz.
Il successivo Gli amanti (Les Amants) (sempre con Jeanne Moreau) suscita interesse e scalpore alla Mostra di Venezia dove nel 1958 conquista il premio speciale della giuria.
La carriera di Malle continua dirigendo i grandi attori francesi di quegli anni, da Brigitte Bardot a Jean-Paul Belmondo. Nel 1964 mette in scena a Spoleto un allestimento de Il cavaliere della rosa di Richard Strauss.
Nel 1969 partecipa come attore a La Fiancée du pirate, film diretto da Nelly Kaplan.
Nel 1987 esce il film Au revoir les enfants (in italiano Arrivederci ragazzi), vincitore del Leone d'oro al Festival del cinema di Venezia. Il film racconta l'esperienza realmente vissuta dal regista dell'amicizia con un giovane ebreo che verrà prelevato dall'istituto religioso dove studiava anche Malle e deportato ad Auschwitz.

Muore nel 1995 a causa di un linfoma.

Sposato tre volte, due figli avuti da relazioni esterne al matrimonio, si lega nel 1980 con l'attrice statunitense Candice Bergen, fino al termine della sua vita.

da Wikipedia


INVECE MAYMOVIES  di lui scrive :
Regista francese. Figlio di industriali (la madre appartiene alla famiglia Béghin, proprietaria della più grande fabbrica di zucchero a Thumeries; il padre è il direttore della fabbrica stessa), all'inizio dell'occupazione nazista si trasferisce con i genitori a Parigi, dove studia presso i gesuiti e poi presso il collegio dei carmelitani a Fontainebleau. Terminati gli studi liceali, si iscrive ai corsi di scienze politiche della Sorbona e contemporaneamente a quelli dell'IDHEC (Institut des Hautes Études Cinématographiques). Al termine del primo anno è l'unico studente a rispondere a una richiesta del comandante J. Cousteau, che cerca un aiuto-operatore di riprese subacquee. Con esperienze maturate esclusivamente con la piccola 8mm del padre, si imbarca sulla Calipso, la nave di Cousteau, e lavora alla realizzazione di Il mondo del silenzio (1956), straordinario documento subacqueo firmato dal celebre oceanografo, che comunque deve al giovane regista buona parte della sua eleganza formale per ammissione di Cousteau stesso. L'opera ottiene il massimo riconoscimento per il documentario a Cannes nel 1956 e M., tornato a Parigi, lavora con Bresson in qualità di assistente per Un condannato a morte è fuggito. Subito dopo, a nemmeno venticinque anni, mette mano al suo primo lungometraggio, Ascensore per il patibolo (1957). Se «tutta l'opera di un cineasta è contenuta nel suo primo film», come dice F. Truffaut, tutto il cinema di M., le sue qualità, i suoi difetti, si trovano, in nuce, dentro Ascensore per il patibolo, un film che diventa rapidamente un oggetto di culto, come I quattrocento colpi di Truffaut e Fino all'ultimo respiro di Godard, fondamenti della Nouvelle vague francese. Opera prima che presenta già un discreto equilibrio formale, Ascensore innesta elementi di innovazione nella tradizione del noir e sottrae l'immagine di Parigi all'oleografia, avvolgendola nelle sonorità struggenti della tromba di M. Davies, e spalancando la carriera a J. Moreau. Quest'ultima trova la sua cifra di grande interprete dal fascino ambiguo e sensuale proprio con il secondo lungometraggio di M., Les amants (1958), ispirato a un testo libertino del XVIII secolo, opera intensa e inquietante, che gioca con la storia adulterina di una ricca e annoiata signora come pretesto per mettere in scena l'arsura esistenziale di un ambiente provinciale e borghese. Di tutt'altra atmosfera è Zazie nel metrò (1960), tratto dal noto romanzo di R. Queneau, ambientato in una Parigi un po' fantastica e un po' grottesca. Zazie, ragazzetta sveglia e precoce, si muove in uno scenario popolato da una bizzarra fauna di travestiti, prostitute, lenoni e varia umanità mischiata al popolo minuto, seminando crisi e scompiglio con la sua irriverenza e il suo linguaggio cordialmente scurrile. Segue Vita privata (1962), un'opera piuttosto inconsistente fabbricata su misura per B. Bardot, allora all'apice della fama. Fuoco fatuo (1963) si presenta invece come una brusca virata, un repentino cambio di registro. Finemente calibrato, non privo di tonalità ambigue ma di grande intensità drammatica, mette in scena con acribia quasi eccessiva le ultime ventiquattro ore di un trentenne che ha deciso di suicidarsi, una ricognizione minuziosa delle mosse, dei gesti e della fredda determinazione che precedono l'atto finale. Dopo soli cinque lungometraggi, M. già divide la critica. Qualcuno lo definisce un regista «inutile», «superficiale e vacuo», capace di alte esercitazioni calligrafiche, ma privo di spessore, profondità e slanci passionali, un accademico, un manierista insomma. Qualcun altro ne esalta proprio la sofisticata cifra stilistica, e la capacità di perseguire alti valori formali. In effetti il regista – sempre contiguo, ma sostanzialmente estraneo alla Nouvelle vague – sembra avvalorare di volta in volta l'uno o l'altro giudizio, anche se in realtà forse gli stessi critici che ne avevano stroncato l'opera del primo periodo finiranno per considerarlo un autore classico, «incoronato», peraltro, da un Leone d'oro alla Mostra di Venezia del 1987 per Arrivederci ragazzi. Intanto nel 1965 dirige Viva Maria (1965), un specie di farsa ambientata in un folcroristico paese latinoamericano, in cui B. Bardot e J. Moreau, due soubrette di una compagnia ambulante, diventano leader di una rivoluzione contadina. Il film successivo, Il ladro di Parigi (1966), è un'altra opera tenuta sui toni di una commedia dai sapori piuttosto asprigni, non priva di un tocco di stile, in cui J.-P. Belmondo, ladro per vendetta, incarna una figura di bandito gentiluomo dai tratti esplicitamente anarcoidi e antiborghesi. Ma è dopo aver diretto William Wilson, episodio del film Tre passi nel delirio (1967), peraltro poco riuscito che M. imprime una svolta al suo cinema, a partire da Calcutta (1969), frutto di un viaggio in Asia, che rappresenta un documento sull'India alla fine degli anni '60, realizzato con sguardo personale e con tensione esplorativa. Un'opera che lascia un qualche segno nella visione esistenziale del regista, anche se il suo lato più patinato e il suo gusto della trasgressione scandalistica prendono il sopravvento in Soffio al cuore (1971), che tocca il morboso tema dell'incesto, però decisamente esangue sul piano narrativo. Di ben altra tempra è il lavoro seguente, Cognome e nome: Lacombe Lucien (1974). Lacombe Lucien è un collaborazionista di diciassette anni, di famiglia contadina, che si è arruolato nella Gestapo francese in una cittadina nel Sud-Ovest della Francia, sotto il governo fantoccio di Vichy. Perché il ragazzo è diventato un collaborazionista? Non è un fascista, non è un fanatico nazionalista, non un antisemita, non è neppure un anticomunista. In realtà non è niente: è solo un adolescente di bassa classe sociale, un po' selvatico e poco alfabetizzato. Non è chiaro se M. si renda conto, all'epoca, di essere stato tra i pochi, fino ad allora, a sollevare un coperchio calato su un verminaio doloroso e lacerante, fatto sta che il film suscita un nugolo di polemiche. Il grande e compianto S. Daney esprime un giudizio tranciante: «Questo film si pone sulla linea dritta delle ossessioni di Pompidou, il presidente della repubblica, che si dichiarava stanco della “mitologia della Resistenza”. Questo film non ricopre alcun ruolo e prima di tutto non aiuta a comprendere e a lottare contro il fascismo d'oggi, il quale è lontano dall'essere morto». In realtà l'interesse di M. è centrato sulla «banalità», sulla terrificante «normalità» del male. Quel meccanismo agghiacciante che scatta nella quotidianità di un essere umano, un qualunque essere che rientra sotto la norma, e che magari passa sotto la definizione di «persona per bene», quel processo oscuro che lo spinge a trasformarsi in un ordinario portatore di orrore, quel confine inattingibile che passa tra la normalità e la mostruosità. M. si cala di nuovo nelle vesti di documentarista con Place de la République (1974), e porta la sua mdp nelle strade di Parigi a intervistare i passanti, cogliendo un'immagine piuttosto cruda e sgombra dai luoghi comuni della grande metropoli francese. Allo stesso modo, in Umano troppo umano (1974) contrappone la «bestialità» della catena di montaggio della Citroën, all'appagamento giulivo e beota dei visitatori di un salone di automobili. Ritorna alla fiction con Luna nera (1975), che si rivela un tentativo non del tutto riuscito di dare un corpo filmico a surreali fantasie oniriche. È questo il film che precede il suo trasferimento negli Stati Uniti con la moglie, l'attrice americana C. Bergen. Il primo film hollywoodiano, Pretty Baby (1978), storia di una ragazzina che cresce in un bordello di Storyville (il quartiere di New Orleans che la leggenda vuole come luogo d'origine del jazz), sembra piuttosto adagiarsi sul côté calligrafico, con la sua elegante fotografia e la friabile struttura narrativa al limite della pruderie e dello scandalo. Il successivo Atlantic City (1980) risulta invece un'opera di alta densità drammatica, dominata dalla figura di B. Lancaster nelle vesti di un vecchio gangster di basso rango che prende sotto la sua protezione una giovane (S. Sarandon) finita nei guai per colpa di un fratello balordo. Un noir lancinante, amaro, asciutto nella messa in scena dell'avvento di una mafia rampante, intrecciata con i livelli più corrotti della politica, che scalza il vecchio e romantico milieu malavitoso di Atlantic City, ormai al crepuscolo. Dopo La mia cena con André (1981) e I soliti ignoti made in USA (1984), dirige Alamo Bay (1985), storia di un conflitto tra pescatori texani e vietnamiti immigrati per il controllo delle zone di pesca, girata con pochi mezzi ma con aspra tensione, cui fanno seguito God's Country (1986) e …E la ricerca della felicità (1987). Per realizzare una delle sue maggiori opere M. torna in Francia. Arrivederci ragazzi (1987, Leone d'oro alla Mostra di Venezia) è infatti un film della memoria, nel quale riaffiorano aspri e struggenti ricordi dell'infanzia, sedimentati per troppi anni nelle profondità del vissuto. Storia dell'amicizia di Julien e Jean, giovani convittori del collegio di Sainte-Croix (che allude a Fontainebleau, dove M. ha studiato), interotta bruscamente quando il secondo, insieme con due altri ragazzi, tutti ebrei, viene denunciato alla Gestapo da un giovane sguattero, povero e sciancato, e sparisce nell'orrore dei campi nazisti. A proposito di Lacombe Lucien, M. aveva detto: «Penso che questo sia forse il mio solo film dall'approccio in qualche modo marxista... la famosa tesi marxiana sui membri del sottoproletariato che collaborano con le forze repressive perchè politicamente sprovveduti». Curiosa affermazione per un regista dalle origini alto-borghesi. Come in Lacombe Lucien, anche qui un sottoproletario si schiera con il potere, forse per un'agghiacciante vendetta «di classe», forse senza una vera ragione. In Francia M. gira anche Milou a maggio (1989), eccentrica rivisitazione del '68 francese allestita in chiave di pochade, e non senza qualche affondo acido alla Buñuel e qualche sberleffo feroce verso quegli pseudo-rivoluzionari ereditieri, riuniti nella casa di campagna della nonna appena defunta, che fuggono nei boschi alla notizia delle barricate del quartiere latino. Riprende poi a giocare con le tematiche della morbosità erotica in Il danno (1992), che intreccia eros e tragedia in una storia ambigua di «amour fou» tra un maturo uomo politico e la fidanzata del figlio, satura però di estetismi ed estenuata da un senso un po' gratuito della trasgressione. Torna ad alti livelli con Vanja sulla 42a strada (1994), il suo ultimo film, tratto da Cšechov e girato negli Stati Uniti, magistrale lezione di regia, messa in scena e direzione degli attori. Muore quattro anni dopo, per un tumore.

Le Garzantina del Cinema
a cura di Gianni Canova

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 14:37:53
C'è un errore, la prima foto che dovrebbe rappresentare Louis Malle è sbagliata poichè la figura in oggetto rappresenta
Pipa Arshi.
Allego di seguito altra foto di Malle.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 14:53:53
Arshi Pipa :

Arshi Pipa (1920 – July 20, 1997)
Nato in Albanian  deceduto in America- Filosofo, Scrittore, Poeta e studioso di letteratura e, critico letteraio.

" Montale e l'ombra di Dante "

Ha frequentato la scuola di Scutari fino al 1938. Pipa ha ricevuto un dottorato di ricerca in filosofia presso l'Università di Firenze nel 1942.
Dopo aver completato i suoi studi ha lavorato come insegnante di lingua italiana in diverse scuole in Albania.
È stato imprigionato per dieci anni (1946-1956) in Albania comunista  perché antagonizzata il regime comunista con la sua recitazione di un versetto da una "Song of the Flea" di Goethe trovato in una traduzione del Faust.  Dopo è stato liberato dal carcere (è stato condannato per 20 anni di prigione, ma dopo l'amnistia è stato tagliato a dieci) è scappato in Jugoslavia e ha vissuto a Sarajevo durante il periodo 1957-1959,  nel 1959 emigrò negli Stati Uniti dove è stato docente presso Adelphi College, Georgetown University, la Columbia University, UC Berkeley e poi nel 1966 al 1989 è stato professore di letteratura italiana presso l'Università del Minnesota, Dipartimento di Lingue romanze.
La prima poesia composta nel Pipa fine del 1930 ', Lundërtarë [Seamen], è stato pubblicato a Tirana nel 1944. Quando era in prigione ha pensato e in realtà ha scritto alcune parti della sua migliore collezione conosciuta di poesie Libri i burgut [Il Libro prigione], pubblicato nel 1959. [7] Il suo poema epico Rusha (1968), composto nel 1955 durante la prigionia di Pipa , descrive l'amore tra albanesi e serbi nel tardo 14 ° secolo.
 
Pipa ha affermato che l'unificazione della lingua albanese era sbagliato ma l'ha privata di lingua albanese la sua ricchezza a scapito di ghego. [8] Ha chiamato unificato letteraria lingua albanese una "mostruosità" prodotta dalla leadership comunista che Tosk militare conquistato anti-comunista del nord Albania e imposto il loro dialetto Tosk albanese sulle Ghegs.
Arshi Pipa, poeta e filosofo, critico e studioso di letteratura, sviluppò la sua attività creativa nel corso degli anni 1941-44 nella rivista “Critica”, della quale fu fondatore e direttore. I suoi scritti critici sono stati più di natura saggistica, sia quando scriveva appositamente per specifici autori, sia  quando scriveva per fenomeni letterari in generale, e anche quando si cimentava in teoria critica.
Fin dai primi scritti, Pipa cerca di appianare alcune questioni legate alla categoria di critica letteraria, con particolare accento sulla critica letteraria albanese. Concepiva la critica come una missione spirituale, che assume le dimensioni di una filosofia poetica e una filosofia d'arte. Pertanto, essendo esperto della teoria della critica, lui la definisce nel piano estetico così come in quello storico, individuando la critica d'arte e la critica letteraria.
Sul piano teorico, Pipa ritiene la critica come una attività logica, mettendo l’intuito al suo centro e portando la materia viva come una ricreazione. La sua definizione mette in mostra la critica come ricreazione di un’opera artistica, come metalegittimazione – legittimazione della legittimazione. Nonostante le premesse che derivano dal suo discorso teorico ed  saggistico, Pipa da sempre ha mirato ad una critica specializzata, che avrebbe visto la letteratura come  differenza specifica.
Fin dall'inizio, mentre scriveva e analizzava i testi di Noli, Fishta o Migjeni, la sua valutazione viene caratterizzata dall’approccio, mettendo sempre di fronte all'oggetto di studio un altro modello letterario.
In fin dei conti, l’erudizione di Pipa apparteneva di più al campo della filosofia, perciò i criteri di valutazione erano basati su una solida conoscenza teorica. 
Montale di fronte a Dante.
Il libro di Pipa, “Montale e Dante” è il primo studio scritto in lingua inglese e adesso anche in albanese che riguarda l’opera di uno dei più grandi poeti italiani, nonché del nobel Eugenio Montale.
“Professor Pipa si focalizza nel suo studio sull’influenza che la poesia di Dante ha avuto per Montale. Montale è stato chiamato “dantesco” da alcuni critici, per l’uso frequente della lingua dantesca e per certe affinità con il poeta fiorentino. Con la lettura di Montale attraverso le lenti di Dante, come egli descrive il suo metodo, il prof. Pipa rivela che Dante è stato per Montale non solo un modello per le opere letterarie o linguistiche, ma anche un ideale politico”
Questa è la valutazione  riguardo lo studio di Pipa dell'Università del Minnesota, Mineapolis, nel 1968.
Nella prefazione del libro, Pipa ritiene che l'impatto di Montale è stato forte. Tracce delle sue influenze possono essere trovate anche fuori Italia.
In realtà, i lavori in questione, come dice lui stesso, è un tentativo di determinare il livello di impatto di Dante su Montale, e di interpretare la poesia di Montale avendo come riferimento Dante. Pertanto, la conclusione che le opere comunicano tra di loro sempre diventa esplicita nei nostri studi letterari.
Struttura:
Lo studio in questione ha una struttura complessa, ma che risponde all’ordine scolastico, e anche alla natura delle letture personali di Pipa e alla interpretazione multidimensionale. Il libro è diviso in sette capitoli, come ad esempio: Leggere Montale attraverso la lente di Dante, La Discesa in Inferno di Montale, la Politica e l'Amore, La Battaglia con Cristo, Un Caso di Emulazione, Appendice e Bibliografia.
I titoli dei capitoli sono più dei titoli poetici piuttosto che critici, che testimoniano un processo di lettura selettiva.
I sottotitoli che si trovano all'interno si sottopongono ad un sistema di esaminazione e di argomentazione, che rispondono alla teoria critica, e specificamente alla critica accademica. Quindi, in questo studio si sono stese bene le note iniziali, l’oggetto e i metodi di studio, di ricerca e di indagine multidimensionale, fino all'esame dei risultati della ricerca, come caso di emulazione.
Mentre in Appendice, Pipa ha selezionato e ha tradotto numerosi testi saggistici di Montale, attraverso i quali meglio che altrove si esplora il suo concetto sull’arte e la cultura in generale. 
Ambito di Applicazione e Metodi di Studio
Come si è visto, Pipa ha come tema della propria ricerca una parte dell’opera di Eugenio Montale che si connota in vari livelli con quella di Dante, soprattutto creazioni, come ad esempio: Ossi, Occasioni, Bufera, Farfalla, mettendole di fronte alla Commedia Divina di Dante.
La questione dell’impatto di Dante su Montale è stato oggetto di indagine anche da parte di altri ricercatori, sui quali ci informa anche Pipa attraverso il saggio metacritico su Montale in cui si osservano chiaramente molti elementi linguistici dell’opera di Dante che sono incorporati nella struttura della poesia di Montale.
Anche se Montale non aveva mai accettato in modo diretto una cosa simile:
"Io non ho scritto con la Divina Commedia aperta vicino a me” - aveva detto a un critico, mentre quest’ultimo insisteva sulla influenza palese che si osservava. 
Arshi Pipa, attraverso il suo studio dimostra la doppia interpretazione; legge il testo poetico di Montale tramite il testo poetico di Dante. La lettura e l’interpretazione di un testo indagando i segni di un altro testo dentro ad esso è segno della scuola poststrutturalista e semiotica, i cui rappresentanti non credono che ci sia un discorso vergine (Barti). In realtà, questo ci riporta alla critica del testo, accompagnata dal metodo dell’analisi  logica con dei dati linguistici, stilistici e semantici. In questo modo la lettura dei testi di Dante fornisce una spiegazione argomentata riguardo la poesia di Montale: "La spiegazione non può essere deliberatamente perseguita da Montale", spiega Pipa, procedendo ulteriormente: "Un testo richiama l’altro tramite la risonanza musicale.” Questo accade perché Montale ha assimilato Dante. 
Da qui, l'analisi del testo si avvicina al metodo intertestuale, come una ricerca immanente del testo e come un’analisi logica. Pertanto, qui si dimostra che la questione principale, non tratta dei metodi di lavoro per studiare la letteratura, ma la questione dei metodi della letteratura come uno strumento di studio. (Ejhenbaum).
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 14:54:46
SEMPRE SU PIPA ARSHI ......SEGUE DALLA PRIMA


L’Allegorismo: Montale su Montale.

La critica di Pipa oltre alla lettura e l’interpretazione letteraria riconosce anche la lettura referenziale-contestuale.
Un passaggio questo dalla perifrasi all’allegorismo, perché fornisce dati non testuali che hanno avuto un impatto diretto sulla creatività di Montale, e nella letteratura italiana in generale. In questo modo la figura di Montale viene vista nel contesto socio-politico, mettendo in evidenza anche i valori della letteratura europea. 
Come per sottolineare lo spazio empirico, l’allegorismo, poiché siamo ancora alle porte dello studio e dell’interpretazione letteraria, Pipa scrive: "... il clima politico in Italia stava cambiando rapidamente e la nuova letteratura, che stava fiorendo, poneva l'accento su questioni politiche e sociali . Montale non è stato coinvolto come altri poeti, anche se il suo verso, dopo una prima immersione nella realtà della politica, generò nuove enfasi.”
Inoltre, Pipa oggettiva i testi di Montale, in cui viene accertata l’avventura dantesca, dalla poesia alla prosa (il racconto) con segni autobiografici, attraverso i quali il modello di vita viene visto con uno status intertestuale a prescindere dal fatto che  vengano descritti dall’alta fantasia del tipo dantesco.   
Così, passa dall’allegorismo alla lettura della perifrasi. Si scopre l’allusione che va di pari passo con l’allegoria, un corso questo seguito dall’autore empirico e dall’autore estetico.
Secondo Pipa, le tracce di Dante in Montale si esprimono sotto forma di vaghe reminiscenze. L’Analogia tra le figure concettuali di Dante contrassegnate nel testo insieme con i testi di Montale sono oggetto di indagine da parte di Pipa, contemporaneamente anche illustrate in versetti, il che testimonia una ricerca sistematica e argomentativa. L'argomento è una delle caratteristiche principali della critica letteraria.
Così, Pipa indaga le tracce dantesche nel poema intitolato Ossi, Meriggiare Pallido scritta nel 1916. Pipa trova che le idee e la struttura  poetica siano di Dante, facendo riferimento anche ad altri ricercatori che hanno concluso che il poema in questione è un esempio di imitazione costante, e ad un altro autore, Pascal. (Bunfiliali). 
L’ombra di Dante si manifesta in qualsiasi parte del lavoro di Montale, come dimostra l’analisi comparativa che viene fatta ai testi di Montale, anzi  fino alle constatazioni riguardo la fragranza ispiratrice dalla poesia “L’Inferno”, che secondo Pipa fornisce una spiegazione per la poesia di Montale, particolarmente richiamando l'attenzione alla implicazione politica della poesia.
Tuttavia, le creatività costanti dei due poeti sono spesso accompagnate da una divergenza nella formulazione concettuale e teologica.
Allegoria e Allusione
Pipa come punto in comune tra Dante e Montale, trova l’allegoria. Secondo Pipa, l’allegoria caratterizza la forma mentis di Dante. In questo modo Pipa vede le tecniche di scrittura di Montale come varietà dell’allegoria. 
L’Analisi testuale si mette alla ricerca di varianti equivalenti tra i due grandi poeti.
La lettura dell’allusione e dell’allegoria è una lettura di due estremità tematiche: Amore e Politica. Così, la ricerca e l'analisi delle figure del testo, in questo caso l’allusione e l’allegoria, confermano le vecchie tesi secondo cui la poesia di Montale si basa sui significati suggeriti da parole e frasi  interessanti. In questo contesto, si danno degli esempi di codici e figure narrative, come ad esempio: metonimia e omonimia.
In generale, come in altri casi, Pipa cerca le figure concettuali come figure significative estrapolandone l’origine, nel caso della poesia di Montale così come in quella di Dante.
Così, attraverso l'analisi sottile figurativa e le piccole unità della sintassi (sintassi-stilistica) si scoprono le idee politiche ed estetiche di Montale, che sono ben codificate all'interno del testo e che fungono da principali figure letterarie.
Pertanto, la figura poetica si scompone, si decodifica nel contesto stilistico come pure nel contesto semantico. Poi, si esaminano i poemi narrativi in base ad una analisi testuale e contestuale, scomponendo ogni parola e frase che corrisponde tra di loro. In questo modo, l'interpretazione si concentra sulla polivalenza del linguaggio poetico, in tutti i contesti.
La somma delle analisi
L’Analisi della struttura delle opere letterarie di Montale si accompagna ad un'analisi comparativa fono-stilistica. Tale interpretazione è in favore della più profonda comprensione della perifrasi, per aprire il grande dialogo con il testo, per convertire la sua critica in critica di dialogo, avendo per base l’analisi linguistica ed etimologica delle parole e delle frasi poetiche.
L’Analogia, il dettaglio, la reminiscenza, l'immagine, il gioco delle parole e la semantica delle figure concettuali sono nozioni che portano Pipa verso i risultati della ricerca per definire la figura come allegoria visionaria, qualcosa che va oltre la figura e che diventa una strategia, struttura letteraria, da sempre legata alla stretta lettura che legittima quasi tutti i piani del testo:
"Le analogie (del testo) non finiscono qui. ‘Arsenio’ in greco significa ‘male- cattiveria’ e ‘Adam’ in ebraico significa ‘uomo’". Segue l’analisi morfologica del testo (come microstruttura), nella quale si mette in evidenza l’analogia delle classi delle parole di Dante, che sono ben assimilate da Montale. 
Questo probabilmente dirige Pipa verso una ricerca poststrutturale, per vedere e concepire queste analogie come una reminiscenza e invariante del testo.
La lettura delle (in)varianti
Le invarianti linguistiche e letterarie funzionano in modo “dinamico” in tutta l'opera di Montale. Come tali, esse hanno a che fare con veri e propri elementi testuali, e in termini latu sensu del concetto, illustrano il profondo gioco di similitudine, dei constanti e dei diversi punti d’incontro. Le invarianti, come dimostrato, contribuiscono a dare una accurata descrizione della struttura dell’opera letteraria. Basato sul sistema che adopera il teorico e comparativìsta A. Marino, Pipa è un profondo ricercatore; indagando le versioni del testo, egli mette in evidenza anche le  invarianti strutturali, poiché Montale fa riferimento alla letteratura mondiale come la Divina Commedia, quindi fa riferimento alle invarianti relazionali e intra-comunicative come corrispondenza (contatti) tra le letterature nazionali (ricorda qui l'approccio Coleridge) come quella inglese, americana e francese, e anche le  invarianti universali e culturali, con accento sulla cultura biblica. Questi invarianti, sia nell’aspetto fono-stilistico, sintattico-stilistico e semantico-stilistico si mostrano sempre sotto forma di reminiscenza sfocata. 
Analisi testuale del lessico
L’Analisi di Pipa, essendo polivalente, lascia i principi metodologici e si lancia in analisi testuali di lessico indagando le connotazioni del lessico semantico. Per ogni parola Pipa osserva, scompone  il significato delle frasi o gruppo di parole, ma anche le connotazioni e il significato secondario. 
Pertanto, l'analisi di Pipa è analisi progressiva (Barti), poiché essa segue una procedura specifica: parola dopo parola, disintegra il testo in frammenti tematici, frasi e figure essenziali della poesia di Montale, che sono identificati come reminiscenze di Dante. Qui, dalla lettura estetico-semiotico si slitta nella lettura semantica, perciò il discorso critico-estetico si trasforma in discorso contestuale-referenziale. Tuttavia, la ricerca della allegoria è continua; attraverso essa si indagano le  linee di scrittura di Dante. Pipa, essendo sempre davanti o dietro al modello del suo oggetto, Montale, rafforza il testo con il discorso critico argomentativo, suo elemento base di approccio.
La natura di tale lettura, espone i primi significati e la figura viene letta come una figura doppia, o come l’avrebbe chiamato Pipa come multipla allegoria. 
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 15:05:12
Walter Bendix Schoenflies Benjamin :
 pronuncia tedesca valtɐ ˈbɛnjami
(Charlottenburg, 15 luglio 1892 – Portbou, 26 settembre 1940)

......è stato un filosofo, scrittore, critico letterario e traduttore tedesco.

Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio del 1892, in una famiglia ebraica.
Il padre, Emil, era un ricco antiquario e la madre, Paula Schönflies, proveniva da un'agiata famiglia di commercianti. A Walter seguono altri due figli: Dora (che morirà a Zurigo nel 1946) e Georg (futuro dirigente del Partito Comunista Tedesco, che morirà nel 1942 nel campo di concentramento di Mauthausen).
 
Nel 1902 Walter frequenta a Berlino il Friedrich-Wilhelm Gymnasium dal quale verrà trasferito per motivi di salute nel 1905 e presso il quale tornerà nuovamente nel 1907 per terminare gli studi liceali con la maturità nel 1912. Nello stesso anno si iscrive al corso di filosofia dell'Università di Berlino. Alterna la frequenza a questi corsi con quella presso l'Università di Friburgo in Brisgovia. Qui conosce il giovane poeta Christoph Friedrich Heinle, cui dedicherà un cospicuo corpus di poesie, composte tra il 1915 e il '25. In questi anni intensifica la sua attività nella Jugendbewegung, un'organizzazione universitaria giovanile con la quale aveva iniziato a collaborare fin dai primi mesi universitari. Degli anni 1914-1915 è anche il manoscritto incompiuto di Metafisica della gioventù.
 
Il 21 luglio 1915, a Berlino, avviene il primo incontro con Gershom Scholem, col quale stringerà una profonda amicizia e un saldo legame intellettuale. Scholem, che abbandonerà poco dopo gli studi di matematica e filosofia per dedicarsi allo studio della mistica ebraica, favorirà l'avvicinamento di Benjamin agli studi sull'ebraismo e un'analisi approfondita del rapporto tra l'ebraismo e la filosofia. A tale proposito si veda il libro di Gershom Sholem: Walter Benjamin. Storia di un'amicizia, Adelphi, Milano, 1992.
 
Nel 1917 sposa Dora Kellner, già sposata con Max Pollak e da questo divorziatasi per la relazione con Benjamin. Nel 1918 nasce il suo unico figlio, Stefan (che morirà a Londra nel 1972).
 
Il 27 giugno del 1919 si laurea summa cum laude in filosofia discutendo una tesi su Il concetto di critica nel primo romanticismo tedesco. Tutt'altro che opera immatura, questo lavoro legge in modo del tutto originale la critica letteraria dei fratelli Schlegel, concentrandosi sul concetto di rispecchiamento (Wiederspiegelung), cioè di un'opera letteraria che sia commento e riflessione sulla letteratura stessa, anticipando così temi propri della letteratura postmoderna.
 
Gli anni dal 1920 al 1927 sono anni di grande impegno intellettuale; scrive, in ordine cronologico, Per la critica della violenza, Il compito del traduttore, Saggio su Le affinità elettive di Goethe e la complessa opera Il dramma barocco tedesco. In questi anni conosce Ernst Bloch, Franz Rosenzweig, Theodor W. Adorno, Erich Fromm. Nel 1924 aveva conosciuto Asja Lacis, una regista rivoluzionaria lettone con la quale inizierà un rapporto intellettuale e sentimentale che sarà determinante per la sua decisa svolta in senso marxista e comunista. Nello stesso anno fallisce il tentativo di ottenere l'abilitazione presso l'Università di Francoforte ed entrare così nel mondo accademico. La dissertazione presentata da Benjamin in quest'occasione è il fondamentale saggio che oggi conosciamo come Il dramma barocco tedesco. Sul fronte letterario si occupa anche di divulgare l'opera della cugina, la poetessa berlinese Gertrud Kolmar, che verrà deportata ad Auschwitz nel marzo del 1943, alla quale, proprio in questi anni, dedica diversi articoli e recensioni su alcune riviste.
 
Nel 1928 stringe un'altra importante amicizia anch'essa determinante per la sua ulteriore evoluzione intellettuale: incontra e si lega a Bertolt Brecht. A partire dagli anni trenta si avvicina all'Istituto per la ricerca sociale diretto da Max Horkheimer, con il quale i rapporti si faranno più intensi a partire dal 1934-1935. Negli stessi anni si impegna sempre più, oltre che in saggi letterari densi di riflessioni filosofiche (il Leskov, il saggio su Kafka, quello su Baudelaire e il saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica), in un'opera filosofica che, contenuta nelle intenzioni, lo accompagnerà, incompiuta ed estremamente vasta, fino alla morte: il Passagen-Werk.
 
Ormai stabilitosi a Parigi ove sarà "un ascoltatore assiduo delle conferenze del Collège de sociologie"[2], nel settembre del 1939, allo scoppio della guerra, viene internato in un campo di lavori forzati in quanto cittadino tedesco. Tra la fine del 1939 e il maggio del 1940 scrive le Tesi sul concetto di storia, il suo ultimo lavoro e testamento spirituale. Le Tesi avrebbero dovuto essere l'introduzione del Passagen-Werk, che Benjamin non poté completare e che grazie a Georges Bataille fu nascosto e conservato alla Bibliothèque Nationale[3]; gli abbozzi sono stati pubblicati in Italia da Einaudi, prima nel 1986 col titolo Parigi, capitale del XIX secolo e poi nel 2000 col titolo I «passages» di Parigi.
 
Il 14 giugno del 1940 Parigi è occupata dai tedeschi. Benjamin fugge verso la Spagna nel tentativo di varcare il confine per raggiungere una località di mare e imbarcarsi verso gli USA dove già si erano rifugiati i suoi amici dell'Istituto per la ricerca sociale, tra cui Theodor W. Adorno.
 
Nella notte del 25 settembre del 1940, presso la località di Port Bou nella Catalogna spagnola, nel tentativo di sfuggire alla probabile cattura da parte della polizia di frontiera spagnola e alla conseguente espulsione dalla Spagna verso il territorio francese, ormai saldamente nelle mani dell'esercito nazista, Benjamin decide di togliersi la vita ingerendo della morfina. Aveva con sé una valigia nera che custodiva gelosamente, in cui erano contenuti probabilmente dei manoscritti o delle pagine incompiute. Il giorno dopo ai suoi compagni di viaggio sarebbe stato permesso di proseguire per la loro destinazione. Altri suoi amici — tra cui Henny Gurland, futura moglie di Erich Fromm — provvidero alla sua tumulazione nel cimitero di Port-Bou, pagando il fitto del loculo per soli cinque anni. Dopo tale periodo non si sa dove possa essere finito il suo corpo, né la sua valigia nera fu mai più ritrovata. Oggi a Portbou esiste un memoriale che ricorda la figura di Walter Benjamin.

Ironia della sorte vuole che il visto che stava attendendo per imbarcarsi per gli Stati Uniti arrivò il pomeriggio successivo al suo suicidio.

tratto da Wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 15:09:30
Segue dalla prima ....di Benjamin hanno scritto :

WALTER BENJAMIN   A cura di Diego Fusaro

"C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, al bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. " (Tesi di filosofia della storia)

La Vita :
Walter Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio 1892, da Emil, antiquario e mercante d'arte, e Paula Schönflies, di famiglia alto-borghese di origine ebraica. Dei suoi primi anni rimane il visionario scritto autobiografico degli anni Trenta Infanzia berlinese intorno al millenovecento. Dal 1905 per due anni si reca al "Landerziehungsheim" in Turingia, dove fa esperienza del nuovo modello educativo impartito da Gustav Wyneken, il teorico della Jugendbewegung, il movimento giovanile di cui Benjamin farà parte fino alla scoppio della Grande Guerra. Nel 1907 torna a Berlino, concludendo gli studi secondari nel 1912. In quello stesso anno comincia a scrivere per la rivista "Der Anfang", influenzata dalle idee di Wyneken. Dall'università di Berlino si trasferisce a quella di Friburgo in Bresgovia, dove, oltre a seguire le lezioni di Rickert, stringe un forte sodalizio col poeta Fritz Heinle, che morirà suicida due anni dopo. Scampato all'arruolamento dopo l'inizio della guerra, rompe con Wyneken, che aveva entusiasticamente aderito al conflitto. Nel 1915, trasferitosi a Monaco, dove segue i corsi del fenomenologo Moritz Geiger, conosce Gerschom Scholem, con cui inizia un'amicizia durata fino alla morte. L'anno dopo incontra Dora Kellner, che sposa nel 1917: dalla relazione nasce nel 1918 il figlio Stefan, quando la coppia si è ormai trasferita a Berna, dove Benjamin, già autore di importanti saggi ( Due poesie di Friedrich Hölderlin ; Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini ), l'anno seguente si laurea in filosofia con Herbertz discutendo una tesi sul Concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco . In Svizzera fa la conoscenza di Ernst Bloch, con cui avrà fino alla fine un rapporto controverso, tra entusiasmi e insofferenza. Nel 1920, tornato a Berlino, progetta senza successo la rivista Angelus Novus, scrive Per la critica della violenza e traduce Baudelaire. Nel 1923 conosce il giovane Theodor Adorno. Il suo matrimonio entra in crisi e nel 1924, durante un lungo soggiorno a Capri, conosce e s'innamora di Asja Lacis, una rivoluzionaria russa che lo induce ad avvicinarsi al marxismo. Pubblica un saggio su Le affinità elettive per la rivista di Hugo von Hoffmanstahl. Nel 1925 l'università di Francoforte respinge la sua domanda di abilitazione all'insegnamento accademico, accompagnata dallo scritto sull'Origine del dramma barocco tedesco, pubblicato infine tre anni dopo, insieme agli aforismi di Strada a senso unico. In questo periodo Benjamin si mantiene con la sua attività di critico e recensore per la "Literarische Welt" e traduttore (di Proust, con Franz Hessel) e viaggia tra Parigi e Mosca, cominciando a maturare il progetto (destinato a rimanere incompiuto) di un'opera sulla Parigi del XIX secolo (il cosiddetto Passagenwerk). Nel 1929 stringe un profondo rapporto con Brecht, che negli anni Trenta, dopo l'avvento del Terzo Reich, lo ospita a più riprese nella sua casa in Danimarca. Il 1933 segna infatti la definitiva separazione dalla Germania. Esule a Parigi, trascorre comunque lunghi periodi a Ibiza, Sanremo e Svendborg. Per la "Jüdische Rundschau" esce Franz Kafka, ma le sue condizioni economiche si fanno sempre più precarie: l'assegno garantitogli dallo "Zeitschrift für Sozialforschung" di Adorno e Horkheimer, per cui pubblica nel 1936 L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica e Eduard Fuchs, il collezionista e lo storico nel 1937, diventa il suo unico mezzo di sussistenza. Nel 1938-39 lavora su Baudelaire (Di alcuni motivi in Baudelaire), ma lo scoppio della seconda guerra mondiale lo induce a scrivere di getto il suo ultimo testo, le tesi Sul concetto di storia. Internato nel campo di prigionia di Nevers in quanto cittadino tedesco, viene rilasciato tre mesi dopo. Abbandona tardivamente Parigi e cerca di ottenere un visto per gli Stati Uniti. Nel settembre del 1940 viene bloccato alla frontiera spagnola dalla polizia: nella notte tra il 26 e il 27 si toglie la vita ingerendo una forte dose di morfina. Ai suoi compagni di viaggio fu concesso di passare il confine il giorno seguente.

tratto dal FilosoficoNet
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 15:10:45
SEGUE : Benjamin Walter


IL PENSIERO :

Benjamin è scrittore asistematico, privilegia la forma del saggio e dell'aforisma, e concepisce come compito specifico del critico il prendere posizione e la negazione dell'ordine esistente. Nei suoi lavori di critica letteraria riprende la pratica del commentario ebraico, diretta a restituire all'originale la forza distruttiva di cui neppure l'autore di esso era stato cosciente. Il linguaggio, infatti, ha funzione espressiva, non strumentale: attraverso di esso, l'uomo deve dare voce alle cose mute. Dunque, teoria critico-materialistica e pensiero utopico-messianico si congiungono in modo originale nell'opera di Benjamin. Nella genesi del suo pensiero sono presenti motivi della filosofia romantica (alla quale è dedicata la sua tesi di laurea sul Concetto di critica d'arte nel romanticismo tedesco , del 1918), il pensiero nietzscheano (per le critiche alle pretese sistematico-totalizzanti della ragione, l'atteggiamento ermeneutico critico nei confronti della tradizione culturale e della realtà sociale, l'attenzione per il rapporto tra i contenuti del pensare e i suoi modi espressivi), l'esperienza delle avanguardie artistico-letterarie (per tutto ciò che di che di rivoluzionario e di dirompente hanno avuto nei confronti di una concezione ottimistica-retorica dell'uomo). Una componente essenziale della formazione e del pensiero di Benjamin è poi il suo ebraismo, rivissuto in molti suoi aspetti (a cominciare dalla lacerante tensione tra attesa messianica e valorizzazione della memoria storica) attraverso il rapporto con Gershom Sholem, un grande studioso della mistica ebraica. E' al tema di una lingua pura, immediatamente simbolica (cui si oppone la violenza operata dall'astrazione e dal giudizio concettuale proprio delle moderne concezioni del pensiero e del linguaggio) che sono dedicati i primi saggi di Benjamin: Sulla lingua in generale e su quella degli uomini ( 1916 ); Per la critica alla violenza ( 1921 ); Il compito del traduttore ( 1923 ). Sull'interpretazione dell'opera d'arte è incentrato invece il Saggio sulle affinità selettive di Goethe ( 1924-1925 ). In esso s'annuncia un motivo decisivo della riflessione estetica di Benjamin: la conciliazione proposta o suggerita dall'opera d'arte è solo un'apparenza mistificante; quanto alla pretesa totalità essa è falsa e smentita dall'intima (benché talora non evidente) frammentarietà del prodotto artistico. Nell'opera d'arte non è immediatamente visibile una dimensione utopico-positiva. Questa semmai è presente nella forma dell'inespresso, "del non detto" dell'arte - ovvero in una speranza che peraltro possono solo cogliere solo coloro che ne sono radicalmente privi. L'opera più compiuta di Benjamin - la sola ch'egli potè portare a termine - è L'origine del dramma barocco tedesco ( 1928 ). Attraverso una ricca analisi delle forme e figure del dramma barocco (Trauerspiel) come impossibile tentativo di ripetere storicamente la tragedia greca, questo celebre saggio svolge un acuto e suggestivo discorso sui concetti di simbolo e allegoria - e più in generale sull'essere e sul conoscere umano. Benjamin presenta infatti l'allegoria barocca come critica dell'aspirazione classicista a riunificare la scissione originaria prodottasi nell'uomo ed espressa sia nella simbologia tecnologica (il creatore e la creatura, la caduta e la redenzione…), sia in alcune coppie antinomiche della tradizione occidentale (il finito e l'infinito, il sensibile e il sovrasensibile…). Sotto un diverso profilo, l'opera benjaminiana fornisce una chiave preziosa per interpretare anche alcune fondamentali aporie dell'arte (e della coscienza) moderna: Benjamin fa infatti vedere come la tensione a raggiungere nell'esperienza artistica il "simbolo" (e quindi l'unificazione effettiva di cosa, linguaggio e significato) esploda continuamente in "allegoria", ovvero in una dialettica eccentrica (priva di centro) tra quanto è figurato nell'espressione, le intenzioni soggettive che lo hanno prodotto e i suoi autonomi significati. Per questo scacco del simbolico la malinconia diviene, nell'indagine di Benjamin, il sentimento fondamentale del soggetto moderno. A un altro livello, ciò che il trionfo dell'allegoria rivela è un'insanabile lacerazione, una sempre più radicale perdita di senso, un decadimento dell'umano e della storia. A partire dagli anni '30 Benjamin si avvicinò in qualche misura alla "Scuola di Francoforte": pur senza mai entrare a far parte organica del gruppo, egli collaborò con la "Rivista per la ricerca sociale" ed ebbe un'intensa, seppur travagliata, amicizia con Adorno. Le molteplici differenze tra i due pensatori non debbono far dimenticare (come talora è accaduto) certe loro innegabili prossimità di interessi e anche, entro certi precisi limiti, di convinzioni teoriche. Sia Adorno sia Benjamin respingono il privilegiamento dell'esistente, la ubriV della ragione positivistica, la barbarie dell'organizzazione capitalistica e della società. Entrambi (ma soprattutto Benjamin) rifiutano un'interpretazione e una pratica della riflessione come ricerca del sistema, del fondamento assoluto. La filosofia, secondo loro, deve soprattutto mettere in luce le contraddizioni celate sotto le ingannevoli apparenze della realtà e, insieme, il bisogno di felicità e di emancipazione insito nel mondo umano. Tale bisogno si esprime (spesso in modo cifrato) nelle situazioni, nei testi, negli eventi più disparati. Per questo, entrambi i pensatori fanno filosofia interrogando le testimonianze o i segni più eterogenei e talvolta sconcertanti. Sotto tale profilo, il più caratteristico e suggestivo saggio di Benjamin è l'incompiuta opera su Parigi come " capitale del XIX secolo ", nella quale il pensatore ha cercato di afferrare il senso di un'intera epoca storica giustapponendo l'analisi della poesia di Baudelaire e quella dell'assetto urbanistico parigino, l'interpretazione di nuove figure psico-antropologiche (il "flaneur", il "dandy", la prostituta) e l'esame dei nuovi caratteri della produzione e della circolazione della merce. Molta attenzione egli dedica soprattutto alla figura di Baudelaire, di cui fu anche traduttore: in particolare, distingue il concetto di "esperienza" dal concetto di "esperienza vissuta"; la seconda permette di rielaborare razionalmente, attraverso la riflessione, gli "choc" della vita, così da impedirne la penetrazione nel profondo e da difenderne la coscienza dal loro assalto. La semplice "esperienza" è invece quella subita direttamente dallo choc, senza mediazione: è quest'ultimo il caso di Baudelaire, che nella vita cittadina subisce incessantemente l'esperienza degli choc prodotti dagli urti della folla, dalle luci, dalle novità dei prodotti e delle situazioni e insomma dall'esistenza stessa di una metropoli moderna. La folla sarebbe perciò la " figura segreta " (il suggello e insieme la potenza nascosta) della sua poesia: pur non essendo mai compiutamente rappresentata, tuttavia la folla è una presenza ossessiva nell'opera di Baudelaire e non va ricercata tanto nei temi e nei contenuti, quanto nella forma poetica, nel ritmo nervoso, ora ondulato, ora franto, del verso baudelairiano ( " questa folla, di cui Baudelaire non dimentica mai l'esistenza, non funse da modello a nessuna delle sue opere. Ma essa è iscritta nella sua creazione come figura segreta "). Nella propria anatomia della modernità, Benjamin si è spesso rivelato più aperto e spregiudicato di Adorno: ora interrogandosi sul fenomeno della droga, ora analizzando con simpatia produzioni socio-culturali in apparenza 'minori', come la letteratura per l'infanzia e il "feuilleton", la fotografia e i giocattoli. Un'altra e più sostanziale diversità fra i due filosofi è l'atteggiamento nei confronti dell'arte: convinto come Adorno che il fenomeno artistico sia un'esperienza particolarmente eloquente del disagio della civiltà, Benjamin ne ha una visione meno aristocratico-elitaria rispetto a quella dell'amico. Una significativa testimonianza di ciò è offerta dal saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1936-37). In esso, Benjamin contrappone ad ogni interpretazione mistico-esoterica del fenomeno artistico una concezione in qualche modo secolarizzata di esso. Prodotto di uomini per altri uomini, l'arte va studiata " materialisticamente " sia nei suoi modi di elaborazione e di rappresentazione anche tecnica (non esclusi quelli fotografici e cinematografici) sai nelle particolari modalità percettive del suo fruitore. Lo sviluppo delle forze produttive, rendendo tecnicamente possibile la riproducibilità delle opere d'arte (pensiamo alla televisione, ai cd, alla radio, al computer, ecc), ha messo fine all'alone di unicità, originalità e irripetibilità dell'opera d'arte, ossia all' " aura " che la circonda di sacralità agli occhi della borghesia, la quale proietta in essa i suoi sogni e ideali aristocratici: l'aura è quindi l'alone ideale che rende sensibile al fruitore l'unicità irripetibile dell'atto creativo. Nella società di massa, in cui regna la riproducibilità dell'opera d'arte, l'opera d'arte " può introdurre la riproduzione dell'originale in situazioni che all'originale stesso non sono accessibili. In particolare, gli permette di andare incontro al fruitore, nella forma della fotografia o del disco. La cattedrale abbandona la sua ubicazione per essere accolta nello studio di un amatore d'arte; il coro che è stato eseguito in un auditorio oppure all'aria aperta può venir ascoltato in una camera. Ciò che vien meno è quanto può essere riassunto con la nozione di 'aura' e si può dire: ciò che vien meno nell'epoca della riproducibilità tecnica è l'aura dell'opera d'arte ". La riproducibilità tecnica segna il trionfo della copia e del " sempre uguale ", per uomini rimasti privi di saggezza; ma in ciò, secondo Benjamin, si annida un potenziale rivoluzionario, perché apre alle masse, soprattutto nelle forme del cinema e della fotografia, l'accesso all'arte e alle sue capacità di contestazione dell'ordine esistente. Solo attraverso la distruzione violenta di quest'ordine, ormai diventato inumano, si può aprire lo spazio per la redenzione e la felicità. Benjamin contesta le concezioni ottimistiche del progresso, condivise anche dal marxismo dei socialdemocratici tedeschi, secondo cui la storia è un cammino lineare di sviluppo crescente. Esse, infatti, si pongono dal punto di vista dei vincitori nella storia, anziché rimettere in questione le vittorie di volta in volta toccate alle classi dominanti. Si tratta, invece, di " spazzolare la storia contropelo ", strappandola al conformismo delle classi dominanti, ovvero accostandosi al passato come profezia di un futuro e arrestando la continuità storica con un salto e una rottura. Nella storia, infatti, non c'è un teloV , un "fine" garantito: e infatti anche sugli sviluppi della società sovietica Benjamin è pessimista. Solo recuperando e prendendo al proprio servizio la teologia e il messianesimo sarà possibile liberarsi dalla fede cieca in un progresso meccanico. La differenza più sostanziale tra Benjamin e Adorno è l'atteggiamento nei confronti del pensiero dialettico : profondo conoscitore ed estimatore della cultura tedesca, Benjamin 'ignora' Hegel. Il suo silenzio esprime un rifiuto che, lungi dal condannare i soli aspetti conciliativi/totalizzanti dell'hegelismo criticati anche da Adorno, investe la stessa concezione hegeliana dell'immanenza della ragione nel reale e, soprattutto, della storicità dialettico-progressiva di quest'ultimo. La critica benjaminiana dello storicismo (e, più in generale, della concezione moderna della temporalità e del suo senso) è radicale: la sua condanna Benjamin la esprime in "Tesi di filosofia della storia" (1940). Per Benjamin ogni rappresentazione del tempo/storia secondo moduli fisico/lineari è fuorviante: è falso, inoltre, che la storia sia un processo continuo e uniforme nel tempo; che tale processo sia accrescitivo e progressivo; che, quindi, i traguardi e le aspirazioni degli uomini si debbano necessariamente ed esclusivamente collocare 'davanti'. Alla redenzione umano/sociale si deve essere spinti, invece, dalla visione del passato, fatto di " rovine su rovine " e così orrendo da esercitare in chi (come l' Angelus Novus raffigurato in un acquerello di Paul Klee molto amato da Benjamin) sa voltarsi a guardarlo una spinta irresistibile verso un futuro diverso. Se il rifiuto di un tempo/storia monodimensionale e spaziale fa pensare a certe analoghe posizioni assunte da Bergson o da Dilthey, occorre subito aggiungere che Benjamin polemizza aspramente con tutti e due i filosofi. A suo avviso, la storia, ben lungi dall'essere riconducibile ad un' "Erlebnis" soggettiva, è qualcosa di estremamente oggettivo e corposo. Così oggettivo e corposo da costituire una realtà in larga misura estranea, o almeno 'altra' rispetto al soggetto. Sotto un certo aspetto, essa appare, come dicevamo, un " cumulo di macerie " , o anche un gioco di forze terribili, tanto più terribili in quanto sanno spesso mascherarsi sotto le forme di miti seducenti. Sotto un altro aspetto, essa contiene però princìpi e valori non solo preziosi, ma imprescindibili e insostituibili. Purtroppo, non sempre il presente vuole e sa interrogare il tempo che è stato: soltanto certe epoche riescono ad inoltrarsi per tale itinerario interrogativo; e solo in certi casi si riesce ad entrare in rapporto con ciò cui, più o meno consapevolmente, si tende. Ma la ricerca di questo rapporto è un compito al quale non ci si può e non ci si deve sottrarre: la decifrazione del passato consente infatti di cogliere e di rivitalizzare idee e "unità di senso" che erano rimaste come se sepolte e bloccate nei loro possibili sviluppi. Inoltre, le domande che rivolgiamo al passato sono in realtà le nostre domande: solo comprendendo il passato comprendiamo noi stessi. Solo liberandone le virtù nascoste liberiamo noi stessi. Il Novecento appare a Benjamin abitata da grandi potenzialità sia positive (le possenti spinte auto-emancipatorie degli oppressi) sia negative (i totalitarismi, il potere tecnologico non adeguatamente controllato). In veste di marxista sui generis , Benjamin sostiene la necessità che le classi rivoluzionarie sappiano svolgere approssimativamente il loro compito teorico e pratico: senza cullarsi nell'illusione di riforme graduali e indolori, senza sottomettersi ai miti del progresso e della tecnica, ma assumendo invece una responsabilità 'epocale': quella di capire e di far capire che viviamo in uno " stato di emergenza ". Nelle Tesi di filosofia della storia , composte negli ultimi mesi della sua vita in Francia, Benjamin si richiama (a partire dal titolo) alle 11 Tesi su Feuerbach di Marx: in esse, Benjamin conduce una dura critica nei confronti dello storicismo, che giustifica gli eventi storici e assume quindi il punto di vista di coloro che hanno vinto nella storia. Egli indica, invece, una possibilità di vittoria per il materialismo storico, se questo " prende al suo servizio la teologia ", che oggi " è piccola e brutta ". Il recupero della tradizione messianica consente infatti di concepire il tempo come un processo non lineare, bensì solcato da improvvisi istanti rivoluzionari che frantumano la continuità storica: " la coscienza di far saltare il 'continuum' della storia è propria delle classi rivoluzionarie nell'attimo della loro azione. […] Al concetto di un presente che non è passaggio, ma in bilico nel tempo ed immobile, il materialista storico non può rinunciare. Poiché questo concetto definisce appunto il presente in cui egli per suo conto scrive la storia. Lo storicismo postula un'immagine eterna del passato, il materialista storico un'esperienza unica con esso. Egli lascia che altri sprechino le proprie energie con la meretrice 'C'era una volta' nel bordello dello storicismo. Egli rimane signore delle sue forze: uomo abbastanza per far saltare il 'continuum' della storia ".

Tratto dal FilosoficoNet
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 15:21:03
HARALD BOHR :
(Copenaghen, 22 aprile 1887 – Copenaghen, 22 gennaio 1951)

...è stato un matematico e calciatore danese, di ruolo mediano.
 
Le sue qualità tecniche gli permisero di essere chiamato nel 1908 nella Nazionale di calcio per i Giochi olimpici del 1908, dove vinse una medaglia d'argento.

Dopo aver conseguito la laurea nel 1910 Harald Bohr divenne un eminente matematico, mettendo le basi al campo delle funzioni quasi periodiche, mentre suo fratello Niels fu premio Nobel per la fisica.
Harald Bohr nasce nel 1887 da Christian Bohr, un professore di fisiologia, ed Ellen Adler Bohr, figlia di una facoltosa famiglia ebrea. Harald ebbe sempre un'affinità particolare con suo fratello maggiore, che il The Times paragonò a quella esistente tra il capitano Cuttle ed il capitano Bunsby dell'opera di Dickens Dombey e Figlio. Matematico e accademico.
Come suo padre e suo fratello prima di lui, Harald si iscrisse all'Università di Copenaghen, dove studiò matematica ottenendo il master nel 1909 e la laurea l'anno seguente. Tra i suoi professori ci furono Hieronymus Georg Zeuthen e Thorvald N. Thiele. Bohr si occupò principalmente dell'analisi matematica, i suoi primi lavori concernevano soprattutto la serie di Dirichlet ed anche il suo dottorato intitolato: Bidrag til de Dirichletske Rekkers Theori (Contributi alla Teoria delle serie di Dirichlet). Una collaborazione con Edmund Landau portò al successivo sviluppo del teorema di Bohr-Landau, riguardante la distribuzione degli zeri in una Funzione zeta di Riemann.
Nel 1915 divenne professore al Politecnico di Copenaghen ed iniziò una fruttuosa collaborazione con il professore di Cambridge G. H. Hardy. La sua carriera al politecnico finì nel 1930, allorché prese una cattedra all'Università di Copenaghen, che mantenne fino al 1951, anno della sua morte, venendo sostituito dal matematico Jakob Nielsen. Børge Jessen fu uno dei suoi tanti studenti.
Nel 1930 divenne il leader del movimento di critica alle teorie anti-semite che si stavano diffondendo in Germania in quel periodo, e in un articolo sul Berlinske Aften criticò aspramente le idee di Ludwig Bieberbach riguardo alla razza.
Bohr fu anche noto per essere un insegnante modello e la medaglia annuale rilasciata dall'Università di Copenaghen al professore migliore fu intitolata Harald in suo onore. Con Johannes Mollerup scrisse anche un testo di analisi matematica per l'università: Lærebog i matematisk Analyse.

Calciatore :
Bohr fu anche un giocatore di calcio, nel ruolo di mediano. Esordì nel 1903 all'età di 16 anni nell'Akademisk Boldklub, insieme al fratello, che invece giocava come portiere. Nel 1908 fu giocato il torneo di calcio dei giochi olimpici, la prima volta che la Danimarca partecipava ad un torneo internazionale, ed il suo apporto fu decisivo nella partita contro la Francia, nella quale segnò due gol ed il cui risultato fu 17-1 per la Danimarca La Danimarca successivamente affrontò il Regno Unito in finale, e la partita fu a favore dei britannici che vinsero 2-0. Dato che partecipò alla finale, Bohr ricevette la medaglia d'argento.

Tratto da Wikipedia

Seguono Immagini

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:02:39
CLAUDE CHABROL

Claude Chabrol :
(Parigi, 24 giugno 1930 – Parigi, 12 settembre 2010)

..... è stato un regista, sceneggiatore e attore francese.
 
È considerato, insieme a Truffaut, Godard, Rivette, Rohmer, uno dei padri fondatori della Nouvelle Vague
Figlio di un farmacista, Chabrol si avvicina, giovanissimo, alla settima arte lavorando come proiezionista in un piccolo paesino. Dopo gli studi in Scienze politiche, diventa critico dei Cahiers du Cinéma (nel 1957, pubblica con Eric Rohmer un libro su Alfred Hitchcock) fino a quando, nel 1958, grazie ai soldi dell'allora ricca moglie, Agnès, fonda insieme a Jacques Rivette una casa di produzione cinematografica.
In quello stesso anno, partecipa alla nascita della Nouvelle Vague francese con il suo film d'esordio, Le beau Serge, considerato il primo film del movimento[1][2], a cui seguirà I cugini (1959), che vincerà l'Orso d'oro al Festival di Berlino. I suoi primi film, Le beau Serge e I cugini (1958-59), che fanno esultare la critica, non entusiasmano però molto il pubblico, che ne scopre il talento solo negli anni sessanta con film più commerciali come La tigre ama la carne fresca, la cui sceneggiatura è scritta anche da Stéphane Audran, sua seconda moglie (la prima fu Agnès Marie-Madeleine Goute). Seguono altre pellicole dello stesso tenore (Landru, 1963; Les biches, 1968), fino a quando il regista riesce a conquistarsi una patente di coerenza e di moralità quale analista della borghesia di provincia (da Stéphane, una moglie infedele, 1968, e Il tagliagole, 1970, a L'amico di famiglia, 1973).
Negli anni settanta avviene l'incontro con l'attrice Isabelle Huppert, che diventa una delle interpreti preferite dal regista. Quegli anni saranno anni di cambiamenti per Claude Chabrol. Il regista non solo cambia molti dei suoi collaboratori, ma intraprende la sua carriera di film per la televisione e di opere dalle grandi coproduzioni.
Riservò alla televisione una serie di Histoires insolites, che influì sullo stile oggettivo di Una gita di piacere (1974), cruda indagine matrimoniale, e di Alice ou la dernière fugue (1977), girato alla maniera di Fritz Lang.
Ha poi realizzato Violette Nozière (1978), Le cheval d'orgueil (1980), tratto da un romanzo di Pierre-Jakez Helias, Volto segreto (1986), Il grido del gufo (1987), Un affare di donne (1988), Giorni felici a Clichy (1990), Madame Bovary (1991), Betty (1992), L'inferno (1994), Il buio nella mente (1995, Coppa Volpi alle due protagoniste, Isabelle Huppert e Sandrine Bonnaire, alla Mostra del Cinema di Venezia per la migliore interpretazione femminile).
La notorietà all'estero, però, gli arriva soprattutto con Un affare di donne (1988) e con le sue successive collaborazioni con la Huppert.
Ancora Isabelle Huppert è stata la protagonista di Rien ne va plus (1997) con Michel Serrault.
Nel 1998 Chabrol ha firmato uno dei migliori film della sua lunga carriera, Il colore della menzogna, mentre nel 2000 il suo Grazie per la cioccolata è stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Nel 2003 ha presentato al Festival di Berlino Il fiore del male, tratto da Qui est criminelle?, romanzo di Caroline Eliacheff che ha come tema centrale la colpa quale malattia ereditaria.
Ha presentato fuori concorso a Venezia La damigella d'onore (2004) e L'innocenza del peccato (2007).
I suoi film raccontano, spesso basandosi sui romanzi di Georges Simenon, una provincia il cui apparente conformismo borghese serve a coprire un vaso di Pandora, colmo di vizi e odi.

tratto da Wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 28 Gennaio 2013, 16:04:09
chi è vissuto da giovane a Parigi lo ricorderà bene
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:05:43
DELLO STESSO CHABROL MYMOVIES SCRIVE :

Claude Chabrol : Data nascita: 24 Giugno 1930, Parigi (Francia)
Data morte: 12 Settembre 2010 (80 anni), Parigi (Francia)

Nato a Parigi nel 1930, cresce nel piccolo villaggio di Sardent (quella provincia che così spesso entrerà nei suoi film) dove il padre è farmacista e dove, a 13 anni, fonda il primo cineclub del paese, appassionandosi alla letteratura poliziesca. Laureatosi in Lettere a Parigi, frequenta gli ambienti del cinema e incontra i registi Godard, Truffaut e Rohmer, insieme al quale scrive nel 1957 un libro su Hitchcock, autore destinato a influenzare profondamente la sua opera. Inizia quindi a collaborare con le riviste specializzate di cinema Arts e Cahiers du cinéma.

Gli esordi :
Chabrol lavora anche nell'ufficio stampa della Fox e nel 1957 dirige il suo primo film, Le beau Serge (Pardo d'argento al festival di Locarno per la miglior regia) che inaugura di fatto la Nouvelle Vague, di cui Chabrol sarà uno degli artefici. Il film anticipa già quelli che diventeranno i tratti distintivi del cinema di Chabrol: l'introspezione psicologica dei personaggi e dei loro rapporti, una trama spesso poliziesca e la descrizione accurata di un ambiente sociale.
Da quel momento inizia per Chabrol una lunga e prolifica carriera, segnata quasi per intero dalla fedeltà al genere poliziesco, che il regista reinterpreta in modo personale, privilegiando con costanza alcuni aspetti: l'analisi psicologica dei personaggi, l'attenzione per ambiti spesso ristretti alla dimensione del piccolo paese, la condizione borghese come condanna all'insoddisfazione, l'ambiguità morale che sta alla base dei comportamenti delittuosi. Si può dire che Chabrol abbia ribaltato dall'interno la logica del giallo classico (genere deputato a rassicurare il pubblico confortandolo con la finale punizione del colpevole e con il ristabilimento dell'ordine turbato), immettendovi elementi di inquietudine e problematicità tali da lasciare piuttosto turbati. Tra drammi psicologici e polizieschi, Chabrol mette al centro della propria riflessione le ossessioni e le contraddizioni della classe borghese.

La lunga e prolifica carriera :
 Il regista francese ha diretto oltre cinquanta film fra i quali vanno sicuramente segnalati I cugini (1959, Orso d'oro al festival di Berlino), Donne facili (1960), Un affare di donne (1988), Madame Bovary (1991), Il buio nella mente (1995), Rien ne va plus (1997) e Grazie per la cioccolata (2000).

 Claude Chabrol è morto a Parigi a ottant'anni il 12 settembre 2010

Seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:07:11
Non ho avuto la fortuna Rais  ;)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 28 Gennaio 2013, 16:10:46
Purtroppo neppure io
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:28:22
LECH WALESA

Lech Wałęsa :
(Popowo, 29 settembre 1943)

.......è un sindacalista, politico e attivista polacco.
 
Fu presidente della Polonia dal 1990 al 1995. Nel 1983 vinse il Premio Nobel per la pace.
 
Elettricista, si impegnò fin da giovane nel sindacato e combatté per la difesa dei diritti dell'uomo. Fondò Solidarność, la prima organizzazione sindacale indipendente del blocco sovietico: attraverso il movimento operaio cattolico, dopo una lunga e difficile stagione di confronto col regime comunista, giunse alla guida della Polonia, portando a termine una rivoluzione pacifica che, muovendo da comuni radici cattoliche, restituì la libertà al popolo polacco. Nel 1995 gli successe Aleksander Kwaśniewski.
Walesa è nato a Popowo, Polonia. Suo padre era un falegname Bolesław che è stato arrestato dai nazisti prima di Lech è nato e gettato nel campo di concentramento di Mlyniec. Boleslaw tornato a casa dopo la guerra, ma ha vissuto solo due mesi prima di soccombere alla stanchezza e la malattia - non aveva ancora 34 anni.
Nel 1961 Lech diploma di scuola elementare e professionale nella vicina Chalin e Lipno da un elettricista qualificato, ha lavorato 1961-1965 come meccanico di auto, poi ha intrapreso il suo stint due anni obbligatori di servizio militare, raggiungendo il grado di caporale, prima di iniziare il lavoro presso il cantiere Lenin di Danzica, Stocznia Gdańska im. Lenina, ora il cantiere navale di Danzica, Stocznia Gdańska, come elettricista, il 12 luglio 1967.
 L'8 dicembre 1969 è sposato con Danuta Golos. La coppia ha otto figli:. Bogdan, Sławomir, Przemysław, Jarosław, Magdalena, Anna, Maria-Wiktoria, Brygida.
Fin dall'inizio, Walesa era interessato a preoccupazioni dei lavoratori;. Nel 1968 ha incoraggiato i colleghi del cantiere di boicottare manifestazioni ufficiali che condannarono scioperi studenteschi recenti . Un leader carismatico,  era un organizzatore di scioperi illegali 1970 a Danzica Cantiere (i polacchi 1970 proteste) quando i lavoratori hanno protestato il decreto del governo aumento dei prezzi alimentari;  con la partecipazione estesa e putroppo con 30 morti di lavoratori, Walesa era galvanizzato a suo punto di vista, in merito alla necessità per il cambiamento.  Nel giugno del 1976, Wałęsa ha perso il lavoro presso i cantieri di Danzica per il suo costante impegno nei sindacati clandestini, scioperi e una campagna per commemorare le vittime delle proteste del 1970.  In seguito, ha lavorato come elettricista per molte altre aziende, ma è stato continuamente licenziato per il suo attivismo ed è stato senza lavoro per lunghi periodi . Lui e la sua famiglia erano sotto costante sorveglianza da parte della polizia segreta polacca. sua casa e sul posto di lavoro sono stati sempre sotto controllo.  Nel corso dei prossimi anni, è stato arrestato più volte per la partecipazione alle attività di dissidenti. 
Wałęsa ha lavorato a stretto contatto con il Comitato di difesa dei lavoratori '(KOR), un gruppo che è emerso a prestare aiuto alle persone arrestate dopo il 1976 scioperi e alle loro famiglie.  Nel giugno del 1978 è diventato un attivista dei sindacati sotterranei di libero scambio del Costa (Wolne Związki Zawodowe Wybrzeża).  Il 14 agosto 1980, dopo un altro aumento dei prezzi alimentari ha portato a uno sciopero presso il cantiere Lenin a Danzica, uno sciopero di cui è stato uno dei promotori-Wałęsa scalato la recinzione cantiere e , una volta dentro, è diventato rapidamente uno dei leader dello sciopero.  Lo sciopero ha ispirato alcuni scioperi simili, prima a Danzica, poi in tutta la Polonia. Wałęsa guidato l'Inter-Plant comitato di sciopero, coordinando gli operai a Danzica e, a 20 altri impianti della regione.  Il 31 agosto, il governo comunista, rappresentato dal Mieczysław Jagielski, hanno firmato un accordo (accordo di Danzica) con lo sciopero Comitato di Coordinamento.
L'accordo, oltre a garantire i lavoratori dei cantieri navali Lenin il diritto di sciopero, ha permesso loro di formare la loro sindacato indipendente in materia commerciale.
Con la metà degli anni 1980, Wałęsa ha continuato sotterranei Solidarietà attività connesse.  Ogni numero del settimanale leader della metropolitana, Tygodnik Mazowsze, portava il suo motto, "La solidarietà non sarà divisa o distrutta".  A seguito di una amnistia 1986 per Solidarietà attivisti, Wałęsa ha co-fondato il primo soggetto manifesta solidarietà giuridica in quanto la dichiarazione di legge marziale, il Consiglio provvisorio NSZZ Solidarietà (Tymczasowa Rada NSZZ Solidarność).  Dal 1987 al 1990, ha organizzato e guidato la " semi-illegale "Comitato esecutivo provvisorio del sindacato Solidarnosc. Alla fine dell'estate 1988, ha istigato lavoro arresto colpisce al cantiere navale di Danzica.
Dopo mesi di scioperi e le deliberazioni politiche, al termine della 10a sessione plenaria del Partito (POUP, il partito comunista polacco) dei Lavoratori Uniti polacco ', il governo ha accettato di entrare in negoziati della Tavola Rotonda che è durato da febbraio ad aprile 1989.
 Walesa è stato un leader informale del lato "non governativa" nei negoziati. Nel corso del colloquio, ha viaggiato in lungo e in largo la Polonia, dando discorsi a sostegno dei negoziati. Alla fine del i colloqui, il governo ha firmato un accordo per ristabilire il sindacato Solidarność e organizzare "semi-libere" elezioni per il parlamento polacco (semi-libero in quanto, in conformità con l'accordo tavola rotonda, solo i membri del partito comunista e suoi alleati potrebbe stare per il 65% dei seggi al Sejm).
Nel dicembre 1988, Wałęsa co-fondato la solidarietà dei cittadini 'comitato.  In teoria era solo un organo consultivo, ma in pratica era una specie di partito politico e ha vinto le elezioni parlamentari del giugno 1989 (Solidarietà ha preso tutti i posti a sedere il Sejm, che sono stati oggetto di elezioni libere, e tutti, ma un seggio nel nuovo ristabilito Senato) ] Wałęsa fu una delle figure più pubbliche della Solidarietà,. anche se non è stato eseguito per il parlamento stesso, era un sostenitore attivo, che appare sui manifesti della campagna molti.  In realtà, i vincitori Solidarietà alle elezioni Sejm sono stati denominati "team Wałęsa" o "Lech squadra", come tutti quelli che ha vinto era apparso sui loro manifesti elettorali con lui.
 
Segue
Mentre apparentemente solo presidente di Solidarnosc, Walesa ha svolto un ruolo chiave nella politica pratica. Nel mese di agosto 1989, ha convinto i leader degli ex comunista alleati partiti per formare un governo non comunista di coalizione - il primo governo non comunista del blocco sovietico. Il parlamento eletto Tadeusz Mazowiecki come primo
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:51:23
segue dalla prima : Walesa :

A seguito delle elezioni del giugno 1989 parlamentari, Walesa è stato deluso dal fatto che alcuni dei suoi ex compagni d'armi si accontentavano di governare insieme ex comunisti. ] Ha deciso di correre per la carica di nuova ristabilito del presidente, con lo slogan, " Io non voglio, ma non ho scelta "(" Nie chcem, ale muszem. ").  Il 9 dicembre 1990, Wałęsa ha vinto le elezioni presidenziali, sconfiggendo il primo ministro Mazowiecki e altri paesi candidati di diventare il primo presidente democraticamente eletto della Polonia  Nel 1993 ha fondato il suo partito politico, il Blocco non schierato per il sostegno delle riforme (BBWR -. iniziali fatto eco quelle di Józef Pilsudski "Bloc apartitica per la cooperazione con il Governo", di 1928-1935, anch'essa apparentemente non-politica).
Durante la sua presidenza, Walesa ha visto la Polonia attraverso la privatizzazione e la transizione verso una economia di libero mercato (il Piano Balcerowicz), Polonia 1991 prime elezioni completamente gratis parlamentari, e un periodo di ridefinizione delle relazioni estere della Polonia.  Ha negoziato con successo il ritiro delle truppe sovietiche dal suolo polacco e ha vinto una sostanziale riduzione dei debiti esteri della Polonia.
Iscrizione Wałęsa sostenuto Polonia nella NATO e nell'Unione europea (entrambi questi obiettivi sarebbe realizzato dopo la sua presidenza, nel 1999 e nel 2004, rispettivamente).  Nei primi anni 1990, Wałęsa ha proposto la creazione di un "NATO bis" come sub-regionale la sicurezza del sistema. Il concetto, sebbene sia sostenuta dai movimenti di destra e populista in Polonia, ha ottenuto scarso sostegno all'estero; Polonia vicini, alcuni dei quali (ad esempio, Lituania) hanno avuto l'indipendenza solo di recente riconquistata, tendevano a vedere la proposta polacca "neo-imperialismo". Walesa è stato criticato per uno stile di confronto e, di aver istigato "guerra al top", per cui gli ex alleati di solidarietà si sono scontrati tra loro, causando variazioni annue di governo.  Questo portò Wałęsa ad essere isolato sulla scena politica.  Ha perso alleati .Venuto a essere circondato da persone che sono state visualizzate dal pubblico come incompetenti e poco raccomandabili.  Durante le campagne elettorali ciò ha portato ad appannare la sua reputazione . L'ex elettricista, senza istruzione superiore è stato pensato da alcuni di essere troppo semplice,  poco dignitoso per la carica di presidente.  Altri hanno pensato a lui troppo irregolare nel suo visualizzazioni [12] [24] [28] o si lamentava che era troppo autoritario - che ha cercato di rafforzare il proprio potere a spese del Sejm [12] [24] [25] [27] Jacek Merkel, Walesa nazionale. consigliere per la sicurezza, accreditato le carenze della presidenza Wałęsa di incapacità Wałęsa di comprendere l'ufficio del presidente in quanto istituzione [29] [chiarificazione necessaria] Infine, Wałęsa i problemi sono stati aggravati dalla difficile transizione verso un'economia di mercato,. mentre nel lungo periodo è stato visto come un grande successo, ha perso il governo Walesa molto sostegno popolare. [24] [25] [30]
 BBWR Walesa scarsi risultati del 1993 elezioni parlamentari, a volte il suo sostegno popolare ridotta a circa il 10%, e ha strettamente perso del 1995 elezioni presidenziali, raccogliendo 48.72% dei voti al ballottaggio contro Aleksander Kwasniewski, che ha rappresentato il polacco risorgente post-comunisti (l'Alleanza democratica di sinistra, SLD) [3] [12] [25] il destino Walesa era segnato dalla sua cattiva gestione dei media;. nei dibattiti televisivi, è venuto fuori come incoerente e maleducato, alla fine del il primo dei due dibattiti, in risposta alla mano tesa Kwasniewski, ha risposto che il leader post-comunista potrebbe "scuotere la gamba". [25] Dopo l'elezione, Walesa ha detto che stava per andare in "pensione politica", e il suo ruolo nella politica divenne sempre più marginale.
Dalla fine della sua presidenza, Walesa ha tenuto conferenze su Central storia europea e della politica in varie università e organizzazioni.  Nel 1996 ha fondato l'Istituto di Lech Wałęsa, un think tank la cui missione è quella di sostenere i governi locali e la democrazia in Polonia e in tutto il mondo . Nel 1997 ha contribuito ad organizzare un nuovo partito, la Democrazia cristiana della Polonia terza Repubblica,.  ha inoltre sostenuto l'azione della coalizione elettorale di solidarietà (Akcja Wyborcza Solidarność), che ha vinto le elezioni parlamentari del 1997. [12] [14] Tuttavia, vero organizzatore leader e principale del partito è stato un nuovo sindacato Solidarność leader, Marian Krzaklewski. [35] Wałęsa corse di nuovo alle elezioni presidenziali del 2000, ma ha ricevuto solo l'1% dei voti.  Durante la Polonia elezioni presidenziali del 2005, Wałęsa sostenuto Donald Tusk, dicendo che era il candidato migliore.
Nel 2006 Wałęsa smettere di solidarietà, citando le differenze oltre il sostegno del sindacato della legge e del partito Giustizia, e l'ascesa al potere di Lech e Jaroslaw Kaczynski.  Il 27 febbraio 2008, presso il Methodist DeBakey Heart and Centro Vascolare, a Houston, Texas , negli Stati Uniti, Walesa ha subito un posizionamento di stent dell'arteria coronaria e l'impianto di un pacemaker cardiaco. [38] Nel periodo che precede le elezioni del 2009 del Parlamento europeo, è apparso in una manifestazione a Roma per approvare il pan-europeo euroscettico partito Libertas, descrivendolo e il suo fondatore Declan Ganley come "una forza per il bene nel mondo".  Wałęsa ha ammesso di essere stato pagato per dare il discorso, ma ha affermato di sostenere la Piattaforma Civica, esprimendo la speranza che candidati Libertas sarebbe stato eletto al Parlamento europeo. E 'membro del consiglio consultivo internazionale delle vittime del comunismo Memorial Foundation e un destinatario del Truman-Reagan Medal of Freedom, insieme a Anna Walentynowicz e Giovanni Paolo II. 
Nel 2011 Wałęsa ha scritto un articolo sostenendo che il comunismo non è una soluzione praticabile temporanea per i paesi poveri africani nel 21 ° secolo.  Egli ha anche espresso sostegno del movimento Occupy Wall Street.
Wałęsa è un devoto cattolico romano  e, uno strenuo oppositore di aborto, e ha detto che avrebbe preferito perdere la presidenza venti volte spiuttosto che accettare una legge che ammette l'aborto in Polonia.  In un'intervista per la televisione polacca in 2012, Walesa ha detto che, come cattolico, si oppone la fecondazione in vitro e il matrimonio omosessuale, aggiungendo che se suo figlio fosse un omosessuale avrebbe pregato per lui di smettere di andare in fondo alla strada sbagliata.
A parte il suo Nobel per la Pace 1983, Wałęsa ha ricevuto molti altri riconoscimenti internazionali e premi.  è stato nominato "Man of the Year" dalla rivista Time (1981),  The Financial Times (1980) e The Observer (1980)  e 'stato il primo a ricevere la Medaglia della Libertà, il 4 luglio 1989 a Philadelphia, Pennsylvania,  e nello stesso anno ha ricevuto la Medaglia Presidenziale della Libertà  è l'unico pole di aver affrontato una riunione congiunta del Congresso degli Stati Uniti (15 novembre 1989).
Nel corso degli anni, Walesa è stato accusato di essere stato un informatore per la polizia segreta polacca Sluzba Bezpieczenstwa (SB) nei primi anni 1970, nome in codice "Bolek". Anche se questo era molto prima Wałęsa emerso come un eroe della solidarietà, non si sa ancora se abbia avuto un effetto sulle sue decisioni successive, ad esempio, facendo di lui un obiettivo probabile di ricatto. In data 11 agosto 2000, la Corte d'appello di Varsavia, V Wydział Lustracyjny, ha dichiarato che la dichiarazione di lustrazione Walesa era vera - che non aveva collaborato con il regime comunista tuttavia, la questione riemerge periodicamente.



Tratto da Wikipedia ( Inglese ) ....per questo motivo la traduzione, il lesico ecc, sono spesso di difficile comprensione ed approssimativi.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:56:44
SHEVACH WEISS

Shevach Weiss, politico ebreo ed ex ambasciatore di Israele in Polonia.
Shevah Weiss è uno scienziato politico israeliano ed ex politico.
Weiss è nato il 5 luglio 1935 a Borysław, Polonia (oggi in Ucraina).

Shevach Weiss è nata a Borislav, Polonia orientale (oggi Ucraina) nel 1935, in una famiglia benestante. Gli omicidi nazisti, iniziati dopo l'occupazione tedesca, obbligarono la sua famiglia ha trovare un nascondiglio, riparo, da locali non ebrei, da famiglie che furono disposte
a rischiare anche la loro vita, per proteggerli. Tutta la sua famiglia ha vissuto in clandestinità per circa due anni e mezzo, finché non furono liberati dall'Armata Rossa.
 Come un sopravvissuto all'Olocausto, è emigrato in Palestina nel 1947. Si è laureato presso l'Università Ebraica di Gerusalemme, con una laurea in Relazioni Internazionali nel 1961, prima di fare un master in scienze politiche e contemporanei studi ebraici e poi un dottorato di ricerca.
 Nel 1975 divenne professore presso l'Università di Haifa.
 E 'stato membro del consiglio di amministrazione del comune Haifa tra il 1969 e il 1981, quando è stato eletto alla Knesset come membro del allineamento.
 Tra il 1988 e il 1992, ha lavorato come Vice Presidente della Knesset, e tra il 1992 e il 1996 come Relatore. Ha perso la sua sede nelle elezioni del 1999.
 Nel 2000 è diventato presidente del Consiglio Yad Vashem.
 Dal 2001 al 2003, ha ricoperto il ruolo di ambasciatore israeliano in Polonia.
 Il 4 gennaio 2004, per il suo contributo alla cooperazione tra la Polonia e Israele, il presidente Aleksander Kwasniewski gli ha conferito la Gran Croce (1 ° classe) dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:58:09
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 16:59:15
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 17:46:15
GILBERTO GOVI

Gilberto Govi, nome d'arte di Amerigo Armando Gilberto Govi
(Genova, 22 ottobre 1885 – Genova, 28 aprile 1966), 81 anni, ....
.............è stato un attore italiano.
Fondatore del teatro dialettale genovese, è considerato uno dei simboli della città della Lanterna.
 
Tra i suoi maggiori successi figurano classici di questo genere teatrale, diventati suoi cavalli di battaglia come I manezzi pe majâ na figgia, Pignasecca e Pignaverde, Colpi di timone. Inoltre, si devono ricordare anche Quello buonanima, Gildo Peragallo, ingegnere, I Guastavino ed i Passalacqua e Sotto a chi tocca.
Dotato di grande talento artistico, Govi, forte degli studi compiuti all'Accademia di Belle Arti, usava disegnare grottesche autocaricature che delineavano compiutamente ogni ruga e riproducevano su carta il suo viso in ogni sua parte; poté sviluppare in tal modo un sistema originale per creare personaggi nuovi per le sue interpretazioni.
Il trucco di scena era il risultato di grande abilità e di un lungo e paziente studio. Le sue ispirazioni venivano da una grande collezione di fotografie di personaggi più o meno noti, dai quali carpiva ora una barba o un pizzetto, oppure una ruga, una pettinatura o un'espressione che tornasse utile per creare un nuovo personaggio. Formidabile caratterista, era una miniera di fantasia.
All'apice della carriera era considerato in tutto il mondo un grande interprete: sapeva far muovere i suoi personaggi con una semplicità e una facilità solo apparenti; in realtà aveva la capacità e la spontaneità, un vero e proprio talento naturale, per far scaturire il riso anche con una sola espressione o un semplice ammiccamento.
Nelle sue interpretazioni Govi faceva rivivere la vita di tutti i giorni con una grande facilità. A chi lo accusava di non essersi mai esibito in un repertorio teatrale impegnato o di non avere affrontato argomenti più colti, lui replicava affermando che i teatri erano già pieni di attori impegnati che si atteggiavano in scena ma che non rappresentavano la vita di tutti i giorni; lui preferiva raccontare la storia della gente umile, dall'operaio al falegname, e raccontarla con semplicità, facendo divertire (ma anche riflettere) il pubblico fino a farlo ridere di cuore.
Nato nel popolare quartiere di Oregina-Lagaccio, in via Sant'Ugo 13 non lontano dalla stazione di Genova Piazza Principe, da Anselmo, funzionario delle ferrovie di origine modenese, e dalla bolognese Francesca Gardini, detta Fanny, gli venne dato il nome di Gilberto in onore di uno zio paterno, lo scienziato Gilberto di Mantova cui è tuttora dedicata una via nella città di Parma.
Frequentò le scuole insieme al fratello Amleto, ma fu durante una vacanza a Bologna presso lo zio materno Torquato, attore dilettante, che iniziò a entusiasmarsi per il teatro e a divertirsi nel vederlo recitare. Nonostante il padre desiderasse per lui una carriera di funzionario delle ferrovie, si appassionò sempre più per il teatro iniziando a frequentare una compagnia teatrale: a dodici anni, nel 1897, recitava già in una filodrammatica.
La predisposizione al disegno lo portò ad iscriversi all'Accademia di Belle Arti dell'Accademia Ligustica: questo studio gli risulterà utilissimo nella sua carriera di attore. A sedici anni completò il corso all'Accademia e venne assunto presso le Officine Elettriche Genovesi come disegnatore; nello stesso tempo entrò in una nuova compagnia teatrale dilettante facente parte dell'Accademia Filodrammatica Italiana con sede al Teatro Nazionale di Genova, struttura nella quale erano consentite solo recite in perfetto italiano.
Nel 1911 incontrò per la prima volta, in filodrammatica, Caterina Franchi, in arte Rina Gaioni (aveva scelto di usare il cognome del patrigno), divenuta poi sua moglie con una cerimonia intima e riservata il 26 settembre 1917 e che gli restò sino alla fine accanto, sia nella vita che come partner nella carriera teatrale.
Intanto formò una piccola compagnia di attori dilettanti, recitando in dialetto genovese e interpretando commedie scritte da Niccolò Bacigalupo; la sua massima aspirazione era quella di entrare a far parte della compagnia del celeberrimo Virgilio Talli, e quando questi ebbe modo di assistere ad una sua rappresentazione fu talmente entusiasta della sua figura e dei suoi personaggi che lo stimolò a proseguire la carriera suggerendogli di fondare un vero e proprio teatro dialettale genovese, che a quei tempi non aveva una tradizione consolidata.
Con Alessandro Varaldo e Achille Chiarella, intorno al 1913 fondò la compagnia "La dialettale", recitando a Genova ed in provincia con sempre crescente successo: si divideva tra il ruolo di capocomico, direttore artistico e animatore. Un po' accentratore (qualcuno dice anche stretto di borsa), di fatto instancabile. La compagnia continuò ininterrottamente a recitare anche durante la Prima guerra mondiale.
Dopo l'invito esplicito dell'Accademia filodrammatica a non recitare più in dialetto, nel 1916 decise di continuare per la sua strada (venne poi riammesso come socio onorario una quindicina di anni dopo, nel 1931). Fondò così una nuova compagnia, la Compagnia dialettale genovese, esibendosi nei maggiori teatri cittadini sempre con grande successo.
 Nel 1923 rappresentò al Teatro Filodrammatici di Milano la commedia I manezzi pe majâ na figgia (Gli artifici per maritare una figlia, di Niccolò Bacigalupo): fu l'inizio del successo, a livello nazionale e successivamente internazionale.
 A questo punto decise con grande coraggio di lasciare il posto fisso, sicuro, di disegnatore alle Officine Elettriche Genovesi per dedicarsi solo al teatro. Gli inizi non furono semplici, soprattutto per la scelta del repertorio da rappresentare, ma in breve tempo sopperì a questa necessità uno stuolo di autori pronti a mettersi a disposizione di un astro nascente teatrale, come Niccolò Bacigalupo, Emanuele Canesi, Carlo Bocca, Luigi Orengo, Aldo Aquarone, Emerico Valentinetti, Enzo La Rosa, Sabatino Lopez, e tanti altri.
 Tutti i testi che venivano scritti erano poi rielaborati dallo stesso Govi, tanto che gli autori lo contattavano con largo anticipo per concordare eventuali modifiche ai copioni in funzione delle sue preferenze. Redatti in italiano, i testi venivano poi tradotti dall'attore rigorosamente in dialetto genovese.
 Intanto Govi non smetteva di disegnare le sue maschere da cui nascevano i personaggi da portare in scena. Il suo volto, tracciato con mano ferma in tutte le posizioni, di fronte come di profilo, ed in ogni ruga ed espressione, campeggiava nei foyer dei teatri come una galleria di quadri che entusiasmava ulteriormente gli spettatori gratificandoli di un valore aggiunto.
Nel 1926 Govi lasciò per la prima volta l'Italia per la sua prima tournée in America Latina, una vera e propria spedizione in piroscafo, durata mesi, che lo portò a rappresentare in giro per il mondo ben settantotto commedie, direttamente nei luoghi dove vivevano numerosi italiani, che da pochi anni avevano ripreso un intenso movimento migratorio, specie verso l'Argentina e l'Uruguay.
 La compagnia goviana ripeté la tournée negli anni successivi e ad una di queste prese parte l'attrice Jole Fano che poi rimase in Sudamerica fondando una propria compagnia teatrale e diventando famosa come dirigente di un'emittente radiofonica - la Radio Caupolicàn - di Santiago del Cile.
Fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale la sua carriera fu sempre in ascesa, con ripetute tournée teatrali sia in Italia che all'estero. Il conflitto mondiale non risparmiò tuttavia neppure la sua abitazione genovese, colpita dai pesanti bombardamenti portati dal mare e dal cielo, e assieme ad essa l'attore avrebbe voluto ricostruire anche il proprio repertorio, che sentiva forse ormai superato da nuove istanze; in quel periodo era dubbioso, non avendo la certezza che il pubblico lo gradisse ancora, nonostante le sue commedie riscuotessero il consueto successo e la gente accorresse sempre numerosa ai suoi spettacoli in ogni città. Nel periodo bellico e post bellico si cimentò come attore cinematografico in quattro film dall'esito piuttosto insoddisfacente: i titoli che si ricordano - due dei quali tratti da suoi lavori teatrali - sono Colpi di timone (1942), diretto da Gennaro Righelli, Che tempi! (1947), diretto da Giorgio Bianchi, Il diavolo in convento (1950), diretto da Nunzio Malasomma ed infine Lui, lei ed il nonno (1961), girato a Napoli da Anton Giulio Majano e prodotto dall'armatore Achille Lauro; quest'ultimo fu il suo unico film a colori. Ma i ritmi del cinema, con le ripetute pause, e la tecnica recitativa differente rispetto a quella del palcoscenico non lo entusiasmavano. Ebbe però l'occasione di lanciare brillanti comici, che apparentemente lo lasciavano un po' in soggezione sul set, i giovanissimi Walter Chiari ed Alberto Sordi.
Non fece realmente neppure a tempo ad avere un rapporto approfondito con il mezzo televisivo, nato da pochi anni quando Govi stava ormai avviandosi verso la parte finale della carriera; il piccolo schermo, tuttavia, gli consentì, grazie alla registrazione dal vivo di alcuni spettacoli, di farsi conoscere dal grande pubblico e dalle generazioni successive.
 Fortunatamente oggi possiamo ancora vedere sei commedie rappresentate in televisione, salvate dalla distruzione in maniera rocambolesca negli anni settanta da un impiegato collezionista appassionato di teatro e proposte da Vito Molinari e Mauro Manciotti nel 1979 in una trasmissione di Rai 3 a lui dedicata.
 Si tratta di sei delle quattordici (o quindici, a seconda delle fonti) commedie registrate dalla RAI. Di un'altra di esse, Impresa trasporti, si è salvato in video soltanto il terzo atto, ed il primo ed il secondo si possono ascoltare in solo audio. Di altre cinque commedie (Articolo quinto, I Guastavino e i Passalacqua, Parodi & C., Il porto di casa mia, Tanto per la regola) si è salvato integralmente soltanto l'audio. Le dodici commedie sono state pubblicate in DVD nel 2004 (ma tali versioni presentano alcuni minuti di tagli rispetto alle corrispondenti versioni in VHS), insieme ai documentari sull'attore, alle partecipazioni televisive ed alle partecipazioni radiofoniche, per cui è ora disponibile al pubblico l'intera produzione residua, eccezion fatta per i frammenti, alcuni dei quali sono comunque visibili nell'ambito dei documentari.
L'ultima rappresentazione qula del 1960 fu la sua ultima stagione teatrale, quando portò in scena la commedia Il porto di casa mia scritta dal poeta Enrico Bassano; a settantacinque anni di età capì che era giunto il momento di lasciare il palcoscenico e dedicarsi ad un meritato riposo: sosteneva infatti che il teatro è come una bella donna: bisogna lasciarla prima che sia lei a lasciare te.
Apparve ancora sugli schermi televisivi in qualche rara intervista e in diversi Caroselli del 1961, per una marca di tè, dove interpretava il simpatico personaggio di Bàccere Baciccia, portiere di un caseggiato genovese, conosciuto da tutti per l'estrema tirchieria ma adorato dai bambini, ai quali ripeteva una frase rimasta celebre: Da quell'orecchio, non ci sento; da quell'altro, così così....
 Va ricordato che la macchietta era ripresa direttamente da una antica maschera genovese: quella, appunto, del Baciccia.
 Nel 1962 si ammalò; morì a Genova il 28 aprile 1966, a ottantuno anni. Ai funerali, celebrati nella centrale Chiesa di Santa Zita, affollata all'inverosimile, partecipò tutta la città. Tra i presenti alla cerimonia, anche Erminio Macario, visibilmente commosso. Govi è stato sepolto al cimitero di Staglieno a Genova
Govi fu molto amato dai suoi concittadini. Le opere pubbliche intitolate a lui all'ombra della Lanterna sono i Giardini Gilberto Govi, edificati negli anni ottanta nella zona di Punta Vagno, alla Foce, una scuola elementare nel quartiere di Albaro ed una sala del restaurato Teatro della Gioventù in centro, la cui programmazione è principalmente dedicata proprio al teatro dialettale genovese.
 Anche il Teatro Verdi di Genova Bolzaneto, dopo una lunga ristrutturazione, ha riaperto i battenti con il nome di Teatro Rina e Gilberto Govi. Esiste inoltre una compagnia dialettale a lui intitolata che continua a proporre le sue vecchie commedie, oltre a testi contemporanei in lingua genovese.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Gennaio 2013, 18:12:07
SAILOR JERRY

Norman Keith Collins
 (14 gen 1911 - 12 giugno 1973)

  ......è stato un importante artista del tatuaggio americano, famoso per il suo tatuaggio di marinai, era conosciuto anche come "Sailor Jerry"

Collins è nato il 14 gennaio 1911 a Reno, ma è cresciuta nella California del Nord. Da bambino saltò su treni merci di tutto il paese, imparò il tatuaggio da un uomo di nome "Big Mike" da Palmer, Alaska, inizialmente usando la mano-puntura, un vecchio metodo. Alla fine del 1920 ha incontrò Tatts Thomas da Chicago che gli insegnò come usare una macchina per il tatuaggio. Ha praticato ubriachi portati da bassifondi, viaggiò per nave in tutto il mondo, in seguito ad un primo inizio di carriera come tatuatore navigò l'Oceano Pacifico, prima di stabilirsi alle Hawaii nel 1930. Spesso indossava solo il bianco puro delle T-shirt che, esposonevano le sue braccia d'inchiostro colorate.
 A 19 anni Collins si arruolò nella Marina degli Stati Uniti. Durante i suoi viaggi successivi in mare, furono esposte l'immaginario da lui tatuate nel Sud-Est asiatico. E 'rimase un marinaio per tutta la vita. Già durante la sua carriera di artista del tatuaggio ha lavorato come skipper, per una grande goletta a tre alberi, su cui ha diretto tour delle isole hawaiane.
 Vela e tatuaggi erano solo due delle sue professioni. Ha suonato il sassofono nella sua band, ha creato un suo show radiofonico su KTRG (AM) dove era conosciuto come "Old Ironside".
 È stato uno scrittore prolifico e, ha portato avanti approfondite comunicazioni via posta con, molti amici di tutto il mondo.
Collins ha affidato le sue opere ai suoi due protetti, Ed Hardy e Mike Malone, entrambi i quali sono diventati figure di spicco nella loro propria arte. Hardy, che ha rifiutato una borsa di studio a Yale MFT per perseguire tatuaggio, è noto per la sua raffinatezza artistica e grandi tatuaggi. Malone, che ha progettato in base alle "Banche Rollo" il nome, era noto per la sua audacia concettuale e disegni distintivi, è morto nel 2007.
 Norman Collins è sepolto nel Cimitero Nazionale Memoriale del Pacifico, un cimitero militare situato nel cratere Punchbowl a Honolulu.
La sua tomba è 124/Section .

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 09:48:16
Vitaliano Gallo

Si diploma in Fagotto nel 1983 presso il Conservatorio G. Verdi di Milano sotto la guida del M° Lino Brandolini.
Dal 1980 ad oggi ha un'intensa attività solistica, cameristica ed orchestrale.
Si è esibito nei principali Concerti per fagotto con le seguenti Orchestre:
Orchestra Sinfonica della RAI di Milano, l'Orchestra dei "Pomeriggi Musicali" di Milano, Orchestra dell'Angelicum di Milano, l’Orchestra dell'Opera Giocosa di Trieste e l’ Orchestra Shinsei Philarmonic di Tokyo
presso il prestigioso Teatro Ueno Bunka Kaikan di Tokyo in Giappone.
Ha fondato nel 1998 l'Orchestra da Camera Principato di Seborga" della quale ne è direttore artistico.
L'orchestra da Camera "Principato di Seborga" creata da Maestro Vitaliano Gallo, nasce nel 1998 sotto l'Egida di SAS Giorgio 1° di Seborga. L'intento è quello di far conoscere a tutto il mondo tramite i suoi concerti, il territorio, la cultura e le tradizioni del Principato. La sua tradizione esoterico/religiosa risale a più di 5000 anni fa, attraverso una radice celtica-giudaica-cristiana.
L'orchestra da Camera "Principato di Seborga" ha un organico strumentale/vocale variabile da 6 a 12 componenti, si avvale della collaborazione di artisti di fama internazionale.
L'utilizzo costante del "pianoforte conduttore" con il quintetto d'archi, più il quintetto di fiati, permette all'Orchestra di ricoprire interamente sia il repertorio Operistico, che Sinfonico. Da Vivaldi, Handel, Rossini, Mozart, fino a Verdi Puccini e contemporanei.
L'Orchestra da Camera "Principato di Seborga" diretta da Vitaliano Gallo si esibisce diverse volte all'estero: Francia - Giappone - USA: in particolare New York ONU "Nazioni Unite" - Collabora felicemente con diverse ONG Organizzazioni "Non Governative"  -
Il Principato di Seborga è stato l'unico paese al mondo che non ha mai dichiarato guerra a nessuno, e a sua volta non è stato mai invaso, testimone di questo messaggio, l'Orchestra da Camera "Principato di Seborga" ai suoi concerti espone sempre la Bandiera del Principato Sovrano: Simbolo di Pace e Fratellanza Universale.
Ha un suo CD inciso in occasione del Giubileo 2000 dal titolo "meditazione sul Golgota" edito dalla Casa Discografica - Philarmonia -
Dal 1996 al 2000 ha ricoperto l'incarico di Addetto Culturale contemporaneamente presso i Consolati di Nizza ed il Principato di Monaco dove sempre per quest'ultimo si è occupato di organizzare i concerti per le chiese della Diocesi.
Questi incarichi gli hanno permesso di poter espandere le sue attività come solista a New York sotto il Patrocinio di diversi organismi culturali quali l'Istituto Italiano di Cultura, la Camera di Commercio Italiana, la N.Y. University, Dante Alighieri in N.Y., dal 1996 ad oggi si è esibito in numerosissimi concerti per queste associazioni in formazione di duo fagotto e pianoforte, l'11 Settembre 2002 si è esibito presso il Teatro delle Nazioni Unite ONU "Dag Hammarskjold Theater".
Sempre in duo si è anche esibito diverse volte in Giappone a Tokyo e Atami sotto il Patrocinio dell'Istituto Italiano di Cultura in Giappone.
Ha partecipato a diversi Festival nel repertorio della musica da camera; ricordiamo il Festival di Montepulciano con l'Ensemble Nuova Consonanza di Milano in collaborazione con il mimo M. Marccau ed il compositore E. Pousseur.
Ha portato in tournée in tutta Italia sotto il patrocinio di "Opera Barga" l'opera da camera l'Istorie du Soldat di I. Stravinskij in collaborazione con il coreografo e ballerino A. Amodio. Nuovo Ensemble Europeo in collaborazione con l'attore A. Foà musiche di L. Berio e M. De Falla.
Ha realizzato ed eseguito con suoi arrangiamenti in formazione vocale/cameristica inedita una collana di musiche del poeta E. Lehar sotto il patrocinio e commissionata dal Comune di Sanremo trasmessa su RAI uno.
Ha inoltre collaborato come 1° fagotto, con l’Orchestra Angelicum di Milano, con l’Orchestra del “Carlo Felice di Genova” e con l’Orchestra dell’Opera di Nizza.
Da 30 anni ricopre stabilmente il posto di 1° fagotto presso l'Orchestra Sinfonica di Sanremo.
Ha creato un metodo di insegnamento propedeutico musicale per bambini dai 6 ai 10 anni, ispirato al Dott. Patch Adams, sperimentato felicemente presso la Scuola "Marconi" di New York, e la “Fondazione Almerini" di Sanremo.
Ha inciso per la Edipan Roma, Philarmonia Genova, Kikko Music Milano.
Si occupa di diritti umani, è membro delle ONG: Unesco e IBISG.

Si è esibito al 61° Festival di Sanremo insieme al cantante Tricarico nella canzone “tre colori” ricevendo 2 riconoscimenti importanti.
Ha vinto nel 1998 il concorso di Stresa “ sez. musica contemporanea” con l'esecuzione di "Voliera" del grande compositore Sylvano Bussotti, per fagotto solo.

Ha collaborato infine con famosi musicisti ricordiamo:
Abbado, Semkov, De Burgos, Gusella, Inoue, Campori, Gelmetti, Gallino, Gandolfi, Bellugi, Gatti.
Ricciarelli, Cappuccilli, Dimitrova, Kabaiwanska, Desideri, Alaimo.
Canino, Ballista, Rattalino, Campanella, Ciccolini, Specchi, Lonquich, Lucchesini.
Mintz, Ricci, Accardo, Belkin, Krilov, Brodsky, Gruber, Gulli, Amoial.
Filippini, Brunello, Ormezowky, Dindo.
Mulligan, De Paula, Diaz, Touvron, Mildonian, Ifor James, Petracchi, Portal, Gazzelloni, Redel, Marion, Larrieu, Pay, Lethiec, Boykens, Marriner, Muller, Marion, Baumann.
compositori : Pousseur, Petrassi, Bettinelli, Berio, Tutino, Betta.
teatro : Marcel Marceau, Foà, Albertazzi, Dapporto, Villoresi.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 10:01:06
Muḥammad Anwar al-Sādāt
( Mit Abu al-Kum, 25 dicembre 1918 – Il Cairo, 6 ottobre 1981) ( venne assassinato durante una parata al Cairo da Khalid al-Islambuli facente parte del gruppo Jihad islamica )

.......è stato un politico e militare egiziano, nonché Presidente della Repubblica dal 1970 al 1981.

Biografia :
Durante la seconda guerra mondiale fu imprigionato dai Britannici a causa dei suoi sforzi per ottenere aiuto dalle Potenze dell'Asse, per poter espellere le forze di occupazione britanniche.
Partecipò nel 1952 al colpo di Stato con cui i Liberi Ufficiali del gen. Muhammad Neghib e il col. Gamāl 'Abd al-Nāsser detronizzarono Re Faruq I.
Nel 1969, dopo aver ricoperto diversi incarichi nel governo egiziano, venne scelto come Vice Presidente dal Presidente Gamāl 'Abd al-Nāsser. Quando questi morì, l'anno seguente, Sādāt divenne Presidente.
Nel 1973 Sādāt, assieme alla Siria, guidò l'Egitto nella guerra del Ramadan (o guerra del Kippur) contro Israele, in seguito alla quale Sādāt fu poi noto come l'"eroe dell'attraversamento". Malgrado l'attacco che colse di sorpresa il suo esercito, Israele riuscì a riorganizzarsi e fermare l'avanzata degli egiziani, che comunque recuperarono buona parte del Sinai.
Con l'attacco l'Egitto poté rivendicare di aver "lavato l'onta" della sconfitta del 1967 e ne derivò una legittimazione a gestire la politica estera in modo autonomo dal nasserismo, l'adoperò per firmare la pace di Camp David.
 Nel settembre del 1981, Sādāt colpì duramente le organizzazioni musulmane, comprese quelle studentesche, e le organizzazioni copte, ordinando quasi 1600 arresti. Nel frattempo il sostegno internazionale a Sādāt si affievolì a causa del suo modo autoritario di governare, della crisi economica e della repressione dei dissidenti.
Il 6 ottobre dello stesso anno, Sādāt venne assassinato durante una parata al Cairo da Khalid al-Islambuli facente parte del gruppo Jihad islamica egiziana. Gli succedette il Vice Presidente Hosnī Mubārak.
Sādāt si sposò due volte. Divorziò da Ehsan Madi per sposare l'egiziano-britannica Jihān Ra'uf, appena sedicenne, il 29 maggio 1949. Ebbero tre figlie e un figlio. La signora Sādāt - che ha dato il suo nome a una legge estremamente progredita nel campo dell'uguaglianza dei diritti fra i sessi - ha ricevuto nel 2001 il Premio Pearl S. Buck.
L'autobiografia di Sādāt, In Search of Identity venne pubblicata nel 1973.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 10:06:48
DELLO STESSO AL SADAT ....hanno scritto :

Muḥammad Anwar al-Sādāt :
Muhammad Anwar al-Sadat nasce a Mit Abu al-Kum (Egitto) il 25 dicembre 1918. A soli sette anni si trasferisce al Cairo: studia presso la Regia accademia militare e consegue il diploma nel 1938.
Durante la seconda guerra mondiale viene imprigionato dalle truppe inglesi. Il 23 luglio 1952 partecipa al colpo di Stato con cui i Liberi Ufficiali ("Free officiers") del generale Muhammad Neghib e del colonnello Nasser, che porta alla deposizione dal trono del re Farouk.
 Naguib sale al potere ma il suo governo dura poco meno di due anni; viene deposto e sollevato dall'incarico da Gmal Abdel Nasser, uno dei suoi più stretti collaboratori. Con Nasser alla presidenza del paese, Sadat ricopre gli incarichi di segreterio dell'Unione nazionale (il partito unico) e di presidente dell'assemblea nazionale. Sadat sarà anche vicepresidente nei periodi 1964-1966 e 1969-1970. Dopo l'improvvisa morte di Nasser (28 settembre 1970) Sadat diviene Presidente. Stringe inizialmente un accordo con l'Arabia Saudita, prezioso tramite diplomatico con gli Stati Uniti, poi assieme alla Siria guida l'Egitto nella guerra del Ramadan (o del Kippur) contro Israele nel 1973: l'obiettivo di Sadat è il recupero del controllo di almeno una parte della Penisola del Sinai, precedentemente occupata da Israele durante la Guerra dei sei giorni. L'attacco a sorpresa mette in seria difficoltà le forze israeliane per alcuni giorni. Alla fine Israele bloccherà l'attacco minacciando di distruggere la III Armata egiziana che aveva attraversato il Canale di Suez. Il 19 novembre 1977 Sadat è il primo leader arabo che si reca in visita ufficiale in Israele; il presidente egiziano considera questa mossa come necessaria per superare quei problemi economici che derivano dai tanti anni di scontri con Israele. La sua visita a Gerusalemme sconvolge il mondo intero (gran parte del mondo arabo rimane scandalizzato dall'evento): Sadat tiene un colloquio con Menachem Begin, primo ministro israeliano e un discorso presso il parlamento (la Knesset).La conseguente distensione porta ad un incontro nel 1978, a Camp David: Sadat e Begin firmano (il 26 marzo 1979, a Washington) alla presenza del presidente statunitense Jimmy Carter, gli "Accordi di pace", patto per il quale ricevono entrambi il premio Nobel per la Pace. Nelle fasi successive Israele si ritirerà dalla Penisola del Sinai, restituendo all'Egitto l'intera area nel 1983.
Gli Accordi di Camp David sarebbero risultati molto impopolari nella comunià araba, in particolar modo tra i fondamentalisti islamici, che avrebbero visto nell'abbandono di una soluzione basata sulla forza da parte dell'Egitto - la maggior potenza militare araba - una dimostrazione di debolezza. Sadat viene addirittura condannato come traditore da parte dei palestinesi e dagli altri governi arabi.
Con il passare del tempo il sostegno internazionale a Sadat si affievolisce: a causare la perdita degli appoggi è il suo modo autoritario di governare, che vede l'avvicendarsi di una crisi economica che aumenta il divario tra ricchi e poveri, e la mano dura nella repressione dei dissidenti.
Nel settembre del 1981 Sadat colpisce duramente le organizzazioni musulmane, incluse quelle studentesche, e le organizzazioni copte, ordinando l'arresto di 1600 dissidenti, tra integralisti islamici e comunisti. Un mese più tardi, il 6 ottobre 1981 durante una parata al Cairo, il presidente Muhammad Anwar al-Sādāt viene assassinato; la morte avviene per mano di Khalid al-Islambul, componente del gruppo al-jihad, al cospetto della televisione che mostra al mondo intero le scioccanti immagini dell'accaduto.
Il successore alla guida del paese sarà Hosni Mubarak, già suo vice.

da Biografieonline.it

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 10:45:07
LUCIANO LAMA


Luciano Lama (Gambettola, 14 ottobre 1921 – Roma, 31 maggio 1996)

....... è stato un sindacalista, politico e partigiano italiano, noto per essere stato il segretario della CGIL dal 1970 al 1986.


Biografia :
Giovanissimo, aderì al Partito Socialista Italiano e partecipò alla Resistenza partigiana, inizialmente nella 8ª Brigata Garibaldi "Romagna", per diventare successivamente capo di stato maggiore della 29ª Brigata GAP "Gastone Sozzi".
Nell'ottobre 1944 guidò la delegazione del comando partigiano di Forlì che prese contatto con il comando alleato per definire la tattica per la liberazione della città romagnola.
Dopo la guerra, passò nel 1946 al Partito Comunista Italiano e divenne uno dei suoi dirigenti fino a far parte del Comitato centrale nel 1956. Due anni dopo fu eletto per la prima volta deputato nella III Legislatura e confermato nella IV e V.
Si dimette dal mandato parlamentare il 2 luglio 1969, in nome dell'incompatibilità tra l'attività di Parlamentare e quella di Sindacalista.
Positivamente distintosi nell'ambito sindacale, responsabile della Camera del Lavoro di Forlì, il suo ruolo di difensore dei diritti degli operai contribuì alla sua scalata nella CGIL, di cui divenne segretario nazionale nel 1970.
Operando in collaborazione con il socialista Piero Boni, Lama fu fautore dell'unità sindacale con CISL e UIL, ma questa strategia non fu sempre coronata dal successo.
Il 17 febbraio 1977 all'Università di Roma fu violentemente contestato da giovani aderenti a posizioni extraparlamentari.
Nel gennaio del 1978 in un'assemblea all'EUR di Roma propose ai lavoratori una politica di sacrifici, volta a sanare l'economia italiana, rivedendo la posizione del sindacato sul salario come variabile indipendente. Questa scelta venne definita la linea dell'Eur.
Contrario ad un diretto coinvolgimento del PCI e del PSI all'interno della CGIL, ebbe nel 1980 un violento diverbio con Gianni Agnelli dopo che la FIAT espulse, collocandoli in cassa integrazione, 23.000 dipendenti.
Al termine della sua segreteria (1986), la CGIL poteva dirsi rafforzata in termini di influenza politica in quanto divenne il principale punto di riferimento della maggior parte dei lavoratori dipendenti, in particolare del settore privato. Anche il numero degli iscritti aumentò, soprattutto nel triennio 1975-1977. Condusse, inoltre, il sindacato a svolgere un ruolo sempre più attivo ed importante nei dibattiti politici, economici e sociali nazionali.
Nel 1987 fu eletto Senatore come indipendente nelle liste del PCI e rieletto nel 1992, ma al termine del mandato, preferì non ricandidarsi per motivi di età e di salute. Nel 1988 venne eletto sindaco di Amelia, cittadina in provincia di Terni, dove da tempo possedeva una casa di campagna. Venne riconfermato nelle elezioni del 1993, le prime che prevedevano l'elezione diretta del sindaco, e restò in carica sino alla sua morte.
È sepolto presso il Cimitero del Verano di Roma

da wikipedia

di lui L'eciclopedia TRECANI ha scritto :
Lama, Luciano. - Uomo politico e sindacalista italiano (Gambettola 1921 - Roma 1996). Dopo gli studî universitarî (si laureò in scienze politiche e in scienze sociali) e la partecipazione alla Resistenza, si dedicò all'attività politica, nelle file del PCI, e a quella sindacale. Nel corso della sua carriera fu infatti: vicesegretario della CGIL (1947), segretario della Federazione italiana dei lavoratori chimici (1951) e della Federazione italiana operai metallurgici (1957), membro del Comitato centrale del PCI (dic. 1956), deputato dal 1958 al 1969. Divenuto segretario nazionale della CGIL nel 1961, si dimise nel 1969 dalle cariche politiche e parlamentari per incompatibilità con quelle sindacali. Successivamente, dal 1970 al 1986, fu segretario generale della CGIL. Convinto assertore dell'unità sindacale, caratterizzò la sua linea direttiva per l'attenzione alle mediazioni fra le varie componenti del movimento sindacale, alla moderazione salariale di fronte all'accentuarsi della crisi economica, alla lotta contro il terrorismo. Membro della direzione del PCI, dal 1987 al 1994 fu senatore e vicepresidente del Senato e dal 1991 membro del consiglio nazionale del Partito democratico della sinistra. Dal 1989 al 1996 ricoprì la carica di sindaco di Amelia.

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 10:57:26
INTERESSANTE ANCHE QUESTO PEZZO, UTILE A FAR COMPRENDERE MEGLIO IL PERSONAGGIO E IL PERIODO STORICO

Ripubblichiamo l'articolo scritto per "Repubblica" da ..."Carlo Rivolta"
Il 17 febbraio 2007 gli incidenti all'Università di Roma

Quel giorno a Roma, l'assalto a Lama, va in scena la tragedia della sinistra italiana !

Carlo Rivolta raccontò il 1977 sulle pagine di Repubblica. Nel 1982 morì tragicamente. La sua cronaca dell'assalto a Lama è anche un modo per ricordarlo.

ROMA - Alle otto del mattino, sotto un cielo plumbeo e le prime gocce di pioggia, gli schieramenti nell'Università erano già formati, anche se la tensione era ancora minima. Nel piazzale della Minerva il servizio d'ordine del sindacato e del Pci con i cartellini rossi appuntati sul bavero della giacca, qualche giovane della Fgci, molte persone un po' attempate, due o tre tute blu, presidiava la piazza del comizio. Armati di pennelli e vernice sindacalisti e comunisti cancellavano le scritte degli "indiani metropolitani", (l'ala "creativa" del movimento, composta essenzialmente da militanti dei circoli del proletariato giovanile). Prima fra tutte una a caratteri cubitali accanto ai cancelli principali dell'ateneo: "I Lama stanno nel Tibet".
Gli "indiani" dal canto loro non restavano a guardare. Su una scala di quelle da biblioteca (con le ruote e un palchetto con ringhiere) avevano piazzato un fantoccio a grandezza naturale in polistirolo che doveva rappresentare il leader dei sindacati. Circondato da palloncini portava appesi tanti grandi cuori. C'era scritto: "L'ama o non Lama". "Non Lama nessuno" e altri giochi di parole del genere.
I sindacalisti e i servizi d'ordine del Pci erano perplessi, qualcuno sorrideva bonariamente: "Sono goliardi, non bisogna farci caso". Qualcun altro invece già alla vista del fantoccio si era innervosito: "E' una provocazione inammissibile. Lama è un leader dei lavoratori".
Assiepati intorno alla facoltà di Lettere gli indiani ballavano, cantavano, scandivano slogan polemici. Ritmavano ossessivamente: "Sa-cri-fi-ci-sa-cri-fi-ci". Ce l'avevano con il governo Andreotti ma soprattutto con i partiti dell'astensione.
Alle 8.30, davanti alla facoltà di Lettere c'è stato uno degli episodi chiave, rimasto ignorato però dalla gran parte della gente. Quattro persone, infreddolite, preoccupate, una delegazione dell'intercollettivo universitario aspettavano Aurelio Misiti, segretario romano della Cgil-scuola. "Avevamo un appuntamento", hanno detto ore dopo ai giornalisti, "per concludere un accordo già preso ufficiosamente la sera prima: al comizio dovevano esserci anche i nostri interventi. La posizione del movimento era quella della scontro politico, della critica aperta, ma in termini pacifici, e questa linea era legata, indissolubilmente, alla nostra partecipazione al comizio". Aurelio Misiti, invece, secondo quello che hanno raccontato i rappresentanti dell'intercollettivo, all'appuntamento non è venuto. L'attesa si è prolungata per una mezz'ora, poi quattro dell'intercollettivo, delusi, si sono mescolati tra la folla.Il clima intanto si andava surriscaldando. Intorno al "carroccio" degli indiani (ma c'erano dietro anche tutti gli altri collettivi, i militanti dei gruppi e un paio di rappresentanti del Fuori), il servizio d'ordine del Pci aveva steso un cordone sanitario che ritagliava una larga fetta della piazza. La gente cominciava ad affluire, erano circa le 9 del mattino, e gli indiani pigiavano sul pedale dell'ironia e del sarcasmo, anche pesante. "Più lavoro, meno salario", "Andreotti è rosso, Fanfani lo sarà". "Lama è mio e lo gestisco io", "Il capitalismo non ha nazione, l'internazionalismo è la produzione", "Più baracche meno case", "E' ora, è ora, miseria a chi lavora", "Potere padronale", "Ti prego Lama non andare via, vogliamo ancora tanta polizia" erano gli slogan più scanditi, parafrasi delle parole d'ordine delle manifestazioni e dei cortei della sinistra. Un gruppo cantava sull'aria di Guantanamera: "Fatte 'na pera, Luciano fatte 'na pera". Una pera, nel gergo freak è una endovena di eroina. I militanti del Pci erano a questo punto non più perplessi, ma dichiaratamente ostili. Rispondevano con altri slogan: "Via, via la nuova borghesia", "Pariolini, pariolini".
Dall'altra parte, settori del movimento, rimbalzavano slogan non più ironici ma di aperta contrapposizione politica: "Provocatori sono Pci e sindacato che pieni di paura invocano lo Stato", "Via, via la nuova polizia".
E' stato un crescendo polemico, di violenta contrapposizione, ma una contrapposizione fino a quel momento solo verbale. A ranghi serrati il servizio d'ordine sindacale e del Pci stringeva dappresso "indiani", collettivi e autonomi. La gente assisteva perplessa, qualcuno già spaventato. Il punto di attrito più caldo era intorno al "carroccio" degli indiani: lì davanti era schierato il servizio d'ordine della federazione romana del Pci e i giovani della Fgci. I sindacalisti e i consigli di fabbrica occupavano prevalentemente le "retrovie" e stavano sui bordi della grande fontana di piazza della Minerva.
Luciano Lama è entrato nell'Università con una grande puntualità. Circondato da una decina di tute blu, che lo rendevano quasi invisibile, è passato rapido tra la folla nel viale che porta a piazza della Minerva, ha attraversato la piazza nel varco lasciato libero dai servizi d'ordine ed è arrivato al palco, un camion parcheggiato diagonalmente nello spazio fra le aiuole della facoltà di Legge e il rettorato. Dagli altoparlanti le note delle solite "marce" da comizio non riuscivano a soffocare gli slogan ironici degli "indiani".
Il clima a quel momento era arrivato quasi al punto di rottura. Le contraddizioni fra due mondi completamente diversi ed estranei, quello dei sindacati e dell'ortodossia comunista e quello della "creatività obbligatoria", non avevano trovato neanche un punto di incontro, neanche un modo di evitare insulti reciproci. Erano ormai due blocchi contrapposti e nemici; la pentola in ebollizione da un paio d'ore era ormai sul punto di scoppiare.
Il primo piccolo incidente è avvenuto sui bordi della fontana. Due consigli di fabbrica vicini ad "autonomia operaia", si sono fatti largo per aprire i loro striscioni, rintuzzati dal servizio d'ordine dei sindacati stavano per venire alle mani. C'è stato un intervento di alcuni ragazzi del Pdup e la calma è tornata per poco.
Alle 10 del mattino Lama ha iniziato il suo comizio mentre crescevano le proteste, gli slogan si facevano più violenti. Il Corriere della Sera ha scritto "che saremo venuti qui con i carri armati, si è sbagliato, noi siamo qui...".
Dal carroccio degli indiani a questo punto sono partiti dei palloncini: pieni di acqua colorata o vernice. Nel servizio d'ordine del Pci c'è stato un attimo di sbandamento. Qualcuno deve aver pensato che si trattasse di qualcosa di pericoloso, molti si sono infuriati quando la vernice è piovuta sulla testa della gente. E' partita allora una carica per espugnare il "carroccio" degli indiani. Travolta "l'ala creativa" del movimento, il servizio d'ordine del Pci, che ormai aveva raggiunto il fantoccio di Lama è entrato in contatto con l'ala "militante". Sono volati pugni, schiaffi, calci, poi il carroccio è tornato in mano agli occupanti dell'Università che lo hanno usato come un ariete per controcaricare. A questo punto uno dei capi del servizio d'ordine della federazione romana del Pci ha usato un estintore contro i militanti dei collettivi. La nuvola bianca di schiuma è stata il segnale di partenza della rissa più selvaggia.
Mentre Luciano Lama continuava il suo discorso al centro della piazza, fra i due schieramenti ormai era un continuo avanzare e arretrare a pugni e botte. Poi dal fondo, verso la facoltà di Lettere, contro il servizio d'ordine del Pci, sono volate patate, pezzi di legno e qualche pezzo d'asfalto.
Lama ha concluso il suo discorso alle 10.30, mentre nella piazza in tumulto molti fuggivano, molti, soprattutto sindacalisti, restavano a guardare attoniti, alcuni cercavano disperati di dividere i contendenti, qualcuno già piangeva urlando "Basta, basta, non ci si picchia fra compagni". Dopo Lama saliva sul paco Vettraino, della Camera del lavoro di Roma. "Compagni", ha tuonato, "la manifestazione è sciolta. Non accettiamo provocazioni". L'ultima parola è stata quasi un segnale. Un'ultima carica violentissima ha spazzato via il servizio d'ordine del Pci e dei sindacati che ha protetto il deflusso dei suoi militanti.
Il camion è stato capovolto, distrutto, poi si sono scatenate le risse. A gruppi di due o tre, di dieci quindici persone, nei viali alle spalle del rettorato studenti e militanti del Pci e dei sindacati si sono affrontati, a bastonate, a colpi di spranga, di chiave inglese e sassate. Una rissa tragica, violentissima, con gente che piangeva, che imprecava, feriti portati via a braccia (molti militanti dei collettivi non sono andati all'ospedale perché temevano denunce). La facoltà di Lettere era trasformata in una infermeria, i militanti del Pci invece venivano portati di corsa al Policlinico.
La calma dentro l'ateneo è tornata solo quando i comunisti, usciti dall'Università, si sono schierati fuori dai cancelli. Dentro, una parte degli occupanti scandiva slogan contrapposti a quelli dei comunisti, un altro gruppo si riuniva in assemblea a Geologia e stilava una mozione: "La responsabilità degli scontri ricade sull'iniziativa provocatoria ed esterna al movimento presa dal Pci sotto una copertura sindacale unitaria...". In sostanza tutto l'intercollettivo si è assunto la responsabilità di quello che era accaduto, anche se fino a poche ore prima c'era stata violenta polemica fra l'ala di Autonomia e il resto del movimento.
Alle 12.30 circa il rettore Ruberti è uscito dall'Università da un cancello secondario. Aveva già chiesto l'intervento della polizia. Per qualche ora c'è stata una pausa, come se i contendenti dovessero tirare il fiato per riprendersi dalle emozioni, dal trauma di quello scontro violento fra bandiere rosse. Poi, mentre cominciava l'assemblea dei collettivi, alle 16.30, fuori dall'ateneo sono cominciati ad affluire i reparti della polizia e dei carabinieri.
Qualcuno ha improvvisato barricate con tavoli, travi, automobili rovesciate, distrutte, demolite pezzo per pezzo. Colonne di jeep, camion, "pantere", pullman di carabinieri hanno riempito rapidamente i viali intorno all'Università. Una sola strada è rimasta libera, quella dell'uscita di via dè Lollis, unica via di scampo per gli "assediati".
Alle 17.40, dopo un timido tentativo di resistenza degli occupanti che avevano incendiato le auto della barricata, la polizia ha marciato verso i cancelli. In testa una autoblindo, dietro file di uomini con giubbotti antiproiettile e maschere, sotto un fuoco di copertura di centinaia di gas lacrimogeni che in breve hanno avvolto tutta la zona in una nuvola di fumo acre. La barricata è stata demolita da un bulldozer, poi, sempre sparando candelotti, gli agenti sono entrati. La gran massa degli occupanti era già fuggita, gli ultimi hanno imboccato il cancello di via de Lollis verso le 16.15.
Padroni del campo, sotto la luce delle fotoelettriche, poliziotti e carabinieri hanno rastrellato gli edifici. Fuori, per le strade di San Lorenzo, si è acceso qualche focolaio di guerriglia. Forse sono stati sparati colpi di pistola (ma è una notizia ancora non confermata), secondo gli aderenti ai collettivi due giovani militanti di Lotta Continua sono stati picchiati dal servizio d'ordine della Fgci e del Pci fermo in via dei Frentani a presidiare le sue sedi.
Alle 20 tremila studenti erano riuniti ad Architettura. Scadenze per i prossimi giorni: una manifestazione cittadina sabato, una manifestazione nazionale in settimana, assemblee nelle scuole.
Necessità di trovare una nuova strategia
Gli interventi, brevi, incalzanti, disegnavano la nuova strategia del movimento. Al primo posto la necessità di darsi una forma di organizzazione "perché la sovranità dell'assemblea e delle sue decisioni venga rispettata". Ha parlato anche un giovane della Fgsi che ha espresso solidarietà ai collettivi e ai comitati di lotta contro la riforma Malfatti.
Da ieri mattina tutto il dibattito, le discussioni, le riunioni si sono spostate. Ad Economia e Commercio e Architettura, le due facoltà fuori dalla cinta dell'ateneo, le assemblee sono andate avanti fino a sera. E' stata votata una mozione: dopo aver ribadito che il movimento "è stato fatto bersaglio di una offensiva dell'apparato dello Stato e del gruppo dirigente del Pci" si afferma che "è in corso da parte della borghesia italiana guidata dal governo Andreotti un aperto tentativo di criminalizzare la lotta dei giovani". Gli obiettivi del movimento sono: "Ritiro del progetto Malfatti; sciopero generale nazionale contro il governo". "Il movimento", è scritto nel documento, "sa che questi obiettivi significano il rifiuto della politica sacrifici". Si conclude indicendo una manifestazione per oggi pomeriggio alle 17, "pacifica e di massa".

(16 febbraio 2007)  La Repubblica "Carlo Rivolta"
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 10:59:17
.....Forse nessuno si sarà accorto che, nella prima foto del secondo gruppo d'immagini, la persona che conversa con Luciano Lama è il
Senatore Mario Monti, era il 1980.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 12:41:21
Robert Falcon Scott
(Plymouth, 6 giugno 1868 – Barriera di Ross, 29 marzo 1912)

....... è stato un marinaio ed esploratore britannico.

 
Divenne famoso per la "competizione" con Roald Amundsen sul raggiungimento del Polo Sud. Amundsen raggiunse il Polo poche settimane prima di Scott che, sfortunatamente, nella marcia di rientro al campo base perse la vita insieme ai membri della sua spedizione.

Scott era il terzo dei sei figli di John e Hannah Scott. Il padre era proprietario di una fabbrica di birra ma la carriera in marina era un'antica tradizione di famiglia. Così nel 1881, dopo aver terminato gli studi, Scott, su consiglio del padre, si arruolò nella Royal Navy.
Cominciò la sua carriera come cadetto sulla nave scuola HMS Britannia, rimase per quattro anni sulla Boadicea e successivamente frequentò il Royal Naval College presso il quale superò gli esami per diventare tenente. Nel 1889 venne nuovamente promosso. Ma Scott sognava un'attività più avventurosa di quella dell'ufficiale di marina in tempo di pace. Con l'avanzare del tempo si rese conto che da parte della famiglia di origine mancavano sia i mezzi economici sia le relazioni per accelerare la sua carriera in marina in modo adeguato alle sue ambizioni.

L'incontro con Clements Markham : 
La svolta nella carriera di Scott è dovuta in gran parte all'incontro con Clements Markham, anch'egli con un passato da esploratore e divenuto in seguito presidente della Royal Geographical Society. Il primo incontro con Markham avvenne quando Scott aveva appena 18 anni. Negli anni seguenti si rincontrarono numerose volte e, quando Scott si candidò per la guida della spedizione alla ricerca del Polo Sud, Markham ne appoggiò la candidatura. Secondo Markham l'esperienza di Scott nella marina militare era sufficiente per la conduzione della spedizione: fu così che sebbene gli scienziati della Royal Society avrebbero preferito uno scienziato, Markham riuscì ad imporre la sua decisione. A Scott venne quindi affidato il comando della "National Antarctic Expedition" benché - così ammise in seguito - ai tempi non avesse "una particolare predilezione per l'esplorazione polare". Ma comunque egli la considerava un mezzo per soddisfare le sue ambizioni.

L'inizio della spedizione:
Dopo la sua nomina, a Scott rimase un anno di tempo per preparare la spedizione. Fece parte dei preparativi anche una visita a Fridtjof Nansen, l'esploratore norvegese. Nansen consigliò a Scott l'utilizzo dei cani da slitta, un consiglio che Scott seguì, trascurando però il fatto che il loro efficace utilizzo richiedesse anche persone con capacità di conduzione di mute.
 
Una mongolfiera all'Antartide :
All'inizio di agosto del 1901 la Discovery salpò da Londra con a bordo 48 persone (di cui 39 erano membri della Royal Navy). Il 3 gennaio 1902 la nave attraversò il Circolo Polare Antartico, passò il mare di Ross e raggiunse la barriera di Ross.
 
Il 22 gennaio 1902 Scott e Edward Wilson sbarcarono a Capo Crozier e scalarono il monte Terror. Da qui avvistarono una distesa pianeggiante di ghiaccio che si estendeva fino all'orizzonte: quella vista alimentò il desiderio di Scott di provare a raggiungere il Polo Sud. La stagione era però già troppo avanzata per poter preparare l'impresa, per cui Scott decise di trascorrere l'inverno antartico a bordo della Discovery e di costruire una capanna di legno come magazzino e riparo d'emergenza nel caso la nave venisse schiacciata dalla banchisa. La località è nota ancora oggi come Hut Point.
 
Scott fu anche il primo ad utilizzare una mongolfiera nell'Antartico: a bordo si trovavano Scott e Ernest Shackleton. Il velivolo subì però dei danni durante il suo primo utilizzo e non poté essere impiegata nel prosieguo della spedizione.

Il tentativo di raggiungere il Polo Sud:
Il 1 novembre 1902 Scott, accompagnato da Edward Wilson e da Shackleton, lasciò Hut Point per dirigersi a sud con le slitte trainate dai pony. Scott, nell'erronea convinzione che il terreno sarebbe stato pianeggiante e agevole da percorrere, aveva previsto dei quantitativi di razioni alimentari molto ridotti. La spedizione incontrò all'inizio bufere con caduta di neve fresca che resero difficile il cammino, al punto che i tre erano costretti a trasportare metà del loro carico per mezzo miglio e poi tornare indietro per recuperare l'altra metà. I tre commisero inoltre alcuni errori tecnici: uno di questi fu quello di portare non delle mute di cani da slitta ma dei pony, che morirono dopo poche miglia, lasciandoli a piedi. Nessuno dei tre aveva esperienza di sopravvivenza in ambienti estremi come quello antartico: si pensi che Shackleton non aveva mai montato una tenda né dormito in un sacco a pelo.
 Quando i tre erano già sfiniti dalla cecità da neve, dalle scarse razioni, dal clima avverso e, nel caso di Shackleton, dallo scorbuto, avvistarono le catene montuose antartiche che eliminarono le speranze di poter raggiungere il Polo. Nonostante ciò Scott decise di proseguire e solo intorno all'82º parallelo si arrese all'evidenza dell'impossibilità di proseguire. Dai suoi diari si evince che Scott attribuì l'intera colpa del fallimento ai pony e non agli errori tecnici nella preparazione. Scott, Wilson e Shackleton raggiunsero il punto più meridionale il 31 dicembre 1902, a 480 miglia dal Polo.
I rapporti fra Scott e Shackleton :
Numerose biografie accennano ad un'intensa animosità fra Scott e Shackleton. Ranulph Fiennes nella sua biografia di Scott afferma che in realtà vi fossero poche prove della loro rivalità e definisce amichevoli i rapporti fra i due. È opinione di Fiennes che il reale motivo per il precoce allontanamento e rientro in patria di Shackleton fosse davvero lo stato di salute di quest'ultimo e non dovesse essere ricercato in eventuali sentimenti di invidia e di rivalità da parte di Scott

La spedizione Terra Nova (1910 - 1912) :
Secondo Scott, il raggiungimento del Polo da parte di un britannico non era importante solo per questioni di prestigio nazionale. Scott lo considerava anche un'opportunità di arricchimento personale e di miglioramento della qualità di vita per la sua famiglia.
Dopo il matrimonio con la scultrice Kathleen Bruce il 2 settembre 1908 e la nascita del loro unico figlio nell'anno 1909, Scott, partì per la sua seconda spedizione nell'Antartico. Il 1 giugno 1910 la nave Terra Nova salpò da Londra alla volta dell'Antartide, che distava circa 14.000km in linea d'aria.
Il fallimento della spedizione :
A Scott fu subito chiaro che il raggiungimento del Polo Sud sarebbe stato una sorta di gara con il norvegese Roald Amundsen.
Entrambe le spedizioni partirono nell'ottobre 1911 dai rispettivi campi base. Ma mentre Amundsen e i suoi quattro compagni erano in viaggio con sci e cani da slitta, Scott e i suoi utilizzarono pony della Manciuria e motoslitte che si rivelarono ben presto difettose, nonché cani da slitta che anche stavolta nessuno sapeva condurre.
La spedizione composta da Scott, Edward Wilson, Edgar Evans, Lawrence Oates e dal tenente Henry Bowers, raggiunse il Polo Sud tra il 17 e il 18 di gennaio del 1912. Ma qui la delusione fu enorme, quando i cinque si resero conto che Amundsen li aveva preceduti di diverse settimane: sul ghiaccio svettava ancora la bandiera norvegese, lasciata da Amundsen già il 14 dicembre 1911.
La migliore organizzazione della spedizione di Amundsen fu evidente anche (e soprattutto) nel durissimo viaggio di ritorno. Se infatti il norvegese era riuscito a percorrere tra le 15 e le 20 miglia al giorno (pur avendo previsto di percorrerne 30 al giorno), Scott raggiunse una prestazione massima di 13 miglia al giorno.
Mentre Amundsen riuscì a rientrare al campo base senza difficoltà, per Scott e i suoi il rientro divenne ben presto una lotta disperata. In gran parte contribuirono anche le pessime condizioni meteorologiche con temperature talmente rigide che, dall'introduzione delle moderne stazioni meteo negli anni sessanta, furono nuovamente registrate una sola volta.
Il primo che perse la vita nel corso della marcia di rientro fu Evans che si era infortunato in seguito ad una caduta ed ebbe un crollo fisico e psicologico. Poco dopo peggiorarono le condizioni di Lawrence Oates tanto da ostacolare la marcia degli altri membri della spedizione. Quando Oates si rese conto di avere poche possibilità di sopravvivenza (aveva perso un piede per il congelamento), ma soprattutto di rappresentare un fattore di rischio per i rimanenti membri della spedizione, abbandonò volontariamente la tenda durante una tempesta di neve, pronunciando le storiche parole: "Sto uscendo, può darsi che rimanga via un po' di tempo". Il suo corpo non fui mai ritrovato, tranne la sua borsa da viaggio.
Il gesto di Oates fu inutile. I cadaveri dei tre rimanenti membri della spedizione furono trovati, intatti e dentro la tenda, sei mesi dopo, a sole 11 miglia da un grande deposito di viveri allestito appositamente per la loro spedizione. Rimasero una macchina fotografica e i loro diari nei quali descrissero nel dettaglio le sofferenze patite. È celebre la frase di Scott:
« Fossimo sopravvissuti, avrei avuto una storia da raccontarvi sull'ardimento, la resistenza ed il coraggio dei miei compagni che avrebbe commosso il cuore di ogni britannico. »
Il diario di Scott termina con la frase: "For God's sake look after our people. R. Scott" significato "Per l'amore di Dio,abbiate cura delle nostre famiglie".
I corpi degli esploratori furono sepolti nel punto dove furono trovati dalla spedizione inglese mandata alla loro ricerca: dopo averla calata su di essi, la stessa tenda fu coperta di ghiaccio e sul tumulo venne posta una croce.


Da Wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 12:51:48
Roald Engelbregt Gravning Amundsen
 (Borge, 16 luglio 1872 – Mar Glaciale Artico, 18 agosto 1928)

..... è stato un esploratore norvegese delle regioni polari. Condusse la prima spedizione capace di raggiungere il Polo Sud nel 1911–1912.


Nel 1897 partecipa come secondo ufficiale sulla Belgica,alla spedizione di De Gerlache nell' Antartico.Dopo il 1903,acquistato un cutter di 22 m,la Gjoa,raggiunge lo stretto di Lancaster e la Terra di Guglielmo IV e studia in particolar modo il polo magnetico,di cui conferma lo spostamento.Amundsen diede prova del suo valore guidando la spedizione che nel 1905-1906 a bordo della nave Gjöa compì la prima traversata del Passaggio a Nordovest dalla baia di Baffin allo stretto di Bering. La missione ottenne anche un altro importante risultato scientifico riuscendo a determinare la posizione del polo magnetico boreale.
La Conquista del Polo Sud :
Amundsen, insieme a Olav Bjaaland, Helmer Hanssen, Sverre Hassel, e Oscar Wisting, arrivò al polo sud il 14 dicembre 1911, 35 giorni prima della spedizione guidata da Robert Falcon Scott,e pianta la bandiera norvegese al Polo Sud,precedendo di un mese l'inglese R.F. Scott.. Dal momento che nessuna delle due spedizioni aveva portato con sé il troppo ingombrante telegrafo senza fili, l'unica apparecchiatura che avrebbe consentito loro di comunicare direttamente dal Polo, il successo della spedizione di Amundsen fu reso noto solo il 7 marzo 1912. Amundsen raccontò il suo viaggio nel libro The South Pole: An Account of the Norwegian Antarctic Expedition in the Fram, 1910-1912
L'esplorazione del Polo Nord:
Amundsen tentò di raggiungere anche il Polo Nord. Provò prima con gli idrovolanti ma fallì.
 L'impresa invece ebbe successo il 12 maggio 1926, alle ore 1:30, quando Amundsen riuscì a sorvolare il Polo Artico con un dirigibile acquistato in Italia insieme al finanziatore americano Lincoln Ellsworth e all'italiano Umberto Nobile. I tre (oltre a cinque meccanici italiani e otto marinai norvegesi) volarono sul dirigibile Norge costruito e guidato dallo stesso Umberto Nobile. Dal dirigibile furono lanciate sul Polo le bandiere italiana, norvegese e statunitense.

La Morte :
Morì nel 1928 in un incidente aereo avvenuto sopra i cieli del Mare Glaciale Artico. Informato dell'incidente del dirigibile Italia, andò generosamente in soccorso dell'esploratore italiano Umberto Nobile e del suo equipaggio, nonostante avesse avuto con lui forti discussioni riguardo ai meriti della precedente avventura aeronautica con il dirigibile N1-Norge ("Norvegia"), ma l'idrovolante francese Latham 47 su cui salì, scomparve in mare senza mai essere ritrovato, nonostante varie ricerche.

Nella Culura :
Lo scrittore Roald Dahl, anch'egli di origini norvegesi, ricevette il proprio nome di battesimo proprio in omaggio all'esploratore.
Amundsen fu impersonato dall'attore Sean Connery nel film La tenda rossa.
In uno degli album del compositore minimalista italiano Stefano Ianne (Elephant - 2008) è presente un'opera sinfonica dal titolo "Amundsen" dedicata al celebre esploratore, eseguita da 50 elementi orchestrali de I Pomeriggi Musicali di Milano e diretta dal maestro Valter Sivilotti.
Le vicende dell'esploratore e la sua competizione con Robert Falcon Scott per la conquista del polo sud hanno ispirato la canzone "La regale sopravvivenza di Roald Amundsen e l'elegante morte bianca di R.F.Scott", scritta e interpretata dal cantautore Giuseppe Cutrò.

Onorifecenze :
Il nome di Amundsen è stato conferito ad un tratto del Mare Antartico, compreso tra l'isola di Thurston e Capo Dart, ad un ghiacciaio, ad una stazione polare, ad un cratere lunare e all'asteroide 1065 Amundsenia.
Una nuova struttura scientifica italiana, la Amundsen-Nobile Climate Change Tower installata a Ny-Ålesund, porta il suo nome, affiancato a quello di Umberto Nobile.

da wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 12:54:33
Tom Crean ....Irlandese e grande esploratore

in aggiunta foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 29 Gennaio 2013, 13:03:08
LA TRADUZIONE NON E' DELLE MIGLIORI....SORRY

Tom Crean :
(Annascaul, 20 luglio 1877 – Cork, 27 luglio 1938)

  .........è stato un esploratore e militare irlandese.
 

Nato nella città di Annascaul nella contea di Kerry nell'Irlanda del sud, e secondo ufficiale dell'imbarcazione Endurance, nella spedizione di Ernest Shackleton al polo sud.

Nell'agosto del 1914 il famoso esploratore Sir Ernest Shackleton e un equipaggio di 27 persone salpò per l'Antartide. Lo scopo dell'Imperiale Spedizione Transantartica era di attraversare via terra il Continente Antartico da ovest a est. A sole 80 miglia dalla destinazione la nave, l'Endurance, rimase intrappolata nei ghiacci del mare di Weddell. I partecipanti alla spedizione rimasero bloccati per 21 mesi durante i quali diedero prova di grande coraggio e incredibile resistenza e alla fine riuscirono a salvarsi tutti dopo un'incredibile odissea.

Muore il 27 luglio 1938 all'età di 61 anni.

di lui wikipedia dice :
Tom Crean, soprannominato il "gigante irlandese"
(20 luglio 1877 - 27 luglio 1938)
.... è stato un marinaio irlandese e da esploratore antartico Contea di Kerry. E 'stato membro di tre dei quattro grandi spedizioni britanniche in Antartide durante l'età eroica della esplorazione antartica, tra cui quella di Robert Falcon Scott 1911-1913 Terra Nova Expedition, che ha visto la gara per raggiungere il Polo Sud ha, persa vinta da Roald Amundsen e, si è conclusa nel morte di Scott e il suo partito polare. Durante questa spedizione Crean fece 35 miglia terrestri (56 km) a piedi in solitaria attraverso l'Ross Ice Shelf per salvare la vita di Edward Evans,
lo ha portato in salvo e, per questo, prese la Medaglia Albert.
 
Crean lasciò la fattoria di famiglia vicino Annascaul per arruolarsi nella Royal Navy britannica, all'età di 15 anni.
Nel 1901, mentre prestava servizio sulla HMS Ringarooma in Nuova Zelanda, si è offerto volontario per unirsi Scott 1901-1904 British National Antarctic Expedition su Discovery, iniziando così la sua carriera di esplorare. Dopo il suo ritorno dlla Terra Nova, inizio la terza e ultima spediazione, l' antartica, poi è stata la Trans-Antarctic Expedition imperiale Endurance guidata da Ernest Shackleton, in cui ha ricoperto la carica di secondo. Dopo Endurance divenne assediato nella banchisa e affondò, lui fu il partecipante di una serie drammatici eventi, tra mesi trascorsi alla deriva sul ghiaccio, un viaggio nelle imbarcazioni del salvataggio a Elephant Island, e un viaggio su una barca aperta di 800 miglia nautiche (1.500 km) da Elephant Island a South Georgia. Giunti Georgia del Sud, Crean è stato uno del gruppo dei tre che  giunse alla terra che attraversa l'isola, senza mappe o attrezzature alpinismo corrette, per ottenere gli aiuti.
 
Crean Il contributo di queste spedizioni suggellò la sua reputazione come un viaggiatore duro, e affidabile, reputazione di uomo dei poli, e gli valse un totale di tre medaglie polari. Dopo la spedizione Endurance è tornato alla Marina, e quando la sua carriera navale conclusa nel 1920 è tornato a Contea di Kerry. Nella sua città natale, Annascaul, Crean e sua moglie Ellen aperto una casa pubblica denominato "Polo Sud Inn". Ha vissuto lì in silenzio e con discrezione fino alla sua morte nel 1938


seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 30 Gennaio 2013, 16:11:09
JEAN GABIN

Ieri notte rivedevo un vecchio film, del 1958 tratto da un romanzo di Simenon, ( Maigret ), protagonista Jan Gabin così, ho pensato di
inserire oggi la biografia di Jan Gabin....nel film fumava la pipa, una pipa molto bella.
Film molto bello, Jena Gabin davvero molto bravo ...

Jean Gabin:.....AMAVA FUMARE LA PIPA E NEI SUOI FILM, EBBE MODO DI FARLO SPESSO
nome d'arte di Jean-Alexis Gabin Moncorgé
(Parigi, 17 maggio 1904 – Neuilly-sur-Seine, 15 novembre 1976)

....., è stato un attore francese, fra i più rappresentativi della storia del cinema francese.

Biografia :
Gabin è stato l'interprete ideale dei film della scuola realista, portando sugli schermi la fisionomia romantico-populista dell'uomo semplice e rude, oppresso da un destino ineluttabile. Una personificazione dell'antica tragedia umana, dolorosamente vissuta attraverso le fasi successive dell'immediata brutale violenza, della cupa disperazione e, infine, della rassegnazione liberatrice.
Gabin è riuscito a esprimere questa gamma di sentimenti con vigore e naturalezza, rivelando convincenti doti drammatiche, grazie anche alla sapiente guida di registi quali Julien Duvivier, Jean Renoir, Marcel Carné e Jacques Becker.
Proveniente dal teatro di rivista e dall'operetta (si era formato alle Folies Bergère, al Moulin Rouge, al Vaudeville, alle Buffes-Parisiennes), esordì nel 1930 col film Chacun sa chance. Ma il "vero" Gabin nacque negli anni 1934-1939 con una serie di fortunatissime interpretazioni: La bandera, Il bandito della Casbah, Verso la vita, La grande illusione, L'angelo del male, Il porto delle nebbie, Alba tragica.
In molti di questi film ebbe accanto la delicata Michèle Morgan, con la quale formò una romantica e indimenticabile coppia cinematografica.
Durante gli anni '40, in pieno periodo bellico, Gabin ebbe un'importante relazione sentimentale con Marlene Dietrich, un amore che però non sopravvisse alla fine della guerra.
Dopo una breve e negativa esperienza Hollywoodiana nel periodo bellico, Gabin passò a ruoli di più varia e matura caratterizzazione psicologica, secondo nuove dimensioni umane e sociali, complice anche l'aspetto fisico precocemente incanutito: La vergine scaltra (1950), La notte è il mio regno (1951), La traversata di Parigi (1956); Il clan dei Siciliani, (1969). In tutti comunque, come nel ruolo indimenticabile del commissario Maigret creato da Georges Simenon, si ritrova il razionale virtuosismo del personaggio Gabin che, come ha scritto Jacques Prévert in una lirica:
 
« è sempre lo stesso / è sempre uguale, sempre Gabin / sempre qualcuno »
 
Gabin ha ottenuto due volte il premio quale miglior attore alla Mostra cinematografica di Venezia, nel 1951 per La notte è il mio regno, e nel 1954 per Grisbì (Touchez pas au grisbi).

da wikipedia

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Jean Gabin :
Nome: Jean-Alexis Moncorgé
Data nascita: 17 Maggio 1904 (Toro), Parigi (Francia)
Data morte: 15 Novembre 1976 (72 anni), Neully-sur-Seine (Francia)

Attore francese. Nasce a Parigi il 17 maggio del 1904 e cresce a Mériel, un paesino a pochi chilometri dalla capitale francese. I genitori sono attori di cabaret che lo introducono ben presto al mondo del palcoscenico.
Grazie al padre, artista di primo piano dei caffè concerto parigini, entra nel 1924 nel «tempio» delle Folies-Bergère come figurante.
A soli 19 anni esordisce in una produzione delle Folies Bergères, continuando poi la sua gavetta nel teatro di varietà, genere fiorente nella Francia di inizio XX Secolo.Imitando lo stile, allora in voga, di Maurice Chevalier diventa così famoso da esibirsi nel celebre Moulin Rouge.
Apprende poi le basi del mestiere nelle compagnie di giro e sulle assi dei cabaret e music-hall e dal 1930 ottiene diverse parti come coprimario sui set, soprattutto in commedie brillanti e musicali. Notato da alcuni impresari cinematografici, grazie alla sua già evidente presenza scenica, comincia a recitare nel cinema muto a partire dal 1928. Pochi anni dopo, con la transizione al cinema sonoro, le case di produzione francesi cercano nuovi attori che sappiano anche cantare e recitare bene i dialoghi, Gabin è l’uomo giusto al momento giusto e viene scritturato dall’importante Pathé Film nel 1930. Dopo un periodo di gavetta nel quale ricopre ruoli secondari, ma con registi celebri come Jacques Tourneur, Anatole Litvak o Wilhelm Pabst, il suo fascino al tempo stesso duro e sensibile viene scoperto da Julien Duvivier che lo rende protagonista di “Il giglio insanguinato” (1934).
Nel 1934 incontra J. Duvivier, regista che assieme a J. Renoir e M. Carné si accingeva a codificare drammaturgicamente gli elementi peculiari del clima e del sentimento della Francia «frontista» di quegli anni nella corrente cinematografica del «realismo poetico», di cui G. con i suoi memorabili personaggi diviene l’attore-feticcio. Il sodalizio con Duvivier comincia da Il giglio insanguinato (1934), opera ancora di taglio romantico ma già marcata dalla capacità del protagonista di recitare «per sottrazione», conferendo cioè profondità e intensità al carattere da interpretare con minimi accenni gestuali e il semplice magnetismo dello sguardo («alla Gabin» appunto), che diviene celebre poiché i suoi occhi celesti, grazie alle luci di scena e alla pasta morbida della pellicola in b/n, divengono quasi trasparenti e carichi di intenzioni. Ecco così prendere vita il legionario dannato di La bandera (1935) e soprattutto Pépé le Moko di Il bandito della Casbah (1937), fuorilegge che si immola per amore. Tocca poi a Renoir plasmare ulteriormente l’arte di G. nel celebre La grande illusione (1937) e a Carné in Il porto delle nebbie (1938) e Alba tragica (1939), facendogli interpretare eroi tristi e malinconicamente rassegnati, atti a incarnare le emozioni e le paure di una orgogliosa nazione che si stava avviando alla imminente occupazione nazista.
Jean Renoir lo consacra definitivamente rendendolo protagonista del dramma pacifista “La grande illusione”, forse il suo capolavoro, nel quale recita accanto a uno straordinario Erich Von Stroheim, nel ruolo di un ufficiale francese prigioniero in un campo tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. Gli anni Quaranta sono un periodo difficilissimo per Jean Gabin. Il suo paese viene invaso dai nazisti e rimane per lungo tempo diviso fra una zona occupata da truppe tedesche e un’altra sottoposta al regime-fantoccio del Maresciallo Pétain. Il numero e la qualità dei film che può interpretare diminuisce drammaticamente, mentre è in corso anche una tormentata storia d’amore con Marlene Dietrich. Nel 1943 si arruola nelle truppe della Francia Libera del Generale De Gaulle e combatte in marina agli ordini dell’ammiraglio Gélinet. Alla fine del conflitto, a 41 anni, viene decorato con la croce di guerra e la sua popolarità sembra non conoscere limiti. Nonostante, o forse proprio a causa, del suo fascino maturo, delle rughe e dei capelli bianchi, il successo ritorna quasi immediatamente. “La vergine scaltra” (1950) di Marcel Carné, tratta dal romanzo di George Simenon, è un incredibile successo di cassetta, a cui fa seguito il noir “Grisbi” (1954) di Jacques Becker, che descrive le vicissitudini di alcuni criminali che preparano il colpo della loro vita.Gabin dimostra di sapersi districare bene anche nei ruoli da commedia, sfruttando il suo intenso senso dell’umorismo, per esempio in “La traversata di Parigi” (1956) di Claude Autant-Lara.Nel 1960, ormai considerato una colonna del cinema francese, riceve anche la prestigiosa Legion d’Onore. A fine carriera Gabin, oltre ad interpretare più volte il celebre commissario Maigret, affianca i giovani Alain Delon, Jean-Paul Belmondo e Gerard Depardieu in una serie di film.
Il cinema transalpino post-bellico e degli anni ’50 lo trova intento a ritarare i suoi personaggi su registri meno mitizzanti e più consoni a una nuova stagione anche anagraficamente segnata dalla maturità. Le occasioni in tal senso non tardano a presentarsi: da Grisbi (1954) di J. Becker, storia dell’ultimo fatale colpo di un rapinatore invecchiato, fino alla miniserie dedicata al pacato e sensibile funzionario di polizia creato da G. Simenon, inaugurata con Il commissario Maigret (1957) di G. Delannoy. Nella galleria dei suoi personaggi memorabili è soprattutto da ricordare, il Jean Valjean di I miserabili (1957) di J.-P. Le Chanois, da V. Hugo. Nei ruoli successivi passa con consumata maestria da toni più leggeri e satirici (Le grandi famiglie, 1958, di D. de La Patellière) a maschere di drammatica autorevolezza come in L’affare Dominici (1973) di C. Bernard-Aubert. La sua ultima interpretazione, il grottesco La gang dell’Anno Santo di J. Girault, è del 1976. Muore poco dopo, pianto da tutta la Francia come un eroe nazionale.

Tratto da MyMovies

Seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: toscano f.e. - 30 Gennaio 2013, 16:17:46
Tom Crean ....Irlandese e grande esploratore

in aggiunta foto


questa è molto bella.
rudezza e tenerezza insieme
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 30 Gennaio 2013, 16:25:35
hai ragione, è bellissima....
questa foto a me ricorda molto l'immagine di mio nonno.
E' un immagine di altri tempi, in cui rudezza umana e durezza della vita erano un tratto saliente delle persone semplici, umane e forti, a contatto
con lavori duri e difficili, dal punto di vista fisico, non si spaventavano e accettavano la sfida che era parte della vita stessa. Persone che non si guardavno dello sporco, delle vesti, delle superficialità frivole della vita e che, in se, erano ricchi di semplice dignità umana.
Si, è una gran bella foto.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 10:32:14
Julien Duvivier :
(Lilla, 8 ottobre 1896 – Parigi, 30 ottobre 1967)

......... è stato un regista francese.

Dal 1915 incomincia la sua carriera nel muto per continuarla poi anche con l'avvento del sonoro. Si afferma presso il grande pubblico con film come Pel di carota (1932, riedizione del 1925), La bella brigata e Il Golem (1936), Carnet di ballo (1937), I prigionieri del sogno ed Il carro fantasma (1939).
 
Il suo film di maggior successo fu Il bandito della Casbah (1937) in cui ebbe come interprete Jean Gabin, da lui già diretto in La bandiera (1935) e La bella brigata (1936).
 
Tra i film successivi di Duvivier si ricordano in particolare, per il loro successo commerciale, Don Camillo (1952) ed Il ritorno di Don Camillo (1953) con Gino Cervi e Fernandel, dai racconti di Giovannino Guareschi.

da wikipedia

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Julien Duvivier
 Data nascita: 3 Ottobre 1896 (Bilancia), Lilla (Francia)
Data morte: 30 Ottobre 1967 (71 anni), Parigi (Franci

Fattosi un solido mestiere con una serie di film muti d'ispirazione religiosa, s'impose negli anni Trenta come uno dei maggiori autori del cinema francese. Collegandosi a quella corrente di pessimismo che venava la cultura del paese in quegli anni, ne seppe trarre gli elementi più melodrammatici e in alcuni casi (Pel di Carota, 1932, La bella brigata, 1936, Il bandito della Casbah, 1937), i suoi film raggiunsero risultati artistici rimarchevoli. La sua opera più nota, Il bandito della Casbah, lo fece paragonare a Carné e a Renoir. Anche le sue opere artisticamente meno riuscite testimoniano di un eccezionale mestiere che si spiega soprattutto nella creazione di atmosfere e nella direzione degli attori, tutti i migliori della generazione francese tra le due guerre. Altri film: David Golder, 1930; Il giglio insanguinato, 1933; Golgota, 1934; La bandera, 1935; Golem, 1935; L'uomo del giorno, 1936; Carnet di ballo, 1937; I prigionieri del sogno, 1939; Il carro fantasma, 1939. Nel dopoguerra si limitò a dirigere produzioni commerciali caratterizzate da noti attori che diresse con l'abituale maestria, da Vivien Leigh a Jean Gabin, da Gérard Philipe a Brigitte Bardot. Un successo eccezionale ottennero Don Camillo e Il ritorno di Don Camillo dai libri di Giovannino Guareschi, girati in Italia con Gino Cervi e Fernandel nel 1951-52.

Da MyMovies

segue immagine
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 10:41:55
UN ALTRO INNAMORATO DELLA PIPA

Albert Préjean :
 (Parigi, 27 ottobre 1894 – Parigi, 1 novembre 1979)

     ........è stato un attore francese.

Attore francese. Dopo un passato avventuroso da pilota, acrobata e cantante, approda al cinema dove, con le sue interpretazioni dei film di R. Clair (Paris qui dort, 1923; Le fantôme du Moulin-Rouge, 1924; Un cappello di paglia di Firenze, 1927; Sotto i tetti di Parigi, 1930), diventa uno degli attori più celebri del cinema francese a cavallo tra il muto e il sonoro, identificato con il personaggio del giovane parigino, cinico ma sentimentale. Se il suo successo negli anni ’30 lo porta a collaborare con G.W. Pabst (L’opera da tre soldi, 1931), R. Siodmak (La crise est finie, La crisi è finita, 1934; Il capitano Mollenard, 1938), M. Carné (Jenny, regina della notte, 1936), J. Becker (L’Or du Cristobal, L’oro del Cristobal, 1940), dopo la seconda guerra mondiale viene messo in ombra da J. Gabin ed è relegato a ruoli di caratterista in film commerciali. Si dedica al teatro e alla televisione.
Albert Préjean, durante la prima guerra mondiale fece parte della cosiddetta Squadriglia delle Cicogne, gruppo di aviatori guidato da Georges Guynemer, meritandosi la decorazione con la Croce di guerra e la Legion d'onore.
Fece il suo debutto nel cinema girando cinque film sotto la regia di Henri Diamant-Berger tra il 1921 e il 1923. Il suo ruolo era quello del giovane di estrazione popolare, semplice, forte e generoso, in contrasto con quelli interpretati da attori come Jean Murat o Pierre Richard-Willm, che invece incarnavano ragazzi provenienti da un ceto sociale elevato.
Nel 1930 fu protagonista di Sotto i tetti di Parigi di René Clair, in cui cantava anche la canzone che dà il titolo al film.
Dopo la seconda guerra mondiale Préjean fu uno degli artisti che finirono sotto accusa per aver continuato a lavorare anche durante l'occupazione nazista e, per questo la sua carriera, pur proseguendo fino agli anni sessanta, non fu più brillante come un tempo.
Le sue memorie sono state raccolte dal figlio Patrick Préjean, anch'egli attore, in un libro pubblicato nel 1979.

da Wikipedia e Mymovies

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 31 Gennaio 2013, 12:22:52
Grazie Stefano per queste "perle"
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 12:30:12
JEAN GIONO.................AMAVA ANCHE LUI FUMARE LA PIPA


Jean Giono (Manosque, 30 marzo 1895 – Manosque, 9 ottobre 1970 )
  .......... è stato uno scrittore francese.
 
Nato a Manosque, in Provenza nel 1895 da una famiglia di origine piemontese, il padre era calzolaio e la madre stiratrice. La sua opera, che comprende una trentina di romanzi, trae ispirazione dalla Grecia antica e dipinge le condizioni dell'uomo nel mondo, tratta le questioni morali e metafisiche e ha una portata universale. Jean Giono è lontano dall'essere l'autore regionalista che si potrebbe credere.
Autodidatta, diventa amico di Lucien Jacques, di André Gide e di Jean Guéhenno.
Jean nato il 30 marzo 1895 a Monosque da padre come d'etto , d’origine italiana, era calzolaio e sua madre stiratrice e questo è importante poichè la sua formazione fu del tutto personale priva di interventi paterni e, materni. Leggerà da solo la Bibbia e Omero, tra l’officina del padre e l’atellier della madre.
Per venire incontro alle difficoltà finanziarie dei genitori, è costretto a lasciare il collegio e a diventare impiegato di banca, fino alla guerra del 1914. Nel 1919, passata la guerra, che l’ha enormemente segnato (Le grand troupeau, 1931), riprende il suo lavoro e, nel 1920, sposa un’amica d’infanzia, Elise, da cui avrà due figle, Aline e Sylvie. La sua cultura, immensa, è quella di un autodidatta con una curiosità universale. Nel 1930, dopo il successo di Collines e di Un de Baumugnes, abbandonerà la banca per dedicarsi completamente alla letteratura.
Giono lascerà Monosque soltanto per dei brevi soggiorni a Parigi e per dei brevi viaggi all’estero, tra cui quello che gli ha permesso di scrivere il suo Viaggio in Italia, nel 1953. Nello stesso anno ottiene il Premio Ranieri di Monaco, per l’insieme della sua opera. Nel 1954 entra a far parte dell’Accademia Goncourt e del Consiglio Letterario di Monaco, nel 1963.
La sua opera comprende una trentina di romanzi, tra i quali Le chant du monde, Que ma joie demeure, Un roi sans divertissement, L’ussaro sul tetto, Le moulin de Pologne, saggi, dialoghi, poesie e commedie teatrali.
Giono è l’autore che ha descritto la natura, in una lingua sana e naturale e in una scrittura spoglia.
E’ morto a Monosque nel 1970.

da Wikipedia e da ItaliaLibri

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 12:30:45
Ma di niente Cristiano, è un piacere  :)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 12:51:59
GEORGE BRASSENS..............AMAVA FUMARE LA PIPA


Georges Brassens: (Sète, 22 ottobre 1921 – Saint-Gély-du-Fesc, 29 ottobre 1981)

   ........ è stato un cantautore, poeta, scrittore e attore francese.


L'infanzia e la giovinezza Georges Brassens, nacque a Sète, piccolo porto mediterraneo nella regione della Linguadoca-Rossiglione, il 22 ottobre 1921; crebbe in un ambiente familiare umile ma sereno: il padre, Jean-Louis Brassens, era un muratore francese; la madre, Elvira Dagrosa, era una casalinga italiana originaria di Marsico Nuovo, in Basilicata, vedova di guerra e già madre di una bambina. I suoi nonni materni si chiamavano Michele Dagrosa e Maria Dolce.
Il piccolo Brassens respirò musica sin dall'infanzia: la madre amava in ugual modo la musica lirica e la canzone popolare, soprattutto le melodie accompagnate con il mandolino. Fu proprio su questo strumento che il piccolo Georges apprese le basi che gli permisero, in seguito, l'apprendimento della chitarra; possedeva un buon orecchio musicale e si dimostrò sempre più interessato alla musica che alla scuola e agli studi; a quattordici anni cominciò a scrivere le sue prime canzoni.
Al liceo, Georges Brassens fece un incontro che si rivelò determinante per il suo avvenire: il suo professore di lettere, Alphonse Bonnafé, una personalità fortemente anticonformista, riuscì a catturare il suo interesse e, grazie a lui, il giovane Brassens conobbe la poesia francese; cominciò ad impegnarsi seriamente nella scrittura di poesie e testi di canzoni. In terza liceo, disgraziatamente, venne sospeso dalla scuola: in seguito ad alcuni piccoli furti compiuti dagli alunni della scuola nelle case degli allievi più benestanti, un compagno fece il suo nome (la canzone Les quatre bacheliers allude appunto a questo episodio); il padre lo prese allora a lavorare con sé, nell'impresa edile di famiglia. La passione per la musica, però, non si interruppe, al contrario; Georges si appassionò particolarmente ad un grande interprete del momento, Charles Trenet, del quale cercava di imitare lo stile.
Nel 1940, a diciott'anni, Brassens decise di stabilirsi a Parigi, presso una zia; nella capitale, oltre a lavorare come operaio alla Renault, cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare i testi fondamentali della poesia francese, da Villon a Hugo, da Apollinaire a Verlaine. Con lo scoppio della guerra, la fabbrica di automobili presso cui Brassens lavorava venne bombardata, e i tedeschi entrarono a Parigi; fu allora costretto a rientrare a Sète, dalla sua famiglia.
Soltanto in seguito all'Armistizio, Brassens poté far ritorno a Parigi; questa volta, non provò nemmeno a cercare un lavoro: aveva deciso di consacrarsi interamente alla musica e alla poesia. Fu così che, nel 1942, pubblicò a proprie spese le sue prime raccolte poetiche A la venvole e De coups d'épée dans l'eau, che rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista. Nel 1943, in seguito ad un decreto di lavoro obbligatorio (STO) imposto dai tedeschi al governo francese, Brassens si trovò costretto a lavorare presso la Bmw, nel campo di lavoro di Basdorf, vicino a Berlino; fu qui che conobbe Pierre Onteniente (soprannominato da Brassens Gibraltar), prigioniero come lui, il quale diverrà uno dei suoi migliori amici e il suo uomo di fiducia.
In questo periodo, Brassens fu costretto ad interrompere i suoi studi, ma non smise di scrivere canzoni; a questo periodo risale, per esempio, il testo di Pauvre Martin. Nel 1944, approfittando di una licenza di quindici giorni, Brassens fece ritorno a Parigi, dove si nascose presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la vita e l'opera del cantautore; fu a loro, la sua nuova famiglia, che Brassens dedicò canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson pour l'Auvergnat.
Inizialmente, avrebbe dovuto restare a casa Planche finché la guerra non fosse finita e lui non fosse stato libero; in realtà, vi restò più di vent'anni, fino al 1966, conducendo un'esistenza serena, malgrado le ristrettezze. Fu proprio nella casa al numero 9 dell'Impasse Florimont (nel XIV arrondissement), tra gatti e animali di ogni specie, che Brassens compose la maggior parte delle sue canzoni. Componeva cominciando dalla scrittura dei testi, adattando poi la melodia al pianoforte, senza avere nessuna conoscenza in materia di solfeggio e di armonia.
A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire, rivista anarchica; simpatizzante degli ideali anarchici, per tutta la vita Brassens esprimerà, con l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro l'ipocrisia della società e le convenzioni sociali; nei suoi testi, prende posizione in favore degli emarginati, degli ultimi e contro ogni tipo d'autorità costituita. In particolare lungo tutto l'opera di Brassens ritroviamo una viva opposizione contro le figure del giudice e del poliziotto, nel celebre brano l'Hécatombe, Brassens tifa dalla sua finestra per le "massaie gendarmicide" che si stanno battendo contro degli agenti venuti a sedare una rissa. Nel 1947, Brassens pubblicò il suo primo romanzo, La lune écoute aux portes; nello stesso anno, scrisse alcune tra le sue più grandi canzoni, come Brave Margot, La mauvaise réputation e Le gorille; quest'ultimo brano, nel quale Brassens si oppone con forza alla pena di morte, fu boicottato dalla radio di Stato per molti anni.
In questo periodo, Brassens conobbe Joha Heiman (che lui chiamava Püppchen, 'bambola'), la donna d'origine estone che sarebbe diventata la compagna di una vita; i due non vissero mai assieme e non ebbero figli, ciononostante restarono uniti fino all'ultimo giorno di vita del cantautore. Fu a lei che dedicò La non-demande en mariage (la 'non domanda di matrimonio).Gli anni Cinquanta videro Brassens impegnato in una lunga ed ostinata gavetta nei cabaret parigini; Jacques Grello, un celebre chansonnier, lo sentì cantare ed, entusiasta, lo invitò ad esibirsi nel suo cabaret, il Caveau de la République, e in altri locali in voga, come il Lapin agile a Montmartre e la Villa d’Este; il pubblico, però, non condivideva il giudizio di Grello, e i primi concerti furono dei veri e propri fiaschi.
All'inizio del 1952, alcuni amici convinsero Brassens a sottomettersi ad un provino nel celeberrimo cabaret di Montmartre, Chez Patachou; la proprietaria, la stessa Patachou, rimase estasiata e volle cantare i suoi brani nel proprio locale, facendolo così conoscere al grande pubblico; fu sempre lei a convincere Brassens, che si vedeva soltanto nei panni del compositore, ad interpretare lui stesso le sue canzoni. Fu l'inizio del successo.Brassens cominciò ad esibirsi in numerosi locali parigini e a raccogliere un certo successo presso il pubblico e i critici, malgrado alcuni suoi testi suscitino scalpore e scandalo. La consacrazione arrivò quando Patachou presentò a Brassens Jacques Canetti, direttore artistico della casa discografica Polydor e proprietario del cabaret Les Trois Baudets; grazie all'impegno di Canetti, Brassens poté, dopo una tournée estiva, registrare il suo primo album, La mauvaise réputation, che ottenne un grande successo.
Nel 1953, il 16 ottobre Brassens debuttò al prestigioso music-hall parigino dell'Olympia; proponeva, oltre ai suoi testi, brani ripresi da poeti celebri come François Villon (Ballade des dames du temps jadis), Victor Hugo (Gastibelza), Paul Fort (Le petit cheval); il 1953 fu anche l'anno di pubblicazione del romanzo La tour des miracles. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco dell'Accademia Charles Cros, pubblica il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics, a cui fece seguito, l'anno seguente, Chanson pour l'Auvergnat.
Negli anni successivi, spinto da Jacques Canetti, fu più volte in tournée in Europa e in Africa del Nord; si dedicò a recital e, anche se per una volta soltanto, al cinema: nel 1956, interpretò un ruolo quasi autobiografico nel film Porte des Lilas di René Clair. Con i primi guadagni ottenuti, Brassens comprò la casa dell'Impasse Florimont, dove viveva con Jeanne e Marcel. Nel 1957, assieme a Pierre Onteniente, Brassens creò le Editions Musicales 57 e pubblicò Je me suis fait tout petit, mentre continuava a dividersi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.
Sin dalla fine della guerra, Brassens aveva sofferto di coliche nefritiche e di calcoli renali che gli impedirono, talvolta, di portare a termine i suoi spettacoli; pur rallentato dalle sue condizioni di salute, Brassens non mancò mai all'appuntamento e continuò a pubblicare dischi a cadenza regolare: del 1958 è Le Pornographe, mentre Le Mécréant e Les trompettes de la renommée uscirono rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Nel 1964, Brassens fece nuovamente capolino al cinema: la sua canzone Les copains d'abord (pubblicata lo stesso anno nell'album omonimo) rientra nella colonna sonora del film Les Copains di Yves Robert.
Nel 1966, oltre a lasciare definitivamente l'abitazione condivisa con Jeanne e Marcel per stabilirsi poco lontano, nel XV arrondissement, Brassens pubblicò l'album Supplique pour être enterré à la plage de Sète; la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica. Nel 1967 ricevette il Premio di poesia dell'Académie française. L'anno seguente, all'epoca degli avvenimenti politico-sociali del '68, Brassens si trovava in un letto d'ospedale, dopo un'operazione di asportazione di calcoli; ciononostante, appoggiò, anche se non direttamente, la causa dei rivoluzionari. Poco prima della sua morte, qualcuno gli chiese che cosa facesse durante le giornate del maggio '68, perché non si fosse schierato pubblicamente; la sua risposta ('Soffrivo di coliche nefritiche') venne interpretata come un'irriverenza tra le tante, ma rispecchiava la realtà; Brassens, senza che nessuno lo sapesse, affrontava la sua malattia in silenzio. Nello stesso anno, il 24 ottobre, Jeanne morì, all'età di settantasette anni. Nel gennaio del 1969, su iniziativa della rivista Rock et Folk e della radio RTL, Brassens partecipò ad un'intervista che divenne un evento storico, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel, altri due pilastri della canzone d'autore francese; nello stesso anno, oltre a continuare le esibizioni a Bobino, Brassens pubblicò La Religieuse, il suo decimo disco. Negli ultimi anni, i problemi di salute l'avevano fatto invecchiare prematuramente: dopo aver acquistato una casa a Lézardrieux, in Bretagna (regione che amava al punto da studiare la lingua bretone), nel 1973 disse addio alle scene, con un'ultima tournée in Francia e in Belgio e pubblicando il suo penultimo disco, Fernande.
Due anni dopo, nel 1975, Brassens ricevette il Gran premio della città di Parigi; nel 1977, in seguito all'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan, salì un'ultima volta sul palco di Bobino; fu il suo ultimo concerto. Nel 1979 Brassens accettò la proposta del musicista Moustache, suo vecchio amico, di partecipare alla registrazione di un album in cui i suoi titoli più celebri venivano ripresi in versione jazz. Alla fine dell'anno ricevette il Gran Premio del disco dalle mani del sindaco di Parigi, Jacques Chirac.
Affetto da un cancro, nel novembre del 1980, Brassens si sottopose all'ennesima operazione. Dopo aver passato l'estate nella sua casa in Bretagna, trovò ricovero presso il suo amico e medico Maurice Bousquet, a Saint-Gély-du-Fesc, vicino a Montpellier. È lì che, alle 23.15 del 29 ottobre 1981, Georges Brassens si spense all'età di sessant'anni.
Fu inumato a Sète, nel cimitero du Py, soprannominato il cimitero dei poveri, per distinguerlo dal Cimitero marino, in cui giace il poeta Paul Valéry, che sovrasta il paese. In questo modo, la sua volontà, espressa nella canzone-testamento Supplique pour être enterré à la plage de Sète, di essere sepolto nella spiaggia del suo villaggio natale, fu quasi rispettata.

tratto da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 15:16:43
DOMINIQUE STRAUSS-KAHN...................AMA FUMARE LA PIPA.....

Dominique Gaston André Strauss-Kahn (Neuilly-sur-Seine, 25 aprile 1949)

........ è un economista e politico francese.
Membro del Partito Socialista, è stato più volte ministro in dicasteri economici nei governi a guida socialista. Economista, è professore di macro-economia a Sciences Po (Institut d'Etudes Politiques di Parigi)
 

Dal 1º novembre 2007 al 18 maggio 2011 è stato direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Il 14 maggio 2011 viene arrestato a New York con l'accusa di tentata violenza sessuale ai danni di una cameriera di un albergo presso cui alloggiava a New York] e quattro giorni dopo rassegna le sue dimissioni dalla carica di Direttore del FMI.
Le accuse si sono però poi rivelate insussistenti e la procura ne ha chiesto l'archiviazione il 23 agosto 2011.
Sulla stampa francese il suo nome viene spesso abbreviato in "DSK".
Dalla vicenda ne uscì pressochè pulito, ma la sua immagine e il suo ruolo subì pesanti contraccolpi.

Biografia :
Il padre, Gilbert Strauss-Kahn (1918-1992), era figlio di un ebreo ashkenazita alsaziano e di una donna francese, originaria della Lorena e di religione cattolica; la madre, Jacqueline Fellus (1919-2006), era figlia di una coppia di ebrei sefarditi tunisini.
Nato in un quartiere residenziale alle porte di Parigi, Dominique ha vissuto in Marocco, ad Agadir, per poi trasferirsi a Montecarlo in seguito al terremoto del 1960 ed ha studiato all'HEC Paris e all'Institut d'études politiques (Sciences Po) di Parigi. Non superò il concorso di ammissione all'École nationale d'administration (Ena) ma conseguì la laurea magistrale in diritto pubblico e il dottorato in scienze economiche - materia che ha insegnato a Nancy e a Nanterre - ed è oggi professore ordinario di macro-economia a Sciences Po, a Parigi. Nel 1993 ha fondato lo studio legale DSK Consultants per esercitare la professione di avvocato.
Nel 1995 ha sposato in sinagoga la sua terza moglie: la giornalista televisiva Anne-Élise Schwartz, meglio conosciuta come Anne Sinclair.
Il suo percorso politico è strettamente legato a quello di Lionel Jospin, divenuto segretario del Partito socialista francese (PS), in seguito all'elezione di François Mitterrand alla presidenza della Repubblica.
Nel 1986 fu eletto per la prima volta deputato, nell'Alta Savoia. Rieletto nel 1988 in un collegio uninominale della Val-d'Oise, nell' hinterland parigino, fu in seguito nominato presidente della Commissione Finanze dell' Assemblée Nationale.
Nel 1991 entrò come ministro dell'Industria e del Commercio estero nel governo di Édith Cresson, funzione che mantenne nel governo di Pierre Bérégovoy fino alle elezioni politiche del 1993, vinte da una coalizione di centro-destra. In seguito alla sconfitta elettorale, fu nominato presidente del gruppo di esperti del PS, creato da Claude Allègre e rilanciato da Michel Rocard.
Nel 1994 partecipò al Cercle de l'Industrie, un circolo in difesa dell'industria francese a Bruxelles, insieme all'imprenditore Vincent Bolloré e Louis Schweitzer, amministratore delegato del gruppo Renault.
Eletto sindaco di Sarcelles per la prima volta nel 1995, ha in seguito rinunciato alla carica dopo la nomina a ministro dell'Economia, delle Finanze e dell'Industria nel governo di Lionel Jospin, nel 1997.
Nel 1997, Lionel Jospin, nuovo Primo ministro francese, lo nominò ministro dell'Economia, delle Finanze e dell'Industria. Dominique Strauss-Kahn divenne così uno dei personaggi di punta del governo. I buoni risultati dell'economia francese, la forte crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato contribuirono a consolidare la popolarità del ministro nel partito e nell'opinione pubblica.
Capolista alle elezioni regionali del 1998 nell'Île-de-France, portò i socialisti alla vittoria, rinunciando però alla presidenza della Regione a favore di Jean-Paul Huchon per rimanere ministro.
Le principali iniziative del suo mandato ministeriale furono l'abbassamento dell'IVA al 5,5% nel settore edile per rilanciare l'attività del settore e disincentivare l'evasione fiscale. Attraverso una politica di rigore economico e di privatizzazioni riuscì a fare rientrare il deficit pubblico sotto la soglia del 3%, imposta dai parametri di Maastricht, garantendo alla Francia l'ingresso nella zona dell'euro. Malgrado la sua opposizione, non riuscì a impedire la riduzione del tempo di lavoro a 35 ore settimanali, misura fortemente voluta dal ministro delle Politiche sociali Martine Aubry.
Indagato in diversi processi legati alla sua attività di avvocato nei primi anni novanta, Dominique Strauss-Kahn rassegnò le proprie dimissioni da ministro nel novembre 1999. Il primo ministro Lionel Jospin era talmente certo della sua estraneità, da sostituirlo in un primo momento con il segretario di stato Christian Sautter e quindi manifestando l'intenzione di reintegrarlo quanto prima alla guida dell'economia. Alcuni esponenti del suo stesso partito gli riservarono un sostegno tiepido e qualcuno, come Ségolène Royal, usò addirittura parole aspre nei suoi riguardi, ma lui preferì non tenerne conto. Nel 2001 venne interamente scagionato da ogni accusa e fu rieletto deputato poco dopo in un'elezione suppletiva.

Ambizioni Presidenziali :
Dopo la vittoria di Jacques Chirac alle elezioni presidenziali del 2002, Dominique Strauss-Kahn venne rieletto deputato nel collegio uninominale di Sarcelles alle elezioni politiche immediatamente successive.
Tuttavia, il Partito socialista, stroncato dal sorpasso da parte di Jean-Marie Le Pen al primo turno delle presidenziali, perse le elezioni politiche a favore della destra.
Insieme a Michel Rocard fondò il club di riflessione À gauche en Europe (A sinistra in Europa) e presiedette la corrente del partito socialista Socialisme et Démocratie (Socialismo e democrazia), d'ispirazione riformatrice.
Dopo avere sostenuto la mozione maggioritaria presentata dal segretario François Hollande al congresso del Partito socialista di Le Mans, annunciò nel maggio 2006 la sua intenzione di partecipare alle primarie organizzate dal partito per designare il candidato ufficiale alle elezioni presidenziali del 2007. Gli altri concorrenti erano l'ex primo ministro Laurent Fabius e la presidente della regione Poitou-Charentes Ségolène Royal. Nel novembre 2006 gli iscritti al partito socialista votarono il loro candidato e Strauss-Kahn ottenne il 20% dei voti, appena davanti a Fabius, in una elezione nettamente favorevole a Royal, vincitrice fin dal primo turno con il 60% dei voti.

Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale :
Nel luglio 2007 Dominique Strauss-Kahn venne candidato ufficialmente alla direzione generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) dal presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. La sua designazione fu appoggiata, oltre che da Sarkozy, da Jean-Claude Juncker e da Romano Prodi. Con questo sostegno europeo e col consenso degli Stati Uniti, vinse su quella dell'unico antagonista, l'ex premier ceco Josef Tosovsky, sostenuta dal presidente russo Putin; il 28 settembre 2007 Strauss-Kahn fu nominato alla testa dell'FMI, entrando così nell'esclusivo club dei francesi che dirigono istituzioni economiche internazionali. Gli altri sono Jean-Claude Trichet (BCE), Pascal Lamy (OMC) e Jean Lemierre (BERS).
Strauss-Kahn ebbe a dichiarare che se fosse stato eletto al vertice del FMI sarebbe rimasto in carica per tutta la durata del suo mandato senza fonte (dal 1º novembre 2007 al 1º novembre 2012), escludendo implicitamente di essere intenzionato a presentarsi alle elezioni presidenziali francesi del maggio 2012.

Il primo scandalo a sfondo sessuale: l' affaire Piroska Nagy
Il 18 ottobre 2008 il Wall Street Journal rivelò che un'inchiesta interna era stata aperta per accertare se DSK avesse dato prova di favoritismi all'interno dell'organizzazione a favore della sua amante Piroska Nagy, da lungo tempo responsabile del dipartimento FMI che si occupa dei problemi finanziari dell'Africa. Quest'ultima lo accusò di abuso della sua posizione. Dominique Strauss-Kahn presentò pubblicamente le sue scuse alla moglie Anne Sinclair, così come al personale del Fondo monetario internazionale per aver commesso un erreur de jugement (errore di valutazione) nell'aver avuto una relazione con una sua subordinata ed il 25 ottobre fu discolpato dalla commissione d'inchiesta del Fondo, ove però il decano del Consiglio di Amministrazione del Fondo sottolineò che egli aveva commesso atti «regrettables et reflétant une grave erreur de jugement (incresciosi e rivelatori di un grave errore di valutazione)» (Il 6 maggio 2011, a seguito dell' affaire Piroska Nagy, la molestia [a fini sessuali, n.d.r. ] è divenuta motivo di licenziamento nel Fondo Monetario Internazionale.

Il secondo scandalo a sfondo sessuale: l'arresto negli USA
Il 14 maggio 2011 Dominique Strauss-Kahn è stato arrestato a New York con l'accusa di tentata violenza sessuale ai danni della cameriera di un hotel di Times Square ove DSK era alloggiato. La notizia ha destato molto scalpore in Francia in quanto Strauss-Kahn era ritenuto uno dei possibili candidati "di prestigio" del Partito Socialista Francese alle elezioni presidenziali del 2012. Quattro giorni dopo l'arresto, ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di direttore del FMI: a sostituirlo, l'ex ministro dell'economia francese Christine Lagarde. Dopo 6 giorni di detenzione nel carcere di massima sicurezza di Rikers Island, previo pagamento di una cauzione di 6 milioni di dollari, all'economista sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Il 1º luglio il New York Times ha annunciato una svolta nell'indagine. Gli investigatori avrebbero difatti rilevato pesanti incongruenze nel racconto dell'accusatrice, nonché eventi specifici che hanno minato seriamente la sua credibilità.
Secondo il procuratore, la donna avrebbe deliberatamente mentito davanti al Gran Giurì: dalla ricostruzione è emerso infatti che la cameriera, dopo la presunta violenza e prima di riferire l'accaduto ai suoi superiori, avrebbe rassettato un'altra stanza. Per questo, a Strauss-Kahn sono stati revocati i domiciliari e la cauzione milionaria restituita. Il 23 agosto 2011, la procura di New York ha definitivamente archiviato le accuse nei suoi confronti. Tuttavia l'accusatrice ha intentato, per questo episodio, una causa civile contro l'ex direttore del FMI.
 
A fine 2012 Dominique Strauss Kahn ha chiuso anche la vertenza civile con la cameriera dell'hotel che lo aveva accusato, versandole un indennizzo concordato davanti al giudice a New York.

Vita familiare:
Dopo aver incontrato Hélène Dumas nel 1963 (nel corso di un pic-nic sulla spiaggia di Mentone con alcuni allievi del liceo Alberto I, nel Principato di Monaco), la sposò nel 1967 e la coppia ebbe tre figli (Vanessa, Marine e Laurin).
DSK divorziò da Hélène Dumas e si risposò nel 1986 con Brigitte Guillemette, presidente e direttore generale del gruppo Corolle PR, controllata dal gruppo Mattel, dalla quale ebbe, nel 1985, una figlia: Camille.
Nel 1989 divorziò dalla seconda moglie e sposò in terze nozze, il 26 novembre 1991 Anne Sinclair, allora giornalista della rete televisiva TF1 e presentatrice della trasmissione politica domenicale Sept sur sept (Sette su sette), ella stessa divorziata dal giornalista Ivan Levaï. In quell'occasione gli fu testimone di nozze, insieme a suo padre, Lionel Jospin.
La coppia tuttavia si è ufficialmente separata nell'estate del 2012.

Pensiero Politico :
Per Dominique Strauss-Kahn la globalizzazione è un'opportunità che deve sapere essere colta nel modo giusto perché tutti i francesi possano approfittare dei suoi vantaggi.
Le nuovi condizioni economiche e sociali implicano un rinnovamento dei principi socialisti rispetto al passato che devono appoggiarsi su tre punti fondamentali: la ridistribuzione della ricchezza, la regolazione dell'economia e la lotta alle ineguaglianze alla nascita.
Le istituzioni europee rappresentano per Dominique Strauss-Kahn una grande opportunità per garantire il futuro ed i diritti dei cittadini francesi, quindi europei. È favorevole ad un rafforzamento delle istituzioni europee e allo sviluppo dell'integrazione economica e la cooperazione politica tra l'Europa e i paesi dell'area del Mediterraneo per risolvere i problemi di immigrazione e sicurezza. In ambito economico auspica una riforma del Patto di stabilità e di crescita e dello statuto della Banca centrale europea per permettere la coordinazione delle politiche fiscali e monetarie (policy mix) e un aumento considerevole delle risorse a disposizione della Commissione.
Nel 2005 ha preso posizione favorevole al progetto di Costituzione europea, bocciato da parte del 54% dei cittadini francesi.
Dominique Strauss-Kahn è favorevole ad una riforma radicale del sistema universitario che permetta un aumento significativo dei mezzi a disposizione degli atenei. La percentuale di francesi che ottengono la laurea è del 30% contro l'80% della Corea del Sud e della Svezia ed il 50% degli Stati Uniti. Il sistema dovrebbe essere rinnovato attraverso la concessione di una maggiore autonomia dei singoli atenei che incentivi la concorrenza e la sinergia con il settore delle imprese. L'uguaglianza ed il merito personale devono ritornare al centro del sistema che comunque deve restare pubblico.

Aneddoti :
Jacques Chirac non ha mai fatto mistero di provare della simpatia umana per "DSK". Durante la coabitazione con il governo Jospin, nel corso di un viaggio di stato, l'allora Presidente della Repubblica si è accorto che il ministro dell'economia, rimasto in maniche di camicia, incominciava ad avere freddo. Così Chirac si è tolto immediatamente la giacca e gliel'ha messa sulle spalle.
Al primo turno delle elezioni presidenziali del 2002, esattamente cinque minuti dopo che erano stati resi noti i risultati che vedevano Lionel Jospin escluso dal ballottaggio, "DSK", fissando l'obiettivo della telecamera, non esitò ad affermare che al ballottaggio avrebbe votato per Jacques Chirac. François Fillon, che partecipava alla trasmissione, ha replicato rendendo omaggio a Strauss-Kahn.
Sempre nel corso di un dibattito televisivo, all'indomani delle elezioni legislative del 2002, Strauss-Kahn ha esordito felicitandosi con l'esponente del Raggruppamento per la Repubblica (RPR) Alain Juppé per i brillanti risultati elettorali conseguiti dal suo partito. In collegamento diretto da Bordeaux Juppé, di solito molto caustico con gli avversari politici, ha ringraziato "DSK" con le parole: «Lei è un bon joueur, ed è un'ottima cosa».


Da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 31 Gennaio 2013, 15:41:51
che DSK qualche attinenza con le pipe dovesse averla era immaginabile...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 15:44:13
UN ALTRO FUMATORE DI PIPA MA, MENO NOTO E'...


Robert Paynter

Robert Paynter è direttore della fotografia di numerosi progetti cinematografici.
Ricordiamo il suo contributo a:
 Un Lupo mannaro americano a Londra , Superman II,  Superman III,  La piccola bottega degli orrori,  Spie come noi,
 Una Poltrona in due , Tutto in una notte, Quando vennero le balene, Eddy e la banda del sole luminoso ...ed altri ancora.

notizie da siti di amanti di cinema e fotografia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 15:46:06
Cristiano, concordo in pieno con te, non so coma mai ma,....era immaginabile gli piacessero  ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 16:05:57
Daniel Day-Lewis

Oscar al miglior attore 1990
 Oscar al miglior attore 2008

Daniel Michael Blake Day-Lewis (Londra, 29 aprile 1957)
  .... è un attore britannico con cittadinanza irlandese.

Daniel Day-Lewis nasce a Londra il 29 aprile 1957 figlio di Cecil Day-Lewis, poeta britannico di origine irlandese, e di Jill Balcon, attrice teatrale britannica nata da una famiglia ebraica di origini lettoni e polacche. Ha vinto il premio Oscar al miglior attore protagonista nel 1990 per l'interpretazione ne Il mio piede sinistro (My Left Foot) di Jim Sheridan e nel 2008 per il film Il petroliere di Paul Thomas Anderson.

Nel 1993 ottiene la doppia cittadinanza, diventando cittadino irlandese oltre che britannico. Ha molta esperienza teatrale in quanto, dopo il debutto-fiasco al cinema con Domenica, maledetta domenica (1971), decide di dedicarsi al teatro, tralasciando il cinema, a parte piccole eccezioni (per esempio fa una piccola parte in Gandhi del 1982 e nel successivo Il Bounty del 1984 al fianco di Anthony Hopkins e Mel Gibson). La notorietà arriva nel 1985 quando gira Camera con vista e My Beautiful Laundrette, mentre la vera fama lo travolge quando partecipa a Il mio piede sinistro di Jim Sheridan del 1989, per il quale vince il premio Bafta ed il premio Oscar per il migliore attore protagonista battendo l'agguerrita concorrenza di Tom Cruise (per Nato il 4 luglio, vincitore del Golden Globe qualche mese prima), Robin Williams (per L'attimo fuggente), Morgan Freeman (per A spasso con Daisy) e Kenneth Branagh (per Enrico V), interpretando Christy Brown, un ragazzo completamente paralizzato con l'eccezione del piede sinistro con il quale ha poi scritto la sua biografia e dipinto diversi quadri. Nel 1992 lavora ne L'ultimo dei Mohicani, regia di Michael Mann; poi è la volta di L'età dell'innocenza di Martin Scorsese e nello stesso anno (1993) di nuovo con Sheridan il drammatico Nel nome del padre nel quale interpretando la parte sentitissima di Gerry Conlon riceve un'altra nomination al premio Oscar per miglior attore protagonista, non riuscendo però a vincerlo, battuto da Tom Hanks per Philadelphia.

Torna nel 1996 nel drammatico La seduzione del male, mentre nel 1997 è di nuovo protagonista in un film di Sheridan The Boxer ma il film non riscuote un gran successo e Day-Lewis riceve solo una candidatura al Golden Globe come attore protagonista nella sezione drammatica non riuscendo ad aggiudicarsi la statuetta. Forse stanco, decide di ritirarsi per qualche tempo a Firenze dove trova casa a piazza Santo Spirito e si fa assumere come apprendista calzolaio di scarpe per vip. Tocca a Martin Scorsese riuscire a convincerlo ad interpretare di nuovo un film come protagonista, Gangs of New York, dove la sua intensa interpretazione nel ruolo di Bill il macellaio gli consente per la terza volta di essere candidato al premio Oscar, di nuovo come protagonista, non riuscendo però a vincerlo (battuto a sorpresa da Adrien Brody per Il pianista); vince d'altro canto il premio IOMA come migliore attore protagonista

Dopo aver recitato in La storia di Jack & Rose del 2005, torna al cinema nel 2007 ne Il petroliere di Paul Thomas Anderson dove la strepitosa interpretazione del cercatore di petrolio Daniel Plainview gli fa ottenere il Golden Globe (il primo nella sua carriera), il premio IOMA, il premio Bafta (il suo terzo dopo Il mio piede sinistro e Gangs of New York) e il suo secondo Oscar, riuscendo a battere la concorrenza di George Clooney (per Michael Clayton), Johnny Depp (per Sweeney Todd), Viggo Mortensen (per La promessa dell'assassino) e Tommy Lee Jones (per Nella valle di Elah).
 
Ultima pellicola uscita nelle sale cinematografiche della quale Day-Lewis è protagonista è il musical del 2009 Nine, di Rob Marshall, già regista di Chicago, ispirato al film di Federico Fellini 8½. Day-Lewis veste i panni di Guido Contini, un regista in crisi creativa. La storia ruota intorno al rapporto con le donne della sua vita. Accanto all'attore Sophia Loren, Marion Cotillard, Nicole Kidman, Penélope Cruz, Judi Dench, Kate Hudson, Stacy Ferguson.
 
Ottiene la quinta nomination all'oscar come migliore attore protagonista in Lincoln di Steven Spielberg, nel quale Daniel Day Lewis interpreta il presidente Abramo Lincoln .
 
Vita privata :
Day-Lewis è sposato con Rebecca Miller, figlia del drammaturgo Arthur Miller, conosciuta sul set de La seduzione del male nel 1996, dalla quale ha avuto due figli. In precedenza aveva avuto un figlio dall'attrice Isabelle Adjani; la loro relazione, iniziata nel 1989, fu troncata da Day-Lewis all'annuncio della gravidanza della compagna; nonostante ciò riconobbe il figlio, tuttavia senza mai crescerlo. Ha avuto anche relazioni con Winona Ryder e Julia Roberts.
 Tifa per la squadra londinese del Millwall ed è agnostico.

Curiosità :
E' un perfezionista: prima di girare "Il mio piede sinistro" è stato per giorni su una carrozzella, ha passato una settimana in carcere a pane e acqua per prepararsi a "Nel nome del padre" e ha vissuto nella foresta per girare "L'ultimo dei Mohicani". D'accordo con Harvey Weinstein, Daniel Day Lewis stava passando un periodo di tempo lontano dal lavoro, facendo il ciabattino a Firenze, quando Scorsese e Di Caprio lo persuasero a tornare a New York con false scuse in modo da poterlo convincere ad accettare il ruolo in Gangs of New York.

Ama molto l'Italia a tal punto che, si trasferì a Venezia dove l'interesse per le Gondole lo condusse a stare lontano dal cinema a lungo e,
studiare come artigiano per imparare a costruire gondole.

Tratto da MyMoviese e Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 16:16:00
WOLSTENHOLME.............UN GIOVANE CHE AMA LA PIPA

Christopher Anthony Wolstenholme :
(Rotherham, 2 dicembre 1978)

.......è un bassista britannico membro del gruppo britannico Muse...


Nazionalità : Gran Bretagna - Genere : Alternative rock  Pop rock  Rock elettronico  Rock progressivo
Periodo di attività : 1997 – in attività
Strumento : Basso
Etichetta : Taste Media Mushroom  East West  Warner Bros.  Helium-3
Gruppo attuale : Muse
Gruppi precedenti : Fixed Penalty - Gothic Plague
Album pubblicati : 8
Studio : 5
Live : 3

Biografia :
Chris nasce e cresce a Rotherham, prima di trasferirsi a Teignmouth (Devon) nel 1989. Nei primi anni novanta, suonava la batteria in un gruppo locale chiamato Fixed Penalty, mentre Matthew Bellamy e Dominic Howard, i suoi futuri compagni nei Muse, ne avevano un altro denominato Carnage Mayhem. Il gruppo di Matt e Dom continuava a cambiare bassista e, dopo due anni di fallimenti, decisero di chiamare Chris. Con grande spirito di sacrificio abbandonò la batteria e iniziò a suonare il basso. Il trio si rinominò così Rocket Baby Dolls, che in seguito divenne Muse. Oggi è considerato uno dei migliori bassisti nel suo genere: ricevette persino i complimenti di Sir Paul McCartney dopo la sua performance al Glastonbury Festival del 2004.
Attualmente risiede a Teignmouth con sua moglie Kelly e i suoi sei bambini: Alfie (12 anni), Frankie (10 anni), Ava-Jo (8 anni), Ernie (3 anni), Buster (nato il 4 novembre 2010) e Teddi Dorothy, nata il 5 gennaio 2012.
Wolstenholme ha utilizzato diversi bassi dall'inizio della sua carriera, partendo con un Warwick Bass Collection e, parallelamente, un contrabbasso elettrico. Wolstenholme utilizza spesso distorsori, favorendo l'Electro Harmonix Russian Big Muff distorsore / sustainer; utilizzato accanto ad un BOSS Bass overdrive, un sintetizzatore Akai Deep Impact e altri effetti. In Origin of Symmetry, Wolstenholme utilizzò un Pedulla basses. Per il terzo album, Absolution, Wolstenholme mantenne il Pedulla bass, ma partecipò alle regitrazioni dell'album con bassi Warwick e altri, oltre anche a un Fender Jazz Bass.
In Black Holes and Revelations, Wolstenholme ha cambiato quasi completamente la sua attrezzatura, utilizzando soprattutto Rickenbacker 4003 e Fender Jazz Bass. Nelle registrazioni dell'album ha anche usato un Custom Manson 8 string Bass. Utilizza un plettro su un numero limitato di nuove canzoni, tra cui Assassin, le introduzioni di Map of the Problematique e di Invincible e buona parte di Knights of Cydonia. In Soldier's Poem invece si avvale di un contrabbasso. L'Electro Harmonix Russian Big Muff è stato usato più spesso in questo album, quasi in ogni traccia, e la sua voce a volte è cantata con un vocoder, si nota soprattutto in Supermassive Black Hole. Inoltre, durante le esecuzioni di Hoodoo, Wolstenholme esegue le parti chitarra (le parti di basso vengono eseguite da Morgan Nicholls). Dal V Festival 2008, prima di iniziare con Knights of Cydonia, Wolstenholme esegue mediante l'uso di un'armonica a bocca A Man with Harmonica (brano originariamente composto da Ennio Morricone).

Curiosità:
Mentre i Muse erano impegnati al The Cure's Curiosa Festival nel 2004, Chris si ruppe il polso giocando a football con The Cooper Temple Clause, rimanendo impossibilitato a suonare. Per questo motivo, il gruppo, in occasione del V Festival 2004 e in alcune date successive, reclutarono Morgan Nicholls (proveniente dagli Streets) al basso, mentre Chris fu relegato alla tastiera.

Da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 31 Gennaio 2013, 16:32:11
Scusa, ma dove li trovi ?  :o :o :o
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 16:53:17
navigo, cerco, scartabello, sono come un investigatore, hai presente ?
collego una notizia ad un altra, lego un filo ad un altro, seguo le briccioline che trovo per strada...risalgo alle immagini e poi in seguito scarico la biografia o, la notizia....a volte le notizie escono da sole, altre volte c'è da sudare, a volte c'è l'immagine ma mancano notizie o, viceversa.
Ma di fatto si trova sempre qualcosa, su internet c'è tanta roba, il problema è .....che c'è nè troppa.
Ma è solo un fatto di tempo, è solo un mero fatto di pazienza e tempo.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Giala - 31 Gennaio 2013, 18:00:33
Vorrei tanto poter scrivere qualcosa su questo argomento ma non ne sono capace.
Scusatemi, spero di poter dare il mio contributo a questo forum in un'altra discussione in un prossimo futuro. Per il momento mi limito a seguire e leggere con grande interesse l'intelligente dibattito caratterizzato dall'intreccio di opinioni alle volte contrastanti ma sempre espresse nel pieno rispetto delle opinioni altrui e della persona con la quale si interloquisce.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Gennaio 2013, 18:06:09
....grandee Gialaaa eehh aahh  :D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 01 Febbraio 2013, 09:08:22
stacce !!  ;)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Febbraio 2013, 09:58:03
FELICE BONETTO..................FUMAVA LA PIPA ANCHE IN GARA.....


Felice Bonetto (Manerbio " Brescia", 9 giugno 1903 – Silao" Messico" de la Victoria, 21 novembre 1953) è stato un pilota automobilistico italiano.
 
Per quanto riguarda la Formula 1 ha debuttato con la Maserati al Gran Premio di Svizzera del 1950 ed ha conquistato in carriera un totale di 17,5 punti.
Ben diverso il discorso delle competizioni automobilistiche destinate alle vetture a ruote coperte: nel suo palmares spiccano infatti la vittoria alla Targa Florio del 1952, due secondi posti alla Mille Miglia nel 1949 su Ferrari e nel 1953 con la Lancia.
L'ultima vittoria l'ottenne durante la VI edizione della Bologna - Passo della Raticosa, il 27 settembre 1953 a bordo della Lancia D24.
Due mesi dopo, durante la IV Carrera Panamericana, alla quale partecipa con i compagni di squadra Piero Taruffi, Eugenio Castellotti, Juan Manuel Fangio e Giovanni Bracco, dopo essere in testa alla classifica provvisoria con un 1º posto e due seconde posizioni di tappa, Felice Bonetto rimase vittima di un grave incidente in Silao de la Victoria in Messico, dove morì il 21 novembre 1953. È sepolto nella sezione italiana del cimitero di Dolores, nella Città del Messico.

Il “leone” José Alfredo Hernández Padilla, noto come uno dei principali realizzatori della replica della D24 di Felice Bonetto ha segnalato un evento svoltosi il 21 novembre di quest’anno. A 59 anni di distanza dalla morte di Felice Bonetto infatti, è stato inaugurato nella cittadina di Silao il Parco dedicato a questo grande pilota, morto durante la IV Carrera Panamericana a bordo della sua Lancia D24 per una banale distrazione avvenuta nella stessa città in cui è successa la tragedia e dove si è inaugurato il parco.
 L’evento, organizzato dallo stesso José Alfredo Hernández Padilla, il quale ha poi donato una delle repliche della D24 di Bonetto da lui realizzate, ha coinvolto numerose personalità in ambito motoristico e politico. Iniziata alle 11 di mattina, la cerimonia di inaugurazione è stata presieduta dal sindaco di Silao, il signor Enrique Solis; dal segretario dello sviluppo del turismo nello stato di Guanajuato, il signor Fernando Olivera Rocha; da Eduardo León Camargo, presidente onorario della Carrera Panamericana e dall’architetto Fernando Garcia, direttore del Museo Old Car di Puebla, il quale ha espresso parole commoventi davanti agli ospiti di questo speciale evento che si sono riuniti per assistere all’apertura del parco che posiziona ancora una volta Silao come importante centro storico internazionale nel mondo dei motori.
 Alla fine della cerimonia, si è voluto omaggiare il pilota presentando una lapide intenta a ricordarne la sua scomparsa in quel preciso luogo, offrendo anche un omaggio floreale per commemorarne la sua morte 59 anni dopo.

Nato il 9.11.1903 a Manerbio (Brescia), morto il 21.11.1953 a Silao (Messico). Gran Premi disputati 16. Piazzamenti 8. Grande pilota sulle vetture Sport prima della seconda guerra mondiale, debutta a 47 anni in Formula 1 nel 1950 su una Maserati privata. Nel 1951 è all’Alfa Romeo, con cui conquista il terzo posto nel Gran Premio d’Italia. Nel 1952 vince la Targa Florio alla guida di una Lancia. L’anno successivo è ancora terzo a Zandvoort. L'ultima vittoria l'ottenne durante la VI edizione della Bologna - Passo della Raticosa, il 27 settembre 1953 a bordo della Lancia D24. Due mesi dopo, durante la IV Carrera Panamericana, alla quale partecipa con i compagni di squadra Piero Taruffi, Eugenio Castellotti, Juan Manuel Fangio e Giovanni Bracco, dopo essere in testa alla classifica provvisoria con un 1° posto e due seconde posizioni di tappa, Felice Bonetto rimase vittima di un grave incidente in Silao, Messico, dove morì il 21 novembre 1953. È sepolto nella sezione italiana del cimitero di Dolores, nella Città del Messico.

L'ANGOLO DEL RICORDO
21 NOVEMBRE, 1953; FELICE BONETTO, UNA GRANDE PERDITA
Il 21 novembre 1953 si disputa la quarta tappa della Carrera Messicana, una delle più grandi e affascinanti maratone stradali. La vittoria sembra un affare privato tra i piloti della Lancia che ha schierato ben cinque D24. In testa è Felice Bonetto, alla sua quarta apparizione nella corsa messicana, con una quarantina di secondi di vantaggio sul compagno di squadra Piero Taruffi che ha già vinto la gara nel 1951. Terzo è Juan Manuel Fangio sempre con la Lancia. La gara è già stata funestata da un grave incidente nella prima tappa, fatale ad Antonio Stagnoli e al meccanico Giuseppe Scotuzzi, a bordo di una Ferrari 375 MM che ha capotato più volte dopo lo scoppio di un pneumatico. I 420 km da Città del Messico a Leòn e i successivi 530 km della quinta tappa da Leòn a Durango, sempre nella stessa giornata, promettono di essere decisivi. In effetti, Umberto Maglioli con la Ferrari 375 MM supera Fangio e si porta all’attacco del duo di testa. Lo stesso Taruffi è ora in scia di Bonetto. A Silao l’epilogo. Taruffi va fuori strada in una curva a destra. Bonetto continua ma poche centinaia di metri dopo è tradito da uno dei tanti “vados”, un canale di scolo che attraversa l’asfalto, che pure erano stati segnalati dai piloti con tratti di vernice rossa o blu durante le ricognizione. La Lancia N°34 finisce contro il muro di una casa e per Bonetto non c’è niente da fare. Dopo l’ulteriore rallentamento di Maglioli, Gianni Lancia impone ai suoi piloti di mantenere le posizioni e fa salire un meccanico a bordo di ogni vettura. La vittoria finale va a Manuel Fangio, che coglie una delle sue rare vittorie tra le sport. Felice Bonetto, che è ricordato da un monumento nel cimitero di Dolores a Città del Messico, era un pilota molto amato. Aveva appena vinto in Italia la Pontedecimo -Giovi. Nato a Manerbio il 9 giugno 1903, dopo le prime gare negli anni trenta, si era affermato ai massimi livelli dopo la guerra, brillando alla Mille Miglia, dove si era piazzato secondo nel 1949 con una Ferrari 166 MM Touring alle spalle di Clemente Biondetti, e nel 1953 con la Lancia, con la quale l’anno precedente aveva centrato la sua vittoria più prestigiosa alla Targa Florio. Ma non era solo un grande stradista, come dimostra la sua carriera in F1 dove ha corso con Maserati e Alfa Romeo. Tra i migliori risultati di Bonetto ricordiamo i terzi posti al Gran Premio d’Italia del 1951 e al Gran Premio d’Olanda del 1953. (Franco Carmignani).
 
Per quanto riguarda la Formula 1 ha debuttato con la Maserati al Gran Premio di Svizzera del 1950 ed ha conquistato in carriera un totale di 17,5 punti.
Ben diverso il discorso delle competizioni automobilistiche destinate alle vetture a ruote coperte: nel suo palmares spiccano infatti la vittoria alla Targa Florio del 1952, due secondi posti alla Mille Miglia nel 1949 su Ferrari e nel 1953 con la Lancia. L'ultima vittoria l'ottenne durante la VI edizione della Bologna - Passo della Raticosa, il 27 settembre 1953 a bordo della Lancia D24. Due mesi dopo, durante la IV Carrera Panamericana, alla quale partecipa con i compagni di squadra Piero Taruffi, Eugenio Castellotti, Juan Manuel Fangio e Giovanni Bracco, dopo essere in testa alla classifica provvisoria con un 1° posto e due seconde posizioni di tappa, Felice Bonetto rimase vittima di un grave incidente in Silao, Messico, dove morì il 21 novembre 1953. È sepolto nella sezione italiana del cimitero di Dolores, nella Città del Messico.
Partecipa alla Targa Florio del 1950 e 1952, nel 1950 con Alfa Romeo sport 4500 numero di gara 450 1° di classe ma ritirato per incidente. Nel 1952 vince la Targa Florio in 7.11'52'' su Lancia Aurelia B20 2000 con numero di gara 34
 
Nazionalità : Italiana
Automobilismo
Categoria Formula 1
Carriera : Carriera in Formula 1
Stagioni : 1950-1953
Scuderie : Alfa Romeo, Maserati
Miglior risultato finale : 8° (1951)
GP disputati : 15
Podi : 2
Punti ottenuti : 17,5

Tratto da Wikipedia e TargaFlorio.it

seguono immagini
 
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Febbraio 2013, 10:00:52
....Altre due immagini Bonetto Auto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 08 Febbraio 2013, 17:27:08
MARIO SOLDATI

MARIO SOLDATI.....più che un forte fumatore di Pipa fu un grande fumatore di Sigari
Mario Soldati è stato anche, in un certo senso, l’inventore del Toscano Garibaldi. Era solito ordinare i suoi sigari direttamente alla Manifattura tabacchi di Cava de’ Tirreni. Riempiva il modulo indicando il «Magazzino vendita generi di monopolio» nel quale avrebbe ritirato la scatola da 200 o 400 sigari,  attendeva fiducioso e, quando gli giungeva comunicazione, si presentava al Magazzino con la ricevuta attestante l’avvenuto versamento del diritto di cernita. Una volta, venuto in possesso del suo tesoro, notò che quei sigari erano più chiari e di gusto più dolce del solito. Prese carta e penna e scrisse alla Direzione generale dei Monopoli, chiedendo chiarimenti. Enrico D’Anna, che all’epoca era amministratore del Monopolio e al quale si deve il racconto di questo annedoto, si rivolse al dirigente dello stabilimento campano «per rispondere con esattezza ed in modo esauriente all’illustre interlocutore», e da questi venne a sapere che quel fenomeno era dovuto al fatto che, non essendoci sempre abbastanza kentucky prodotto in Toscana e in Umbria, di tanto in tanto si rimediava utilizzando kentucky coltivato in Campania. Il quale sarebbe del tutto identico al tabacco usato «a regola d’arte» per il Toscano, se non fosse che condizioni climatiche e pedologiche innescano una qualche differenza. Tanto doveva D’Anna a Soldati e tanto gli scrisse, e questi «soddisfatto della spiegazione, prospettò una sua idea: perché non usare abitualmente il kentucky campano per produrre un altro Toscano a latere di quello, per così dire, classico?». L’idea fu raccolta, fece il giro degli uffici preposti e, superate «le consuete, lunghe e defatiganti procedure burocratiche, nel 1982, venne prodotto un nuovo Toscano, in duplice versione: normale ed “ammezzato”, originariamente concepito per il mercato nordamericano. Il sigaro fu battezzato Garibaldi – sia per la ricorrenza, in quell’anno, del centenario della morte dell’Eroe dei due mondi, che per la ben nota predilizione di quest’ultimo per i Toscani – e si aggiunse agli altri prodotti del Monopolio, con grande soddisfazione di Mario Soldati che se ne sentiva, quantomeno, il padrino».

Il giornalista Giuseppe Bozzini, autore del libro Il signor sigaro, pubblicato nel 1982 da Mursia, ha scrupolosamente descritto il rito “toscano” di Mario Soldati:
«Ne fuma sette-otto il giorno, né antichi né stravecchi, Toscani semplici, che giudica i migliori, anzi i veri, unici. Li ordina alla manifattura di Cava de’ Tirreni. […] A Soldati piace ricevere la scatole di legno, si diverte a togliere uno per uno i chiodini del coperchio. […] I sigari li lascia in una stanza aerata, su dei vassoi. Prima di fumarli li spezza in due con le mani, dopo averli incisi al centro con una lametta. Secondo lui questo è il sistema consigliabile, con una frattura frastagliata il sigaro acquista un tiraggio normale […]. S’intende che prima il sigaro va “auscultato”: premuto leggermente al centro – dice Soldati – deve fare “croc”, ma un croc secco; se fa cric o crac, non va, o è troppo asciutto o è troppo bagnato. Lo scrittore e regista piemontese è arrivato al punto da farsi costruire una macchinetta che fuma per lui, quando gli sembra di esagerare: la macchinetta fuma e lui si gode il profumo».
Mario Soldati, impareggiabile fumatore di sigari Toscani, disse in un’intervista televisiva che il tabacco è il contrario della droga: «Con la droga non si capisce più niente, col tabacco si capisce sempre di più».

Mario Soldati (Torino, 17 novembre 1906 – Tellaro, 19 giugno 1999)
.... è stato uno scrittore, giornalista, regista cinematografico, sceneggiatore e autore televisivo italiano.
« Quando riusciamo a vedere la bellezza, essa è sempre perduta. »
 (Mario Soldati, La messa dei villeggianti, Mondadori)
Biografia :
Mario Soldati nasce in via Ospedale 20 (oggi via Giolitti), a Torino, figlio di Umberto e Barbara Bargilli. Nel 1912 inizia gli studi all'Istituto Sociale dei Gesuiti, dove rimane fino alla terza liceo classico. La lezione dei Gesuiti è in questo momento molto importante per lui, ed è un fervente praticante (penserà anche di entrare nell'Ordine, salvo poi giungere a un modo molto personale e libero di concepire la fede conciliandola con la sua visione razionalistica, come trasparirà nella sua produzione letteraria). Si diploma a diciassette anni e s'iscrive alla facoltà di lettere.
La Torino degli anni venti è quella dell'intelligenza di Piero Gobetti, della pittura di Felice Casorati e del mecenatismo di Riccardo Gualino.
Gli amici più cari sono Mario Bonfantini, Giacomo Debenedetti, Carlo Levi, Giacomo Noventa, Agostino Richelmy.
 
Nel 1925 pubblica il dramma Pilato. Nel 1927 si laurea in storia dell'arte con Lionello Venturi discutendo una tesi su Boccaccio Boccaccino
( pubblicata nel 2009 ), pittore del Cinquecento, e cura il catalogo della Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino. Ottiene poi, con l'aiuto di Venturi, una borsa di studio della durata di tre anni presso l'Istituto d'Arte di Roma dove incontra Adolfo Venturi e Pietro Toesca. Nel 1929 vi è l'esordio come narratore, con il libro di racconti, Salmace che ha rappresentato, come ha ben notato Cesare Garboli, una delle prime esplorazione narrative, del tutto nuove per l'Italia, della vasta terra dei sentimenti loschi. All'inizio del terzo anno, l'offerta di una nuova borsa di studio lo induce a lasciare Roma e a partire per New York, dove insegna alla Columbia University.
 
Nel 1931 ritorna in Italia deluso di non essere riuscito a diventare cittadino americano.
Si sposa con Marion Rieckelman (si lasceranno tre anni più tardi), che è stata sua studentessa alla Columbia, e insieme hanno tre figli: Frank, Ralph e Barbara. In primavera inizia a lavorare per la Cines-Pittaluga, la realtà più importante del cinema italiano.
 
Sul set, inizia come ciacchista, ha l'impressione che i suoi studi umanistici e artistici non servano più a nulla così come i suoi libri e i suoi articoli. L'incontro, però, con l'allora presidente della Cines Emilio Cecchi, e la sua stima, lo conducono nel settore 'soggetti', dove inizia la carriera di sceneggiatore, continuando a collaborare con Mario Camerini come aiuto regista.
 
Nel 1934, a causa dell'insuccesso del film Acciaio (tratto da un soggetto di Pirandello a cui collabora come sceneggiatore), Soldati viene licenziato.
 
Si trasferisce a Corconio, frazione di Orta San Giulio, un piccolo paese sul lago d'Orta. Lontano da Roma e dal cinema, vi rimane per due anni, durante i quali scrive America primo amore, diario e racconti del giovanissimo intellettuale europeo della sua esperienza di vita negli Stati Uniti, e vari altri scritti tra cui la prima parte del 'La confessione'.
 
Nel 1936 il regista Mario Camerini lo rivuole a Roma.
Nel 1939 esordisce come regista con Dora Nelson, una commedia nello stile di Ernst Lubitsch.
Del 1941 il film che lo renderà il regista più popolare di quell'anno, Piccolo mondo antico, un successo che metterà d'accordo la critica e il pubblico, un classico del cinema italiano, dove la ventenne Alida Valli, al suo primo ruolo drammatico, vince la coppa Volpi come migliore attrice protagonista.
Piccolo Mondo Antico è un film entrato a tutti gli effetti nella storia del Cinema Italiano.
Nel 1941 aveva intanto conosciuto una ragazza di Fiume, Giuliana Kellermann, attrice croata con cui passerà il resto dei suoi giorni.
Insieme concepiranno Wolfango, Michele e Giovanni, gli altri tre figli dello scrittore.
 
La notte del 14 settembre 1943 fugge da Roma con Dino De Laurentis, e l'avventura diventerà il diario di viaggio intitolato Fuga in Italia. Trascorrerà nove mesi a Napoli lavorando, tra l'altro, ai microfoni di "Radio Napoli"; al ritorno a Roma sarà corrispondente di guerra per l'Avanti e L'Unità sulla linea Gotica.
 
Nel 1948 scioglie il contratto con il grande produttore di Hollywood David O. Selznick, perché il consolato americano nega il visto d'ingresso alla sua compagna.
 
Nel 1949 dirige "Fuga in Francia" al quale contribuirono anche Cesare Pavese e Ennio Flaiano, e pubblica "La giacca Verde" uscito in un volume edito da Longanesi insieme a "Il padre degli orfani e La finestra", che gli valse il premio letterario San Babila.
 
Nel 1952, dal romanzo di Alberto Moravia, dirige "La provinciale". Nel 1954 pubblica il romanzo "Lettere da Capri" che gli valse il premio Strega e la popolarità come scrittore.

La Televisione :
Nel 1956, a due anni dalla nascita della televisione italiana, Soldati inventa il 'reportage enogastronomico' è infatti l'ideatore, regista e conduttore dell'inchiesta televisiva: "Viaggio lungo la Valle del Po alla ricera dei cibi genuini".
Una delle trasmissioni più originali della TV degli inizi, considerata un documento d'importanza antropologica: con il Soldati del viaggio sul Po nasce in Italia la figura del giornalista enogastronomico. Proprio nel corso di quella trasmissione stabilisce un forte e duraturo legame con i luoghi del Po, dove ha ambientato, tra l'altro, tutti "I Racconti del Maresciallo" e con la provincia di Ferrara, nella quale si era già recato in precedenza per girare a Comacchio "La donna del fiume" con Sofia Loren, e con le specialità gastronomiche di quella terra. Dopo le anguille de La donna del fiume scopre la salama da sugo della quale scriverà un famoso elogio. Con uno sguardo sempre attento all'identità italiana il suo viaggiare nel paese confluirà nel libro Vino al Vino (i tre volumi, del 1969, 1971 e 1976, verranno riuniti nel 2006 in un volume degli Oscar Mondadori) considerato da alcuni uno dei più bei viaggi in Italia mai scritti.
 
Il suo ultimo film Policarpo, ufficiale di scrittura, a cui prendono parte Renato Rascel e Carla Gravina, vince al Festival di Cannes del 1959 il premio per la migliore commedia.
 
Un'altra fuga, questa volta da Roma e dal cinema; dal 1960 vivrà tra Milano e Tellaro sull'estrema costa ligure di levante. Nel 1964 pubblica
"Le due città", romanzo di respiro balzachiano che abbraccia cinquant'anni di storia italiana e che nella seconda parte è ambientato nel mondo del cinema delle origini.
Presso Arnoldo Mondadori Editore pubblica il romanzo L'attore, best-seller nel 1970, che si aggiudica il Premio Campiello.
Nel 1974 collabora con Folco Quilici nella serie L'Italia vista dal cielo, curando il commento del documentario dedicato al Piemonte e Valle d'Aosta.
Nel 1981 esce "L'incendio", romanzo stevensoniano ricco di colpi di scena, ambientato nel mondo dell'arte.

È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino, in una tomba di famiglia, insieme alla moglie Jucci Kellermann.
 
Il figlio Giovanni Soldati, nato nel 1953, è anch'egli un regista cinematografico, ed è l'ormai storico compagno dell'attrice Stefania Sandrelli.
 
Nel 2006 a 100 anni dalla nascita di Mario Soldati viene istituito un "Comitato Nazionale per le celebrazioni" sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica presieduto da Volfango Soldati. Le numerose iniziative che hanno coinvolto il mondo della letteratura, del giornalismo, del cinema, della televisione,del teatro e dell'arte visiva hanno rafforzato l'immagine del "l'interprete dell'identità italiana" che ha attraversato il novecento con un'opera che per prima ha fatto dialogare la scrittura con il cinema e gli altri "media". Nel 2007 nasce l'"Associazione culturale Mario Soldati" guidata da Anna Cardini Soldati che intende rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati alla figura e all'opera di Mario Soldati.

« Fra gli scrittori del novecento italiano, Soldati è l'unico che abbia amato esprimere, costantemente e sempre, la gioia di vivere. Non il piacere di vivere, ma la gioia; il piacere di vivere è quello del turista che visita i luoghi del mondo assaporandone le piacevolezze e le offerte ma trascurandone o rifuggendone gli aspetti vili, o malati, o crudeli; la gioia di vivere non rifugge nulla e nessuno: contempla l'universo e lo esplora in ogni sua miseria e lo assolve. »
 (Natalia Ginzburg)
« L'assoluta leggerezza della scrittura di Soldati significa fraternità. Il suo rapporto col lettore non è autoritario, ma mitemente fraterno »
(Pier Paolo Pasolini)
« Una delle grandi qualità di Soldati, come è noto, è la capacità di farci apparire degna di racconto, e quindi interrogabile dall'intelligenza qualunque realtà, grande o piccola indifferentemente: la tragica immensità di Manhattan nell'età del proibizionismo non meno della vita di un pollaio al di là dello squallido cortiletto di un hotel della Valtellina »
 (Cesare Garboli)
« Qualcosa che somiglia alla felicità... e questo è, esattamente definito, il mio sentimento di lettore di Soldati da quando, per la prima volta su "Il Mondo" di Pannunzio, lessi un suo racconto. »
 (Leonardo Sciascia)

IL Regista :
Nella sua carriera di sceneggiatore e regista cinematografico ha diretto ventotto film fra gli anni trenta e cinquanta, allestendo cast con i più grandi attori dell'epoca, ma il fatto di essere anche uno scrittore di talento e di successo ha rischiato spesso di far passare Soldati come un regista mancato o come uno scrittore frustrato dall'incapacità di trasferire nelle pellicole un uguale talento artistico.
In realtà il regista, come sostenne egli stesso, era per lui una cosa diversa dallo scrittore:
 « Il cinema non è come lo scrivere, appartiene meno a chi la fa ed i registi sono meno individuali, più collettivi, sono più a contatto con il popolo. »
 Soldati pertanto alternò l'attività di scrittore, vissuta come prolungamento romantico di un esercizio privato e soggettivo dello spirito, a quella di regista, vissuta in costante compromesso con la dimensione commerciale e in "ascolto" dei gusti del pubblico:
 « Il cinematografo talvolta è arte, ma è sempre industria; l'artista che fa del cinema deve per forza venire a patti con questa industria... »
 Il filo che tiene unita tutta la produzione cinematografica di Soldati, così varia e multiforme, consiste proprio nella messa a punto di una pratica creativa plasmata sulle logiche dell'industria culturale e dell'impatto col pubblico.
 Il primo filone è caratterizzato da opere come Piccolo mondo antico, Malombra e Daniele Cortis, tratte tutte dai romanzi di Antonio Fogazzaro, romantici e romanzeschi, melodrammatici e popolari. Nel 1948 dirige Fuga in Francia e nel 1954 La provinciale, due classici del cinema italiano. Il secondo filone, con Botta e risposta, È l'amor che mi rovina, O.K. Nerone e Italia Piccola, film girato ad Arena Po in provincia di Pavia nel 1957 purtroppo andato perduto (non esiste più una copia proiettabile)
è invece la coabitazione tra popolare ed élite, che caratterizza i primi anni cinquanta Le varie fasi della cinematografia di Soldati hanno sempre in comune il contatto ravvicinato con il popolo, e, sia pure con tanti stili diversi, uno per ogni film, con un minimo di continuità poetica.

Il Personaggio :
È stato sicuramente un protagonista, seppur discusso e controverso (come sempre accade agli anticonformisti e ai pionieri), della cultura italiana della prima e della seconda metà del Novecento, considerato un "personaggio' per il coraggio di conciliare la cultura cosiddetta alta all'arte popolare e quindi allo spettacolo: ritenuto, da sempre, in ambito letterario un "buon narratore" (America primo amore, del 1935, più volte rieditata, è considerata da alcuni la sua opera migliore insieme a La giacca verde definito, da alcuni letterati autorevoli, il più bel racconto del Novecento italiano, Lettere da Capri e Il vero Silvestri[4]), non è stato solo uno scrittore di primissimo ordine, ma anche l'autore di alcuni capolavori del cinema italiano (Piccolo mondo antico, Malombra, Fuga in Francia, La provinciale). Da non sottovalutare poi, l'opera pionieristica che questo scrittore portò avanti nel piccolo schermo. Senza essere stato considerato dalla critica militante del secondo dopoguerra, tra i più grandi registi del cinema italiano, attualmente è considerato uno dei maestri del cinema italiano moderno, è però sempre stato annoverato tra i "registi intellettuali" o meglio tra gli "intellettuali registi" (lo storico del cinema Mario Verdone, padre del regista Carlo Verdone, lo ha definito un formalista, al pari di Alberto Lattuada). Ebbe peraltro un'ampia popolarità sia tra il pubblico cinematografico sia tra i lettori italiani. In occasione del centenario della nascita, il regista Carlo Lizzani il 27 giugno 2006 all'Archiginnasio di Bologna ha spiegato che Soldati ha tracciato l'altra strada del cinema italiano; una strada parallela a quella intrapresa dal cinema neorealista; Marco Müller, direttore artistico della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha presentato il film di Soldati Fuga in Francia del 1948 al pubblico della sala Perla nel 2006 come l'opera di uno dei maestri del cinema italiano moderno.
 « Mario Soldati è stato un dispensatore d'allegria. Nel senso dell'allegria vera, quella che qualche essere raro riesce a diffondere intorno a se. Lo scrittore torinese aveva infatti il potere di alleggerirti lo spirito. Non era fatuo. Era alacre e inquieto. (...) Nei tanti anni in cui l'ho frequentato, non l'ho mai visto un istante accasciato, in disarmo o scettico. Al pari di tanti suoi personaggi, Mario intendeva la realtà come 'suspense'. (...) Stando con Soldati si aveva la sensazione di abitare in uno dei suoi racconti. Di diventare un colore della sua tavolozza, un comprimario sul suo palcoscenico. (...) Come dissipatore di se Soldati non ha conosciuto uguali. La sua capacità di spendersi era l'altra faccia del suo narcisismo: il suo lato pìù commovente, se l'aggettivo non fosse disadatto al personaggio. Non alludo soltanto al fatto che una grande firma della narrativa italiana del Novecento abbia prodotto le sue opere più nitide e mature sottraendo qualche ora (o qualche giorno)al lavoro di regista in cinema e tivù, quasi fosse un dilettante della letteratura, uno scrittore 'domenicale'. Mi riferisco,in generale, a quel desiderio di non perdersi mai nulla che per Soldati era un imperativo esistenziale. La prodigalità di sé faceva corpo con il suo talento. (...) Un altro grande scrittore, Pier Paolo Pasolini, decretò una trentina d'anni fa che le lucciole erano scomparse dai campi, vittime dell'industria e dei suoi veleni. Mario pur ammirandolo, s'era assunto la missione di smentirlo: a cercarle bene, sosteneva, le lucciole si trovano ancora. Così come è ancora possibile scoprire, in tanti angoli di un'Italia da lui prediletta ed esplorata, vini dal sapore antico, gatti ammiccanti ed enigmatici, pretini che sbucano da sorprendenti chiesette campestri, osti, ostesse e cantinieri, contadini e marescialli. L'importanza è accostarsi a questa archeologia dell'anima senza sussiego. Non negarsi emozioni. Non tirarsi indietro. (...) »
 (Nello Ajello, Mario Soldati. Racconto d'una vita allegra, "Illustrissimi", Laterza, Bari-Roma 2006.)
 « Del talento di Soldati c'era poco da dubitare: bastava una serata con lui per rendersene conto. E a qualunque cosa lo avesse applicato – letteratura, cinema, teatro, forse anche musica -, purché lo avesse fatto a tempo pieno, cioè con totale dedizione, sarebbe diventato un numero uno. Malauguratamente per lui, e per tutti, egli era capace di fare qualsiasi cosa – racconto, saggio, sceneggiatura – ma senza riuscire ad esserne nessuna. Perché la sua vera natura e vocazione erano quelle dell'attore. In ogni momento e circostanza, anche nella conversazione tra amici come Longanesi, Maccari, Flaiano, il sottoscritto, anche – credo – a letto, Soldati recitava una parte in cui s'immedesimava, ma a scadenza. »
 (Indro Montanelli)

Tratto da Wikipedia

Seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 14:21:21
KARL BARTH

Karl Barth (Basilea, 10 maggio 1886 – Basilea, 10 dicembre 1968)
........è stato un teologo e pastore riformato svizzero.

Barth ha fatto irruzione sulla scena teologica e filosofica europea all'inizio degli anni venti del Novecento con quella che è poi rimasta la sua opera più letta e commentata: L'epistola ai Romani (Römerbrief). Con questo testo egli ha dato inizio a un movimento teologico denominato "teologia dialettica" contrapposto alla "teologia liberale" di matrice storicista e romantica. Compito della teologia è quello di riaffermare, secondo Barth, la relazione "dialettica", paradossale, inconcepibile, di "rottura" tra Dio e il mondo (l'uomo, la cultura, la storia) contrariamente a quanto affermato dai teologi liberali (Harnack, Troeltsch) che asserivano invece una continuità tra Dio e l'uomo, considerando la fede come un elemento dell'interiorità psicologica dell'uomo e la teologia come l'analisi storico-critica della Scrittura.
Dopo la fase polemica iniziale, Barth si assesterà su posizioni più morbide. Senza smentire mai l'originaria affermazione della trascendenza di Dio, che nei termini di Rudolf Otto è «totalmente Altro» (der ganz Andere) rispetto all'uomo e al mondo, Barth affermerà la predominanza dell'aspetto della relazione e dell'incontro tra uomo e Dio nell'evento di Gesù Cristo. Testo fondamentale di questa fase è la monumentale Dogmatica Ecclesiale (Kirchliche Dogmatik) in 13 tomi che ha impegnato l'Autore dal 1932 alla morte (1968).
 
Nel pensiero di Barth si possono individuare quattro momenti cruciali di sviluppo:
1. la formazione alla scuola della teologia liberale fino alla rottura con essa
2.  il Römerbrief, cioè la "fase dialettica"
3.  la fase di passaggio del Fides quaerens intellectum
4.  la fase dogmatica matura della Kirchliche Dogmatik.

Karl Barth studia presso varie università svizzere e tedesche acquisendo una formazione in linea con le tendenze dominanti nel mondo protestante di inizio Novecento. Suoi maestri sono i teologi liberali Herrmann e Harnack, sue letture preferite Schleiermacher e Kant. In linea con questa corrente teologica Barth matura interesse per l'indagine storico-critica, l'interpretazione della fede come "sentimento interiore", la riduzione del cristianesimo a messaggio morale di cui Cristo sarebbe stato il più esemplare portatore.
Nel tempo varie influenze si sovrappongono a questa base e portano Barth a maturare una sensibilità molto diversa... L'attività pastorale, iniziata nel 1909, il contatto con la questione operaia, la povertà materiale e culturale dei suoi parrocchiani, la difficoltà a trasmettere e insegnare il Regno di Dio... maturano in lui la convinzione della abissale distanza tra la teologia liberale, che aveva imparato all'Università, e la condizione esistenziale concreta della chiesa. Il Regno di Dio diventa una realtà "indicibile", problematica, trascendente e che se agisce, agisce al di fuori delle capacità umane e delle istituzioni storiche.
Lo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, porta Barth a prendere le distanze dai suoi maestri tedeschi che avevano dichiarato il loro sostegno alla guerra. Egli vive così il "tramonto degli dei", è portato a valutare criticamente i suoi maestri e le sue convinzioni.
L'incontro con i Blumhardt, due pastori carismatici, padre e figlio, che si fanno portatori di un messaggio carico di speranza (presso di loro avvenivano pellegrinaggi e malati mentali guarivano...) alimenta in Barth l'idea di un Dio liberatore e rinnovante, che libera, salva, e dà speranza al mondo con il suo intervento miracoloso e di grazia. La lettura di Platone, attraverso il fratello Heinrich, lo porta a evidenziare il concetto di un'«origine» trascendente, di un piano ideale, «altro» e trascendente rispetto al mondo limitato e carico di problematicità e non-senso. Il teologo Overbeck e l'influsso illuminista di cui egli è debitore introducono in Barth la concezione di un cristianesimo in totale contraddizione rispetto al mondo e alla cultura. Il messaggio cristiano e Gesù Cristo possono essere compresi solo al di fuori degli schemi storici come fatti appartenenti alla Urgeschichte (protostoria o storia originaria). La scoperta di Dostoevskij si traduce in una lettura del mondo e dell'esistenza come di una realtà problematica, stratificata, piena di contraddizioni. La chiesa stessa viene vista come una istituzione umana, limitata e al tempo stesso prometeica in quanto intende sostituirsi a Dio.
Infine un influsso non determinante, ma chiarificatore, è quello di Kierkegaard: grazie al filosofo danese, Barth mette ordine nel "materiale mentale" raccolto attraverso tutti questi stimoli, e trova la formula dell'«infinita differenza qualitativa tra il tempo e l'eternità» che sta alla base di tutta la sua speculazione in particolare negli anni venti, ma anche dopo. In questa prospettiva la fede è un dono di grazia, un incontro indeducibile tra uomo e Dio, un salto abissale che non si può spiegare con le categorie filosofiche e che si situa al di fuori del tempo e della storia. Gli influssi di Dostoevskij e Kierkegaard avvicinano Barth ai temi e alla sensibilità dell'esistenzialismo, pur senza identificalo con questo movimento, in quanto per Barth la centralità sta in Dio e non nell'uomo e nella sua esistenza.

Risultato maturo del travaglio e dell'evoluzione giovanile di Barth è il Römerbrief del 1922 (una prima edizione, poi totalmente rifatta, era uscita nel 1919). Esso è il manifesto della cosiddetta "teologia dialettica". Il termine "dialettica" sta ad indicare la tendenza di fondo di questa teologia per cui:
 Dio e l'uomo si trovano in un rapporto statico-dualistico irriducibile, secondo una dialettica di matrice kierkegaardiana, tra i due termini non c'è sintesi, ma solo contrasto e differenza;
 in virtù di questo, Dio stesso si manifesta all'uomo in termini dialettici, contraddittori, paradossali, di Lui quindi non si può parlare mai in termini lineari, logici e definitivi;
 di conseguenza l'esistenza stessa dell'uomo, la storia, il mondo sono immersi nella paradossalità, nella problematicità, nel non-senso in un circolo chiuso che umanamente non si può rompere.
 
Alla base del Römerbrief stanno due affermazioni su Dio "dialettiche" che attraversano tutto il testo e che non trovano mai una conciliazione suprema:
 1.Dio è "totalmente Altro" rispetto all'uomo, al mondo, alla storia, al tempo. Tra Dio e mondo vi è una irriducibile e infinita "differenza qualitativa". L'uomo è perciò immerso "a priori" in un circolo chiuso di peccato e problematicità che lo porta a porsi continue domande senza trovare risposte definitive. L'uomo è posto in una crisi insolubile di cui è consapevole, ma che non riesce a superare. Questa crisi apre uno spazio: dall'esistenza emerge un interrogativo su una "origine" al di là del mondo e della storia in cui possano superarsi tutte le contraddizioni, ma tale origine non è mai umanamente possedibile e raggiungibile.Da questa considerazione di fondo seguono alcune conseguenze: L'uomo è peccatore e luogo privilegiato della domanda su Dio (ma non trova risposta).
 Le conoscenze umane sono tutte relative, fallaci e deboli, la teologia non può fare affermazioni "forti" su Dio, la fede è un salto indeducibile, uno spazio vuoto lasciato all'iniziativa di grazia divina.
 L'etica non può fondarsi sull'uomo, ma deve essere testimonianza del fallimento dell'uomo nella dimensione del "sacrificio". La politica deve fuggire dagli estremismi di rivoluzione e conservazione, perché entrambi finiscono con lo sfidare Dio e la sua salvezza.
 La religione corre costantemente il rischio del titanismo, di volere cioè raggiungere Dio.
 La chiesa si rivela spesso come il tentativo storico di "umanizzare Dio".
 
2.Dio può entrare in una indeducibile relazione di grazia con il mondo. Nonostante la sua infinita trascendenza, Dio non rinuncia a entrare in relazione con l'uomo, a incontrarlo e intervenire "tra i tempi" senza entrare "nel tempo". Ciò avviene in un atto indeducibile che può partire solo da Dio stesso che è la grazia o l'elezione divina. Con quest'atto Dio, nella sua assoluta libertà, fonda la fede nell'uomo permettendogli di uscire dalla sua problematicità e facendogli scorgere un barlume di eternità. Il risultato è che la realtà problematica e insensata del mondo acquisisce senso, si carica di un significato e diviene "simbolo", "parabola", "testimonianza" di qualcosa che va oltre il mondo. Lo scorrere indeterminato del tempo e la corruttibilità trovano una fissazione "simbolica" e un significato. Le conseguenze sono molteplici. L'uomo è "rinnovato" dalla fede in Dio e diviene "figlio" di Dio, pur senza identificarsi con Lui, la speranza della fede getta una luce nuova sull'esistenza, pur senza cancellare e annullare la condizione di peccato dell'uomo e quindi un suo margine di libertà e scelta.
 Le conoscenze acquisiscono significato alla luce di Dio, la teologia deve mettersi in ascolto della rivelazione, rinunciare a speculazioni metafisiche troppo umane e saper cogliere la "contemporaneità" che parla attraverso la Parola di Dio, la fede è l'accettazione di un dono che viene da Dio, l'obbedienza accettata a una chiamata.
 In campo etico occorre vivere come se noi fossimo Cristo, cioè amare il prossimo in modo totalmente gratuito.
 La religione diventa la più alta delle possibilità umane, perché è il luogo in cui l'uomo si apre alla trascendenza e alla grazia.
 La chiesa non mira più ad affermare se stessa, ma rinvia oltre sé, divenendo simbolo e testimonianza di una realtà trascendente.
 

Di questi due aspetti del pensiero del Römerbrief quello più dirompente è il primo ed è quello più valorizzato dalla critica e anche dallo stesso Barth.

Dopo la prima fase duramente polemica contro la teologia liberale, Barth ammorbidisce i suoi toni e descrive il rapporto tra fede (grazia divina) e ragione (intelletto umano) non più in termini così fortemente contrastanti, ma cerca di conciliare i due termini. La fede mantiene il suo assoluto primato, essa è dono di Dio, proveniente dalla grazia e indeducibile dalla storia e dalla psicologia. Tuttavia l'intelletto non è escluso dallo svolgere un suo ruolo: all'interno del dato della fede tocca all'intelletto infatti cercare di capire e comprendere. Barth vede questa impostazione in Anselmo d'Aosta e nel suo Proslogion. Quest'opera, lungi dall'essere la dimostrazione dell'esistenza di Dio sola ratione è in realtà la ricerca di conferme e di approfondimenti una volta che ci si trova già all'interno dalla fede stessa e che la si è accettata. Lo schema a cui Barth si rifà è il «credo ut intelligam» agostiniano, in cui il credo ha il primato sull'intelligo. Superata la fase polemica contro i teologi liberali, Barth recupera un ruolo alla ragione umana. In quest'opera più matura, Dio e uomo, fede e ragione, eternità e tempo si trovano dunque in un rapporto di maggiore collaborazione.
A partire dagli anni trenta fino alla morte avvenuta nel 1968, il pensiero di Barth porta a compimento quell'ammorbidimento di posizioni che già si era intravisto nello studio su Anselmo d'Aosta. Testo cruciale di questa fase è la monumentale Dogmatica Ecclesiale (Kirchliche Dogmatik - KD) in 13 volumi che impegnerà l'Autore per oltre trent'anni. Di rilievo e decisamente più accessibile è una conferenza del 1956 intitolata L'umanità di Dio in cui già dal titolo si nota un'evoluzione, senza tuttavia smentite, del suo pensiero. Tratti salienti di questa fase sono fondamentalmente tre:
 1.L'incontro Dio-uomo. Barth mette sempre più in evidenza che il cuore del messaggio cristiano è la resurrezione, la salvezza, l'elezione, la grazia e non la condanna, la trascendenza, l'ira di Dio che rifiuta l'uomo e il mondo... Quest'ultimo aspetto e quindi l'idea del Dio «totalmente Altro» rispetto al mondo, cruciale nel RB, non viene mai eliminato da Barth, ma viene definito come «il duro involucro» che bisogna ammettere, ma che non rappresenta e non esaurisce affatto il «nocciolo buono» dell'amicizia tra uomo e Dio e quindi l'«umanità di Dio». Quel rapporto tra trascendenza di Dio e incontro con l'uomo (la kenosis) che nelle prime opere era più sbilanciato a favore del primo elemento (anche per ragioni di polemica intellettuale), si capovolge qui a favore del secondo elemento, senza perdere nulla (Dio rimane sempre una realtà trascendente all'uomo e mai possedibile).
 1.La concentrazione cristologica. Come conseguenza di questa valorizzazione dell'incontro Dio-uomo il centro attorno a cui ruota la teologia è sempre più il Cristo, l'umanità di Dio, il luogo in cui Dio si fa uomo e ridà così una dignità al piano umano e storico.
 1.Primato della Rivelazione e della Parola. Legato a questi due punti e corollario di essi è la presa di coscienza che quando si parla di Dio in un discorso teologico occorre in primo luogo ascoltare la Rivelazione che Dio stesso ha dato di sé, la sua Parola.
 
L'idea di un Dio-uomo è filosoficamente problematica, ma va accolta sulla base della stessa autorivelazione di Dio, al contrario della trascendenza di Dio, filosoficamente più coerente, ma che va corretta e calibrata sulla base della Rivelazione e in particolare sulla persona di Gesù Cristo. In questa prospettiva la filosofia non è rigettata dalla teologia, ma essa diviene uno strumento per interpretare meglio la Rivelazione (sulla linea di quanto già detto da Barth nel Fides quaerens intellectum). L'importante è evitare di assolutizzare un sistema filosofico, ma essere sempre consapevoli dei limiti del pensiero umano mettendo ogni filosofia al servizio di una maggiore comprensione della fede (in questo senso la posizione di Barth riguardo alla filosofia si può definire "eclettismo ermeneutico"[2].
 
Punto di arrivo di questa evoluzione è l'elaborazione del metodo della analogia fidei all'interno della KD. Con questo termine si intende il metodo con cui Barth, nella sua fase matura, ha voluto esprimere la possibilità di una relazione tra uomo e Dio.
 
Il primo termine «analogia» presenta una sfumatura di significato diversa e intermedia rispetto a "uguaglianza" (che implica coincidenza o identità) e a completa diversità (che implica contraddizione o inconciliabilità), essa è corrispondenza o "accordo parziale". Se ci fosse uguaglianza Dio cesserebbe di essere Dio e verrebbe meno la sua infinita differenza qualitativa rispetto alla creatura. Se ci fosse totale diversità Dio sarebbe assolutamente inconoscibile e contraddirebbe l'incarnazione di Cristo.
 
Il secondo termine «fidei» intende essere una contrapposizione al termine «entis». L'«analogia entis» infatti era il modo in cui la Scolastica aveva definito il rapporto tra Dio e l'uomo: in questa prospettiva si riteneva di poter dire qualcosa su Dio, sulla sua natura, sui suoi attributi, partendo dall'essere degli enti creati (la natura). Barth, per i suoi presupposti rifiuta ovviamente questa posizione e contrappone l'«analogia fidei». Con essa egli intende sottolineare il fatto che Dio non si può conoscere mai a partire dalla natura creata, appunto a causa della infinita differenza qualitativa che la separa da Dio, al contrario se conosciamo qualcosa su Dio è solo in virtù della sua stessa auto-Rivelazione che possiamo accogliere solo nella fede, al di là delle categorie della razionalità.
 
Nel Barth maturo la relazione tra Dio e uomo è forte, ma essa non è mai una identificazione, poiché il presupposto della fase dialettica, la trascendenza di Dio, non viene mai meno. Trascendenza e kenosis (abbassamento, svuotamento nell'incarnazione in Cristo) di Dio rappresentano due momenti inscindibili che confermano la vocazione autenticamente dialettica del pensiero barthiano.
Sebbene la teologia di Barth si contrapponga criticamente al liberalismo protestante tedesco, la sua teologia non ha generalmente trovato favore all'altra estremità del ventaglio teologico: coloro che si attengono alle confessioni di fede protestanti classiche, gli evangelicali ed i fondamentalisti. La sua dottrina della Parola di Dio, per esempio, non procede dall'affermazione o dalla proclamazione che la Bibbia sia uniformemente accurata dal punto di vista storico e scientifico, per poi stabilire altre affermazioni teologiche su quel fondamento.
 
Alcuni critici evangelicali e fondamentalisti spesso si riferiscono alle concezioni di Barth come "neo-ortodossia", perché, sebbene la sua teologia conservi la maggior parte dei concetti della teologia cristiana ortodossa, si rileva come egli respinga il presupposto di base del loro sistema teologico, cioè quello dell'inerranza biblica. È soprattutto per questo che Barth è stato criticato duramente dal teologo evangelico conservatore Francis Schaeffer, studente di un altro grande avversario di Barth, Cornelius Van Til. Questi critici sostengono che proclamare una teologia cristiana rigorosa su un testo biblico di supporto che non sia considerato storicamente accurato, significa separare la verità teologica dalla verità storica. I barthiani rispondono a questo dicendo che affermare come il fondamento della teologia sia l'inerranza biblica, significa, di fatto, far uso di un fondamento diverso da Gesù Cristo, e che la nostra comprensione dell'accuratezza ed il valore delle Scritture può solo emergere propriamente dal considerare ciò che significa per esse essere vere testimonianze alla Parola incarnata, Gesù Cristo.
 
Il rapporto fra Barth, il liberalismo ed il fondamentalismo, però, va molto oltre alla questione dell'inerranza. Dalla prospettiva di Karl Barth, il liberalismo, come era compreso nel XIX secolo da Friedrich Schleiermacher e Hegel (suoi esponenti principali) e non necessariamente come espresso da una qualsiasi ideologia politica, non è altro che divinizzazione del pensiero umano. Questo, per Barth, conduce inevitabilmente ad uno o più concetti filosofici che diventano un falso Dio, bloccando, così, la vera voce dell'Iddio vivente. Questo, a sua volta, conduce la teologia a diventare prigioniera delle ideologie umane. Nella teologia di Barth, egli mette sempre in evidenza come concetti umani di qualsiasi tipo – non importa quanto larghi o stretti – non possano mai essere considerati identici alla rivelazione di Dio. Sotto questo aspetto, anche la Scrittura è considerata linguaggio umano che esprime concetti umani. Essa non può essere considerata identica alla rivelazione di Dio. Però, nella Sua libertà ed amore, Dio veramente rivela Sé stesso attraverso linguaggio e concetti umani perché determinato a comunicare con l'umanità decaduta. È così che Barth afferma che Cristo sia realmente presente nelle Scritture e nella predicazione della chiesa, facendo così eco alla Confessione elvetica della fede cristiana riformata scritta nel XVI secolo.
 
In generale Barth si pone sulla linea classica della Riforma quando si oppone ai tentativi di rapportare troppo strettamente teologia e filosofia. Il suo approccio a questo tema è chiamato "kerigmatico" in contrapposizione a quello "apologetico".

Da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 14:30:58
KENNETH REXROTH

Kenneth Charles Marion Rexroth (South Bend, 22 dicembre 1905 – Montecito, 6 giugno 1982)
........ è stato un poeta statunitense....

Kenneth Rexroth fu uno dei primi poeti statunitensi ad esplorare le tradizioni poetiche giapponesi come l'haiku. È indicato come il promotore del rinascimento poetico di San Francisco ed è correlato alla Beat generation, sebbene più tardi criticò questo movimento. Le poesie, i saggi e gli articoli di Rexroth riflettono i suoi interessi nei confronti del jazz, della politica, della cultura e dell'ecologia. La poetica di Rexroth è simile a quella di Du Fu, che tradusse, poiché esprimeva indignazione nei confronti delle ineguaglianze del mondo da un punto di vista esistenziale.
 
Kenneth Charles Marion Rexroth era figlio di Charles Rexroth, un promotore farmaceutico, e di Delia Reed. Sua madre morì nel 1916 e suo padre nel 1918, per cui egli andò a vivere con la zia a Chicago dove studiò al Chicago Art Institute. Nel 1923 e nel 1924 fu incarcerato come coproprietario di un bordello. Sposò Andree Dutcher nel 1927, un'artista di Chicago, che morì per le complicanze dell'epilessia nel 1940. Rexroth ebbe due figlie, Mary e Katherine, dalla sua terza moglie, Marthe Larsen.
 
Durante gli anni Settanta, insieme al discepolo Ling Chung, tradusse l'opera della famosa poetessa della dinastia Song Li Qingzhao e una antologia di altre poetesse cinesi, con il titolo The Orchid Boat.
 
Con la pubblicazione di The Love Poems of Marichiko, Rexroth dichiarò di aver tradotto la poesia di un poeta giapponese morto da tempo; si scoprì successivamente che ne fu invece egli l'autore ed acquisì riconoscimenti dalla critica per essere riuscito a tradurre le sensazioni autentiche di un'altra cultura e periodo storico.
 
Kenneth Rexroth fu incluso nell'influente serie antologica Penguin Modern Poets della Penguin Books, che gli permise di ampliare la sua reputazione al di fuori degli Stati Uniti d'America.
 
I suoi lavori indicano la familiarità con temi che spaziano dall'anarchia, alla pittura, alle religioni del mondo, alla filosofia e letteratura cinese classica.

Da Wikipedia

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Rexroth ‹rèksrotℎ›, Kenneth. - Poeta statunitense (South Bend 1905 - Montevideo, California, 1982).

Si stabilì negli anni Venti a Chicago, dove svolse attività politica e frequentò gli ambienti degli intellettuali bohémien; nel decennio successivo, a San Francisco, s'impegnò nelle organizzazioni sindacali. Nel 1940 pubblicò In what hour, primo di una lunga serie di volumi di versi che comprende: The phoenix and the tortoise (1944); The art of wordly wisdom (1949); In defence of the earth (1956); The homestead called Damascus (1963); The heart's garden, the garden's heart (1967); New poems (1974); The silver swan (1976). A metà degli anni Cinquanta, con L. Ferlinghetti e A. Ginsberg, contribuì a dar vita alla cosiddetta San Francisco poetry renaissance, divenendo uno dei modelli della beat generation. Traduttore di poesia europea e orientale (One hundred poems from the Japanese, 1955; Poems from the Greek anthology, 1963), redattore della casa editrice New Directions di J. Laughlin, R. fu attivo sin dagli anni Venti anche come pittore. Pubblicò importanti volumi di saggi (Bird in the bush, 1959; Assays, 1961; The elastic retort, 1973) e le autobiografie An autobiographical novel (1966) e Excerpts from a life (1981).

da Inciclopedia Treccani
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Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)
di Cristina Giorcelli

Poeta, traduttore e saggista statunitense, nato a South Bend (Indiana) il 22 dicembre 1905, morto a San Francisco il 6 giugno 1982. Tenace oppositore del materialismo contemporaneo, R. nutrì palingenetiche speranze nelle filosofie orientali e nella poesia. Nella sua visione, mistica e sensuale a un tempo, la poesia costituisce l'atto comunicativo, ''sacramentale'', per eccellenza: in poesia, infatti, il suono, il ritmo, l'attenzione alla calligrafia (quale si rivela nella resa grafica delle traduzioni di R. di poesia cinese e giapponese), la cura tipografica del testo, devono partecipare all'''estasi del senso''. R. praticò e promosse la lettura pubblica di poesia come momento in cui, da un lato, suono e semantica si fondono così da raggiungere la loro pienezza di significato; dall'altro, poeta e pubblico si fondono in profonda comunione di sentire.

La poesia diventa così un atto d'amore o, piuttosto, un atto contemplativo, che partecipa dell'organica consapevolezza universale (evidente l'influsso di R.W. Emerson). La poesia è, dunque, un momento di unione e di dinamica trasformazione tra chi percepisce e la cosa percepita; essa è, però, anche chiarezza e ''purezza'' di percezione, non fantasia o sogno o allucinazione, come per i dadaisti o i surrealisti o gli stessi Beats. Poeticamente, R. si colloca nella tradizione di W. Wordsworth, di W. Whitman, e di W.B. Yeats; ideologicamente, in quella radicale-anarchica, pacifista, libertaria, ecologica alla P. Goddes e alla A. Huxley. Ammirato dai Beats, R. fu sostenitore veemente e appassionato di ogni forma di avanguardia artistica.

Le sue opere più importanti sono: In what hour (1940); The phoenix and the tortoise (1944); The art of wordly wisdom (1949), di carattere cubista e fortemente influenzata dalla poesia di G. Stein; The signature of all things (1950); The dragon and the unicorn (1952), sequenza poetica di speculazioni etiche; Thou shalt not kill, in memoria di D. Thomas (1955); In defense of the earth (1956); The homestead called Damascus (1963), lungo poema di viaggio, di gusto simbolista e di tono filosofico; Natural numbers: new and selected poems (1968), in cui R. cerca di rendere − ancora più tenacemente e felicemente che nelle altre opere − il ritmo e il lessico dell'idioma parlato; The collected shorter poems (1966); The collected longer poems (1968); An autobiographical novel (1966; nuove edd., 1978 e 1991); The heart's garden, the garden's heart (1967); The morning star (1979). Notevoli sono anche i sette volumi di saggi: Bird in the bush: obvious essays (1959); Assays (1961); Classics revisited (1968); With eye and ear (1970); The alternative society: essays from the other world (1970); The elastic retort: essays in literature and ideas (1973); Communalism: from its origins to the twentieth century (1974). Creativamente straordinarie sono le sue traduzioni dalle lingue orientali (One hundred poems from the Chinese, 1956, Love in the turning year, 1970; One hundred more poems from the Japanese, 1976), dal francese, dallo spagnolo e dalle lingue classiche. Molto interessante è la sua corrispondenza con J. Laughlin (Selected letters, a cura di L. Bartlett, 1991).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 11 Febbraio 2013, 14:34:03
Mi stupisci sempre di più, veramente una bella bibliografia.
Bravo !!
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 14:43:10
Grazie  ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 14:50:43
CARLO LAZZERINI   filosofo antifascista

7 febbraio 1920 - 02 gennaio 2011

Il toscanaccio se n'è andato a novant'anni, dopo aver insegnato la relatività dell'umana esistenza a centinaia di studenti del liceo classico Carducci, dopo aver partecipato a centinaia di convengi di filosofia e, effettuato ricerche.
Coltissimo, gran fumatore di pipa, raro era vederlo senza una pipa in mano. libero pensatore, antifascista, comunista sì ma sempre indipendente, docente di filosofia, pubblicista, traduttore e studioso di filosofi greci latini e tedeschi, per tre decenni colonna portante del classico bolzanino, tra i fondatori del Centro di cultura dell'Alto Adige, membro del comitato di redazione della rivista Il Cristallo dal 1959, Carlo Lazzerini già a inizio anni Sessanta era stato fra i primi a teorizzare l'importanza di istituire un'ateneo a Bolzano che, necessariamente, sarebbe dovuto essere bilingue. Fu sempre lui a premere affinché i docenti delle scuole superiori altoatesine, seppure amministrati dalla Provincia, rimanessero comunque dipendenti statali per limitare in qualche modo lo strapotere monocratico Svp.  Il professor Lazzerini era nato a Livorno il 7 febbraio 1920. Studente modello, destinato a brillante carriera accademica, era stato ammesso alla scuola Normale di Pisa, dove si era brillantemente laureato in lettere e filosofia nonostante tre anni di guerra combattuti in Grecia e altri due di prigionia nei terribili lager polacchi. L'8 settembre 1943, infatti, lo aveva colto in quel di Corfù. I soldati nazisti, alleati fino al giorno prima, lo catturarono assieme ai compagni e lo deportarono in Polonia a bordo di un treno sigillato. Come i commilitoni Imi - gli Internati militari italiani di cui quasi mai si parla - per due anni venne sballottato da un lager polacco all'altro. Si rifiutò di salvarsi dalla prigionia, tornando in Italia come soldato della Repubblica di Salò. «Non fu eroismo - ha raccontato solo di recente alla figlia Anna - semplicemente, anche chi prima fosse stato fascista, dopo aver visto ciò che avevamo visto nei lager, non avrebbe potuto accettare». Alla fine della guerra, 39 chili di peso e la tubercolosi, Carlo arrivò per curarsi al sanatorio di Merano. Rimasto affascinato dalla bellezza dell'Alto Adige, decise di rimanerci a vita. Vinta la cattedra liceale, insegnò per qualche anno, anche a Bressanone; poi, dal 1958 al 1990, insegnò storia e filosofia al Carducci. Se n'andò in pensione, di gran lunga fuori tempo massimo, a 70 anni suonati. Amatissimo dagli studenti - che affettuosamente lo chiamavano il vecchio, intendendo il vecchio saggio - era capace di perdere un'ora di lezione per spiegare un teorema di matematica o una legge fisica a chi, l'ora successiva, avrebbe dovuto sostenere una interrogazione o un compito in classe di una materia non di sua competenza. La sua onniscienza era talmente vasta da aver alimentato leggende sul numero delle sue lauree. Mito consolidatosi quando, un pomeriggio, venne scovato in biblioteca: avendo terminato i libri, aveva iniziato a leggere sistematicamente l'enciclopedia.

Tratto da un articolo di Davide Pasquali  ( giornale AltoAdige )

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 15:39:34
WOLFANG PAULI

Wolfgang Ernst Pauli (Vienna, 25 aprile 1900 – Zurigo, 15 dicembre 1958)
.....................è stato un fisico austriaco.
 

Fu fra i padri fondatori della meccanica quantistica. Suo è il principio di esclusione, per il quale vinse il Premio Nobel, secondo il quale due elettroni in un atomo non possono avere tutti i numeri quantici uguali.

Pauli nacque nel quartiere viennese di Döbling da Berta Camilla Schütz e Wolfgang Joseph Pauli; il padre, di origine ebraica, aveva cambiato cognome nel 1898 da Pascheles a Pauli poco prima di convertirsi al cattolicesimo e sposarsi. Il secondo nome di Pauli, Ernst, gli fu dato in onore del suo padrino di battesimo Ernst Mach.
 
Studiò presso il Döblinger Gymnasium di Vienna, dove si laureò nel 1918. Dopo appena due mesi, pubblicò il suo primo articolo sulla Teoria della relatività generale di Albert Einstein. Nel luglio del 1921 conseguì, sotto la guida di Arnold Sommerfeld, presso l'Università Ludwig-Maximilian di Monaco, il dottorato in fisica.
 
Sommerfeld chiese a Pauli di realizzare un articolo sulla relatività per la Encyklopaedie der mathematischen Wissenschaften, un'opera enciclopedica ideata da Felix Klein che avrebbe dovuto raccogliere articoli descrittivi dedicati alla matematica e alla fisica teorica. Due mesi dopo aver ricevuto il suo dottorato, Pauli completò l'articolo, di 237 pagine, ottenendo gli elogi di Einstein: pubblicato come monografia, esso è ancora oggi uno dei riferimenti base sull'argomento.
 
Passò un anno all'Università di Göttingen come assistente di Max Born, e l'anno seguente andò all'Istituto Niels Bohr di Fisica Teorica a Copenaghen. Dal 1924 al 1928 fu docente all'Università di Amburgo, dove contribuì ad elaborare i fondamenti della meccanica quantistica. In particolare formulò il Principio di esclusione che porta il suo nome e la teoria non-relativistica sullo spin.
 
Nel 1928, venne nominato professore di Fisica Teorica all'Istituto Federale di Tecnologia di Zurigo, in Svizzera. Nel maggio 1929, Pauli abbandona la Chiesa Cattolica Romana e in dicembre sposa Käthe Margarethe Deppner, dalla quale divorzia nel 1930, dopo poco meno di un anno.
 
Dal 1930 al 1937 partecipò ai principali congressi di Fisica in Russia, negli Stati Uniti e in Italia (dove incontrò Fermi). Nel 1934, sposa Franciska Bertram, alla quale resterà legato fino alla morte.
 
L'annessione dell'Austria da parte della Germania, avvenuta nel 1938, fa di lui un cittadino tedesco. A causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, Pauli, nel 1940, emigra negli Stati Uniti, dove diventa professore di Fisica Teorica a Princeton. Con la fine delle ostilità, rientra in Europa, a Zurigo.
 
Quindi nel 1945 ricevette il Premio Nobel per la fisica per la scoperta del Principio di esclusione.
Morì il 15 dicembre 1958 a Zurigo per un cancro al pancreas.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 15:41:28
Wolfgang Pauli: La Resurrezione dello Spirito nel Mondo

Il dialogo tra la religione e la scienza avviene non solo come dibattito aperto tra due discipline. Wolfgang Pauli, uno dei più importanti fisici del ventesimo secolo.
Pauli nacque nel 1900 a Vienna e pubblicò il suo primo scritto scientifico due mesi dalla fine della scuola superiore. A vent'anni aveva scritto un articolo di 200 pagine sulla teoria della relatività che fu elogiato da Einstein con le seguenti parole, “nessuno che studiasse questo lavoro maturo e magnificamente concepito potrebbe credere che l'autore sia un uomo di 21 anni (sic).
Ci si chiede cosa dovremmo ammirare di più … la comprensione psicologica dello sviluppo delle idee, la sicurezza della deduzione matematica, la profonda visione fisica, la capacità di presentazione.” Le conversazioni di Pauli con Heisenberg spianarono la strada per la teoria quantistica e, ad alcuni mesi dalla scoperta di Heisenberg, Pauli aveva applicato la nuova teoria per calcolare lo spettro dell'atomo di idrogeno. Le sue successive discussioni con Bohr aiutarono a formulare l'interpretazione di quella teoria. Il suo famoso Principio di Esclusione spiega perché c'è struttura nell'universo. Elettroni, protoni ed altre particelle chiamate fermioni sono governate da un principio di asimmetria, che significa che non possono essere tutti nello stesso stato quantistico.
Questa restrizione dà inizio alla differenziazione del mondo materiale in uno di vari elementi chimici. Dall'altra parte, le particelle bosone sono governate dal principio della simmetria che permette loro di aggregarsi in un singolo stato coerente, com'è il caso dei laser, dei superconduttori e dei superfluidi.
La visione di Pauli dell'importantissima simmetria in natura lo portò anche a predire il neutrino, venticinque anni prima che fosse scoperto sperimentalmente. Da parte sua, Max Born, credette che Pauli fosse uno scienziato più grande di Einstein. Però il nome di Pauli non è mai stato molto conosciuto al pubblico in generale come gli altri giganti della scienza degli ultimi trecento anni. Il motivo è che Pauli preferì lavorare dietro le quinte proponendo nuove idee e fornendo commenti critici in conversazioni, lezioni e lettere. Nella sua personalità Pauli fu un po' un paradosso. Mentre alcuni si riferirono a Pauli come “la coscienza della fisica” altri lo soprannominarono “il tremendo Pauli” e “la frusta di Dio” a causa dei suoi commenti brutali e severi durante i seminari. Riferendosi ad un articolo di un collega, ad esempio, disse, “Questo non è corretto. E non è nemmeno sbagliato. Pauli era molto attaccato a sua madre che si suicidò nel 1927 quando scoperse che suo marito aveva una relazione. Da questo punto in avanti la vita di Pauli cadde a pezzi.
Il suo matrimonio con una cantante di nightclub durò solo alcune settimane. Iniziò a bere sempre più e divenne aggressivo nei bar al punto di essere buttato fuori. Finalmente a trent'anni consultò Carl Jung che lo trovò “un individuo estremamente unidirezionale il cui inconscio era divenuto turbato ed attivato; così si proiettava su altri uomini che gli apparivano come suoi nemici … divenne molto solitario … iniziò a bere … litigare … fu picchiato”.
Nella tipologia junghiana, Pauli era il tipo di pensatore la cui funzione dei sentimenti era stata così repressa e non riconosciuta che ora minacciava di esplodere e di travolgerlo. Jung trovò Pauli così “stracolmo di materiale arcaico” che, non volendo influenzare o “contaminare” questo materiale in alcun modo, lo indicò ad un collega, Erna Rosenbaum, per l'analisi dei sogni. La Rosembaum si era appena laureata perciò Jung sapeva che non avrebbe “interferito” col suo paziente. Ed invero durante i cinque mesi di analisi Pauli riportò centinaia di sogni eccezionali. Aveva aperto un dialogo con i più profondi livelli della sua mente inconscia e, a sua volta, aveva iniziato ad insegnargli. L'incontro di Pauli con l'inconscio culminò in una visione di una tale sublime armonia - l'Orologio del Mondo - che produsse qualcosa di simile ad una conversione religiosa nel fisico. Questo sogno espresse la misteriosa armonia del cosmo e nel suo simbolismo unì due mondi - rappresentati da dischi rotanti.
Questo tema di unificazione di due mondi sarebbe ricorso ripetutamente durante la vita da sveglio ed onirica di Pauli. Grazie a questi messaggi dall'inconscio Pauli iniziò ad avere intuizioni sulla sua stessa natura ed avvertì il pericolo della sua personalità nell'oscillare da un estremo all'altro. Si rese conto che era stato freddo, cinico, ateo ed intellettuale. Poteva oscillare, scrisse, dal delinquente e criminale all'eremita non intellettuale che aveva manifestazioni d'estasi e visioni. Verso il 1935 Pauli sognò che Einstein venne da lui e gli disse che la teoria quantistica era unidimensionale ma che la realtà era bidimensionale. Pauli doveva accettare una nuova dimensione della realtà ed egli credette che la dimensione mancante fosse l'inconscio ed i suoi archetipi. Jung aveva proposto gli archetipi come princìpi strutturali della mente inconscia ma Pauli ora affermava che essi erano anche i princìpi sottostanti per le strutture ed i processi nel mondo fisico. A questo proposito intraprese un programma di ricerca per sviluppare quello che definì un “linguaggio neutro”, uno che si fosse applicato ugualmente bene alla fisica come alla psicologia.
Collaborò con Jung sul lavoro di quest'ultimo sulla sincronicità (il “principio di connessione acasuale” di Jung o la “connessione significativa). Indipendentemente iniziò a studiare il modo in cui l'archetipo della Trinità aveva influenzato Keplero nella sua formulazione delle leggi del movimento planetario. Ma Pauli stava ora facendo altri sogni in cui una “donna esotica” gli andava a far visita. Pauli credeva che lei fosse la sua anima. Iniziò a capire che la questione più importante era “la mancanza dell'anima nella moderna concezione scientifica del mondo”. Lo “spirito della materia”, credeva, era stato negato per 300 anni ed ora stava lottando per la resurrezione. Era guidato da una visione del ritorno dell'anima nel mondo. Mentre aveva parlato con pochissime persone del suo nuovo lavoro, una volta disse al suo assistente, H.B.G. Casimir, “Credo di sapere cosa succederà. Lo so esattamente. Ma non lo dico agli altri. Perciò sto facendo piuttosto teoria a cinque dimensioni della relatività benché non ci creda veramente. Ma so cosa succederà. Forse te lo dirò qualche altra volta.”
Contemporaneamente al suo lavoro sulla psiche, Pauli continuò a lottare con i princìpi della simmetria e dell'asimmetria in fisica che, nelle sue numerose conversazioni con Heisenberg, egli definì come un tentativo di riconciliare “Cristo e il Demonio”. Se seguiamo l'ingiunzione di Carl Jung che l'alchimia non era tanto primitiva sperimentazione chimica ma un movimento psicologico verso la completezza, in cui i processi interni della psiche sono proiettati esternamente sulla materia, allora l'opera di Pauli in fisica è tutt'uno col suo tentativo di ottenere un matrimonio mistico tra la materia e lo spirito. Secondo Jung, il sogno di Pauli dell'Orologio del Mondo aveva prodotto qualcosa di simile ad una conversione religiosa ed un cambiamento radicale nella vita di Pauli.
Ciò nonostante nella sua mezza età iniziò a diventare depresso. All'età di 47 anni ebbe il primo di una serie di sogni preoccupanti in cui un “persiano” lo andava a trovare. Nella prima occasione lo straniero arrivò portando delle lettere. Voleva entrare nell'università di Pauli e studiare ma non gli era concesso. Quando iniziò a parlare a Pauli con voce acuta Pauli gli chiese se fosse la sua ombra. “No,” disse lo straniero, “tu sei la mia ombra”. Pauli gli chiese se voleva studiare fisica. Il visitatore disse che non riusciva a comprendere il linguaggio di Pauli e Pauli non avrebbe compreso la fisica nel suo linguaggio. Ma avrebbe aiutato Pauli portandogli una sedia perché non c'era una sedia nello studio di Pauli. Pauli avrebbe dovuto lasciar andare le sue illusioni. “Ha molte donne ma ce ne può essere soltanto una.” Ripensando al sogno Pauli si rese conto che il suo tentativo di un matrimonio mistico era stato troppo accademico.
Malgrado le sue intuizioni psicologiche egli stesso rimase scollegato dalla realtà - il suo ufficio non aveva neppure una sedia. Nonostante questa visione di unificazione continuò a vivere in un mondo dove c'era una chiara divisione tra spirito e materia. Il messaggio del persiano era chiaro, il linguaggio neutrale di Pauli non sarebbe mai stato sufficiente per colmare quel divario. Pauli si rese conto che l'elemento fondamentale nel nostro mondo moderno è la mancanza d'anima nella concezione scientifica del mondo, però ora gli si dice di essere fedele soltanto ad una donna - la sua stessa anima. I sogni di Pauli continuarono a metterlo in guardia. Due anni dopo sognò che era nel dipartimento di fisica di un alto edificio. Lesse un annuncio che ci sarebbe stata una lezione di cucina fatta dal Professor Pauli. Improvvisamente scoppiò un incendio nell'edificio. Pauli riuscì a fuggire e trovò un taxi all'entrata. Il conducente era lo “straniero” che disse “Ti porterò dove appartieni”. Di nuovo Pauli era stato avvisato che aveva perso contatto con la realtà. La cucina lo avrebbe portato alla materia grezza della vita, alla trasformazione alchemica. Credette che lo straniero fosse Ermes o Mercurio che lo tentava ad entrare nel mondo dei sensi. Se Pauli non riuscì a fare questo passo nella sua vita come avrebbe mai potuto trasformare la visione scientifica per includerne l'anima? In una lettera a Jung scrisse che l'elemento mancante era Eros; solo l'amore avrebbe saputo colmare il divario tra la fisica, lo spirito e la psicologia.
Sempre più Pauli si sentì diviso nella sua vita. I suoi sogni avevano mostrato la direzione in cui avrebbe dovuto muoversi, però gli mancava il coraggio di cambiare. Iniziò a far visita all'assistente di Jung, Maria von Franz, e formò una relazione che ebbe un profondo significato spirituale per lui. Perseverò nell'analisi dei suoi sogni però, secondo von Franz, “non voleva arrendersi alle richieste dell'inconscio e soffrirne le conseguenze.” Nella scienza il calore è la chiave di trasformazione. Come metafora si applica ugualmente all'alchimia come pure alla psicoterapia. I processi entro una storta alchemica sono rispecchiati da quelli dell'incontro terapeutico. Solo il calore, che sale con l'amore, scongelerà “gli incidenti ghiacciati della vita” come dice la junghiana Beverly Zabriski. Attraverso questo dialogo con l'inconscio e le sue proiezioni nel mondo della fisica, come pure i suoi tentativi di riconciliare materia e spirito nel mondo, Pauli stesso stava facendo lavoro alchemico. Però l'oro alchemico non apparì mai. Eros era sempre stato assente dalla sua vita. Verso la fine della sua vita al fisico fu concesso un sogno finale. Una donna gli insegnerà a suonare il pianoforte. Lei prende un anello dal suo dito e lo dà a lui. Gli dice che quest'anello unirà i due mondi perché è l'anello della sua scuola di matematica. È “l'anello di i.” Il significato di quest'anello è che in matematica “i” sta per quelli che sono conosciuti come numeri immaginari. Assieme ai numeri reali essi creano un piano bidimensionale.
Ancora il simbolismo ritornava al sogno trasformatore di Pauli dell'Orologio del Mondo, un congegno che univa due mondi nell'armonia più sublime. Ma le figure nei suoi sogni stavano diventando arrabbiate ed iniziarono a perseguitarlo. Aveva perso il suo orientamento ed alla fine abbandonò il suo sogno di unificare il mondo interno e quello esterno. Per qualche tempo continuò con la fisica e con il suo tentativo di riconciliare “Cristo e il Diavolo”. Durante il Natale del 1957, scrisse ad Heisenberg, “Se solo i due divini contendenti - Cristo e il Diavolo - potessero riconoscere che sono diventati molto più simmetrici!” Poco tempo dopo Pauli si recò negli Stati Uniti per spiegare la sua nuova teoria.
Da là Heisenberg ricevette una brusca lettera che gli diceva che lui, Pauli, ritirava il suo lavoro. Alcuni mesi dopo Pauli si ammalò e, a seguito di un'operazione, morì di cancro. Pauli stesso poteva credere che la sua vita era finita in fallimento - il fallimento di unire “Cristo e il Demonio” entro la sua teoria del campo unificato della fisica ed il fallimento di effettuare un'unione di materia e spirito entro il mondo della fisica. Ciò nonostante la validità del suo sogno vive ancora. L'esempio di Pauli è salutare. Ci dice che questo desiderio di un matrimonio tra la materia e lo spirito, la scienza e la religione, rimane unilaterale quando è fatto solo a livello astratto o intellettuale. Eros deve entrare, non si deve solo cercare l'unità all'esterno, nel mondo delle idee, ma all'interno nella propria vita. Quest'ultima, questa ricerca per la completezza interiore, può essere un processo infinito. A dire il vero, il processo stesso potrebbe essere più significativo di qualche fantasia di uno scopo finale.
Questo mi porta ad una considerazione finale, che, spero stimolerà il dibattito. È che la religione in …. che, io credo la scienza (com'è praticata al momento), e la religione si separino, o almeno rivelino un atteggiamento diverso verso la conoscenza e la certezza. La religione tollera il mistero, il vivere con l'incertezza e l'accettazione del dubbio. I filosofi lavorano in una lunga tradizione, rivedendo ed illuminando eterni problemi di verità, morale e comportamento. Scrittori, artisti e compositori aggiungono continuamente, consolidano o trasformano le loro stesse tradizioni. La scienza però, particolarmente la fisica teorica della seconda metà del ventesimo secolo, ha costantemente cercato una chiusura. Vuole raggiungere il livello più fondamentale, l'equazione suprema, la particella “Dio”.
La fisica ha creato questo scopo finale per se stessa e crede che sia un fine raggiungibile. L'incapacità di raggiungere una tale ipotetica meta può perciò essere facilmente vista come un fallimento personale. È vero che il livello o la spiegazione suprema possono effettivamente esistere. Allo stesso modo possono non esistere. È del tutto possibile che, in un certo senso, la fisica possa continuare a dialogare con la natura nell'immediato futuro. È possibile che sia stato a questo livello che Pauli ha confuso il suo fallimento di unificare la simmetria (Cristo e il Demonio) in fisica con l'apertura della sua ricerca per la completezza della materia e dello spirito e con la natura interiore della sua stessa ricerca interiore. Io credo che la vita di Pauli ci insegni che il dialogo tra la scienza e la religione deve anche continuare nella vita di ciascun individuo che si impegni nel dibattito. A questo proposito mi ricordo di una storia che Carl Jung spesso raccontava.
Si tratta della storia di un uomo della pioggia che fu invitato in un villaggio che aveva avuto un lungo periodo di siccità. Dopo essere entrato nel villaggio il vecchio andò in una capanna dove restò per qualche tempo. Finalmente le piogge iniziarono e gli abitanti del villaggio chiesero all'uomo come aveva fatto la pioggia. “Io non ho fatto la pioggia,” fu la sua risposta.
“Quando sono entrato nel villaggio l'ho trovato in grande disarmonia, così i processi della natura non operavano nel modo che avrebbero dovuto. Questo ha prodotto disarmonia anche in me. Perciò sono andato dentro alla capanna per ricompormi finché la mia armonia interna fu ritornata e l'equilibrio ristabilito. Poi iniziò a piovere.”

Tratto da Scienza e Conoscenza .....
....articolo di F. David Peat - 03/05/2006
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 16:13:27
Sveinbjörn Beinteinsson (Dragháls, 4 aprile 1924 – Dragháls, 24 dicembre 1993)
......è stato un religioso e scrittore islandese, promulgatore della riscoperta della religione

Figlio del fattore Beinteinn Einarsson e di Helga Pétursdóttir, Sveinbjörn fu egli stesso agricoltore per tutta la vita nella tenuta agricola di famiglia a Dragháls presso Borgarfjörður. Qui egli innalzò una statua di Thor alta oltre due metri.
 
Nel 1965 sposò Svanfríður Hagvaag (da cui divorziò anni dopo) e da questo matrimonio nacquero due figli.
 
Morì il 24 dicembre 1993 a causa di un attacco cardiaco.

Nell'inverno tra il 1971 e il 1972 organizzò la prima formazione di Ásatrúar islandesi (circa 12 persone), che nel corso del 1972 prese il nome di Íslenska Ásatrúarfélagið ("Associazione islandese per la fede negli dèi"), l'organizzazione per la fede ancestrale islandese, della quale è stato il góði (letteralmente "invocatore") principale fino alla sua morte. L'organizzazione scelse il termine Ásatrú quale definizione per la propria religione per evitare l’utilizzo dei termini "pagani" o heathens in quanto si tratta di definizioni che possono racchiudere una moltitudine di significati.
 
La nuova organizzazione religiosa nacque in netta antitesi con la diffusione di diverse sette di stampo cristiano nell’isola e pose tra i suoi riferimenti principali l’eredità spirituale degli antichi islandesi sopravvissuta nel sostrato popolare e contadino.
 
Dopo un'accesa battaglia legale, l'organizzazione ottenne nello stesso anno il riconoscimento giuridico e Beinteinsson fu nominato Allherjarsgóði ("invocatore di tutto il popolo"), di fatto il capo della nuova comunità religiosa islandese che in quel momento aveva raggiunto la quarantina di affiliati in tutta l'Islanda.
Parallelamente al suo impegno religioso, Sveinbjörn coltivò l'attività di scrittore e poeta: si distinse nella raccolta e nella creazione di rímur ("rime", cioè poemi epici scritti nella forma definita rímnahættir, "metrica rímur"). Nel 1945 pubblicò il primo libro dei rimur intitolato Gömlu lögin. Sveinbjörn fu anche kvæðamaður ("poeta cantore").
 
Sveinbjörn Beinteinsson è stato inoltre una figura chiave nella protesta contro l'installazione di armi nucleari della NATO in Islanda.

Opere :
Gömlu lögin (Libro dei rimur) (1945).
 Bragfræði og Háttatal (Libro e nastro contenenti raccolta di rimur e carmi eddici) (1953).
 AllsherjargodinnReiðljoð (strofe rimur create da Beinteinsson stesso) (1957).
 Heiðin, libro di poesie (1984.
 Bragskogar (1989).
 biografia di Sveinbjörn Beinteinsson (1992).

da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 11 Febbraio 2013, 16:32:07
Theodorus "Dorus Rijkers"
(28 gen 1847 - 19 aprile 1928)
..... è stato un famoso capitano di salvataggio olandese ed, eroe popolare,  famoso per il suo salvataggio in mare di 487 vittime di naufragi su un totale di 38 operazioni di soccorso, - almeno il 25 prima di entrare nella scialuppa di salvataggio -

Dorus deve il suo soprannome "nonno" (olandese: Opa) quando era ancora giovane: aveva sposato Neeltje Huisman, vedova di un pescatore che aveva già 6 figli. Poco dopo il matrimonio, la più grande delle figlie Neeltje ebbe un figlio, e così a soli 23 anni divenne noto come Dorus Opa a Den Helder dove ha vissuto. Anche se il soprannome era stato dato come uno scherzo, Dorus in realtà aveva un l'aspetto di un nonno,
ma molto probabilmente egli recitava la parte per motivi ignoti,  Dorus guadagnò la maggior parte della sua fama a causa del suo servizio alla en Noord-Zuid-Hollandsche Redding Maatschappij (NZHRM), uno dei delle principali società olandese di salvataggio. Il NZHRM sarebbe poi diventato il Koninklijke Nederlandse Maatschappij Redding (KNRM).
 
Tuttavia i suoi salvataggi in carriera iniziano nel 1872 prima di entrare al NZHRM, mentre era capitano della sua barca. In mare, salvaò tutti i 25 membri dell'equipaggio di una barca Australiana che, stavano annegando in mare. A causa di questo evento, Dorus guadagnato una reputazione come soccorritore che, ha preceduto la sua adesione al NZHRM come volontario. Sulla base della sua reputazione, gli fu concessa la posizione del timoniere al momento dell'adesione NZHRM senza dover dimostrare le sue qualifiche. Il suo rango, di diritto a, timoniere lo condusse a comandare, immediatamente. Ebbe così una propria barca ed ecquipaggio.
 
Dorus aderì al NZHRM come volontario, lavorò tante ore che gli precluse di prendere un altro lavoro ben retribuito. Dorus e tutti i suoi membri d'equipaggio ha ricevuto una somma per ogni prova e ogni servizio.
 
Durante il suo quasi 30 anni di servizio con il NZHRM, Dorus salvò centinaia di persone da annegamento certo in mare, diventando leggendario molto prima del suo pensionamento. Nelle acque dove ha servito, ha salvato un gran numero di persone con tale efficacia che le statistiche di sopravvivenza aumentarono drammaticamente. Alla fine della sua carriera, anche se rimase attivo, il suo ruolo è diventò più di natura simbolica, egli divenne il primo luogo conosciuto con il suo soprannome.

Nel 1911, Dorus andò pensione all'età di 64 anni, ricevette solo una pensione minima.
Lottò per far quadrare il bilancio famigliare, faticava ad arrivare a fine mese a tal punto che arrivò a mangiare solo cibi semplici ed essenziali e, di vivere per lo più all'aperto.
Durante un'intervista 1922 Ottobre con il Dr. LA Rademaker, direttore del quotidiano dell'Aia 'Het Vaderland', Dorus si lamentò della sua situazione. Egli affermò che era stato costretto a vendere la medaglia d'oro d'onore per comprarsi una bicicletta e il cibo per arrivare a fine mese. Il Helden der Zee Fonds 'Dorus Rijkers' (Dorus Rijkers Fondo per gli Eroi del Mare) fu creato dopo che si scoprì questa situazione di Dorus, e quella di altre vite in pensione.

Nel mese di aprile 1928, Rijkers Dorus morì all'età di 81 anni.
Visse una vita semplice, pura e vera, onesta e dura, ed una vita ricca di veri successi umani.
Fù organizzato un funerale così grande che, sembrava un funerale di stato per dimensioni e stile e, adesioni di persone provenienti da ogni ramo sociale, amici e partenti e colleghi, stimato ed amato da tutti, come uomo e professionista. C'era la musica, una grande parata, migliaia di persone che venivano a rendere l'ultimo omaggio tra cui un gran numero di ufficiali della marina, anche alti funzionari del governo rango, tra i quali rappresentanti del Ministero della Marina.
La grandezza del suo funerale dimostrò la grande stima pubblica in cui  visse Dorus, al momento dell'ultimo comiato. Rijkers Dorus era diventato un eroe nazionale ed è stato di gran lunga il più popolare olandese di quegli anni (secondo un sondaggio che ha esaminato molte persone nei Paesi Bassi nel corso del 1920).

Vi è una enorme statua eretta in suo onore, eretta nel 1935. Questa statua è in realtà eretta in onore di tutti i soccorritori e, in onore e memoria dei caduti in mare. Infatti, vi è una statua di Dorus separata, più piccola, eretta nel 1939, ed una imbarcazione di salvataggio del KNRM,  porta ancora il suo nome con orgoglio. Dorus è generalmente riconosciuto come uno dei più grandi soccorritori di tutti i tempi.

tratto e tradotto da Wikipedia

MI SCUSO PER LA TRADUZIONE IN ITALIANO APPROSSIMATIVA

seguono immagini


Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 10:11:17
ALFRED LOTHAR WEGENER

Alfred Lothar Wegener (Berlino, 1º novembre 1880 – Groenlandia, 3 novembre 1930)
........ è stato un geologo, meteorologo ed esploratore tedesco.
 
È ricordato soprattutto per aver formulato, nel 1912, la teoria della deriva dei continenti, da cui derivò la teoria della tettonica a placche. Divenne famoso per il suo lavoro come meteorologo e come pioniere della ricerca polare.

Wegener nacque a Berlino nel 1880; egli era il più piccolo di cinque figli, di un Pastore protestante. Il padre, Richard Wegener era teologo ed insegnava lingue antiche al Ginnasio Grauen Kloster di Berlino. L'amore per la natura fu ispirato dal trasferimento definitivo della famiglia Wegener nella dimora estiva di Zechlinerhütte, vicino a Rheinsberg, avvenuto nel 1886 (nella casa ora si trovano un punto di informazione turistica ed un sito memoriale dedicato ad Alfred Wegener). Frequentò il Köllnische Gymnasium sulla Wallstraße - come ricorda una targa ivi affissa - dove fu il migliore della sua classe. Dopo di che egli studiò, dal 1900 al 1904, fisica, meteorologia e astronomia presso le Università di Berlino, Heidelberg e Innsbruck. Durante i suoi studi, dal 1902 al 1903, fu anche assistente presso l'Osservatorio astronomico Urania di Berlino.
Conseguì la laurea in astronomia all'Università di Berlino nel 1905, tuttavia era più interessato alla meteorologia e alla fisica. La sua opinione era che un astronomo non avesse molto da ricercare, ed era costretto a lavorare in un osservatorio senza potersi spostare molto.
Nel 1905 iniziò a lavorare presso l'Osservatorio Meteorologico Lindenberg a Beeskow.
Lavorò all'Osservatorio assieme al fratello Kurt, due anni più vecchio di lui, sviluppando il proprio interesse per la meteorologia e lo studio per l'esplorazione dei Poli.
 
Dal 5 al 7 aprile 1906 i fratelli Wegener fissarono un nuovo record di 52 ore ininterrotte di volo di palloni ad aria usati per l'osservazione meteorologica.

Primo viaggio in Groenlandia e gli anni di Magdeburgo :Wegener in Groenlandia nell'inverno 1912-1913 :
Nel 1906 Wegener partecipò alla prima delle sue tre spedizioni esplorative in Groenlandia.
Egli considerò questa come la decisione più importante della sua vita !
Lo scopo della spedizione, guidata dal danese Ludvig Mylius-Erichsen, era di esplorare l'ultimo tratto della costa nordorientale della Groenlandia. Wegener costruì la prima stazione di osservazione meteorologica in Groenlandia presso Danmarks Havn, dove installò misuratori aerei e palloni aerostatici per l'osservazione meteorologica del clima artico. Fece anche la sua prima conoscenza con la morte nell'artico: durante un viaggio di esplorazione con una slitta, il capo della spedizione e due altri membri della stessa morirono.
Al suo ritorno nel 1908, e fino all'inizio della prima guerra mondiale, Wegener fu docente di meteorologia, astronomia pratica e fisica cosmica a Magdeburgo. Dal 1909 al 1910 egli lavorò al suo libro Termodinamica dell'Atmosfera, per il quale usò anche numerosi risultati ottenuti dalla sua spedizione in Groenlandia.
Gli studenti e i colleghi di Wegener a Magdeburgo stimavano particolarmente il suo talento; riusciva a rendere semplici le questioni complesse e spiegava con chiarezza i risultati delle nuove scoperte. Questi anni segnarono il periodo più creativo di Wegener: il 6 novembre del 1912 egli presentò le sue prime ipotesi sulla deriva dei continenti. Fu in questi anni che conobbe Else Köppen, che divenne sua moglie nel 1913.

Secondo viaggio in Groenlandia :
Prima del matrimonio Wegener partecipò ad una seconda spedizione in Groenlandia. Dopo una sosta intermedia in Islanda, dove furono comperati e testati i pony da carico, la spedizione raggiunse nuovamente Danmarks Havn.
Prima di iniziare ad addentrarsi all'interno della zona da esplorare, la spedizione fu quasi annullata a causa degli esiti infausti di un tentativo di scalata di un ghiacciaio. Cadendo nella crepa del ghiacciaio, il capo della spedizione - il danese Johan Peter Koch - si ruppe un arto, e fu costretto a rimanere fermo per mesi al campo base. Tuttavia la spedizione riuscì a proseguire, nonostante i rischi di assideramento del campo base, passando alla storia come la più lunga traversata a piedi della calotta polare. I partecipanti alla spedizione poterono raccogliere diversi carotaggi da un ghiacciaio in movimento e fecero molte osservazioni meteorologiche.
Nel 1913 Wegener prese il posto del suocero come direttore del dipartimento di ricerche meteorologiche dell'Osservatorio marino di Amburgo, e dal 1924 insegnò meteorologia e geofisica all'Università di Graz, in Austria.

Nella sua terza missione in Groenlandia, nel 1930, Wegener morì, forse per attacco cardiaco.

La Deriva Dei Continenti :
Wegener viene ricordato soprattutto per aver elaborato la teoria della deriva dei continenti.
Iniziò a lavorare a quest'idea nel 1910.
Nel libro La formazione dei continenti e degli oceani, Wegener ricorda che la teoria si sviluppò a partire dall'osservazione della straordinaria concordanza delle coste dei continenti affacciati attorno all'Oceano Atlantico.
Nel 1911 Wegener venne a conoscenza delle nuove teorie che stavano emergendo dallo studio dei fossili, in particolare quella di un antico collegamento fra Brasile e Africa, e quella di Roberto Mantovani che ipotizzava una deriva dei continenti per dilatazione del pianeta. L'anno successivo Wegener annunciò la teoria della deriva dei continenti in una conferenza della Società Geologica di Francoforte sul Meno dal titolo La formazione dei continenti e la geofisica, a cui seguì una seconda conferenza dal titolo "Gli spostamenti orizzontali dei continenti", tenuta presso la Società per il Progresso delle Scienze naturali di Magdeburgo.
La teoria della deriva dei continenti tuttavia non fu accettata dalla comunità scientifica nel corso della vita di Wegener, perché non riusciva a spiegare né come si muovessero i continenti, né il perché. Le sue teorie cercavano la causa di questi movimenti in forze esogene, come la rotazione terrestre e l'attrazione gravitazionale, tuttavia proprio per queste teorie di bassa scientificità ed efficacia non trovò una grande approvazione nel mondo scientifico. Solo alla metà del Novecento grazie alle esplorazioni dei fondali oceanici, si trovarono le spiegazioni che mancavano, che vennero individuate nelle dorsali medio-oceaniche.

Da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 10:46:41
RODOLFO VALENTINO

Rodolfo Valentino, o Rudolph Valentino, nome d'arte di Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi di Valentina D'Antonguella
     (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926),

............è stato un attore e ballerino italiano del cinema muto.
 
Fu uno dei più grandi divi cinematografici della sua epoca, noto anche per esser stato il sex symbol di quegli anni, tanto che gli fu affibbiato il soprannome di "Latin Lover" . Il suo stile recitativo fu ammirato da altri grandi, tra cui lo stesso Charlie Chaplin.

« La morte di Valentino è una delle più grandi tragedie che abbia mai colpito il mondo cinematografico. Come attore egli possedeva arte e distinzione. Come amico, riscuoteva affetto e ammirazione. Noi che apparteniamo all'arte cinematografica, con la sua morte perdiamo un carissimo amico ed un compagno di grande valore. »
(Charlie Chaplin)

Secondo di tre figli (Alberto e Maria erano i suoi fratelli), era nato a Castellaneta, in provincia di Taranto, da padre italiano, Giovanni Guglielmi di Valentina D'Antonguella, un veterinario ex capitano di cavalleria originario di Martina Franca appassionato d'araldica (i suoi studi lo convinsero d'essere imparentato a certi nobili papalini e decise, di conseguenza, di aggiungere al proprio cognome il titolo "di Valentina D'Antonguella"), e da madre francese, Marie Gabrielle Bardin, dama di compagnia della marchesa del posto. La madre nata in Francia, da genitori nobili di origine piemontese al servizio dei Savoia, poi, per lavoro, trasferitisi in Francia. Il cognome italiano della madre non è altro che Bardini, poi francesizzato per motivi pratici e di costume.A Castellaneta frequentò le classi elementari per proseguire gli studi dapprima (1904) a Taranto, dove si trasferì con la sua famiglia, in un appartamento sito in via Massari 16 sul lungomare e poi (1906) a Perugia, anche in seguito alla difficile situazione che si ebbe dopo la prematura morte del padre, presso l'O.N.A.O.S.I. (Opera Nazionale Assistenza Orfani Sanitari Italiani), dove rimase tre anni. Il caso vuole che in collegio fu ricordato come bruttarello e fu spesso preso in giro per l'accentuata forma a punta delle sue orecchie. Dal collegio fu radiato a causa della sua indisciplina. Nel 1909 tentò di entrare nell'Accademia della Marina a Venezia, ma fu scartato per problemi fisici e di vista. Si diplomò a Genova in agraria, nell'istituto Bernardo Marsano di Sant'Ilario ed infine tornò a Taranto.
Dopo qualche mese a Taranto partì in vacanza per Parigi. Qui si diede alla vita frivola, ben presto rimase senza denaro e fu costretto a chiedere alla famiglia del denaro per poter tornare a casa. Questa esperienza non fu poi così negativa, poiché affinò le sue doti di ballerino. Ritornato a Taranto decise di partire per l'America per avverare il suo sogno. Ad aumentare il fascino dell'America su Rodolfo contribuirono anche i racconti dei successi del musicista tarantino Domenico Savino che anni addietro, era partito per l'America. I Guglielmi conoscevano bene la famiglia Savino e la sorella di Domenico talvolta raccontava a Rodolfo della fama del fratello.
Nel 1913 si imbarcò sul mercantile Cleveland e raggiunse New York il 23 dicembre dello stesso anno. Nuovamente Rodolfo rimase in breve tempo "al verde" e quindi iniziò ad intraprendere mestieri di fortuna come il cameriere e il giardiniere. Grazie all'amico Domenico Savino, che gli regalò un tight, si presentò al Night-Club Maxim dove riuscì a fare una buona impressione e venne immediatamente assunto come Taxi-dancer. Con le mance cospicue ricevute dalle signore riuscì a superare il periodo di crisi economica nel quale era incappato. Nel frattempo ebbe dapprima una relazione con la nota ballerina Bonnie Glass, che si era appena separata dal compagno Clifton Webb. Da questa "relazione" Rodolfo ebbe anche vantaggi economici, poiché fu ingaggiato dalla stessa per cinquanta dollari alla settimana. In seguito Valentino fece coppia con un'altra ballerina, Joan Sawyer, con la quale lavorò per sei mesi. Valentino dopo queste esperienze si trasferì sulla costa occidentale degli Stati Uniti, a San Francisco, dove venne ingaggiato da una compagnia teatrale di operetta. Qui incontrò Norman Kerry, vecchia conoscenza newyorkese che lo convinse a trasferirsi a Hollywood. Qui girò una serie di film di secondo piano da comparsa, prima di interpretare I quattro cavalieri dell'Apocalisse (The Four Horsemen of the Apocalypse, 1921) il film che gli diede il successo a lungo sognato. Al successo arriva anche e soprattutto grazie anche alla sua bellezza e al magnetismo che la sua figura sprigionava; fu forse uno dei primi sex symbol maschili portati alla ribalta dal cinema; divenne in breve – forse anche in conseguenza della sua morte precoce – un'icona destinata ad entrare nella memoria collettiva.
Valentino (come lo chiamavano le sue fan in delirio) recitava e dettava la moda (gli abiti alla, i capelli alla, gli stivali alla Valentino, e soprattutto lo sguardo alla Valentino). Fu il primo "divo" – o meglio, "iperdivo" maschile del cinema degli albori. Altri suoi film importanti sono Lo sceicco (The Sheik, 1921), Sangue e arena (Blood and Sand, 1922), Aquila nera (The Eagle 1925) e Il figlio dello sceicco (The Son of the Sheik, 1926), in cui impersonava l'eroe romantico e mascalzone, che col suo fascino magnetico ipnotizzava l'attraente protagonista.
Si dice che il suo sguardo magnetico incantasse senza possibilità di scampo il pubblico, specialmente quello femminile, che per Valentino stravedeva. Subito dopo la morte della madre (1918) Valentino conobbe la sua prima moglie, Jean Acker, in occasione di una festa danzante organizzata dal suo amico Douglas Gerrard (direttore del Circolo Atletico di Los Angeles). Si sposarono il 5 novembre 1919. Dopo appena un mese i due però si separarono. Grazie al film Camille Valentino incontrò Natacha Rambova che sarebbe diventata la sua seconda moglie.
La Rambova fu molto importante sia per la sua vita sentimentale che per la sua carriera artistica. A Hollywood era molto apprezzata per gli scenari e i costumi che disegnava. La Rambova era molto ambiziosa e si indignava quando il marito veniva impiegato in ruoli di scarso valore qualitativo. Valentino sposò la Rambova, ma otto giorni dopo il matrimonio, fu arrestato con l'accusa di bigamia, per non aver rispettato una legge californiana che obbligava i divorzianti a non contrarre matrimonio prima di un anno dalla sentenza di divorzio. Un anno dopo i due si sposarono definitivamente. La delusione del film "The Young Rajah", portò alla rottura definitiva di Valentino con la Paramount. Fu ingaggiato poi dalla United Artists che vietò per contratto alla Rambova di intervenire sulle scelte artistiche del marito. Anche per questo motivo i due si separarono. Nell'ultimo periodo della sua vita Valentino ebbe una relazione con l'attrice Pola Negri.
La sceneggiatrice June Mathis intuì per prima il fascino che Rodolfo Valentino esercitava sulle donne e fu, in sostanza, l’artefice del suo mito. La Metro le aveva affidato il compito di sceneggiare “I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse” di Vicente Blasco Ibáñez, un romanzo di successo, considerato, tuttavia, poco adatto allo schermo, dal quale, contro ogni previsione, riuscì a trarre un’eccellente sceneggiatura. Richard Rowland, direttore dello Studio, decise allora di ricorrere al suo intuito per la scelta del regista e del protagonista maschile. June Mathis indicò Rex Ingram per la regia, e impose Rodolfo Valentino per il ruolo di Julio, malgrado le resistenze dello Metro, riluttante ad affidare il ruolo di protagonista ad uno sconosciuto. Il sei marzo 1921 il film uscì nelle sale di New York, riscuotendo un enorme successo. Rodolfo Valentino entrò a passo di tango nella storia del cinema mondiale e nell’immaginario femminile, consolidando il mito dell’amante latino, del cavaliere senza macchia e senza paura che muore giovane, come tragicamente accadde, a soli trentuno anni, all’apice di un successo per molti versi ancora insuperato. Nemmeno il genio dissacrante di Ken Russell (Valentino, 1977, interpretato da Rudolph Nureyev) riuscì a scalfire il suo mito.June Mathis contribuì alla sua folgorante e breve carriera, anche dopo il successo dei Quattro Cavalieri. Firmò, infatti, la sceneggiatura di “Camille” (La signora delle Camelie) dove Valentino interpretava il ruolo di Armand, al fianco di Alla Nazimova, regina della Metro e stella delle scene teatrali. Valentino, conscio del richiamo commerciale legato al asuo nome, decise, malgrado il diverso parere della Mathis, di firmare un contratto con la Famous Players-Lasky (futura Paramount) che gli proponeva un considerevole aumento retributivo per interpretare “Lo Sceicco”, un film che avrebbe immortalato l’immagine esotica dell’attore, connotandolo, tuttavia, in modo non sempre positivo. L’anno successivo sceneggiò “Sangue e Arena”, un altro romanzo di Vicente Blasco Ibáñez intriso d’amore, di fatalità e di morte. Il soggetto calzava molto bene con il temperamento di Valentino che riuscì a trasformarsi realisticamente nel torero Gallardo. Un'interpretazione che lo confermò attore di talento oltre che divo di successo, agevolato in questo dalla duttile regia di Fred Niblo che assecondò la sua recitazione.Dopo aver girato “L’Aquila”, nel 1925, diretto da Clarence Brown, considerata una delle sue migliori interpretazioni, Valentino ritornò ad interpretare lo “Sceicco”, il ruolo che tanto aveva contribuito alla sua immagine. Il figlio dello sceicco amplificato dalla sua scomparsa, a soli trentuno anni, all’apice del successo, diretto da George Fitzmaurice, con Vilma Banky come attrice protagonista, usci nelle sale il sei settembre 1926, pochi giorni dopo la morte del suo protagonista, scatenando scene d’isteria collettiva che non hanno più avuto uguali nella storia del cinema statunitense.

La Morte :
Nessun interprete maschile prima di lui era diventato così famoso a livello mondiale grazie alla settima arte. La sua stella era però destinata a non durare a lungo: si spense infatti all'età di trentuno anni al Polyclinic Hospital di New York dove era stato ricoverato per un malore dovuto ad un'ulcera gastrica di cui soffriva e ad una infiammazione dell'appendice; era destinato a non percorrere alcun "viale del tramonto", fu colpito da un attacco di peritonite. L'intervento chirurgico a cui venne sottoposto si rivelò inutile ed alle 12:10 del 23 agosto, un lunedì, Valentino morì, senza nemmeno poter vedere sugli schermi il suo ultimo film (Il figlio dello Sceicco).
Due Cortei Funebri :
Scene di isteria e fanatismo, oltre che una trentina di suicidi – non si sa quanto legati alla sua morte – si registrarono nel giorno dei suoi funerali, a New York. Nello stesso giorno furono organizzati due cortei funebri, uno appunto a New York, l'altro a Hollywood; quando, il 30 agosto, il corteo funebre attraversò un quartiere di New York, furono decine di migliaia le persone che vi parteciparono. C'era anche una corona con nastro che si diceva inviata da Mussolini e quindici giovanotti in camicia nera, ma un giornale scoprì che la corona era una trovata del capoufficio stampa delle pompe funebri, il quale aveva anche provveduto a mascherare almeno due dei quindici giovanotti.
Le sue spoglie furono sepolte nel Mausoleo della Cattedrale all'Hollywood Memorial Park (ora Hollywood Forever Cemetery ) di Los Angeles, California.
Negli anni a seguire, una misteriosa donna, velata di nero, continuò a portare dei fiori sulla sua tomba il giorno dell'anniversario della morte dell'attore. Nonostante in molte siano professate come la "Donna in Nero", nessuna ha poi saputo comprovare la veridicità delle sue parole e questa figura è tuttora avvolta nel mistero. Mistero che ha lanciato una sorta di tradizione, ancora viva adesso, che vede parecchie figure femminili velate di nero portare fiori sulla tomba di Valentino.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 11:00:51
ERWIN SCHRODINGER

Erwin Rudolf Josef Alexander Schrödinger (Vienna, 12 agosto 1887 – Vienna, 4 gennaio 1961)
................ è stato un fisico e matematico austriaco.
 
È famoso per il suo fondamentale contributo alla meccanica quantistica, in particolar modo per l'equazione di Schrödinger, per la quale vinse il Premio Nobel nel 1933. Propose l'esperimento mentale del gatto di Schrödinger ed ebbe da sempre un interesse per i Vedānta.

Schrödinger nacque nel 1887 a Vienna (Erdberg), da Rudolf Schrödinger (produttore di tela cerata e botanico) e da Georgine Emilia Brenda (figlia di Alexander Bauer, Professore di Chimica, alla Technische Hochschule di Vienna).
Nel 1898, frequenta l'Akademisches Gymnasium. Tra il 1906 e il 1910, Schrödinger studia a Vienna con Franz Serafin Exner (1849 - 1926) e Fritz Hasenöhrl (1874 - 1915).
Egli inoltre, conduce dei lavori sperimentali a Kohlrausch. Nel 1911, Schrödinger diventa assistente di Exner.Nel 1914, Schrödinger consegue l'abilitazione (venia legendi). Dal 1914 al 1918, viene coinvolto dalla partecipazione austriaca alla prima guerra mondiale (Gorizia (Görz), Duino, Sistiana, Prosecco, Vienna). Nel 1920, il 6 aprile, Schrödinger sposa Annemarie Bertel. Sempre nel 1920, diventa assistente di Max Wien a Jena, e nel settembre dello stesso anno ottiene la posizione di "Ausserordentlicher Professor" a Stoccarda. Nel 1921, diventa "Ordentlicher Professor" (ovvero professore a pieno titolo), a Breslavia (attualmente in Polonia).
Nel 1922, passa all'Università di Zurigo. Nel 1926, Schrödinger pubblica negli Annalen der Physik lo scritto "Quantisierung als Eigenwertproblem" (Quantizzazione come problema agli autovalori) dove espone la sua equazione. Nel 1927, segue Max Planck a Berlino, all'Università Humboldt. Nel 1933, Schrödinger finito il termine, diventa Fellow del Magdalen College, all'Università di Oxford, e riceve il Premio Nobel per la fisica assieme a Paul Adrien Maurice Dirac. Nel 1934, Schrödinger tiene lezioni all'Università di Princeton (dove non accetterà una posizione permanente).
Nel 1936 tornò in Austria all'Università di Graz.
Nel 1938, dopo che Hitler ebbe occupato l'Austria, ebbe dei problemi per aver lasciato la Germania nel 1933 e, per la sua nota opposizione al nazionalsocialismo,  fu sottoposto a perquisizioni e investigazioni. In seguito rinnegò la propria opposizione al regime (gesto di cui si pentì negli anni successivi) e poté lasciare l'Austria per ritirare la nomina a membro della Pontificia Accademia delle Scienze.
Abbandonò quindi definitivamente il suo paese natale: passò per l'Italia e la Svizzera e giunse a Oxford, sebbene il Reich gli avesse sconsigliato di lasciare il paese. All'Istituto di Studi Avanzati di Dublino divenne direttore della Scuola di Fisica Teorica.
Scrisse altre 50 pubblicazioni su vari argomenti, che si possono considerare un tentativo in direzione di una teoria di campo unificata.
 
Nel 1944, scrisse What is Life? (che contiene Negentropy, concepts for genetic code).
Questo libro è molto importante in ambito biologico in quanto contiene la definizione di vita dal punto di vista fisico.
Secondo le memorie di James D. Watson, DNA, The Secret of Life, il libro del 1944 di Schrödinger, diede a Watson l'ispirazione per ricercare il gene, che portò alla scoperta della struttura a doppia elica del DNA.
Schrödinger rimase a Dublino fino al suo pensionamento.
Nel 1955, fece ritorno a Vienna (cattedra ad personam). All'importante Conferenza sul Potere Mondiale, si rifiutò di parlare dell'energia nucleare, a causa del suo scetticismo sull'argomento (tenne invece una conferenza filosofica).

Nel 1961, Schrödinger morì a Vienna, all'età di 73 anni, per via della tubercolosi.
Venne sepolto ad Alpbach (Austria).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 11:09:33
MARCEL DUCHAMP

Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968)
 .........è stato un pittore, scultore e scacchista francese, naturalizzato statunitense nel 1955.
 
"Fontana", un esempio di ready-made
Considerato fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo, nella sua lunga attività si occupò di pittura (attraversando le correnti del fauvismo e del cubismo), fu animatore del dadaismo e del surrealismo, e diede poi inizio all'arte concettuale, ideando il ready-made e l'assemblaggio.

Biografia :
Nell'anno 1912 incontrò il fotografo e pittore americano Man Ray: la loro amicizia durerà tutta la vita. L'anno successivo fondò con i mecenati Katherine Dreier e Walter Arensberg la Society of Independent Artists.
Nel 1918 si trasferì a Buenos Aires dove rimase fino alla metà dell'anno seguente; nel 1923 tornò a Parigi. A partire dal 1923, Duchamp diradò progressivamente la produzione artistica, e per dieci anni si occupò quasi esclusivamente di scacchi, arrivando ad alti livelli (fu capitano della squadra olimpica francese, nella quale giocava anche il campione del mondo Alexander Alekhine). Decise di stabilirsi definitivamente a New York nel 1942 dove, nel 1951, fu indagato da Joseph McCarthy ma rimase al sicuro grazie a suoi «amici potenti»[1]. Nel 1954 sposò Alexina "Teeny" Sattler Matisse, che gli rimarrà accanto per tutta la vita.

L'Opera : Il poeta messicano Octavio Paz ha mirabilmente riassunto l'essenza dell'attività di Duchamp: «le tele di Duchamp non raggiungono la cinquantina e furono eseguite in meno di dieci anni: infatti abbandonò la pittura propriamente detta quando aveva appena venticinque anni. Certo, continuò "a dipingere", ma tutto quello che fece a partire dal 1913 si inserisce nel suo tentativo di sostituire la "pittura-pittura" con la "pittura-idea". Questa negazione della pittura che egli chiama olfattiva e retinica (puramente visiva) fu l'inizio della sua vera opera. Un'opera senza opere: non ci sono quadri se non il Grande Vetro (il grande ritardo), i ready-mades, alcuni gesti e un lungo silenzio.

La Pittura :
« Il futurismo era l'impressionismo del mondo meccanico. [...] A me questo non interessava. [...] Volevo far sì che la pittura servisse ai miei scopi e volevo allontanarmi dal suo lato fisico. A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi. Volevo riportare la pittura al servizio della mente [...] Di fatto fino a cento anni fa tutta la pittura era stata letteraria o religiosa: era stata tutta al servizio della mente. Durante il secolo scorso questa caratteristica si era persa poco a poco. Quanto più fascino sensuale offriva un quadro - quanto più era animale - tanto più era apprezzato.
 La pittura non dovrebbe essere solamente retinica o visiva; dovrebbe aver a che fare con la materia grigia della nostra comprensione invece di essere puramente visiva [...] Per approccio retinico intendo il piacere estetico che dipende quasi esclusivamente dalla sensibilità della retina senza alcuna interpretazione ausiliaria.
Gli ultimi cento anni sono stati retinici. Sono stati retinici perfino i cubisti. I surrealisti hanno tentato di liberarsi da questo e anche i dadaisti, da principio. [...] Io ero talmente conscio dell'aspetto retinico della pittura che, personalmente, volevo trovare un altro filone da esplorare. »
Se Duchamp avesse realizzato solo le tele dipinte prima del Grande Vetro, si sarebbe abbondantemente guadagnato un ruolo di primo piano nella storia delle avanguardie storiche. Dopo una giovinezza influenzata dall'impressionismo, nel 1911, a ventiquattro anni realizzò i notevoli Corrente d'aria sul melo del Giappone, Giovane e fanciulla in primavera e Macinino da caffè, di gusto fauve. I celebri dipinti del 1912: Nudo che scende una scala, Il passaggio dalla vergine alla sposa, Sposa, La sposa messa a nudo dagli scapoli, segnano un passaggio importantissimo nella storia del cubismo e del futurismo, per lo studio del movimento, e allo stesso tempo chiudono definitivamente l'esperienza di Duchamp con la pittura comunemente intesa. Le tele "in movimento" (culminate nel Nudo che scende una scala, n. 2) potrebbero essere etichettate come futuriste, ma il contatto di Duchamp con questi artisti fu nullo, e l'unica ispirazione dichiarata era la cronofotografia di Eadweard Muybridge. Il trattamento del movimento nel futurismo era infatti ben lontano dagli obiettivi di Duchamp, che virò ben presto verso la Sposa e il suo mondo. Il resto dell'opera grafica sarà rivolto a schemi, disegni e studi per elementi del Grande Vetro, o variazioni sullo stesso tema (la Macinatrice di cioccolato (1913), Cols alités (1959), Il Grande Vetro completato (1965), ai disegni degli ultimi due anni, e a clamorosi gesti di "ritocco" come i baffi affibbiati alla Monna Lisa di L.H.O.O.Q. (1919).
 Un'esperienza emblematica del valore della casualità nel pensiero dell'artista potrebbe considerarsi 3 stoppages étalon (3 rammendi tipo) del 1913 che esprime appunto l'uso pianificato e incondizionato di un procedimento aleatorio. In essa 3 fili di un metro ciascuno vennero fissati per sempre, mediante lacca, nelle tre diverse curve che essi assunsero, naturalmente e casualmente, una volta lasciati cadere da un metro d'altezza su di una superficie di stoffa blu. Quelle tre curve costituirono il profilo di altrettante sagome in legno conservate come "campioni" metrici: una unità di misura fissata per sempre da un evento istantaneo e casuale.
 Come sempre, il più vasto e completo materiale interpretativo su Duchamp è fornito da Duchamp stesso, che durante la sua vita lavorò spesso a stretto contatto con i critici impegnati nel decifrare le sue opere, dispensando indizi e suggerimenti ambigui. A questi si aggiungono, nelle interviste, numerose prese di posizione estremamente nette riguardo al concetto di arte e alla pittura: tra le più famose, il rifiuto della pittura "retinica" o "olfattiva" (con riferimento all'odore di trementina) puramente superficiale, nata dall'impressionismo e proseguita con le avanguardie storiche cubiste e futuriste.

Marcel Duchamp muore il 2 ottobre 1968 a Neuilly-sur-Seine e viene sepolto nel cimitero di Rouen.

 Sulla sua tomba si può leggere l'epitaffio, composto da lui stesso:
      «D'ailleurs c'est toujours les autres qui meurent» ("D'altronde sono sempre gli altri che muoiono").

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 11:24:15
GERALD FORD
                                                                                        UN AMANTE DELLA PIPA

Gerald Rudolph Ford Jr., nato Leslie Lynch King, Jr.
 (Omaha, 14 luglio 1913 – Rancho Mirage, 26 dicembre 2006),
...... è stato un politico statunitense, 38º presidente degli Stati Uniti d'America.
 
È stato l'unico a divenire Presidente senza essere stato eletto nemmeno come vicepresidente. Infatti venne nominato da Nixon alla seconda carica dell'Unione, dopo le dimissioni del vicepresidente eletto con Nixon, Spiro Agnew.

Gerald Rudolph Ford nasce il 14 luglio 1913 con il nome di Leslie Lynch King Jr. a Omaha, cittadina dello Stato americano del Nebraska. I genitori sono Dorothy Ayer Garner e Leslie Lynch King. Presto la madre e il padre divorziano e il piccolo prende il nome del patrigno Gerald Rudolph Ford Sr, poiché la madre si risposa. Gerald vive nello Stato del Michigan e frequenta l'Università del Michigan. In questi anni tra l'altro il giovane gioca nella squadra di football americano dell'Università. E' un buon atleta, ma decide di non avere un futuro sportivo, perché si vuole dedicare agli studi. Nel 1935 ottiene l'incarico di assistente allenatore presso l'Università di Yale. In quell'anno, Gerald prende la decisione di studiare giurisprudenza. Nel 1938, dopo avere lasciato l'Università del Michigan, inizia i suoi studi presso l'Università di Yale in cui è stato ammesso come studente di giurisprudenza a tempo parziale. Nel 1939 ottiene il consenso dell'Università per poter studiare a tempo pieno. Nel 1941 Ford si laurea. Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, apre uno studio legale insieme al collega universitario Buchen. Dopo solo un anno però lo studio chiude a causa del coinvolgimento degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. In occasione del conflitto si arruola nell'esercito americano, assumendo il grado di tenente. Sul finire del 1945 Ford viene congedato e torna negli Stati Uniti, iniziando a militare in politica. Nel 1947 il padre adottivo eredita il 27% delle quote del gruppo industriale di suo zio Henry Ford, per cui Gerald Rudolph Ford Jr. diventa il nuovo direttore legale di una delle più grandi imprese americane. Il 17 marzo 1948 però uno scandalo colpisce il gruppo e Ford deve lasciare la carica assegnatagli. Il gruppo industriale è accusato di corruzione, per cui finisce in bancarotta. Nel 1948 si dedica alla sua carriera politica candidandosi alle elezioni primarie del partito repubblicano, che poi però perde. L'8 novembre 1948 viene eletto in seno alla Camera dei Rappresentanti e presto diventa uno dei leader di spicco del partito repubblicano.
Resta alla Camera dei Rappresentanti dal 1949 al 1973. Nel 1949 conosce Richard Nixon all'interno del gruppo Chowder Marching Club. I due si scambiano le loro idee politiche; l'influenza di Nixon su Ford sarà forte, condizionando così la sua carriera politica. Nel 1960 valuta l'idea di sostenere la candidatura di Richard Nixon alle elezioni presidenziali. L'anno seguente il politico repubblicano è designato Presidente della Camera dei Rappresentanti. In quell'anno viene anche nominato Uomo del Congresso dall'American Political Science Association. Nel 1965 Ford viene eletto leader della minoranza repubblicana.
Egli non ha mai sostenuto la campagna militare americana in Vietnam e si è opposto a molte decisioni politiche del Presidente statunitense Lyndon Johnson. Nel 1972 lo scandalo Watergate colpisce il Presidente Richard Nixon, che però riceve il sostegno morale di Ford. In seguito alle dimissioni del vicepresidente Spiro Agnew, Nixon nomina vicepresidente Ford. Dopo lo scandalo, Nixon rassegna le dimissioni e l'8 agosto 1974 Gerald Ford Jr. assume l'incarico di (trentottesimo) Presidente degli Stati Uniti d'America.
Nel corso del suo mandato presidenziale Ford aumenta le tasse, diminuisce la spesa, deregolamenta le industrie e cerca di tenere sotto controllo i prezzi energetici per cercare di far riprendere la produzione, abbattere l'inflazione e stroncare la disoccupazione.
In politica estera invece il Presidente americano deve affrontare le conseguenze che si ripercuotono nel suo Paese a causa della crisi internazionale che ha comportato l'aumento dei prezzi petroliferi e l'acutizzarsi della crisi mediorientale. Riesce a sopravvivere in occasione di due attentati alla sua vita: nel settembre 1975 un uomo appartenente alla setta di Charles Manson tenta di ucciderlo in California, così come Sara Jane Moor a San Francisco.
Il Presidente perdona Richard Nixon per ciò che ha commesso, perdendo così le elezioni presidenziali del 1976 che decretano la vittoria del candidato repubblicano Jimmy Carter.
Con la fine del suo mandato presidenziale Ford continua a operare per il suo Paese sia nel settore pubblico sia nel settore privato e nel 1979 scrive la sua autobiografia. Il politico repubblicano continua a presentarsi nelle reti televisive americane, partecipando a interviste politiche molto interessanti in cui analizza la geopolitica mondiale.
Nel 2000 Ford partecipa alla Convenzione repubblicana. Il 14 gennaio 2006 il vecchio Presidente è ricoverato nell'ospedale Eisenhower Medical Center nel sud della California a causa di una polmonite. Non si riprende fisicamente del tutto e nell'ottobre 2006 viene nuovamente ricoverato.

Rudolph Gerald Ford muore all'età di novantatre anni il 26 dicembre 2006.

Il 30 dicembre 2006 viene svolto il suo funerale di Stato. Dopo la sua morte numerosi dei suoi avversari politici lo definiscono come un leader politico che ha fatto tanto per gli Stati Uniti, servendo sempre la patria che ha amministrato politicamente in tempi difficili.

Tratto da Biografie It
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Il 15 ottobre 1948 sposò Elizabeth Ann Bloomer da cui ebbe 4 figli.
Membro del Congresso dal 1949 e per 24 anni per il Partito Repubblicano, dichiarò più volte di non aver mai voluto correre per la Nomination presidenziale: il suo maggiore sogno politico era, infatti, quello di diventare Speaker della Camera.
Fece parte della Commissione Warren, che indagò sull'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963.
Era il leader del partito repubblicano alla Camera dei Rappresentanti, carica che detenne dal 1965 al 1973. Dopo le dimissioni di Spiro Agnew, il 6 dicembre 1973 venne scelto da Nixon come vicepresidente.
Divenne presidente il 9 agosto 1974, allorquando Nixon dovette rassegnare le dimissioni a seguito del cosiddetto scandalo Watergate. In seguito ricordò che dovette accettare controvoglia quel gravoso incarico.
Circa un mese dopo la sua entrata in carica, concesse il Perdono presidenziale a Nixon: utilizzando un potere previsto dalla Costituzione degli Stati Uniti d'America cancellò ogni addebito penale per quanto l'ex presidente poteva aver commesso di illegale.
Fu un provvedimento molto discusso, tanto che Ford è ricordato come "The man who pardoned Nixon", l'uomo che perdonò Nixon.
Fu presidente dal 1974 al 1977, e scelse quale vicepresidente il Governatore dello Stato di New York, Nelson Aldrich Rockefeller.
Dick Cheney era il suo Capo di gabinetto.
Onesto e dal carattere mite, ma decisamente privo di carisma, il nuovo presidente scelse di mantenere un profilo basso.
Oppose il veto a molte leggi promosse dal Congresso a maggioranza democratica.
Alle elezioni presidenziali del 2 novembre 1976, in cui ebbe come candidato vicepresidente Bob Dole (futuro sfidante di Clinton nelle elezioni del 1996), fu sconfitto da Jimmy Carter.
Lyndon Baines Johnson, suo acerrimo rivale, aveva coniato una frase perfida su Ford, che rimase celebre e che venne ricordata dalla stampa all'indomani di una clamorosa caduta dalle scalette dell'aereo presidenziale, all'arrivo all'aeroporto di Vienna:
Ford non è capace di camminare e masticare una gomma contemporaneamente.
Cadde poi in pubblico una seconda volta suscitando perplessità (anche in campo repubblicano) sul suo stato di salute.
 
È morto all'età di 93 anni a Rancho Mirage (Los Angeles), rivalutato da molti dei suoi avversari, che riconoscono in lui un servitore dello Stato in tempi difficili, maturati per colpe non sue, un servitore dello stato ecquilibrato e prudente, accorto e mite.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 14:36:02
CLAUDE BROSSET

Claude Brosset, nato  24 décembre 1943 à Juvisy-sur-Orge, morto a 63 anni il 25 juin 2007 a Pontoise.

......attore francese....

Claude Brosset è conosciuto per i suoi ruoli di supporto ed interprete in film per la televisione francese.
 
Si rivolge a inizio carriera di attrice. Diplomato presso Drama Centre Street e bianco Conservatorio Nazionale di Arte Drammatica, dove è stato allievo di Fernand Ledoux, ha vinto il primo premio per la commedia classica, moderna commedia 1 ° premio e il 2 ° premio della tragedia.
A 20 anni, ha interpretato il suo primo ruolo nella soap opera Le allegre comari di Windsor Lazzaro Iglesis. Sarà quindi interprete in più di un centinaio di film per il cinema e, la televisione, tra cui intrepreta l'agenti di polizia, Jean-Paul Belmondo, era un amico.
 
Claude Brosset è uno dei pochi attori in grado di destreggiarsi in una carriera nel cinema e, in televisione. Nei primi anni 1990, è diventato il proprietario di un ristorante chiamato "Le Cyrano" a Carcassonne, una città che aveva scoperto con Philippe Noiret e Pierre Richard.
Sul piccolo schermo, ha preso parte alle avventure dei primi grandi saghe come re maledetti, nel 1972, di semi di ortica nel 1973, nessuna famiglia nel 1983, La Rivière Espérance nel 1993. Si gioca con il suo amico Sylvain Joubert nel cuore fedele Ardèche nel 1974 e Félicien Grevèche nel 1986.
Cerca di commedia in The Carapate, The Ripoux, si gioca contro i ruoli di tipo fianco di Jean Yanne in Ti ho preso, tu mi tieni per la barba, Cayenne Palace e La zattera della Medusa.
La sua principale attività nel mondo del cinema è stata quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film A mort l'arbitre! (1984) di Jean-Pierre Mocky dove ha interpretato la parte di Albert.
Nel 1996 ha inoltre lavorato con Bertrand Tavernier per la realizzazione del film Capitan Conan.
Claude Brosset ci lascia all'eta di 64 anni spegnendosi in una triste giornata del 25 Giugno 2007 a Pontoise (Francia).

Della filmografia di Claude Brosset si ricorda:

Il Cadavere del mio Nemico (1976) di Henri Verneuil
Capitan Conan (1996) di Bertrand Tavernier

Da MyMovies e da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 16:00:53
BARRY FITZGERALD

Barry Fitzgerald, pseudonimo di William Joseph Shields
(Dublino, 10 marzo 1888 – Dublino, 14 gennaio 1961),

.......... è stato un attore irlandese.


Vinse l'Oscar al miglior attore non protagonista nel 1945 per l'interpretazione del vecchio Padre Fitzgibbon in La mia via (Going My Way).
Per lo stesso ruolo ricevette anche la nomination come miglior attore protagonista, caso unico nella storia degli Academy Awards.
 
Ha interpretato altri numerosi film di successo, fra i quali Com'era verde la mia valle (1941), Dieci piccoli indiani (1945), Un uomo tranquillo (1952). Morì per infarto 3 mesi dopo l'elezione di John Kennedy.

Attore irlandese. Acquisita una certa notorietà come attore di punta dell’Abbey Theatre di Dublino, esordisce nel cinema in Giunone e il pavone (1930) di A. Hitchcock.
Notato da J. Ford durante una tournée statunitense dell’Abbey, viene scritturato, insieme ad altri colleghi, per interpretare L’aratro e le stelle (1936), sulla rivolta di Dublino del 1916.
Del 1938 è la partecipazione a uno dei capolavori di H. Hawks, Susanna!, mentre nel 1942 gira ancora con Ford, il celebre film
 " Com’era verde la mia valle" .
 Nel 1944 ottiene l’Oscar come migliore attore non protagonista per La mia via di L. McCarey, in cui ricopre il ruolo a lui congeniale dell’anziano burbero, qui alle prese col giovane e brillante padre O’Malley impersonato da B. Crosby.
Sotto la regia di R. Clair interpreta quindi Dieci piccoli indiani (1945), adattamento intriso di umorismo nero di un romanzo di A. Christie.
 È ancora protagonista nei panni di un anziano poliziotto di origini irlandesi nel celebre noir di J. Dassin La città nuda (1948) e dell’ubriacone amico di J. Wayne nella briosa commedia di J. Ford Un uomo tranquillo (1952).
Attore longevo e sempre molto ricercato, conclude la carriera in Irlanda con due film di G. Pollock, Rooney (1958) e A Broth of a Boy (Una perla di ragazzo, 1959).

Da quello è più facile farsi rompere i denti che farsi dire buongiorno.
..... dal film Un uomo tranquillo (1952) Barry Fitzgerald è Michaleen Oge Flynn .

Da Wikipedia e MyMovies

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Fitzgerald, Barry. - Nome d'arte dell'attore cinematografico statunitense William Joseph Shields (Dublino 1888 - ivi 1961); dapprima attore teatrale, partecipò a moltissimi film come caratterista, acquistando vasta popolarità; ricordiamo: The long voyage home (1940); Going my way (1944); And then they were none (Dieci piccoli indiani, 1946); Welcome stranger (1947); The naked city (1947); The quiet man (1950).

da inciclopedia treccani

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 16:16:31
MAX PECHSTEIN

Max Pechstein (Zwickau, 31 dicembre 1881 – Berlino, 26 giugno 1955)

.................... è stato un pittore e incisore tedesco.

Figlio di un operaio tessile specializzato, Hermann Max Pechstein nasce a Eckersbach, non lontano da Zwickau, il 31 dicembre 1881.

 Malgrado provenga da una famiglia umile – motivo per il quale è costretto già a quindici anni a lavorare come imbianchino –, il padre decide di appoggiare il suo talento artistico e gli permette di iscriversi all’Istituto di Arti applicate di Dresda nell’ottobre del 1900; nel 1902 passa all’Accademia di Belle Arti.
 Per guadagnarsi da vivere esegue lavori di grafica pubblicitaria, disegna lampade e poltrone e si esercita in esperimenti di ornamenti parietali decorativi e monumentali, distinguendosi per l’abilità artigianale.

 Proprio grazie a uno di questi dipinti murali per la Saxon House, progettata da Wilhelm Kreis, nel cui studio lavorava Erich Heckel, nel 1906 è accettato all’interno del gruppo della “Brücke”.
Dopo aver frequentato la scuola d’arte di Zwickau, dal 1902 al 1906 studiò all’accademia d’arte di Dresda.
 Nel 1906 incontrò Erich Heckel, uno dei fondatori del gruppo espressionista Die Brücke (Il Ponte).
 Nel 1907 fece un viaggio in Italia, poi visitò Parigi, dove ebbe modo di ammirare da vicino le opere dei Fauves, di Matisse e di Van Gogh.
Anche se in Pechstein si ritrovano i medesimi temi degli altri artisti della “Brücke” – nudi, ritratti, scene di bagnanti, paesaggi – diverso è per lui, il modo di stendere il colore e l’uso dei contrasti, nei ritratti, caratterizzati ancora dall’influenza del modello naturalistico, da una rappresentazione anatomicamente corretta del corpo e da un’impostazione prospettica dello spazio.Tutto questo gli deriva dalla sua solida formazione accademica: le sue opere evidenziano una notevole abilità artigianale, la tecnica sicura e la padronanza della prospettiva. Per questi motivi non fu facile per Pechstein adeguarsi all’approccio immediato alla pittura analogo a quello degli altri membri della “Brücke”.
I dipinti più vicini allo stile della “Brücke”, con paesaggi e bagnanti, sono quelli realizzati durante i mesi estivi trascorsi insieme a Heckel e a Kirchner, soprattutto quelli realizzati nell’estate del 1910, sui laghi di Moritzburg.I corpi, in questi quadri, sono rapidamente abbozzati e i volti accennati con poche linee.Le forme del paesaggio sono contornate con tratti neri, ma più morbidi e decorativi; Pechstein rinuncia ai forti contrasti creati dai colori complementari stesi in modo piatto.È il primo artista del gruppo a trasferirsi a Berlino, ma non per trovare nuovi stimoli pittorici; il mondo del varietà, le scene urbane, i locali da ballo entrano raramente nella sua opera. La sua decisione è dettata da motivi economici: lì avrebbe trovato più facilmente committenti per i suoi lavori di decorazione e così avrebbe potuto dedicarsi liberamente alla pittura.
 In questi anni il suo stile cessa di rifarsi all’impressionismo per evolvere verso un "espressionismo dal cromatismo acceso" ma allo stesso tempo temperato: a differenza di molti altri espressionisti, Pechstein ha uno stile con minore violenza drammatica.
 
Dopo essersi trasferito a Berlino nel 1908, si fece promotore della Nuova Secessione, per poi avvicinarsi al gruppo del Blaue Reiter.
 Nel 1913 tornò in Italia per un lungo soggiorno a Firenze e in Liguria e nel 1914 si recò alle isole Palau, nel Pacifico del sud; questo mondo totalmente nuovo, senza le costrizioni delle convenzioni europee, sarà da lui romanticamente idealizzato come un paradiso terrestre.
 In questi anni, ispirato dai suoi viaggi, crea i suoi lavori migliori, pieni di violenta sensualità, di fascino per l’esotico e di ideali di comunione con la natura.

 Le sue opere tendono a diventare sempre più primitive, in cui la componente decorativa finisce per prevalere su quella puramente emotiva.
 Il colore è ricco e modulato, ma più morbido rispetto ad altri pittori espressionisti, ed incorpora spesse linee nere che bloccano le forme in una strana immobilità, carica di stupore e contemplazione.
 
Negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale si guadagnò un considerevole successo, ottenendo anche numerose commissioni per mosaici e vetrate; nel 1922 fu nominato membro dell’Accademia di Berlino.
 In questi anni la sua pittura si fa più naturalistica, senza però raggiungere i picchi artistici e gli slanci emotivi del passato.
 
Nel 1933, con l’avvento dei nazisti, Pechstein fu destituito dall’Accademia e le sue opere furono rimosse dai musei tedeschi; molte di esse furono mostrate nella mostra d’arte degenerata del 1937.

 Dopo la seconda guerra mondiale fu reintegrato all’Accademia.
 
Morì a Berlino il 26 giugno 1955.

da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 16:31:27
CESAR DOMELA

Notizie biografiche :
Cesar Domela-Nieuwenhuis nasce ad Amsterdam il 15 gennaio 1900.
Inizia a dipingere nel 1918 e decide di dedicarsi interamente all arte nel 1919 dopo la morte del padre, il pastore luterano e celebre leader politico Ferdinand Domela-Nieuwenhuis.
Si trasferisce in Svizzera, ad Ascona, dove entra a far parte della comunità del Monte Verità.
Nel 1920 iniziano le sue ricerche sulla geometrizzazione.
Partecipa con alcune opere astratte all'esposizione del "Novembergruppe" a Berlino nel 1923.
L'anno seguente, a Parigi, conosce Mondrian e Theo Van Doesburg e aderisce a De Stijl.
Dal 1925, tuttavia, si allontana dalle regole troppo rigorose del movimento e introduce nella composizione la diagonale ed in seguito la terza dimensione ( primi reliefs a Berlino nel 1928).
D'ora in poi nelle sue composizioni accosta i materiali più diversi:
legno, ottone, rame, vetro, plexiglas, che gli permettono di giocare con la trasparenza dei piani e dal 1932 impiega la linea curva.
Dal 1927 al 1933 la sua molteplice attività d'avanguardia nel campo della pittura, della fotografia e della grafica si svolge tra Parigi e la Berlino prenazista; aderisce al "Ring Neue Verbegestalter" fondato da Schwitters che riunisce, tra gli altri, Lissitzky, Heartfield, Moholy-Nagy, Richter .
Collabora alle riviste "Cercle et Carré" e "Abstraction Création". A seguito delle sue ricerche sul mezzo fotografico organizza nel 1931 per la Staatliche Kunstbibliothek di Berlino l'esposizione "Fotomontage".

Nel 1933, con l'avvento del nazismo in Germania, si stabilisce definitivamente a Parigi dove ritrova molti amici artisti tra cui Mondrian, Delaunay, Arp e Pevsner e dove continua la sua attività di ricerca e la sua partecipazione a movimenti d'avanguardia fondando, tra l'altro, nel 1937, insieme a Sophie Tauber ed Hans Arp, la rivista "Plastique".

A partire dagli anni 30 partecipa a tutte le principali manifestazioni internazionali di arte astratta.

Muore a Parigi il 31 dicembre 1992.

tratto da martini-ronchetti

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Domela ‹dóomëlaa›, César (propr. César Domela Nieuwenhuis). -
Pittore e scultore olandese (n. Amsterdam 1900 - m. 1992). Partecipò a Berlino all'esposizione della Novembergruppe (1923), poi a Parigi conobbe Mondrian (1924) e si unì al gruppo De Stijl. Dopo un periodo di permanenza a Berlino, di nuovo a Parigi fece parte del gruppo Cercle et carré, di AbstractionCréation, di Réalités nouvelles. Allontanandosi sempre più dal neoplasticismo, il suo stile si è arricchito con l'introduzione della curva, che si svolge in arabeschi complessi ed eleganti, e con l'uso di materiali diversi, dal ferro al rame al legno al vetro.

Tratto da inciclopedia Treccani

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 16:48:43
BOYTON PRIESTLEY

John Boynton Priestley (Bradford, 13 settembre 1894 – Stratford-upon-Avon, 14 agosto 1984)

....................... è stato un romanziere e drammaturgo inglese.


Raggiunse la notorietà con il romanzo The Good Companions (I buoni compagni; 1929) scritto sulla linea narrativa di Henry Fielding e Charles Dickens, con cui vinse il James Tait Black Memorial Prize, ridotto poi nel 1931 per il teatro. Seguirono, tra gli altri, Angel Pavement (La via dell'angelo; 1930), The Magicians (I maghi; 1954), Saturn over the water (Saturno sopra le acque; 1961), e altri.
Meno convenzionali i drammi, ispirati spesso ad un vago ideale socialistico, nei quali Priestley, dotato di una felice capacità di rappresentazione di ambienti e situazioni e di una fresca vena umoristica, sperimenta sovente nuove tecniche drammatiche.
Alcuni di essi come Dangerous Corner (Svolta pericolosa; 1932), I Have Been Here Before (Ci sono già stato; 1937), riflettono le teorie seriali di John William Dunne sconvolgendo la sequenza temporale.
 
Nella sua vasta produzione per il teatro, ricordiamo ancora:
 Laburnum Grove del 1933.
 Eden End (I cari inganni; 1934).
 Music at Night (Concerto di sera; 1938).
 An Inspector Calls (Un ispettore in casa Birling; 1946).
 The Glass Cage (La gabbia di vetro; 1957).
 
Ha scritto inoltre una biografia su Charles Dickens nel 1961, un volume di ricordi (Lost Empires, nel 1965) e i romanzi Salt is Leaving del 1966 e It's an old Country del 1967.

da Wikipedia
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John Boynton Priestley nasce a Bradford, nella regione inglese dello Yorkshire, il 13 settembre 1894.
 
Questo scrittore inglese raggiunge la notorietà con il suo primo romanzo best-seller intitolato "The Good Companions" (I buoni compagni) nel 1929. Questo lavoro pur facendo a volte intravedere il tetro sfondo del mondo delle fabbriche, alla fine fornisce soluzioni di spensierata allegria ai problemi dei suoi personaggi e protagonisti.
Scritto nella linea narrativa di Henry Fielding e Charles Dickens, verrà poi ridotto nel 1931 per il teatro.
Il romanzo successivo di Priestley è "Angel Pavement" (La via dell'angelo, 1930), un lavoro più amaro, che racconta una storia incentrata sulla crisi economica; il protagonista è un imbroglione che giunge al porto di Londra per rovinare la vita di alcuni piccoli impiegati di un ufficio della City.
"English Journey" (Viaggio inglese) è il suo libro documentario più toccante; in questo lavoro esprime il senso di rabbia che prova l'uomo dello Yorkshire nel vedere tanta povertà in mezzo a tanta ricchezza.
Quella di Priesley appare come una polemica moderata e benevola nei confronti della società del suo tempo, e a questa contrappone un'umanità pittoresca, descritta in modi umoristici e sentimentali. Queste caratteristiche sono ancor più visibili nelle commedie di sua produzione, dove Priestley mostra una notevole abilità scenica e un dialogo molto brillante.
Meno convenzionali sono i drammi, ispirati spesso ad un vago ideale socialistico, nei quali John Boynton Priestley, dotato di una felice capacità di rappresentazione di ambienti e situazioni e di una fresca vena umoristica, sperimenta sovente nuove tecniche drammatiche.
Alcuni di essi come "Dangerous Corner" (Svolta pericolosa, 1932) o "I Have Been Here Before" (Ci sono già stato, 1937), sconvolgono la sequenza temporale riflettendo le teorie seriali di John William Dunne.
Tra le commedie di Priestley ricordiamo: "Laburnum Grove" (1933), "Eden End" (I cari inganni, 1934), "Time and the Conways" (Il tempo e la famiglia Conways, 1937), "Music at Night" (Concerto di sera, 1938), "An Inspector Calls" (Un ispettore in casa Birling, 1946), "The Glass Cage" (La gabbia di vetro, 1957), "The pavillion of masks" (Il padiglione delle maschere, 1963), "The severed head" (La testa tagliata, 1964), quest'ultima realizzata assieme alla scrittrice inglese Iris Murdoch.
Della produzione letteraria di Priestley ricordiamo invece "The Magicians" (I maghi, 1954), "Saturn over the water" (Saturno sopra le acque, 1961).
Tra i suoi ultimi lavori: "The English way of life" (Il modo di vivere inglese, 1976), "Lost Empires", un volume di ricordi pubblicato nel 1965, e i romanzi "Salt is Leaving" (1966) e "It's an old Country" (1967).
E' inoltre autore di una biografia su Charles Dickens pubblicata nel 1961.

John Boynton Priestley è morto a Londra il 14 agosto 1984 all'età di... 90 anni.

Tratto da Biografieonline.it
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 17:32:49
ETIENNE DAVIGNON

Étienne (Stevie o Stevy) Davignon (Budapest, 4 ottobre 1932)

........ è un diplomatico, politico e dirigente d'azienda belga.


È stato commissario europeo ed ha avuto un'influenza significativa sull'evoluzione dell'integrazione europea negli ultimi decenni.
Davignon è un visconte e proviene da una famiglia influente, attiva nell'amministrazione pubblica del Belgio fin dalla fondazione dello stato nel 1830.
Il nonno di Davignon fu ministro degli esteri tra il 1907 e il 1916, mentre il padre era un diplomatico, attivo in Ungheria all'epoca della nascita di Davignon e ambasciatore del Belgio a Berlino nel 1939.
Davignon studiò presso il collegio di Maredsous e poi studiò giurisprudenza presso l'Università Cattolica di Lovanio.
Studiò anche filosofia tomistica ed economia.Davignon cominciò la sua carriera come diplomatico in Congo, e fu tra coloro che gestirono la problematica concessione dell'indipendenza al Congo, al Ruanda e al Burundi e le controverse politiche del governo belga nella regione.
Nel 1961 venne nominato membro del gabinetto del ministro degli esteri, poi dal 1964 al 1966 fu capo di gabinetto del ministro degli esteri socialista Paul-Henri Spaak, anche se Davignon era ritenuto vicino al Partito sociale cristiano.
Dal 1966 al 1969 fu capo di gabinetto del ministro degli esteri Pierre Harmel.
Nel 1969 Davignon venne nominato direttore esecutivo per gli affari politici del ministero degli esteri.
Giocò un ruolo significativo nella redazione del Rapporto Harmel sul futuro dell'alleanza atlantica.
Al vertice europeo dell'Aja del 1969 Davignon venne nominato presidente di un comitato incaricato di elaborare proposte per il rilancio della cooperazione europea in materia di politica estera e l'istituzione della Cooperazione politica europea.
Il 27 ottobre 1970 il Consiglio dei ministri delle Comunità europee approvò il Rapporto Davignon, che prevedeva un sistema di informazione e consultazione regolare tra i ministeri degli esteri degli stati membri e di incontri periodici tra i ministri.
Un secondo Rapporto Davignon nel 1973 invitò gli stati membri a non assumere posizioni in politica estera prima di avere consultato gli altri stati membri.Dopo la crisi energetica del 1973 Davignon presiedette la conferenza internazionale che condusse ad un trattato sull'uso delle risorse petrolifere.
Nel 1974 venne nominato primo presidente dell'Agenzia internazionale dell'energia.

Nel gennaio 1977 Davignon entrò in carica come commissario europeo per il mercato interno, l'unione doganale e gli affari industriali nell'ambito della Commissione Jenkins.
Nel gennaio 1981 Davignon venne confermato come commissario europeo del Belgio, e fece parte della Commissione Thorn come vicepresidente e commissario per l'energia e gli affari industriali.
Svolse l'incarico fino al gennaio 1985.
 
Come commissario agli affari industriali Davignon promosse la ristrutturazione del settore industriale europeo, in particolare dei settori siderurgico e tessile, auspicò una maggiore competitività e una minore regolamentazione del mercato europeo e negoziò accordi di collaborazione con gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina.
Il Piano Davignon del 1981 promosse la riduzione della produzione siderurgica, la fine dei sussidi pubblici al settore e un drastico ridimensionamento del numero degli addetti.
Come commissario alla ricerca definì il primo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, promosse la creazione di uno spazio europeo della ricerca e programmi specifici di collaborazione ed investimento, soprattutto nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
 
Nell'ambito della Commissione Thorn Davignon si affermò come una personalità di spicco, tanto che si racconta che ogni domenica sera Davignon presiedesse riunioni informali in cui si decidevano le principali attivitò della Commissione per la settimana successiva.
Nel 1984 Davignon venne seriamente preso in considerazione come possibile presidente della Commissione europea a partire dal gennaio 1985, ma gli venne infine preferito Jacques Delors.
L'ipotesi di una nomina di Davignon a presidente della Commissione venne ripresa anche nel 1994, ma in quel caso gli venne preferito Jacques Santer.
Davignon è stato uno dei protagonisti principali del mondo degli affari in Belgio degli ultimi decenni. Dal 1985 al 1989 Davignon fu membro del consiglio esecutivo della Société Générale del Belgio e dal 1989 al 2003 ne fu presidente. Dopo la cessione della Societé Générale a SUEZ nel 2001 e la fusione tra Société Générale e Tractabel nel novembre 2003 Davignon venne nominato vicepresidente di SUEZ-Tractabel.
È stato o è inoltre membro del consiglio di amministrazione e direttore di Gilead Sciences, presidente di Recticel, Compagnie Maritime Belge, SN Air Holding, Brussels Airlines e Genfina, vicepresidente di GDF Suez e direttore di Sofina ed Accor.
Davignon presiede la rete per la responsabilità sociale d'impresa CSR Europe, il think-tank "Friends of Europe", la Fondazione P.-H. Spaak, l'Istituto reale per le relazioni internazionali e nel 2008 ha presieduto il Forum delle imprese per il multilinguismo.
Presiede inoltre l'Istituto cattolico di alti studi commerciali e il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles.
Presiede anche il consiglio dello Royal Sporting Club di Anderlecht e dal 2006 presiede la società che organizza il Gran premio del Belgio di Formula 1.
Davignon è stato molto attivo come lobbysta. È presidente del gruppo Bilderberg ed è stato tra i fondatori della Tavola rotonda europea degli industriali, che comprende una quarantina tra i maggiori imprenditori europei e che ha esercitato un'influenza considerevole sulle politiche europee sulla concorrenza, la flessibilità del mercato del lavoro e la creazione del mercato unico. Nel 1991 è stato nominato presidente dell'associazione per l'unione monetaria in Europa, attiva nella campagna per l'adozione di una moneta unica europea.
Davignon è molto vicino a Louis Michel e il loro rapporto venne criticato quando Michel era commissario europeo per lo sviluppo e Davignon dirigente di una multinazionale come SUEZ, fortemente interessata all'apertura di nuovi mercati in Africa.
Davignon è anche vicino al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy.

Vita Privata :
Davignon è sposato ed ha tre figli.
È legato anche in maniera personale con alcune delle altre famiglie di notabili del Belgio: una sorella sposò un Boël e una figlia uno Janssen.

Da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 17:58:06
LEO MALET

Léo Malet (Montpellier, 7 marzo 1909 – Parigi, 3 marzo 1996)

................... è stato uno scrittore francese.
 
Insieme a Georges Simenon e ad André Héléna è stato uno dei maggiori rappresentanti del romanzo poliziesco in lingua francese.

Vita:
Entrambi i genitori (la madre è sarta e il padre impiegato) muoiono di tubercolosi tra il secondo e il terzo anno di vita di Leo. Rimasto orfano, viene allevato dal nonno, che lo inizia alla letteratura.
 
A sedici anni si trasferisce a Parigi e incontra André Colomer, che lo introduce negli ambienti anarchici.
Collabora come freelance alle pubblicazioni del movimento (l'En dehors, l'Insurgé, Journal de l'Homme aux Sandales, La Revue Anarchiste).
 
In gioventù esercita diversi mestieri:
commesso, impiegato di banca, magazziniere da Hachette, operaio, lavatore di bottiglie, venditore di giornali e comparsa, soprattutto per i film sceneggiati dall'amico Jacques Prévert.
Vagabonda per Parigi e, nel 1925, debutta come chansonnier al cabaret Vache énragée.
 
Nel 1931, su invito di André Breton, si lega all'ambiente surrealista, facendo amicizia con Dalí, Tanguy, Prévert.
Nel 1932 il suo nome compare nel primo dei dodici manifesti del surrealismo e vi resta legato fino al 1949.
Scrive tra l'altro alcune raccolte di poesie surrealiste: Ne pas voir plus loin que le bout de son sexe (1936), J'arbre comme cadavre (1937) e Hurle a la vie (1940). Viene espulso dal movimento perché accusato di essere diventato "il seguace di una pedagogia poliziesca". Si sposa con Paulette Doucet e insieme fondano il Cabaret du Poète Pendu.
 
Dopo una dura esperienza in un campo di concentramento nazista, nel 1941 inizia a scrivere polizieschi firmandosi con svariati pseudonimi:
Frank Harding, Leo Latimer, Louis Refreger, Omer Refreger, Lionel Doucet, Jean de Selneuves, John Silver Lee. In particolare, con lo pseudonimo di Frank Harding, crea il personaggio del reporter Johnny Métal, protagonista di una decina di romanzi gialli.
 
Nel 1943 pubblica 120, Rue de la Gare, con cui esordisce il suo personaggio più celebre, l'investigatore privato Nestor Burma, che sarà protagonista di una trentina di avventure, inclusa un'interessante "serie nella serie" intitolata I nuovi misteri di Parigi, che va dal 1954 al 1959 e che comprende quindici racconti, ognuno dei quali dedicato a un diverso arrondissement di Parigi. Sarà proprio il personaggio di Nestor Burma a far riscuotere a Malet i primi consensi di pubblico (mentre la critica lo "riscoprirà" parecchi anni più tardi), guadagnandosi l'onore di alcune trasposizioni cinematografiche e di una serie televisiva (1991-1995) di 85 episodi, con protagonista l'attore Guy Marchand.
 
In secondo piano rispetto a quella di giallista, ma comunque degna di nota, è la sua attività di scrittore di romanzi del genere cappa e spada, circoscritta al periodo tra il 1944 e il 1945. Nel 1948 viene insignito del Grand prix de littérature policière. Nel 1958 la serie I nuovi misteri di Parigi viene premiata con il Gran Prix de l'Humour noir.

In italiano i libri di Malet sono pubblicati da Fazi.

Fazi Editore di lui scrive :
Léo Malet, l’anarchico conservatore, come amava definirsi, è uno dei padri del romanzo noir francese.
Nato al numero cinque di Rue du Bassin, a Montpellier, figlio di una sarta e di un impiegato, rimane prestissimo orfano. Quando Léo ha due anni muoiono prima il padre e il fratellino e, a distanza di un anno, la madre. Tutti e tre di tubercolosi. Così, è il nonno bottaio e grande lettore che si prende cura del nipote e lo inizia, in modo non certo canonico, alla letteratura. A sedici anni Léo Malet si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna. Determinante è l'incontro con André Colomer, disertore e pacifista: Colomer gli dà una famiglia e soprattutto lo introduce in ambienti anarchici. In questo periodo Malet collabora anche a vari giornali e riviste (En dehors, Journal de l'Homme aux Sandales, Revue Anarchiste).
A Parigi abita in molti posti, anche sotto il ponte Sully, vive alla giornata, fa l'impiegato, il manovale, il vagabondo, il gestore di un negozio d'abbigliamento, il magazziniere, il giornalista, la comparsa cinematografica, lo strillone, il telefonista.
Nel 1931 l’incontro con André Breton gli dà accesso al mondo delle case editrici e degli scrittori; Malet entra a far parte del Gruppo dei Surrealisti. Per qualche tempo il suo vicino di casa è Prévert, uno dei suoi migliori amici Aragon.

Si sposa con Paulette Doucet e insieme fondano il Cabaret du Poète Pendu. Dopo una dura esperienza in un campo di concentramento nazista, nel 1941 inizia a scrivere polizieschi firmandosi con svariati pseudonimi: Frank Harding, Leo Latimer, Louis Refreger, Omer Refreger, Lionel Doucet, Jean de Selneuves, John Silver Lee. Con lo pseudonimo di Frank Harding crea il personaggio del reporter Johnny Métal, protagonista di una decina di romanzi gialli. Nel 1943 pubblica 120 Rue de la Gare con cui esordisce la sua creazione narrativa più celebre, l'investigatore privato Nestor Burma. Burma sarà protagonista di una trentina di avventure, inclusa una “serie nella serie” intitolata I nuovi misteri di Parigi, che comprende quindici racconti, ognuno dei quali dedicato a un diverso “arrondissment” di Parigi. Con Nestor Burma, Malet da un lato riscuote i primi consensi di pubblico, anche attraverso successive trasposizioni cinematografiche, una serie televisiva (1991-1995) di 85 episodi e l’adattamento a fumetti. Ma d’altro canto si allontana dal movimento anarchico: nel 1949 il gruppo dei Surrealisti lo espelle con l’accusa di essere diventato “seguace di una pedagogia poliziesca”.
 
In realtà Malet è uno scrittore dai mille volti: accanto al poliziesco, si cimenta nei romanzi di cappa e spada e, soprattutto, nel noir.
La critica gli concede proprio in questo filone i maggiori riconoscimenti: la Trilogie noir, di cui fanno parte Nodo alle budella, La vita è uno schifo e Il sole non è per noi, viene considerato il suo capolavoro.

Malet muore nel 1996.

Tratto da Wikipedia e da Fazi Editore

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 12 Febbraio 2013, 18:03:36
Altre foto di Leo Malet

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 10:36:26
JOHN CROMWELL

John Cromwell (Toledo, 23 dicembre 1887 – Santa Barbara, 26 dicembre 1979)

............... .....è stato un regista statunitense.

Data di nascita: 23 dicembre 1887, Toledo
Data di morte: 26 settembre 1979, Santa Barbara...92 anni.
Altezza: 1,89 m
Coniuge: Ruth Nelson (s. 1946–1979), Kay Johnson (s. 1928–1946)
Figli: James Cromwell, John Oliver Cromwell

È stato presidente della Screen Directors Guild dal 1944 al 1946.
Durante gli anni '50, fu inserito nelle liste del senatore Joseph McCarthy per affiliazione politica ad associazioni comuniste (dal 1951 al 1958).
Cromwell si è sposato quattro volte:
la prima con un'attrice di teatro, Alice Lindhal che morì di influenza nel 1918;
la seconda con l'attrice teatrale Marie Goff da cui divorziò per poi sposare :
l'attrice Kay Johnson nel 1928.
Il matrimonio durò fino al 1946:
la coppia adottò due bambini, uno dei quali, James Cromwell divenne anche lui attore.
L'ultima moglie fu l'attrice Ruth Nelson, con cui fu sposato dal 1946 al 1979, l'anno della sua morte, morì a 92 aqnni.

John Cromwell ha partecipato come attore a due film di Robert Altman, Tre donne, nel ruolo di Mr. Rose e in Un matrimonio nel ruolo del vescovo Martin. Nel film appare in una piccola parte anche Lillian Gish.

Tratto da  Wikipedia

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lungo interprete giovane in teatro, poi, dal 1928, attore cinematografico e, nel giro di un paio d'anni, regista. Fu un autore di buone anche se correnti qualità; non si discostò mai da un cinema tradizionale, di gusto letterarioromanzesco, e in questo ambito firmò la sua opera più ricordata nel 1934: Schiavo d'amore, una delle più belle interpretazioni di Bette Davis. Altri film degni di menzione furono: Il piccolo lord Fauntleroy, 1936; il popolare (ai suoi tempi) Prigioniero di Zenda con Ronald Colman, 1937; Made For Each Other, una delicata commedia intimista, con più d'un tratto realistico con Carole Lombard e James Stewart, nel 1939; un film sulla giovinezza di Lincoln (Abe Lincoln in Illinois, 1940); un racconto antinazista ispirato da un romanzo di Rernarque. Così finisce la nostra notte, 1941; il popolare e lacrimoso melodramma Da quando te ne andasti, 1944, con Jennifer Jones, prodotto dal di lei marito David O'Selznick; infine, nei dopoguerra, un buon film su un riformatorio femminile, Prima colpa, 1955, e un rifacimento non inutile del famoso film gangster di Milestone, The Racket, intitolato in quest'altra versione La gang, 1959. Tornato al teatro e lasciato il cinema alla fine degli anni Cinquanta, muore a Santa Barbara nel 1979 dopo essere comparso a quasi novant'anni in due film di Robert Altman, Tre donne e Un matrimonio.

Tratto da MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 10:45:16

CROMWELL  ‹kròmuël› , JOHN

Enciclopedie on line Treccani :


Cromwell ‹kròmuël›, John. - Attore e regista cinematografico statunitense  -
(Toledo, Ohio, 1888 - Santa Barbara, California, 1979);

dal 1907 attore di teatro, passò nel 1928 al cinema prima come attore, poi come regista.
Oltre al suo film più noto, Of human bondage (Schiavo d'amore, 1934), di particolare suggestione e incisività, ha diretto: The prisoner of Zenda (1937); Abe Lincoln in Illinois (1940); So ends our night (1941); The enchanted cottage (1945); Dead Reckoning (Solo chi cade può risorgere, 1946); Caged (Prima colpa, 1950); The racket (La gang, 1951). Nel 1952 tornò al teatro.
John Cromwell lavorò principalmente come regista a numerosi lavori per il grande schermo.
Tra le sue opere di maggior rilievo: Il prigioniero di Zenda, Il villino incantato e La gang.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 11:03:41
ANTON WALBROOK

Anton Walbrook, nato Adolf Wilhelm Anton Wohlbrück, (Vienna, 19 novembre 1896 – Garatshausen, 9 agosto 1967),

............................ è stato un attore austriaco.

Svolse la propria attività principalmente nel Regno Unito, dove prese la cittadinanza nel 1947.
 
Noto attore di area tedesca, cambiò il nome con cui era conosciuto in Germania, Adolf Wohlbrück, in quello anglicizzato di Anton Walbrook, quando, durante il nazismo, fuggì in Gran Bretagna dove divenne uno degli attori più popolari del cinema inglese e uno degli attori preferiti di Michael Powell.
Nacque a Vienna, discendente da una famiglia di attori da dieci generazioni. Il padre, nato ad Amburgo, aveva rotto con la tradizione e lavorava nel circo come clown. Sua madre era Gisela Rosa Cohn, un'ebrea austriaca. Il giovane Adolf studiò in una scuola cattolica nelle vicinanze di Vienna. Finiti gli studi liceali, Walbrook si iscrisse alla scuola teatrale del famoso regista Max Reinhardt il quale, resosi conto del suo talento, gli fece un contratto di cinque anni per recitare al Deutsches Theater.
Durante la prima guerra mondiale, servì l'esercito in un reggimento di granatieri. Catturato dai francesi, durante la prigionia organizzò un gruppo teatrale cui diede il nome Auricher Gefangenschaftstheater.
Nel 1936 soggiornò a Hollywood per rigirare alcune scene di Michele Strogoff (1937), un film di produzione internazionale, e cambiò il proprio nome di battesimo da Adolf in Anton.

La tomba di Anton Walbrook al cimitero di Hempstead .

Con l'ascesa al potere in Germania del nazismo, Walbrook, che era omosessuale e per metà ebreo, riparò in Inghilterra e continuò a lavorare come attore cinematografico.
Tra le sue migliori interpretazioni si ricordano il focoso ed emotivo ufficiale tedesco Theo Kretschmar-Schuldorff in Duello a Berlino (1943), il tirannico impresario di Scarpette rosse (1948) e il presentatore di Il piacere e l'amore (1950). Uno dei suoi film più curiosi è La donna di picche (1949), uno stravagante thriller dalle atmosfere gotiche ispirato ad un racconto di Aleksandr Sergeevič Puškin, in cui Walbrook recitò al fianco di Edith Evans.
Secondo Moira Shearer, la coprotagonista di Scarpette rosse, Walbrook sul set aveva abitudini da solitario e spesso indossava occhiali scuri e pranzava da solo.
L'attore si ritirò dal mondo del cinema verso la fine degli anni cinquanta, continuando però ad apparire saltuariamente a teatro e in televisione. Morì nel 1967 per un attacco di cuore a Garatshausen presso Feldafing (Germania).
Le sue ceneri furono sepolte nel cimitero della chiesa di St. John a Hempstead, rispettando le sue volontà testamentarie.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 11:15:24
JEREMY CLARKSON

Jeremy Charles Robert Clarkson (Doncaster, 11 aprile 1960)

...........è un giornalista, saggista e conduttore televisivo inglese.
 
Scrive per The Sun e per The Sunday Times su temi che riguardano il mondo dell'automobile ed è conduttore del programma Top Gear in onda sulla BBC nel Regno Unito (il programma ha vinto un Emmy nel 2005) e, tutt'ora in onda in Italia su Dmax.

Fra le sue partecipazioni e produzioni: presentatore di Top Gear dal 1988 al 1999 e ancora dal 2002 quando è stato proposto nuovamente con un nuovo format, attualmente presenta il programma la domenica alle 20.00 UTC; ha condotto gli show Clarkson e Clarkson Meets the Neighbours. È anche co-conduttore dello show motoristico NEC a Birmingham, con Tiff Needell e Richard Hammond. Assieme a James May è stato il primo a raggiungere il Polo Nord magnetico su un'auto, episodio ripreso e trasmesso dalla trasmissione Top Gear il 25 luglio 2007 sul canale BBC Two.
È autore di diversi libri.
 
L'Economist, in merito al pedaggio urbano nel Regno Unito, lo ha descritto come un «abile propagandista al servizio della lobby dei motori»

Curiosità :
La madre di Clarkson, Shirley, ideò e realizzò nel 1972 i primi giocattoli dell'orso Paddington, inizialmente come regalo per i suoi figli Jeremy e Joanna, poi divenuti un business di scala internazionale.
È un grande fan della prog band britannica Genesis; ha scritto le note presenti sul booklet della ristampa dell'album Selling England by the Pound, contenuta nel cofanetto Genesis 1970-1975.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 11:25:11
LEO GENN

Leo John Genn (Londra, 9 agosto 1905 – Londra, 26 gennaio 1978)

........... è stato un attore cinematografico e teatrale inglese.

Nato al 144 di Kyverdale Road, distretto di Stamford Hill, nel quartiere londinese di Hackney, Genn era figlio del gioielliere Wolfe (William) Genn e di Rachel Asserson. Compì gli studi di giurisprudenza all'Università di Cambridge, iscrivendosi nel 1928 all'Ordine degli Avvocati. Durante i successivi anni di praticantato, scoprì la passione per la recitazione e iniziò a lavorare come attore dilettante, debuttando sui palcoscenici londinesi nel 1930 in A Marriage has been Disarranged. Nel 1933 sposò Marguerite van Praag, responsabile di casting presso gli studi cinematografici Ealing, e apparve nella pièce Ballerina di Rodney Ackland. L'anno successivo entrò a far parte della prestigiosa Old Vic Company, con la quale si cimentò in diversi ruoli shakespeariani, tra cui quello di Horatio nella tragedia Amleto, interpretata nel 1937 a fianco di Laurence Olivier.
 
Nel frattempo Genn fece il suo debutto cinematografico in Immortal Gentleman (1935), una biografia su Shakespeare in cui interpretò il ruolo del mercante Shylock. L'attore apparve successivamente in una serie di piccoli ruoli non accreditati in pellicole quali Il principe Azim (1938) di Zoltan Korda, e Pigmalione (1938), in cui recitò una breve scena nei panni di un giovanotto che balla con la protagonista Eliza Doolittle (Wendy Hiller). Sempre nel 1938, Genn apparve nella pièce The Flashing Stream di Charles Langbridge Morgan, un successo che varcò l'oceano e venne rappresentato a Broadway.
 
Nonostante le crescenti e allettanti scritture, Genn non abbandonò del tutto la carriera forense fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando venne arruolato nella Royal Artillery, con la quale raggiunse nel 1943 il grado di tenente colonnello , guadagnandosi inoltre la Croix de guerre, prestigiosa onorificenza militare francese.

Terminato il conflitto, fu nominato componente della giuria al Processo di Norimberga, durante il quale sfruttò la sua esperienza legale e raccolse le confessioni dei comandanti nazisti del campo di concentramento di Bergen-Belsen..

Malgrado l'impegno sul fronte bellico, Genn partecipò ad alcune prestigiose produzioni britanniche del periodo, tra cui La via della gloria (1944), dramma di Carol Reed ambientato sul fronte nordafricano, ed Enrico V, riduzione cinematografica dell'omonima tragedia shakespeariana, diretta da Laurence Olivier, in cui Genn interpretò il ruolo del Connestabile di Francia.
 
Nella seconda metà degli anni quaranta, Genn si dedicò a tempo pieno alla recitazione, diventando un interprete richiesto sia in patria che negli Stati Uniti. Il suo aspetto distinto e i suoi modi compiti furono apprezzati a Hollywood[1][2], dove Genn interpretò alcuni memorabili ruoli, tra i quali quello dello psichiatra Mark Kik nel dramma La fossa dei serpenti (1948), accanto a Olivia De Havilland, e quello di Petronio, consigliere di Nerone, nel kolossal Quo vadis? (1951), interpretazione che gli valse una nomination all'Oscar quale miglior attore non protagonista.
 
La successiva carriera cinematografica di Genn rimase improntata a ruoli prevalentemente di caratterista, con apparizioni in celebri film come Moby Dick la balena bianca (1956) di John Huston, in cui impersonò Starbuck, il primo ufficiale della baleniera Pequod, L'affare Dreyfus di José Ferrer (1958), nel ruolo del tenace colonnello Georges Picquart, Il giorno più lungo (1962), spettacolare rievocazione dello sbarco in Normandia, e 55 giorni a Pechino (1963), interpretato accanto ad Ava Gardner, Charlton Heston e David Niven. Da ricordare la partecipazione all'intenso dramma bellico Era notte a Roma (1960), per la regia di Roberto Rossellini, in cui Genn interpretò il ruolo di Michael Pemberton, un maggiore americano in fuga dai lager tedeschi.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 12:47:11
AUBREY SMITH

Sir C. Aubrey Smith, nome completo Charles Aubrey Smith (Londra, 21 luglio 1863 – Beverly Hills, 20 dicembre 1949),

  ........................ è stato un crickettista e attore britannico.


Gli è stata assegnata una stella al 6327 Hollywood Blvd. della Hollywood Walk of Fame.
Data nascita: 21 Luglio 1863 (Cancro), Londra (Gran Bretagna)
Data morte: 20 Dicembre 1948 (85 anni), Los Angeles (California - USA)

Attore inglese. Durante gli studi all’Università di Cambridge diventa campione nazionale di cricket e coltiva la passione per il teatro frequentando i corsi di recitazione. L’esordio sulle scene avviene nel 1892, ad Hastings. Durante un soggiorno negli Stati Uniti è chiamato a recitare per il cinema in The Builder of Bridges (Il costruttore di ponti, 1915) di G. Irving. Inizia così una lunga carriera cinematografica che lo vede dapprima interpretare alcuni film muti e poi raggiungere il successo negli anni ’30 e ’40 al fianco di star come G. Garbo, L. Howard e S. Temple. Nel 1926 si trasferisce stabilmente negli Stati Uniti. Interpreta ruoli di alti ufficiali, ministri, uomini d’affari, conferendo loro un tono di nobiltà e raffinatezza. Tra i moltissimi titoli cui presta il proprio volto, si ricordano Mancia competente (1932) di E. Lubitsch, I lancieri del Bengala (1935) di H. Hathaway, Il prigioniero di Zenda (1937) di J. Cromwell, Le quattro piume (1939) di Z. Korda e l’esordio hollywoodiano di A. Hitchcock Rebecca, la prima moglie (1940). Nel 1943 è nominato sir. Continua a lavorare fino alla morte.

da Wikipedia e da MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 15:51:03
NIELS BOHR

Niels Henrik David Bohr  (Copenaghen, 7 ottobre 1885 – Copenaghen, 18 novembre 1962)

..................... è stato un fisico, matematico, filosofo della scienza, teorico della fisica e accademico danese.
 
Diede contributi essenziali nella comprensione della struttura atomica e nella meccanica quantistica.

Bohr nacque a Copenaghen il 7 ottobre 1885.
Suo padre, Christian Bohr, era un fisiologo danese di religione luterana, docente alla facoltà di Fisiologia all'Università di Copenaghen e scopritore di un comportamento dell'emoglobina detto effetto Bohr, e sua madre, Ellen Adler Bohr, era una ricca borghese danese di origine ebraica assai importante nell'ambiente bancario e parlamentare danese. Suo fratello, Harald Bohr, era un matematico e calciatore della nazionale danese, convocato alle Olimpiadi. Anche Niels era un calciatore dilettante, e giocò per un periodo insieme al fratello in una delle squadre di Copenaghen e venendo convocato, pur senza scendere in campo, per la Nazionale. Bohr si laureò all'Università di Copenaghen nel 1911.
Si trasferì poi all'Università di Manchester, in Inghilterra, dove studiò con Ernest Rutherford.
Rutherford aveva proposto un modello di atomo in cui quasi tutta la massa dell'atomo è concentrata in una porzione molto piccola, il cosiddetto nucleo (caricato positivamente) mentre gli elettroni ruotano attorno ad esso con gusci concentrici detti orbitali. In base alle teorie di Rutherford, Bohr pubblicò il suo modello della struttura atomica, introducendo la teoria degli elettroni che viaggiano in orbite ben definite, che corrispondono ai diversi stadi di energia intorno al nucleo dell'atomo. Bohr, inoltre, introdusse l'idea che un elettrone possa cadere da un'orbita di alta energia a una con energia più bassa, emettendo un fotone di energia definita. Questa teoria fu la base della teoria dei quanti.
Niels Bohr divenne professore all'Università di Copenaghen e direttore "dell'istituto recentemente costruito della fisica teorica". Nel 1922 Bohr ricevette il Premio Nobel per la fisica "per i suoi servizi nell'indagine sulla struttura degli atomi e della radiazione che emana da essi". L'istituto di Bohr fu il punto di riferimento per i fisici teorici negli anni venti e trenta.
Bohr sviluppò inoltre il principio di complementarità, secondo il quale nella descrizione della natura dei processi microfisici entrano in gioco aspetti complementari ma mutuamente esclusivi, come l'aspetto ondulatorio e corpuscolare della luce. L'impossibilità da parte dello sperimentatore di tenere conto simultaneamente, nell'atto della misura, delle proprietà quantistiche complementari, è all'origine del carattere aleatorio e probabilistico delle leggi della meccanica quantistica. Il principio di complementarità si propose fin dall'inizio come cornice concettuale della meccanica quantistica, al cui interno veniva inglobato il principio di indeterminazione di Heisenberg come caso particolare del generale carattere complementare dei processi della fisica atomica. Il principio di complementarità e il principio di indeterminazione sarebbero stati i pilastri portanti della grande interpretazione fisica "ufficiale" della meccanica quantistica, l'interpretazione di Copenaghen.
L'interpretazione di Copenaghen fu attaccata da Albert Einstein, il quale non credeva in una natura intrinsecamente probabilistica dei processi fisici, anche su scala atomica. Egli pensava alla natura come un sistema perfettamente ordinato di leggi naturali semplici e deterministiche. Per questo Einstein e Bohr ebbero vivaci discussioni sui fondamenti fisici e filosofici del mondo naturale.
Il più famoso allievo di Bohr, Werner Karl Heisenberg, fu inoltre per due anni alla testa del programma nucleare tedesco, il progetto del regime nazista finalizzato alla costruzione della bomba atomica. Anche se il ruolo effettivamente avuto da Heisenberg nel programma nucleare tedesco è ancora oggetto di discussione, la sua collaborazione con i nazisti mise fine all'amicizia con Bohr.
Niels Bohr e la sua moglie Margrethe ebbero sei bambini. Due morirono giovani. Uno, Aage Niels Bohr (1922-2009), è stato un Premio Nobel per la fisica nel 1975. Nel settembre 1943, durante l'occupazione nazista della Danimarca, Niels Bohr fuggì in Svezia per evitare l'arresto da parte della polizia tedesca e da lì a Londra. Nel novembre dello stesso anno, invece, Bohr e il figlio Aage si trasferirono negli Stati Uniti, prima a New York e poi a Los Alamos, dove, oltre alla sua competenza in materia, risultò importante per informare gli altri scienziati del progetto sullo stato di avanzamento dei progetti nucleari tedeschi.
Dopo la guerra tornò a Copenaghen e sostenne l'uso pacifico dell'energia nucleare. Nel 1957, su iniziativa sua e del politico svedese Torsten Gustafsson, nacque il NORDITA, l'Istituto Nordico per la Fisica Teorica, con sede a Copenaghen. Morì nella capitale danese nel 1962.
L'elemento chimico Bohrio è così chiamato in suo onore.
Gli è stato dedicato un asteroide, 3948 Bohr.
Sulla Luna gli sono stati dedicati un cratere di 71 km di diametro e una valle di 80 km di lunghezza.
Nel 1965, tre anni dopo la sua morte, l'Istituto di Fisica all'Università di Copenaghen ha assunto il nome di "Istituto Niels Bohr".
È ritratto sulla banconota da 500 corone danesi.
Il lavoro teatrale Copenaghen, rappresentato a Broadway e poi con successo in tutto il mondo, scritto da Michael Frayn, è un'interpretazione romanzata di quello che potrebbe essere accaduto nel 1941 durante l'incontro tra Heisenberg e Bohr.
Niels Bohr è protagonista anche di un fumetto, la graphic novel Un pensiero abbagliante di Jim Ottaviani e Leland Purvis che ne ripercorre la vita ed espone le teorie sue e dei suoi contemporanei, con uno stile didattico e vivace.

Curiosità :
Albert Einstein fu amico di Bohr, ed è in una lettera a lui indirizzata nel 1926, nella quale Einstein fece la sua famosa osservazione sulla meccanica quantistica, spesso parafrasata come "Dio non gioca a dadi con l'universo", a cui lui rispose "Non dire a Dio come deve giocare". Più tardi, in una discussione dove John Wheeler proponeva la sua (e di Richard Feynman) interpretazione sui positroni, Einstein ripropose la famosa frase "Non riesco ancora a credere che Dio giochi a dadi", aggiungendo anche "Ma forse mi sono guadagnato il diritto di commettere degli errori".

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 16:02:14
R.A. FISHER

Ronald Aylmer Fisher (Londra, 17 febbraio 1890 – Adelaide, 29 luglio 1962)

............è stato uno statistico, matematico e biologo britannico.

Viene considerato colui che ha fatto della statistica una scienza moderna, in quanto ha fondato i concetti di riferimento della statistica matematica moderna.

Dal 1919 al 1933 è stato docente presso la stazione sperimentale di Rothamsted, poi, dal 1933 al 1943 a capo del dipartimento di eugenetica all'University College di Londra e infine, dal 1943 al 1957 titolare della cattedra di genetica a Cambridge.
Nel 1918 dimostrò matematicamente che i caratteri genetici (argomento di forte interesse per il neodarwinismo) seguono le regole indicate da Mendel e che si distribuiscono secondo una curva di Gauss.
È stato tra i primi a comprendere l'importanza del campionamento casuale per poter generalizzare i risultati, in opposizione ai campionamenti fatti secondo criteri vari di opportunità.
Nel 1925 perfezionò il metodo ideato da William Sealy Gosset (alias Student) per confrontare due medie, ideando il test "t di Student" attualmente usato e introducendo il concetto di gradi di libertà.
Importante sua innovazione è stata la cosiddetta analisi della varianza, ma è un suo allievo (George W. Snedecor) a utilizzare una distribuzione diversa da quella gaussiana, introducendo la variabile casuale F di Snedecor, dove la F è in onore al maestro (Fisher).
Con The Design of Experiments (1935) introdusse la regola che gli esperimenti devono essere programmati (designed, progettati) prima di essere effettuati, affinché i test statistici possano avere una loro validità. In questo ambito coniò i concetti di ipotesi nulla (H0) e ipotesi sperimentale (H1).
Ha affermato (e si tratta di una grande novità in ambito del metodo scientifico) che nessuna ricerca sperimentale può dimostrare l'ipotesi sperimentale, ma solo "accettare" o "respingere" l'ipotesi nulla, anche se effettuare tanti esperimenti in cui si rigetta l'ipotesi nulla aumenta la credibilità che l'ipotesi sperimentale sia vera.
Nel 1930 propose la Teoria genetica della selezione naturale (The genetical theory of natural selection) nella quale studiava in maniera innovativa diversi concetti nel campo dell'evoluzione, come la selezione sessuale e il mimetismo, arrivando ad enunciare il teorema fondamentale della selezione naturale che afferma che in presenza di selezione naturale la fitness media di una popolazione tende ad aumentare.
Parte di questo lavoro fu volta ad applicare la teoria evoluzionistica alla specie umana secondo i metodi dell'eugenetica. In base al fenomeno per cui una popolazione prolifica ha più probabilità di sopravvivere in virtù della sua maggiore variabilità genetica, Fisher postulò che la tendenza delle classi agiate ad avere pochi figli avrebbe portato al declino la specie umana, e propose quindi di favorire economicamente solo quelle famiglie che avessero un alto numero di figli.
Richard Dawkins ha definito Fisher «il più grande biologo dopo Darwin».
Nonostante la sua abbondante produttività scientifica, è stato presidente della Royal Statistical Society, primo presidente della International Biometric Society, presidente della Société de Biométrie e presidente dell'Istituto Internazionale di Statistica (IIS).
Il fatto che, in seguito alle divergenze con il proprio maestro Karl Pearson, divenne direttore della stazione agraria di Rothamsted, alimenta tutt'ora la leggenda che la statistica moderna e la sua metodologia sia nata in ambito agrario, mentre in realtà Fisher come i suoi predecessori si forma nell'ambito della biometria, psicologia sperimentale o eugenetica. Infatti dopo aver diretto per 14 anni la stazione sperimentale gli venne assegnata la cattedra di eugenetica fondata da Galton e appartenuta a Pearson, e successivamente la Cattedra di Genetica all'Università di Cambridge.
Nel 1936 introdusse con The use of multiple measurements in taxonomic problems l'analisi discriminante (nella fattispecie quella lineare).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Febbraio 2013, 16:13:15
RAYMOND ARON

Raymond Claude Ferdinand Aron (Parigi, 14 marzo 1905 – Parigi, 17 ottobre 1983)

.........................è stato un sociologo, filosofo e giornalista francese.
 

Fu noto al grande pubblico per l'amicizia di lunga data con Jean-Paul Sartre (anche se i due non si risparmiarono critiche reciproche) e per la sua analisi critica della popolarità che riscosse l'ideologia marxista in Francia nella seconda metà del XX secolo.
Frequenta il Liceo «Hoche» a Versailles, poi il Liceo «Condorcet» a Parigi; nel 1924 consegue il diploma di maturità.
Dal 1924 al 1928 studia filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Parigi. Conosce Jean-Paul Sartre: i due si legheranno a un rapporto di amicizia che durerà per tutta la vita.
Terminati gli studi, si iscrive al concorso per la cattedra di insegnamento della filosofia nella scuola superiore e lo vince.
 Nel 1930 inizia un periodo di perfezionamento degli studi che lo porta in Germania. Studia all'università di Colonia (1930-31), poi a Berlino (1931-33).
Per nove anni, Raymond Aron gestisce un circolo privato che si interessa del pensiero storico e sociale.
Tornato in patria, inizia la professione di insegnante al liceo di Havre (1933-34). Poi si trasferisce a Parigi. Nella capitale lavora e studia: è professore presso l'École Normale Supérieure (dove svolge anche l'incarico di segretario del centro di “Documentation sociale” dell'istituto) e studia Lettere. Nel 1938 si laurea; nello stesso anno pubblica i suoi primi due libri: una Introduzione alla filosofia della storia ed un saggio sulla teoria della storia nella Germania contemporanea.
 Nel 1939 decide di cambiare università: è professore incaricato di filosofia sociale presso la Facoltà di lettere di Tolosa.
 Dal 1939 al 1940 partecipa al secondo conflitto mondiale nell'esercito francese. Dopo la presa nazista di Parigi (23 giugno 1940) si trasferisce in Inghilterra. A Londra, rincontra Charles de Gaulle. Durante il periodo inglese è impegnato nelle Forze francesi libere.
 Nel 1945 ritorna a Parigi, dove si stabilisce definitivamente.
Il suo primo incarico accademico è svolto alla Scuola nazionale d'amministrazione di Parigi (1945-47). Dal 1948 al 1954 insegna all'Istituto di studi politici della capitale.
Prosegue l'insegnamento come professore incaricato; dal 1958 insegna presso la Facoltà di lettere e scienze umane della Sorbona. Tra i suoi assistenti spicca Pierre Bourdieu (1930-2002). Aron tiene principalmente corsi su Karl Marx, ciò che ne fa un marxologo giudicato "neutrale" (poiché non-marxista). Dal 1970 alla morte è professore di sociologia della cultura moderna al Collège de France.
La carriera giornalistica di Aron inizia in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale: Aron è redattore capo del giornale La France Libre (giornale in lingua francese con sede a Londra).
 Tornato in Francia, fonda con Jean-Paul Sartre la rivista Les Temps Modernes. Nel 1946 dà vita, insieme ad Albert Camus al giornale Combat . Dal 1947 al 1977 è editorialista al quotidiano Le Figaro .
Dal 1977 fino alla morte scrive per L'Express , di cui è anche presidente del comitato direttivo del giornale . Aron scrive anche per due quotidiani italiani: Corriere della Sera e Il Giornale.
 Durante lo stesso periodo, Aron è stato cronista radiofonico all'emittente Europe numéro 1 (dal 1968 al 1972).
Dopo aver vinto la cattedra in filosofia, Aron assiste agli autodafé organizzati dai nazisti, appena saliti al potere, nel maggio del 1933: questa disfatta del pensiero gli ispira un profondo disprezzo per i regimi totalitari.
 Nel resto degli anni Trenta si dedica quasi totalmente all'attività accademica. Nel 1939 scoppia la seconda guerra mondiale; nel maggio 1940 i nazisti avviano la Campagna di Francia. Dopo nemmeno due mesi, il 24 giugno 1940 la Francia viene sconfitta. Aron sceglie di non compromettersi col regime di Philippe Pétain e parte per Londra seguendo Charles de Gaulle. In Inghilterra si impegna nelle “Forces Françaises Libres”.
Dopo la Liberazione, lavora per un certo periodo al ministero dell'Informazione, diretto dall'amico André Malraux. In più, s’impegna al fianco del "Raggruppamento del Popolo Francese" (RPF), il primo partito fondato da de Gaulle, nel 1947.
Militante negli anni ’50 per l'indipendenza dell'Algeria con il suo opuscolo La tragedia algerina, Aron colpisce l'opinione pubblica francese, che si divide tra lui e Jean-Paul Sartre, l'ideologo della sinistra. Il dibattito tra Aron e Sartre costituisce l'immagine del dibattito intellettuale dell'epoca. I due si ritroveranno, per una volta, a metà degli anni Settanta, per denunciare il regime vietnamita, responsabile del fenomeno dei cosiddetti “boat people”. Scelse Giscard d'Estaing nel 1981. Aron rimane per alcuni il simbolo dell'ideologia tecnocratica e l'immagine della polemica contro gli intellettuali di sinistra.
Molti sono coloro che seguirono il suo insegnamento: Pierre Bourdieu, Pierre Manent, Albert Palle, Jean-Claude Michaud, Jean-Claude Casanova, André Glucksmann, Pierre Hassner, Raymond Boudon e Dominique Schnapper.
 La maggior parte di essi collabora, o ha collaborato, alla rivista Commentaire, fondata insieme a Raymond Barre ed altri allievi. Commentaire può essere considerata una "rivista aronniana". La rivista è anche il punto d'incontro della scuola di pensiero aronniana, fondata su un liberalismo moderato, venato di conservatorismo, con un occhio verso la cultura anglo-sassone.
 È attivo un centro di studi di filosofia politica che porta il nome Centre Raymond Aron presso la Scuola di alti studi e scienze sociali (EHESS) a Parigi.
La cultura francese ha spesso contrapposto Raymond Aron a Jean-Paul Sartre. Considerati tra i massimi intellettuali del secondo dopoguerra, amici nella vita, furono gli epigoni di due stili diversi: Aron l'intellettuale «controcorrente», Sartre la personificazione del «maître à penser».
 Nati nello stesso anno, i due effettuarono un percorso culturale comune. I differenti stili intellettuali emersero presto e le loro vicende si separarono nel 1940, quando Parigi fu occupata dai nazisti. Aron seguì Charles de Gaulle a Londra, mentre Sartre rimase nella capitale occupata dai nazisti.
Dopo la fine della guerra Aron denunciò i crimini del totalitarismo comunista. Quindi si schierò contro l'ideologia marxista, venendo a scontrarsi più volte con Sartre.
 Durante gli anni della contestazione, quando le piazze erano infiammate, Aron prese le distanze dai movimenti. Nel 1968 coniò il termine groupuscules per bollare la tendenza volta all'esasperazione ideologica dell'estrema sinistra.
Nel 1975 denunciò lo scandalo dei «boat people», i rifugiati vietnamiti scappati con ogni mezzo dall'inferno della guerra. Il ruolo di intellettuale scomodo, in questo caso, risultò vincente: lo stesso Sartre riconobbe la correttezza della sua valutazione .

Il Pensiero : Il Totalitarismo :
Definizione di totalitarismo: «Mi sembra che i 5 elementi principali siano i seguenti:
 1.Il fenomeno totalitario sopraggiunge in un regime che concede ad un partito il monopolio dell'attività politica.
 2.Questo partito è animato o armato da un’ideologia alla quale conferisce un'autorità assoluta e che, di conseguenza, diventa la verità ufficiale dello stato.
 3.Per diffondere questa verità ufficiale, lo stato si riserva a sua volta un doppio monopolio: il monopolio dei mezzi per l'uso della forza e quello dei mezzi di persuasione. L'insieme dei mezzi di comunicazione, radio, televisione, stampa, viene diretto dallo stato e da coloro che lo rappresentano.
 4.La maggior parte delle attività economiche e professionali sono subordinate allo stato e vengono, in un certo qual modo, integrate nello stato stesso. Così come lo stato è inseparabile dalla sua ideologia, la maggior parte delle attività economiche e professionali viene “colorata” dalla verità ufficiale.
 5.Essendo ormai tutte le attività attività di stato, ed essendo tutte le attività subordinate all'ideologia, un errore commesso nell'ambito di un’attività economica o professionale diventa al contempo un errore ideologico. Ne scaturisce, in ultima istanza, una politicizzazione, una trasfigurazione ideologica di tutti gli errori che è possibile commettere e, in conclusione, un terrore al contempo poliziesco ed ideologico. (...) Il fenomeno è perfetto allorché tutti questi elementi si realizzano insieme in maniera compiuta».
R. Aron, Démocratie et Totalitarisme, Folio Essais, Gallimard, 1965.

Relazioni Internazionali :
Raymond Aron è un teorico del realismo, fortemente influenzato da Clausewitz e Alexis de Tocqueville.
Per Aron, le relazioni internazionali hanno una loro specificità, essendo ben distinte dalla politica interna degli stati. Nelle relazioni internazionali, vi è una certa «legittimità e legalità nel ricorso per primi alla forza armata»: «Max Weber definiva lo stato come colui che detiene il monopolio della violenza legittima. Noi diciamo che la società internazionale è caratterizzata dall'assenza di un’istanza che detenga il monopolio della violenza legittima. » (Qu'est-ce qu'une théorie des Relations Internationales ? RFSP 1967)
Egli considera impossibile una teoria generale delle relazioni internazionali, rifiutando la concezione causale (esplicativa) in favore di una concezione comprensiva emergente dall'analisi sociologica degli scopi che gli stati possono perseguire. È questo indirizzo "pratico" delle relazioni internazionali che Aron tenterà di sviluppare Paix et guerre entre les nations (1962).
Ogni stato può ricorrere alla guerra per tre motivi: la potenza; la sicurezza; la gloria.
 Aron definisce i sistemi internazionali come degli «insiemi di unità che interagiscono regolarmente, suscettibili di essere implicati in una guerra generale». «La caratteristica di un sistema internazionale è la configurazione dei rapporti di forza».
Egli distingue tra sistemi multipolari e bipolari, così come distingue tra sistemi omogenei (quelli costituiti da stati di uno stesso tipo, che hanno cioè la stessa concezione della politica), e sistemi eterogenei (quelli in cui gli stati sono organizzati secondo principi diversi ed esigono valori contrastanti).
Infatti, la condotta di uno stato non è soltanto governata dai rapporti di forza. Gli interessi nazionali non possono essere definiti senza tener conto dell'ideale politico di uno stato. Il sistema internazionale è determinato dai valori che esistono in seno agli stati, e questi valori influenzano la stabilità del sistema. Aron appartiene alla tradizione del realismo classico delle relazioni internazionali, quello di Edward Carr, Hans Morgenthau e Henry Kissinger. Questo orientamento verrà rimesso in discussione negli anni seguenti, al sorgere delle teorie sistemiche come il neorealismo di Kenneth Waltz (Theory of international politics, 1979).
Nell'opera Pace e guerra tra le nazioni (tr. it. Edizioni di Comunità, Milano, 1970), sulla base di Quincy Wright, distingue quattro tipi di guerra (ivi p. 413): 1) Guerre meramente difensive; 2) Guerre sociali per vendicare un'ingiuria; 3) Guerre economico-politiche per raggiungere obiettivi materiali; 4) Guerre aristocratiche di puro prestigio.

Aron e Marx
Aron studiò a lungo Marx. La sua ammirazione per il filosofo Karl Marx fu ampia soltanto quanto il suo disprezzo per il pensiero marxista-leninista. Aron si dichiarava "marxiano" piuttosto che marxista.
«Sono giunto a Tocqueville partendo dal marxismo, dalla filosofia tedesca e dall'osservazione del mondo attuale... Mi appassionano più i misteri del Capitale che la prosa limpida e triste della Democrazia in America. Le mie conclusioni appartengono alla scuola inglese, la mia formazione viene dalla scuola tedesca», ha scritto. Tutto ciò perché «ho letto e riletto i libri di Marx per 35 anni» (Les étapes de la pensée sociologique, Introduction).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 10:25:43
DOUGLAS BADER

Sir Douglas Robert Steuart Bader (Londra, 21 febbraio 1910 – Londra, 5 settembre 1982)

................................ è stato un aviatore britannico, asso della Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale.

Accreditato di 20 vittorie aeree, quattro vittorie in comune, sei probabili, una condivisa probabile e 11 aerei nemici danneggiati.

Bader si arruolò nella RAF nel 1928 e ottenne la nomina ad ufficiale nel 1930.
Nel dicembre del 1931 durante delle acrobazie aeree cadde con il proprio aeroplano e perse entrambe le gambe.
Dopo essere stato sul punto di morte, riuscì a guarire, riprese l'addestramento aereo e chiese la riabilitazione come pilota. Malgrado l'assenza di norme specifiche applicabili alla sua situazione, fu messo a riposo per motivi medici. Tuttavia, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, a Bader fu permesso di tornare a far parte della RAF. Mise a segno i primi abbattimenti sui cieli di Dunkerque, durante la battaglia di Francia nel 1940. Prese quindi parte alla battaglia d'Inghilterra e divenne amico e sostenitore di Trafford Leigh-Mallory e della tattica aerea da lui proposta, nota come Big Wing.
Nel mese di agosto 1941 Bader venne catturato dai tedeschi in Francia.
Incontrò e divenne amico di Adolf Galland, un asso dell'aviazione tedesca di primo piano.
Le circostanze nelle quali Bader venne abbattuto nel 1941 sono controverse e recenti ricerche suggeriscono che il suo aereo fu vittima di fuoco amico. Nonostante il suo handicap, Bader tentò numerosi tentativi di fuga e alla fine fu inviato al campo di prigionia del castello di Colditz.
Rimase lì fino a quando il campo non venne liberato dalla Prima Armata del United States Army nell'aprile 1945.
 
Bader lasciò definitivamente la RAF nel febbraio 1946 e in seguito lavorò nel settore petrolifero.

Bader promosse alcune campagne per i disabili, per le quali fu nominato Knight Bachelor nel 1976, e continuò a volare fino a quando la cattiva salute lo costrinse a fermarsi nel 1979. Morì tre anni dopo, il 5 settembre 1982, per un improvviso attacco di cuore.

Curiosità:
La sua vita e la sua carriera nella RAF fino alla fine del conflitto furono il soggetto di un libro, scritto da Paul Brickhill (egli stesso pilota di Spitfire durante la guerra) da cui fu tratto un film di successo negli anni cinquanta: Bader il pilota (Reach for the Sky)

Capitano Sir Douglas Robert Steuart Bader
21 febbraio 1910 - 5 settembre 1982
Nato a Londra
Morto a Londra
Cause della morte infarto
Dati militari : Nazione servita - Regno Unito
Forza armata Royal Air Force
Anni di servizio 1928–1933  1939–1946
Grado Capitano di gruppo
Guerre Seconda guerra mondiale
Campagne Campagna di Francia - Battaglia d'Inghilterra - Fronte occidentale
Decorazioni : Knight Bachelor  Ordine dell'Impero Britannico  Distinguished Service Order  Distinguished Flying Cross
 

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 10:28:09
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 12:07:47
FRANCIS BLANCHE

Francis Blanche (Parigi, 20 luglio 1919 – Parigi, 6 luglio 1974)

........................è stato un attore e comico francese.
 


Creò assieme a Pierre Dac il celebre sketch del Sar Rabindranath Duval così come la serie radiofonica intitolata Signé Furax .
 
Fu anche l'autore di farse telefoniche esilaranti che vennero regolarmente trasmesse alla radio negli anni 1960. Scrisse inoltre qualche poesia e parole per canzoni sgangherate e per musica classica.Francis Blanche amava ripetere di essere il solo artista a Parigi con una piazza e una via dedicati al suo nome. La cosa era tanto rimarchevole in quanto egli era ancora in vita.

Suora: Io fatto opera di Bene...
Padre Schrieder: Ja, tu fatto grande opera di Pene!
.....dal film All'onorevole piacciono le donne (1972) Francis Blanche è Padre Scirer

Classe 1919, Francis Blanche nasce a Parigi (Francia) sotto il segno del Cancro.
Figlio dell'attore Louis Blanche, Francis Blanche nasce a Parigi il 21 luglio 1921. Entra nel mondo dello spettacolo come paroliere di canzoni, scrivendone numerosissime, per debuttare poi come attore nel film "L'Ombre" di Trénet.
Contemporaneamente svolge una notevole attività radiofonica con numerose e popolari trasmissioni come "Signé Furax" e "Malheur aux barbus". La sua fantasia ed il suo gusto dell'humour nero lo fanno incontrare con Robert Dhéry (assieme al quale scrive "Branquignol" e, soprattutto, di Pierre Dac, con il quale formerà una coppia ("Dac & Blanche") inossidabile del music hall.
Collabora anche volentieri alle sceneggiature, e la parte che lo rende famoso anche all'estero è quella del funzionario nazista nell'esilarante "Babette s'en va-t-en guerre"; diviene particolarmente amato in Italia.
I suoi film si succedono a ritmo frenetico: in una trentina d'anni, Francis Blanche appare in circa 100 produzioni.
Il 6 luglio 1974 Francis Blanche scompare, vittima di un attacco cardiaco all'età di 53 anni.
 
La sua principale attività nel mondo del cinema è stata quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Bella di giorno (1967) di Luis Buñuel.
Nel 1963 ha inoltre lavorato con Georges Lautner per la realizzazione del film In famiglia si spara dove ha interpretato la parte di Maître Folage.
Francis Blanche ci lascia all'eta di 55 anni spegnendosi in una triste giornata del 6 Luglio 1974 a Parigi (Francia).
Francis Blanche ha recitato in 28 film dal 1958 al 1974 in Francia, Italia, Francia, Italia sotto la direzione di 20 registi tra i quali Georges Lautner (3 film), Jean-Pierre Mocky (3 film), Camillo Mastrocinque (2 film), Christian-Jaque (2 film), lavorando in film di genere comico, commedia, drammatico, episodi, erotico, giallo, poliziesco, spionaggio.

Della filmografia di Francis Blanche si ricorda:
Bandito sì... ma d´onore () di Jean Cherasse - Totò a parigi (1958) di Camillo Mastrocinque
Babette va alla guerra (1959) di Christian-Jaque - Babette va alla guerra (1959) di Christian Maudet
La giumenta verde (1959) di Claude Autant-Lara - Match contro la morte (1959) di Claude Bernard Aubert
Anonima cocottes (1960) di Camillo Mastrocinque  - Il miliardo l´eredito io (1960) di Jean Bastia
Le olimpiadi dei mariti (1960) di Giorgio Bianchi - La casa del peccato (1961) di Edmond T. Gréville
La ragazza di mille mesi -tognazzi e la minorenne (1961) di Stefano Vanzina  - I fortunati (1962) di Philippe De Broca
Operazione gold ingot (1962) di Georges Lautner - Il cielo chiude un occhio (1963) di Jean-Pierre Mocky
In famiglia si spara (1963) di Georges Lautner - Le più belle truffe del mondo (1963) di Hiromichio Horikawa, Roman Polanski, Claude Chabro
Le vergini (1963) di Jean-Pierre Mocky - L´amore e la chance (1964) di Bertrand Tavernier, Claude Berri, Charles L. Bitsc
Il pasto delle belve (1964) di Christian-Jaque  - Quattro spie sotto il letto (1964) di Georges Lautner
La feldmarescialla (rita fugge... lui corre... egli scappa) (1967) di Steno - La contestazione del tubo (1968) di Jean-Pierre Mocky
Cinque matti in mezzo ai guai (1970) di Philippe Clair - Il terrore con gli occhi storti (1972) di Steno
Quattro Supermatti in Viaggio (1972) di Denis Héroux - Racconti Romani di una Ex Novizia (1972) di Pino Tosini
Ultimatum alla polizia (1974) di Marc Simenon - Un Matto Due Matti tutti Matti (1974) di Philippe Clair

Da Wikiopedia e MyMovies e okepedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 12:30:20
JOHN FORD

John Martin "Jack" Feeney, ...
...più noto come John Ford, ma anche come Jack Ford (Cape Elizabeth, 1 febbraio 1894 – Palm Desert, 31 agosto 1973)

.............., è stato un regista e attore statunitense.

Jhon Ford è famoso soprattutto per l'imponente produzione di film western e il record di 4 Oscar alla regia.
Attivo fin dagli anni del cinema muto, John Ford è unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi registi della storia del cinema:
registi quali Akira Kurosawa, Martin Scorsese, Sam Peckinpah, Peter Bogdanovich, Sergio Leone, Clint Eastwood, Wim Wenders, Francois Truffaut, hanno apertamente ammesso la notevole influenza che i film di Ford hanno avuto sulle loro opere. Orson Welles lo ha considerato a più riprese come «...il più grande regista di sempre.».
Della sua prolifica opera si sono occupati grandi critici, da Truffaut a Jean-Luc Godard.
 
Alla fama e al successo di Ford, a cui la cinematografia western è indissolubilmente associata, contribuì anche la collaborazione con attori di grande successo popolare, in particolare John Wayne (insieme girarono 21 film), ma anche Henry Fonda, John Carradine e Lee Marvin.

Biografia : Le Origini...
John Ford nacque nei pressi di Portland ed era uno dei quattordici figli di Sean O'Feeney, un immigrato irlandese.
Compì i suoi studi alla Portland High School diplomandosi nel 1913 e tentò di essere ammesso, senza successo, all'Accademia navale di Annapolis. Dopo aver lavorato per breve tempo in una fabbrica di calzature, raggiunse a Hollywood il fratello maggiore Francis (1882-1953), che si era affermato come attore cinematografico al fianco di Grace Cunard e come regista di B-movies presso la Universal di Carl Laemmle.
Questo spiega anche l'origine dello pseudonimo con cui oggi è conosciuto. Come raccontò egli stesso, il fratello (Francis Ford) era direttore di scena di una compagnia che stava allestendo uno spettacolo a Broadway. Qui, sfruttando la sua notevole memoria, imparò varie parti così che, quando un attore risultò indisponibile la sera della prima, gli fu facile sostituirlo. Le locandine erano però già stampate e riportavano il nome dell'altro - Francis Ford, appunto - che il nuovo attore adottò di buon grado. Quando il futuro John Ford si trovò a lavorare con il fratello, gli sembrò naturale assumere lo stesso cognome Ford. Dapprima venne accreditato come Jack Ford e, solo nel 1923, dopo aver diretto decine di pellicole, cominciò a firmarsi John Ford.
 
I primi passi di John Ford nel cinema sono rimasti in buona parte sconosciuti: il regista non amava parlare delle sue origini e la Fox, la casa di produzione per cui Ford girò la maggior parte dei suoi film muti, sosteneva che moltissimi vecchi film erano andati distrutti in una serie di incendi. C'è chi ha sospettato che questi incendi fossero stati un pretesto, cioè solo dichiarati dalla stessa casa di produzione per evitare i costi necessari alla conservazione e al restauro delle copie in celluloide, giacché dopo attente ricerche, finanziate a cavallo tra i sessanta e i settanta da un dirigente della Fox Television, sono riemersi numerosi film del primo Ford, in un primo momento dichiarati perduti.
La riscoperta di questi film ha permesso di individuare fin dall'inizio della carriera del regista una sorprendente coerenza di temi e di ambientazioni rispetto alle più note opere successive. Fin dalle prime pellicole, Ford fu infatti sempre attento ai valori della vita quotidiana e a temi come la famiglia, la patria, l'immigrazione.
 
Peter Bogdanovich, in un volume pubblicato dalla University of California Press nel 1968, ha contribuito a dare certezza riguardo molte pellicole alla cui realizzazione contribuì con vari ruoli il futuro regista di Ombre rosse. Sicuramente Ford svolse vari ruoli: trovarobe, assistente alla regia, comparsa, controfigura (del fratello), attore. Questi ruoli furono svolti soprattutto nelle pellicole dirette dallo stesso fratello Francis, che era un discreto regista anche se poi abbandonò la macchina da presa per svolgere esclusivamente il ruolo di attore. L'episodio che artisticamente lo arricchì di più fu la partecipazione nel 1915 a La nascita di una nazione (The Birth of a Nation) di David Wark Griffith. Il suo ruolo, pur limitato ad una piccola parte, gli permise di vedere da vicino come lavorava il maestro americano.
 
Nel 1966 John Ford ricordava così l'episodio: «Griffith io lo conoscevo, ma non intimamente. All'epoca ero appena un ragazzo e soltanto un suo grande ammiratore. Eppure lui era molto affabile con me. Mi dava pacche sulla schiena. Quando fui licenziato dalla Universal, dove facevo il secondo aiuto-trovarobe, mi trovò una parte tra gli uomini del Ku Klux Klan in The Birth of a Nation (...) Sì, posso dire che eravamo amici.
E quando invecchiò, lo diventammo ancora di più».

L'esordio come regista :
Nel 1917 Ford si trovò a dirigere il suo primo film per la 101 Bison, casa di produzione distribuita dalla Universal.
Il cortometraggio, intitolato Il tornado (The Tornado), era una storia western rifiutata dai registi più quotati della casa di produzione. Recitando anche come protagonista, ebbe modo di dare prova delle sue qualità di acrobata, di cavallerizzo e di stuntman, balzando da un cavallo a un treno in corsa. A questo film fecero seguito numerosi altri dello stesso genere, tutti girati con lo stesso gruppo di attori, tra i quali faceva spicco Harry Carey, attore di teatro che interpretava gli avventurieri del West nei melodrammi di repertorio. Con lui John Ford sviluppò un solido legame artistico, ideando decine di sceneggiature, desunte da romanzi di scrittori western, che poi venivano rapidamente girate nel corso di pochi giorni. Uno dei trucchi usati da Ford e da Carey era quello di utilizzare più volte lo stesso canovaccio e di riproporlo in ambientazioni diverse, con nuovi titoli. Tra il 1917 e il 1920 Ford diresse Carey in ben 26 pellicole. L'abitudine di lavorare con gli stessi attori di primo piano, comprimari, caratteristi e addirittura con le stesse comparse fu una caratteristica che John Ford conservò fino alla fine della sua carriera. I membri di questo clan furono considerati a Hollywood una vera e propria associazione, la Ford Stock Company.
 
Il primo lungometraggio fu Centro! (Straight Shooting), sempre del 1917. Realizzato anch'esso con Harry Carey nel ruolo fisso di Cheyenne Harry, Centro! descrive il conflitto tra coltivatori e allevatori di bestiame. Il fatto che la pellicola sia pervenuta fino a noi ha permesso agli studiosi del cinema di notare come alcune delle inquadrature di questo film siano identiche a quelle di uno dei suoi capolavori della maturità, Sentieri selvaggi del 1956. Del 1920 è Il principe di Avenue A (The Prince of Avenue A), primo film non-western.
 
Il 3 luglio dello stesso anno, John Ford sposò Mary McBride Smyth, da cui ebbe due figli: Patrick Roper, nato nel 1921, che divenne scrittore e giornalista e collaborò con il padre al soggetto de La carovana dei mormoni e come assistente alla produzione di Sentieri selvaggi, e Barbara Nugent, nata nel 1922, che sposò Robert Walker e, in seconde nozze, l'attore Frank Curtiss. Dalla moglie non si separò mai, anche se sono note diverse sue relazioni extraconiugali.
 
Sempre nel 1920 Ford si staccò dalla Universal, per la quale aveva realizzato una trentina di pellicole, per passare alla Fox, con la quale avrebbe lavorato per i successivi dieci anni. Alla Fox il regista ebbe come operatore George Schneiderman, che seppe conferire alle pellicole uno stile di fotografia particolarmente luminoso. Il gusto dell'inquadratura veniva invece dallo stesso Ford, che si è in seguito dichiarato sempre attento alla composizione dell'immagine, con un gusto per l'equilibrio formale e per il raggruppamento dei personaggi in "quadri". Fin dalle prime pellicole girate per la Fox si notano spazi regolari, ben definiti da tende, balaustre, palizzate, ferrovie, cancelli, orizzonti. La sua predilezione per le scene di gruppo girate in campo lungo (parate, balli, funerali, processi) si spiega proprio con il gusto di disporre i personaggi secondo schemi ordinati e formali.
 
La prima pellicola girata per la Fox fu Amici per la pelle (Just Pals), la storia di un vagabondo che vive di piccoli reati, che cambierà vita grazie all'amicizia con un orfano tredicenne. Il film si sofferma su alcuni episodi di intolleranza che subiscono i due, come un tentativo di linciaggio del barbone, ingiustamente accusato di un furto all'ufficio postale, e il dileggio dei giovani del luogo nei confronti del ragazzo, colpevole solo di essere uno straccione. Nel 1923 avvenne il "salto di qualità" da produzioni seriali girate con personaggi fissi a film di maggior prestigio con interpreti affermati. Ladro d'amore (Cameo Kirby), ad esempio, rievocazione del vecchio Sud fatta di battelli fluviali e di case coloniali dipinte di bianco, vedeva il famoso John Gilbert come protagonista. Non ancora trentenne, il giovane regista volle celebrare la "promozione" firmandosi per la prima volta John Ford anziché Jack Ford.

I Successi :
L'anno successivo ottenne un grande successo con Il cavallo d'acciaio (The Iron Horse), primo western dalle dimensioni epiche sullo sfondo della Prima ferrovia transcontinentale, che vide la concorrenza tra la Union e la Central Pacific. La ferrovia è la vera protagonista del film, elemento di progresso e di unità nazionale, alla cui costruzione collaborano uomini di diverse origini etniche, cinesi, irlandesi, italiani, simbolicamente uniti in uno spirito di fratellanza. Oltre che sugli aspetti capitalistici dell'impresa, Ford si sofferma sulla vita quotidiana di questi personaggi e sulla presenza di Abramo Lincoln, che vede nella ferrovia il simbolo dell'unificazione di una nazione. L'impegno produttivo e il grande consenso di pubblico imposero finalmente John Ford come regista di fama.
Negli anni della Fox, John Ford ebbe l'opportunità di mettere a fuoco il secondo dei suoi temi dominanti: l'Irlanda. Il paese, visto come un sogno con gli occhi di un emigrato, compariva già nel primo film Il tornado: il protagonista, nell'ottenere la ricompensa per la cattura dei banditi, la utilizzava infatti per pagare il viaggio alla madre rimasta in Irlanda e potersi ricongiungere a lei. The Shamrock Handicap del 1926 racconta la storia di un'aristocratica famiglia irlandese che, rimasta senza un soldo, decide di emigrare in America e porta il suo cavallo da corsa riuscendo a fargli vincere un premio. Nel film la realtà idilliaca di un paese tranquillo come l'Irlanda del XIX secolo si contrappone al fermento degli Stati Uniti, civiltà multietnica che offre a tutti le stesse opportunità.
Nel 1928, in una piccola parte, apparve per la prima volta John Wayne in Hangman's House (La casa del boia). In questo film l'Irlanda è ricostruita totalmente in studio, in un'atmosfera nebulosa e lucida, tra vicoli stretti e paludi immerse nella foschia, per creare la storia della vendetta di un ribelle irlandese.
L'anno successivo Ford girò il suo primo lungometraggio parlato, The Black Watch, mentre nel 1930 il film bellico Il sottomarino (Men without Women) fu l'occasione per il primo incontro professionale con lo sceneggiatore Dudley Nichols, al quale rimase legato per moltissime opere successive.
Dopo il distacco dalla Fox, Ford girò alcune pellicole considerate "minori" dalla critica, quali Un popolo muore (Arrowsmith) per la United Artists (1931), L'aeroporto del deserto (Air Mail) (1932) per la Universal, e Flesh (1932) per la Metro Goldwyn Mayer. Nel 1934, insieme a Nichols, per la RKO realizzò La pattuglia sperduta (The Lost Patrol), che portò a casa un Oscar alla migliore colonna sonora con la partitura scritta da Max Steiner. Nello stesso periodo Ford realizzò una trilogia di film con l'attore Will Rogers. Il primo grande successo di critica arrivò l'anno dopo con Il traditore (The Informer), film ancora una volta ambientato in Irlanda, durante la rivolta del Sinn Féin, a Dublino nel 1922. Il film, girato a percentuale e in tre sole settimane contro il parere negativo dei dirigenti della RKO, gli valse l'Oscar per la migliore regia e ottenne altri tre Oscar, che andarono rispettivamente a Victor McLaglen (miglior attore protagonista), a Dudley Nichols (migliore sceneggiatura) e a Max Steiner (miglior commento musicale).

segue ...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 12:31:45
...segue dalla prima

I Capolavori della maturità :
 Verso la fine degli anni trenta, Ford aveva già girato un centinaio di pellicole, ma i lavori migliori dovevano ancora arrivare. Il 1939 fu l'anno di Ombre rosse (Stagecoach), unanimemente considerato il prototipo del western classico. A Ombre rosse è stato attribuito il merito di aver rilanciato il tema del West, ma questo è vero solo in parte, giacché nello stesso anno furono realizzate, più o meno contemporaneamente, anche altre significative testimonianze del genere, quali Jess il bandito di Henry King, Il terrore dell'Ovest di Lloyd Bacon, Gli avventurieri di Michael Curtiz e La via dei giganti di Cecil B. DeMille, film quest'ultimo che è esplicitamente debitore, per alcune scelte stilistiche, del già citato Il cavallo d'acciaio. Alcuni di questi film ebbero, rispetto a Ombre rosse, maggiori incassi al botteghino. È vero tuttavia che le case di produzione a cui Ford aveva sottoposto il progetto volevano utilizzare attori di maggior richiamo, come Gary Cooper e Marlene Dietrich, nel timore che il film non facesse presa sul pubblico, ma il regista si era imposto un budget meno impegnativo e volle rispettarlo non solo contenendo i tempi di lavorazione (gli esterni girati nella Monument Valley richiesero solo quattro giorni di riprese) ma anche scegliendo un cast più a buon mercato. John Wayne non era ancora un nome di punta, Claire Trevor era "solo" una brava attrice di teatro e il resto del cast era fatto di semplici caratteristi. Ombre rosse non gli fece ottenere l'Oscar come miglior regista (era anche l'anno di Via col vento), ma Ford ebbe modo di rifarsi nei due anni successivi rispettivamente con Furore (The Grapes of Wrath), girato nel 1940, e con Com'era verde la mia valle (How Green Was My Valley) del 1941. Le sequenze cariche di emozione e la sapiente costruzione delle inquadrature divennero un marchio di fabbrica di John Ford. Tra le sue fonti di ispirazione figurativa, il regista amava citare il pittore Frederic Remington, che più di ogni altro seppe descrivere nei suoi dipinti la vita e l'epopea della vecchia frontiera.

Nello stesso 1939 Ford lavorò ad altri due film: Alba di gloria, in cui Henry Fonda dà vita a un commosso e intenso ritratto di Abramo Lincoln da giovane, e La più grande avventura, primo film a colori della sua carriera.
Dal 1941, dopo aver girato Com'era verde la mia valle, Ford si mise al servizio dell'esercito per effettuare riprese di guerra o per realizzare documentari di propaganda o documenti storici. Nel 1942 prese personalmente parte alla battaglia delle Midway e, benché ferito al primo attacco, in seguito al quale perse un occhio, continuò a filmare gli avvenimenti, lasciando un'importante testimonianza, per di più girata a colori, nel documentario La battaglia delle Midway. Il documentario didattico Sex Hygiene, sempre commissionato dall'U.S. Army, parlava esplicitamente per la prima volta di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale e fu destinato alla proiezione nelle caserme e presso i campi militari. Un altro documentario, December 7th, fu assemblato da lui con materiale girato durante e dopo l'attacco di Pearl Harbor. Dopo la convalescenza, Ford fu trasferito a Washington, dove lavorò presso l'Office of Strategic Service e si dedicò, tra l'altro, alla raccolta dei documenti filmati che dovevano servire al processo di Norimberga.

Subito dopo la guerra, Ford tornò al western con Sfida infernale (My Darling Clementine). Molti film di Ford sono legati a canzoni del folklore americano o irlandese e in qualche caso gli stessi titoli dei film sono tratti da canzoni popolari: Mother Machree (La canzone della mamma), When Willie Comes Marchin' Home (Bill sei grande!), She Wore a Yellow Ribbon (I cavalieri del Nord Ovest) e questo My Darling Clementine sono alcuni esempi. Le famose Red River Valley e I Gonna Down This Road Feelin' Bad furono inserite in Furore, mentre per Viaggio senza fine furono scelte canzoni della tradizione marinaresca, così come nella trilogia della cavalleria ricorrono le classiche canzoni delle "giubbe blu".
Sfida infernale si ispira, come molti altri film venuti in seguito, alla storia di Wyatt Earp e della sfida all'O.K. Corral. Nel presentare il leggendario sceriffo, qui interpretato da Henry Fonda, Ford lo cala in un vissuto quotidiano, senza cercare di esaltarne le gesta ma conferendogli uno spessore di verità. Mentre l'eroe del western tradizionale è animato da motivazioni individualistiche come odio, vendetta o rivalità, Wyatt Earp, pur mosso da risentimento nei confronti del clan che gli ha ucciso il fratello, rinuncia alla vendetta e sceglie la strada della legalità. La veloce sparatoria all'O.K. Corral è un esempio di come la violenza sia esposta senza retorica e senza compiacimenti: non come mezzo di soddisfazione personale, ma come estrema risorsa, quasi un dovere.

Il successivo La croce di fuoco venne realizzato nel 1947 dalla casa di produzione da lui stesso fondata con Merian C. Cooper, la Argosy Pictures ma, dopo l'insuccesso al botteghino, Ford volle ritornare a lavorare per le grandi case, decidendo tra l'altro di porre fine alla sua collaborazione con Dudley Nichols.Altro motivo dominante nel cinema di Ford è il viaggio: ne sono tipici esempi l'odissea della diligenza in Ombre rosse, la peregrinazione di un gruppo di contadini che abbandonano le terre troppo aride dell'Oklahoma in Furore, la navigazione dell'equipaggio di marinai in Viaggio senza fine (1940), la missione dei soldati in Il massacro di Fort Apache (Fort Apache), realizzato nel 1948 e considerato dai critici il primo film di una trilogia sulla Cavalleria dell'Esercito dell'Unione. Gli altri due film sono: I cavalieri del Nord Ovest (She Wore a Yellow Ribbon) del 1949 e Rio Bravo (Rio Grande) del 1950. In questi film le storie individuali sono complementari alle vicende dell'intera comunità, e il comportamento dei protagonisti è animato da una coscienza sociale e dal senso di appartenenza ad un gruppo. Con questa trilogia, John Ford riconquistò la fama e il successo del passato.

Nell'agosto del 1951, per conto della marina statunitense realizzò il documentario This is Korea, che venne premiato con la Air Medal. Con il successivo Un uomo tranquillo (The Quiet Man) del 1952, girato in Irlanda, Ford ottenne un nuovo Oscar per la migliore regia. Questo film inaugurò la sua collaborazione con un nuovo sceneggiatore, Frank S. Nugent, marito della figlia Barbara. Anche in Un uomo tranquillo si ascoltano molti motivi popolari, questa volta della tradizione irlandese.
Dopo aver realizzato un remake di Il giudice, un suo vecchio film che nella nuova versione si intitolava Il sole splende alto, nel 1955 Ford diresse il suo primo film in cinemascope, La lunga linea grigia. Per il successivo La nave matta di Mr. Roberts il regista impose come protagonista, contro il volere della produzione, ancora una volta l'attore Henry Fonda, che aveva già interpretato la parte in teatro. La Warner lo considerava superato e avrebbe preferito Marlon Brando, ma Ford non si piegò. Durante la lavorazione, tuttavia, una serie di dissensi con il produttore e con lo stesso Henry Fonda provocarono il suo abbandono del set appena dopo aver terminato le riprese in esterni. L'attore ebbe in seguito a dichiarare: «Non farò più film con Ford, la luna di miele è finita» e il film dovette essere completato da Mervyn LeRoy.

La malattia e il declino :
Nel 1960 Ford andò a trovare l'amico John Wayne sul set del film La battaglia di Alamo che stava realizzando come produttore e regista, oltre che come protagonista. Dietro insistenze di Wayne, John Ford girò moltissimo materiale, ma la gran parte venne eliminata dal montaggio. La battaglia di Alamo secondo alcuni critici segna la fine del western classico, il genere realizzato secondo la tradizione della vecchia frontiera. Con gli anni sessanta, un nuovo genere di western si afferma nella cinematografia non solo americana, e Ford non si lascia cogliere di sorpresa. Esempi di western moderno saranno i suoi due film successivi, entrambi interpretati da James Stewart: Cavalcarono insieme, del 1961, che si propone di affrontare il tema spinoso del razzismo, e L'uomo che uccise Liberty Valance del 1962, che descrive una società in cui la violenza prende a poco a poco il posto della legge. Anche Il grande sentiero, realizzato nel 1964, è una riflessione sul grande sterminio dei nativi americani, mentre il successivo Il magnifico irlandese è un ritorno al suo secondo tema preferito. Dopo aver lavorato per quasi tre mesi alla sua preparazione, Ford partì per l'Irlanda per effettuare le riprese, ma dopo due sole settimane fu costretto ad abbandonare il set per motivi di salute, e la regia fu affidata a Jack Cardiff.
La carriera registica di John Ford si concluse poco felicemente nel 1966 con Missione in Manciuria, un insuccesso di critica e di pubblico.
Ford avrebbe voluto continuare a svolgere il lavoro che amava: era impossibile per lui rimanere lontano dai set, ma le inesorabili regole dettate dalle compagnie di assicurazione gli impedirono di realizzare i progetti su cui continuava a lavorare nonostante le precarie condizioni di salute.
 
John Ford si ritirò a vita privata; il 31 marzo 1973 fu insignito della Medaglia presidenziale della libertà dall'allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.  Pochi mesi dopo morì di cancro a Palm Springs.

Da Wikipedia   Seguono Immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 12:45:23
MERIAN COOPER


Merian Caldwell Cooper
Data nascita: 24 Ottobre 1893 (Scorpione), Jacksonville (Florida - USA)
Data morte: 21 Aprile 1973 (79 anni), San Diego (California - USA)

........................... è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense.

Durante la prima guerra mondiale svolge l'attività di cineoperatore militare sul fronte polacco dove incontra il collega Ernest B. Schoedsack, i due dopo essere tornati alla vita civile, decidono di fondare una casa di produzioni cinematografiche specializzata in documentari, successivamente passano ai lungometraggi a soggetto, tra cui il più famoso film sarà King Kong del 1933.

Produttore e regista statunitense. Abbandonati gli studi universitari, esercita per alcuni anni la professione di giornalista per poi arruolarsi nella Guardia nazionale della Georgia e partecipare alle spedizioni contro Pancho Villa in Messico.
Pilota aereo durante la prima guerra mondiale, viene abbattuto e catturato mentre sorvola le linee tedesche.
Liberato, si arruola nell’aviazione polacca ma viene nuovamente abbattuto e fatto prigioniero dai cosacchi.
Dopo un anno di lavori forzati riesce a fuggire e, rientrato a Varsavia, è insignito di una decorazione di guerra.
Al termine del conflitto, insieme a E.B. Schoedsack realizza alcuni documentari e, rientrato negli Stati Uniti, diventa assistente di D.O. Selznick alla RKO, dove produce l’esotico thriller La pericolosa partita (1933) di Schoedsack e I. Pichel, e sugli stessi set e con gli strabilianti effetti speciali di W. O’Brien, produce e dirige King Kong (1933), ottenendo subito un clamoroso successo. Abbandonata la regia, succede a Selznick alla vicepresidenza della RKO e poi della Selznick International e nel 1957 fonda insieme a J. Ford la Argosy Pictures, per la quale produce molti film del grande regista irlandese, da Il massacro di Fort Apache (1948) a I cavalieri del Nord-Ovest (1949), da Rio Bravo (1950) a Un uomo tranquillo (1952). Nel 1952 coproduce il primo film in Cinerama, This Is Cinerama, e nello stesso anno gli viene assegnato un Oscar speciale «per i suoi notevoli contributi all’arte cinematografica».

da wikipedia e da MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 12:48:00
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 13:58:21
JOSPEH GREW

Ambasciatore per USA in Giappone nel 1939.

Il 17 novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale l’ambasciatore statunitense in Giappone, Joseph Grew  invia un telegramma sul rischio di attacco alla propria flotta a Pearl Harbour ma la segnalazione viene ignorata. L’attacco  (nella terminologia della Marina Imperiale giapponese, Operazione Hawaii o Operazione Z) avrà luogo il 7 dicembre dello stesso anno.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 14:09:18
WILLIAM WELLAMN

William Augustus Wellman (Brookline, 29 febbraio 1896 – Los Angeles, 9 dicembre 1975)

............................... è stato un regista statunitense.


Discendente di uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza americana, Wellman era figlio di un agente di cambio e sua madre si preoccupava del reinserimento di giovani delinquenti.
Buon giocatore di hockey era una testa calda, tanto che a 17 anni fu espulso da scuola per aver ferito il preside alla testa, rinuncia agli studi e prova diversi mestieri senza successo, finché viene notato da Douglas Fairbanks mentre recita in un teatri di Boston.
Diventare attore però non è nei suoi piani, vuole fare il pilota e così si arruola nell'esercito che lo manda a fare l'aviatore dopo un corso di addestramento.
Spericolato e coraggioso combatte numerose battaglie, finché viene ferito e rimandato in patria perché insegni le tecniche di combattimento alla scuola di volo.
 
Finita la guerra scopre che Douglas Fairbanks non si era dimenticato di lui, e questa volta non esita ad accettare di recitare al cinema, tuttavia fare l'attore non gli piace, (anzi sarà sempre famoso per la sua idiosincrasia per gli attori, compresi quelli che lavoreranno per lui) e circa un anno dopo chiede al suo mentore di aiutarlo a diventare regista.
Nel 1920 va a lavorare per la Fox, dapprima come fattorino, poi come assistente di montaggio, assistente al regista della seconda unità fino al debutto ufficiale del 1923.
Per quattro anni gira opere minori, poi nel 1927 dirige Ali, con un giovane Gary Cooper e si porta a casa il primo oscar della storia al miglior film.

La sua vita privata fa da contraltare ai suoi primi successi professionali, nel 1928 era già stato sposato due volte e un'altra sarebbe seguita, prima di trovare nel suo quarto matrimonio, celebrato nel 1934, con la ballerina Dorothy Coonan, l'equilibrio che gli mancava. Nel 1931 gira Nemico pubblico altro bel noir, da lì in poi inanella alcuni film mediocri per non dire deludenti fino a che nel 1937 non scrive e dirige il celebre È nata una stella portandosi a casa il secondo oscar per la miglior sceneggiatura originale (del film ci sono due remake, il più celebre è quello di George Cukor del 1954). Il suo più grande capolavoro vede la luce nel 1943 Alba fatale, tratto dal romanzo di Walter Van Tilburg Clark, è il primo western che scardina il mito della frontiera e del cow-boy. A questo seguono numerose altre opere mediocri, l'unica che si fa notare è Donne verso l'ignoto un western decisamente atipico.
 
Il suo addio alle scene lo dà nel 1958 con il film semi-biografico La squadriglia Lafayette che parla proprio della squadriglia in cui aveva combattuto da giovane.
 
Muore nel 1975 di leucemia.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 14:18:40
DAVID BRIAN

David Brian (New York, 5 agosto 1914 – Sherman Oaks, 15 luglio 1993)

............................. è stato un attore cinematografico e televisivo statunitense.

Dopo gli studi compiuti al City College di New York, Brian iniziò la carriera artistica alla fine degli anni trenta come ballerino in spettacoli musicali a Broadway. Raggiunse Hollywood nel 1948 per tentare la carriera cinematografica, e venne scritturato dalla Warner Brothers per il melodramma Viale Flamingo (1949), interpretato accanto a Joan Crawford. Il successo di Brian fu immediato e l'attore ottenne subito un altro ruolo da co-protagonista nel drammatico Peccato (1949), con Bette Davis e Joseph Cotten, e la parte di protagonista in Nella polvere del profondo sud (1949) di Clarence Brown.
Brian lavorò con Joan Crawford in due pellicole di genere sentimentale, I dannati non piangono (1950) di Vincent Sherman e Perdono (1952), in cui le sue caratteristiche fisiche (alta statura, capelli biondi, sguardo dai lineamenti severi) fecero da perfetto contraltrare alla bruna bellezza e al temperamento passionale dell'attrice. Più portato a ruoli di freddi uomini di legge, politici e figure dal carattere inflessibile, Brian lavorò sul grande schermo per tutti gli anni cinquanta, ma senza diventare mai un divo di primo piano. Tra i suoi film del periodo, sono da ricordare i western L'ultima sfida (1951), al fianco di Randolph Scott, e La maschera di fango (1952), accanto a Gary Cooper, e gli avventurosi Prigionieri del cielo (1954) di William A. Wellman e Il fantasma dei mari della Cina (1958), di cui fu anche sceneggiatore.
 
Sempre negli anni cinquanta l'attore iniziò a lavorare per la televisione, ottenendo il ruolo di protagonista in Mr. District Attorney, una serie poliziesca che in versione radiofonica era da molti anni popolare negli Stati Uniti. Il successo televisivo consentì a Brian di abbandonare gradualmente l'attività cinematografica in favore del piccolo schermo. L'attore interpretò ancora alcuni ruoli in film celebri come la commedia Angeli con la pistola (1961) di Frank Capra e il kolossal western La conquista del West (1962). Negli anni sessanta fu interprete e guest star in serie televisive famose come Star Trek, in cui interpretò l'episodio Gli schemi della forza (1968 ).

Vita Privata :
Divorziato nel 1948 da Bonita Fiedler, Brian si risposò nel 1949 con l'attrice Lorna Gray, nota anche con il nome d'arte di Adrian Booth. Il matrimonio durò fino alla morte di Brian che, già colpito da un cancro, si spense il 15 luglio 1993 per un attacco cardiaco, all'età di 78 anni.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 14:29:14
JACQUES MARITAIN

Jacques Maritain (Parigi, 18 novembre 1882 – Tolosa, 28 aprile 1973)

........................... è stato un filosofo francese, allievo di Henri Bergson, convertitosi al cattolicesimo.
 
Autore di più di 60 opere, è generalmente considerato come uno dei massimi esponenti del neotomismo nei primi decenni del XX secolo e uno tra i più grandi pensatori cattolici del secolo. Fu anche il filosofo che più di ogni altro avvicinò gli intellettuali cattolici alla democrazia allontandandoli da posizioni più tradizionaliste. Papa Paolo VI lo considerò il proprio ispiratore. A conferma di ciò, alla chiusura del Concilio Vaticano II fu a Maritain, quale rappresentante degli intellettuali, che Paolo VI consegnò simbolicamente il proprio messaggio agli uomini di scienza e del pensiero.
Nasce a Parigi in una famiglia protestante, il padre Paul Maritain è avvocato, la madre Geneviève Favre è la figlia del politico Jules Favre. Frequenta il liceo Henri-IV e studia poi chimica, biologia e fisica alla Sorbona, dove conosce Raïssa Oumançoff, immigrata russa di origine ebraica, che sposerà nel 1904 e che lo seguirà appassionatamente nella sua ricerca della verità.
 
Lo scientismo, allora in voga alla Sorbona, lo delude rapidamente; lo ritiene incapace di rispondere alle fondamentali questioni esistenziali. Su consiglio di Charles Péguy, segue con la futura moglie i corsi di Henri Bergson al Collège de France. Bergson comunica ai Maritain, oltre alla critica dello scientismo, pure il senso dell’assoluto. Anche grazie all’influenza di Léon Bloy i Maritain si convertono nel 1906 al cattolicesimo.
 
I coniugi Maritain si trasferiscono nel 1907 a Heidelberg, dove Jacques Maritain studia biologia sotto la direzione di Hans Driesch, la cui teoria neovitalista lo attira in quanto apparentatata alle concezioni di Bergson. Durante una lunga convalescenza della moglie, il consigliere spirituale dei Maritain, il domenicano Humbert Clérissac, le fa scoprire l’opera di San Tommaso d'Aquino. L’entusiasmo di Raissa contagia il marito, che vede in San Tommaso la conferma di molte sue idee. Dal “Dottore angelico” Maritain passa ad Aristotele, di cui San Tommaso aveva cristianizzato il pensiero e alla neoscolastica.
 
Nel 1912 Jacques Maritain inizia la propria attività di docente, prima al Collegio Stanislao, poi all’Istituto cattolico di Parigi e al piccolo seminario di Versailles. Nel 1920 partecipa con Henri Massis alla fondazione della Revue Universelle.
 
Sotto l’influenza di Clérissac si avvicina ad ambienti vicini alla destra cattolica dell’Action Française. Quando nel 1926 il Vaticano metterà in guardia dall’operato dell’ Action Française, dopo un periodo di riflessione, Maritain difenderà tali interventi con la pubblicazione di "Primauté du spirituel". Negli anni successivi egli approfondisce la propria riflessione politico – sociale che nel 1936 esprime in "Humanisme Intégral" e si avvicina ad ambienti della democrazia cristiana francese.
 
Nel 1933 è nominato professore al Pontificio Istituto di Studi Medioevali di Toronto. Egli insegnò pure alla Columbia University e alle Università di Chicago e Princeton. La Seconda guerra mondiale lo blocca nell'America del Nord da dove si oppone strenuamente al regime filonazista di Vichy.
 
Con la fine della guerra è nominato, dal 1945 al 1948, ambasciatore francese in Vaticano. Dopo tale esperienza tornerà a Princeton, di cui diventerà professore emerito nel 1956.
 
Dal 1961 Jacques Maritain vive a Tolosa presso la Comunità religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù, ordine creato nel 1933, sul quale Maritain da sempre esercitava un’influenza. Nel 1971 egli stesso diventerà un piccolo fratello.
 
Jacques Maritain è sepolto – con la moglie - a Kolbsheim in Alsazia nel dipartimento francese del Basso Reno.
Il pensiero di Jacques Maritain è elaborato partendo dalla filosofia di Aristotele e di San Tommaso d'Aquino. Come quella dei suoi due maestri, la visione di Maritain si appoggia anzitutto sulla percezione della realtà, e, poi, sulla comprensione dei principi fondamentali della metafisica. Maritain è un metafisico che difende una concezione della filosofia come scienza – anzi come la regina delle scienze - contro coloro che vorrebbero negare alla filosofia tale statuto.
 
Nel 1910 Maritain completa il suo primo grande contributo alla filosofia contemporanea, un articolo di 28 pagine intitolato Raison et Science contemporaine, ossia Ragione e scienza contemporanea, che apparve nel numero di giugno della Revue de Philosophie. Maritain denunciava la divinizzazione della scienza e la confisca che questa faceva del ruolo della ragione e della filosofia e l’eccesso di importanza che veniva attribuito alle scienze rispetto alle lettere.
 
Nel 1917 un gruppo di vescovi francesi incaricò Maritain di preparare una serie di manuali destinati a essere utilizzati nelle università cattoliche e nei seminari. Maritain ne terminò tuttavia uno soltanto: gli Elementi di filosofia, il quale è, da allora, un’opera di riferimento per i seminari cattolici.
 
Con la pubblicazione delle opere Riflessioni sulla intelligenza e sulla sua propria vita (1924) e Distinguere per unire o i gradi per sapere (1932), il pensiero filosofico di Maritain apparve sempre più orientato verso una visione della filosofia, che mettesse come prioritaria l'evidenza dell'essere prima dei sensi e la metafisica prima della epistemologia. Per quest'ultima, auspicò un realismo critico, nel senso di una pratica riflessiva, tramite la quale fosse lecito difendere la conoscenza alla luce di quella già acquisita, sempre considerando che l'esistenza e la natura di Dio, rivelabili anche attraverso l'esperienza mistica, restano un punto fermo per ogni aspetto della vita.
 
Nel 1936 Jacques Maritain pubblicò il testo di sei lezioni, tenute nel 1934 presso l'Università di Santander con il titolo Umanesimo integrale (Humanisme intégral), in cui delineava l'ideale storico di una nuova cristianità e di un nuovo umanesimo, alternativo da una parte al marxismo, al liberalismo e al fascismo ma dall'altra anche alla vecchia cristianità medioevale. Al contrario delle opere precedenti il termine storico di confronto non è più la Terza Repubblica francese, prototipo della società borghese, bensì l'Unione sovietica e le dittature fasciste.
 
Durante la Seconda guerra mondiale, Maritain – che insegnava all’Istituto Pontificio canadese per gli Studi medievali - protestò contro la politica del regime di Vichy e, soprattutto, condannò in tutti modi possibili, l'atrocità della Shoah.
 
Nella sua opera egli distingue l’azione en tant que chrétien, che consiste nell’obbedienza ai riti e ai dogmi della chiesa, dall’azione en chrétien, la quale è l’applicazione individuale o ad opera di organizzazioni laiche delle idee cristiane in ambito temporale, in quest’ultimo caso la Chiesa non deve interessarsi.
 
La maggior parte dei manoscritti di Maritain è conservata dall’Associazione di studio Jacques e Raïssa Maritain a Kolbsheim in Alsazia, mentre il Maritain Center della University of Notre Dame, nello stato dell'Indiana, detiene una parte importante degli archivi americani del filosofo. Obiettivo di quest’ultima istituzione è incoraggiare lo studio e la ricerca sul pensiero di Maritain, ma anche svilupparne le idee

Opere :
Le singole opere sono state raccolte in: Oeuvres Complètes, a cura di J.-M. Allion, M. Hany, D. et R. Mougel, M. Nurdin, H.R. Schmitz, Paris, Editions Saint Paul-Fribourg, Editions Universitaires, 1986-2008, 17 voll. I volumi XIV e XV comprendono gli scritti di Raïssa Maritain. Il volume XVI riporta inediti e testi, compresi tra il 1920 e il 1973, rintracciati dopo la pubblicazione dei precedenti volumi. Il volume XVII contiene indici e apparati. L'edizione delle opere complete in lingua inglese è stata pubblicata dalla University of Notre Dame Press, Notre Dame (Indiana), USA.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 15:13:48
JEAN PIERRE PETIT

Jean-Pierre Petit (Choisy-le-Roi, 5 aprile 1937)

......................... è uno scienziato francese, membro in pensione del CNRS
                                 (Centre National de la Recherche Scientifique, centro nazionale per ricerca scientifica).
 

È autore di libri a fumetti in lingua francese intitolati Anselme Lanturlu, volti a spiegare i principi della scienza ai bambini ed alle persone senza preparazione scientifica. È autore di un articolo di matematica nel quale spiega come ottenere una Superficie di Boy a partire da una sfera e le implicazioni che derivano dal considerare la sfera (e il pianete Terra) un solido monolatero.
 
Reputazione scientifica :
Petit è un pioniere nella magnetoidrodinamica. Ha cominciato lavorare a questo proposito negli anni sessanta.
 
Petit ha perso il rispetto di una parte della comunità scientifica a causa di certe sue controverse affermazioni. Sostiene che gli alieni di un pianeta chiamato Ummo hanno contattato tramite lettere dattiloscritte alcune persone selezionate, compreso lui stesso.
Afferma che l'aeronautica degli Stati Uniti ora possiede un velivolo incredibilmente veloce, chiamato Aurora, grazie alla ricerca segretamente condotta sulla magnetoidrodinamica. Aurora userebbe un sistema di propulsione convenzionale a turbina alimentato da un flusso di aria ipersonico controllato tramite la magnetoidrodinamica. Petit sostiene inoltre che i militari degli Stati Uniti possiedono una bomba ad antimateria che hanno fatto esplodere con successo sul pianeta Giove. A causa di queste posizioni, non è preso seriamente da molti scienziati francesi.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 15:23:26
JOSEF ALLEN HYNEK

Josef Allen Hynek (Chicago, 1º maggio 1910 – Scottsdale, 27 aprile 1986)

......................... è stato un astronomo e ufologo statunitense.
 
Era un professore d'astronomia.
Fu anche protagonista del Progetto Blue Book come consigliere scientifico dal 1952 al 1969.
Hynek nacque a Chicago da genitori cecoslovacchi. Studiò all'Università di Chicago, dove nel 1931 ottenne il Bachelors of Sciences. Nel 1935 completò il suo Ph.D. in astrofisica allo Yerkes Osservatory. Entrò quindi nel Dipartimento di Fisica e Astronomia della Ohio State University, nel 1936, e si specializzò nello studio dell'evoluzione stellare e nell'identificazione delle binarie spettroscopiche.
 Nel 1942 sposò Miriam (Mimi) Curtis. Durante la II Guerra Mondiale, Hynek lavorò come scienziato civile nel laboratorio di scienza applicata Johns Hopkins Applied, dedito allo sviluppo delle telecomunicazioni navali di prossimità.
 
Dopo la guerra Hynek ritornò al Dipartimento di Fisica e Astronomia nello stato dell'Ohio, divenendo professore a tempo pieno solo nel 1950. Nel 1956 abbandonò la cattedra per associarsi al professore e astronomo Fred Whipple, che dall'Osservatorio Astrofisico Smithsoniano si era spostato all'Osservatorio di Harvard.
 
Ad Hynek fu affidato il compito di dirigere le osservazioni ed il flusso di dati da un satellite spaziale americano progettato per l'Anno Geofisico Internazionale. Dopo il completamento del suo lavoro nel programma satellitare, nel 1959 Hynek ritornò al ruolo d'insegnante alla Northwestern University.
 
Nel 1960 divenne direttore del Dipartimento di astronomia della Northwestern University e assunse anche la direzione del Dearborn Observatory, che dipendeva dalla stessa università. Nel 1961 Hynek fece installare un telescopio per l'osservazione di satelliti e asteroidi a Organ Pass, una località a nord-est della città di Las Cruces, in Nuovo Messico; la nuova struttura prese il nome di Organ Mountain Station of Dearborn Observatory. Poco tempo dopo, sulla stessa area della nuova struttura Hynek fece costruire il Corralitos Observatory. Nel 1967, nell'ambito del Dearborn Observatory fu costituito il Lindheimer Astronomical Research Center, di cui lo stesso Hynek assunse la direzione.
In risposta ai presunti avvistamenti di molti Oggetti Volanti Non Identificati (UFO), la U.S. Air Force diede inizio nel 1948 al Progetto Sign, che nel 1949 divenne dapprima Progetto Grudge ed infine, nel 1952, Progetto Blue Book.
 
Hynek, come ha raccontato lui stesso, venne contattato dai responsabili del progetto Sign per fornire una consulenza scientifica nell'investigazione dei rapporti UFO, col compito di stabilire se le diverse testimonianze potevano essere riconducibili o meno all'osservazione di oggetti o fenomeni astronomici noti.
 
Hynek era scettico riguardo molte testimonianze, e già a partire dal 1948 affermò che "l'intera questione sembrava grottescamente ridicola", e finì per descriverla come un grosso abbaglio collettivo che sarebbe presto passato di moda. Le sue osservazioni portarono alla conclusione che non vi era nulla di anomalo negli UFO, e nonostante l'analisi di rapporti che includevano alcuni avvistamenti fatti da testimoni credibili – quali astronomi, piloti, ufficiali di polizia, e personale militare – Hynek arrivò a definirli come "nuove osservazioni empiriche".
 
Il fenomeno tuttavia non passò di moda e i rapporti di avvistamenti UFO continuarono ad arrivare a ritmi sostenuti lungo tutti gli anni cinquanta. Hynek intraprese nuovi studi più approfonditi sui rapporti pervenuti e ritenne alcuni di essi realmente inspiegabili. Una volta disse:
« Come uno scienziato devo tener presente il passato, troppo spesso è accaduto che materie di grande valore per la scienza venivano tralasciate perché il nuovo fenomeno non si adattava alla visione scientifica del tempo. »

Nel 1952 Hynek fu incaricato nell'ambito del Progetto Stork (uno studio statistico sugli avvistamenti di UFO) di condurre un sondaggio informale tra i suoi colleghi astronomi. Su 44 astronomi intervistati, cinque (cioè più dell'11%) erano stati testimoni di avvistamenti aerei inspiegabili secondo le loro conoscenze scientifiche. Tra questi astronomi figuravano Clyde Tombaugh, scopritore del pianeta Plutone, e Lincoln LaPaz, astronomo studioso di meteore..
 
Hynek ritenne che dal momento che gli astronomi erano presumibilmente più sagaci nell'osservazione e nella valutazione dei cieli rispetto agli individui meno competenti in materia, le loro osservazioni dovevano avere in qualche modo maggiore fondatezza.
 
Il cambiamento di opinione di Hynek sugli UFO cominciò a trasparire nel 1953. Nel mese di aprile di quell'anno, la rivista The Journal of the Optical Society of America pubblicò un articolo dello studioso, intitolato "Unusual Aerial Phenomena". A proposito dell'atteggiamento di certi scienziati verso i rapporti UFO e le relative testimonianze, Hynek scrisse:
« Il ridicolo non è parte del metodo scientifico e la gente non dovrebbe ricevere l'insegnamento che si possa agire così. Il costante flusso di avvistamenti, spesso effettuato da un insieme di testimoni affidabili, solleva imperativi di dovere scientifico e responsibilità. »
 
Hynek continuò a lavorare col Progetto Grudge anche dopo che questo venne incrementato e rinominato Progetto Blue Book. Il capitano dell'Air Force Edward J. Ruppelt (primo direttore del Blue Book) tenne Hynek in grande considerazione:
« Il dr. Hynek era uno dei più eclatanti scienziati che io abbia mai incontrato mentre lavoravo al progetto UFO, e ne ho incontrati molti. Non faceva due cose che alcuni di loro facevano: ti dava la risposta prima che sapesse la domanda; o cominciava subito ad esporre le proprie scoperte nel campo della scienza. »
 
Ruppelt diresse il Blue Book solo per alcuni anni. In seguito alla sua esperienza di coordinatore del progetto, egli scrisse il libro The Report on Unidentified Flying Objects, a proposito del quale Hynek commentò che era "una lettura obbligatoria per tutti quelli che si interessavano seriamente di UFO".
 
Hynek fu anche membro aggregato di un'altra commissione di studi sugli UFO, il Giurì Robertson.
 
Nel marzo 1966 due giorni di massicci avvistamenti UFO vennero registrati nel Michigan scatenando l'attenzione pubblica[5]. Dopo aver studiato i rapporti pervenuti Hynek offrì un'ipotesi provvisoria per alcuni degli avvistamenti: parte dei circa 100 testimoni avevano semplicemente confuso gas di palude infiammato per qualcosa di molto più spettacolare, pur senza voler con questo ricondurre tutti i resoconti UFO in generale a una simile spiegazione.
 
Le ipotesi di Hynek vennero ampiamente sovrastimate, e le parole "gas di palude" vennero messe impropriamente in relazione a tutti gli avvistamenti UFO avvenuti in quel periodo in Michigan e ad altri ancora, suscitando polemiche e ilarità[6].
 
Attività successive :
Dopo la conclusione del Progetto Blue Book, Hynek continuò ad occuparsi di ufologia e nel 1972 pubblicò il suo primo libro sull'argomento (The UFO Experience-A scientific Enquiry).
 
Nel 1973 Hynek fondò il CUFOS, un centro di studi ufologici. Nello stesso anno indagò sul cosiddetto rapimento alieno di Pascagoula. Nel frattempo cominciò a collaborare con l'astronomo Jacques Vallée, di cui divenne il mentore. Nel 1975 pubblicò insieme a Vallée il libro The Edge of Reality.
 
Gli ultimi anni :
Negli ultimi anni della sua vita Hynek divenne un critico della Ipotesi extraterrestre popolare. Cominciò ad esprimere i suoi dubbi sul fatto che gli UFO fossero astronavi come oggetti fisici provenienti da altri pianeti. Come lo stesso Hynek disse nell'Ottobre 1976:
« Io comincio a sostenere sempre meno l'idea che gli UFO siano nella loro fisicità astronavi da altri pianeti. Vi sono troppe cose che depongono contro questa teoria. A me sembra ridicolo che intelligenze superiori viaggino per lunghissime distanze siderali per fare cose relativamente stupide come fermare le macchine, raccogliere campioni di terreno, e spaventare la gente. Credo che dobbiamo cominciare a riesaminare l'evidenza. Dobbiamo guardare più vicino a casa. »
 
Hynek cominciava a riferirsi a un possibile legame tra certi avvistamenti UFO e fenomeni psichici; dato che molti resoconti UFO sembravano più pertinenti a racconti di poltergeist e ad altri tipi di manifestatione psichica, piuttosto che "oggetti solidi fatti di hardware con bulloni e scocche saldate". "Questa è una delle ragioni," aggiunse "del perché io non possa accettare l'ovvia spiegazione degli UFO come visitatori dallo spazio più esterno".
 
Nel giugno del 1978 si ritirò dall'insegnamento universitario e nel 1981 lasciò anche il Dearborn Observatory, dedicandosi a tempo pieno all'ufologia.
Nell'ultimo periodo della sua vita, Hynek sviluppò la scala degli Incontri Ravvicinati per poter meglio catalogare i vari resoconti UFO.
 
Morì il 27 aprile 1986 di un tumore al cervello al Memorial Hospital di Scottsdale, Arizona, a 75 anni.
 
Influenze culturali :  Hynek fu invitato come consulente per la Columbia Pictures nel famoso film di Steven Spielberg, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, dove comparve con un cameo.
L'asteroide 1842 Hynek, scoperto da Luboš Kohoutek il 14 gennaio 1972, è a lui dedicato.
Dopo la morte di Hynek, il Center for UFO Studies (CUFOS), da lui fondato, fu intitolato a suo nome.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 15:35:55
LALO SCHIFRIN

Boris Claudio Schifrin (Buenos Aires, 21 giugno 1932)
...................................è un compositore e pianista argentino.
 
Sono sue le colonne sonore di film come Bullitt, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan, I tre dell'Operazione Drago, Brubaker, il tema di Mission: Impossible e le musiche del film Tango di Carlos Saura del 1998.
 
Schifrin ha vinto quattro Grammy Awards ed ha ricevuto sei nomination all'Oscar per i suoi lavori originali nei film Nick mano fredda, La volpe, La nave dei dannati, Amityville Horror, Competition e per la colonna sonora riadattata del film La stangata II.
 
Nel 2012 ha presentato il cd del compositore italiano Andrea Ferrante contenente musiche originali per quartetto d'archi eseguite dal macedone Axios String Quartet. Ha inciso per diverse case discografiche, fra cui la MGM Records.

Nazionalità :  Argentina
Genere : Spy Sounds  Jazz  Bebop  Rock  Colonna sonora
Periodo di attività : 1956 – in attività
sito : Sito web
 http://www.schifrin.com

Strumento : pianoforte
Etichetta : MGM Records

da wikipedia
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Boris Claudio Schifrin (Buenos Aires, 21 giugno 1932),
Lalo Schifrin, pianista, arrangiatore e compositore argentino di musica classica, jazz e musica popolare.
Grande risultato è stato prendere premi per le sue colonne sonore cinematografiche e televisive, come ad esempio la serie Mission: Impossible.

Incoraggiato dal padre, violinista sinfonica, Lalo ha iniziato a suonare il pianoforte all'età di sei anni.
Ha completato la scuola secondaria al Collegio Nazionale di Buenos Aires. Nel 1952, andò a studiare al Conservatorio di Parigi e ha partecipato nel jazz vita notturna parigina. Dopo il ritorno a Buenos Aires, Schifrin formata un'orchestra jazz composta da 16 musicisti. Nel 1956 incontra il trombettista Dizzy Gillespie e si offrì di scrivere una grande suite di cinque movimenti, intitolato Gillespiana, che termina nel 1958, lo stesso anno, è diventato il arrangiatore di musicista spagnolo Xavier Cugat. Nel 1960, si trasferisce a New York e si unì al quintetto Gillespie che, dopo aver registrato "Gillespiana", ha ottenuto un grande successo.
Schifrin è diventato direttore musicale Gillespie fino al 1962.
A partire da quell'anno, si concentra sulla sua carriera di compositore e direttore d'orchestra, spesso con il jazz latino guida e bossa nova, accetta, e nel 1963 la sua prima collaborazione con il mondo del cinema. Schifrin si trasferì a Hollywood, ottenendo un grande successo con i loro temi per spettacoli come Mission: Impossible e Mannix. Durante gli anni Settanta, scrive musiche per film come The Cincinnati Kid, Bullitt, Cool Hand Luke, Dirty Harry e Enter the Dragon. Come un musicista jazz, ha scritto la "Messa Jazz" suite nel 1965, e si avvicinò al funk jazz con il suo album dei Black Widow 1975. Schifrin ha continuato il suo lavoro per il cinema gli anni novanta, ha registrato, inoltre, una serie di album di jazz orchestrale chiamato Jazz Meets Symphony e divenne il principale arrangiatore per I Tre Tenori, che porta alla sua attuale grande interesse per la musica classica.

tradotto da jazzeando, sito Argentino

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 15:49:52
JACQUES LE GOFF

Jacques Le Goff (Tolone, 1º gennaio 1924)
.................................... è uno storico francese.

Studioso della storia e della sociologia del Medioevo, tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica.

Jacques Le Goff, uno dei massimi medievalisti del Novecento, nasce a Tolone nel 1924.
Dopo la formazione giovanile in Francia e all’estero diventa professore alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi.
Esponente di rilievo del gruppo delle “Annales” ha sempre portato avanti l’idea di una storia globale, possibile grazie all’apporto delle scienze sociali. Conoscitore della storia e della cultura italiana, mantiene uno stretto legame con Parma ed il suo territorio: nell’ottobre 2000 l’Università degli Studi di Parma gli ha conferito la laurea honoris causa in Lettere e Filosofia e il Comune di Fidenza gli ha tributato la cittadinanza onoraria.
Raffinato scrittore è stato in grado di comunicare e diffondere i risultati del suo lavoro storiografico anche fra i non specialisti: le sue opere e i suoi saggi sono tradotti in tutto il mondo. Tra le opere più significative La civiltà dell’Occidente medievale, Tempo della chiesa e tempo del mercante, La nascita del Purgatorio, L’immaginario medievale.

Docente nelle Università di Lilla e Parigi, dirige dal 1962 l'École pratique des hautes études di Parigi. Scrittore di molti saggi di storia medioevale ha pubblicato nel 1957 Gli intellettuali del Medioevo, nel 1967 Il basso medioevo, nel 1964 La civiltà dell'Occidente medioevale, nel 1976 Mercanti e banchieri del Medioevo, nel 1977 Tempo della Chiesa e tempo del mercante, nel 1982 La nascita del Purgatorio e Intervista sulla storia, nel 1983 Il meraviglioso e il quotidiano nell'Occidente medioevale che raccoglie saggi pubblicati in periodi differenti e alcuni lavori inediti.
 
Con il saggio L'Italia nello specchio del Medioevo del 1974 ha collaborato alla "Storia d'Italia" dell'Einaudi. Nel 1980 ha curato i volumi La nuova storia della Mondadori e nel 1981 Fare storia dell'Einaudi e Famiglia e parentela nell'Italia medievale del Mulino. Nel 1987 riceve la menzione speciale della Giuria del Premio Internazionale Città di Ascoli Piceno. Nel 1993 dirige la collana "Fare l'Europa" (pubblicata in italiano da Laterza).
Nel suo testo Tempo della Chiesa e tempo del mercante, pubblicato in Italia nel 1977, ha analizzato il tema della lotta di san Marcello con il drago traendo gli spunti dalla biografia scritta intorno al VI secolo da Venanzio Fortunato in Vita Sancti Marcelli. Nel capitolo X è narrata la storia di una donna adultera "di nobile famiglia ma di pessima fama" che, terminati i suoi giorni, venne portata al sepolcro. Dopo che la donna fu tumulata spuntò all'improvviso un enorme serpente, quasi un drago, che si mise a dilaniarne i resti con grande spavento della popolazione.
 
San Marcello, venuto a conoscenza del fatto, decide di andare a combattere il serpente, sotto la guida di Cristo, riuscendo a domarlo. "Alla fine San Marcello, rivolgendosi aspramente al drago, disse: "A partire da questo giorno, vattene nel deserto o immergiti nel mare". La bestia si allontanò subito e mai nessuna traccia fu segnalata. Ecco che la difesa della patria fu sostenuta da un solo sacerdote che, con un fragile bastone, domò il nemico più efficacemente che se si fossero adoperate le balestre... Così, le armi di una persona sola sconfissero il nemico di tutti, e nella preda di uno si riportò la vittoria generale".
 
In questo testo agiografico dell'età merovingia si trovano segni di differenti culture. Vengono fusi elementi che appartengono a tradizioni leggendarie diverse riguardanti gli animali, vengono inseriti nuovi simboli cristiani e si rileva il persistere di temi che ricorrono frequentemente nelle mitologie primitive adattati al contesto cristiano dove il nuovo eroe che protegge la comunità è il vescovo.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 15:58:00
JACQUES DERRIDA

Jacques Derrida, nato Jackie Derrida (Algeri, 15 luglio 1930 – Parigi, 9 ottobre 2004),

........................ è stato un filosofo francese.
 
È stato fino alla morte direttore di ricerca presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.

Derrida nacque ad El Biar, quartiere di Algeri (nell'allora Algeria francese), il 15 luglio 1930, terzogenito di cinque figli di una famiglia ebraica sefardita spagnola originaria di Toledo. Dopo un iniziale percorso di istruzione nella scuola pubblica, in seguito ai provvedimenti antisemiti della repubblica collaborazionista di Vichy viene espulso e prosegue i suoi studi in una scuola ebraica. Consegue la maturità nel 1948, dopo essere stato respinto l'anno precedente. Derrida stesso ricorderà in seguito di aver avuto grandi difficoltà nel periodo scolastico e universitario, essendo respinto a numerosi esami, spesso per problemi di adattamento e di disciplina nello studio.
 
Nell'immediato dopoguerra si appassiona alla filosofia, leggendo Nietzsche, Bergson, Sartre, la letteratura esistenzialista, e Heidegger. Si trasferisce nel 1949 a Parigi e nel 1951, al terzo tentativo, viene ammesso alla École Normale Supérieure (ENS), dove è suo tutor Althusser e fra gli insegnanti c'è già Michel Foucault. Nel 1954 consegue il diploma con una tesi sul problema della genesi nella filosofia di Husserl.
 
Dopo aver vinto una borsa di studio per l'università Harvard, si sposa e nel 1957 compie il servizio militare in Algeria. Nel 1959 svolge il suo primo intervento pubblico, sulla fenomenologia di Husserl, e negli anni successivi insegna alla Sorbona, tenendo numerosi seminari soprattutto su Hegel, Husserl e Heidegger.
 
La sua fama crescente lo porta, nel 1963, a scontrarsi direttamente con Foucault, a causa delle critiche che Derrida muove alla sua Storia della follia. La riconciliazione con Foucault avverrà solo nel 1981.
 
Nel 1966 tiene la prima di una lunga serie di conferenze negli Stati Uniti, dove conosce Paul De Man e dove si afferma soprattutto come studioso della lingua e della scrittura. L'anno successivo escono le prime opere di grande diffusione, La scrittura e la differenza, La voce e il fenomeno e Della grammatologia; le sue conferenze gli assicurano una grande notorietà, ma Derrida, durante gli avvenimenti del 1968, preferisce restare defilato, irritato per gli aspetti più ideologici del movimento. In questo stesso periodo, a Parigi, frequenta Blanchot e il poeta Paul Celan.
 
Sempre di più la sua attività filosofica si svolge a livello internazionale, viaggiando e tenendo conferenze in tutto l'Occidente, fra l'Europa (ad esempio in Germania, Svizzera) e gli Stati Uniti, dove sempre più forte è la polemica con i filosofi analitici e in particolare con Searle.
 
Essendo stata approvata una legge che aboliva, in Francia, l'insegnamento della filosofia nelle scuole, Derrida convoca nel 1979 i cosiddetti "Stati generali della filosofia", ovvero 1200 studiosi della materia, in una manifestazione di protesta; è in questa occasione che accetta per la prima volta di essere fotografato in pubblico.
 
Sul finire del 1981 recatosi a Praga per tenere un seminario organizzato da Charta 77, viene arrestato per motivi politici con la falsa accusa di detenzione di stupefacenti. Verrà rilasciato solo grazie all'intervento di Mitterrand.
 
Si moltiplicano negli anni ottanta le critiche all'oscurità e all'ambiguità del suo pensiero, ad es. da parte di Jürgen Habermas e dei filosofi analitici; nel 1992 questi ultimi pubblicheranno una lettera sul Times di Londra, per accusare Derrida di non essere un vero filosofo ma solo uno scrittore, e contesteranno perciò l'assegnazione della laurea honoris causa a Cambridge, avvenuta quello stesso anno.
 
Negli ultimi anni il pensiero di Derrida si concentra maggiormente sui temi etici dell'amicizia, della morte, e sulle questioni politiche, in particolare riguardo l'attualità del problema del terrorismo e del Medio Oriente; nel 2003 viene insignito della laurea honoris causa a Gerusalemme. La sua morte avviene l'anno dopo, nel 2004, in un ospedale parigino, a causa di un tumore al pancreas già in corso da lungo tempo.
 
Pensiero :
Prendendo spunto da alcuni motivi emergenti dalla fenomenologia di Husserl, dal pensiero di Heidegger e dalla linguistica strutturalista di de Saussure, nonché riprendendo temi propri alla riflessione di Nietzsche e di Freud, Derrida ha elaborato un percorso filosofico, originale e provocatorio, che si caratterizza come decostruzione della "metafisica della presenza". Quest'ultima costituirebbe l'aspetto più evidente ed egemone della filosofia occidentale. Nel definire il suo approccio alla filosofia e al testo in generale, Derrida ha insistito nel mettere in guardia dal concepire la decostruzione semplicemente come un metodo d'interpretazione. La nozione di metodo, infatti, è stata elaborata nell'ambito di quella stessa filosofia che la decostruzione coinvolge e pertanto ne condivide taluni presupposti. La decostruzione non riguarda semplicemente l'approccio soggettivo alla materia d'indagine, poiché è ciò che accade alle "strutture" e alle istituzioni che nel complesso costituiscono una cultura; è la trasformazione di quelle stesse strutture e istituzioni. In questo senso si tratta di qualcosa che è "sempre già" incominciato nel momento in cui se ne può prendere atto. Se si considera l'implicazione circolare dell'elemento oggettivo e di quello soggettivo in gioco in un simile approccio, le analogie della decostruzione con l'ermeneutica filosofica sono evidenti. Tuttavia non mancano da parte di Derrida riserve critiche e prese di distanza rispetto a quei principi che mantengono l'ermeneutica aderente alla metafisica della presenza e al cosiddetto "logocentrismo".
 
La riflessione di Derrida ha esercitato qualche influenza in svariati campi del sapere, in particolare nell'ambito della letteratura, del diritto, dell'architettura e dell'arte in generale.
 
Per lo stile di scrittura, particolarmente complesso ed ellittico, da più parti il suo pensiero è stato ritenuto più vicino a una forma letteraria che a una rigorosa elaborazione filosofica. Le reazioni dei critici più autorevoli sono spesso state riprese dallo stesso Derrida in opere successive e fatte oggetto di analisi.
 
In Italia il suo pensiero fu diffuso da Gianfranco Dalmasso professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Bergamo.
 
Il rapporto con la fenomenologia:
I primi lavori di Derrida si situano all'interno del dibattito fra storicismo e strutturalismo impostosi negli anni quaranta e cinquanta, e riguardano in particolare le soluzioni al problema della genesi delle idee (genesi storica o metastorica, ovvero strutturale?) esposte da Husserl nella sua filosofia. Com'è noto, Husserl riteneva di poter dedurre la sussistenza di un io trascendentale, cui corrisponderebbe una logica pura, cui si potrebbe accedere attraverso un processo di riduzione a partire dalle condizioni empiriche della conoscenza effettiva del soggetto. La critica di Derrida a questa impostazione resterà un motivo di fondo e fondativo del suo pensiero: per il filosofo francese, un trascendentale puro non può che essere totalmente astratto e vuoto, quindi indifferente alla storia; il vero trascendentale non può che quindi convivere con il reale pur non essendone direttamente determinato, in altre parole si tratta di un a priori materiale(riempito di contenuti) e non formale: la decostruzione, intesa come analisi dell'esperienza che ne esibisce le strutture necessarie, è a sua volta anche una costruzione, ovvero l'esibizione delle condizioni a priori celate nel mondo e che lo rendono possibile.
 
La questione dell'animalità :
Per Derrida la «questione dell'animalità» rappresenta «il limite su cui sorgono e prendono forma tutte le altre grandi questioni [...]. I rapporti tra uomini e animali dovranno cambiare. E dovranno farlo nella duplice accezione di questo termine, nel senso di una necessità "ontologica" e di un dovere "etico"».[1] Finora agli animali non abbiamo negato la facoltà di parlare, ma la possibilità di risponderci (rispondere a) rendendoci responsabili (rispondere di), in maniera da dar corpo alla riflessione con e su l'Altro.[2] Occorre non «limitarsi a sottolineare che, guardando meglio, ciò che viene attribuito al "proprio dell'uomo" appartiene anche ad altri esseri viventi, ma anche, al contrario, che ciò che viene attribuito al proprio dell'uomo non gli appartiene in modo puro e rigoroso, e che bisogna quindi ristrutturare tutta la problematica»[3].
 
Critiche :
Le principali critiche rivolte al pensiero di Derrida riguardano, da un lato, come detto, la presunta oscurità con cui egli espone i suoi concetti; questa oscurità secondo alcuni sarebbe sinonimo di arbitrarietà, ovvero di mancanza di rigore filosofico; dall'altro canto, la centralità del tema della decostruzione nella filosofia di Derrida, ha spinto alcuni a ritenere il suo un pensiero nichilista, che esita nello scetticismo e nel solipsismo più assoluti, giacché la decostruzione mostrerebbe l'infondatezza e la precarietà di tutta la tradizione del pensiero occidentale. Derrida sostiene invece che il decostruzionismo è affermativo, produttivo, e non mira a togliere fondamento ai concetti, ma solo a esibire le modalità del loro sviluppo e funzionamento.
 
Nikos Salingaros critica aspramente il decostruttivismo in architettura e della sua applicazione a-critica della filosofia del post-strutturalismo. Nel suo saggio The Derrida Virus egli sostiene che le idee di Jaques Derrida, applicate in modo poco critico, costituiscono un “virus” di informazione che distrugge il pensiero logico e la conoscenza. Salingaros utilizza il modello del "meme", già introdotto da Richard Dawkins per interpretare la trasmissione delle idee. Nel fare ciò egli offre un modello che conferma le precedenti affermazioni del filosofo Richard Wolin secondo le quali la filosofia di Derrida è in senso logico nichilista.
 
I maggiori esponenti della filosofia continentale (J. Habermas e K.O. Apel) si sono sempre schierati contro i principi della decostruzione e del decostruzionismo e hanno proposto, al contrario, l'idea di una dialettica progressiva tra la comunità storica e ideale degli interpreti che miri alla progressiva risoluzione dei conflitti economico e sociali attraverso i principi di un'etica della comunicazione, ovvero di una strategia discorsiva pienamente democratica.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 16:08:05
LE CORBUSIER

Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre 1887 – Roquebrune-Cap-Martin, 27 agosto 1965)

.......................... è stato un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese.

 
Tra le figure più influenti della storia dell'Architettura, viene ricordato – assieme a Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright e Alvar Aalto – come maestro del Movimento Moderno. Pioniere nell'uso del calcestruzzo armato per l'architettura, è stato anche uno dei padri dell'urbanistica contemporanea. Membro fondatore dei Congrès Internationaux d'Architecture moderne, fuse l'architettura con i bisogni sociali dell'uomo medio, rivelandosi geniale pensatore della realtà del suo tempo.

Nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, Svizzera, dove studia alla scuola d'arte, orientandosi poi verso l'architettura. Anche se era svizzero, visse in Francia,dove lavorò tutta la sua vita a progettare piante per case e città.
 
All'età di quattordici anni, si iscrisse alla Scuola d'Arte del suo paese natale e quando compì i diciotto anni realizzò la sua prima abitazione. Dal 1906 al 1914 fece numerosi viaggi in Europa, compresa l'Italia, soggiornando soprattutto a Vienna, poi a Berlino dove conobbe Walter Gropius e Mies van der Rohe. Visitando le principali città italiane ricavò un abbondante quaderno di schizzi delle architetture del passato con a margine di ogni disegno annotazioni e appunti sui materiali, sui colori, sulle forme. Ciò gli consente di acquisire un bagaglio culturale che affonda le radici nel passato e di evidenziare la sua passione per l'architettura, nonostante egli non abbia mai compiuto studi regolari in questo ambito.
 
Solo nel 1920 cominciò realmente a lavorare come architetto,infatti apre uno studio a Parigi per dedicarsi a quest'ultima. Durante la fase di apprendistato lavorò a Berlino e poi a Parigi, dove avrà modo di approfondire fra l'altro il suo interesse per la pittura moderna.
Inizialmente lavora nello studio di Auguste Perret (fino al 1922), poi con Pierre Jeanneret apre il suo mitico studio di architettura a Parigi, situato in Rue de Sèvres al 35. Nello stesso periodo, fonda insieme a A. Ozenfant e Dermèe, la rivista "Avant-garde e L'Esprit Nouveau". Quasi subito contrastato dagli accademici per il suo presunto stile rivoluzionario, viene successivamente riconosciuto a livello mondiale, lasciando una traccia profonda nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche.Il problema più grande che si pone l'architetto è che da un lato doveva organizzare lo spazio urbano, in modo che la città possa accogliere agevolmente le grandi masse di lavoratori di ogni livello sociale,dall'altro lato costruire edifici capaci di rispondere alle esigenze di vita collettiva ed individuale di quelle stesse masse.
Il suo sistema progettuale è improntato dunque all'uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici, secondo i principi del "Funzionalismo". Inoltre, molte nuove metodiche per l'ingegneria furono introdotte proprio da Le Corbusier. Il tetto piatto con giardino pensile, ad esempio, rappresenta un importante contributo dell'architettura: esso è formato da un ampio spazio situato su banchi di sabbia, con l'aggiunta di ampie zone verdi poste al di sotto dell'abitazione. Nella sua infaticabile sperimentazione riesce anche a toccare gli estremi opposti in una varietà di linguaggi plastici, come testimoniano le villas La Roche-Jeanneret e Savoye (1929/31), "l'unite d'abitation" di Marsiglia (1947/52), La Cappella di Notre-Dame-Du-Haut sulla sommità di una collina che domina la borgata di Ronchamp (1950/54), il convento dei domenicani La Tourette, La Maison De L'homme a Zurigo e L'ospedale di Venezia.
 
Nello stesso anno mostra, al Salon d'Automne, il suo progetto di una Città per Tre Milioni d'Abitanti, che sarà un caposaldo per i futuri studi urbanistici.
L'anno successivo pubblica Verso una Architettura, il libro d'architettura più importante della prima metà del secolo scorso, un esplosivo manifesto in cui sostiene che l'impegno nel rinnovamento dell'architettura può sostituire la rivoluzione politica, può realizzare la giustizia sociale. Nel libro tratta di tre dei cinque punti: i pilotis, i tetti-giardino e la finestra a nastro. A questi tre elementi si aggiungeranno qualche anno dopo la facciata libera e la pianta libera. Sono i famosi "cinque punti di una nuova architettura" applicati con intenti teorematici in una delle opere più importanti del razionalismo architettonico, villa Savoye a Poissy del 1929.
 
Nel 1927 vinse il primo premio in un concorso internazionale di idee per il progetto del palazzo della Lega delle nazioni di Ginevra. Il progetto non fu, in realtà, mai realizzato. Nel 1925-29 il suo progetto per il Centrosoyus (Ministero Centrale della Pianificazione Economica) a Mosca fu posto in atto; nel 1932 fu costruito a Parigi il Dormitorio Svizzero della Citè Universitarie. Nel 1936 Le Corbusier progettò la sede del Ministero dell'educazione del Brasile a Rio de Janeiro. Fra i progetti di pianificazione urbanistica elaborati da Le Corbusier meritano di essere ricordati quello di Algeri (iniziato nel 1930), di San Paolo, di Rio de Janeiro, di Buenos Aires, di Barcellona (1933), di Ginevra, di Stoccolma, di Anversa e di Nemour (1934). Un suo progetto per un nuovo museo fu realizzato a Tokyo nel 1929.
In quegli anni, poi, scrisse un importante libro sui problemi connessi alla progettazione della città, La Ville Radiouse, che venne pubblicato nel 1935.
 
Da non trascurare anche la sua produzione non strettamente architettonica, ma più legata al design. I mobili di Le Corbusier, ad esempio, creati con la collaborazione di P.Jeanneret e C. Perriand, esposti nel 1929 al Salon d'automne a Parigi, lasciarono perplessi i visitatori, per via del fatto che sembravano voler esaltare un concetto sopra ogni altra considerazione: quello di essere l'espressione concreta della loro stessa funzione. Cos'è una seduta, se non un oggetto che assolve il proprio compito accogliendo il corpo umano in una postura semi-eretta? Il progettista concentra la sua azione sul concetto dell'utile e delle necessità all'uso. Intorno alla struttura più semplice, quella di un tubo metallico eletto a supporto primario dell'oggetto, si organizzano i componenti base di ogni tipo di seduta: la struttura si fa gabbia di contenimento o sistema di appoggio. Questi mobili furono concepiti come degli strumenti idonei ad abitare in modo corretto gli spazi costruiti per l'uomo moderno: ancora oggi, si integrano perfettamente nell'habitat quotidiano, e ciò è dovuto principalmente alla convinzione di Le Corbusier di esprimere nella concretezza dell'oggetto di utilità, il nuovo valore proposto dal binomio forma- funzione. In tal modo l'oggetto, spogliato dell'ornamento, recupera la sua irriducibile intima bellezza, esprimendo la propria natura nell'armonia della nuova forma, semplice ed essenziale.
 
Nel 1944 ritornò all'atelier di Parigi e nel 1946 si trasferì a New York dove il suo genio innovatore fu definitivamente riconosciuto. Morì nell'agosto del 1965 a Roquebrune, in Costa Azzurra.
Nel suo testo teorico Vers une architecture Le Corbusier aveva enunciato i cinque punti dell'architettura moderna:
 I Pilotis (pilastri) sostituiscono i voluminosi setti in muratura che penetravano fin dentro il terreno, per fungere infine da fondazioni, creando invece dei sostegni molto esili, poggiati su dei plinti, su cui appoggiare poi i solai in calcestruzzo armato. L'edificio è retto così da alti piloni puntiformi, di cemento armato anch'essi, che elevano la costruzione separandola dal terreno e dall'umidità. L'area ora disponibile viene utilizzata come giardino, garage o – se in città – per far passare strade.
 Il Toit terrasse (tetto a terrazza) restituisce all'uomo il verde, che non è solo sotto l'edificio ma anche e soprattutto sopra. Tra i giunti delle lastre di copertura viene messo il terreno e seminati erba e piante, che hanno una funzione coibente nei confronti dei piani inferiori e rendono lussureggiante e vivibile il tetto, dove si può realizzare anche una piscina. Il tetto giardino è un concetto realizzabile anche grazie all'uso del calcestruzzo armato: questo materiale rende infatti possibile la costruzione di solai particolarmente resistenti in quanto resiste alla cosiddetta trazione, generata dalla flessione delle strutture (gravate del peso proprio e di quanto vi viene appoggiato), molto meglio dei precedenti sistemi volti a realizzare piani orizzontali.
Plan libre (pianta libera) è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle murature portanti che 'schiavizzavano' la pianta dell'edificio, permettendo all'architetto di costruire l'abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento.
 La Façade libre (facciata libera) è una derivazione anch'essa dello scheletro portante in calcestruzzo armato. Consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma semplicemente da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento, sia con pareti isolanti che con infissi trasparenti.
 La Fenêtre en longueur (o finestra a nastro) è un'altra grande innovazione permessa dal calcestruzzo armato. La facciata può infatti ora essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni ed un contatto più diretto con l'esterno.
 
Questi canoni esposti da Le Corbusier verranno applicati in una delle sue più celebri realizzazioni, la Villa Savoye a Poissy, nei dintorni di Parigi
Il principale contributo di Le Corbusier all'architettura moderna consiste nell'aver concepito la costruzione di abitazioni ed edifici come fatti per l'uomo e costruiti a misura d'uomo[senza fonte]: "solo l'utente ha la parola", afferma in Le Modulor, l'opera in cui espone la sua grande teorizzazione (sviluppata durante la II guerra mondiale), il modulor appunto. Il modulor è una scala di grandezze, basata sulla Sezione aurea, riguardo alle proporzioni del corpo umano: queste misure devono essere usate da tutti gli architetti per costruire non solo spazi ma anche ripiani, appoggi, accessi che siano perfettamente in accordo con le misure standard del corpo umano. Albert Einstein elogiò l'intuizione di Le Corbusier affermando, a proposito dei rapporti matematici da lui teorizzati: «È una scala di proporzioni che rende il male difficile e il bene facile». La produzione standardizzata, basata su un modulo replicabile all'infinito, è un concetto che domina tutta la produzione di Le Corbusier. Nel 1925 egli, insieme al cugino, in meno di un anno edifica il quartiere Pessac di Bordeaux voluto da Henry Frugès, un industriale che trova in Le Corbusier la sintesi del taylorismo e dell'edificio a misura dell'abitante, dell'utente. Gli edifici di Pessac vengono costruiti a tempo di record poiché la loro pianta si basa su un modulo replicabile: le abitazioni sono costruite allo stesso modo di un'auto in una catena di montaggio. Stessa cosa con le case "Citrohan", ideate fin dal 1920 ma realizzate compiutamente a Stoccarda nel 1927: s'intuisce l'assonanza con la 'Citroen', le case non sono altro che nuove realizzazioni a catena di montaggio. «Occorre creare lo spirito della produzione in serie, lo spirito di costruire case in serie, lo spirito di concepire case in serie», è l'idea di Le Corbusier, già presente nel 1910 con lo studio delle case a "Domino", basate su una struttura portante su cui può venir costruito qualsiasi edificio.Tra il 1945 e il 1952 Le Corbusier edifica la prima delle sue "Unités d'Habitation", unità di abitazione, a Marsiglia. Più che semplici abitazioni, si tratta di veri e propri edifici-città. Su diciassette piani costruisce più di trecento appartamenti a 'tagli' diversi (singoli, coppie, famiglie da 3, 4, 5, 6 persone), al posto dei corridoi tra gli appartamenti ben sette 'strade interne' dove sono presenti negozi di ogni tipo, e il tetto (come già teorizzato in Verso un'architettura) diviene un'immensa piazza-terrazza dove viene restituito il verde tolto dal cemento e una grande piscina. È una città-edificio per il proletariato, dove i bambini possono giocare nel parco sul tetto quando il padre è a lavoro e le madri fanno la spesa nelle strade interne. «Le risorse sensazionali della nostra epoca sono messe a servizio dell’uomo», afferma orgoglioso Le Corbusier, che replica le unités anche a Berlino e in alcune città francesi. L'edificio – è l'idea di Le Corbusier – è una macchina da abitare.

Le utopie Urbanistiche :
Le ardite teorie architettoniche di Le Corbusier giungono a una loro razionale compiutezza nei suoi avveniristici progetti urbanistici. Già nel 1922, nel presentare al Salon d'Autumne il suo progetto sulla Città per Tre Milioni d'Abitanti, Le Corbusier illustrava i punti principali della sua città modello. Essa si basa essenzialmente su una attenta separazione degli spazi: gli alti grattacieli residenziali sono divisi gli uni dagli altri da ampie strade e lussureggianti giardini. Le Corbusier destina alle grandi arterie viarie il traffico automobilistico privandolo della presenza dei pedoni, garantendo così alte velocità sulle strade. Ai pedoni è restituita la città attraverso percorsi e sentieri tra i giardini e i grandi palazzi. Il grande maestro vuole non solo realizzare la casa secondo i canoni del Le Modulor, ma anche un nuovo Ambiente costruito che sia nella sua interezza a misura d'uomo.
 
Nel 1933 queste sue idee vengono meglio sviluppate nel capolavoro teorico del progetto della Ville Radieuse, «La città di domani, dove sarà ristabilito il rapporto uomo-natura!». Qui si fa più marcata la separazione degli spazi: a nord gli edifici governativi, università, aeroporto e stazione ferroviaria centrale; a sud la zona industriale; al centro, tra i due lati, la zona residenziale. Il centro viene decongestionato dall'odiata giungla d'asfalto e solo il 12% di superficie risulta coperta dagli edifici residenziali, che si sviluppano in altezza destinando al verde tutte le altre zone. La ferrovia circonda ad anello la città, restando in periferia, mentre le arterie viarie hanno uscite direttamente alla base dei grattacieli residenziali dove sono situati i parcheggi; le autostrade sono rialzate rispetto al livello di base dai pilotis; i trasporti urbani si sviluppano in reti metropolitane sotto la superficie
 
Il grande sogno di poter realizzare la città ideale delle utopie rinascimentali e illuministe si concretizza nel 1951. Il primo ministro indiano, Nehru, chiamò Le Corbusier e suo cugino Pierre per destinare al "più grande architetto del mondo" l'edificazione della capitale del Punjab. Iniziano i lavori per Chandigarh (la "città d'argento"), probabilmente il punto d'arrivo dell'ardito e pionieristico sviluppo di Le Corbusier[non chiaro]. La divisione degli spazi qui giunge a chiudere definitivamente il divario tra uomo e costruzione: la città segue la pianta di un corpo umano; gli edifici governativi e amministrativi nella testa, le strutture produttive ed industriali nelle viscere, alla periferia del tronco gli edifici residenziali – tutti qui molto bassi – vere e proprie isole autonome immerse nel verde. Si concretizza anche la sua grande innovazione del sistema viario, con la separazione delle strade dedicate ai pedoni e quelle dedicate al solo traffico automobilistico: ogni isolato è circondato da una strada a scorrimento veloce che sbocca nei grandi parcheggi dedicati; un'altra strada risale tutto il 'corpo' della città fino al Campidoglio ospitando ai lati gli edifici degli affari; una grande arteria pedonale ha alle sue ali negozi della tradizione indiana, con in più due strade laterali automobilistiche a scorrimento lento; una grande strada, infine, giunge fino a Delhi. La città di Chandigarh fonde tutti gli studi architettonici compiuti da Le Corbusier nei suoi viaggi giovanili per l'Europa e le sue innovazioni del cemento e della città a misura d'uomo. Simbolico il monumento centrale della città, una grande mano tesa verso il cielo, la mano dell'uomo del Modulor, «una mano aperta per ricevere e donare».

Nella sua lunghissima carriera, durata – dai primissimi passi della "Villa Fallet" – quasi 60 anni, Le Corbusier realizzò 75 edifici in 12 nazioni, una cinquantina di progetti urbanistici, tra cui il piano di fondazione di una nuova città, Chandigarh la capitale del Punjab in India, centinaia di progetti non realizzati, tra cui due importanti in Italia.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 16:23:15
HEMITO VON DODERER

Heimito von Doderer (Hadersdorf-Weidlingau, 5 settembre 1896 – Vienna, 23 dicembre 1966)

................. è stato uno scrittore austriaco.

Opere pubblicate in italiano:
 Le finestre illuminate ovvero come il consigliere Julius Zihal divenne uomo, trad. di Clara Bovero, Torino, Einaudi "I Nuovi Coralli", 1978 (I ed. Einaudi 1961).
 La scalinata, trad. di Ervino Pocar, introd. di Margaret Contini, Torino, Einaudi, 1965.
 I demoni. Dalla cronaca del caposezione Geyrenhoff, introd. e nota bio-bibliografica di Anton Reininger, trad. di Clara Bovero, Anita Rho, Laura Mancinelli, Torino, Einaudi, "Gli Struzzi 199", e voll., 1979.
 L'occasione di uccidere (Ein Mord den jeder begeht), trad. di Aldo Busi, con una nota di Claudio Magris, Milano, Garzanti, 1983
 Divertimenti e variazioni, trad. di Angela Di Donna, Milano, SE, 1999.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 16:31:34
ROBERT BLONDIN

Robert Blondin (Magog, 23 febbraio 1942 -)

.................................è uno scrittore e regista.
 
Blondin è nato nel 1942 a Magog nelle borgate orientali (Estrie oggi), Canada.
Egli è meglio conosciuto per la sua brillante carriera come regista, disegnatore e animatore di Radio-Canada ed, è considerato uno degli artefici più importanti di questa istituzione Canadese.
 
La sua attività di romanziere e saggista, meno conosciuto, è una somma forfettaria di osservazioni e conoscenza dei meccanismi della felicità negli esseri umani. Le sue lezioni sono particolarmente popolari con le organizzazioni, le istituzioni e le imprese. Workshop di formazione in comunicazione, è il massimo in questo campo. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Attualmente è presidente di CIBL Radio Montreal. I suoi film di documentari esplorazioni geografiche.
Le sue lezioni sui meccanismi della felicità sono molto popolari.
 
Il sito Cinépomme (cinepomme.ca) è la visita ci sono filmati e interventi filmati le sue conclusioni sulla felicità

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 16:36:09
PHILIPPE  BEAUSSANT

Philippe Beaussant (Caudéran, 6 maggio 1930)

................................. è un musicologo e scrittore francese, membro dell'Académie française.
 
Esperto di musica barocca francese, sulla quale ha scritto numerose opere, è il fondatore del Centre de Musique Baroque di Versailles, del quale è stato direttore artistico dal 1987 al 1996. Ha anche prodotto programmi musicali per Radio France a partire dal 1974. Dalla sua biografia di Jean-Baptiste Lully, Lully ou le musicien du soleil (Éditions Gallimard, 1992), è stato ricavato il film Le Roi Danse (2000).
 
Nel 1993 Beaussant ha vinto il Grand Prix du roman de l'Académie française per il suo romanzo Héloïse.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 16:49:00
JEAN MALAQUAIS

Jean Malaquais (1908 - 22 dicembre 1998)

.................scrittore.

Jean Malaquais è nato a Varsavia nel 1908 da una famiglia ebrea, scomparsa nei campi di sterminio nazisti.
Parte per la Francia nel 1926, dove per diversi anni lavora tra le miniere in Provenza e i mercati di Parigi.
Grazie al sostegno di André Gide porta a termine il romanzo " I giavanesi ", con il quale si afferma come scrittore di grande talento.
Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1943 si rifugia in Messico per poi, trasferirsi negli Stati Uniti.

Muore a Ginevra nel 1998 con la cittadinanza americana.

Jean Malaquais (1908 - 22 dicembre 1998) è stato uno scrittore francese.
E 'nato come Wladimir Jan Pavel Malacki a Varsavia nel 1908, di una non-religiosa famiglia polacca di origine ebraica.
Nel 1926, ha lasciato la Polonia, viaggiando in Europa orientale e nel Medio Oriente, ha scritto: "Ho avuto la sensazione che la fine del mondo si stava avvicinando in Polonia, così ho voluto scoprire la vita di altre terre prima che sparisse del tutto.
Moralmente e intellettualmente ero un vagabondo, un compagno dei diseredati ".
Si stabilì in Francia, dove lavorò come operaio, e ha adottato il nome di Jean Malaquais (che ha preso dal Quai Malaquais).
Egli è stato associato con, anche se non formalmente membro, diverse organizzazioni francesi di sinistra, tra cui il trotzkista Lega comunista, e durante la guerra civile spagnola si unì con le forze repubblicane, come membro delle colonne miliziane del Partito dei Lavoratori di sinistra "di unificazione marxista (POUM). Ha ottenuto il Premio Renaudot nel 1939 per il suo romanzo Les Javanais, sulla base della sua esperienza come minatore immigrato in Provenza, ma è stato ammirato da André Gide, ha fatto il segretario di Malaquais.
 
All'inizio della seconda guerra mondiale, fu arruolato nell'esercito francese, anche se non era un cittadino francese. Fu catturato dai tedeschi, ma riuscì a fuggire, e fuggì nel sud della Francia. Nel 1943, riuscì a lasciare la Francia con l'assistenza di Varian Fry e il Comitato di salvataggio di emergenza, andò in Messico, e, alla fine gli Stati Uniti, dove diventò un cittadino naturalizzato, i suoi genitori sono morti nei campi di concentramento nazisti. Tornò in Francia nel 1947, che lasciaò ancora una volta per gli Stati Uniti nel 1948.

 (A partire dal 1942 e, dopo la guerra, fu membro del gruppo di Sinistra Comunista Sinistra comunista di Francia, negli Stati Uniti, è stato vagamente collegate con un certo numero di gruppi di sinistra non comunisti.)

La sua opera più famosa, è in merito ad un gruppo internazionale di esuli.

I Giavanesi :
Nel 1939 un immigrato ebreo di origine polacca pubblicava in Francia, con lo pseudonimo di Jean Malaquais, il romanzo I giavanesi, vincendo il prestigioso premio letterario Renaudot.
Fino a qualche anno prima, Jean Malaquais lavorava e viveva tra la Provenza e Parigi negli ambienti dei proletari immigrati.
I giavanesi è un romanzo ambientato nella Provenza degli anni Trenta, quella delle vecchie miniere di piombo e argento in cui si condensa quella fauna poco raccomandabile costituita dagli immigrati di mezzo mondo. Sono tedeschi che fuggono la Germania nazista, russi in rotta con il padre dei popoli, spagnoli con l’odio dei falangisti, italiani già stanchi di Mussolini, ma anche croati, polacchi, armeni, cinesi e arabi. Per la Francia sono tutti «giavanesi», una masnada arrivata da chissà dove, e le baracche in cui vivono diventano semplicemente l’«isola di Giava»


Informazioni tradotte dall'Inglese, prese da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 17:11:28
CHARLES VANEL

Charles-Marie Vanel (Rennes, 21 agosto 1892 – Cannes, 15 aprile 1989)

.........................è stato un attore cinematografico e teatrale francese.

Figlio di due commercianti stabilitisi a Parigi, il suo percorso scolastico ebbe poco successo e il giovane Vanel sembrò inizialmente destinato a una carriera in Marina, che però abbandonò per problemi di vista.
Dal 1908 passò a calcare il palcoscenico e, nel 1912, affrontò il suo primo impegno cinematografico con il cortometraggio Jim Crow di Robert Péguy, cui seguirono numerosi altri ruoli nel cinema muto degli anni dieci e venti.
 
Specializzatosi in ruoli di personaggi burberi o amari, Vanel continuò la sua attività cinematografica anche dopo l'avvento del sonoro durante gli anni trenta, ma trovando la definitiva consacrazione e consolidando la propria popolarità presso il pubblico soprattutto nel secondo dopoguerra.
 
Tra le sue innumerevoli interpretazioni, resta memorabile il personaggio di Jo in Vite vendute (1953), l'autista parigino di camion accanto a Yves Montand in uno dei più tesi e drammatici film di Henri-Georges Clouzot.
Il ruolo di Jo, un duro che rivela a poco a poco la propria fragilità interiore, valse a Vanel il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes nel 1953. L'attore fu nuovamente diretto da Clouzot due anni più tardi ne I diabolici (1955), nel ruolo del commissario in pensione Alfred Fichet.
 
Nello stesso anno, Vanel fu scritturato per il celebre Caccia al ladro (1955) diretto da Alfred Hitchcock, in cui interpretò il ruolo del mellifluo e ambiguo Bertani, proprietario di un ristorante a Nizza ed ex compagno nella Resistenza del protagonista John Robie (Cary Grant).
 
Tra i più longevi e versatili attori francesi di tutti i tempi, Vanel assicurò sempre un alto professionismo e una garbata sobrietà, interpretando i più svariati personaggi con sensibilità e acume. Vincitore di un premio speciale al Festival di Cannes nel 1970, fu ancora attivo nel decennio, in particolare con ruoli di anziano e autorevole uomo di legge in prestigiose pellicole quali La più bella serata della mia vita (1972) di Ettore Scola e Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi.
 
Il suo ultimo memorabile ruolo fu in Tre fratelli (1981), sempre diretto da Rosi, in cui - quasi novantenne - interpretò magistralmente il personaggio di un vecchio contadino pugliese che, rimasto vedovo, riceve la visita dei suoi tre figli (un giudice, un insegnante e un operaio).

da wikipedia

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Data nascita: 21 Agosto 1892 (Leone), Rennes (Francia)
Data morte: 15 Aprile 1989 (96 anni), Cannes (Francia)

Nel cinema dal 1920 (è l'attore che vanta la carriera cinematografica più lunga con oltre 200 film) .
interpretò diversi film muti tra i quali spicca Waterloo (1929) in cui fu Napoleone; tra i sonori d'anteguerra (antagonista duro o caratterista bonario) si ricordano I miserabili (1934), L'equipaggio (1935), La bella brigata (1936), Jenny (1936), La legge del nord (1939). Germi lo rilanciò nel 1949 con In nome della legge, dov'era il capomafia. Fu premiato al Festival di Cannes per Vite vendute (1953), cui seguirono I diabolici (1955), La verità (1960), Lo sciacallo (1963) e Ballade pour un chien (1968). Lavorò ancora per il cinema italiano con La più bella serata della mia vita (1972), Cadaveri eccellenti (1976), Tre fratelli (1981). Tra gli altri suoi film si ricordano: Caccia al ladro (1955, di A. Hitchcock), Alice, ovvero l'ultima fuga (1977), Se il sole non tornasse (1987, di C. Goretta.).
 
La sua carriera fu all'inizio scostante e difficoltosa, per la sua incapacità (e una tecnica non molto solida) ad affermarsi nel cinema (scelse lui stesso di iscriversi ad una scuola militare piuttosto che ad una scuola di arte drammatica dopo il liceo), affermandosi poi però con il personaggio a lui più congeniale: l'uomo lacerato e addolorato da intimi conflitti, dal rimorso, da un passato oscuro e tormentato.
Grande attore, per la professionalità e la perseveranza dimostrata negli anni, ottenne nel 1970 un premio speciale al Festival di Cannes.

"Ah, un buon amico vale tutte le donne di tutti i paesi vicini e lontani!"
 dal film La bella brigata (1936) Charles Vanel è Charles

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 17:20:17
AARON SPELLING

Aaron Spelling (Dallas, 22 aprile 1923 – Los Angeles, 23 giugno 2006)

...................................è stato un produttore televisivo e produttore cinematografico statunitense,

Attualmente detiene il record del mondo come produttore televisivo più prolifico.

Spelling nasce in Texas, a Dallas da genitori polacchi di religione giudaica e frequenta la Forest Avenue High School.
A 8 anni, a causa delle prese in giro dei compagni razzisti, Aaron è costretto a rimanere a casa da scuola per un crollo nervoso.
In quei giorni il regista inizia a leggere romanzi d'amore, che come affermato dal regista gli sono stati di grande insegnamento per il suo lavoro.
 
Dal 1942 al 1945, partecipa alla guerra prestando servizio nell'United States Army Air Force, dalla quale al termine dell'arruolamento otterrà una croce di bronzo e un Purple heart, decoro dei feriti in combattimento.
In seguito si iscrive alla Southern Methodist University e si laurea nel 1949. Nel 1953 sposa Carolyn Jones (famosa per aver dato il volto a Morticia Addams nella serie televisiva) e si trasferiscono in California, divorzieranno nel 1965.

Vita e carriera a Hollywood :
Spelling vende la sua prima sceneggiatura per la serie Jane Wyman Theater nel 1954. Continua scrivendo soggetti per le serie Dick Powell, Playhouse 90 e Carovane verso il West. In seguito, trova lavoro come attore.
Dopo aver recitato nel western Gunsmoke, e aver preso parte a pellicole come Criminali contro il mondo, L'amante sconosciuto e Hanno ucciso Vicki, Spelling compare in qualche episodio di Alfred Hitchcock presenta e Dragnet.
Dopo aver sceneggiato i film per il grande schermo Tuoni su Timberland e Un Piede nell'inferno, il regista dà anima e corpo alla produzione, lavoro che gli frutterà i maggiori successi.
I primi risultati li ottiene grazie alle serie La legge di Burke e I ragazzi di Greer, che gli permettono di entrare alla ABC dove le sue produzioni finiscono per dominare il palinsesto.
Tra il 1960 e il 1980 produce serie come Cuore e batticuore, Love Boat, Starsky & Hutch, Charlie's Angels, Fantasilandia, la soap opera Dynasty, e la serie In casa Lawrence che si aggiudicò diversi Emmy Award.
Alla fine degli anni '80 si dedica ai giovani, e assieme a Darren Star crea Beverly Hills 90210. La serie è un trampolino per Tori Spelling, attrice figlia del regista. Visto il successo, crea anche una serie simile dedicata a un target più adulto, Melrose Place.
Nel 1972 insieme al collega Leonard Goldberg, fonda la casa di produzione Aaron Spelling Production, che dal 1986 prende il nome di Spelling Entertainment e in seguito Spelling Television.
Dal 1997 al 1999 produce per la NBC la soap opera Sunset Beach, che con ben 751 puntate batte in longevità Beverly Hills 90210 (292) e Love Boat (241) e dove lo stesso Spelling appare in veste di guest star per due episodi.
 
Appare in più di 27 programmi televisivi tra il 1992 e il 2005, anche se dopo l'inizio del nuovo secolo, raramente concede interviste.
 
Dopo aver ceduto il controllo della Spelling Television ai suoi colleghi in affari, nel 2004, Spelling viene interpretato da Dan Castellaneta nel film per la NBC Behind the Camera, The Unauthorized Story of Charlie's Angels.
 
Da metà anni '90, fino alla morte nel 2006, Spelling produce altre serie di successo, tra le quali Streghe e Settimo cielo, che con le sue undici stagioni, si aggiudica il trofeo per essere la serie più longeva prodotta da Spelling.
Aaron Spelling nella sua carriera ha prodotto oltre 100 film tra i quali Scuola diabolica per ragazze e Guerra al virus (per la televisione), il primo recitato da Shannen Doherty, e il secondo interpretato da Richard Gere. Charlie's Angels, Bolle di sapone, California Poker e Gli infiltrati (per il cinema). Spelling ha diretto anche dieci commedie teatrali.
Spelling, con un totale di oltre 200 produzioni, ha prodotto più di 5.000 ore di messa in onda televisiva.
Molti gli attori lanciati dal produttore, tra i quali John Travolta, Nick Nolte e Julia Roberts, che Spelling produsse nel film Femmine sfrenate. Altri nomi sono Heather Locklear, Shannen Doherty e Joan Collins.
Alcuni personaggi fittizi hanno ricevuto una seconda vita sul grande schermo, grazie ai film Charlie's Angels, Starsky & Hutch e S.W.A.T. - Squadra speciale anticrimine.
 
La sua importanza come produttore gli è valse una stella nella Hollywood Walk of Fame.
 
Vita privata:
Dopo il divorzio dalla Jones, nel 1968 sposa Carol Jean Marer, che cambia nome in Candy Spelling. Diventa padre di Tori e Randy Spelling che iniziano a recitare da adolescenti e che partecipano a molte delle produzioni del padre, una su tutte Beverly Hills, 90210. Era un padre molto affettuoso.
Nel 1996, ha scritto la sua autobiografia, intitolata A Prime Time Life.
 
La sua villa di Los Angeles di 123 stanze costruita su rulli (per evitare le scosse sismiche), viene costruita per 47 milioni di dollari e viene chiamata The Manor, Il maniero. La costruzione, che contiene tra l'altro un'intera ala riservata al guardaroba della moglie, una pista da pattinaggio e da bowling, uno studio apposito per l'incartamento dei pacchi regalo, e una piscina, è considerata la più grande di Hollywood. È infatti più grande del Taj Mahal, ma più piccola del Pentagono.
La Grande Villa è situata nella prestigiosa zona di Holmby Hills, al 594 South Mapleton Drive, non lontana dalle ville, tra gli altri del creatore di Playboy Hugh Hefner, del Produttore ed Ex Presidente di Paramount Pictures Frank Mancuso Sr e del Musicista Jimmy Iovine.
L'intero edificio è stato ufficialmente messo in vendita agli inizi del 2009 dalla moglie Candy, per una cifra pari a 150 milioni di dollari.

La figlia è l'attrice Tori Spelling nota per aver interpretato il ruolo di Donna Martin nella fortunata serie tv Beverly Hills 90210.
 
Malattia, denuncia e morte :
Nel 2001 gli viene diagnosticato un cancro orale.
Il 28 gennaio 2006 viene denunciato dalla sua infermiera che lo accusa di non specificati danni per sei capi d'accusa, inclusi abuso sessuale, discriminazione, assalto e infliggimento volontario di stress.
Il 18 giugno 2006 Spelling ha un serio attacco di cuore nella sua residenza a Beverly Hills, Los Angeles, California.
Muore cinque giorni dopo, il 23 giugno 2006 per complicazioni derivate dall'attacco di cuore all'età di 83 anni.
Il funerale che si celebra molti giorni dopo, è strettamente privato. Viene sepolto in una cripta in un mausoleo all'Hillside Memorial Park a Culver City, California.
 
L'ex produttore ha lasciato i suoi beni, stimati intorno ai 500 milioni di dollari, alla moglie Candy (primaria beneficiaria), ai figli Tori e Randy e al fratello Dean.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 17:35:34
ANDRE BLAVIER

André Blavier, nato il 23 ottobre 1922 a Verviers-Hodimont e morì 12 giu 2001 a Verviers,

....................era soprattutto uno studioso di grande curiosità, un critico letterario e pittorico e un poeta di lingua francese del Belgio.

Nato in una famiglia della classe operaia, André Blavier leggendario uomo con la pipa come Simenon, sposato Odette, Odette ha detto Blavier, autore di testi, collage, e traduttore della lingua tedesca (tra cui Le avventure del Barone di Munchausen, Carl Leberecht Ed Immermann. cartuccia).
La sua scoperta per Raymond Queneau cambierà la sua vita. Limo letture per bambini e The Quack sono stati determinanti. "Queneau mi ha permesso di sfuggire alla disperazione e al suicidio che ho guardato negli anni 1942-1943 ... Non posso dire che ho letto tutti i libri, ma la carne era già stanco, e tutto il m ' annoiato ". L'amicizia e la corrispondenza regolare legare sia MEN2. E 'stato il creatore del Centro di Documentazione di Raymond Queneau Verviers, entrato in funzione nel 1976, alla morte di quest'ultimo. E 'stato eletto al Oulipo come corrispondente estero nel 1961.
Verviers Librarian comuni, specialista René Magritte - che ha organizzato a Verviers nei primi anni del 1950 l'esposizione - che ha fondato nel 1952, con Jane Graverol, Meles rivista Time, che si accende e il titolo: "Il mese è odioso La fame e me difficile.
Dichiariamo il tempo impiegato. "Questa recensione è apparso per quasi 25 anni (150 numeri): ha permesso di scoprire o far conoscere gli artisti in Belgio e autori come René Magritte, René Crevel, Raymond Queneau, Boris Vian e Eugène Ionesco. André Blavier ha scoperto anche pittori ingenui e d'avanguardia, o il pittore Maurice Pirenne.
 
Il suo libro di riferimento, un vero e proprio monumento è la compilazione ombra letteraria di pazzi letterari ed eccentrici della letteratura (Veyrier, 19823). Secondo lui, la parola pazzo non è un peggiorativo. Tra questi "pazzi letterari" sono Bouzeran Joseph, Charles Callet, Charles-Joseph de Grave, J.-M. Boisseau, Boncors Auguste, Jacques Lambrecht, Sir John George Tollemache Sinclair ...
 
Scrisse anche un'ode alle donne alessandrini superando in numero alla Chanson de Roland, il male del paese o di lavoro forzato (a) ed (l'allume, 1983) ha descritto come epico morale e, pornografia. Pessimistico Blavier divertente ricevuto il Grand Prix 1977 de l'Humour nero Xavier vi riserva Forneret omelie. Una delle sue ultime opere è stata la notte 6-74, a meno di 'Patafisica elementari con Cécile de France, diretto da Patrice Bauduinet.
 
Vallone convinto ha firmato il Manifesto per la cultura della Vallonia nel 1983.
 
Fu sepolto a Verviers.

I suoi riconoscimenti che ci raccontano l'pataphysician carattere del personaggio e delle attività: Università satrapo di 'Patafisica, e corrispondente membro affittuario reale del Collegio di' Patafisica, Commendatore dell'Ordine ha richiesto la grande gidouille, corrispondente estero l'Oulipo, certificato Seminario Debonair Quercicanin, membro della Libera Accademia del Belgio, la Confraternita dei Cavalieri del Gusto-Ass e canne di varie aziende e / o scientifica Patacon il Grand Imperial Impero, Ufficiale della dell'Ordine delle Arti e delle Lettere, per inciso Cavaliere dell'Ordine di Leopoldo.

da wikipedia
Tradotto dal Francese.....mi scuso per la traduzione approssimativa

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 17:43:26
BLAISE CENDRAS

Blaise Cendrars, pseudonimo di Frédéric-Louis Sauser (La Chaux-de-Fonds, 1 settembre 1887 – Parigi, 21 gennaio 1961),

................................è stato uno scrittore svizzero naturalizzato francese.

 
La sua opera è stata fin dagli inizi caratterizzata dal viaggio e dall'avventura.
Nella sua poesia come nella sua prosa (romanzi, corrispondenze, memorie) all'esaltazione della modernità si aggiunge la volontà di crearsi una leggenda dove l'immaginario s'intreccia inestricabilmente al reale.
 
Attivo nella legione straniera francese, partecipa alla prima guerra mondiale.
Il 28 settembre 1915, perde in combattimento l'avambraccio destro, la sua mano di scrittore.
Questa menomazione marca profondamente l'opera di Cendrars, facendogli scoprire la sua identità di mancino. Il suo rapporto con la scrittura ne sarà completamente cambiato.
 
Poeta, scrittore, reporter, realizzatore cinematografico, sceneggiatore, fondatore di riviste culturali, uomo d'affari, Blaise Cendrars avrà una forte influenza su tutte le avanguardie artistiche e letterarie di inizio XX secolo. La sua opera è di grande respiro e un inno alla vita.
 
Scrisse una delle pagine più sconvolgenti sulla guerra nel romanzo del 1918 J'ai tué ("Ho ucciso"). Qui in versione originale francese:
« Mille millions d'individus m'ont consacré toute leur activité d'un jour, leur force, leur talent, leur science, leur intelligence, leurs habitudes, leurs sentiments, leur cœur. Et voilà qu'aujourd'hui j'ai le couteau à la main. L'eustache de Bonnot. « Vive l'humanité ! » Je palpe une froide vérité sommée d'une lame tranchante. J'ai raison. Mon jeune passé sportif saura suffire. Me voici les nerfs tendus, les muscles bandés, prêt à bondir dans la réalité. J'ai bravé la torpille, le canon, les mines, le feu, les gaz, les mitrailleuses, toute la machinerie anonyme, démoniaque, systématique, aveugle. Je vais braver l'homme. Mon semblable. Un singe. Œil pour œil, dent pour dent. À nous deux maintenant. À coups de poing, à coups de couteau. Sans merci. Je saute sur mon antagoniste. Je lui porte un coup terrible. La tête est presque décollée. J'ai tué le Boche. J'étais plus vif et plus rapide que lui. Plus direct. J'ai frappé le premier. J'ai le sens de la réalité, moi, poète. J'ai agi. J'ai tué. Comme celui qui veut vivre. »

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Febbraio 2013, 17:56:00
EDGARD JACOBS

Edgard Félix Pierre Jacobs, più noto con lo pseudonimo di Edgard P. Jacobs (Bruxelles, 30 marzo 1904 – Bruxelles, 20 febbraio 1987),


................................è stato un fumettista belga, creatore della serie Blake e Mortimer.

Collaboratore di Hergé, a sua volta creatore di Tintin, è, nell'ambito della letteratura disegnata, tra gli autori legati allo stile detto ligne claire (linea chiara).

Dopo aver lavorato come comparsa e baritono tra il 1917 e il 1940, Jacobs decise di dedicarsi al disegno collaborando al settimanale Bravo, qui introdotto dall'amico Jacques Laudy, fino al 1946. Dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti, non essendo più possibile ricevere le tavole di Flash Gordon di Alex Raymond pubblicate dalla rivista, a Jacobs, nel 1942, fu affidato il compito di terminare la serie statunitense. Riuscì ad imitare alla perfezione lo stile di Raymond tanto che i lettori non si resero conto dell'inganno benché l'autore belga avesse apposto la sua firma. Ben presto l'occupante tedesco proibì la pubblicazione della serie e Jacobs dovette abbandonare l'incarico. Su proposta di Bravo realizzò il suo primo fumetto, Il Raggio U (Le Rayon U), serie di fantascienza ispirata a Flash Gordon che uscì sulla rivista nel febbraio del 1943. Si ritrovano personaggi con le stesse caratteristiche (il militare gentile, lo scienziato buono, il traditore al servizio dei malvagi militari).
 
Nel 1941, Jacobs conobbe e divenne amico di Hergé. Lavorò con lui al rimaneggiamento degli albi Tintin in Congo (Tintin au Congo), Tintin in America (Tintin en Amérique), Lo Scettro d'Ottokar (Le Sceptre d’Ottokar) e Il Drago Blu (Le Lotus bleu) nel 1943 quindi, l'anno successivo, collaborò a Le 7 Sfere di cristallo (Les 7 Boules de cristal) e a Il Tempio del sole (Le Temple du Soleil). Furono apportate correzioni, modifiche al formato, furono ridisegnate certe strisce e colorati gli albi in bianco e nero.
 
Nel 1946 entrò a far parte del gruppo del nuovo Journal de Tintin che pubblicò il 26 settembre, nel primo numero dell'edizione belga, un suo fumetto Il segreto dell'Espadon (Le secret de l'Espadon), primo della serie Blake et Mortimer, a tavole settimanali in quarta di copertina e La guerra dei mondi dal romanzo di fantascienza di H. G. Wells.
 
Nel 1947 cessò la sua collaborazione con Hergé per consacrarsi ai suoi eroi pur continuando a lavorare per il settimanale. Il mistero della grande piramide (Le mystère de la grande pyramide) uscì nel 1950 e nel 1953 fu la volta di un suo albo diventato leggendario, Il marchio giallo (La marque jaune). Seguiranno L'enigma di Atlantide (L'énigme de l'Atlantide) nel 1955, S.O.S. meteore (S.O.S. Météores) nel 1958, La diabolica trappola (Le piège diabolique) nel 1960, Il caso del collier (L'affaire du collier) nel 1965.
 
Nel 1971 Tintin pubblicò il primo episodio della nuova serie Le 3 formule del professor Sato (Les 3 formules du professeur Satō). Solo nel 1990 uscirà postumo il secondo episodio completamente disegnato da Bob de Moor seguendo fedelmente le indicazioni della sceneggiatura di Jacobs.
 
Nel 1981 Edgar P. Jacobs diede alle stampe le sue memorie dal titolo Un opéra de papier, Les mémoires de Blaker et Mortimer e il 23 dicembre 1983, creò la Fondation Edgard P. Jacobs il cui presidente è Philippe Biermé.
 
Dopo la morte di Jacobs, le avventure di Blake et Mortimer proseguiranno e nella realizzazione dei nuovi albi si cimenteranno Van Hamme e Ted Benoit, autori dei due episodi Il caso Francis Blake (L'Affaire Francis Blake, 1996) e Lo strano appuntamento (Un étrange rendez-vous, 2001), e Yves Sente e André Juillard, autori di La macchinazione Voronov (La Machination Voronov, 1999) e I sarcofagi del sesto continente (Les Sarcophages du 6e continent), pubblicato in due tomi: tomo 1 Minaccia Universale 2003, tomo 2 Il duello degli spiriti 2004.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 11:07:04
CHARLES COLSON

Charles Wendell Colson, chiamato talora Chuck Colson (Boston, 16 ottobre 1931 – Falls Church, 21 aprile 2012),

.........................................è stato un politico e predicatore statunitense.

Dopo aver servito come ufficiale nel Corpo dei Marine dal 1951 al 1953, Colson lavorò dapprima nel Dipartimento della Marina (1953-1956) e successivamente per il senatore repubblicano Leverett Saltonstall (1956-1961) e per una società di avvocati di Washington (1961-1969).
Nel 1969 fu nominato dal presidente Nixon consigliere giuridico della Casa Bianca.
Come uno dei principali collaboratori di Nixon, Colson fu implicato nelle attività illegali di spionaggio ai danni del Partito Democratico; coinvolto nello scandalo Watergate che, causò la fine della carriera di Nixon, Colson fu condannato a tre anni di prigione.
Fu poi condannato ad altri sette mesi per spionaggio ai danni dell'economista Daniel Ellsberg:
Colson aveva mandato infatti i suoi uomini nello studio di uno psichiatra affinché rubassero la cartella clinica di Ellsberg, affinche le informazioni venissero usate contro l'esponente liberal.

Liberato dopo aver scontato solo sette mesi di prigione[1], Colson rivelò di aver ritrovato in prigione la fede cristiana. Divenne divulgatore dell'evangelicismo con interventi sui mezzi di comunicazione di massa e con libri, ed espresse posizioni della destra conservatrice in politica. Fondò l'associazione Prison Fellowship per l'assistenza ai detenuti, agli ex detenuti e alle loro famiglie. Nel 1993 ricevette il Premio Templeton per la sua attività in ambito religioso.
 
È scomparso nel 2012 all'età di 80 anni a seguito di un'emorragia cerebrale.

da Wikipedia
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Colson in pratica fu il braccio " sinistro " di Nixon.
Il braccio destro più sinistro d'America è morto a 80 anni portandosi nella tomba i segreti del Watergate:
tra le lacrime dei suoi amici senza tempo, da George W. Bush a Rick Santorum, il primo a piangere "un patriota che amava il proprio Paese e amava servire Dio".
Dio, per la verità, Charles "Chuck" Colson, il braccio destro di Richard Nixon, l'uomo che più di ogni altro si distinse nelle trame sinistre del Watergate, ha cominciato a servirlo soltanto quando lo sbatterono in prigione: e naturalmente a servirlo a modo suo.
Più di un giudice ha aperto un'inchiesta sui predicatori della sua Prison Fellownship, l'associazione cristiana per il recupero spirituale dei detenuti accusata di fare confusione tra Stato e Chiesa, usando tasse dello Stato per fini religiosi. Ma tant'è.
Colson non solo aveva conservato nel Partito repubblicane amicizie altolocate: fu addirittura riverito e premiato da George W. Bush, dopo che suo fratello Jeb aveva provveduto una quindicina d'anni fa a lavargli la fedina penale, restituendogli i diritti civili.
Il vecchio Chuck, ricorda il New York Times, salì alla Casa Bianca per spingere il presidente, cristiano rinato come lui, a fare della religione il pilastro delle sue scelte. "Non devi venire a dirlo a me" gli rispose George W: "Se non fosse per Cristo io starei ancora lì a bere".

La religione Chuck l'aveva riscoperta soltanto dopo la batosta del carcere. Oltre alle porcherie del Watergate,
l'intrigone fu condannato a sette mesi per aver cercato di mettere ancora più nei guai Daniel Ellsberg, l'uomo che ai tempi passò al New York Times i segreti del Pentagono sul Vietnam e oggi è diventato un apostolo di WikiLeaks e sostenitore di Julian Assange.
Per incastrarlo, Chuck aveva fatto quello che sapeva fare meglio: rubare. Mandando i suoi uomini a frugare nelle carte del suo psichiatra in modo da distruggere l'immagine pubblica del povero Daniel.
Che tipetto, eh? D'altronde l'aveva confessato lui stesso, arrivato neppure quarantenne alla corte del Presidente: "Per Nixon sarei pronto a passare sulla tomba di mia nonna". Passò sicuramente, più e più volte, sopra la legge. Quando spararono a un noto repubblicano, Nixon chiese: chi è stato? E lui sicuro: sicuramente uno di sinistra. E tanto per non sbagliare fece piazzare dai servizi deviati pamphlet di sinistra nell'appartamento dello sparatore. Fu lui, sopratttutto, ad "assumere" quell'Howard Hunt della Cia che fu poi arrestato nel tentativo di rubare e piazzare le cimici alla sede dei democratici lì al Watergate di Washington: nacque così lo scandalo che solo l'inchiesta di Carl Bernstein e Bob Woodward del Washington Post riuscì a portare la luce.
Il resto è storia. Tutti gli uomini del Presidente è diventato un famosissimo film. Ma la vita dell'uomo che ispirò quelle trame non sarebbe da meno: da Nixon a Bush, dalla prigione a Rick Santorum.

da un articolo della Repubblica
(22 aprile 2012)

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Charles ”Chuck” Colson, una delle personalita’ della Casa bianca coinvolte nella scandalo Watergate che nel 1974 porto’ alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, e’ morto all’eta’ di 80 anni in un ospedale della Virginia.
Inseguito per anni dalla fama di essere ”un artista degli sporchi trucchi” e ”un genio malefico”, capace di dire, e di confermare a distanza di anni, che sarebbe stato pronto ”a passare sul cadavere di mia nonna” pur di ottenere la rielezione di Nixon, dopo aver scontato una condanna a sette mesi di prigione divenne un leader evangelico, affermando di essere ”nato di nuovo”.
Tra gli ”sporchi trucchi” di cui si rese protagonista spicca in particolare la compilazione che fece di una ”lista di nemici”, in cui comparivano i nomi di uomini politici, giornalisti e attivisti che riteneva rappresentassero una minaccia per Nixon.
Tra di loro c’era  un alto funzionario del Pentagono, Daniel Ellsberg, contro cui orchestro’ una campagna di diffamazione sospettandolo di aver fatto filtrare al Washington Post e al New York Times informazioni top-secret sulla guerra in Vietnam, le cosiddette, celeberrime ”Pentagon Papers”
Nella vicenda del Watergate Colson non ebbe un ruolo da diretto protagonista, ricorda il Washington Post, ma fu comunque lui a telefonare nel febbraio del 1972 al Comitato per la Rielezione del Presidente per chiedere di avviare al piu’ presto un non meglio precisato ”programma di intelligence”, e fu proprio il ‘team’ che aveva reclutato per il lavoro contro Ellsberg a fare irruzione in una suite del Watergate, un famoso albergo di Washington, per spiare il quartier generale del partito democratico in un anno elettorale. Dopo varie vicende gli infiltrati vennero arrestati e le loro testimonianze fecero esplodere lo scandalo.
A causa della sua reputazione, Colson lascio’ lo staff della Casa Bianca nel 1973, un’anno prima delle dimissioni di Nixon, e fu per la vicenda Ellsberg che fini’ in prigione, dove ebbe l’idea di creare un’associazione che si occupasse di promuovere riforme del sistema carcerario e di favorire la conversione cristiana dei detenuti. Ma la sua attività di predicatore non fu mai presa sul serio. Scrisse in proposito il Boston Globe nel 1973: ”Se Colson può pentirsi per i suoi peccati, allora lo possiamo fare tutti”.Diversamente la pensava l’ex-presidente George W. Bush che lodò l’attività di Colson e lo invitò alla Casa Bianca, citando il suo esempio e sostenendo che le iniziative basate sulla fede possono aiutare l’America.
Colson ammise di aver sbagliato nell’aver ideato e di aver partecipato alle malefatte di Nixon, ma ha sempre conservato un profondo astio per Mark Felt, con cui aveva lavorato, l’ex-agente dell’Fbi passato alla storia come ”Gola Profonda” che segretamente forniva informazioni sugli ”sporchi trucchi” della Casa Bianca ai giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein. La vera identità di ”Gola Profonda” è stata svelata solo nel 2005.

da blitzquotidiano.it

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 11:26:19
CHARLES  RUGGLES

Charles Ruggles (Los Angeles, 8 febbraio 1886 – Hollywood, 23 dicembre 1970)

.......................................è stato un attore statunitense specializzato in ruoli brillanti.


Nella sua carriera, che copre sei decenni, girò oltre un centinaio di film.

Charles Sherman “Charlie” Ruggles nacque a Los Angeles nel 1886.
Studiò medicina, ma abbandonò la carriera medica per imbracciare quella dell'attore, apparendo nel 1905 sul palcoscenico.
Nel febbraio 1914, fece il suo debutto a Broadway in Help Wanted, una produzione di Oliver Morosco.
L'anno seguente, girò il suo primo film, iniziando una carriera che sarebbe durata fino agli anni sessanta, lavorando negli ultimi anni anche per la televisione.

da wikipedia

Attore statunitense. Fratello del regista Wesley R., nella sua lunga carriera cinematografica recita in oltre cento film, senza contare le apparizioni televisive, radiofoniche e teatrali. Compare in alcune delle più belle sophisticated comedies dei primi anni del sonoro, come Mancia competente (1932) di E. Lubitsch, Il maggiordomo (1935) di L. McCarey e il celeberrimo Susanna! (1938) di H. Hawks. Tra il 1949 e il 1951 recita in una delle prime situation comedy americane, The Ruggles. Trascorre gli anni ’50 lontano dagli schermi, per poi tornare nel decennio successivo in alcune commedie per ragazzi prodotte dalla Disney, come Il cowboy con il velo da sposa (1960) di D. Swift, Un professore a tutto gas (1963) di R. Stevenson, Quattro bassotti per un danese (1966) e I ragazzi di Camp Siddons (1966) entrambi di N. Tokar.

da MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 11:37:06
CHARLES  EAMES

Charles Ormond Eames, Jr (Saint Louis, 17 giugno 1907 – Saint Louis, 21 agosto 1978)

..............................è stato un designer, architetto e regista statunitense.


Charles Eames iniziò molto precocemente l'attività di progettista tanto da essere impiegato, già all'età di soli 14 anni, nei laboratori della Laclede Steel Company.
 
Studiò architettura alla Washington University a St. Louis. Propose ai suoi professori lo studio dell'opera di Frank Lloyd Wright ma, dapprima dissuaso dall'intento, fu poi espulso dalla scuola in quanto – si legge nel commento di uno dei professori - "il suo punto di vista era troppo moderno".
Una grande influenza ebbe su di lui l'architetto finlandese Eero Saarinen con cui condivise alcune esperienze professionali e di cui divenne amico. Nel 1938, su invito di quest'ultimo, si trasferì nel Michigan, dove studiò architettura alla Cranbrook Academy of Art, per poi insegnarvi successivamente divenendo anche direttore del dipartimento di Disegno industriale.
Nel 1941 vinse, con Eero Saarinen, il concorso per il MoMA di New York relativo all'"Organic Design in Home Furnishing" (Design organico nell'arredamento domestico). Il loro lavoro mostrò un nuovo modo di concepire il mobile in legno, sperimentando l'uso di compensato in legno curvato, come fatto pochi anni prima da Alvar Aalto.
Nel 1941 si congiunse in seconde nozze con Ray Kaiser, anche lei architetto e designer, con cui condivise la successiva vita professionale. A seguito del matrimonio si trasferì a Los Angeles in California, dove fondò con la moglie quello che da allora in poi fu conosciuto come lo studio degli "Eames".
Alla fine degli anni '40 fu coinvolto nel programma sperimentale Case Study Houses di edilizia residenziale, disegnando tra l'altro la propria casa, successivamente indicata come un esempio antesignano dell'architettura high-tech.
La produzione poliedrica degli Eames si sviluppò in diversi campi comprendendo, oltre al design, anche l'architettura e il cinema.

Fu insignito di diversi prestigiosi premi tra cui si citano: il Kaufmann International Design Award nel 1961, il 25 Year American Institute of Architects Award nel 1977, il Queen's Gold Medal for Architecture nel 1979.

da wikipedia
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Charles Eames (1907-1978)
Considerato come uno dei designer più influenti del 20 ° secolo, Charles Eames è nato a St. Louis, Missouri. Premiato come il miglior designer americano della sua generazione, Eames è stato fortemente influenzato dal lavoro dello zio, il grande architetto William S. Eames.

Durante la sua carriera universitaria studiando architettura alla Washington University di St. Louis, Eames meglio ha cominciato a mettere le sue idee in moto mentre lavorava come operaio presso la Laclede Steel Company nella città della sua nascita. Qui, ha ereditato conoscenze pratiche  e l'esperienza di ingegneria, il disegno e l'architettura, l'apprendimento delle tecniche di stampaggio  che l'avrebbero poi reso famoso.

Sia Charles Eames e sua moglie Ray sono ancora fortemente celebrati a livello internazionale, in particolare per il loro lavoro nel campo dell interior design. Entrambi hanno collaborato a numerosi progetti, guadagnandosi il premio AIA Venticinque anni nel 1977 e il prestigioso Royal Gold Medal Award nel 1979, un anno dopo la morte di Charles. Il loro lavoro è ancora in mostra al MoMA di New York, mentre nel 1985  IDSA ha accreditato i coniugi Eames come " designer più influenti del 20 ° secolo".
 
da infurn.com

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 12:07:09
CHARLES LIGHTOLLER

Charles Herbert Lightoller (Chorley, 30 marzo 1874 – Richmond, 8 dicembre 1952)

.................................... è stato un marinaio britannico.  " Secondo Ufficiale a bordo del Titanic "

Fu Comandante militante nelle compagnie marine DSC & Bar, RD e RNR, ma è maggiormente ricordato per aver ricoperto il grado di secondo ufficiale a bordo del Titanic, nonché l'ufficiale più anziano ad essere sopravvissuto al disastro.
Lightoller venne decorato per il coraggio dimostrato nella marina durante la Prima guerra mondiale e, successivamente, in pensione; si distinse anche durante la Seconda guerra mondiale, fornendo navi di soccorso durante l'Operazione Dinamo.

Charles Herbert Lightoller nacque a Chorley, nel Lancashire, il 30 marzo 1874, in una famiglia che coltivava cotone, la quale possedeva un mulino; sua madre, Sarah Lightoller, morì poco dopo il parto. Suo padre, Fred Lightoller, abbandonò il figlio in giovane età, trasferendosi in Nuova Zelanda. Evitando di trovare lavoro in fabbrica, come la maggior parte dei giovani inglesi di quegli anni, all'età di 13 anni Charles iniziò un apprendistato di quattro anni nella marina, a bordo della Primrose Hill. Nel suo secondo viaggio, partì con l'equipaggio della Holt Hill. Durante una tempesta nel Sud dell'Atlantico, la nave venne costretta ad sostare presso Rio de Janeiro, a quel tempo nel bel mezzo di una epidemia di vaiolo e durante una rivoluzione. Un'altra tempesta, il 13 novembre 1889, nel nell'Oceano Indiano, causò un'arenata ai danni della nave dove si trovava Lightoller, presso l'Isola Saint Paul. Venne tratto in salvo, insieme ai compagni, dalla Coorong e portato ad Adelaide, Australia.
Lightoller prese parte all'equipaggio della nave Duke of Abercorn, per tornare in Inghilterra.
 
Lightoller ritornò a servire sulla Primrose Hill, per il suo terzo viaggio. Arrivato a Calcutta, in India, fu promosso a secondo marinaio.
A bordo della Knight of St. Michael, il carico di carbone prese fuoco e per i suoi sforzi nel sedare l'incendio e salvare la nave, Lightoller venne promosso secondo ufficiale.
 
Nel 1895, all'età di 21 anni, come veterano di pericoli in mare, ottenuta la promozione a secondo ufficiale, lasciò le navi a vela per le navi a vapore. Dopo tre anni di servizio alla Elder Dempster's African Royal Mail Service, sulla costa dell'Africa occidentale, riuscì a sopravvivere dopo l'attacco di una pericolosa malaria.
 
Lightoller si recò presso lo Yukon, nel 1898, lasciando temporaneamente la marina, partecipando alla Corsa all'oro del Klondike.
Non trovò alcun oro e divenne in seguito un cowboy, senza successo, dell'Alberta, Canada.
Divenuto un vagabondo col passare del tempo, progettò di ritornare in Inghilterra, prima attraversando a cavallo tutto il Canada seguendo la linea ferroviaria. Lavorò come guardiano di bestiame su una nave che trasportava animali dall'America all'Europa per ritornare in patria.
Nel 1899, tornò a casa senza un soldo.
Superò gli esami di capitano e si unì alla Greenshields and Cowie per lavorare su navi porta bestiame, questa volta come secondo ufficiale della Knight Companion.
Nel gennaio del 1900, iniziò la sua carriera con la White Star Line, come quarto ufficiale della Medic.

Sulla Medic, in un viaggio dalla Gran Bretagna al Sudafrica ed Australia, Lightoller venne rimproverato per uno scherzo che lui ed alcuni compagni fecero sui cittadini di Sydney, a Fort Denison, presso Port Jackson. Nel 1900, durante le Guerre boere, le truppe australiane combatterono a fianco degli inglesi; la Medic entrò nel porto di Sydney e gettò l'ancora in un Baia Naturale. Insieme ai compagni di viaggio, il giovane Lightoller fu stupito delle preoccupazioni espresse dalla popolazione locale al riguardo del conflitto in Sudafrica, così decise di divertirsi un po' a loro spese. Nelle prime ore del mattino, Lightoller, accompagnato da quattro Guardiemarine, remò tranquillamente nel buio prima dell'alba presso la fortezza locale e salì sulla torre. Issarono una bandiera Boera improvvisata su un parafulmine, caricarono un cannone da 14 libbre (6.4 kg) di polvere di sabbia, aggiunsero rifiuti di cotone bianco e versarono polvere a grana fine prima di accendere la miccia che con l'esplosione causò fiammate da 50 piedi (15 m); i marinai scapparono sulla Medic a guardare lo spettacolo dal ponte.
 
Vi fu un botto clamoroso, che fece saltare le finestre nel vicinato e svegliò le persone che vivevano intorno al porto. Purtroppo per Lightoller, i passeggeri sulla Medic avevano assistito a tutta la scena. La polizia si recò immediatamente sul ponte della nave per discutere con l'equipaggio.
 
La White Star Line venne costretta a pagare i danni e chiedere scusa alla città ed ai cittadini coinvolti. La carriera di Lightoller sembrava ormai volgere al termine, ma nonostante tutto il suo nome non venne nemmeno accennato e la colpa dell'incidente andò su tutto il resto dell'equipaggio.
I suoi superiori, tacitamente, avevano apprezzato l'umorismo del suo scherzo e poco tempo dopo ebbe una promozione.
 
In seguito, si imbarcò sul Majestic, sotto il comando del capitano Edward John Smith. Da lì, venne promosso a terzo ufficiale sulla RMS Oceanic, anch'essa della White Star Line. Si trasferì di nuovo sul Majestic e poi nuovamente sulla RMS Oceanic come primo ufficiale.

IL TITANIC :
Nel marzo del 1912, due settimane prima del viaggio inaugurale, Lightoller salì a bordo del Titanic, a Belfast, ricoprendo il grado di primo ufficiale per le prove in mare. Il comandante Edward John Smith nominò Henry Tingle Wilde capitano in seconda, abbassando così i ruoli di William McMaster Murdoch a primo ufficiale e Lightoller a secondo ufficiale. Inizialmente a ricoprire il grado di secondo fu David Blair, ma venne escluso dal viaggio. La partenza senza Blair causò un grave problema: Blair era il possessore della chiave per i binocoli della nave[senza fonte].
Poiché le vedette in coffa non ebbero la possibilità di usare alcun binocolo, Lightoller promise di acquistarne quando il Titanic sarebbe arrivato a New York.
 
La sera del 14 aprile, dopo quattro giorni di viaggio, Lightoller era di turno in plancia in qualità di responsabile della condotta di navigazione.
Alle 21.00 arrivò il comandante Smith, che si intrattenne a parlare con l'ufficiale per qualche minuto. Uno stralcio del dialogo fu ricostruito dallo stesso Lightoller durante l'Inchiesta Britannica n. 13611-35 successiva al disastro.
Smith notò che faceva molto freddo e l'ufficiale rispose che aveva già chiamato il maestro d'ascia:
 "C'è un grado sopra zero. Ho avvertito il maestro d'ascia che gelerà durante la notte."
 "Non c'è molto vento."
 "No, è calma piatta."
Lightoller aggiunse che l'assenza di vento non avrebbe rivelato la presenza di iceberg causata dello sciabordio delle onde alla base del ghiaccio. Detto questo, il comandante lo avvertì che avrebbero dovuto diminuire la velocità in caso di foschia, quindi se ne andò a dormire.
Alle 22.00 Lightoller fu rilevato dal Primo Ufficiale Murdoch e si ritirò a sua volta in cabina.
Intorno alle 23.40, quando era già steso sul letto e stava per addormentasi, sentì una leggera anomalia nel moto della nave:
egli la definì come "un'improvvisa vibrazione" e "un'interruzione nella monotonia del movimento".
Con indosso solo il pigiama, Lightoller uscì sul ponte per vedere cosa era successo, ma non avendo visto niente tornò nel suo alloggio. Egli rimase comunque sveglio fino a quando entrò il Quarto Ufficiale Joseph Boxhall per convocarlo sul ponte. Venuto a conoscenza dell'impatto contro un iceberg, Lightoller si premurò, insieme ai colleghi, nell'evacuare la nave.

Lightoller fu incaricato dal comandante di abbassare le scialuppe di salvataggio sul lato di babordo e fu duramente ligio al regolamento nell'imbarcare esclusivamente donne e bambini; negò l'imbarco perfino al milionario John Jacob Astor IV, il passeggero più facoltoso presente a bordo. Intorno alle 2.00, Lightoller salì sul tetto degli alloggi ufficiali per mettere in mare la scialuppa gonfiabile B ma senza successo. Gli ultimi istanti prima dell'affondamento, quando già il comandante aveva diramato l'ordine "si salvi chi può", Lightoller abbandonò il suo ruolo e si tuffò in acqua: corse il rischio di venire risucchiato dentro un fumaiolo ma fu risospinto da un getto d'aria calda. In seguito vide la chiglia di una scialuppa capovolta e si avvinghiò ad essa, finché un'altra scialuppa di salvataggio tornò indietro per recuperarlo insieme ad altri naufraghi.
Lightoller fu l'ultimo ad imbarcarsi a bordo della nave di soccorso RMS Carpathia.

Come unico ufficiale superiore superstite, Lightoller fu un testimone chiave durante le indagini americane e britanniche. Descrisse le condizioni meteorologiche di quella notte come le più tranquille che avesse mai visto nella sua vita, parlando di un "concorso di circostanze sfavorevoli che non potrebbero più verificarsi per almeno cent'anni". Difese abilmente la White Star Line accennando appena alla velocità eccessiva e giudicando "normali" - come infatti erano - le precauzioni prese prima della collisione. Aggiunse anche che l'amministratore della Compagnia, Joseph Bruce Ismay, fu letteralmente spinto in una scialuppa dal comandante in seconda Wilde, cercando di discolparlo dalle accuse di codardia che il mondo intero muoveva contro di lui.

Lightoller tornò a lavorare per la White Star Line, sulla RMS Oceanic. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, in qualità di ufficiale del Royal Naval Reserve, fu chiamato per servire la Royal Navy. Nel 1915, prestò servizio come primo ufficiale durante le prove di un'altra ex nave per passeggeri, la RMS Campania, che era stata appena convertita in una portaerei della Marina. Alla fine del 1915, gli fu dato il comando sulla torpediniera HMTB 117. In seguito, a Lightoller venne successivamente affidato il comando del cacciatorpediniere HMS Garry e fece affondare il cacciatorpdiniere tedesco U-Boat B110.

Dopo la guerra, Lightoller si avviò al ritiro dalla marina. Prese dei lavori saltuari, come oste ed allevatore di polli e di speculazione edilizia più tardi,nella quale lui e sua moglie ebbero un discreto successo. Durante i primi anni Trenta, scrisse una sua autobiografia, sul Titanic e sulle altre navi. Anche se ormai pensionato, Lightoller non abbandonò il mondo delle navi del tutto; dopo l'acquisto di uno yacht a motore, voluto dalla moglie Sylvia, si trovò nel ruolo di soccorritore durante l'Operazione Dinamo. La barca è tutt'oggi conservata nel Ramsgate Maritime Museum. Dopo la Seconda guerra mondiale, Lightoller gestì un piccolo cantiere denominato Richmond Slipways, a Londra.

I fratelli di Lightoller erano Richard Ashton e Caroline Mary Lightoller, il primo morto di scarlattina in età infantile. In una corsa australiana, a bordo della SS Suevic, nel 1903 Lightoller conobbe Sylvia Hawley-Wilson, mentre tornava a casa a Sydney dopo un soggiorno in Inghilterra. Sulla via del ritorno, i due si erano sposati. La coppia ebbe cinque figli: Frederick Roger, Richard Trevor, Mavis, Claire Doreen e Herbert Brian. Il loro figlio più giovane, Brian, un pilota della RAF, venne ucciso in un bombardamento a Wilhelmshaven, in Germania, la prima notte di entrata in guerra della Gran Bretagna, nella Seconda guerra mondiale. Il loro figlio maggiore, Roger, servì anch'esso nella Royal Navy e morì in Francia nell'ultimo mese della guerra. Richard guadagnò il rango di tenente-colonnello, sotto il comando del generale Bernard Montgomery, per tutta la durata della guerra. Mavis servì nel Pronto Soccorso e Doreen fu un membro dell'Unità d'Intelligenza Politica.

Lightoller morì l'8 dicembre 1952, a 78 anni, per malattie cardiache croniche.

Fumò la pipa per tutta la vita, oltre a vivere costantemente sotto l'inquinamento delle all'ora navi a carbone mercantili e, lo smog londinese.
Il suo corpo, come da sua richiesta, fu cremato e le sue ceneri sono state sparse nel Mortlake Crematorium di Richmond, a Londra.

da Wikipidia

FU UN ACCANITO FUMATORE DI PIPA

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 12:55:59
GUSTAF GRUNDGENS

Gustaf Gründgens (Düsseldorf, 22 dicembre 1899 – Manila, 7 ottobre 1963)

.................................... è stato un attore e regista tedesco.


Principalmente attore teatrale, noto appunto per questo, ma anche regista e produttore televisivo. Il ruolo che lo rese famoso fu quello del boss malavitoso di M - Il mostro di Düsseldorf (1931) di Fritz Lang. Il 24 luglio 1926, sposò Erika Mann, la figlia dello scrittore Thomas Mann, ma i due divorziarono nel 1929. Dal 1936 al 1946, fu sposato con l'attrice Marianne Hoppe.
 
Dal 1955 al 1963 fu direttore del Deutsches Schauspielhaus ad Amburgo.
Sotto la sua direzione, il Deutsches Schauspielhaus divenne uno dei principali teatri della Germania.
 
Nel 1936, Gründgens è protagonista di un romanzo del cognato Klaus Mann, Mephisto, ostacolato dallo stesso Gründgens, che dopo la sua morte viene trasposto al cinema, con l'omonimo titolo, da István Szabó.
 
La sua ultima performance di attore è in Das Glas Wasser (Il bicchiere d'acqua, 1960) di Helmut Käutner.

da wikipedia

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Attore tedesco.
Più conosciuto per aver lavorato a teatro da attore, regista e produttore, va ricordato nei panni del boss malavitoso di M, il mostro di Düsseldorf (1931) di F. Lang.
Sposato a E. Mann, sorella dello scrittore Thomas, è protagonista di un romanzo del cognato Klaus, Mephisto, ostacolato dallo stesso G., che dopo la sua morte viene trasposto al cinema, con l’omonimo titolo, da I. Szabó nel 1981. La sua ultima performance di attore è in Das Glas Wasser (Il bicchiere d’acqua, 1960) di H. Käutner

da MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 14:00:27
ROGER FRISON - ROCHE

Data di Nascita: 10/02/1906
Luogo di Nascita: Parigi
Data della Morte: 17/09/1999
Luogo della Morte: Chamonix Mont Blanc - Haute-Savoie, Francia

Parlando di letteratura di montagna, non si può certo dimenticare lo scrittore francese Roger Frison-Roche.
Nato a Parigi nel 1906 da famiglia di origine savoiarda, lascia la capitale a 17 anni e decide di trasferirsi a Chamonix.
Dapprima impiegato di un'agenzia viaggi, ottiene poi il brevetto di guida e maestro di sci e fonda la prima scuola di alpinismo.
 
Al di là delle sue grandi qualità di alpinista, egli ha saputo far condividere la sua grande passione scrivendo dei romanzi divenuti veri e propri "fenomeni letterari", come "Primo di cordata", scritto in due mesi e mezzo.
Pubblicato nel 1941 durante l'occupazione, questo romanzo, che racconta la vita dura delle guide alpine negli anni 20, ha venduto più di 3 milioni di copie in 50 anni.
Nonostante il successo tributatogli dal pubblico, Frison-Roche non è mai stato riconosciuto dai grandi intellettuali francesi come uno di loro.
Fu corrispondente di guerra in Tunisia nel 1942; fatto prigioniero dai tedeschi, fu trasferito in Francia, dove evase e prese parte attiva alla Resistenza.
A partire dal 1947 esplorò il Sahara, l'Africa nera e l'Artico e nel 1955 attraversò il Sahara a bordo di una delle prime Citroën 2 cavalli.
E' stato una delle grandi figure dell'alpinismo francese, giornalista, scrittore, viaggiatore e soprattutto grande amante della montagna.
Decano delle guide di Chamonix, ove viveva, è morto il 17 settembre 1999 all'età di 93 anni, a causa di un'insufficienza respiratoria.

da inalto.org

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Primo di Cordata

Roger Roche

Un romanzo storico, un grande classico che ha venduto più di un milione di copie in tutto il mondo.
Jean Servettaz, guida alpina di Chamonix, non ha dubbi sul futuro di suo figlio: "In famiglia c'è n'è già uno che rischia la pelle, Pierre farà l'albergatore." E Pierre ubbidisce con la morte nel cuore.
Ma in un giorno tragico, per strappare alla montagna il corpo del padre folgorato sui Drus, Pierre tenta l'impossibile e cade. Comincia così il travagliato itinerario del ragazzo: una lunga strada che, con l'aiuto degli amici e dell'amore, ma soprattutto di una tenace e divorante passione per la montagna, lo porterà a scoprire e a realizzare se stesso. La vicenda si svolge nel 1925-26.
Nato a Parigi nel 1906, Roger Frison-Roche a 17 anni lascia la capitale per trasferirsi a Chamonix dove, nel 1930, diventa guida alpina. Nel 1935, nel corso di una spedizione sahariana, si innamora del deserto, aprendo numerose vie nuove nel gruppo dell'Hoggar.
Proprio ad Algeri, dove ha abitato stabilmente dal 1937, è nato il best seller "Premier de cordeè". Nel 1942, corrispondente di guerra sul fronte tunisino, Frison-Roche viene imprigionato e rimpatriato in Francia.
Fugge da Vichy e si unisce alla Resistenza sui monti della Savoia. Dopo la guerra riprende l'attività di romanziere, prima in Algeria ("La grande crevasse" , "Bivouacs sous la lune") e poi a Chamonix ("Retour à la montagne").
Ricopre importanti cariche pubbliche, occupandosi in particolare della professione di guida, poi viaggia nelle regioni artiche ambientandovi altri libri.
"Le versant du soleil", del 1981, raccoglie tutte le avventure della sua vita intensa e longeva.


da Alpina.net


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 14:17:03
GRAHAM  CHAPMAN

Graham Arthur Chapman (Leicester, 8 gennaio 1941 – Maidstone, 4 ottobre 1989 - 48 anni )

......................................è stato un comico, attore, scrittore, sceneggiatore e medico britannico.


Famoso per la sua appartenenza al gruppo dei Monty Python. È stato anche un attivista per i diritti delle persone LGBT.
Studente in medicina a Cambridge, cominciò a scrivere e recitare nel 1961 nella storica compagnia universitaria Footlights. Qui incontrò un altro futuro Monty Python, John Cleese, oltre ad altri futuri comici di professione.
Laureatosi nel 1962 continuò gli studi all'ospedale St Bartholomew di Londra, partecipando saltuariamente a spettacoli di cabaret.
L'anno successivo lo spettacolo della Footlights A clump of plinths ("Un cumulo di piedistalli") ebbe un tale successo che fu rinominato Cambridge Circus e venne presentato a Londra per quattro mesi. Chapman fu chiamato a sostituire uno degli attori che si era ritirato.
Di fronte alla proposta di un tour dello spettacolo in Nuova Zelanda, si trovò nel dubbio se sospendere per questo il suo corso di studi. In occasione di una visita ufficiale della Regina Madre all'ospedale, provò ad esporle il dubbio e quest'ultima gli rispose: "Oh, bisogna viaggiare!" e così si unì al tour.
Il tour continuò poi a Broadway, New York e lo spettacolo fu trasmesso all'Ed Sullivan Show.
 
Tornato a Londra, Chapman finì il corso di studi e divenne medico, ma la sua attività nello spettacolo divenne presto predominante.
Cleese chiese di nuovo la sua collaborazione quando arrivò la proposta di scrivere e recitare per il programma The Frost Report di David Frost, dove incontrarono per la prima volta gli altri Python Michael Palin, Terry Jones e Eric Idle. Frost poi propose a Cleese un programma autonomo, che questi realizzò assieme a Chapman, Tim Brooke-Taylor e Marty Feldman intitolandolo At Last the 1948 Show. Ancora, scrissero per Sheila Hancock e Peter Sellers e realizzarono lo speciale How to Irritate People.
Nel 1969 la BBC assegnò a Chapman e Cleese, insieme a Eric Idle, Terry Jones, Michael Palin e Terry Gilliam, la produzione di un programma comico, che divenne il Monty Python's Flying Circus.
Chapman fu co-autore e recitò nel Monty Python's Flying Circus dal 1969 al 1973. Scrisse principalmente con Cleese, anche se il suo contributo nella scrittura consisteva più che altro nell'arricchire il lavoro degli altri con trovate estemporanee e bizzarre. Per esempio, in uno sketch in cui un cliente litigava con un venditore per un tostapane rotto, ebbe l'idea di sostituire il tostapane con un pappagallo, dando vita così al famoso Sketch del Pappagallo. Aveva anche un ottimo intuito nel capire se una cosa fosse davvero comica. Per esempio, nello scrivere lo sketch del Negozio di formaggi, Cleese continuava a chiedere: "Ma è divertente?" e Chapman rispondeva, fumando la pipa: "È divertente. Va' avanti."

Secondo la testimonianza dei suoi colleghi, era una persona esteriormente calma e controllata (lo si vedeva tipicamente con una pipa in mano)
in cui covava costantemente un tarlo di follia stravagante che si manifestava nei momenti più inaspettati.
I personaggi da lui interpretati riflettevano spesso questa personalità. Era il membro del gruppo che più di tutti riconosceva gli schemi sociali e puntava alla loro rottura in senso oltraggioso e scioccante.
Ad opinione del gruppo, comunque, era anche il membro più di ogni altro in grado di interpretare personaggi "umani" ("molto probabilmente il miglior attore di tutti noi" - John Cleese). Per questo ebbe il ruolo di protagonista nei film Monty Python e il Sacro Graal (1974) e Brian di Nazareth (1979).
Fin dai tempi dell'università Chapman soffrì di alcolismo. Questo non ebbe tante ricadute sul suo atteggiamento, sempre controllato, quanto sulla sua memoria, costringendo spesso a ripetere i ciak più volte a partire dalla seconda stagione del Flying Circus. Dalla terza, si cominciò a fare attenzione alle parti da affidargli. Questo problema si fece tanto grave che si paventò la necessità di sostituire Chapman nelle riprese imminenti di Brian di Nazareth. Proprio in quel periodo, tuttavia, successe un fatto che distolse completamente Chapman dall'alcol: per la prima volta perse l'equilibrio e cadde, sbattendo la testa. Da allora il suo recupero fu totale.
Fu uno dei primi personaggi pubblici inglesi a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità presentando il suo compagno, David Sherlock, e diventando un aperto sostenitore dei diritti gay. Chapman raccontava che una fan del Flying Circus scrisse una lettera denunciando di avere sentito dell'omosessualità di uno del gruppo, e aggiungendo che la Bibbia prescrive che ogni uomo che giaccia con un uomo dovrebbe essere lapidato. Essendo il suo orientamento sessuale già noto al gruppo, Eric Idle rispose scrivendo: "Abbiamo scoperto chi era e gli abbiamo fatto sparare." Questo successe poco prima che Cleese lasciasse il programma, e Chapman si chiese cosa potesse pensare la donna della sua scomparsa dopo aver ricevuto la risposta di Idle.
 
Nel 1971 Chapman e Sherlock adottarono un ragazzo di Liverpool scappato di casa, John Tomiczek. Il padre di Tomiczek concordò che Chapman diventasse il tutore legale di John. Più tardi John sarebbe diventato l'agente di Chapman. Tomiczek morì d'infarto nel 1992. Terry Gilliam fu spaventato da come il rapporto tra Chapman e Tomiczek ricordasse Dorian Gray: mentre Graham migliorava in forma, specialmente dopo aver smesso con l'alcol, Tomiczek da bel ragazzo si trasformava in un adulto tarchiato e segnato dall'età, fino ad essere sfregiato da alcune persone che Graham aveva cacciato da una festa.
 
Nel 1983 uscì l'ultimo film dei Monty Python, Monty Python - Il senso della vita. Dopo questo film, i Monty Python praticamente si sciolsero, anche se non ci fu mai un annuncio ufficiale.
Verso la fine degli anni '70, Chapman si trasferì a Los Angeles dove partecipò come ospite a molti programmi televisivi. Tornato in Inghilterra partecipò alle attività del Dangerous Sports Club. Nei primi anni '80 fu occupato in una lunga serie di tour per i college americani, in cui raccontava aneddoti sui Monty Python, sul Dangerous Sports Club e su altri soggetti. Scrisse per un certo tempo con il giovane e ancora sconosciuto Douglas Adams, ma il suo personale modo di lavorare non diede mai i risultati raggiunti con Cleese.
Per diversi anni progettò e cercò fondi per il film Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo, che uscì nel 1983 con scarso successo di critica e di pubblico.
 
La morte prematura :
Nel 1989 Graham Chapman morì di polmonite, complicazione creata da un tumore maligno alla gola.

Le sue ceneri furono disperse nel 2005 dal compagno David Sherlock sulla vetta del Monte Snowdown, in Galles. Nel 2000, tuttavia, la BBC diffuse la notizia che le ceneri fossero state sparate in cielo su un razzo dai membri del Dangerous Sports Club.
I Monty Python non parteciparono al suo funerale per limitare nel possibile la presenza della stampa.
Tennero un memoriale privato all'ospedale St Bartholomew due mesi dopo e John Cleese proclamò un discorso dal tono spensierato e ironico in sua memoria.
Disse tra l'altro: "Ieri sera stavo scrivendo questo discorso e Graham mi ha sussurrato all'orecchio: "Molto bene, Cleese. So che sei orgoglioso di essere la prima persona ad aver detto 'shit' alla TV britannica. Se questo discorso è davvero per me, giusto per cominciare voglio che tu sia la prima persona ad un memoriale britannico ad aver detto 'fuck' ".
 
Anche Palin parlò, e disse che gli piaceva pensare che Chapman fosse lì con loro quel giorno, "o almeno, che ci sarà tra 25 minuti", riferendosi agli abituali ritardi di Chapman ai loro incontri di lavoro. Idle, per non essere da meno di Cleese, disse alla fine della canzone Always Look on the Bright Side of Life: "Vorrei solo essere l'ultima persona a questo memoriale a dire 'fuck'."
Con la morte di Chapman scemarono le speculazioni su una riunione dei Monty Python. Idle disse: "Ci riuniremmo solo se Chapman ritornasse dalla morte. Quindi stiamo negoziando con il suo agente." Negli sporadici incontri dei Monty Python era presente un'urna che si diceva contenesse le ceneri di Chapman. All'incontro di Aspen del 1998 l'urna fu "accidentalmente" urtata da Terry Gilliam e le ceneri si sparsero sul palco, per essere subito raccolte con un aspirapolvere.
Varie opere inedite di Chapman, tra cui quelle scritte in collaborazione con Douglas Adams, sono state pubblicate negli anni successivi, così come CD e DVD contenenti i suoi tour nei college americani. Un asteroide, 9617 Grahamchapman, è chiamato così in suo onore.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 15:27:46
HUNTER THOMPSON

Hunter Stockton Thompson (Louisville, 18 luglio 1937 – Woody Creek, 20 febbraio 2005 - 67 anni )

......................................... è stato un giornalista e scrittore statunitense.
 
È famoso per aver creato il cosiddetto gonzo journalism, uno stile di scrittura che combina il giornalismo convenzionale, le impressioni personali e gli artifici narrativi del racconto per produrre un personale punto di vista sugli avvenimenti e le situazioni.
Thompson spesso fa riferimento a sé stesso come "Raoul Duke", "Dr. Gonzo" o "Dr. Duke"[1]. Ha ricevuto quest'ultimo titolo (dottore in teologia) per corrispondenza dalla Chiesa della Nuova Verità negli anni sessanta. A lui è ispirato il personaggio di Zio Duke della striscia a fumetti Doonesbury di Garry Trudeau.
Agli inizi Thompson è stato giornalista sportivo per diverse riviste. Ha lavorato per Rolling Stone dalla fine degli anni Sessanta e per tutti i settanta e ha pubblicato diversi libri e numerosi articoli. Lo stile dei reportage di Thompson mescola i fatti alle sue esperienze stupefacenti, ne è un esempio Paura e disgusto a Las Vegas: pubblicato nel 1971, è un resoconto del viaggio che Thompson fece (insieme al suo avvocato Oscar Zeta Acosta) per seguire dapprima la Mint 400, una corsa motociclistica nel deserto, e successivamente i lavori della conferenza antidroga dell'Associazione nazionale dei procuratori distrettuali. In realtà, Thompson e Acosta si mettono alla ricerca del Sogno Americano a Las Vegas, con l'aiuto di notevoli quantità di LSD, etere, adrenocromo, mescalina e numerose altre droghe. A tale vicenda è ispirato il film Fear and Loathing in Las Vegas (tradotto in italiano con il titolo Paura e delirio a Las Vegas), girato nel 1998 da Terry Gilliam, con Johnny Depp nel ruolo dello stesso Thompson e Benicio del Toro in quello del suo avvocato.
 
Gli altri libri di Thompson includono Fear and Loathing on the Campaign Trail '72, un'antologia di articoli scritti per la rivista Rolling Stone durante la campagna elettorale del Presidente Richard Nixon e del suo avversario, il Senatore George McGovern, e Hell's Angels, un resoconto dei suoi viaggi con la famigerata banda motociclistica. Il suo ultimo libro, Kingdom of Fear, è un appassionato commento sulla morte del Secolo Americano. Thompson ha curato una rubrica, dal titolo Hey Rube, per l'edizione in linea una testata sportiva ESPN. Spesso ha intrapreso cicli di conferenze, una volta anche con John Belushi[senza fonte]. Thompson era un devoto simpatizzante delle armi da fuoco ed è risaputo che conservasse un deposito di polvere da sparo in cantina[senza fonte].
 
Una biografia di Thompson è rintracciabile anche nell'edizione italiana di Paura e disgusto a Las Vegas, tradotta da Sandro Veronesi, la quale contiene in appendice la Piccola Enciclopedia Psichedelica, un elenco di oltre 200 voci redatte da scrittori, registi, critici cinematografici e musicali, storici e giornalisti.
 
Thompson è morto con un colpo d'arma da fuoco nella sua abitazione presso Aspen, nel Colorado, il 20 febbraio 2005. Ufficialmente si tratta di suicidio; tuttavia Paul William Roberts, giornalista e amico dello scrittore, sostiene che sia stato ucciso. Roberts afferma infatti che Thompson gli aveva confidato, pochi giorni prima della morte, di lavorare a un'inchiesta sugli attentati dell'11 settembre 2001, che confermava la teoria secondo cui il governo americano sarebbe stato al corrente da tempo dei piani degli attentati ma avrebbe deciso di far sì che avvenissero per acquisire maggior potere. Roberts sostiene anche che lo stesso Thompson temesse che qualcuno lo uccidesse, facendolo passare per suicidio. Thompson inoltre è morto mentre era al telefono con la moglie, e la dinamica non sembra confermare l'ipotesi del suicidio[senza fonte].
 
Hunter Thompson aveva chiesto nel testamento che le sue ceneri venissero sparate nel cielo del Colorado, dove abitava qui. Johnny Depp, grande amico dello scrittore, organizzò una grande festa il 20 agosto 2005 durante la quale le ceneri di Thompson furono sparate in cielo con un cannone. "Hunter era un eroe e il mio migliore amico. Voglio che i suoi desideri siano esauditi", ha detto Depp in un'intervista[senza fonte].
 
Il Biografilm Festival di Bologna del 2008, tra gli altri, è stato dedicato anche allo scrittore.
Il film Paura e delirio a Las Vegas è ispirato al quasi omonimo romanzo di Thompson Paura e disgusto a Las Vegas, in cui lo scrittore usa lo pseudonimo di Raoul Duke, mentre l'avvocato Oscar Zeta Acosta viene chiamato Dr. Gonzo.
 
Gli stessi personaggi erano già stati portati sul grande schermo nel 1980 rispettivamente da Bill Murray e Peter Boyle nella pellicola mai distribuita in Italia Where the Buffalo Roam, basata anch'essa sui testi dello stesso Thompson.
 
Un film tratto dal romanzo di Thompson Cronache del Rum (The Rum Diary) è stato più volte rimandato. Nel 2011 l'attore statunitense Johnny Depp ha prodotto ed interpretato il film ispirato al romanzo di Thompson, The Rum Diary - Cronache di una passione. [2]. I diritti del libro erano stati acquistati dalla Infinitum Nihil, la casa di produzione di Depp, mentre l’adattamento per il cinema è stato affidato alla Warner Bros[3].
 
Alla regia è stato confermato Bruce Robinson[4] alla radio BBC. Il film lo ha visto anche nel ruolo di sceneggiatore.
 
Johnny Depp è stato il primo attore a prendere parte al film nel ruolo del protagonista. In seguito anche Amber Heard è stata confermata nel ruolo di Chenault[5]. Per la parte sono state considerate anche Scarlett Johansson e Keira Knightley, ma si sono tirate indietro a causa delle numerose scene di nudo previste dalla sceneggiatura. Aaron Eckhart, e il candidato all’Oscar Richard Jenkins sono stati confermati nel ruolo di Sanderson, un proprietario terriero convinto che tutto abbia un prezzo, e Lotterman, un responsabile del giornale in cui lavora Kemp[6]. Giovanni Ribisi, attore di origini italiane, è stato l'ultimo attore ad essere confermato nel film[7].
 
In Italia il film viene proiettato nelle sale dal 24 aprile 2012.
Il gruppo indie-rock "The Killers" ha preso spunto da un suo commento in cui affermò che l'America stava crescendo "una generazione di ballerini" inserendo il verso "Are we human or are we dancer?" nel primo singolo estratto dal loro album "Day and age".

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Onofrio del Grillo - 15 Febbraio 2013, 15:44:18
Ammazza Ste' !

Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) è stato un pittore francese, il più rappresentativo del movimento realista francese del XIX secolo, qui in un ritratto di Joseph Auguste Brunier (1860-1929).
A seguire una famosa opera dell'artista: "L'origine du monde"  del 1866 esposta al Museo d'Orsay, Parigi (come tutti sanno Parigi è una pinacoteca mobile).

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: bekkaccia - 15 Febbraio 2013, 15:45:35
e che pipone!!  :o
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 15:52:17
grandeee Gialaaa :))

òa piponaa ci volevaa   ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 16:01:55
WALT DISNEY

Walter Elias Disney, più noto come Walt Disney (Chicago, 5 dicembre 1901 – Burbank, 15 dicembre 1966 - 65 anni ),

............................è stato un animatore, fumettista, imprenditore e cineasta statunitense.

È stato anche produttore, regista, sceneggiatore e doppiatore di cinema d'animazione. Walt Disney ha inoltre creato Disneyland, il primo e più famoso dei parchi a tema.
Walt Disney è altresì noto per la sua grande abilità nella narrazione di storie, per essere stato una grande star televisiva e uno dei più grandi artisti del XX secolo nel campo dell'intrattenimento; il suo contributo più grande alla settima arte risiede però probabilmente nell'aver portato allo stato dell'arte il rapporto fra immagine e musica. Con i suoi collaboratori ha creato molti dei più famosi personaggi dei cartoni animati del mondo; uno di questi, Topolino, è secondo molti il suo alter ego. Inoltre detiene tutt'oggi il record di nomination di suoi film all'Oscar (59 in totale, di cui 22 vinti più altri 4 alla carriera). È annoverato come uno dei cineasti principali del XX secolo e riconosciuto come il padre dei film d'animazione.
Il cognome di famiglia è l'anglicizzazione di d'Isigny, derivante da Isigny-sur-Mer, villaggio della Francia settentrionale dove viveva Hugues D'Isigny. Questi, insieme al figlio Robert, prese parte all'invasione dell'Inghilterra, dove si stabilirono. Nel 1834 due suoi discendenti da Liverpool si trasferirono negli Stati Uniti, dove, nel 1888, Elias Disney (1859-1941) , loro nipote, sposò Flora Call (1868-1938) : saranno i futuri genitori di Walt.Walter Elias Disney Junior nasce a Chicago (Illinois) da famiglia americana ma di discendenza irlandese-canadese da parte di padre e tedesca da parte di madre, quarto di cinque figli, da Flora Call e Elias Disney. Il secondo nome lo eredita dal padre, mentre il primo proviene dal nome di un suo caro amico, il reverendo Walter Parr, che lo battezzò l'8 giugno 1902 nella St. Paul Congregational Church di Chicago. Nel dicembre 1903 nasce la sorella di Walt, Ruth Flora Disney.
Nel 1906, la sua famiglia si trasferisce in Missouri, vicino allo zio Robert Disney, a Marceline dove acquistano una fattoria di 200 ettari per 3.000 dollari. Walt andrà alla scuola elementare di Marceline solamente all'età di otto anni, in modo da andarci con sua sorella. La fattoria viene poi venduta nel 1909 poiché suo padre si ammala e non può più farsi carico dei lavori. La famiglia vive in una casa affittata fino al 1910, quando traslocano a Kansas City per ricongiungersi con i fratelli maggiori di Walt, Herbert e Raymond. All'epoca Walt Disney ha nove anni e questo cambierà la sua vita.
Walt e suo fratello Roy lavorano nel tempo libero nell'impresa paterna di distribuzione di giornali, per contribuire ogni fine mese alle spese della famiglia. Secondo gli archivi della scuola pubblica regionale di Kansas City, Walt Disney segue i corsi della scuola secondaria di Benton a partire dal 1911, e si diploma l'8 giugno 1917. Contemporaneamente, Walt Disney è iscritto ad uno dei corsi dell'Istituto Artistico di Chicago (Chicago Art Institute). Quando torna dal collegio con la sorella, Roy deve lavorare per un certo periodo di tempo nella fattoria dello zio Robert e, in seguito, in una banca, sempre per poter essere di aiuto alla famiglia.
Sembra che sia stato durante un'estate tra il 1911 e il 1917 che Walt Disney, grazie allo zio Michael Martin, ingegnere delle ferrovie, lavorò come venditore a bordo dei treni della Missouri Pacific Railroad. Il suo compito consisteva nella vendita di giornali, dolciumi, frutta e bibite. Sarebbe stata questa esperienza a fargli scoprire la passione per i treni a vapore
Nel 1917, quando in Europa imperversa la prima guerra mondiale, Elias decide di acquistare una fabbrica di gelatina a Chicago. Walt preferisce invece restare a Kansas City dove, grazie al fratello Roy, trova un lavoro come venditore sui treni che gli permette di viaggiare molto. In autunno raggiunge la famiglia a Chicago approfittando di un trasferimento. Entra quindi nel liceo McKinley dove si occupa delle illustrazioni del giornalino scolastico degli alunni intitolato The Voices. Durante l'estate sebbene distribuisca giornali e corrispondenza per la posta e vada al cinema alla sera con delle ragazze, un pensiero lo assilla: "vincere la guerra".
Nel frattempo, a sedici anni, Walt lascia la scuola e si impegna come autista volontario di ambulanze durante la prima guerra mondiale, dopo aver modificato, con l'aiuto di un amico, la data di nascita indicata sul passaporto in 1900 in modo da poter essere reclutato. Fa parte della divisione delle ambulanze della Croce Rossa americana in Francia fino al 1919. Walt si ricongiunge prima con la famiglia a Chicago nell'autunno di quell'anno, poi a Kansas City con suo fratello Roy, congedato dalla marina militare statunitense.
Walt Disney torna negli Stati Uniti d'America e comincia a cercare lavoro. Ha sempre voluto realizzare dei film e si è persino candidato per lavorare per Charlie Chaplin. Inizia presso l'agenzia pubblicitaria Pesman-Rubin Commercial Art Studio, percependo 50 dollari al mese, dove si occupa del programma settimanale del Newman Theatre.
È durante questa sua prima esperienza lavorativa che incontra un talentuoso animatore suo coetaneo, Ubbe Ert Iwerks, il quale poi cambierà il proprio nome in Ub Iwerks. Con lui nel gennaio 1920 fonda la società Iwerks-Disney Commercial Artists. La società si trova in difficoltà, ma presto i due verranno contattati dalla «Kansas City Film Ad Company», una società di filmati pubblicitari di Kansas City, che commissiona loro delle animazioni pubblicitarie per i cinema locali. Tuttavia, le animazioni della Kansas City Film Ad Company erano tutt'altro che innovative poiché le immagini venivano semplicemente ritagliate su carta. Walt invece iniziò a fare degli esperimenti in un garage per i quali si fece dare in prestito una vecchia cinepresa.
Le animazioni pubblicitarie non bastano più a Walt; nel tempo libero comincia a creare autonomamente dei filmati che vende alla «Newman Theater Company» e che sono chiamati Newman Laugh-O-Grams. Sebbene durino solo un minuto, piacciono molto al pubblico perché trattano problemi locali e criticano i politici locali.
Nel 1922, Disney lancia la Laugh-O-Grams, Inc., che produce dei cortometraggi animati ispirati alle fiabe popolari e alla storie per bambini. Tra i dipendenti vi sono Ub Iwerks, Hugh Harman, Rudolph Ising, Carmen Maxwell e Friz Freleng. I cortometraggi sono ben accolti nella regione di Kansas City, ma i costi superano le entrate. Dopo aver creato un ultimo cortometraggio con la tecnica della live action, il cartone animato Alice's Wonderland, lo studio dichiara fallimento nel luglio 1923. Il fratello di Walt, Roy Oliver, lo invita a venire a Hollywood. Quando Walt riesce a trovare abbastanza denaro per comprarsi un biglietto ferroviario di sola andata per la California, lascia i propri collaboratori ma porta con sé Alice's Wonderland, che era appena stato completato. Si dice che Walt sia partito con soli 40 dollari in tasca e che abbia promesso ai collaboratori di aiutarli a venire in California
Disney si mette in affari con il fratello Roy Oliver nel campo dell'animazione: nascono così nel garage del loro zio Robert i Disney Brothers Studio. Ottengono un contratto con Margaret Winkler, distributore di diritti di New York, fidanzata di Charles Mintz. Winkler e Mintz già distribuivano la serie Felix the Cat.
Virginia Davis, protagonista di un film dal vivo tratto da Alice nel Paese delle Meraviglie, e Ub Iwerks vengono chiamati da Mintz e Winkler e lasciano così il Kansas. Il 16 ottobre 1923 Disney firma con loro un contratto per realizzare dodici film. Nel 1926 i Disney Brothers Studio cambiano nome in Walt Disney Studio, per poi diventare Walt Disney Productions nel 1928. Lillian Bounds, una delle dipendenti dello studio con mansioni di intercalatrice/assistente animatore, sposa Walt Disney il 13 luglio 1925.
Le Alice Comedies hanno un discreto successo. Dawn O'Day e Margie Gay vestono i panni di Alice dopo la defezione di Virginia Davis voluta dai genitori di lei a causa di un assegno a vuoto. Anche Lois Hardwick la sostituisce per un breve tempo. Fino alla fine della serie nel 1927, il soggetto sarà sempre più incentrato sui personaggi animati, soprattutto un gatto chiamato Julius che ricorda Felix the Cat, e meno sul personaggio di Alice. La serie diventa sempre più simile alle altre produzioni che non usano attori reali.
Nel 1927, Charles Mintz sposa Margaret Winkler e assume il controllo della società della moglie. Decide di produrre una nuova serie di cartoni animati che verrà distribuita da Universal Pictures. La nuova serie, Oswald the Lucky Rabbit (Oswald il coniglio fortunato), riscuote un buon successo e il personaggio di Oswald diventa un'icona popolare. Gli studi della Disney vengono ampliati e Walt assume Harman, Ising, Maxwell e Freleng, venuti da Kansas City.
Nel febbraio 1928, Disney si reca a New York per ottenere da Mintz una quota maggiore di guadagni per ogni film. Invece, con suo grande stupore, Mintz gli annuncia non solo di dover al contrario ridurgli la quota versata, ma anche che la maggior parte dei principali animatori di Walt (come Harman, Ising, Maxwell e Freleng, ma non Ub Iwerks) ha un contratto con Mintz. Quest'ultimo aggiunge che avrebbe creato un proprio studio se Disney non avesse accettato di ridurre i costi di produzione.
Oltre a ciò, è Universal e non Disney a detenere il marchio commerciale di Oswald e perciò può produrre film senza Disney. Disney rifiuta l'offerta e perde la maggior parte dei suoi collaboratori. Così, insieme a Iwerks e a pochi fedeli, comincia segretamente a lavorare su un nuovo personaggio che sostituisca Oswald (Topolino). Gli animatori che abbandonano Disney diventano il nocciolo duro dello studio Winkler, diretti da Mintz e dal cognato George Winkler.
Disney non dimenticherà mai questo colpo basso e da allora protegge i propri diritti su ogni sua creazione.
In seguito, gli studi Winkler chiudono dopo la decisione di Universal di far produrre i cartoni animati di Oswald a una divisione interna diretta da Walter Lantz. Mintz concentra la propria attenzione sugli studi che producono i film di Krazy Kat, che diventano poi Screen Gems. Harman, Ising, Maxwell e Freleng decidono di mettersi in proprio e formano la Arabian Nights Cartoon Studio, poi Harman-Ising Studio. Vendono Bosko, un personaggio simile a Oswald, a Leon Schlesinger e alla Warner Bros.. Poi iniziano a lavorare sui primi episodi della serie Looney Tunes.
La Walt Disney Company ha riottenuto i diritti su Oswald The Lucky Rabbit grazie a un accordo del 13 febbraio 2006 dopo che un commentatore sportivo ha lasciato la ESPN per passare al canale NBC, affiliato a Universal. Il coniglio sarà uno dei protagonisti della platform esclusiva Wii Epic Mickey, sviluppato dal nuovo team di Warren Spector
Secondo la leggenda, in viaggio su un treno da New York a Los Angeles Walt disegna un personaggio ispirato a Oswald il coniglio, ma senza orecchie a penzoloni, e quindi più facile da disegnare. Aggiungendo più tardi a matita orecchie tonde e una semplice coda crea un personaggio più simile a un topo: era nato Mortimer Mouse. Ub Iwerks in seguito avrebbe solo leggermente rielaborato il personaggio per giungere al risultato definitivo a tutti ormai noto.
La verità però sembra discostarsi dalla leggenda: sembra che Walt elabori la personalità del personaggio mentre Ub ne sviluppi l'aspetto fisico.
Ribattezzato da Lillian Disney Mickey Mouse perché suonava più carino (liberamente tradotto in Topolino in lingua italiana), il personaggio debutta nel cortometraggio Plane Crazy, che come tutte le opere precedenti di Disney è un film muto.
Non essendo riuscito a trovare un distributore interessato né a Plane Crazy, né al suo seguito The Gallopin' Gaucho, Disney capisce che a questi film manca qualcosa. L'autunno dell'anno precedente, il 1927, la Warner Bros aveva sfornato un film rivoluzionario, The Jazz Singer (Il cantante di jazz), il primo film con il sonoro. Disney allora pensa di creare un cartone animato di Topolino con il sonoro intitolato Steamboat Willie.
Disney deve vendere l'auto per procurarsi il denaro necessario al film. Pat Powers, un uomo d'affari, fornisce a Disney la distribuzione e il Cinephone, un sistema di sincronizzazione sonora ottenuto di contrabbando
Il 18 novembre 1928 al Colony Theater di New York, Steamboat Willie viene proiettato per il pubblico: si tratta del primo cartone animato con il sonoro sincronizzato prodotto da Walt Disney[2]. Questa data sancisce la nascita non solo di Topolino ma anche di Minnie Mouse (Minni in italiano) e di Bootleg Pete (Gambadilegno in italiano). Steamboat Willie riscuote un enorme successo.
Plane Crazy e The Gallopin' Gaucho vengono pubblicati nuovamente, ma con l'aggiunta del sonoro e tutti i successivi cartoni animati di Topolino saranno accompagnati dall'audio. Fino al 1947 è Disney stesso ad interpretare la voce inglese di Topolino nei primi cartoni animati.
Disney autorizza ulteriormente molti prodotti derivati: come i fumetti su Topolino, che da giornali di grande formato diventano poi giornalini.
 Il primo giornale di Topolino viene pubblicato in Italia alla fine del 1931.Dal 1930 aumentano esponenzialmente i successi cinematografici e commerciali di Walt, ma la necessità di ricorrere a nuove tecniche non permette di riassorbire i debiti contratti da Walt e Roy Oliver. Walt cade in depressione nel 1931 e, per ordine del medico, parte in vacanza con la moglie Lilly. Ritorna ben riposato dopo aver visitato Washington ed aver fatto una crociera nei Caraibi.
La passione per lo sport :Una volta tornato si iscrive all'Athletic Club di Hollywood dove pratica equitazione e golf. Nel 1932, spinge i suoi collaboratori a giocare a baseball e alcuni lo seguono nella sua passione, il polo.
Nonostante fosse cocreatore e produttore di Topolino, Disney è tanto celebre quanto il suo topo, mentre la sua vita privata è molto meno nota. Uno dei suoi più grandi desideri era di avere un figlio, possibilmente maschio, come suo fratello Roy Oliver e la moglie Edna, che il 10 gennaio 1930 diventano genitori di Roy Edward Disney. Comunque Walt e Lillian tentarono senza successo. Alla fine, Lillian partorì una bambina, Diane Marie il 19 dicembre 1933 e la coppia decise di adottarne un'altra, Sharon Mae, nata il 21 dicembre 1936.Nel 1947, durante i primi anni bui della Guerra fredda, Walt Disney deve comparire davanti alla Camera del Comitato delle Attività Non-Americane e denuncia vari suoi dipendenti come simpatizzanti comunisti. Alcuni storici[3] ritengono che si tratti solo di animosità che risale agli scioperi del 1941 agli studi Disney; il malcontento e la diffidenza di Disney nei confronti dei sindacati possono anch'essi aver contribuito alle sue testimonianze.
L'ipotesi che Disney avesse simpatie filocomuniste, avanzata dopo un'errata lettura di alcuni dati dell'FBI, si è rivelata inconsistente; è certo invece che nei suoi primi anni di attività fosse vicino al Partito Democratico ed all'amministrazione Roosevelt[3], e che poi si sia gradualmente spostato verso quello Repubblicano. Il padre di Disney, peraltro, era un convinto socialista che ha educato i figli con i suoi principi politici.
Una serie di gravi accuse contro Walt Disney, tra cui quelle di essere stato antisemita, simpatizzante nazista e agente in incognito dell'FBI, furono raccolte e divulgate da un biografo di Disney nel 1993 in un libro che ebbe larga eco[4]. Tali accuse furono tutte smentite da familiari, ex collaboratori di Disney ed ex agenti dell'FBI in un ampio e circostanziato dossier, destinato alla difesa legale della memoria di Walt Disney, preparato dalla moglie e dalla figlia di lui e rimasto finora inedito[5]. Inoltre a smentire l'ipotesi che Disney fosse filo-nazista ci sono cortometraggi di propaganda prodotti dalla Walt Disney Company come "La faccia del Führer", in cui scredita e ridicolizza il nazismo e lo stile di vita nazista o "Education for Death".
All'inizio degli anni sessanta, l'impero Disney è un enorme successo e Walt Disney Productions si è affermato come primo produttore mondiale di intrattenimenti per la famiglia. Dopo decenni di tentativi, Disney alla fine ottiene i diritti del libro di Pamela Lyndon Travers a proposito di una balia magica: Mary Poppins esce nel 1964, diventando il film di Disney degli anni sessanta ad aver riscosso il maggior successo. Molte persone considerano che l'unione tra film d'animazione e live action abbia ormai raggiunto l'apice dello splendore. Lo stesso anno, Disney apre quattro attrazioni nei padiglioni dell'esposizione mondiale di New York 1964-1965, inclusi degli animatronic. In seguito, tutte le attrazioni verranno integrate a Disneyland e confermano a Disney la praticabilità di un nuovo parco sulla costa; Disney prospettò l'apertura di questo nuovo parco già poco dopo l'apertura di Disneyland.
Il 14 settembre 1964 il Presidente Lyndon B. Johnson gli conferisce la più alta onorificenza civile statunitense: la Medaglia presidenziale della libertà.
L'impegno di Walt in Disney World finisce nell'inverno 1966.
Nell'estate di quell'anno gli viene diagnosticato un tumore al polmone sinistro; viene curato nell'ospedale St. Joseph, situato proprio di fronte agli studi Disney di Burbank. In autunno la sua salute peggiora finché Walt lascia i suoi personaggi e milioni di fan sparsi nel mondo a causa di un collasso cardiocircolatorio il 15 dicembre del 1966 alle 9.30 circa (ora locale), due settimane dopo il suo sessantacinquesimo compleanno. Si ricorda spesso il commento dell'allora governatore della California, successivamente Presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan: «Da oggi il mondo è più povero». In Italia Epoca mise in copertina Topolino che piangeva in sua memoria.

da wikipedia
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Febbraio 2013, 18:13:30
RENE CLEMENT

René Clément (Bordeaux, 18 marzo 1913 – Principato di Monaco, 17 marzo 1996 - 82 anni )

............................. è stato un regista francese.

Da giovane studia architettura alla Scuola di Belle Arti e in questo periodo realizza la sua prima opera, il film d'animazione Cesare fra i galli (1934) e inizia delle collaborazioni come aiuto regista ed operatore. Gira anche documentari in Arabia e nell'Africa del Nord dove si ammala di tifo e viene più volte arrestato durante le riprese del cortometraggio, L'Arabia proibita (1937).
 
In Francia lavora con il fotografo Henry Alekan e nel 1946 realizza il suo primo lungometraggio, Operazione Apfelkern: film di stile realistico si rivelò un successo di pubblico e di critica, premiato con il Premio della giuria al Festival di Cannes. In seguito, Clément collabora con Jean Cocteau per La bella e la bestia (1946).
Torna alla regia con I maledetti (1947), seguito da Le mura di Malapaga (1949), che vince il Prix de la mise en scène a Cannes e l'Oscar al miglior film straniero. Nel 1952 Clément gira il suo terzo film ambientato durante la guerra: Giochi proibiti, che vince il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e l'Oscar come migliore film straniero. Con Le amanti di Monsieur Ripois (1954), si aggiudica il terzo Premio speciale della giuria a Cannes.
 
Tra gli altri film: Gervaise (1956), La diga sul Pacifico (1958), Delitto in pieno sole (1959), Che gioia vivere (1961), Il giorno e l'ora (1963), Parigi brucia? (1966), La corsa della lepre attraverso i campi (1972), Babysitter - Un maledetto pasticcio (1975).

DA WIKIPEDIA

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René Clément
Regista francese. Abbandonati gli studi di architettura, nel 1933 comincia la carriera di professionista come sceneggiatore di filmetti comici (scritti a quattro mani con J. Tati) e operatore di documentari, uno dei quali, Arabie interdite (Arabia proibita, 1937), diretto personalmente. Passa subito dopo a un film a soggetto, Soigne ton gauche (Cura il tuo sinistro, 1937), cosceneggiato con J. Tati, che ne è anche il protagonista. Alla fine della seconda guerra mondiale, alla quale partecipa come soldato semplice, si trasferisce a Nizza; lavora ancora come operatore, poi come aiuto-regista, e dirige quindi il suo primo lungometraggio, Operazione Apfelkern (1946), che porta sullo schermo la vicenda di un attentato ferroviario durante l'occupazione nazista della Francia. Girato sui veri luoghi della vicenda e con autentici operai delle ferrovie, il film imprime una virata al cinema francese innestandovi una dose di asciutto realismo, e ottiene il Gran premio della giuria per la miglior regia a Cannes. Nel frattempo collabora con J. Cocteau alla regia di La Bella e la Bestia (1946) e subito dopo realizza I maledetti (1947), Le mura di Malapaga (1949), ambientato a Genova, che vince l'Oscar come migliore film straniero, e L'amante di una notte (1950). Segue il suo film più famoso, Giochi proibiti (1952), che vince il Leone d'oro a Venezia, il premio della critica a Cannes e l'Oscar. È un'opera che tenta di scrutare, senza morbosità, il fondo oscuro che la tragedia della guerra ha sedimentato nella psiche di due bambini, i quali per i loro giochi si sono costruiti un finto cimitero. Quasi per contrappasso, il film successivo è una brillante e arguta commedia, Le amanti di Monsieur Ripois (1953), interpretato da un incontenibile G. Philipe, che vince il premio speciale della giuria a Cannes. Ritorna al realismo drammatico con Gervaise (1956), tratto da Zola, mirabile equilibrio di regia e interpretazione, che vale alla protagonista M. Shell il premio a Venezia. Fino al 1975, quando si ritira, gira un'altra decina di film, tra i quali, La diga sul Pacifico (1957, dal romanzo di M. Duras), Che gioia vivere! (1961), Parigi brucia? (1967, dal best seller di D. Lapierre e L. Collins sugli ultimi giorni dell'occupazione nazista), L'uomo venuto dalla pioggia (1970), Unico indizio: una sciarpa gialla (1971).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 18 Febbraio 2013, 11:13:35
FRANCHOT  TONE

Franchot Tone (Niagara Falls, 27 febbraio 1905 – New York, 18 settembre 1968)

.................................... è stato un attore cinematografico e teatrale statunitense.


Il suo nome completo era Stanislas Pascal Franchot Tone. Nacque a Niagara Falls, nello stato di New York, da Frank Jerome Tone, presidente della Carborundum Company (produttrice del carborundum o carburo di silicio) e Gertrude Franchot.
 
A differenza di suo fratello maggiore Jerry, Tone non manifestò interesse per gli affari e per una carriera nell'impresa industriale di famiglia, preferendo seguire la propria vocazione artistica e dedicarsi alla recitazione teatrale.ù
Durante gli studi presso la Cornell University fu infatti il presidente del Club Drammatico di quell'ateneo e, dopo la laurea, si trasferì nel Greenwich Village e ottenne il primo ruolo a Broadway nel 1929, nella produzione di Katharine Cornell de L'età dell'innocenza.
 
L'anno seguente si unì al Theatre Guild e in seguito divenne uno dei membri fondatori del celebre Group Theatre, il collettivo teatrale che sarebbe poi divenuto l'Actor's Studio, assieme a Harold Clurman, Cheryl Crawford, Lee Strasberg, Stella Adler, Clifford Odets e altri. Questi furono per lui anni intensi e produttivi: tra gli allestimenti teatrali del Gruppo si possono ricordare Green Grow the Lilacs (in seguito divenuto il famoso musical Oklahoma!) (1931), 1931 (1931), e Success Story (1932), tutte produzioni grazie alle quali Tone venne universalmente considerato dai critici come uno degli attori più promettenti della sua generazione.
 
Quello stesso anno, tuttavia, Tone fu il primo del gruppo a voltare le spalle al teatro e a tentare la via di Hollywood, quando la Metro-Goldwyn-Mayer gli offrì un contratto; ciò nonostante, egli manifestò sempre una maggior considerazione nei confronti del teatro, ricordando gli anni passati sul palcoscenico con nostalgia (ed effettivamente, dopo gli anni quaranta, egli tornò sporadicamente sulle scene).
 
Il suo debutto sul grande schermo fu nel film Il sesso più astuto (1932), ma la celebrità giunse nel 1933, anno in cui comparve in ben sette film, tra cui Rivalità eroica (1933), da una sceneggiatura di William Faulkner, sul set del quale incontrò per la prima volta la sua futura moglie Joan Crawford, Argento vivo (1933), con Jean Harlow (con la quale recitò in altri tre film), e la commedia musicale di grande successo La danza di Venere (1933), sempre con la Crawford e con Clark Gable. Nel 1935, probabilmente il suo anno più fortunato, recitò ne La tragedia del Bounty (1935), che gli fece ottenere una nomination all'Oscar per il miglior attore protagonista, I lancieri del Bengala (1935) e Paura d'amare (1935), assieme a Bette Davis, con la quale si vociferò avesse una relazione [senza fonte].
 
Dopo un tormentato corteggiamento, l'11 ottobre 1935 si sposò nel New Jersey con Joan Crawford, ma i due divorziarono nel 1939.
Dopo Rivalità eroica e La danza Venere, la coppia comparve insieme in altri cinque film: Tormento (1934), Non più signore (1935), Troppo amata (1936), Amore in corsa (1936) e La sposa vestiva di rosa (1937).
 
Tone continuò a lavorare assiduamente durante gli anni quaranta, ma senza mai riuscire veramente a sfondare come star di prima grandezza.
I ruoli che gli venivano offerti erano prevalentemente quelli di playboy dell'alta società, e ben pochi dei film di questo periodo sono degni di ricordo. L'eccezione è costituita da I cinque segreti del deserto (1943), il terzo film diretto dall'allora giovane regista Billy Wilder, una brillante storia di guerra e di spionaggio, interpretata anche da Erich von Stroheim, nel ruolo del feldmaresciallo tedesco Erwin Rommel, Akim Tamiroff e Peter van Eyck.
 
Dopo il divorzio da Joan Crawford, Tone si sposò e divorziò altre tre volte: dal 1941 al 1948 con la modella Jean Wallace, divenuta poi attrice, dalla quale ebbe due figli. Dopo il divorzio, lei si risposò con il collega Cornel Wilde. Tone si risposò con l'attrice Barbara Payton (1951-1952) (prima del matrimonio Tone venne aggredito fisicamente dall'amante della Payton, Tom Neal[senza fonte]), mentre l'ultimo matrimonio fu con la molto più giovane attrice Dolores Dorn (1956-1959).
 
Negli anni cinquanta, Tone passò alla televisione e tornò al teatro di Broadway, dove aveva iniziato la carriera. Partecipò al medical drama Ben Casey dal 1965 al 1966 nel ruolo del superiore di Casey. Inoltre, interpretò, diresse e produsse il suo primo film, un adattamento dell'opera teatrale Zio Vanya di Anton Čechov (1957) con l'allora moglie Dolores Dorn.
 
Morì di cancro ai polmoni nel 1968 a New York, all'età di 63 anni.
Secondo una biografia dell'ex moglie Joan Crawford, con la quale era rimasto sempre in buoni rapporti di amicizia, stava nell'appartamento di lei, e Crawford lo accudiva nonostante a sua volta fosse malata. Una volta, un visitatore chiese chi fosse quell'uomo anziano sulla sedia a rotelle, e Joan replicò: "Quello? È Franchot". Il suo corpo venne cremato e le sue ceneri disperse.
 
Franchot Tone ha la sua stella nella Hollywood Walk of Fame al n. 6558 dell'Hollywood Blvd.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 18 Febbraio 2013, 11:23:51
ROBERT MONTGOMERY

Robert Montgomery (Beacon, 21 maggio 1904 – New York, 27 settembre 1981- 77 anni )

................................ è stato un attore e regista statunitense.

Nato a Beacon, nello stato di New York, da Henry Senior (presidente di un'importante azienda che operava nel campo della gomma) e Mary Weed. In seguito alla morte del padre, la famiglia ebbe un tracollo finanziario e il giovane Robert si trasferì a New York per intraprendere la carriera di attore e regista cinematografico.
 
Nel 1929 debuttò sul grande schermo nel film Fatemi la corte di Sam Wood e divenne famoso al grande pubblico due anni più tardi allorquando fu partner sulla scena di Norma Shearer in Vite private; nel 1933 ebbe un ruolo nella prima versione cinematografica di Quando le signore si incontrano.
 
Nel 1935 divenne Presidente del sindacato di attori Screen Actors Guild, carica per la quale fu rieletto nel 1946.
Nel 1937, per la sua interpretazione di uno psicopatico in Notturno tragico (tratto dal lavoro del drammaturgo Emlyn Williams), ricevette la nomination agli Oscar come miglior attore (la statuetta sarà vinta poi da Spencer Tracy). Fu nuovamente nominato come miglior attore agli Oscar nel 1942 per L'inafferrabile signor Jordan, ma la statuetta fu poi vinta da Gary Cooper.
 
Arruolatosi in Marina durante la Seconda guerra mondiale, rientrò ad Hollywood nel 1945 per debuttare come regista, dirigendo alcune scene de
I sacrificati, in sostituzione del regista John Ford, ammalato. Ma la sua prima vera regia fu quella del giallo Una donna nel lago del 1947, in cui si ritagliò un ruolo non convenzionale, quello del protagonista che, voce narrante, praticamente non appare mai sullo schermo.
Fu impegnato anche in politica, attivista del Partito Repubblicano.
 
Nel 1949 fu chiamato a presentare la cerimonia dei Premi Oscar tenutasi quell'anno a Hollywood e negli anni '50 presentò la popolare serie televisiva americana Robert Montgomery Presents.
 
Nel 1960 diresse e co-produsse, con il suo amico James Cagney, il film Guadalcanal ora zero
 
Morì di cancro all'età di 77 anni a New York, nel 1981.
 
Sua figlia, Elizabeth Montgomery, scomparsa nel 1995 a soli 62 anni, fu un'apprezzata attrice.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 18 Febbraio 2013, 11:38:40
ROBERT MONTGOMERY

Robert Douglass Montgomery (October 29, 1907 – July 23, 1966)

.................................was an American film actor.


Figlio di un gioielliere, usò il nome d'arte di Douglass Montgomery .
Appariva sulle scene come, robusto bello e biondo, spesso un po' ingenuo, il classico belloccio. Ha iniziato la sua carriera a Hollywood, spesso giocando nel secondo ruolo maschile. Montgomery si trasferì in Gran Bretagna nel 1940 dove girò vari film.
 
Nel 1933 girò un film importante nel ruolo di, Laurie in Piccole donne (1933), al fianco di Katharine Hepburn Jo March.
Ha anche interpretato il Hollis Johnny ("Johnny-in-the-Clouds") in The Way to the Stars (1945).
 
Montgomery tornato negli Stati Uniti si dedicò ad una serie di programmi televisivi.

Douglass Montgomery sposò l'attrice britannica Kay Young (Kathleen Tamar giovane) il 14 marzo 1952 a Betlemme federati Chiesa di Betlemme, nel Connecticut.  Per lei, fù il suo secondo marito. 

La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Piccole donne  (1933) di George Cukor dove ha interpretato la parte di Laurie.
Nel 1939 ha inoltre lavorato con Elliott Nugent per la realizzazione del film Il fantasma di mezzanotte.

da Wikipedia e MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 18 Febbraio 2013, 15:06:57
WRIGHT MILLS

Charles Wright Mills (Waco, 28 agosto 1916 – West Nyack, 20 marzo 1962 - 45 anni )

................................................ è stato un sociologo statunitense.


 È ricordato soprattutto per aver studiato la struttura del potere negli Stati Uniti nel suo libro Le élite del potere.
Tale struttura secondo Mills è costituita dalla triade della élite economica, di quella politica e di quella militare.
 

C.W.Mills era un convinto sostenitore della responsabilità degli intellettuali nella società successiva alla seconda guerra mondiale. Secondo lui erano necessari prese di posizione ed impegno al posto di un disinteressato interesse accademico, in modo da costituire un "apparato di comprensione pubblica" e di "coscienza collettiva" in grado di contrastare le politiche delle elites istituzionali, espresse nella triade economica, politica, militare.
Dal 1941 al 1945 è professore associato di sociologia alla University of Maryland di College Park (Maryland). Dal 1945 al 1948 è direttore del Labor Research Division del Bureau of Applied Social Research (BASR) della Columbia University di New York City, N.Y. coordinato da Paul F. Lazarsfeld (1901-1976). Dal 1945 al 1962 lavora al dipartimento di sociologia della Columbia University prima come lettore (1945-1946), poi come professore assistente (1946-1950), poi ancora come professore associato (1950-1956), infine come Full Professor (1956-1962). Dal 1954 al 1956 è anche lettore esterno al William Alanson White Institute of Psychiatry, Psychoanalysis, and Psychology in New York. Morì prematuramente nel marzo 1962 di un attacco cardiaco.
Sociologo di fama internazionale, considerato da alcuni uno dei maggiori del nostro tempo, ogni sua opera sollevò accese polemiche e scandalo specialmente negli Stati Uniti, la cui società fu esaminata con grande profondità nella sua analisi. Mentre i conservatori lo bollavano come "uomo di sinistra", i liberal si stupivano non avesse tenuto nella debita considerazione l'importanza politica ed istituzionale della Corte Suprema. D'altro canto l'ex Unione Sovietica, pur pubblicando il suo libro Le élite del potere come critica della società americana, concludeva nell'introduzione che l'autore era comunque schierato "nelle speranze e nelle simpatie dalla parte del mondo occidentale".
In realtà l'analisi di Mills prendeva in considerazione i profondi cambiamenti maturati nella società americana anche e soprattutto a causa della seconda guerra mondiale, al punto di arrivare a definirla "post-moderna". Tali cambiamenti spazzavano via le illusioni settecentesche di una possibile divisione dei poteri e vedevano anzi crescere in modo irresistibile la concentrazione dei poteri politico, militare, industriale. Concentrazione che si sarebbe poi chiaramente manifestata in quello che lo stesso presidente Eisenhower definì nel suo ultimo discorso "il pericoloso complesso militare-industriale".
Le élite del potere fu attentamente studiato da Fidel Castro e Che Guevara nelle prime fasi della rivoluzione cubana, che all'epoca Mills vedeva con simpatia come possibile terza alternativa tra capitalismo e comunismo. Per dare un'idea dell'importanza di C.W. Mills, si pensi che alcuni studiosi (John H.Summers che insegna storia delle idee ad Harvard) [1] sostengono che: "In relazione ai movimenti di rivolta globale del sessantotto, la CIA identificava C.W. Mills come uno dei più influenti intellettuali della Nuova Sinistra a livello mondiale, nonostante fosse morto già da sei anni".
I suoi libri sui nuovi leader, The new men of the power: America's Labor Leaders (1948), e sulla classe media americana, Colletti bianchi (1951), nonché quelli sulle strutture di potere USA, Le élite del potere (1956) e Politica e Potere (1960), esaminano le contraddizioni di questa società in cui l'uomo si crede libero, mentre sta diventando sempre più uomo-massa, strumentalizzato dall'alto attraverso la burocrazia, l'informazione, l'industrialismo, l'urbanesimo. C.W.Mills rimette totalmente in discussione l'idea che le cosiddette democrazie siano regimi di effettiva libertà. Altri importanti lavori sono: The Causes of World War Three (1958), Listen, Yankee: The Revolution in Cuba (1960), e The Marxists (1962). Il romanzo The Death of Artemio Cruz (1962), del romanziere messicano Carlos Fuentes, è a lui dedicato. La dedica dice: " A C.Wright Mills, vera voce del Nord America, amico e compagno di lotta dell'America Latina".The new men of the power: America's Labor Leaders) Vi si studia la Labor Metaphysic e la dinamica secondo cui i leader sindacali collaborano con gli industriali e i finanzieri. C.W.Mills conclude che il lavoro, come attività sociale, viene servito su un piatto d'argento, trasformandosi da sfida strutturale in comodo ingranaggio del sistema. Attraverso questa incorporazione nel sistema i leader sindacali giocano un ruolo, per quanto subordinato, nella élite di potere degli USA.(White Collars: The American Middle Classes) del 1951 ristampato come Colletti bianchi da Edizioni di Comunità, Torino 2001, pagg.XXI+472. Sostiene che le varie burocrazie esercitano una tale sopraffazione sul singolo lavoratore cittadino da privarlo del suo pensiero indipendente e ridurlo ad una specie di robot che sia allo stesso tempo sfruttato ma contento di ciò.(The power elite) (1956), trad. it. L'élite del potere, Feltrinelli, 1986. Descrive il nesso sociale e psicologico tra le élite politica, militare ed economica, intendendo come élite il gruppo organizzato di persone che si trovano ai vertici di queste tre istituzioni. Queste persone condividono una comune visione del mondo:
 la metafisica militare: una definizione militare della realtà
 la identità di classe: si riconoscono separati e superiori al resto della società
 la interscambiabilità: si muovono all'interno e attraverso le tre strutture istituzionali mantendendo comitati direttivi di collegamento
 la cooptazione / socializzazione: l'assimilazione o socializzazione di nuovi membri candidati della élite avviene solo in base al successo della loro immedesimazione o autoclonazione all'interno di tali élite.
Queste élite organizzate negli ordini istituzionali dei "tre grandi" (big three) si appoggiano su un'alleanza "precaria" basata sulla loro "comunità di interessi". Tale precaria comunità è comunque saldamente guidata dalla metafisica militare che ha trasformato l'economia in una permanente economia di guerra. Per il lettore italiano tale struttura sociale può presentare singolari affinità con il fenomeno mafioso.(The Sociological Imagination) 1959 tradotto da Q.Maffi per Il Saggiatore 1995 collana Il Saggiatore Economici pag.256 ISBN 8842801550. Si tratta di un atteggiamento mentale che porti ad una sociologia capace di collegare le esperienze individuali e le relazioni sociali. Le tre componenti della immaginazione sociologica sono:
 La storia: come una società viene in essere, come cambia e come fluisce in essa il processo storico
 La biografia: il carattere della "natura umana" in una determinata società; quale tipo di persona vive in una particolare società
 La struttura sociale: come operano i vari ordini istituzionali in una società, quali sono dominanti, che rapporti hanno tra loro, come appare la loro evoluzione, ecc.
 
La immaginazione sociologica dà a chi la possiede l'abilità di vedere, al di là del suo proprio ambiente e della sua individuale personalità, le più ampie strutture sociali e la relazione tra storia, biografia, struttura sociale. Alcuni ritengono che sia questa l'opera più importante di C.W.Mills.

C'è stato un lungo dibattito sulle vere posizioni teoriche di Mills. Mills viene visto spesso come un marxista ortodosso per via dell'enfasi che pone sulle classi sociali e sul loro ruolo nel processo storico. Altrettanto spesso altri deducono che Mills si identifica più strettamente con il lavoro di Max Weber, cui molti sociologi guardano come ad un esponente del liberalismo moderno decisamente contrario al marxismo, positivo, sofisticato e di adeguato spessore intellettuale.
 
Mills non ha mai accettato l'etichetta di marxista, ma confidava ai suoi più stretti collaboratori che si sentiva più vicino alle migliori correnti di un marxismo flessibile ed umanistico che ai loro oppositori. In una lettera del 3 novembre 1956 ai suoi amici Harvey and Bette Swados, Mills dichiarava "...ma non dimentichiamo che ci sono più elementi utili nel marxismo di Sweezy [2] che in tutti i tirapiedi di J.S.Mill messi assieme" (gli intellettuali liberali).[3] Nella stessa lettera manifestava l'intenzione di esporre in modo chiaro e diretto la sua posizione. Una frase interessante è quella abbozzata nel seguente passaggio in nota, dalle Lettere a Tovarich(autobiographical essay) datata Fall 1957 con il titolo "On Who I Might Be and How I Got That Way".[4] Queste due citazioni sono consigliate da Kathryn Mills per una migliore comprensione delle sfumature esatte del pensiero di C.W.Mills[5]
 
Sulla questione se Mills avesse o no coscienza della sua posizione come più vicina a quella di Marx che a quella di Weber, sebbene sicuramente debitore ad entrambi a livello teorico, è conclusiva l'argomentazione di Stanley Aronowitz in A Mills Revival? [6] Questa ipotesi si basa sulla visione di Mills di una società in cui si contrappongono, in modo antagonistico e secondo una logica di dominio, strati sociali sottomessi e ordini istituzionali che impongono le loro regole nelle più nascoste fessure della società.
 
Mills argomenta che i livelli di micro e di macro analisi si possono fondere nella immaginazione sociologica, che permette una profonda comprensione del senso storico dell'esperienza di una varietà di individui, riflessa nei vari aspetti e significati della loro vita intima e delle loro attività esteriori. Gli individui possono pienamente capire le loro esperienze solo se si collocano nel periodo storico all'interno del quale vivono. Il fattore decisivo è la combinazione di problemi privati e di questioni pubbliche: la combinazione di attività personali, legate al vissuto immediato dell'individuo ed alle sue relazioni con gli altri, con elementi che invece hanno a che fare con le istituzioni e con la società come unità complessiva in quel certo periodo storico.
 
Mills condivide con la sociologia marxista ed altri teorici del conflitto l'idea che la società americana sia drammaticamente divisa e sistematicamente forgiata dalle continue interazioni tra chi detiene il potere e chi ne è totalmente privo. Condivide con loro pure l'interesse per l'alienazione, per gli effetti della struttura sociale sulla personalità, per la manipolazione della gente comune realizzata dalle élite e dai mass media. Mills è riuscito a combinare queste prospettive tipicamente marxiane con un'attenta osservazione delle dinamiche psicologiche dell'individuo e delle motivazioni dei piccoli gruppi di persone, elementi nei quali i seguaci di Weber sono particolarmente dotati. Soprattutto Mills intendeva la sociologia, propriamente vissuta, come un'impresa squisitamente politica al servizio del processo democratico.
 
Ne L'immaginazione sociologica Mills scriveva che: "è compito politico dello scienziato sociale, come di qualsiasi altro educatore liberale, tradurre continuamente le questioni personali in problemi pubblici e questi nei termini del loro significato umano per una varietà di individui. È suo compito dimostrare nel lavoro - e come educatore altrettanto nella vita - questo tipo di immaginazione sociologica. È suo obbiettivo coltivare questa attitudine mentale tra gli uomini e le donne con cui viene a contatto pubblicamente. Per raggiungere questi obbiettivi si deve seguire la ragione e la propria individualità e farne i valori principali di una società democratica".

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 18 Febbraio 2013, 15:13:14
ZYGUMUNT  BAUMAN

Zygmunt Bauman (Poznań, 19 novembre 1925)

.......................................... è un sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche.

Nato da genitori ebrei a Poznań, città in Polonia, nel 1925, Bauman fuggì nella zona di occupazione sovietica dopo che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche nel 1939 all'inizio della seconda guerra mondiale, e successivamente divenuto comunista si arruolò in una unità militare sovietica. Dopo la guerra, egli iniziò a studiare sociologia all'Università di Varsavia, dove insegnavano Stanislaw Ossowsky e Julian Hochfeld. Durante una permanenza alla London School of Economics, preparò la sua maggiore dissertazione sul socialismo britannico che fu pubblicata nel 1959.
 
Bauman collaborò con numerose riviste specializzate tra cui la popolare Socjologia na co dzien ("La Sociologia di tutti i giorni", del 1964), che raggiungeva un pubblico più vasto del circuito accademico. Inizialmente, egli rimase vicino al marxismo-leninismo ufficiale; si avvicinò in seguito ad Antonio Gramsci e Georg Simmel soprattutto dopo il 1956 e la destalinizzazione..
 
Nel marzo del 1968, la ripresa dell'antisemitismo, utilizzato anche nella lotta politica interna in Polonia, spinse molti ebrei polacchi a emigrare all'estero; tra questi, molti intellettuali distaccatisi dal regime. Bauman, che aveva perso la sua cattedra all'Università di Varsavia, fu uno di questi. Egli dapprima emigrò in Israele per andare a insegnare all'Università di Tel Aviv; successivamente accettò una cattedra di sociologia all'Università di Leeds, dove dal 1971 al 1990 è stato professore. Dal 1971 ha quasi sempre scritto in lingua inglese. Sul finire degli anni ottanta, si è guadagnato una fama internazionale grazie ai suoi studi riguardanti la connessione tra la cultura della modernità e il totalitarismo, in particolar modo sul nazismo e l'Olocausto. Ha assunto anche la nazionalità inglese.

Bauman ha focalizzato le sue ricerche sui temi della stratificazione sociale e del movimento dei lavoratori, prima di elevarsi ad ambiti più generali come la natura della modernità, ecc. Il periodo più prolifico della sua carriera iniziò dopo il ritiro dalla cattedra di Leeds, quando si guadagnò una vasta stima fuori dal circolo dei sociologi del lavoro con un libro sulle connessioni tra l'ideologia della modernità e l'Olocausto. Le sue più recenti pubblicazioni si sono concentrate sul passaggio dalla modernità alla post-modernità, e le questioni etiche relative. Con una espressione divenuta proverbiale Bauman ha paragonato il concetto di modernità e postmodernità rispettivamente allo stato solido e liquido della società.Nei suoi ultimi lavori, Bauman ha inteso spiegare la postmodernità usando le metafore di modernità liquida e solida. Nei suoi libri sostiene che l'incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori [1]. In particolare, egli lega tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l'industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa, e così via.
 
L'esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull'estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l'essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore. La critica alla mercificazione delle esistenze e all'omologazione planetaria si fa spietata soprattutto in Vite di scarto, Dentro la globalizzazione e Homo consumens.
Secondo Bauman, l'"omogeneizzarsi" indica, relativamente ai rapporti tra i soggetti, un processo affine all'omologazione, all'assorbimento passivo dovuto ad usi e consuetudini, a modelli culturali e di condotta prevalenti in un dato contesto sociale. Oppure si può riferire anche a comportamenti o valori che aprioristicamente ed in maniera dogmatica vengono accettati e tramandati tra le generazioni di individui, senza alcuno spirito critico o alcuna capacità riflessiva. Passo successivo a ciò sono processi quali la spersonalizzazione e l'alienazione.Secondo Bauman, nella modernità la morale è la regolazione coercitiva dell’agire sociale attraverso la proposta di valori o leggi universali a cui nessun uomo ragionevole (la razionalità è caratteristica della modernità) può sottrarsi. Non si può invece parlare della morale post-moderna, perché la fine delle "grandi narrazioni" del Novecento, cioè le ideologie, ha reso impossibile la pretesa di verità assolute, e quindi ci possono essere tante morali.
 
Bauman propone un tipo di morale: la morale nasce come (ed è sostanzialmente) il consegnarsi totalmente dell’io al tu (ovvero di me all’altro). È un fatto assolutamente e totalmente individuale e libero. Poiché non può esistere un terzo che mi dice se la mia azione sia morale oppure no, non c’è più società, la quale necessita sempre di almeno tre persone. Ma come si traduce questa definizione individuale nella concreta pratica sociale? Bauman specifica che questa libertà di donarsi è sempre dentro a certi vincoli e costruzioni dati da una struttura che è, appunto, la società.
 
L’impulso ad essere per l’altro, a donarsi all’altro, indipendentemente da come l’altro si atteggia nei suoi confronti (questo impulso è stato formulato da Emmanuel Lévinas, filosofo francese contemporaneo) non è razionale; per questo per Bauman la morale (originata da tale impulso) è del tutto irrazionale. L’origine della morale è sempre un atto individuale, implica necessariamente un io (è la mia decisione), mai un noi (non è un atto collettivo, né l’esito di un accordo, perché è sempre la scelta del singolo di atteggiarsi in un certo modo nei confronti dell’altro). Se non c’è l’io l’atto morale non c’è. La morale quindi è un atto del tutto individuale, ma crea la società. La società nasce da una scelta etica individuale, l’atto etico individuale va fatto da me e non da altri, e però crea un vincolo: viviamo in società, siamo in società, solo in virtù del nostro essere morali. Per Bauman solitamente si incontra l’altro "non come persona": Bauman usa il termine “persona” nel senso in cui viene usato dall’interazionismo simbolico, per cui il concetto di persona è inteso nel senso di una maschera che ricopre un ruolo. L’identità di ogni individuo è la somma di tutti i ruoli che copre, per questo si parla solo di persone, cioè di attori che ricoprono ruoli. L’atto morale ci permette di incontrare l’altro non come persona/maschera, ma come volto, cioè nella sua vera identità e non nel ruolo. Con l’atto morale mi consegno a una debolezza assoluta (l’atto morale è l’antitesi del potere o della sua logica, che è forza) perché riconosco all’altro la possibilità di comandarmi, accetto di consegnarmi a lui.
 
Il paradosso della morale per Bauman è che da un lato crea disordine, dall'altro è necessario come atto fondante della società (senza l'impulso di aprirsi all'altro non ci sarebbero le relazioni sociali). Tuttavia, essendo l'impulso della morale irrazionale e libero, è in antitesi all'ordine sociale, e pertanto la morale rischia di non avere molto spazio in una società sempre più complessa che ha bisogno di regole sempre più sofisticate. Bauman non risolve questo paradosso del ruolo della morale, pur essendo cruciale nella sua visione.
A giudizio di Zygmunt Bauman, l'autoassoluzione della memoria storica tentata dai negazionisti è [2] un segno di cecità pericolosa e potenzialmente suicida, che si sviluppa attraverso due processi:

 1. Il processo di ramificazione, per cui
« mentre la quantità, lo spessore e la qualità scientifica dei lavori specialistici sulla storia dell'Olocausto crescono a un livello impressionante, lo spazio e l'attenzione ad essa dedicati nelle opere di storia generale non fanno altrettanto »
(Z. Baumann, Modernità ed Olocausto)

2. Il "processo di sterilizzazione dell'immagine dell'Olocausto sedimentata nella coscienza popolare". Le cerimonie commemorative e le solenni dichiarazioni non portano avanti nessuna analisi dell'esperienza dell'Olocausto, anche se sono di estrema importanza perché mantengono viva l'attenzione della gente comune, non specializzata sull'argomento, e cercano di sensibilizzare quanti non si sono mai posti il problema della memoria storica collettiva dell'intera enormità dell'evento "shoa".

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 18 Febbraio 2013, 18:34:51
VITTORIO ARRIGONI

« Restiamo Umani »
(Adagio con il quale Vittorio Arrigoni terminava ogni suo articolo, a volte ripetuto nella forma inglese Stay Human )
 
Vittorio Arrigoni (Besana in Brianza, 4 febbraio 1975 – Gaza, 15 aprile 2011 - 36 anni )

...................................... è stato un reporter, scrittore e attivista italiano.

Vittorio Arrigoni, qui merita un ricordo, se non altro proprio perchè era uno dei nostri, nostri in quanto amante del fumo lento, amava
sia il sigaro toscano che la pipa, ma in specie amava fumare la pipa. Non discuto gli aspetti ideologici-politici, giornalistici della persona
poichè non mi pare sia il caso, ogni persona sia libera di trarre le libere considerazioni sul pensiero ed opera socio-politica ed giornalistica
della persona Arrigoni, qui mi limito a ricordare quelli che erano/sono dei nostri.

Nasce a Besana in Brianza, non lontano da casa mia e da casa dei miei svariati cugini, oggi provincia di Monza, da Ettore Arrigoni ed Egidia Beretta, piccoli imprenditori.
Aveva una sorella, Alessandra.
I nonni, antifascisti, avevano combattuto nella seconda guerra mondiale, la madre Egidia diverrà successivamente sindaco di Bulciago, il padre Ettore morirà nel dicembre 2011.
Dopo il diploma di ragioneria, lavora inizialmente nell'azienda di famiglia, nel mentre si dedica all'aiuto umanitario.
Era soprannominato "Vik".

Operazione Umanitaria :
Inizia all'età di vent'anni nell'Europa dell'est, in prevalenza con l'organizzazione non governativa IBO.
In Croazia, Russia, Ucraina, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca ma anche in seguito in Perù e poi ancora in altri paesi, opera nella ristrutturazione di sanatori, nella manutenzione degli alloggi per disabili o senzatetto e nell'edificazione di nuove abitazioni per profughi di guerra. Successivamente lavora in Africa (Togo, Ghana e Tanzania) con una cooperativa impegnata contro il disboscamento delle foreste alle pendici del Kilimangiaro e con l'ong YAP, per la quale si occupa della creazione di centri di socialità e centri sanitari.
 
Nel 2002 è inviato con la ong IPYL a Gerusalemme Est, nella stessa esperienza che vedrà la morte di Angelo Frammartino.
A Nablus, nel 2003, collabora con l'organizzazione del politico francese José Bové.
Da quell'anno diventa membro dell'ong International Solidarity Movement, una Omg non politica e, si interessa della causa palestinese dal punto
di vista umanitario, ma in seguito crescerà in lui una ideea che lo condurrà a schierarsi da una parte ideologica/politica ecc, schierandosi contro il comportamento dello Stato di Israele verso la popolazione della Striscia di Gaza, ma anche criticando apertamente la politica autoritaria e teocratica di Hamas nell'amministrazione della Striscia e, quella di al-Fath in Cisgiordania.
In breve tutto ciò lo condurrà a divenire persona scomoda ed invisa a svariate organizzazioni politiche, militari.
 
Nel 2005 viene inserito a sua insaputa nella lista nera delle persone sgradite ad Israele.
Il 26 marzo dello stesso anno, per questa ragione, è fermato in ingresso alla frontiera con la Giordania.
Picchiato dai militari israeliani viene poi abbandonato in territorio giordano e soccorso da militari giordani.
Dopo un'interrogazione parlamentare sulla vicenda da parte del senatore Sauro Turroni al Ministero degli Esteri italiano, lo scrittore Amos Oz spiegherà ad Arrigoni che la presenza a Gaza era a suo parere sgradita poiché avrebbe potuto testimoniare contro Israele per crimini di guerra alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia.
 
Nell'estate 2006 partecipa come osservatore internazionale alle prime elezione libere nella Repubblica Democratica del Congo, accompagnato dal sottosegretario del Ministero degli Esteri italiano Patrizia Sentinelli e col supporto logistico-finanziario del II Governo Prodi.
 
Nel settembre 2007 parte in missione umanitaria in Libano, e presso il campo rifugiati di Beddawi lavora all'ampliamento della clinica locale.
 
Dopo la precedente espulsione, torna passando via mare nell'agosto 2008 a vivere a Gaza come attivista umanitario; al suo arrivo riceve la cittadinaza onoraria palestinese.
Dalla Striscia, diffonde informazioni sulle condizioni dei palestinesi gazawi. Nel novembre dello stesso anno è ferito, incarcerato e espulso dall'esercito israeliano per aver difeso 15 pescatori palestinesi che cercavano di pescare nelle proprie acque territoriali.
Rientra definitivamente a Gaza il 21 dicembre, a bordo della nave Dignity del movimento Free Gaza.
 
Arrigoni era un sostenitore della soluzione binazionale (uno stato laico, e unico per i due popoli) per risolvere il conflitto israeliano-palestinese, nonché un pacifista, nel processo di pacificazione palestinese, contro la pulizia etnica nei confronti dei palestinesi.

Reporter e Scrittore
Particolarmente attivo nella comunicazione via Internet, gestendo più canali di informazione su YouTube e alcuni blog, tra i quali anche uno personale di critica e poesia,[23] Arrigoni era reporter per il quotidiano Il manifesto, per PeaceReporter, per Radio 2 (Caterpillar),
Radio Popolare, per l'agenzia stampa InfoPal e commentatore per numerose altre testate italiane ed internazionali.
Con ManifestoLibri pubblica nel 2009 il libro Restiamo umani, raccolta dei propri reportage da Gaza, tradotto in inglese, spagnolo, francese e tedesco, con l'aggiunta di un'introduzione dello storico israeliano Ilan Pappé.
 
Durante l'Operazione Piombo fuso, il suo blog Guerrilla Radio, nato nel luglio del 2004,e i suoi reportage ottengono notorietà internazionale in quanto unico cronista sul campo all'inizio dell'operazione.
Il sito di Arrigoni diviene per alcune settimane uno dei blog più visitati in Italia.
 
In quel periodo è anche oggetto, assieme ad altri membri dell'International Solidarity Movement (ISM), di minacce esplicite da parte di un sito web ("Stoptheism"), ritenuto essere vicino ad ambienti dell'estrema destra israeliana.
 
Nel 2010, dopo aver in più occasioni dichiarato stima per lo scrittore Roberto Saviano e il giornalista Marco Travaglio («antipode del giornalista medio italiano, a cui una intera generazione di disinformati deve la Ricomparsa dei Fatti», al quale nel 2008 aveva dedicato un canale YouTube), critica duramente alcune forti affermazioni pro-israeliane di entrambi.
All'inizio del 2011 viene querelato per diffamazione con il parroco Giorgio De Capitani dalla giornalista del TG1 Grazia Graziadei, a causa di un duro articolo sulla giornalista scritto da Arrigoni nel giugno 2010.
 
Il 4 gennaio 2011 ripubblica sul proprio blog il manifesto dei giovani di Gaza Gaza Youth Breaks Out in segno di protesta e a favore della loro rivendicazione di libertà e democrazia sia dall'occupazione israeliana sia dall'oppressivo regime di Hamas che, contrastava in modo pacifico.
Nelle ultime settimane della sua vita prende posizione a favore delle rivoluzioni del 2011 in corso in diversi Paesi arabi, con l'auspicio di giungere a maggiore libertà e istituzioni democratiche per le popolazioni musulmane coinvolte.

Rapimento e Morte :
Dopo aver ricevuto minacce di morte da parte di alcuni esponenti dell'area filoisraeliana, m anche da esponenti di Hamas, la sera del 14 aprile 2011 venne rapito da un gruppo terrorista dichiaratosi afferente all'area jihadista salafita, all'uscita dalla palestra di Gaza nella quale era solito recarsi. In un video immediatamente pubblicato su YouTube, in cui Arrigoni viene mostrato bendato e legato, i rapitori accusano l'Italia di essere uno "stato infedele" e l'attivista di essere entrato a Gaza "per diffondere la corruzione". Viene inoltre lanciato un ultimatum, minacciando l'uccisione di Arrigoni entro il pomeriggio del giorno successivo, e chiedendo in cambio della sua liberazione la scarcerazione del loro leader, Hisham al-Saedni, più noto come sceicco Abu al Walid al Maqdisi, e di alcuni militanti jihadisti detenuti nelle carceri palestinesi.
 
Il giorno successivo, il corpo senza vita di Arrigoni viene rinvenuto dalle Brigate Ezzedin al-Qassam nel corso di un blitz in un'abitazione di Gaza; secondo le forze di sicurezza di Hamas, la morte sarebbe avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 aprile per strangolamento.
L'autopsia svolta successivamente all'Istituto di medicina legale dell'Università Sapienza di Roma confermò i rilievi palestinesi.

Indagini e Processo :
Nei giorni seguenti, le indagini delle forze di sicurezza di Hamas conducono all'individuazione dei presunti responsabili del rapimento; il 19 aprile 2011 le forze armate di Gaza penetrano nel campo profughi di Nuseirat per eseguire gli arresti. Due terroristi - tra cui il capo, il giordano Abdel Rahman Breizat - rimangono uccisi in un conflitto a fuoco mentre un terzo viene fermato.
Fonti dell'organizzazione salafita hanno successivamente dichiarato che la responsabilità del rapimento sarebbe da attribuirsi a una loro cellula impazzita e fuori controllo.
 
Il processo per omicidio inizia a Gaza l'8 settembre 2011 a carico di quattro soggetti (Abu Ghoul, 25 anni, Khader Jram, 26 anni, Mohammed Salfi, 23 anni, e Hasanah Tarek) e si conclude il 17 settembre 2012 con due condanne all'ergastolo per omicidio e altre due a 10 anni e 1 anno di carcere rispettivamente per rapimento e favoreggiamento.
La famiglia Arrigoni in quell'occasione si era dichiarata contraria alla pena di morte per gli assassini.

Reazioni Internazionali e funerali :
L'omicidio di Arrigoni ha suscitato sdegno e proteste in tutto il mondo, ed è stato condannato unanimemente dalle Nazioni Unite e da vari capi di stato. Le autorità della striscia di Gaza hanno tributato un "saluto solenne" con centinaia di partecipanti alla salma di Arrigoni prima del suo trasferimento verso l'Italia.
 
Per rispettare le volontà di Arrigoni, la famiglia ha disposto che la salma tornasse in Italia passando dall'Egitto e dal valico palestinese di Rafah anziché dal territorio di Israele.I funerali, svoltisi a Bulciago, hanno visto la partecipazione di migliaia di persone giunte da tutta Europa. L'assenza di rappresentanti del governo italiano e di un riconoscimento pubblico in memoria di Arrigoni hanno causato forti polemiche.
 
Tra le molte manifestazioni di affetto, vi fu anche quella di Moni Ovadia, che ha definito Arrigoni "un essere umano che conosceva il significato di questa parola.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 11:23:00
ORSON  WELLES

George Orson Welles (Kenosha, 6 maggio 1915 – Hollywood, 10 ottobre 1985 - 70 anni )

.................................... è stato un attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense.

 
È considerato uno degli artisti più poliedrici del Novecento in ambito teatrale, radiofonico e cinematografico, tutti campi in cui raggiunse risultati di eccellenza. Conquistò il successo all'età di ventitré anni grazie allo spettacolo radiofonico La guerra dei mondi, trasmissione che scatenò il panico in buona parte degli Stati Uniti, facendo credere alla popolazione di essere sotto attacco da parte dei marziani.
Questo sensazionale debutto gli diede la celebrità e gli fece ottenere un contratto per tre film con la casa di produzione cinematografica RKO, da realizzare con assoluta libertà artistica.
Nonostante questa vantaggiosa clausola, solo uno dei progetti previsti poté vedere la luce: Quarto potere (1941), il più grande successo cinematografico di Welles, considerato tutt'oggi "il più bel film della storia del cinema" secondo un sondaggio di Sight & Sound che ha interpellato oltre 250 critici e registi cinematografici.
 
La carriera successiva di Welles fu ostacolata da una lunga serie di difficoltà e inconvenienti che non gli permisero di continuare a lavorare a Hollywood e che lo costrinsero a trasferirsi in Europa, dove il regista continuò a cercare di realizzare le sue opere finanziandosi soprattutto con apparizioni in film altrui. Fra i suoi molti progetti, Welles riuscì a realizzare e dirigere film come:
Macbeth (1948), Otello (1952), L'infernale Quinlan (1958), Il processo (1962), F come falso (1975) ed altri.
 
La sua fama è aumentata dopo la sua morte, avvenuta nel 1985, e attualmente viene considerato uno dei più grandi registi cinematografici e teatrali del XX secolo.
Nel 2002 è stato votato dal British Film Institute come il più grande regista di tutti i tempi.
Palma d'oro a Cannes nel 1952 (all'epoca sotto la denominazione di Gran Prix du Festival), ha ricevuto tra gli altri riconoscimenti l'Oscar alla carriera nel 1971.

« Ho avuto più fortuna di chiunque altro. Certo, sono anche stato scalognato più di chiunque altro, nella storia del cinema, ma ciò è nell'ordine delle cose. Dovevo pagare il fatto d'aver avuto, sempre nella storia del cinema, la più grande fortuna... »
 (Orson Welles)

Orson Welles nasce a Kenosha (Wisconsin), secondogenito di Beatrice Ives, pianista e suffragetta che aveva scontato una condanna per posizioni politiche fortemente radicali, e di Richard Welles, proprietario di una catena di fabbriche di furgoni e inventore dilettante, discendente da una ricca famiglia della Virginia. Fin dalla nascita, gli eclettici e facoltosi genitori impartiscono al figlio un'educazione poco convenzionale e lo trattano come il ragazzo prodigio della famiglia, indirizzandone il precoce talento verso differenti forme artistiche: il piccolo Orson impara subito a suonare grazie agli insegnamenti di sua madre e inizia presto a dedicarsi anche alla pittura.
Welles fa la sua primissima apparizione teatrale all'età di tre anni, in qualità di comparsa nel Sansone e Dalila, rappresentato all'Opera di Chicago, cui segue la parte del bambino in una versione della Madama Butterfly. Nel 1919 i suoi genitori si separano, al culmine di un tempestoso matrimonio, e Orson segue la madre a Chicago, a fianco della quale frequenta ambienti artistici e intellettuali. Il 10 maggio 1924, Beatrice Welles muore improvvisamente all'età di quarantatré anni. La dolorosa perdita della madre avrà un profondo effetto nelle scelte artistiche di Orson, che torna a vivere con il padre e abbandona per sempre la carriera musicale.
Il dottor Maurice Bernstein, vecchio amico di famiglia dei Welles, stimola nel ragazzo l'amore per il teatro, regalandogli una lanterna magica, una scatola di colori e un teatrino di marionette, con i quali il giovanissimo Orson inizia a cimentarsi nella messa in scena di spettacoli tutti suoi, dove fornisce di volta in volta personalmente la voce a tutti i personaggi.
All'età di dieci anni, durante il periodo della sua prima formazione scolastica a Madison (Wisconsin), Welles si dedica alle rappresentazioni studentesche della scuola e dirige ed interpreta il suo primo spettacolo teatrale a Camp Indianola: Il Dottor. Jekyll e Mr. Hyde. Successivamente intraprende gli studi alla Todd School di Woodstock (Illinois), una scuola d'avanguardia diretta dal professor Roger Hill, che Orson citerà più volte come maestro e come colui che gli ha fornito gli spunti artistici e letterari su cui si baserà la sua futura carriera.
Durante i cinque anni trascorsi alla Todd School, Welles prosegue le proprie esperienze teatrali e letterarie, recitando in tragedie e drammi storici shakespeariani, e cimentandosi perfino nella magia e nell'illusionismo, forme artistiche che rimarranno tra i suoi più grandi interessi futuri. In questo periodo dirige anche una versione del Giulio Cesare di Shakespeare, con la quale vince il premio dell'Associazione Drammatica di Chicago per la migliore realizzazione teatrale scolastica.
 
Nel 1930 il padre muore e lascia il quindicenne Orson sotto la tutela del dottor Bernstein (in seguito immortalato dall'attore Everett Sloane nel personaggio di Mr. Bernstein in Quarto potere). L'anno seguente il ragazzo si diploma alla Todd School e, dopo aver frequentato brevemente il Chicago Art Institute, ottiene dal dottor Bernstein il permesso di rinviare l'iscrizione all'Università Harvard e di partire per l'Irlanda per una sorta di "giro artistico" con l'obiettivo principale di sfondare nel mondo della pittura. Spostandosi per mezzo di un carretto trainato da un asino, che molte volte usa come tetto per la notte, Welles dapprima visita le Isole Aran e poi si trasferisce a Dublino, dove esaurisce il denaro a sua disposizione.
« Quando arrivai a Dublino dovetti vendere l'asino all'asta, ed anche me stesso. Penso che avrei potuto trovare un onesto lavoro come giardiniere o lavapiatti: purtroppo diventai attore »
(Orson Welles)
 
Welles decide di tentare la strada del teatro e si presenta quindi a Hilton Edwards, direttore del Gate Theatre di Dublino, sostenendo di essere un "famoso attore newyorkese" e ottenendo un ingaggio fra gli attori principali. La sua prima interpretazione è il duca Karl Alexander del Wűrtenberg nell'edizione teatrale di Jew Sűss.
Nel 1933, dopo aver lavorato per due anni come regista e attore in diversi spettacoli anche presso l'Abbey Theatre, Welles decide di trasferirsi a Londra per cimentarsi nel teatro inglese, ma gli viene rifiutato il permesso di lavoro; è costretto quindi a rientrare negli Stati Uniti, dove torna a realizzare spettacoli presso la Todd School e collabora con Roger Hill alla stesura di una serie di saggi su Shakespeare che appariranno nella collana editoriale Everybody's Shakespeare.
Nel 1934 il diciannovenne Welles si sposa con Virginia Nicholson, dalla quale avrà una figlia, dall'insolito nome di Christopher, nata nel 1937 quando Welles aveva 23 anni. Nello stesso anno gira il suo primo cortometraggio alla Todd School, The Hearts of Age (1934) nel quale interpreta la grottesca figura della Morte e a cui partecipa anche la moglie Virginia nel ruolo di un'anziana gentildonna.
 
Questo breve film muto in 16 mm, dal contesto simbolico e drammatico, si ispira all'opera di registi dell'epoca, da Erich von Stroheim a Luis Buñuel, ai surrealisti francesi. Già in questo cortometraggio, si nota come la composizione dell'immagine caratterizzi in maniera evidente la tecnica registica di Welles e come la accompagni nel suo svolgersi. L'immagine presenta luci forti, in contrasto con sequenze oscure più delineate, e ricca di elementi scenografici che ne rendono l'aspetto barocco e ridondante.
In soli quattro minuti la pellicola, che si rifà evidentemente a registi come Griffith, Stroheim, Murnau (immagini in negativo) ed all’avanguardia surrealista francese, contiene in nuce già tutti gli elementi della futura produzione cinematografica di Welles.
Anche l'accuratezza del trucco è già un elemento fondamentale e rivela una tendenza che Welles svilupperà nel corso della sua carriera di attore, quella del camuffamento e del travestitismo dei propri lineamenti, attraverso l'utilizzo di elaborate tecniche.

La Radio :
Nell'estate del 1938 Welles (che nel mese di maggio è già apparso sulla copertina di Time) e la compagnia Mercury Theatre diventano una presenza quotidiana nelle trasmissioni dell'emittente radiofonica CBS, con il programma Mercury Theatre on the Air, nel quale vengono proposte reinterpretazioni audio di classici od opere letterarie popolari. Alcuni dei testi reinterpretati sono: Dracula, L'isola del tesoro, The 39 Steps, Il conte di Montecristo, Giulio Cesare, Sherlock Holmes, Oliver Twist.
Memorabile rimane la trasmissione del 30 ottobre 1938, durante la quale il ventitreenne Welles interpreta un adattamento radiofonico scritto da Howard Koch de La guerra dei mondi, romanzo di fantascienza di H. G. Wells; il programma scatena il panico in gran parte degli Stati Uniti, dato che molti radioascoltatori credono che la Terra stia effettivamente subendo l'invasione da parte di una bellicosa flotta di astronavi marziane.
Welles sa che la CBS trasmette su frequenze vicine a quelle della più seguita NBC, dove nello stesso momento vanno in onda le trasmissioni di Edgar Bergen e Charlie McCarthy, ma sa anche che Bergen, in un momento ben preciso della sua trasmissione, manda sempre in onda uno stacco musicale durante il quale il pubblico tende a cambiare stazione: è in quel momento che Welles decide di far atterrare i suoi marziani. La scelta si rivela efficace perché gli Stati Uniti piombano nel caos. Secondo la testimonianza di molti collaboratori, tra cui l'assistente personale Alland, l'executive della CBS Davison Taylor piomba in camera di registrazione dopo 15 minuti ed esclama, rivolto a Welles: "Per Dio, interrompi questo coso! Là fuori la gente è impazzita!". Poco dopo Welles risponde al direttore generale della CBS Paley (giunto in ciabatte e accappatoio) che gli intima di chiudere la trasmissione: "Interrompere? Perché? Devono avere paura, mi lasci continuare!" Salvo poi dichiarare il contrario in tutte le interviste successive. A dire il vero, Welles pensa che l'adattamento sia noioso, e non vorrebbe proporlo, ma è costretto ad usarlo in mancanza di altro materiale interessante a disposizione.
Credendo che gli eventi descritti nella trasmissione siano autentici, gli ascoltatori del programma sono presi dal panico, senza capire che si tratta in realtà di un semplice spettacolo radiofonico. La vicenda narrata nel romanzo viene interpretata da Welles come una reale radiocronaca, con l'unico intento di risultare avvincente per il pubblico. L'adattamento del romanzo simula infatti un notiziario speciale, che a tratti si inserisce sopra gli altri programmi del palinsesto, per fornire aggiornamenti sull'atterraggio di astronavi marziane a Grovers Mill (New Jersey). Il risultato è fin troppo realistico e va oltre le aspettative dell'autore stesso. La vicenda si trasforma in un enorme ritorno pubblicitario per Welles, tanto che la RKO si fa avanti proponendogli un contratto per la realizzazione di tre film a Hollywood.
« Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a Hollywood »
(Orson Welles)

Welles a Hollywood :
« Il cinema è un mestiere... Nulla può essere paragonato al cinema. Il cinema appartiene al nostro tempo. È la cosa da fare. »
(Cahiers du cinema n. 165, 1965)
Welles ha già realizzato due film prima del suo vero debutto in Quarto potere. Il primo, Too much Johnson (1938), è destinato a essere inserito all'interno dell'omonima farsa teatrale (in tutto mezz'ora) che però non viene mai messa in scena. Welles ha detto del film, dopo che l'unica copia andò perduta nel 1970 nell'incendio della sua villa di Madrid: "Era un bel film. Avevamo creato una Cuba da sogno a New York. L'ho guardato 4 anni fa e la stampa era in ottime condizioni. Sapete, non l'avevo mai montato. Pensavo di metterlo insieme per darlo a Joe Cotten come regalo di Natale qualche anno, ma non l'ho mai fatto."
Anche il secondo film, The Green Goddess, non è mai stato visionato da nessuno.
Fin dal momento del suo arrivo a Hollywood, il 22 luglio 1939, Welles riceve tiepide accoglienze: pochi invitati presenziano al ricevimento in suo onore, mentre i giornali e i caricaturisti ironizzano subito sulla sua barba (che aveva fatto crescere per un ruolo teatrale). Welles però ignora questi atteggiamenti e si concentra sul suo progetto e sulle sue ambizioni di regista.
 
Il successivo 21 agosto sottoscrive con la RKO Pictures il più vantaggioso contratto mai offerto da uno studio:
in qualità di attore, sceneggiatore, regista e produttore, il cui compenso è previsto in 50.000 dollari di anticipo, oltre al 20% degli incassi lordi, per la realizzazione di tre film. Il contratto concede inoltre a Welles la libertà artistica assoluta, una libertà che chiunque a Hollywood avrebbe desiderato, e che costituiva probabilmente uno dei motivi che tanta invidia stava suscitando nei confronti del nuovo arrivato.
 
Per il suo primo progetto alla RKO, Welles rimane a lungo indeciso, lavorando inizialmente ad un adattamento del romanzo Cuore di tenebra (Heart of Darkness) di Joseph Conrad. La sceneggiatura, che viene realizzata in poco tempo, prevede alcune variazioni rispetto al romanzo: nel testo originale di Conrad, la storia si svolge partendo dal Tamigi a Londra fino ad arrivare nel cuore della giungla attraverso la risalita del fiume Congo; nella versione di Welles, l'azione viene attualizzata e si sposta a New York, con il fiume Hudson che sostituisce il Tamigi. Il personaggio di Marlow diventa americano e quello di Kurtz assume delle caratteristiche che lo etichettano come un nazista. Ma l'elemento essenziale di questa versione di Welles non sta nella concezione della trama, quanto soprattutto nell'originalità di concepire la tecnica filmica, aspetto che mai prima di allora era stato affrontato a Hollywood.
 
Nella visione del giovane regista, Marlow non è infatti mai visibile in scena, in antitesi con la versione di Conrad, in cui invece Marlow è il narratore in prima persona di tutta la vicenda; la concezione wellesiana in effetti sostituisce il personaggio con l'obiettivo della macchina da presa, nel quale si identifica lo sguardo del protagonista. Solo in alcuni punti si può vedere una sigaretta accesa o l'ombra del personaggio.
L'idea di Welles è quella di prestare la voce a Marlow e di interpretare anche il personaggio di Kurtz (anche se, poco prima del fallimento del progetto, ha già deciso di rinunciare).
Il ruolo di protagonista femminile viene affidato all'attrice Dita Parlo, mentre parte del cast è composto da attori provenienti dal Mercury Theatre, i quali, grazie a Welles, hanno ottenuto a loro volta un contratto con la RKO.
Il progetto però fallisce per molteplici circostanze. La Parlo viene arrestata in Francia con l'accusa di collaborazionismo, la RKO non si dimostra disposta a riporre fiducia in una tecnica registica così rivoluzionaria, mentre il budget del film si rivela troppo alto, vista anche la necessità di allestire un set che ricostruisca gli ambienti africani.
« Credo di essere fatto per Conrad. Secondo me, ogni storia di Conrad è un film. Non c'è mai stato un film da Conrad, per la semplice ragione che nessuno l'ha mai fatto com'è scritto. La mia sceneggiatura era fedelissima a Conrad. E io credo che appena qualcuno farà come dico si ritroverà un successo fra le mani »
(Orson Welles)
 Senza perdersi d'animo, Welles si dedica al secondo progetto con la RKO e decide di girare Smiler with a Knife, un film poliziesco.
Anche in questo caso, la pellicola non vedrà mai la luce, si dice per la rinuncia da parte delle due interpreti scelte, Carole Lombard e Rosalind Russell, le quali temevano di rovinare la propria reputazione partecipando ad un film diretto da un regista alle prime armi. Come in seguito dichiarò Welles, in realtà Carole Lombard gli era amica e lo appoggiava, ma la casa di produzione dell'attrice non le diede il permesso di partecipare al film.

Quarto Potere :
« Quarto potere racconta la storia dell'inchiesta fatta da un giornalista di nome Thompson per scoprire il senso delle ultime parole di Charles Foster Kane. Poiché il suo parere è che le ultime parole di un uomo devono spiegare la sua vita. Forse è vero. Lui non capirà mai cosa Kane volesse dire, ma il pubblico, invece, lo capisce. La sua inchiesta lo porta da cinque persone che conoscevano bene Kane, che lo amavano e lo odiavano. Gli raccontano cinque storie diverse, ognuna delle quali molto parziale, in modo che la verità su Kane possa essere dedotta soltanto - come d'altronde ogni verità su un individuo - dalla somma di tutto quello che è stato detto su di lui. Secondo alcuni Kane amava soltanto sua madre, secondo altri amava solo il suo giornale, solo la sua seconda moglie, solo se stesso. Forse amava tutte queste cose, forse non ne amava nessuna. Il pubblico è l'unico giudice. Kane era insieme egoista e disinteressato, contemporaneamente un idealista e un imbroglione, un uomo grandissimo e un uomo mediocre. Tutto dipende da chi ne parla. Non viene mai visto attraverso l'occhio obiettivo di un autore.
Lo scopo del film risiede, d'altra parte, nel proporre un problema piuttosto che risolverlo. »
(Orson Welles)


da Wikipedia .....segue

vedi immagini allegate
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 11:50:50
Segue dalla Prima

ORSON WELLES

Quarto Potere :
Come afferma Welles, il terzo film previsto dal contratto con la RKO inizia a prendere forma già durante la progettazione di The smiler with a knife. Oltre a Welles, lavorano alla sceneggiatura anche John Houseman e il neo assunto Herman J. Mankiewicz. Il film in principio deve intitolarsi Welles, poi passa a chiamarsi American, fino a prendere il suo titolo definitivo, Citizen Kane (letteralmente Il cittadino Kane, titolo italiano: Quarto potere).
 
Questa volta Welles punta a scrivere un soggetto completamente originale, senza trarre spunto dalla letteratura, come era solito fare anche in teatro. Il soggetto viene ispirato dalla figura del magnate della stampa William Randolph Hearst e la trama del film riprende a grandi linee molti riferimenti alla vita di Hearst: la ricchezza dei genitori di Kane dipende da una miniera d'oro, esattamente come per i genitori di Hearst; nonostante i grandi possedimenti ereditati, Kane si interessa quasi esclusivamente del suo piccolo giornale, e lo amplia fino a farlo diventare una pubblicazione a tiratura nazionale, creando un impero editoriale le cui prese di posizione saranno tutt'altro che imparziali; Kane si sposa due volte, la seconda con un'attrice-cantante-ballerina (Hearst era legato all'attrice Marion Davies), e tenta senza successo di entrare in politica; la realizzazione di Xanadu ricorda la residenza che Hearst si fece costruire (un castello che divenne famoso anche per gli avvenimenti mondani legati al mondo del cinema e a Hollywood); Kane acquista ogni genere di opera d'arte per il solo gusto di possederla, esattamente come fa Hearst con la sua mania per il collezionismo; negli ultimi anni di vita, Kane si ritira a vita privata, isolandosi per evitare ogni contatto umano.
Altre interpretazioni ritengono invece che il film possa essere stato ispirato da Julien Brulatour, proprietario della Kodak, oppure dall'eccentrico produttore Howard Hughes, come riportato in F come Falso.
Quale co-protagonista del film, nel ruolo di Jedediah Leland, giornalista e amico di Kane, Welles chiama uno dei componenti della compagnia del Mercury Theatre, l'attore Joseph Cotten, la cui amicizia e collaborazione professionale con Welles proseguirà anche negli anni futuri.
Le riprese di Quarto potere, la cui sceneggiatura ha richiesto tre mesi di lavoro, prendono il via il 30 luglio 1940, mentre il montaggio inizia il 23 ottobre dello stesso anno. La stampa specializzata in gossip inizia ad interessarsi al film e i pettegolezzi arrivano all'orecchio di W.R. Hearst, grazie a Louella Parsons, una celebre columnist che scrive sui suoi giornali e che, allo stesso tempo, è un'estimatrice di Welles; secondo la Parsons, Welles sta girando un film basato sulla vita di Hearst, e quest'ultimo va su tutte le furie. Grazie alla potenza del proprio impero editoriale, il grande magnate della stampa inizia un'opera di boicottaggio nei confronti del film e della RKO.
La data d'uscita di Quarto potere è prevista in origine per il 14 febbraio 1941, ma viene rimandata più volte, tanto che Welles minaccia la RKO di inadempienza contrattuale per questo ritardo. La polemica smuove la casa di produzione, che sta cercando di sfruttare la pubblicità creata dalla controversia per lanciare il film; la data di uscita nelle sale di New York e Los Angeles viene finalmente fissata per il 9 aprile 1941.
Quarto potere non ottiene un grande successo di pubblico, principalmente a causa dell'opera di boicottaggio intrapresa dai periodici dell'impero editoriale Hearst, mentre le recensioni della critica accolgono invece il film come uno dei più grandi capolavori del cinema di sempre. Con Quarto potere, Orson Welles scardina le pratiche del cosiddetto 'cinema delle origini' rifondando, di fatto, le tecniche della ripresa cinematografica. Rielaborando meccanica, ottica e illuminotecnica, ricostruisce e migliora lo stile di maestri del 'primo cinema' come David Wark Griffith (autore de La nascita di una nazione) dai quali trae ispirazione e suggestioni. Welles fonde elementi eterogenei del teatro e del cinema, ricostruendo il punto di vista dello spettatore con inquadrature virtuose e mai osate fino a quel momento, o cambi di luci fondamentali, come per esempio la dissolvenza della luce da punti diversi dello schermo e la sparizione degli attori uno dopo l'altro (innovazione poco considerata da Welles, che la credeva in uso nel cinema e che ritiene ripresa dalle sue abitudini teatrali, ma una delle poche che ammette di aver inventato).
Con il ruolo del protagonista Charles Foster Kane, Welles dimostra inoltre la propria sensibilità e abilità interpretativa, arrivando a coprire tutte le fasi dell'esistenza del personaggio, dalla prima giovinezza, in cui Kane è un baldo e idealista direttore di giornale, passando per la mezza età, quando Kane è all'apice del suo carisma e della sua spavalderia, fino alla vecchiaia, in cui si è ormai trasformato nel megalomane magnate dell'editoria, la cui umanità è rimasta soffocata dall'immenso potere conquistato.
Di fondamentale importanza per l'interpretazione di Welles è anche l'abilità del truccatore Maurice Siederman, il cui impegno riesce a rendere estremamente convincenti i vari passaggi dell'esistenza di Kane, dai venti ai settantasette anni. Anche nelle scene che ritraggono Kane da giovane, Welles è sempre pesantemente truccato.
« Riuscivo appena a muovermi, per via del corsetto e del cerone sul viso. Norman Mailer, una volta, ha scritto che quando ero giovane ero il più bell'uomo che mai si fosse visto. Grazie tante! Era tutto merito del trucco di Quarto potere »
(Orson Welles)
 
Ma l'aspetto più innovativo del film è costituito dall'uso, per la prima volta consapevole e sistematico, della profondità di campo (deep focus) e del piano sequenza. La prima tecnica viene studiata e approfondita dal celebre direttore della fotografia Gregg Toland, che ricorse a speciali lenti e ad una potentissima illuminazione del set.
A livello di scrittura, l'innovazione principale sta invece nel ricorso all'uso sistematico di flashback, contrario allo stile classico dei film.
Il regista, nelle interviste successive, ha poi sempre affermato che molte delle innovazioni a lui attribuite non erano affatto tali; per essere riuscito a farle apparire come sue, Welles si definirà - nel film F come Falso (1973) - un illusionista.

« Il film appare subito come qualcosa di incommensurabile, tanta è la sua portata e la sua novità, summa della tecnica cinematografica, laboratorio di nuove sperimentazioni, tragedia shakespeariana avvolta in atmosfere dell'assurdo e nel vuoto esistenziale. Il significato del film è ancora più complesso. La personalità di Kane è misteriosa nella sua linearità: un idealista? un approfittatore? un megalomane? Perché ci teneva tanto che la moglie diventasse una star? Un egoista incapace di amare? Perché costruì la finzione del giornale? Perché costruì la finzione della moglie star? Perché la finzione di Xanadu? "Rosebud" rimane un mistero, e tale rimane la personalità di Kane, e anche la congettura che il primo spiegherebbe la seconda. Forse non esisteva nessun movente, e nessun significato. O forse quell'informazione da sola non sarebbe servita a nulla. Il vero senso del film sta nella "ricerca del significato", più che nel significato in sé, una potente metafora della condizione umana. La risposta a questa ricerca sta nel cartello NO-TRESPASSING. Ma Kane "non ha significato": è un uomo senza principi e senza personalità. Kane è soltanto l'insieme dei propri gesti e delle proprie parole, che non hanno altro significato che quello di essere i suoi gesti e le sue parole. Esattamente come il grande ammasso di oggetti nel castello di Xanadu, che non fornisce altra personalità al castello che quella di essere un ammasso disordinato di oggetti. Kane riduce tutto e tutti ad oggetti: perciò è incapace di comunicare emozioni. Kane è inutile; e non a caso il suo ruolo nel film è trascurabile, fa soltanto da tema di discussione per i protagonisti, che sono i narratori e il giornalista »
(Piero Scaruffi su Quarto potere)
 Secondo le classifiche dell'AFI e del BFI, e di molti altri critici, Quarto potere viene considerato il "Più bel film della Storia del Cinema".

Il secondo film che Welles dirige per la RKO (in cui non compare come attore, ma solo come voce narrante) è il più sobrio e tradizionale L'orgoglio degli Amberson (The Magnificent Ambersons, 1942), adattato dall'omonimo romanzo di Booth Tarkington, vincitore del premio Pulitzer. Con questa pellicola, i dirigenti della casa di produzione ripongono le speranze di recuperare gli investimenti persi con il parziale flop commerciale del film precedente.
Il film racconta la saga degli Amberson, una famiglia dell'alta borghesia che vive a Indianapolis durante il periodo in cui il progresso tecnico e industriale proveniente dall'Europa (simboleggiato dall'arrivo e dall'affermazione dell'automobile) inizia a minarne la supremazia sociale. L'inventore Eugene Morgan (Joseph Cotten), divenuto proprietario di una fabbrica di automobili, è da sempre innamorato di Isabel Amberson (Dolores Costello), la matriarca della famiglia, la quale torna a frequentarlo dopo la morte del marito. Questo amore viene ostacolato dal di lei figlio George Minafer (Tim Holt), il quale continua a mantenere lo spirito altezzoso e l'atteggiamento aristocratico che ha sempre caratterizzato gli Amberson.
Welles considera questa pellicola addirittura migliore di Quarto potere, ritenendola una realizzazione più matura, più studiata e con una tecnica registica già differente dal primo film. La composizione dell'immagine ha un taglio meno barocco e le innovazioni sono meno coraggiose di quelle apparse in Quarto potere, ma si nota comunque un'abilità registica enorme, con un'eccellente fotografia, diverse creazioni di montaggio e un uso eccezionale dei piani sequenza.
In sostanza, il film ha tutte le premesse per diventare un grande successo e una grande opera d'arte cinematografica; ma anche in questo caso Welles trova davanti a sé una strada irta di difficoltà, poiché sono in agguato nuovi scontri con la casa produttrice.
Durante le riprese, il governo degli Stati Uniti chiede a Welles di realizzare un film documentario sull'America meridionale. Welles lascia dunque il paese per cominciare le riprese di It's All True, dopo aver montato la prima copia di bozza di L'orgoglio degli Amberson, pensando di poter continuare a inoltrare tramite telegramma le istruzioni finali ai suoi collaboratori.
A questo punto la RKO, già in difficoltà finanziarie e spaventata da un possibile nuovo insuccesso commerciale, prende il controllo della pellicola dallo staff della Mercury Production di Welles e opera un taglio di oltre 50 minuti di girato, mentre alcune scene, comprese quelle finali, vengono rifilmate ed aggiunte o sostituite a quel che resta della prima versione. La pellicola originale tagliata, compreso il finale originale che Welles aveva girato, va irrimediabilmente perduta. L'intervento della RKO, che attenua fortemente i toni nostalgici e agrodolci de L'orgoglio degli Amberson, è solo il primo di una lunga serie di persecuzioni e dannose interferenze da parte dei produttori, che Welles dovrà affrontare nel corso di tutta la sua carriera a Hollywood.
 Durante la lavorazione de L'orgoglio degli Amberson, Welles è contemporaneamente impegnato come attore sul set di un'altra pellicola, la spy-story Terrore sul Mar Nero, tratta da un romanzo di Eric Ambler e girata in simultanea in un vicino teatro di posa. Scritto e interpretato assieme a Joseph Cotten, il film viene frettolosamente realizzato di notte e non convince la casa di produzione, che lo farà uscire soltanto nell'agosto del 1943, limitandone la durata a 71 minuti e ricavandone scarso successo. Welles, che nel film impersona il sanguinario e caricaturale colonnello Haki, capo della polizia segreta turca, riesce in un primo tempo ad ottenere dalla RKO la facoltà di rigirare il finale e di integrare la storia con la voce narrante di Joseph Cotten, ma questo tentativo non gioverà comunque al film.
 
da Wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 11:58:07
ORSON WELLES

segue da seconda


Allo scoppio della seconda guerra mondiale, molti artisti si impegnano in campo politico, o addirittura si arruolano, ma Welles cerca di evitare il servizio di leva; la storica cinematografica Giuliana Muscio ha ritrovato una lettera indirizzata alla MGM e datata 28 aprile 1943, diretta all'Office War Information, nella quale il regista chiede l'esonero dal servizio militare per partecipare a una produzione cinematografica basata su Guerra e pace di Lev Tolstoj, mai però realizzata.

« Non mi piace parlare di cinema, ne ho abbastanza di parlare di film. [...] Se il nostro amato cinema (e naturalmente quando dico "amato" sono serissimo, perché in effetti noi lo amiamo appassionatamente), beh, se il nostro amato cinema smette di essere la grande ossessione contemporanea, allora la creta per le nostre amate statue resterà in mano ai distributori. Cioè, sarà gettata ai cani - e noi dove andiamo a finire? »
(Orson Welles)

La débacle di Terrore sul Mar Nero e di It's all True rappresenta la fine di quella che per Welles era stata preannunciata, poco più di un anno prima, come la folgorante carriera di un genio.
Per alcuni anni, durante il periodo della seconda guerra mondiale, Welles rimane lontano dal mondo del cinema, dedicandosi a trasmissioni radiofoniche di propaganda per la CBS e, in particolare, ad attività di carattere politico quali un ciclo di conferenze sulla natura del fascismo, che egli presiede in tutto il paese, unitamente al sostegno all'amministrazione del presidente americano Roosevelt, per il quale scrive diversi discorsi politici.

Nel frattempo Welles, che nel 1939 ha divorziato dalla prima moglie Virginia Nicholson, e che ha avuto una successiva relazione con l'attrice messicana Dolores del Rio (sua partner in Terrore sul Mar Nero), nel 1943 si risposa con Rita Hayworth, la cui interpretazione in Gilda (1946) ne farà uno dei maggiori sex symbol del dopoguerra.[46] Dal matrimonio con la Hayworth nasce una figlia, Rebecca (1944-2004).
Welles ritorna al cinema grazie al produttore David O. Selznick, che lo scrittura per interpretare il dramma in costume La porta proibita (1944), tratto dal romanzo Jane Eyre, accanto a Joan Fontaine. Con il vigoroso ritratto del protagonista Edward Rochester, l'ombroso eroe romantico nato dalla penna di Charlotte Brontë, Welles può sfruttare al meglio la propria imponente presenza scenica.
Welles e Loretta Young in Lo straniero (1946)

Il successivo impegno cinematografico di Welles rappresenta uno dei momenti più curiosi e affascinanti della sua carriera. Nel film La nave della morte (1944), un tipico prodotto hollywoodiano del periodo bellico, infarcito di sketch e numeri musicali di intrattenimento, Welles ricorre a una sua antica passione, l'illusionismo, producendosi nel Mercury Wonder Show, un famoso spettacolo di magia durante il quale esegue con eleganza alcuni numeri da prestigiatore e si esibisce nel trucco della donna segata a metà, con l'ausilio di una partner d'eccezione, Marlene Dietrich.
Dopo l'interpretazione di un veterano della prima guerra mondiale nel dramma sentimentale Conta solo l'avvenire (1945), accanto a Claudette Colbert, Welles riesce a realizzare ancora tre film a Hollywood: nel primo, Lo straniero (1946), Welles dirige Loretta Young e Edward G. Robinson, interpretando anche il ruolo del protagonista, un ex nazista che tenta di nascondere il proprio passato sotto l'identità di un professore che insegna in un college di un piccolo centro del Connecticut.

Nel 1946 Welles ritorna al teatro con Around the world, un adattamento musicale de Il giro del mondo in ottanta giorni. Lo spettacolo ottiene un grande successo di critica ma lo scarso riscontro di pubblico lascia Welles in disastrose condizioni finanziarie e lo costringe a raggiungere un frettoloso accordo con Harry Cohn, boss della casa produttrice Columbia, per dirigere La signora di Shanghai, un curioso mix di dramma e elementi noir, in cui recita anche nel ruolo del protagonista, il marinaio Michael O'Hara, e affida alla moglie Rita Hayworth il personaggio di Elsa Bannister, una femme fatale falsa e amorale.

Welles ricorre ad alcune originali ambientazioni, come nella scena dell'incontro tra O'Hara e la Bannister tra le vasche di un grottesco acquario, e come la lunga sequenza da incubo in un tentacolare luna park, che culmina nella sparatoria finale all'interno di un labirinto di specchi. Sua è anche la rielaborazione del look della Hayworth, le cui celeberrime chiome lunghe e rosse vengono sacrificate da Welles in favore di un'acconciatura più corta e di un biondo più freddo e più aderente al cliché di spietata dark lady.

L'uscita del film, oggi considerato un "classico", viene bloccata da Harry Cohn, inorridito dalla possibile reazione del pubblico di fronte alla drastica trasformazione dell'immagine della Hayworth. "La signora di Shanghai" verrà distribuito solo nel 1948, all'epoca in cui Welles e la Hayworth avviano le pratiche di divorzio, dopo un matrimonio durato cinque anni. La Hayworth, in seguito, lodò in più di un'occasione la pellicola, sostenendo di aver creduto moltissimo nelle capacità dell'ex marito, affidandosi senza timori al suo genio.

Archiviata l'esperienza nel genere noir, nell'estate del 1947 Welles si dedica alla trasposizione cinematografica del Macbeth di Shakespeare (di cui è regista e interprete), ottenendo dalla casa produttrice Republic Pictures un tempo di soli 23 giorni per terminare la lavorazione, un singolo teatro di posa e un budget così ridotto da costringere il regista a ricorrere a scenari e sfondi di cartapesta. Nonostante i mezzi tecnici limitati e le restrizioni in termini di tempo, la versione del Macbeth realizzata da Welles è da considerarsi parzialmente riuscita, ma non basta ad evitare la conclusione della prima fase hollywoodiana della sua carriera.
 
I primi anni in Europa (1949-1957)
Nel 1948 Welles lascia definitivamente la cittadina californiana e si trasferisce in Europa, dove inizia a concentrarsi su una nuova trasposizione di un dramma shakesperiano, l'Otello, che intende dirigere e interpretare. La necessità di finanziare questo progetto lo costringe ad accettare alcune parti in film americani realizzati in Europa, quali Gli spadaccini della serenissima (1949), Il principe delle volpi (1949) e La rosa nera (1950) (gli ultimi due accanto a Tyrone Power). Si tratta di pellicole in costume, con scenografie ridondanti, in cui Welles si produce in annoiate interpretazioni di personaggi intriganti e appesantiti da eccessivi orpelli.
 
Il terzo uomo : « Odiavo Harry Lime. Non aveva passioni, era freddo: era Lucifero, l'angelo caduto »
(Orson Welles)

Nel 1949, Welles ottiene un ruolo che si rivela di fondamentale importanza per la sua carriera e in cui verrà spesso identificato, quello del bieco Harry Lime ne Il terzo uomo (The Third Man, 1949), diretto da Carol Reed e sceneggiato dallo scrittore inglese Graham Greene, che dal film trarrà successivamente un romanzo di successo.

Ambientato nella Vienna dell'immediato dopoguerra, il film ruota attorno alla misteriosa figura di Harry Lime, un ignobile avventuriero che traffica in penicillina adulterata in una città sconvolta dagli eventi bellici. La trama prevede che il personaggio di Lime compaia solo in un numero limitato di scene, ma il fatto che nel film si continui a parlare di lui (sono state calcolate ben 57 allusioni verbali a Lime, prima della sua entrata in scena), lo colloca automaticamente al centro dell'attenzione dello spettatore.
Il film ottiene un enorme successo di pubblico, e la carismatica presenza di Welles, che appare per pochi minuti ma il cui cinico e sfrontato personaggio è continuamente citato per tutto il film, contribuisce a consolidare la sua popolarità, già nel frattempo rafforzata fin dal pubblicizzato matrimonio con Rita Hayworth.

L'infernale Quinlan :« Quinlan è un personaggio degno di Shakespeare, e può essere considerato la sintesi di molti "cattivi" della carriera di Welles: ha l'energia dittatoriale di Kane, il sarcasmo ironico di Rochester, la mancanza di limiti morali di Macbeth, la brutalità volgare di Renchler ed il sentimentalismo nascosto di Varner. In più, c'è un aspetto di Quinlan che lo rende quasi nobile, perfino degno di stima: il suo amore ossessivo per la giustizia. » (Joseph McBride)

Nel 1958 Welles accetta un incarico dalla Universal Pictures per dirigere e interpretare L'infernale Quinlan, un film inizialmente di ambizioni modeste che si rivela invece, secondo il parere degli storici del cinema e di parecchi estimatori, come un altro capolavoro assoluto di Welles,[57] che qui ritrova la sua inesauribile creatività di regista, ricorrendo a lunghissimi piani sequenza, ad audaci movimenti aerei di gru, e a delicate carrellate senza stacchi per assicurare la continuità dell'azione.
L'ormai celeberrimo incipit de L'infernale Quinlan è costituito da un lungo piano sequenza introduttivo, che Welles dirige in maniera magistrale e per mezzo del quale può coinvolgere immediatamente il pubblico, fornendo un meccanismo narrativo di forte tensione emotiva, dal quale lo spettatore può trarre una molteplicità di indicazioni sulla trama e sui personaggi protagonisti del film, ambientato a Los Robles, una cittadina di confine tra gli Stati Uniti e il Messico.

Di costituzione robusta fin dalla nascita, Welles raggiunge un certo grado di obesità negli ultimi anni di vita, anche a causa di alcune disfunzioni fisiche accumulate con l'avanzare dell'età. In questo periodo compare in numerose campagne pubblicitarie di vini, hot dog e altri prodotti alimentari, consolidando la propria fama di buongustaio (evidente anche nel film-documentario F come Falso) e di viveur.
 
Orson Welles muore nell'amata/odiata Hollywood, per un attacco cardiaco, il 10 ottobre 1985.
Lo stesso giorno della scomparsa di Yul Brynner, altra leggenda del cinema americano.
Solo il giorno precedente, aveva registrato una puntata televisiva del Merv Griffin Show, in cui si era esibito in un abile gioco di prestigio.
 
Le sue ceneri riposano a Ronda (Spagna), nella hacienda (fattoria) che fu residenza del torero Antonio Ordoñez e dove il diciannovenne Welles trascorse qualche mese durante i suoi vagabondaggi giovanili.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 12:21:26
JAMES WHITMORE

James Whitmore (White Plains, 1º ottobre 1921 – Malibù, 6 febbraio 2009 - 87 anni )

....................................è stato un attore cinematografico e attore televisivo statunitense.


Nato nello stato di New York, Whitmore si laureò all'Università Yale, dove fece parte dell'associazione Skull and Bones, e fu arruolato durante la Seconda guerra mondiale nella Marina statunitense, servendo nella zona del Canale di Panama.
 
Ritornato in patria al termine del conflitto, iniziò a recitare a Broadway proprio nei panni di un militare in Command Decision, con cui vinse un meritato Tony Award nel 1948.
La MGM gli offrì un contratto ma il suo ruolo nella riduzione cinematografica della pièce, trasporta sullo schermo con il titolo Suprema decisione (1948), andò a Van Johnson.
 
Il successo tuttavia non tardò ad arrivare per Whitmore. Dopo il noir d'esordio, Mani lorde (1949), interpretato al fianco di Glenn Ford, l'attore apparve nel suo primo grande film, Bastogne (1949), che gli valse la prima nomination al premio Oscar come miglior attore non protagonista nel 1950.
 
Volto scolpito e fisico massiccio, prototipo dei grandi caratteristi, Whitmore apparve come comprimario in molti film bellici, polizieschi e fantascientifici, lavorando con grandi registi quali John Huston, Raoul Walsh, Anthony Mann, Don Siegel.
Fu nuovamente candidato all'Oscar nel 1976 come miglior attore protagonista per Give 'em Hell, Harry! (1975), film su Harry Truman, e recitò anche in diverse pellicole di produzione europea.
 
Tra i suoi ruoli più conosciuti, va ricordata la figura dolente di Brooks, l'anziano carcerato suicida in Le ali della libertà (1994), oltre a una serie di brevi cameo in altri film degli anni ottanta e novanta. Intensa anche la sua attività sul piccolo schermo, come nella serie Tony e il professore, con Enzo Cerusico, e in episodi di Ai confini della realtà, Gunsmoke, OZ e CSI: Scena del crimine.
 
Ammalato da tempo di cancro ai polmoni, Whitmore si è spento il 6 febbraio 2009 nella sua casa di Malibù, all'età di 87 anni.


da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 12:29:58
DAVID OGILVY

David MacKenzie Ogilvy (West Horsley, 23 giugno 1911 – Touffou, 21 luglio 1999 - 88 anni )

.................................. è stato un pubblicitario britannico. Nel 1948 ha fondato l'agenzia Ogilvy & Mather.
 
Nel periodo in cui Bill Bernbach dava il via alla cosiddetta Seconda rivoluzione creativa, Ogilvy ridiede visibilità e vigore alla corrente scientifica della pubblicità moderna. Formulò il concetto di Brand image.
David Ogilvy nasce nel villaggio di West Horsley, nei pressi di Guilford, da una famiglia agiata e di nobili origini, il padre è scozzese e la madre irlandese. Trascorre la propria infanzia nella casa che una volta era appartenuta a Lewis Carroll, l'autore di Alice nel Paese delle Meraviglie.
 
Nel 1920, all'età di nove anni, viene iscritto al Dotheboys Hall, college aristocratico di Eastbourne.
A partire dal 1924 frequenta il Fettes College di Edimburgo, prestigiosa scuola che annoverava tra i suoi direttori un prozio dello stesso Ogilvy, ministro di grazia e giustizia scozzese. Qui stringe amicizia con ragazzi che un giorno sarebbero diventati deputati del parlamento inglese (Ian MacLeod, Nial Macpherson, Knox Cunningham).
Successivamente vince una borsa di studio per frequentare i corsi di storia presso la Christ Church, Università di Oxford, ma verrà espulso poco dopo perché ritenuto troppo distratto e irrequieto, e non proseguirà con la carriera accademica.
 
A partire dal 1931, e più o meno fino il 1948, gira il mondo e si cimenta nei mestieri più disparati: è chef nel ristorante dell'Hotel Majestic di Parigi, è venditore porta a porta in Inghilterra, è assistente sociale nei quartieri poveri di Edimburgo, è aiutante di George Gallup negli Stati Uniti d'America, è collaboratore di Sir William Stephenson presso la British Security Coordination, è contadino in Pennsylvania.
 
In particolare, nel periodo in cui è venditore porta a porta di forni AGA a Londra, ottiene un notevole successo, tanto che il suo principale lo invita a scrivere un manuale di vendita. Tale manuale desta l'interesse del fratello maggiore di Ogilvy, Francis, all'epoca account manager dell'agenzia pubblicitaria Mather & Crowther, che lo fa leggere ai propri datori di lavoro. L'impressione ottenuta è più che favorevole, e David Ogilvy viene assunto.
Nel 1938 convince la Mather & Crowther a mandarlo a New York per imparare le tecniche pubblicitarie americane: non ritornerà più a casa.
Trova impiego presso l'entourage di ricerche statistiche di George Gallup, e trascorre i tre anni successivi a girare gli Stati Uniti e a studiare speranze, ambizioni e abitudini del popolo americano negli anni della Seconda guerra mondiale.

Annovera tra i suoi grandi maestri "spirituali" i copywriter Claude C. Hopkins, Raymond Rubicam, George Cecil, James Webb Young e John Caples.
Tuttavia, ad un tratto, inspiegabilmente, decide di abbandonare il mondo della pubblicità e delle ricerche di marketing e di comprare una fattoria Amish per andare a fare l'agricoltore. Rimane a coltivare tabacco in Pennsylvania per circa tre anni, ma gli scarsi risultati lo spingono ad abbandonare tutto un'altra volta e a ritentare col mondo degli affari, consapevole però che a 38 anni non sarebbe mai riuscito a farsi assumere da un'agenzia pubblicitaria americana.
Riesce però a farsi assumere da una inglese, in un certo senso: nel 1948 decide di fondare una propria agenzia pubblicitaria, col sostegno del fratello Francis, che nel frattempo era salito a capo della Mather & Crowther, della agenzia britannica S. H. Benson, e della filiale americana della Wedgwood China.
La nuova impresa sarebbe stata inaugurata nella città di New York, ma solo dopo aver fatto fronte a quell'imposizione dei soci che prevedeva che la direzione fosse affidata ad un americano. Viene così chiamato dagli uffici di Chicago della J. Walter Thompson Anderson Hewitt, e la neonata agenzia viene battezzata col nome di Hewitt, Ogilvy, Benson & Mather.
Da qui in poi la storia di Ogilvy sarà indissolubilmente legata a quella della propria agenzia. Egli diventerà uno dei più importanti e famosi pubblicitari della seconda metà del Novecento.
 
Nell'estate del 1962, sulla falsa riga di quanto aveva già fatto Claude C. Hopkins nel lontano 1927, decide di scrivere un memoriale nel quale raccontare i successi ottenuti nell'arco della propria carriera: Confessioni di un pubblicitario. Il libro ottiene un notevole apprezzamento generale, e vanterà addirittura una seconda edizione (riveduta e corretta) pubblicata nel 1987.
Nel 1983 darà alle stampe anche un vero e proprio manuale del pubblicitario: Ogilvy on Advertising
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 12:39:08
PABLO CASALS

Pau Casals i Defilló,  noto anche col nome spagnolizzato Pablo Casals, (El Vendrell, 29 dicembre 1876 – San Juan, 22 ottobre 1973 - 96 ANNI ),


............................................... è stato un violoncellista, compositore e direttore d'orchestra spagnolo.

 Costretto dalle imposizioni delle dittature in Spagna ad utilizzare nei documenti ufficiali il nome spagnolizzato Pablo Casals, divenne famoso con questo nome, pur avendolo ripudiato insieme alla nazionalità spagnola in molte occasioni, sostenendo fieramente la nazionalità catalana e opponendosi al regime franchista. È considerato il fondatore della moderna tecnica violoncellistica, ed è noto per la sua registrazione delle Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach e per l'opera di recupero che compì su di esse.

A 5 anni era soprano del coro della chiesa del suo paese, a 7 suonava il pianoforte, il violino e l'organo, e componeva.
Ribellatosi alla decisione del padre (che pure era stato il suo maestro) che lo voleva carpentiere, Casals si recò a studiare il violoncello a Barcellona, poi a Madrid, quindi a Parigi, suonando nei bistrò e nelle sale da ballo per vivere.
A 23 anni debuttò a Parigi e cominciò una carriera di successi in Europa e nelle Americhe. Nel frattempo si dedicava al progresso della cultura musicale del suo paese, fondando l'Orchestra Pau Casals e la Associazione Concertistica dei Lavoratori.
Allo scoppio della Guerra civile spagnola si schierò contro i rivoluzionari franchisti. Per nove anni visse ritirato a Prada in Francia, e solo dal 1956, trasferitosi a Porto Rico, riprese la sua attività.
Ha insegnato all'Accademia Musicale Chigiana di Siena; fra i suoi allievi diventati celebri vi sono Gaspar Cassadó, Jacqueline du Pré, Angelica May ed anche Leopold Rostropovich, padre e primo insegnante di Mstislav Rostropovich.
 
Morì a Porto Rico a 96 anni, nel 1973.

Opere:
Virtuoso della tecnica violoncellistica, sostenne un approccio allo strumento di Libertà con ordine (in inglese Freedom with Order)
 studiando un equilibrio fra tensione e rilassamento nella mano sinistra del violoncellista, funzionale alla trasmissione dei significati emotivi della musica. Nell'ambito delle sue esecuzioni, è ricordato per le Sei Suites per violoncello solo di Bach, che lui ha riscoperto facendole rientrare nel repertorio violoncellistico trasformando la sua esecuzione nell'apice del virtuosismo violoncellistico del XX secolo.
Dopo la sua registrazione delle suites per violoncello, in molti compositori maturò il riconoscimento del violoncello come strumento solista, tanto che il repertorio per violoncello solo nella prima metà del XX secolo crebbe a dismisura: fra il 1900 e il 1960 furono scritte oltre 160 composizioni per violoncello, di cui molti concerti per violoncello.
Sebbene virtuoso del violoncello, Casals considerava l'orchestra lo "strumento" più completo. Come compositore ha scritto sinfonie, quartetti d'archi, canzoni, sonate per piano e violoncello, pièces per solo violino e violoncello e il monumentale oratorio El Pessebre (Il presepio) per solisti, coro e orchestra sinfonica. Mentre era in vita, comunque, ha permesso che solo alcune venissero pubblicate.
 
Il 1972 ricevette l'incarico di comporre l' Inno delle Nazioni Unite su testo del poeta W. A. Auden

Nazionalità :
Pau Casals è di origine catalana, ma le dittature in Spagna imponevano ai cittadini di utilizzare il loro nome in lingua spagnola. Pau Casals fu costretto così ad utilizzare nei documenti ufficiali un nome spagnolizzato, Pablo Casals, con cui è diventato noto nella sua carriera violoncellistica. Ripudiò manifestamente la nazionalità spagnola e il regime franchista in più occasioni, come quando eseguì nel Palazzo di Vetro un inno per le Nazioni Unite e fu insignito da U Thant della medaglia della pace delle Nazioni Unite per la sua presa di posizione per la pace, la giustizia e la libertà nel regime franchista[4]. In quest'occasione pronunciò un famoso discorso in inglese sulla nazionalità catalana reso noto anche dal suo esordio I am a Catalan (Io sono catalano).

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 15:15:12
JACK LEMMON

Jack Lemmon, nato John Uhlerin Lemmon III (Newton, 8 febbraio 1925 – Los Angeles, 27 giugno 2001 - 76 anni ),

..............................................è stato un attore statunitense.
 

Era figlio di John Uhler Lemmon Jr. e di Mildred Burgess Larue Noel. Il padre era un uomo d'affari di successo della zona di Boston.
Lemmon studiò all'Università di Harvard. Dopo alcuni anni, tra gli anni quaranta e i cinquanta, passati in televisione, ottenne il primo importante ruolo in La nave matta di Mr. Roberts, del 1955, con il quale vinse il suo primo Oscar, come migliore attore non protagonista per l'interpretazione del pigro ed egoista ufficiale minore Frank Pulver; il secondo lo otterrà 18 anni dopo, questa volta come attore protagonista, per Salvate la tigre.

Lemmon fu uno degli interpreti preferiti del regista Billy Wilder che ne sfruttò con abilità l'innato talento brillante, e con il quale girò diversi film, tra i quali A qualcuno piace caldo (1959), L'appartamento (1960), Irma la dolce (1963), Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? (1972), e Prima pagina (1974).

Assieme a Walter Matthau formò per anni un proficuo sodalizio artistico, iniziato con Non per soldi... ma per denaro (1966), diretto proprio da Wilder, che ebbe la geniale intuizione di farli recitare insieme, e proseguito con diverse pellicole, delle quali forse la più rappresentativa ed emblematica è La strana coppia (1968), che avrà trent'anni dopo un seguito in La strana coppia 2 (1998), rimasto il loro ultimo film: in mezzo titoli di successo quali Prima pagina (1974) e Buddy Buddy (1981), sempre di Billy Wilder, Gli impenitenti (1997) e il dittico Due irresistibili brontoloni (1993) e That's Amore - Due improbabili seduttori (1995). Inoltre i due apparvero, sebbene in scene diverse, nei film drammatici JFK - Un caso ancora aperto (1991) e Storie d'amore (1995), e nella sua unica regia Lemmon diresse proprio Matthau (Vedovo aitante, bisognoso affetto offresi anche babysitter, 1971).
 
Il figlio Chris recitò con lui in Airport '77 (1977), Così è la vita (1986) e Dad - Papà (1989). L'ultima apparizione di Lemmon sul grande schermo fu un cameo, peraltro non accreditato, nel film di Robert Redford, La leggenda di Bagger Vance (2000).
 
Nel giugno 2001 Lemmon scomparve a causa di un cancro alla vescica: aveva 76 anni e fu sepolto al Westwood Village Memorial Park Cemetery di Westwood (Los Angeles), accanto al suo fraterno amico Walter Matthau.

Lemmon si sposò due volte, la prima con Cynthia Stone (1950 – 1956), dalla quale ebbe il figlio Chris (1954) e dalla quale divorziò, e la seconda con Felicia Farr (1962 – 2001). Quest'ultimo fu un matrimonio che durò quasi 40 anni e dal quale nacque la figlia Courtney (1966).


da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 15:28:29
GLENN  FORD

Glenn Ford, nome d'arte di Gwyllyn Samuel Newton Ford, (Sainte-Christine, 1 maggio 1916 – Beverly Hills, 30 agosto 2006- 90 anni ),

................................................ è stato un attore statunitense di origine canadese.
 
Ford è conosciuto per le sue interpretazioni in film di genere western e noir, nei quali ha ricoperto ruoli di uomo comune immerso in circostanze inusuali.Si trasferì con la famiglia a Santa Monica in California in giovane età e venne naturalizzato cittadino statunitense nel 1939. La sua prima interpretazione, ancora accreditato col suo vero nome, fu nel film Night in Manhattan (1937). Nel 1942, la sua promettente carriera cinematografica fu interrotta dalla Seconda guerra mondiale: l'attore partì come volontario con la Marina statunitense. In seguito, sia durante la guerra di Corea che la guerra del Vietnam, si recò a visitare le truppe statunitensi.

Dopo il servizio militare, la carriera di Ford prese slancio e gli consentì di ricoprire ruoli in film memorabili come Gilda (1946), in cui recitò a fianco di Rita Hayworth. Con lei interpretò altri quattro film e in seguito recitò con altre grandi attrici come Bette Davis, Gloria Grahame, Ingrid Thulin.
 
La carriera di Ford proseguì durante gli anni cinquanta e gli anni sessanta, e continuò fino ai primi anni novanta con un maggior numero di ruoli televisivi. Tra le sue interpretazioni più famose in film d'azione, thriller e drammi si annoverano: L'anima e il volto (1946), Il grande caldo (1953), Il seme della violenza (1955), Oltre il destino (1956), Operazione terrore (1962), I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1962), Superman (1978), in cui interpretò la parte del padre adottivo del supereroe, western come Il segreto del lago (1951), La pistola sepolta (1955), Quel treno per Yuma (1958) e Cimarron (1960), e commedie come La casa da tè alla luna d'agosto (1956) e Una fidanzata per papà (1963).

Ford si sposò (e divorziò) quattro volte, rispettivamente con l'attrice e ballerina Eleanor Powell, Jeanne Baus, Kathryn Hays e Cynthia Hayward. Da Eleanor Powell ebbe un figlio, Peter Ford, anche lui attore.

Dopo esser stato nominato nel 1957 e nel 1958, Glenn Ford vinse il Golden Globe come miglior attore per la sua interpretazione nel film Angeli con la pistola (1961) di Frank Capra. Per il suo contributo all'industria del cinema, Glenn Ford ha meritato una stella nella Walk of Fame di Hollywood al numero 6933 di Hollywood Boulevard. Nel 1978 fu ammesso alla Western Performers Hall of Fame del National Cowboy And Western Heritage Museum di Oklahoma City. Nel 1992 fu insignito della Legion d'onore per le sue azioni durante la Seconda guerra mondiale.

Nel 1991, a seguito di un attacco cardiaco, si ritirò dalle scene.
Ha vissuto con la famiglia del figlio a Beverly Hills dal 2005 fino alla sua morte, il 30 agosto 2006.
 
Nel 2011 è stata pubblicata una sua biografia, A Life in Film, curata dal figlio Peter Ford insieme a Christopher Nickents

da wikipidia
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Nato in Canada e si è trasferito in California con la famiglia a otto anni. Attore di teatro e poi di cinema, durante la guerra si arruola nei marines.
Da Broadway al grande schermo:
Da Broadway passò al cinema nel 1939 dove esordì in Heaven with a Barbed Wire Fence, di R. Cortez, cui seguirono: Seduzione, 1940, di K. Vidor, che lo vide a fianco di una futura"diva": Rita Hayworth; Così finisce la nostra notte, un film antinazista di J. Cromwell, tratto nel 1941 da un romanzo di E.M. Remarque; Martin Eden, 1942, da J. London. Militare nella Marina dal 1942 al 1946, Ford tornò sugli schermi in Gilda, 1946, di C. Vidorr, ancora accanto alla Hayworth, con la quale successivamente interpretò Gli amori di Carmen, 1948, di C. Vidor e Trinidad, 1952, di V. Sherman.
Re del western e del noir :
Nonostante abbia frequentato un po' tutti i generi, Ford si trova particolarmente a proprio agio nel western e nel noir-poliziesco, con molti film in cui può dar prova delle proprie doti d'attore, trasformando la propria faccia da uomo qualunque nella maschera di pietra del duro che affronta un'impresa difficile. Vediamo questa trasformazione in Il grande caldo (1953), di Fritz Lang, in cui Ford è un poliziotto che spazza via un'organizzazione criminale che gli ha ucciso la moglie. Simpatico, ben portante, attore piuttosto solido e versatile, Ford tratteggiò una vasta galleria di"tipi" tra i quali spicca il personaggio del"duro", ma dotato di una coscienza in nome della quale agisce: La bestia umana, 1954, entrambi di F. Lang; Il seme della violenza, 1955, di R. Brooks; Il ricatto più vile, 1956, di A. Segal; Quel treno per Yuma, 1957, di D. Daves; La legge del più forte, 1958, di G. Marshall. Oltre ai ruoli di duro, Ford dimostra di sapersi calare anche in contesti più leggeri o addirittura comici (Gazebo, 1960; Angeli con la pistola, 1961; Una fidanzata per papà, 1963). Nel 1962 tentò con successo il genere brillante in Angeli con la pistola, di F. Capra, con B. Davis e successivamente interpretò Il granduca e Mr Pimm, 1963; Tre donne per uno scapolo, 1964; Destino in agguato, 1964; La trappola mortale e Gli indomabili dell'Arizona, 1965, entrambi di B. Kennedy. L'ultima interpretazione degna di nota è il piccolo ruolo del padre di Superman, nel film dedicato al supereroe nel 1978. A questo film succedono Stridulum (1979), sempre nel 1979 Day of Assassin, Virus. Ultimo rifugio: Antartide (1980), Compleanno di sangue (1981) , Casablanca Express (1989), Border Shootout (1990) e infine Intuizioni mortali (1991).

Cala il sipario :
 Il 1991, a seguito di un attacco cardiaco, segna il suo definitivo ritiro dalle scene. Da quel momento momento vive con la sua famiglia fino al suo decesso (30 agosto del 2006).

da MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 15:39:24
JOHN  MILLS

Sir John Mills, pseudonimo di Lewis Ernest Watts Mills (North Elmham, 22 febbraio 1908 – Denham, 23 aprile 2005),

.........................................................è stato un attore britannico.
 
Vinse il premio Oscar al miglior attore non protagonista nel 1971 per la sua interpretazione in La figlia di Ryan.

Nato nella Watts Naval School a North Elmham nel Norfolk, venne educato alla Norwich School High School for Boys.
 
Mills si appassionò fin da giovane alla recitazione, facendo il suo debutto teatrale nel 1929 al London Hippodrome nella pièce The Five O'Clock Girl. La sua prima apparizione cinematografica risale invece al 1932 nella pellicola The Midshipmaid, ma il suo primo ruolo di una certa rilevanza fu nel film Addio, Mr. Chips! (1939), versione cinematografica dell'omonimo romanzo di James Hilton.
 
Nel 1979 interpreta il personaggio del professor Bernard Quatermass, nel quarto episodio televisivo della saga creata da Nigel Kneale, Quatermass conclusion: la Terra esplode, successivamente distribuito anche al cinema in un condensato dal titolo The Quatermass Conclusion (1979).
 
Tra le sue ultime apparizioni, da ricordare quella in Cats (1998), versione filmata del celebre musical omonimo di Andrew Lloyd Webber.
 
È padre delle attrici Hayley Mills e Juliet Mills.


da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 15:52:00
HARRY MANCINI

Henry Mancini, nome d'arte di Enrico Nicola Mancini (Cleveland, 16 aprile 1924 – Beverly Hills, 14 giugno 1994 - 70 anni ),

....................................... è stato un compositore, direttore d'orchestra e arrangiatore statunitense.

In particolare di musica da film, nonché autore di brani celeberrimi come Moon River e il tema della Pantera Rosa o Baby Elephant Walk (dal film Hatari!).

Henry Mancini nacque a Cleveland, in Ohio, il 16 aprile 1924 figlio di immigrati italiani originari di Scanno (in provincia de L'Aquila)
che si trasferì poco dopo in Pennsylvania. Si avvicinò alla musica a otto anni, grazie al padre Quinto, un lavoratore dell'industria siderurgica con la passione per il flauto che scelse per il piccolo Henry l'ottavino come primo strumento. A dodici anni iniziò a studiare pianoforte, per proseguire poi con la composizione sotto la guida di Mario Castelnuovo-Tedesco.
 
Nel 1942, terminate le scuole superiori, si trasferì a New York per frequentare la scuola musicale Juilliard School. La seconda guerra mondiale gli impedì però di completare gli studi: fu chiamato sotto le armi, e fino al 1945 servì in aeronautica e in fanteria.
 
Finita la guerra fu chiamato come pianista e arrangiatore nell'orchestra di Glenn Miller, in via di riorganizzazione dopo la prematura scomparsa del grande musicista, avvenuta durante il conflitto. Si innamorò della cantante dell'orchestra, Virginia O'Connor, che sposò nel 1947. Dal loro matrimonio nacquero tre figli.
 
Cinema e colonne sonore :
L'ingresso di Henry Mancini nel mondo del cinema avvenne nel 1952, quando fu assunto nel dipartimento di musica della Universal Pictures. Il successo arrivò al suo secondo lavoro con la casa produttrice: il film La storia di Glenn Miller (1954), basato sulla vita del grande musicista, fece guadagnare a Mancini la sua prima nomination all'Oscar.
 
I principali successi di Henry Mancini furono legati alla sua lunga e felice collaborazione con il regista Blake Edwards. Il loro primo lavoro insieme fu la serie televisiva Peter Gunn (1958), il cui tema principale, molti anni più tardi, sarà ripreso e inserito nella colonna sonora di The Blues Brothers.
 
Successivamente Edwards affidò a Mancini la colonna sonora del suo film Colazione da Tiffany (1961): nacque così Moon River, uno dei suoi brani più celebri e amati. Mancini fu premiato con due Oscar. L'anno successivo ottenne un altro Oscar per The Days of Wine and Roses, canzone che dava il titolo all'omonimo film (1962) con Jack Lemmon.
 
Nel 1964 fu la volta di un altro grande successo internazionale, il tema della Pantera Rosa, composto da Mancini per l'omonimo film di Edwards, e poi inserito in tutti i successivi episodi della serie e nei cartoni animati della Pantera Rosa.
 
Mancini curò inoltre la colonna sonora di Peter Gunn: 24 ore per l'assassino (1967), ancora diretto da Blake Edwards e ispirato alla serie televisiva a cui aveva già lavorato in precedenza.
 
Sua la colonna sonora del film ufficiale intitolato " Visions of Eight " dedicato ai XX Giochi Olimpici di Monaco di Baviera 1972 e girato da otto registi, tra cui Milos Forman, Kon Ichikawa, Claude Lelouch, John Schlesinger, Mai Zetterling, ...
 
Mancini venne poi insignito del quarto Oscar per le musiche originali di Victor Victoria (1982), anche questo diretto da Blake Edwards.
 Il suo unico musical teatrale è l'adattamento del film che, sempre diretto da Edwards e con Julie Andrews che riprese il suo ruolo cinematografico, debuttò a Broadway nel 1995, poco dopo la morte del compositore.
 
Altro suo successo da menzionare, è la colonna sonora della miniserie TV Uccelli di rovo, in particolare con il brano Meggie's Theme, di grande impatto emotivo.
 
I riconoscimenti :
In oltre quarant'anni di carriera nel cinema, Henry Mancini firmò le musiche di oltre cento film e vinse quattro Oscar su 18 nomination, a cui vanno aggiunti 20 Grammy e due Emmy. Pubblicò più di 50 album, con oltre 300 milioni di copie vendute in tutto il mondo, e compose oltre 500 canzoni.
 
Il 13 aprile 2004 gli Stati Uniti hanno emesso un francobollo commemorativo in suo onore da 37 cents, dove Mancini è ritratto mentre dirige davanti ad una platea di spettatori, con la Pantera Rosa che lo indica da un angolo. Sullo sfondo scorrono i titoli dei film più famosi di cui ha curato le musiche.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 16:00:06
H.L. MENCKEN

Henry Louis Mencken (Baltimora, 12 settembre 1880 – Baltimora, 29 gennaio 1956 - 75 anni )

..................................................è stato un giornalista e saggista statunitense, nonché curatore editoriale.

Conosciuto come il "Saggio di Baltimora", ed è noto soprattutto per la pungente satira della società puritana del suo Paese e per i suoi studi di linguistica, attività che lo hanno reso uno dei più influenti scrittori americani della prima metà del XX secolo.Mencken nasce da August Mencken, di origine tedesca, proprietario di una fabbrica di sigari. A tre anni, la sua famiglia trasloca in una nuova casa al 1524 Hollins Street, nel quartiere di Union Square, a Baltimora. Tranne che per una parentesi di cinque anni, durante il matrimonio, Mencken vivrà in quella casa per tutto il resto della sua vita.
 
I genitori di Mencken insistono perché la sua educazione superiore verta più sul lato pratico che su quello intellettuale; Mencken allora s'impegna in un corso serale di copista per l'editoria e per il commercio. Quelle lezioni rappresentano tutta l'educazione convenzionale di Mencken nel campo del giornalismo, e in realtà in ogni altra materia, poiché Mencken non frequenterà mai il college.
Mencken diventa reporter del Baltimore Morning Herald nel 1899; si trasferisce al The Baltimore Sun nel 1906. Continua a contribuire al Sun, prima a tempo pieno, poi occasionalmente, fino al 1948, anno in cui smette di scrivere.
Nel giro di pochi anni, Mencken comincia a scrivere gli editoriali e i corsivi grazie a cui diventerà famoso. Al contempo, Mencken scrive racconti brevi, un romanzo e persino dei componimenti poetici – che successivamente disconoscerà. Nel 1908, diventa critico letterario per lo Smart Set, e nel 1924, insieme a George Jean Nathan, fonda e dirige l'American Mercury, pubblicato da Alfred A. Knopf. Il magazie ottiene presto diffusione Nazionale e diventa molto influente nei campus universitari di tutta America. Nel 1933, Mencken si dimette da direttore.
Nel 1930, Mencken sposa Sara Haardt, professoressa di inglese al Goucher College di Baltimora e scrittrice, di diciotto anni più giovane di lui. La Haardt era stata impegnata nella lotta per la ratifica del Diciannovesimo Emendamento in Alabama. I due si sono conosciuti nel 1923, durante una lezione di Mencken a Goucher, a cui fanno seguito sette anni di corteggiamento. Il matrimonio ottiene le prime pagine dei giornali nazionali. Molti si dicono sorpresi che Mencken, che aveva definito il matrimonio come "la fine della speranza" e che era ben noto per farsi beffe delle relazioni tra i sessi, avesse deciso di convolare a nozze. "Lo spirito santo mi ha informato e ispirato", afferma Mencken. "Come tutti gli infedeli, io sono superstizioso e seguo sempre i presentimenti: questo sembra essere superbo". Il matrimonio è ancora più sorprendente perché Mencken sposa una cittadina dell'Alabama, nonostante abbia scritto dei saggi aspramente critici sul Sud degli Stati Uniti.
 
La Haardt soffre di tubercolosi per tutta la durata del matrimonio e muore nel 1935 di meningite, lasciando Mencken nel dolore. Mencken ha sempre supportato gli scritti di sua moglie e, dopo la sua morte, ha fatto in modo che una raccolta dei suoi racconti brevi venisse pubblicata con il titolo Southern Album.
 
La Grande depressione e il New Deal, che Mencken non sosteneva, sono i fattori per cui Mencken esce di moda, nonché per il suo mancato supporto alla partecipazione degli Stati Uniti alla Seconda guerra mondiale e per la sua avversione personale nei confronti del Presidente Franklin Delano Roosevelt. Smette di scrivere sul Baltimore Sun per alcuni anni, concentrandosi sulle sue memorie e su altri progetti da direttore, ma continuando a prestarsi come consigliere per il giornale che gli ha fatto da casa durante tutta la sua carriera. Nel 1948, torna brevemente sulla scena politica, seguendo l'elezione presidenziale che vede il Presidente Harry S. Truman opposto al repubblicano Thomas Dewey e a Henry A. Wallace del Progressive Party (US, 1948). Dopo le elezioni, Mencken è vittima di un colpo apoplettico che lo lascia sveglio e completamente cosciente ma impossibilitato a leggere, scrivere e parlare. Oltre alla sua ultima campagna politica, i suoi ultimi lavori consistono in saggi ironici, aneddotici e nostalgici, pubblicati prima dal The New Yorker e poi raccolti nei libri Happy Days, Newspaper Days e Heathen Days.
 
Dopo l'ictus, Mencken si dedica all'ascolto della musica classica Europea e alle conversazioni con gli amici, ma a volte si riferisce a se stesso parlando al passato remoto, come se fosse già morto. Preoccupato di come sarebbe stato percepito dopo la morte, Mencken mette in ordine le sue carte, le sue lettere, le colonne e i ritagli di giornale, persino le pagelle scolastiche, nonostante sia impossibilitato a leggere. Questi materiali sono disponibili agli studiosi in apposite occasioni (nel 1971, 1981 e 1991) e includono centinaia di migliata di lettere inviate e ricevute - le uniche omissioni sono le lettere "strettamente personali" ricevute dalle donne.

Mencken muore il 29 gennaio del 1956. Viene seppellito nel cimitero di Loudon Park, a Balitmora. Il suo epitaffio recita:
« Se, quando avrò abbandonato questa valle, vi ricorderete mai di me e avrete intenzione di accontentare il mio spirito, perdonate qualche peccatore e strizzate l'occhio a una ragazza bruttina. »
(Epitaffio di H.L. Mencken)
 
Dopo la sua morte, questa frase viene incisa su una placca posizionata nell'atrio del Baltimore Sun. Mencken ha suggerito questo epitaffio per se stesso in un pezzo scritto per lo Smart Set molte decadi prima.
Grazie alle sue capacità di editor e "uomo di idee", Mencken divenne amico intimo delle principali figure letterarie del suo tempo, tra cui Theodore Dreiser che lo presenta a Charles Fort e alla Fortean Society, Francis Scott Fitzgerald, Ben Hecht, Sinclair Lewis, James Branch Cabell, and Alfred Knopf, così come divenne mentore per molti giovani reporter, tra cui Alistair Cooke. Si batté inoltre per i lavori di quegli artisti che considerava meritevoli. Per esempio, affermò che opere come Caught Short! A Saga of Wailing Wall Street (1929), di Eddie Cantor facevano di più per tirare l’America fuori dalla Grande depressione che tutte le misure governative messe insieme. Fu anche mentore di John Fante. In una lettera del luglio 1934, Ayn Rand si riferì a Mencken come "il maggiore rappresentante di una filosofia" a cui desiderava dedicare la sua vita e, negli anni successivi, lo indicò come il suo columnist preferito.
Mencken fu un ammiratore sincero di Friedrich Nietzsche – fu il primo autore di lingua inglese a produrre un’analisi accademica delle opere e della filosofia di Nietzsche – e di Joseph Conrad. Il suo humour e la sua satira erano debitrici di Ambrose Bierce e di Mark Twain. Si schierò in difesa di Theodore Dreiser, ammettendo francamente i suoi errori, affermando in maniera schietta che Dreiser spesso scrivesse male e che fosse un credulone. Mencken espresse anche il suo apprezzamento per William Graham Sumner e il rimpianto per non averlo mai conosciuto personalmente.
Per Mencken, Le avventure di Huckleberry Finn è l’opera migliore della Letteratura americana. Gran parte del libro si riferisce a quanto ingenui e ignoranti siano i "cafoni" (come Mencken li chiamava) che vengono imbrogliati da truffatori come i patetici "Duke" e "Dauphin", gli scagnozzi con cui Huck e Jim viaggiano lungo il Mississippi. I due artisti della truffa raggirano la gente esibendosi in ispirati discorsi sulla temperanza alcoolica (in modo da ottenere denaro per ubriacarsi), come pii uomini "redenti" che cercano fondi per delle lontane missioni evangeliche (e per pirati d'alto mare, nondimeno), e come colti dottori in frenologia (parola che a stento riescono a pronunciare).
Mencken interpretò il romanzo come un’allegra rappresentazione del lato oscuro dell’America, un posto dove la democrazia, seconda la definizione di Mencken, è l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari.
 
Mencken era in cima alla sua professione durante i ruggenti anni venti, quando un backlash contro l’era dell’eccezionalismo americano, successivo alla vittoria nella Prima guerra mondiale, e contro l’espansione del governo (esemplificata dagli attacchi anti-radicali del procuratore Palmer), condusse molti letterati americani a trasferirsi in Europa, o a protestare; Mencken fu probabilmente il più battagliero tra questi ultimi. L’etichetta di antiamericano è un epiteto negativo al giorno d’oggi (e, in forma minore, anche ai tempi di Mencken); ma il termine non veniva usato per diffamare Mencken. Egli sarebbe stato felicissimo di essere chiamato "anti-Americano"; il suo spirito da bastian contrario e la sua ammirazione per la cultura europea (tedesca, in particolare) lo portarono a produrre montagne di aspri attacchi, senza rimorsi, su quasi tutti gli aspetti della cultura americana.
 
Come autore di libri e opinionista noto in tutto il Paese, attaccò soprattutto l’ignoranza, l’intolleranza, le "frodi", il fondamentalismo cristiano, l’osteopatia, la chiropratica e quelli che chiamava i “Booboise” (cafoni), ossia la classe media ignorante. Nel 1926, si fece deliberatamente arrestare per aver venduto un numero del The American Mercury che era stato censurato a Boston a causa della legge Comstock contro le oscenità. Mencken non solo si fece beffe delle figure pubbliche che non gli piacevano, ma anche dello stato in cui versava la stessa democrazia Americana: nel 1931, in Arkansas, passò una mozione che invitava a pregare per l’anima di Mencken dopo che questi aveva definito lo Stato come la "capitale di Moronia" (la terra dei cretini).
 
Non era raro che Mencken, nei suoi scritti, prendesse posizione più col proposito di scioccare che per una convinzione radicata, come nel saggio in cui suggeriva che fosse possibile dimostrare come la razza anglosassone fosse la più codarda nella storia dell’umanità. Mencken lo scrisse in un periodo in cui molti dei suoi lettori consideravano gli anglosassoni come il vertice massimo della civiltà occidentale.
 
Mencken è forse maggiormente ricordato, al giorno d’oggi, per The American Language, uno studio in più volumi su come veniva parlato l’Inglese negli Stati .

Piuttosto che sostenere la superiorità di una razza su un’altra, Mencken credeva che ogni comunità, da quella dei portabagagli, ai neri, ai giornalisti o agli artisti; producesse poche persone di chiara superiorità. Considerava i gruppi di pari come uguaglianze gerarchiche, che conducevano a una sorta di elitarismo spontaneo, a un’aristocrazia naturale. Gli individui "superiori", dal punto di vista di Mencken, sono quelli che vengono ingiustamente oppressi e disprezzati dalla loro stessa comunità; ma che, tuttavia, si distinguono per la loro forza di volontà e per la realizzazione personale; e non certo per la razza o per il censo di nascita. Certamente, basandosi sul suo retaggio culturale, sul successo e sull’etica del lavoro, Mencken si considerava membro di questa categoria.
 
Nel 1989, seguendo le sue istruzioni, Alfred A. Knopf ha pubblicato il “diario segreto” di Mencken col titolo The Diary of H. L. Mencken. Secondo un articolo del 5 dicembre 1989, apparso sul Daily Breeze e intitolato Il diario segreto di Mencken mostra inclinazioni razziste, le opinioni di Mencken turbarono persino Charles A. Fecher di Baltimora, lo "studioso simpatizzante di Mencken che ne ha curato l'edizione". C’era un club a Baltimora chiamato il Maryland Club che aveva un solo membro ebreo e questo membro morì. Secondo l’articolo, Mencken disse: "Non c’è nessun altro ebreo a Baltimora che sembri adatto al ruolo". E il diario riportava, nel 1943, a proposito dei neri: "Non si può trovare niente che somigli a discrezione o giudizio in una donna di colore" Ma la violenza contro i neri faceva imbestialire Mencken. Per esempio, disse a proposito di un linciaggio avvenuto in Maryland:
 

"Non un solo pezzo grosso venne fuori durante l’emergenza, benché l’intera città sapesse cosa stava succedendo. Chiunque, in quel mucchio di cotanti papaveri, avrebbe potuto fermare quel crimine, se solo avesse minacciato di denunciare quelli che lo stavano perpetuando; invece nessuno parlò. Così Williams è stato puntualmente impiccato, bruciato e mutilato".
 
Un’altra accusa sollevata contro di lui riguardava quanto fosse ossessionato dall’importanza dello status sociale o dalle classi sociali. Per esempio, Mencken interruppe una relazione duratura con la sua fidanzata, Marion Bloom, quando stavano per sposarsi. I critici dissero che era successo perché la Bloom non era sufficientemente ricca, di ceto elevato e sofisticata per lui. Mencken, d’altro canto, affermò di aver messo fine alla relazione perché la donna si era convertita alla Christian Science, che lui disprezzava.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 16:06:14
LIONEL  BARRYMORE

Lionel Barrymore, pseudonimo di Lionel Herbert Blythe (Filadelfia, 28 aprile 1878 – Van Nuys, 15 novembre 1954- 76 anni),

...........................................è stato un attore statunitense celebre sullo schermo e sui palcoscenici teatrali.
 

Figlio di Maurice Barrymore e di Georgiana Drew, appartiene alla cosiddetta Famiglia Reale di Hollywood. Suo zio, era il famoso attore teatrale John Drew. Fratello maggiore degli attori Ethel e John, vinse il premio Oscar al miglior attore nel 1931 per l'interpretazione in Io amo.
Nel 1930 fu inoltre candidato al premio Oscar al miglior regista per Madame X.
Diventò una star di Broadway nel 1918, protagonista di The Copperhead, un lavoro teatrale di Augustus Thomas che, due anni dopo, avrebbe interpretato anche sullo schermo, in The Copperhead, dove fu diretto da Charles Maigne.
Si distinse nel suggestivo Grand Hotel (1932) assieme al fratello John ed a Greta Garbo
Ha recitato in tantissimi film, incominciando la carriera nel cinema muto, ed è ricordato anche per la sua interpretazione del personaggio del Dr. Leonard Gillespie nella serie di film sul Dottor Kildare, girati alla fine degli anni trenta. Memorabile anche la sua interpretazione del ricco ed avaro Potter ne La vita è meravigliosa (It's a Wonderful Life, 1946) a fianco di James Stewart.
 
Nella sua carriera mostrò di sapere affrontare sia ruoli di protagonista che di caratterista. Nell'ultimo periodo della sua vita, una sopravvenuta paralisi agli arti inferiori lo costrinse su una sedia a rotelle, ma l'infermità non gli impedì, comunque, di continuare a recitare. Tra i suoi ultimi film si ricorda Duello al sole (1946), dove ritrovò Lillian Gish, con la quale aveva recitato anche in passato.

Oscar al miglior attore nel 1931 per Io amo (A Free Soul) di Clarence Brown.

Fu anche uno scrittore, musicista e pittore.
 
Era sposato all'attrice Irene Fenwick (1887 – 1936). La moglie morì nel 1936 a causa di un'anoressia nervosa: durante la funzione funebre, l'attore svenne in chiesa. Non si risposò mai.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 16:15:04
ATHOL  FUGARD

Athol Fugard (Middelburg, 11 giugno 1932)

............................ è un drammaturgo, scrittore, attore e regista sudafricano.
 
Autore in lingua inglese, è conosciuto soprattutto per le sue opere teatrali contro il regime sudafricano dell'Apartheid e per il film del 2005 Tsotsi, tratto dal suo omonimo romanzo e vincitore dell'Oscar come miglior film straniero l'anno successivo. Attualmente, Athol Fugard insegna drammaturgia, regia e recitazione all'Università della California di San Diego.
 
Nel 2005 è stato insignito dell'Ordine di Ikhamanga d'Argento "per i suoi eccellenti contributi e successi nel mondo del teatro" dal governo del Sudafrica, ed è anche Socio Onorario della Reale Società di Letteratura.

Biografia :
Figlio di madre Afrikaner e padre irlandese, Athol Fugard ricevette un'istruzione cattolica nella città di Port Elizabeth, dove la sua famiglia si trasferì a partire dal 1935. Dopo aver frequentato un istituto tecnico locale, si iscrisse alla facoltà di Filosofia e Antropologia all'Università di Città del Capo, ma lasciò gli studi nel 1953, pochi mesi prima della laurea.

Lasciati gli studi, girò l'Africa e l'Asia in autostop con un amico, e trovò lavoro su un battello a vapore in estremo oriente.
Qui iniziò la sua attività di scrittore, celebrata nel 1999 nell'opera autobiografica The Captain's Tiger: a memoir for the stage.

Tornato in Sudafrica sposò nel 1956 Sheila Meiring, anch'essa studentessa a Città del Capo e destinata a una discreta carriera di scrittrice col nome di Sheila Fugard. I due ebbero una figlia, Lisa Fugard, anche lei scrittrice. Due anni dopo si trasferì a Johannesburg per lavorare alla Native Commissioners' Court; l'esperienza gli fece scoprire le ingiustizie dell'Apartheid e lo portò ai primi scontri con l'autorità. Per questo le opere di Fugard trovarono a lungo pubblicazione solamente all'estero. Nel 1984 Athol Fugard ottenne anche una parte nel film Urla del silenzio, in cui interpretò il Dottor Sundesval. Nel 1982 mise in scena a Broadway il suo testo più famoso, Master Harold... and the boys che gli valse una nomination ai Tony Awards di quell'anno. Il testo fu poi adattato alla televisione nel 1985 e per il cinema nel 2010. Nel 2006 il film Tsotsi diretto da Gavin Hood vinse il premio Oscar come miglior film straniero, mentre il 13 giugno 2011 Fugard stesso ha ricevuto il premio alla carriera asseganato annualmente nel contesto dei Tony Awards.

Lui e la moglie vivono oggi a San Diego, in California, dove Athol è professore universitario.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 16:27:39
GEORGE  GERSHWING

George Gershwin (Brooklyn, 26 settembre 1898 – Hollywood, 11 luglio 1937 - 38 anni )

................................................è stato un compositore, pianista e direttore d'orchestra statunitense.
 
La sua opera spazia dalla musica colta al jazz. È considerato l'iniziatore del musical americano.
 
Le composizioni di Gershwin hanno attraversato i generi blues e musica classica, e le sue melodie più popolari sono ampiamente conosciute. Tra le sue opere più note sono le composizioni orchestrali Rapsodia in blu (1924) e Un americano a Parigi (1928), così come l'opera Porgy and Bess (1935). 
Ha scritto la maggior parte delle sue opere vocali e teatrali, tra cui più di una dozzina di spettacoli teatrali di Broadway, in collaborazione con il suo fratello maggiore, paroliere Ira Gershwin. George Gershwin compose la musica sia per Broadway, sia per le sale da concerto europee, così come per il grande pubblico che ha portato la sua opera ad un pubblico ancora più ampio. Le sue composizioni sono state utilizzate in numerosi film e in televisione, e molte sono diventate standard jazz registrati in numerose varianti. Innumerevoli i cantanti e musicisti che hanno registrato le canzoni di Gershwin.
George Gershwin nacque a Brooklyn, con il nome di Jacob Gershvin, da due emigrati ebrei. Il padre Moishe cambiò il suo nome in Morris Gershwin qualche tempo dopo essere emigrato da San Pietroburgo. Quattro anni dopo l'emigrazione conobbe un'altra immigrata russa, Rose Bruskin, e la sposò. Gershwin cambiò il suo nome in George dopo essere diventato un musicista professionista.
George Gershwin era il secondo di quattro figli. Cominciò a interessarsi alla musica all'età di dieci anni, quando cominciò a suonare, senza metodo, il pianoforte. La prima persona della famiglia che cominciò a guadagnare con la musica fu Frances, sorella di George, che però rinunciò alle promesse del ballo e del canto per diventare una moglie e una madre rispettabile (a quei tempi era ancora ritenuto sconveniente che una donna sposata si dedicasse ad attività ricreative).
Gershwin prese lezioni di pianoforte solo per due anni in maniera molto dilettantistica, senza particolari cure accademiche, cercando di riprodurre le melodie che sentiva ai concerti per orchestra e studiando il metodo classico dei grandi maestri europei.
A quindici anni lasciò la scuola e trovò il suo primo lavoro: George doveva suonare il piano e scrivere canzoni sotto la Jerome H. Remick and Co., un'azienda della fiorente industria musicale newyorkese, allora nota come Tin Pan Alley. Guadagnava quindici dollari alla settimana.
La sua prima composizione ad essere pubblicata fu When You Want 'Em You Can't Get 'Em, che non riscosse successo immediato ma vendette comunque bene. Così, nel 1916, a soli diciotto anni, Gershwin venne nominato compositore per i grandi musical di Broadway e cominciò a ricevere 35 dollari alla settimana.
Nel 1917 compose Rialto Ripples, un ragtime che ottenne un discreto successo commerciale, e nel 1919 Swanee fu la sua prima composizione ad ottenere uno spessore nazionale. Contemporaneamente, George registrava pezzi di pianoforte, di sua composizione o non. In questo periodo usò diversi pseudonimi, finché non si focalizzò sul definitivo George Gershwin.
Nel 1924, assieme al fratello Ira, collaborò ad un musical teatrale intitolato Lady Be Good, che fu seguito da molti altri fino al 1931 anno nel quale realizzò Of Thee I Sing, che valse al fratello Ira il Premio Pulitzer per i testi.
George compose un'operetta dal titolo Blue Monday, che gli valse l'attenzione di Paul Whiteman, uno dei premièr più importanti dell'epoca, che gli commissionò una canzone di jazz sinfonico da eseguire all'Aeolian Hall di New York. Era il 1924, e, si dice in meno di tre settimane, Gershwin compose il suo lavoro più apprezzato: Rhapsody in Blue, per pianoforte e orchestra; una composizione classica che combina cinque melodie differenti e alterna il classicismo al jazz e che fu eseguita il 12 febbraio.
La Rapsodia in Blu (vedi blue notes) è tuttora uno dei pezzi più eseguiti dalle orchestre di tutto il mondo. Fa anche da colonna sonora ad un episodio del film animato della Disney, Fantasia 2000.
In questo periodo Gershwin cominciò a intrattenere una relazione piuttosto stabile con una compositrice dell'epoca, Kay Swift. Il musical Oh, Kay! di Gershwin ha preso il suo nome. Si dice che George la consultasse spesso per chiederle pareri riguardo alle sue canzoni.
Nel 1928 George e Ira si stabilirono per un breve periodo a Parigi, dove George si dedicò principalmente allo studio della composizione. Numerosi compositori, tra i quali anche Maurice Ravel, rifiutarono però di insegnare loro, temendo che il rigore della classicità potesse reprimere la sfumatura jazz di Gershwin.
« Perché volete diventare un Ravel di seconda mano, quando siete già un Gershwin di prim'ordine? »
(Maurice Ravel a George Gershwin)
Mentre era in Europa Gershwin scrisse Un americano a Parigi, un'opera che inizialmente, alla sua prima esecuzione alla Carnegie Hall il 13 dicembre 1928, ottenne un successo non globale, ma che poi si trasformò in uno standard. Poco tempo dopo si stancò della scena musicale europea e tornò negli Stati Uniti.
In quel periodo Gershwin scrisse anche altri musical, come Girl Crazy nel 1930, che conteneva canzoni celeberrime come I Got Rhythm e Embraceable You.La composizione più ambiziosa di Gershwin resta comunque Porgy and Bess, uno dei pochi esempi moderni di melodramma, andata in scena per la prima volta il 30 settembre 1935 a Boston. Con lo stile generale della commedia, quest'opera contiene alcune delle arie più famose di Gershwin, prima fra tutte Summertime, con testo di Ira Gershwin e DuBose Heyward.
Porgy and Bess è tuttora generalmente considerata la più grande opera americana del XX secolo, sia per la sua innovatività (i personaggi sono quasi tutti neri) che per la qualità delle canzoni che presenta.
Il principale motivo per cui le composizioni di Gershwin sono ancora apprezzate è, infatti, la loro trasversalità: combinano elementi che dimostrano grandi conoscenze delle tecniche classiche, come una fuga e vari cambi di tonalità, con le sonorità tipiche della musica popolare, e, in particolare, del jazz.
Gershwin ricevette solo una nomination all'Oscar per una canzone che scrisse insieme al fratello Ira, They Can't Take That Away from Me, tratta dallo show Voglio danzar con te (Shall We Dance?, 1937).
Nel 1936 si trasferì a Hollywood per comporre colonne sonore. La sua celebrità ormai toccava le vette del firmamento musicale, anche se adesso era costretto a dividerla con gli altri grandi musicisti del tempo, Cole Porter e Irving Berlin.
Frequentò anche la famosa attrice Paulette Goddard.

Già all'inizio del 1937 Gershwin cominciò ad avvertire i sintomi di quello che si rivelerà un tumore al cervello:
mal di testa lancinanti e una costante impressione di puzzare di gomma bruciata. Sul set di The Goldwyn Follies, l'11 luglio 1937 Gershwin si accasciò al suolo.
George Gershwin morì al Cedars of Lebanon Hospital dopo un inutile intervento d'urgenza.
Per ironia della sorte, anche il suo idolo Maurice Ravel morì pochi mesi dopo, durante un intervento simile al cervello.
Secondo le lettere di Fred Astaire alla sorella Adele, Gershwin mormorava il nome di Astaire quando morì.
 
Nel 2005 il Guardian stilò una stima dei guadagni accumulati da Gershwin e stabilì che George era il più ricco compositore di tutti i tempi. Gershwin fu introdotto nella Long Island Music Hall of Fame nel 2006. Il George Gershwin Theatre di Broadway oggi porta il suo nome.

Gershwin compose più di 700 brani, la maggior parte dei quali assieme al fratello Ira. Possiamo limitarci a fornire un quadro completo delle categorie di composizione musicale esplorate dal compositore e segnare le maggiori opere.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 16:33:49
P.W. LEWIS

Percy Wyndham Lewis (18 novembre 1882 – 7 marzo 1957)

...................................................... è stato un pittore e scrittore britannico.

 
Nato in Canada e co-fondatore del movimento vorticista, viene ricordato per i suoi dipinti a soggetto bellico e, per l'antisemitismo delle sue opere letterarie.

È opinione comune che Lewis sia nato su una nave al largo della regione canadese della Nuova Scozia da madre inglese e padre americano. Educato in Inghilterra presso la Rugby School e la Slade School of Art di Londra, passò il primo decennio del nuovo secolo in viaggio attraverso l'Europa e nelle scuole d'arte di Parigi.

Dopo aver trasferito quasi definitivamente la sua residenza in Inghilterra nel 1908, l'anno successivo pubblicò il suo primo pezzo, una raccolta di appunti dai suoi viaggi, nell'English Review di Ford Madox Ford.
Fu membro fondatore del Camden Town Group nel 1911 e nel 1912 espose le sue illustrazioni a Timon of Athens, a metà tra il cubismo e il futurismo, oltre a tre dipinti ad olio alla seconda esposizione post-impressionista. La sua attività lo portò ad avere maggiori contatti con il Bloomsbury Group, che già frequentava, e in particolare con Roger Fry e Clive Bell, ma la loro amicizia non durò molto.

Tra il 1913 e il 1915, Wyndham Lewis trovò il proprio stile pittorico congeniale in una forma particolare che il suo amico Ezra Pound avrebbe poi etichettato vorticismo.
Lewis trovava attraente la pittura cubista, ma la trovava "morta" rispetto a quella futurista che invece mancava di strutturazione. Il vorticismo nasceva quindi con l'ambizioso scopo di unire i pregi di entrambe le correnti in un movimento nuovo, fondato su una violenta critica alla modernità: nel 1914 e l'anno successivo, Lewis diede alle stampe anche una rivista vorticista dal titolo BLAST.

Nelle sue prime opere, particolarissime scene di vita nella campagna britannica con danzatori (1910-12), Lewis potrebbe essere stato influenzato dal filosofo Henri Bergson, che teneva seminari a Parigi proprio durante la permanenza dell'artista. Nonostante sarebbe poi stato fortemente criticato da Bergson, in una lettera a Theodore Weiss (19 aprile 1949) ammise di aver iniziato proprio dal suo pensiero. Dopo una breve attività presso l' Omega Workshops, Lewis ebbe dei diverbi con il fondatore Roger Fry e abbandonò l' atelier con numerosi altri artisti: insieme a loro fondò uno studio concorrente chiamato The Rebel Art Centre.
 
Dopo l'unica esposizione del vorticismo nel 1915, il movimento si sciolse anche a causa della prima guerra mondiale: Lewis fu trasferito al fronte occidentale e servì come luogotenente d'artiglieria. Dopo la Battaglia di Passchendaele (1917), venne dichiarato artista ufficiale di guerra dal Canada e dalla Gran Bretagna per i suoi meriti, iniziando le sue manzioni a dicembre dello stesso anno. Per il Canada dipinse A Canadian Gun-Pit (1918, ora alla National Gallery of Canada di Ottawa), tratto da alcuni schizzi presi a Vimy.
Per la Gran Bretagna dipinse la sua opera più nota, A Battery Shelled (1919, Imperial War Museum di Londra), basato sulla sua esperienza personale a Passchendaele. Lewis espose i suoi schizzi di guerra ed alcuni dipinti nel 1918, in occasione dell'esposizione 'Guns'. Il suo primo racconto dal titolo Tarr, ambientato a Parigi prima della guerra, fu pubblicato in quell'anno ed è considerato uno dei testi chiave del modernismo. Lewis scrisse inoltre alcune memorie di guerra, che raccolse nel volume Blasting and Bombardiering (1937). Tra i suoi romanzi successivi ha un ruolo importante la trilogia The Human Age, ambientata nell'aldilà e composta da The Childermass (1928), Monstre Gai e Malign Fiesta' (entrambi del 1955). Un quarto volume, The Trial of Man, venne iniziato nel 1957 ma lasciato incompiuto alla morte dell'autore.
 
Dopo la guerra, Lewis riprese l'attività di pittore partecipando alle grandi esposizioni Tyros e Portraits alla Leicester Gallery, nel 1921: in Tyros venivano esposte caricature di personaggi che stigmatizzavano la cultura post-bellica. A Reading of Ovid e Mr Wyndham Lewis as a Tyro sono gli unici dipinti ad olio rimasti di cui è certa l'appartenenza al gruppo esposto in queste occasioni. All'interno dello stesso progetto, Lewis lanciò inoltre la sua seconda rivista The Tyro, anch'essa pubblicata per due anni soltanto. Il secondo numero del 1922 conteneva un importante saggio estetico di Lewis, An Essay on the Objective of Plastic Art in our Time. Negli anni '20 riprese l'attività di scrittore e avviò un'altra rivista, The Enemy (che pubblicò tre numeri tra il 1927 e il 1929), in gran parte scritta da lui e riguardante argomenti bellici. Scrisse inoltre pezzi importanti di critica in The Art of Being Ruled (1926) e Time and Western Man (1927), un saggio culturale e filosofico che trattava anche alcuni aspetti della letteratura e del pensiero di James Joyce. Sul piano filosofico, Lewis si trovava in profondo disaccordo con Henri Bergson, Samuel Alexander, Alfred North Whitehead e altri della stessa corrente. Nel satirico The Apes of God (1930), invece, Lewis attaccava il panorama letterario londinese tra cui Osbert Sitwell e la sua famiglia: l'attacco gli valse numerosi nemici e un'insofferenza generale da parte del pubblico di Londra, che da quel momento in poi gli causò non pochi problemi.

Il suo libro Hitler (1931), in cui difendeva Hitler definendolo un innocuo vegetariano i cui piani pacifici venivano minati dal comunismo, gli fece guadagnare anche l'antipatia di liberali e antifascisti, soprattutto dopo la salita al potere del dittatore nel 1933. Scrisse successivamente The Hitler Cult (1939) in cui rivedeva con veemenza le proprie posizioni, ma valse a poco. Nel 1930 Wystan Hugh Auden lo definì "quel vecchio solitario vulcano della destra". Tra il 1934 e il 1937 scrisse The Revenge for Love, ambientato durante la guerra civile spagnola e considerato il migliore dei suoi romanzi. Allo stesso periodo appartiene anche l'interessante raccolta di saggi critici Men without Art (1934) contenente uno dei primi brani su Faulkner ed il famoso saggio su Ernest Hemingway. I dipinti tra il 1930 e il 1940 furono probabilmente le sue opere migliori: si tratta principalmente di ritratto, tra cui quello a Edith Sitwell, T.S. Eliot e Ezra Pound.
 
Lewis passò la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti e in Canada: appartengono a questo periodo i suoi acquerelli sul tema della creazione realizzati a Toronto. Tornò in Inghilterra nel 1945 e nel 1951 divenne completamente cieco. Nel 1950 pubblicò la sua opera autobiografica Rude Assignment e nel 1952 un'altra raccolta di saggi contenente scritti su autori come George Orwell, Jean-Paul Sartre e André Malraux intitolato The Writer and the Absolute (Lo scrittore e l'assoluto). Gli succedette il romanzo semi-autobiografico Self Condemned (1954): Lewis morì nel 1957 senza convertirsi a quel cattolicesimo cui era sempre stato interessato.
 
I romanzi di Lewis sono noti soprattutto per il loro approccio satirico e ostile alle minoranze degli ebrei e degli omosessuali: la pubblicazione del saggio T.S. Eliot, Anti-Semitism, and Literary Form di Anthony Julius, nel 1995 e successivamente nel 2003, in cui l'antisemitismo di Lewis veniva descritto come "essenzialmente triviale" è stato probabilmente l'apice della disistima critica. La posizione dei critici moderni sembra essere più incline a riconoscergli alcuni meriti, pur senza rinnegare completamente molti validi punti della condanna di Julius. I principali elementi di antisemitismo nell'opera letteraria di Lewis sono il romanzo Tarr, nella cui seconda edizione del 1928 venne aggiunto il personaggio chiave di un ebreo che causa il dissidio all'interno dei protagonisti anglosassoni, e The Apes of God del 1930, che contiene numerose figure negative di ebrei tra cui l'autore ed editore modernista Jamesjulius Ratner, in cui si riconoscono stereotipi e parodie a personaggi esistenti quali John Rodker e James Joyce.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 16:44:42
ALEISTER CROWLEY

Aleister Crowley, il cui vero nome era Edward Alexander Crowley (Leamington Spa, 12 ottobre 1875 – Hastings, 1º dicembre 1947 - 72 ANNI )

.........................è stato un artista, poeta, mistico, romanziere, alpinista, pensatore, critico sociale, mago cerimoniale e occultista.
 
Figura assai controversa, è da alcuni considerato il fondatore del moderno occultismo e da altri come una fonte di ispirazione per il satanismo. Uomo di vasta cultura, è considerato una figura chiave nella storia dei nuovi movimenti magici. A Crowley è attribuito il maggior tentativo di creare una «religione magica» per l'epoca contemporanea e la sua influenza sul coevo ambiente magico è stata notevole.
Edward Alexander Crowley nacque al 36 di Clarendon Square a Royal Leamington Spa, Warwickshire, Inghilterra, tra le 23 e mezzanotte del 12 ottobre 1875.
 
Il padre, Edward Crowley, studiò da ingegnere ma non esercitò mai la professione limitandosi a dedicarsi alla lucrosa attività familiare di fabbricante di birra. Entrambi i suoi genitori erano membri di un raggruppamento di Cristiani evangelici,[6] ma nonostante questo il giovane Edward Alexander ebbe modo di conoscere e apprezzare i lavori grafici di Aubrey Beardsley.
 
Crowley crebbe in un contesto fortemente religioso, al punto che i bambini della famiglia potevano avere contatti solamente con coloro che condividevano la fede religiosa dei coniugi Crowley. In particolare il padre predicava incessantemente la sua dottrina, era autore di diversi testi di divulgazione e studiava quotidianamente le sacre scritture, obbligando il figlio a partecipare alle sue attività.
 
Il 29 febbraio 1880 i coniugi Crowley diedero alla luce una bambina di nome Grace Mary Elizabeth, ma sfortunatamente la sorella del futuro Aleister si spense dopo solo cinque ore dal parto. Crowley vide il corpo inerme della sorella e anni dopo ricorderà così l'evento (scrivendo in terza persona):« L'avvenimento ebbe un curioso effetto su di lui. Non capì perché dovesse esserne disturbato così inutilmente. Egli non avrebbe potuto fare alcunché di buono; la bambina era morta; non erano affari suoi. Questa disposizione d'animo persistette nella sua vita. Egli non assistette mai a nessun funerale, eccetto quello di suo padre, di cui non gli importò di farlo, giacché sentiva essere se stesso il vero nucleo dell'interesse. »

Il 5 marzo 1887 Edward Alexander perse il padre per via di un cancro alla lingua. Questo fu un punto cruciale della vita di Crowley, il quale dopo questo evento comincerà a scrivere in prima persona nelle sue memorie.
 
Dopo la morte del padre, Crowley si chiuse in sé stesso, cominciò a distaccarsi sempre più dagli insegnamenti religiosi e i continui tentativi della madre di farlo tornare sui suoi passi servirono solo ad aumentare il suo scetticismo. Emily Bertha Bishop cominciò a rimproverare il figlio per i suoi continui atteggiamenti ribelli arrivando anche a chiamarlo Bestia (dall'Apocalisse di Giovanni, un soprannome che il futuro Aleister farà suo). In questo periodo Crowley si rese conto che molte di quelle attività che la madre chiamava «peccaminose» in realtà lo attraevano.
Dopo aver frequentato il Malvern College e la Tonbridge School, nel 1895 si iscrisse al Trinity College dell'Università di Cambridge con l'intento di studiare filosofia, ma in seguito scelse (dietro consiglio di un tutor) appartenente ai filomati, di studiare letteratura inglese. I tre anni trascorsi a Cambridge furono particolarmente piacevoli e allegri, anche per via del fatto che Crowley poteva godere della consistente eredità paterna.
 
In questo periodo ruppe definitivamente con la religione; scrisse:
« La Chiesa Anglicana […] era sembrata un'opprimente tirannia, tanto orribile quanto quella dei Confratelli di Plymouth: meno ragionevole e più ipocrita. »
« Quando scoprii che (frequentare) la cappella era obbligatorio reagii immediatamente. Il decano più giovane mi richiamò perché io non frequentavo la cappella, cosa che certamente non avevo intenzione di fare, poiché ciò comportava alzarsi presto. Mi giustificai sulla base del fatto che io ero stato educato presso i Confratelli di Plymouth. Il decano mi chiese di venire a visitarlo occasionalmente ed a discutere dell'argomento, ed io ebbi la sbalorditiva impudenza di scrivergli che "il seme piantato da mio padre, annaffiato dalle lacrime di mia madre, avrebbe potuto dimostrarsi una pianta troppo difficoltosa da estirpare persino con la sua eloquenza ed i suoi insegnamenti". »Nel dicembre 1896 Crowley cominciò ad interessarsi di occultismo e misticismo. In breve tempo si dedicherà sempre più assiduamente alla lettura di libri di alchimia e misticismo, oltre che libri di magia e paranormale.[4] In questi anni ebbe anche la sua prima esperienza omosessuale.[8] Nel 1897 Crowley si iscrisse al club di scacchi del college ottenendo grande successo. In ottobre fu colpito da una malattia che lo porterà a riflettere molto sull'esistenza umana e lo convincerà a mettere da parte la carriera diplomatica che aveva inizialmente pianificato.[9]
 
Un anno dopo pubblicò il suo primo libro di poesie: Aceldama; poi lasciò Cambridge, incontrando Julian L. Baker (Fratello D. A.) che lo presentò a Samuel Liddell MacGregor Mathers, introducendolo nell'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata (Golden Dawn)
A 23 anni Crowley entrò a far parte dell'Hermetic Order of the Golden Dawn, studiò le opere di William Butler Yeats e Arthur Edward Waite, criticandole aspramente sul The Equinox e diventando un nemico degli autori.
 
Nel 1899 acquista e si trasferisce nella celebre Boleskine House.
 
Un amico ed ex-membro della Golden Dawn, Allan Bennett, lo introdusse alle idee del Buddhismo[14] mentre Samuel Liddell MacGregor Mathers lo istruiva sulla magia del mondo occidentale. Mathers e Crowley in seguito cominceranno a distaccarsi e Crowley perderà rapidamente fiducia nel suo maestro. Nell'ottobre 1901, dopo aver studiato la Raja Yoga, affermò di aver raggiunto il dhyana, descrivendone lo stato nel suo libro Magick.[15]
 
Ufficialmente Crowley e Mathers continuarono a coesistere nella Golden Dawn fino al 1904, tuttavia i primi attriti tra i due risalgono almeno al 1900 (se non prima)[16]. In seguito alla scissione all'interno del movimento Crowley lasciò il suo paese e andò a vivere per un breve periodo in Messico con la moglie (Rose Edith Kelly, sposata nel 1903), abbandonando la Golden Dawn. Diversi anni dopo Mathers reclamò la paternità (e i conseguenti diritti) su alcuni dei rituali e delle idee di Crowley.
 
In Messico Crowley continuò i suoi studi isolato dal resto della comunità esoterica, in questo periodo scoprì e cominciò ad usare con frequenza la parola Abracadabra. Terminata l'esperienza in centroamerica ritornerà a Boleskine House
Nel 1904, durante una vacanza a Il Cairo, fu protagonista di un evento mistico che lo spinse a fondare il culto di Thelema, successivamente praticato poi nella confraternita chiamata Ordo Templi Orientis (O.T.O.). La moglie di Aleister cominciò a trovarsi in uno stato anormale, e questo convinse il marito che c'era una entità sovrumana che si era messa in contatto con lei. Il 20 marzo Crowley seguì le indicazioni dettate dalla moglie in stato di trance ed eseguì (con successo, secondo quanto scrisse in seguito) un rito di invocazione al dio egiziano Horus. Il dio gli avrebbe comunicato l'imminente inizio di un nuovo eone magico, e gli affidava l'incarico di profeta. L'8 aprile e i due giorni successivi Crowley affermò di aver udito una voce che gli dettava un testo che lui trascrisse e in seguito pubblicò con il nome The Book of the Law. Secondo Crowley la voce proveniva da uno spirito di nome Aiwass (o Aiwaz), il ministro di Horus. Una buona parte del testo è composto da un cifrario numerico che lo stesso Crowely affermava di non essere in grado di decifrare.
 
Nel giugno del 1904 Rose e Aleister ebbero una figlia a cui fu dato il nome Nicole Ma Ahathoor Hecate Sappho Jezebel Lilith Crowley; la bambina morirà nel 1906 al ritorno da un viaggio in Cina. Nell'estate dello stesso anno la coppia ebbe un'altra bambina, che essi chiamarono Lola Zaza. Aleister elaborò un nuovo rituale per ringraziare della sua nascita.[17] In seguito riprenderà ed elaborerà più volte questo ed altri rituali della sua dottrina.
 
Nel 1907 accaddero due importanti eventi nella vita di Crowley. Diede vita all'ordine dell'Argenteum Astrum (A∴A∴) e cominciò a scrivere gli Holy books of Thelema, ovvero i testi sacri del culto di Thelema.[18]
 
Aleister e Rose divorziarono nel 1909.
 
Nel 1910, Crowley eseguì insieme ai membri dell'A∴A∴ una serie di riti detti Riti di Eleusis.
Con le prime brezze della imminente Prima Guerra Mondiale, Crowley preferì trasferirsi negli Stati Uniti, a New York City dove poté tranquillamente praticare la magia da maestro dell'Argenteum Astrum (A∴A∴).
 
Nel giugno del 1915 fu introdotto dall'amica Jeanne Foster e dalla giornalista Hellen Hollis nelle alte sfere fashion della Grande Mela. In particolare, ebbe poi una relazione con la Foster, dalla quale pretese un figlio maschio. Ma, a dispetto di una serie di operazioni e riti magico-sessuali, non rimase incinta.
 
A novembre dello stesso anno Crowley si recò a Vancouver, in Canada, per incontrare il membro della loggia O.T.O. (Ordo Templi Orientis, che faceva parte del suo progetto Thelema, tale Wilfred Smith (e che aprirà una sede della setta in California, nel 1930). Al suo ritorno a New York, Crowley dapprima praticò della magia sessuale con la prostituta tedesca Gerda Von Kothek, e poi ebbe una relazione con la mezzosoprano Ratan Devi, al secolo Alice Richardson, moglie dello storico d'arte Ananda Coomaraswamy. La cantante rimase incinta di Crowley, ma durante un viaggio in Inghilterra ebbe un aborto spontaneo.
 
Nel giugno del 1916 Crowley quindi si stabilì in una casetta del New Hampshire, dove continuò i suoi studi ed esperimenti magici. Nel 1917 si ritirò presso una isoletta del fiume Hudson. Dopo l'acquisto di grandi quantità di vernice rossa al posto del cibo, dipinse la frase "Fai ciò che vuoi" sui grandi scogli di entrambi i lati dell'isola, ricevendo doni da parte dei visitatori curiosi.
 Per ultimo, eseguì poi un rito magico-sessuale con la pittrice Leah Hirsig, dopodiché ritornò in Europa.
Nei primi anni venti, mentre i suoi amici frequentavano il Monte Verità (presso Ascona, in Svizzera), Crowley diede vita ad un esperimento sociale a Cefalù dove, nel marzo del 1920, in una villa presa in affitto, creò la leggendaria Abbazia di Thélema, ispirata a quella omonima che François Rabelais, nel Cinquecento, aveva fatto erigere da uno dei suoi più celebri personaggi, il gigante Gargantua, con l'unica regola: "Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge, Amore è la legge, amore sotto la volontà"[19] "perché le persone libere e colte, sentono per natura un istinto ed inclinazione che li spinge ad atti virtuosi, e li tiene lontani dal vizio, inteso come religione". La villa che ospitò l'Abbazia di Thelema, in Contrada Santa Barbara, è tuttora esistente, ma versa in condizioni fatiscenti. A fine anni Novanta si tentò, invano, di valorizzarla come bene culturale.
 
Fu proprio in Sicilia che Crowley, che si definiva «l'uomo più cattivo che sia mai esistito», conquistò buona parte della sua fama di «uomo perverso»: il suo soggiorno fu anomalo e scandaloso per gli abitanti del luogo e ben presto cominciarono a diffondersi voci insistenti e preoccupanti sul conto suo e della comunità con cui viveva.
 
Li si accusava, tra l'altro, di praticare cerimonie magiche che comportassero il sacrificio di bambini. La circostanza non è provata; certo è invece che lui utilizzasse il riferimento a riti consimili come espediente letterario per coprire riferimenti alla magia sessuale in Magick, il suo magnum opus di istruzione magica. Al tempo era infatti illegale scrivere di riti sessuali e dell'utilizzo dei fluidi sessuali per scopi magici, mentre, paradossalmente, era invece permesso fare riferimenti a riti di "sangue".
 
Con l'avvento del fascismo, fu espulso dall'Italia da Benito Mussolini alla fine del mese di aprile del 1923, ufficialmente per sospette attività antifasciste, in realtà a causa di ciò che si diceva accadesse all'interno del suo tempio.
Nel febbraio 1924, Crowley visitò l'Institute for the Harmonious Development of Man di Georges Ivanovič Gurdjieff, ma non incontrò il fondatore; nei suoi scritti privati Crowley criticherà molti aspetti delle pratiche e degli insegnamenti di Gurdjieff. Quest'ultimo, dal canto suo, non tardò a reagire in modo sdegnato alla visita di Crowley.[20]
 
Il 16 agosto 1929 Crowley sposò Maria de Miramar a Lipsia, la donna proveniva dal Nicaragua. I due si separarono di fatto nel 1930 ma non divorziarono mai ufficialmente.[21]
 
Nel settembre del 1930, Crowley giunse a Lisbona in compagnia di una misteriosa donna. Qui incontrò il grande poeta portoghese Fernando Pessoa, esperto e cultore dell'occultismo. I due si erano conosciuti tramite corrispondenza, dopo che Pessoa (oltre ad avere tradotto "Inno a Pan" in portoghese) aveva corretto un oroscopo fatto da Crowley, inviandogli la spiegazione dell'errore. Il mago inglese rimase colpito da tale gesto e da tanta perizia e volle incontrarlo durante la sua visita. La storia di questo incontro sfiora il paradosso. Sta di fatto che Crowley scomparve alcuni giorni dopo alla Boca do Inferno di Cascais, lasciando un porta sigarette e un misterioso messaggio. Sia Pessoa che il suo amico giornalista e occultista Ferreira Gomes furono a lungo interrogati dalla polizia, ma di Crowley nessuna traccia. Egli ricomparve a Londra alcuni giorni dopo: si trattò, probabilmente di una farsa ordita dal mago, Pessoa e da Ferreira Gomes e perfettamente riuscita. Le dichiarazioni di Pessoa al Diario de Noticias sull'argomento sono raccolte in "Ultimatum e altre esclamazioni".
 
Crowley incontrò a Berlino lo psicoanalista austriaco di idee socialiste Alfred Adler nell'agosto del 1930 e del 1931. Vi sono testimonianze di prima mano secondo le quali Crowley avrebbe introdotto Aldous Huxley, autore dei celebri Le porte della percezione e Il mondo nuovo, all'uso della mescalina, a Berlino, negli anni precedenti al 1933. Crowley, che rifiutò categoricamente le accuse di essere un artefice della magia nera, fu uno dei tanti maghi ed esponenti di società segrete perseguitati da Hitler in quanto avversari della sua scuola iniziatica di nuova istituzione.[senza fonte]
 
Nel 1934 fu soggetto di una dichiarazione di bancarotta, infatti perse la causa legale con cui aveva citato l'artista Nina Hamnett, accusandola di averlo diffamato nel libro del 1932 Laughing Torso.
 
Durante la seconda guerra mondiale, alcuni personaggi illustri (tra cui lo scrittore Ian Fleming) affermarono che Crowley aveva aiutato l'MI5 in alcune operazioni riguardanti l'ufficiale nazista Rudolf Hess,[22] che in seguito verrà catturato dall'esercito inglese.
 
Nell'aprile 1945 viene ammesso nell'ordine di Crowley Lafayette Ronald Hubbard. Non è chiaro se i due si siano mai incontrati personalmente ma è certo che i due inizialmente erano affascinati dalla reciproca opera, ed è probabile che si siano contattati tramite lettere e carteggi. Tuttavia in seguito Hubbard comincerà a distanziarsi parecchio dall'ideologia comune (arrivando a fondare Dianetics e poi Scientology) e questo porterà Crowley a disprezzarlo e a giudicarlo un ciarlatano arrivando a definirlo «zoticone rubasoldi» in una lettera.[23] Hubbard sostenne in più occasioni di essere stato un grande amico personale di Crowley, tuttavia la citata lettera sembra provare il contrario e smentire le affermazioni di Hubbard.
Aleister Crowley morì di degenerazione del miocardio e bronchite cronica ad Hastings la notte del 1 dicembre 1947 all'età di 72 anni.[24] Nel corso della sua vita aveva fatto largo uso di eroina ma aveva smesso da alcuni anni per cominciare a fare uso in grandi quantità di morfina per curare asma e bronchite.[25] Il suo ultimo dottore, un medico di nome Thomson, morì il giorno dopo di lui e questo permise ai giornali di speculare sulla eventualità che Crowley avesse lanciato una maledizione sul medico.[26]
 
Crowley fu cremato il 5 dicembre 1947 a Brighton.
Nel mondo della magia cerimoniale contemporanea Crowley è ritenuto un'indiscussa autorità, in quanto uno fra i principali codificatori e divulgatori delle scienze occulte nel XX secolo. Nel passato gli è stata erroneamente attribuita la fama di satanista, a causa del suo comportamento provocatorio e sicuramente fuori dagli schemi morali dell'epoca in cui è vissuto, ma è sufficiente leggere le sue principali opere per dedurne che non è mai stato un satanista e con il satanismo non ha in realtà mai avuto nulla da spartire, al punto da dichiararsi egli stesso totalmente contrario a simili pratiche deviate verso il Lato Oscuro, come si può evincere dal ventunesimo capitolo della sua opera più importante, Magick. Egli intendeva l'Ars Regia – la magia – come una via iniziatica verso superiori stati di coscienza. D'altronde era ateo e le forze occulte che intendeva mobilitare non vengono affatto identificate con il diavolo della Bibbia: egli stesso affermò che «il diavolo non esiste», che per lui «non c'è altro dio che l'uomo» e che Satana è semplicemente un nome inventato dalle religioni per i loro fini.
 
Crowley definì la magia come «la Scienza e l'Arte di causare cambiamenti in conformità con la Volontà» e, nel corso della sua vita, divulgò progressivamente tutti i rituali e gli insegnamenti della Golden Dawn, di cui egli era a conoscenza, pubblicandoli sul suo giornale The Equinox. Fu, probabilmente, la prima volta che apparvero in stampa i genuini insegnamenti operativi d'una società ermetica, e non soltanto semplici testi cerimoniali o traduzioni in un linguaggio simbolico esoterico, incomprensibile ai "profani".
 
La stampa underground (come rivela l'International Times) ha descritto Crowley come l'eroe sconosciuto degli hippie. Timothy Leary s'identificò interamente con la corrente iniziata da Crowley e considerava una delle sue aspirazioni il completamento dell'opera ch'egli aveva iniziato per preparare il mondo alla coscienza cosmica. Anche L. Ron Hubbard, prima di fondare Scientology, si ispirò alle pratiche di Crowley
Lo scrittore William Somerset Maugham si ispirò a lui per il suo romanzo Il mago (The Magician), da cui deriva l'omonimo film di Rex Ingram del 1926. Una versione personale dell'espulsione di Crowley dalla Sicilia è data da Leonardo Sciascia nel suo racconto Apocrifi sul caso Crowley.
 
In tempi recenti Crowley è apparso come personaggio nel libro di Vincenzo Consolo Nottetempo casa per casa. Crowley viene menzionato nel romanzo Il paradiso degli orchi di Daniel Pennac (1991) come ispiratore di una setta dedita a riti con violenze su minori.
 
Umberto Eco lo cita più volte nel Pendolo di Foucault parlando dei riti iniziatici di adorazione della Bestia. In molte sue opere Mauro Cascio tenta una ricostruzione filosofica del suo pensiero, nell'ambito dell'idealismo magico. Nel romanzo L'isola dell'angelo caduto di Carlo Lucarelli (1999), uno dei personaggi è un seguace di Crowley.
 
Crowley è anche il nome di uno dei due personaggi principali del libro Buona Apocalisse a tutti! di Terry Pratchett e Neil Gaiman. Come personaggio secondario, Crowley compare anche nel romanzo Notizie sul giocatore Rubašov dello scrittore svedese Carl-Johan Vallgreen.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 16:52:56
ALAN  SILLITOE

Alan Sillitoe (Nottingham, 4 marzo 1928 – Londra, 25 aprile 2010 - 81 anni )

..................................................................è stato uno scrittore inglese.


Alan Sillitoe nasce a Nottingham il 4 marzo 1928. È il secondogenito di cinque figli in una famiglia numerosa che da diverse generazioni appartiene alla working class, il ceto operaio. Nel 1942, ad appena quattordici anni, Sillitoe lascia gli studi per andare a lavorare come tornitore alla “Raleigh Bicycle Factory”.
 
Pur essendo ancora molto giovane, Alan possiede già una forte passione per i libri ed è fortemente determinato a scrivere e pubblicare un romanzo. Il suo primo “sforzo letterario”, andato perduto, si ispirava alle avventure dei suoi cugini, la famiglia Seaton.
A soli sedici anni, Sillitoe si sentiva “in every respect a fully integrated workman” ("da ogni punto di vista un lavoratore perfettamente integrato"). L’autore sostiene che per un operaio era quasi normale nutrire degli ideali socialisti.
 
A diciassette anni Sillitoe si arruola volontario nella Royal Air Force e, dal 1946 al 1947, vive nello Wiltshire, dove lavora come operatore radiofonico, mansione che poi svolgerà per diciotto mesi in Malesia. È qui che l’autore inizia a leggere opere di vario genere e sviluppa la sua passione per la letteratura. Mentre si trova ancora in Malesia gli viene diagnosticata la tubercolosi e viene ricoverato in un ospedale militare dove rimane per un lungo periodo. L’isolamento contribuisce a rafforzare la sua vena artistica; sono di questi anni, infatti, le sue prime opere letterarie di vario genere.
 
Il contenuto e lo stile dei suoi testi lo fanno collocare tra i giovani "arrabbiati" della letteratura e del cinema inglese degli anni sessanta, sebbene egli sia sempre stato poco incline alle etichette. Il romanzo che lo rivela al grande pubblico è Sabato sera, domenica mattina (1958), da cui è tratto l'omonimo film di Karel Reisz.

da wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 17:01:55
NEIL METHUEN RITCHIE

Sir Neil Methuen Ritchie, GBE, KCB, DSO, MC (29 luglio 1897 – 11 dicembre 1983),

.....................................è stato un generale dell'esercito inglese durante la seconda guerra mondiale.


La carriera militare di Ritchie ebbe inizio nel 1914, quando gli fu assegnato come ufficiale nel Black Watch. Durante la prima guerra mondiale ha prestato servizio in Francia e in Mesopotamia, campagna per la quale è stato insignito della Military Cross nel 1918, per "un ottimo esempio di freddezza, coraggio e totale disprezzo del pericolo ".[1]
 
All'inizio della Seconda guerra mondiale Ritchie era salito al rango di brigadiere, e venne coinvolto nella evacuazione di Dunkerque. Ricoprì in seguito incarichi per il personale dei generali Wavell, Brooke e Auchinleck e venne molto apprezzato da tutti. Fu Auchinleck ad affidargli il suo più alto comando, l'Ottava Armata, nel novembre 1941 nel momento più difficile della offensiva britannica in Cirenaica (Operazione Crusader).
 
Ritchie ebbe la sfortuna di avere il suo comando più importante durante le prime fasi della guerra, quando le fortune inglesi erano al loro punto più basso. L'Ottava Armata, in Nord Africa, era l'unica forza britannica in quel momento a combattere contro i tedeschi. Dopo alcuni successi contro gli italiani, gli inglesi furono respinti dopo l'arrivo dei Afrika Korps al comando di Rommel. Inizialmente concepito come un incarico temporaneo in attesa di un comandante adatto, l'incarico di Ritchie durò per oltre sei mesi. Era al comando della Ottava Armata nella Battaglia di Gazala nel maggio-giugno 1942, quando Ritchie non riuscì ad esercitare un forte controllo operativo sull'esercito e gli inglesi furono pesantemente sconfitti, perdendo il porto di Tobruk. Sarebbe stato destituito da Auchinleck il 25 giugno 1942 prima della prima battaglia di El Alamein.
Auchinleck è spesso visto come aver nominato Ritchie, un comandante relativamente giovane, al fine di consentire a lui stesso di rimanere in stretto contatto con la battaglia come Comandante in Capo del Medio-Oriente. Ritchie è stato fortemente criticato sia durante che dopo la guerra per la sua incapacità di fermare Rommel; da allora molti commentatori sono giunti alla sua difesa, in particolare Lord Carver.
 
Dopo essere stato sostituito come comandante dell'Ottava Armata, Ritchie fu nominato al comando della 52aDivisione in Gran Bretagna e successivamente il XII Corpo durante lo sbarco in Normandia e la campagna in Europa, dove esercitò il suo incarico con competenza ed efficacia, incontrando la stima del suo comandante superiore, l'esigente generale Montgomery. Il fatto che Ritchie riacquistò un comando attivo in seguito al suo licenziamento, a differenza del suo predecessore nell'Ottava Armata Cunningham, riflette l'alta considerazione per lui del Capo di Stato Maggiore Generale Imperiale, generale Brooke.
 
Dopo la guerra Ritchie è rimasto nell'Esercito e nel 1947 servì come comandante in capo delle forze britanniche in Estremo Oriente,[senza fonte] a partire dal dicembre 1948 come aiutante di campo del re [2] e dal settembre 1950 come colonnello della Black Watch,[3] il suo vecchio reggimento. A seguito del suo pensionamento, è emigrato in Canada e ha preso una posizione di presidente di una compagnia di assicurazioni. Morì all'età di 86 anni a Toronto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 17:14:40
RON CARTER

Ron Carter (Ferndale, 4 maggio 1937)

......................... è un contrabbassista statunitense di musica jazz.

Ron Carter è considerato uno dei contrabbassisti più originali e tecnicamente dotati del mondo. Noto per la sua eleganza e sobrietà nel suonare durante i concerti (quasi sempre in giacca e cravatta). Iniziò all'età di dieci anni con il violoncello, ma quando la sua famiglia si spostò a Detroit, trovò molte difficoltà di carattere razziale coi musicisti classici e così si dedicò al jazz. Ha suonato nella Eastman School's Philharmonic Orchestra, diplomandosi poi nel 1959. Grazie al suo suono unico e pieno di swing è molto ricercato come musicista da studio per le registrazioni — le sue apparizioni su 2.500 album lo rendono uno dei bassisti più registrati nella storia del jazz. Particolare l'uso del contrabbasso dell'artista, che si fece costruire uno strumento di dimensioni ridotte per poter suonare su registri più alti ed essere così più udibile dal pubblico (Piccolo 1977). Carter è arrivato alla notorietà nei primi anni sessanta con il secondo grande quintetto di Miles Davis, che includeva anche Herbie Hancock, Wayne Shorter e Tony Williams. Ha anche partecipato ad alcuni progetti solisti con Hancock e Shorter. Ha suonato e registrato con Billy Cobham, Kenny Barron, Antonio Carlos Jobim, Eric Dolphy, McCoy Tyner, Stanley Turrentine, Freddie Hubbard, Stan Getz, Coleman Hawkins, Joe Henderson, Horace Silver, Kenny Burrell, Jim Hall, Milt Jackson, e molti altri importanti artisti jazz, e ha registrato circa 20 album come bandleader. Con Billy Cobham e Herbie Hancock strinse un'amicizia fin dai tempi di Miles Davis, e con loro formò nel 1981 il trio Hurricane dal successo planetario. È apparso nell'album The Low End Theory del gruppo di hip-hop alternativo A Tribe Called Quest.
 
Si è distinto come Professore Emerito al dipartimento di musica del City College of New York, insegnandovi per 18 anni, recentemente ha ricevuto il dottorato Honoris Causa al Berklee College of Music, nella primavera del 2004.

da wikipedia

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Appena compiuti i 75 anni, Ron Carter è una figura mitica della storia del jazz e faro per il jazz contemporaneo.
 
E’ il più apprezzato dei contrabbassisti sulle scene e il suo stile strumentale, con la cavata incisiva e l’inconfondibile potenza ritmica, è perfetto e ricercatissimo.
 Bassista del mitico quintetto di Miles Davis  degli anni ’60 – per intenderci quello in cui militavano Herbie Hancock, Wayne Shorter e Tony Williams, Carter ha in seguito vissuto una carriera esemplare. È stato da un lato ottimo bandleader in formazioni che vedevano il suo strumento in posizione di rilievo e che praticavano una ricerca musicale originale e moderna.  D’altro canto, Carter è sicuramente uno dei più eleganti accompagnatori jazz, dote che ha messo in luce in migliaia di registrazioni e concerti a fianco di grandi interpreti come Kenny Barron, McCoy Tyner, Cedar Walton, Freddie Hubbard, Joe Henderson, Horace Silver e molti altri.

classe 1937, è uno dei bassisti più originali, prolifici ed influenti nel jazz. Con oltre 2.500 gli album al suo attivo, ha registrato con molti dei grandi della musica: Tommy Flanagan, Gil Evans, Lena Horne, Bill Evans, BB King, il Quartetto Kronos, Dexter Gordon, Wes Montgomery, e Bobby Timmons. Nei primi anni 1960 si è esibito negli Stati Uniti nelle sale da concerto e discoteche con Jaki Byard ed EricDolphy.
In seguito ha girato l'Europa con Cannonball Adderley. Dal 1963 al 1968, è stato membro del classico e famoso Quintetto di Miles Davis.
 
E 'stato nominato bassista eccezionale del Decennio dal Detroit News, bassista jazz dell'anno dalla rivista Downbeat, e Most Valuable Player dalla National Academy of Recording ArtsAndSciences.
Nel 1993, Ron Carter ha vinto il premio Grammy per il Gruppo Best Jazz Instrumental, il Miles Davis Tribute Band e un altro Grammy nel 1998 per Call 'Sheet Blues', una composizione strumentale per il film “Round Midnight”. Oltre a comporre e arrangiare musica per molti film, tra cui alcuni progetti per la Public Broadcasting System, Carter ha composto musica “A Gathering of Old Men”, interpretato da Lou Gosset Jr., “The Passion of Beatrice” diretto da Bertrand Tavernier, e “Blind Faith” interpretato da Courtney B.Vance.
Carter condivide la sua esperienza in una serie di libri che ha scritto, tra cui “La costruzione di linee Jazz Bass” e “La musica di Ron Carter”, la seconda contiene 130 delle sue composizioni pubblicate e registrate. Carter ha conseguito una laurea in musica dalla Eastman School di Rochester e un master in contrabbasso dalla Manhattan School of Music di New York. Ha anche ricevuto due lauree ad honorem, dal New England Conservatory of Music e alla Manhattan School of Music, ed è stato il destinatario nel 2002 del prestigioso premio “Hutchinson Award” dalla Eastman School presso l'Università di Rochester.
Carter ha tenuto conferenze, condotto ed eseguito cliniche e corsi di perfezionamento, insegnato ensemble jazz presso numerose università.
 E' stato Direttore Artistico dell'Istituto di Studi Thelonious Monk Jazz, mentre si trovava a Boston e, dopo 18 anni presso la facoltà del Dipartimento di Musica del City College di New York, è ora Distinguished Professor Emeritus, anche se, come interprete, egli rimane più attivo che mai.
Nel 2010, Ron Carter ha ricevuto il "Commandeur dans l'ordre des Arts et des Lettres" ordine della Repubblica Francese.


da blunotemilano
da albajazz


seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 17:32:07
SOMERSET  MAUGHAM

William Somerset Maugham (Parigi, 25 gennaio 1874 – Nizza, 16 dicembre 1965)

.....................................è stato uno scrittore e commediografo britannico.

Famoso per il pessimismo acre e freddo, l'ironia crudele e cinica, con cui flagellava inesorabilmente i vizi e la follia degli uomini, e soprattutto delle donne, in una visione del mondo piuttosto cupa, ma dotata anche di senso d'umanità.Il padre di Maugham era un avvocato inglese che si occupava delle questioni legali dell'ambasciata britannica a Parigi. Poiché secondo la legge francese tutti i bambini nati sul suolo francese potevano essere chiamati alla leva per il servizio militare, Robert Ormond Maugham fece in modo che William nascesse nell'ambasciata, tecnicamente sul suolo britannico, evitandogli la coscrizione in caso di guerre future della Francia. Anche suo nonno, un altro Robert, era stato un avvocato famoso e cofondatore della English Law Society,[3] e si dava per scontato che William seguisse le loro orme. Il destino volle diversamente, ma suo fratello maggiore, Viscount Maugham ebbe una carriera avvocatizia di successo e ricoprì la carica di Lord Cancelliere tra il 1938 e il 1939.
 
La madre di Maugham, Edith Mary (nata Snell) era malata di tubercolosi, una condizione per la quale i medici a quel tempo prescrivevano come rimedio il parto. Il risultato fu che Maugham aveva tre fratelli maggiori, che già frequentavano il collegio quando William aveva tre anni, tanto che l'ultimogenito fu allevato come un figlio unico. Il parto non fu una cura efficace per la tubercolosi e così Edith Mary Maugham morì all'età di 41 anni, sei giorni dopo aver dato alla luce un bambino morto. La morte della madre fu un trauma per William, che tenne la fotografia della madre vicino al suo letto fino alla sua morte, a 91 anni. Due anni dopo la morte di sua madre, suo padre morì di cancro. William fu rimandato in Inghilterra per essere cresciuto da suo zio, Henry MacDonald Maugham, il Vicario di Whitstable, nel Kent. Il trasferimento fu catastrofico. Henry Maugham si rivelò freddo ed emotivamente crudele. La King's School, Canterbury, dove William trascorreva l'anno scolastico, fu un vero inferno, dove lo prendevano in giro per via del suo cattivo inglese (la sua prima lingua era il francese) e per la statura bassa, che aveva ereditato dal padre. È in questo periodo che Maugham cominciò a balbettare, un disturbo che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, anche se si manifestava in modo sporadico, a seconda dello stato d'animo e delle circostanze.
 
La vita nella casa del vicario era noiosa e le emozioni erano represse. A Maugham non era permesso perdere la calma o mostrare le proprie emozioni in alcun modo. Era un bambino tranquillo, riservato ma molto curioso, e il suo rifiuto delle emozioni altrui era tanto rigido quanto il rifiuto delle sue proprie emozioni.
Maugham era infelice sia in casa del vicario sia a scuola. Per questo sviluppò una grande abilità nel fare osservazioni pungenti alle persone che non gli piacevano. Questo abilità si riflette a volte nei personaggi che popolano i suoi scritti. A sedici anni Maugham rifiutò di continuare a studiare al King's School e suo zio gli permise di andare in Germania, dove studiò letteratura, filosofia e tedesco all'Università di Heidelberg. L'anno che trascorse a Heidelberg incontrò John Ellingham Brooks, un inglese più anziano di dieci anni, con il quale ebbe le prime esperienze sessuali. Tornato in Inghilterra, suo zio gli trovò un posto in un ufficio di contabilità, ma dopo un mese Maugham andò via e tornò a Whitstable. Suo zio non era contento e si mise a cercargli un'altra professione. Il padre e i tre fratelli maggiori di Maugham erano tutti noti avvocati ma Maugham chiese di essere esonerato dal dovere di seguire le loro orme.
 
La carriera ecclesiastica fu scartata perché un ministro balbuziente avrebbe messo in ridicolo la famiglia. Parimenti, il Civil Service fu scartato - non in considerazione dei desideri o interessi di Maugham, ma perché la normativa recente richiedeva che i funzionari del Civil Service superassero un esame, per cui lo zio di Maugham ritenne che il Civil Service non fosse più una carriera per gentiluomini. Il medico locale suggerì la professione medica e lo zio di Maugham approvò, con riluttanza. Maugham scriveva sin da quando aveva
Secondo alcuni critici, gli anni che Maugham trascorse studiando medicina furono infruttuosi dal punto di vista creativo, ma invece Maugham pensava il contrario. Viveva a Londra, una città piena di vita, incontrava gente di "bassa" estrazione che non avrebbe mai potuto incontrare nell'ambito di altre professioni, e le vedeva nei momenti di più grande ansia e tensione della loro vita. In età più matura Maugham ricordava il valore letterario di ciò che aveva visto quando era studente: "Vedevo come le persone muoiono. Vedevo come sopportavano il dolore. Vedevo come sono la speranza, la paura e il sollievo..." Maugham vedeva che la sofferenza corrode i valori umani, che la malattia amareggia e inasprisce le persone, e non lo dimenticò mai. Qui, finalmente, c'era la "vita nuda e cruda" e la possibilità di osservare un'ampia gamma di emozioni umane.
Maugham aveva una residenza privata, che aveva arredato personalmente. Riempiva quaderni di idee letterarie e di notte scriveva continuamente mentre, allo stesso tempo, studiava per completare i suoi studi di medicina. Nel 1897 presentò il suo secondo libro a un editore (il primo libro era una biografia di un compositore d'opera, Giacomo Meyerbeer, scritto ad Heidelberg quando Maugham aveva sedici anni.
Liza di Lambeth, racconto di un adulterio consumato nella classe operaia e delle sue conseguenze, traeva ispirazione dalle esperienze di Maugham quando era uno studente di medicina che faceva l'ostetrico a Lambeth, quartiere degradato di Londra. Il romanzo appartiene alla scuola degli scrittori realisti, gli "slum writers", come George Gissing e Arthur Morrison. Pur essendo un racconto franco e diretto, Maugham stesso sentiva il dovere di ammettere in apertura di romanzo: "...è impossibile restituire sempre le parole precise di Liza e degli altri personaggi della storia; il lettore pertanto è pregato di non considerare le necessarie imperfezioni del dialogo".
Liza di Lambeth diventò famoso tra i critici e i lettori, e la prima edizione fu esaurita in poche settimane. Questo convinse Maugham, che aveva appena completato gli studi di medicina, ad abbandonare la medicina e abbracciare la carriera letteraria, che sarebbe durata 65 anni. Della sua entrata nella professione letteraria in seguito Maugham disse: "La presi come un'anatra prende l'acqua".
 
La vita di scrittore gli permise di viaggiare e vivere in posti come la Spagna e Capri nei dieci anni seguenti, ma le dieci opere seguenti non ottennero mai il successo di Liza. La situazione cambiò radicalmente nel 1907 con il fenomenale successo della sua opera teatrale Lady Frederick; l'anno seguente quattro sue opere teatrali erano rappresentate contemporaneamente a Londra e la rivista Punch pubblicò una vignetta in cui Shakespeare si mordeva le unghie nervosamente mentre guardava i cartelloni teatrali.
Nel 1914 Maugham era ormai famoso, con la produzione di dieci opere teatrali e la pubblicazione di dieci romanzi. Quando scoppiò la Prima guerra mondiale Maugham era troppo vecchio per essere chiamato alle armi e fu operativo in Francia nella Croce rossa Britannica come autista di ambulanza, in un gruppo di 23 scrittori famosi, tra cui Ernest Hemingway, John Dos Passos e E. E. Cummings. In questo periodo incontrò Frederick Gerald Haxton, un giovane americano di San Francisco, California, che fu suo compagno e amante fino al 1944, anno della morte di Haxton (Haxton è Tony Paxton, personaggio di un'opera teatrale di Maugham, Our Betters, del 1917). In tutto questo periodo Maugham continuò a scrivere. Si sa anche che durante la guerra Maugham lavorava per il British Intelligence in Europa: era stato reclutato da John Wallinger e faceva parte della rete di agenti britannici che operavano in Svizzera contro il Berlin Committee (il Comitato per l'indipendenza dell'India), in particolare contro Virendranath Chattopadhyay. In seguito Maugham fu reclutato da William Wiseman per agire in Russia.[8][9]
 
Inizialmente Schiavo d'amore (1915) ricevette critiche negative sia in Inghilterra che in America. Il New York World definì l'ossessione romantica del protagonista Philip Carey "la schiavitù sentimentale di un povero sciocco". L'influente critico e romanziere Theodore Dreiser però venne in soccorso del romanzo, parlandone come dell'opera di un genio e paragonandola a una sinfonia di Beethoven. Questa recensione diede al romanzo la spinta di cui aveva bisogno e da quel momento il romanzo non ha mai smesso di essere ristampato.
 
Il libro era palesemente autobiografico (la balbuzie di Maugham diventa il piede equino di Philip Carey, il vicario di Whitstable diventa il vicario di Blackstable e Philip Carey è un medico), anche se Maugham insisteva che si trattava più di invenzione che di realtà. Ciononostante, la stretta relazione tra fittizio e non-fittizio diventò il tratto caratteristico di Maugham. Nel 1938 scrisse: "Nelle mie opere realtà e finzione sono così intrecciati che, guardando indietro, riesco a malapena a distinguere l'una dall'altra".
Anche se Maugham ebbe legami sentimentali importanti soprattutto con uomini, ebbe anche delle relazioni con delle donne. Nello specifico, dalla sua relazione con Syrie Wellcome, figlia di Thomas John Barnardo e moglie del magnate farmaceutico anglo-americano Henry Wellcome, nacque una figlia, Liza (nata Mary Elizabeth Wellcome, 1915–1998). In seguito Henry Wellcome citò sua moglie in giudizio per ottenere il divorzio e citò anche Maugham come correo. Nel maggio del 1917, in seguito alla sentenza definitiva di divorzio, Syrie e Maugham si sposarono. Syrie diventò una decoratrice d'interni molto famosa negli anni venti.
 
Maugham tornò in Inghilterra per promuovere Schiavo d'amore ma, fatto questo, voleva riprendere la sua partecipazione allo sforzo bellico. Non potendo tornare al servizio di autista di ambulanza, gli amici di sua moglie lo presentarono a un alto ufficiale dei servizi segreti e nel settembre del 1915 cominciò a lavorare in Svizzera, usando come copertura la sua attività di scrittore per raccogliere e passare informazioni.
 
Nel 1916 fece un viaggio nelle isole del Pacifico allo scopo di raccogliere materiale per il romanzo La luna e sei soldi, ispirato alla vita di Paul Gauguin.Nel giugno del 1917 Sir William Wiseman, capo del Secret Intelligence Service britannico (in seguito chiamato MI6), gli affidò una missione speciale in Russia[11] per fornire sostegno al Governo Provvisorio e mantenere la Russia in guerra ostacolando la propaganda pacifista tedesca. Due mesi e mezzo dopo i bolscevichi presero il potere. Probabilmente la missione era assolutamente impossibile, ma in seguito Maugham dichiarò che se fosse andato sei mesi prima, sarebbe riuscito nell'impresa. Silenzioso e osservatore, Maugham aveva il temperamento adatto per lavorare come agente dei servizi segreti; riteneva di aver ereditato dal padre avvocato il dono del giudizio distaccato e la capacità di non essere tratto in inganno dalle apparenze.
 
Maugham non perdeva mai l'occasione di trasformare la vita vera in letteratura e usò le sue esperienze di agente segreto per creare una serie di racconti brevi il cui protagonista è un agente raffinato, sofisticato, solitario Ashenden, un libro che ispirò a Ian Fleming la serie di James Bond.
Nel 1922 Maugham dedicò alla moglie Syrie On A Chinese Screen, un libro di 50 bozzetti brevissimi scritti durante i suoi viaggi in Cina e a Hong Kong negli anni venti, con l'intenzione di farne, in futuro, un libro.
 
Nel 1927 a Londra fu rappresentata per la prima volta la sua opera teatrale La lettera (The Letter), con l'attrice Gladys Cooper. Il dramma era tratto dal racconto omonimo pubblicato la prima volta nel 1926 nella raccolta The Casuarina Tree. In seguito fu adattato per il cinema e furono realizzati numerosi film.
 
Syrie e Maugham divorziarono nel 1927 – 28, dopo un matrimonio tempestoso complicato dai frequenti viaggi all'estero di Maugham e dalla sua relazione con Haxton.
 
Nel 1928 Maugham comprò Villa Mauresque, una tenuta di dodici acri a Cap Ferrat sulla Costa Azzurra, che sarebbe diventata la sua dimora per il resto della sua vita e uno dei grandi salotti letterari degli anni venti e trenta. La sua produzione letteraria continuava a essere prodigiosa e comprendeva opere teatrali, racconti brevi, romanzi, saggi e libri di viaggi. Nel 1940, quando la capitolazione della Francia lo costrinse a lasciare la Costa Azzurra e a diventare un ricco rifugiato, Maugham era già uno degli scrittori più famosi e ricchi del mondo anglofono.

Maugham, ormai sessantenne, durante la Seconda guerra mondiale visse quasi sempre negli Stati uniti, prima a Hollywood (dove lavorò su molte sceneggiature e diventò uno dei primi autori a guadagnare somme considerevoli con le trasposizioni cinematografiche) e poi nel Sud. Mentre era negli USA, il governo britannico gli chiese di pronunciare dei discorsi patriottici per indurre gli USA ad aiutare la Gran Bretagna, se non proprio a entrare in guerra come alleato. Gerald Haxton morì nel 1944 e Maugham tornò in Inghilterra, poi nel 1946 tornò nella sua villa in Francia, dove visse fino alla sua morte, tra un lungo viaggio e l'altro.
 
Il vuoto lasciato dalla morte di Haxton nel 1944 fu colmato da Alan Searle. Maugham lo aveva incontrato la prima volta nel 1928. Searle era un giovane di Bermondsey, quartiere periferico degradato di Londra, e aveva già vissuto con uomini più vecchi di lui. Si rivelò un compagno devoto, se non stimolante. Infatti uno degli amici di Maugham, descrivendo le differenze tra Haxton e Searle, disse semplicemente: "Gerald era un vino d'annata, Alan era un vino ordinario."
 
La vita sentimentale di Maugham non fu mai facile. Una volta Maugham confessò: "Ho sempre amato persone a cui interessava poco o niente di me e quando qualcuno mi ha amato, io ne ero imbarazzato... Per non ferire i loro sentimenti, spesso ho finto passioni che non provavo".
 
Nel 1962 vendette una collezione di quadri, alcuni dei quali erano stati assegnati legalmente a sua figlia Liza. Liza citò suo padre in giudizio, vinse la causa e ottenne 230.000 sterline. Maugham rispose diseredandola pubblicamente e dichiarando che Liza non era sua figlia biologica; poi adottò Searle come suo figlio ed erede e attaccò aspramente la defunta ex moglie, Syrie, nel suo volume di memorie del 1962, Looking Back, con il quale Liza scopriva di essere nata prima del matrimonio dei suoi genitori. A causa di questo libro Maugham perse molti amici e si espose al pubblico ludibrio. Liza e suo marito Lord Glendevon impugnarono il nuovo testamento di Maugham e i tribunali francesi lo annullarono. Ciononostante, nel 1965 Searle ereditò 50.000 sterline, tutto quello che era nella Villa Mauresque e i manoscritti e i diritti d'autore di Maugham per trent'anni. In seguito i diritti d'autore passarono al Royal Literary Fund.
 
Dopo la morte, le ceneri di Maugham furono sparse nei pressi della Maugham Library, alla King's School di Canterbury. Liza, Lady Glendevon, morì all'età di 83 anni nel 1998, lasciando quattro nipoti di Somerset Maugham (un figlio e una figlia nati dal primo matrimonio di Liza con Vincent Paravicini, e altri due figli avuti da Lord Glendevon).
Il successo commerciale ottenuto con i libri venduti, le produzioni teatrali e le trasposizioni cinematografiche delle sue opere, insieme agli oculati investimenti in borsa, permettevano a Maugham di condurre una vita agiata. Anche quando era un bambino piccolo e debole, Maugham era orgoglioso delle sue capacità e da adulto era orgoglioso di sfornare un libro dietro l'altro. Ma, nonostante i suoi trionfi, non ebbe mai il massimo rispetto dai critici o dai suoi pari. Maugham attribuiva questo fatto alla sua mancanza di "qualità lirica", al suo vocabolario poco ampio e all'uso imperfetto della metafora nelle sue opere.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 17:33:16
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SOMERSET MAUGHAN
 

Maugham scriveva in un'epoca in cui la letteratura sperimentale modernista come quella di William Faulkner, Thomas Mann, James Joyce e Virginia Woolf stava diventando sempre più popolare tra i lettori e i critici. In questo contesto, lo stile semplice della sua prosa era criticato come "talmente intessuto di cliché che il lettore si stupisce per l'abilità dello scrittore di metterne insieme così tanti e per la sua incapacità di scrivere in modo originale".
 
All'epoca di Maugham un uomo non poteva essere apertamente gay. Forse Maugham era disgustato dal proprio orientamento sessuale (come molti altri, in un'epoca in cui l'omosessualità era ampiamente considerata indifendibile o illegale), o forse semplicemente Maugham cercava di nascondere la sua omosessualità, in ogni caso Maugham scriveva con disprezzo dell'artista gay. In "Don Fernando", un libro autobiografico sugli anni che trascorse in Spagna, Maugham prendeva in considerazione (forse solo per divertimento) la possibilità che il pittore El Greco fosse omosessuale: "Non si può negare che l'omosessuale ha una visione del mondo più ristretta rispetto all'uomo normale. Per certi aspetti, le risposte naturali della specie sono a lui negate. Egli non può mai sperimentare alcune emozioni umane profonde e tipiche. Per quanto acutamente egli osservi la vita, non può vederla nel suo complesso... Non posso non chiedermi se quella fantasia torturata e quella stranezza sinistra che vedo nell'opera di El Greco sia dovuta a una tale anormalità sessuale".
 
Eppure le inclinazioni omosessuali di Maugham si riflettevano nelle sue opere in due modi. Poiché tendeva a vedere le belle donne come rivali sessuali, Maugham spesso attribuiva bisogni e appetiti sessuali ai personaggi femminili dei suoi libri, fatto abbastanza insolito per gli autori della sua epoca. Liza of Lambeth, Lo scheletro nell'armadio e Il filo del rasoio presentano donne determinate a soddisfare i loro grandi appetiti sessuali senza badare alle conseguenze. Inoltre il fatto che gli appetiti sessuali di Maugham fossero molto disapprovati, o addirittura considerati criminali, in quasi tutti i Paesi in cui viaggiava, rese Maugham insolitamente tollerante dei vizi altrui. Lettori e critici spesso si lamentavano che Maugham non condannasse abbastanza esplicitamente i personaggi negativi delle sue opere. Maugham rispose nel 1938: "Deve essere un mio difetto, io non sono gravemente scioccato dai peccati degli altri se non quando mi riguardano direttamente".
 
Pubblicamente Maugham giudicava le sue doti con modestia; verso la fine della sua carriera parlò di sé come di "uno dei primi nella fila dei secondi". Nel 1954 fu insignito del titolo di Companion of Honour.
 
Maugham aveva cominciato a collezionare quadri a soggetto teatrale già prima della Prima guerra mondiale e continuò fino al punto che la sua collezione era seconda solo a quella del Garrick Club. Nel 1948 annunciò che avrebbe donato questa collezione agli amministratori del National Theatre e dal 1951, circa 14 anni prima della sua morte, i suoi quadri cominciarono a essere esposti al pubblico. Nel 1994 furono concessi in prestito al Theatre Museum di Covent Garden.

Opere Importanti : Per molti il capolavoro di Maugham è Schiavo d'amore. Si tratta di un romanzo semi-autobiografico il cui protagonista, Philip Carey, come Maugham, era rimasto orfano ed era stato allevato dallo zio, un religioso. Philip era affetto da piede equino, una malformazione che per lui era motivo di continuo imbarazzo e rispecchiava la difficoltà con cui Maugham viveva la sua balbuzie. Anche i romanzi successivi erano basati su personaggi reali: La luna e sei soldi era ispirato alla vita di Paul Gauguin, mentre Lo scheletro nell'armadio contiene allusioni molto chiare alla vita degli scrittori Thomas Hardy e Hugh Walpole. Anche l'ultimo grande romanzo di Maugham, Il filo del rasoio, pubblicato nel 1944, era autobiografico in molti sensi. Mentre molti suoi romanzi sono ambientati in Europa, i personaggi di questo romanzo sono americani, e non britannici. Il protagonista è un disilluso veterano della Prima guerra mondiale che abbandona i suoi ricchi amici e il loro stile di vita per viaggiare in India in cerca dell'illuminazione. I temi del romanzo, il misticismo orientale e il senso di stanchezza per la guerra, toccavano da vicino i lettori (il romanzo fu pubblicato verso la fine della Seconda guerra mondiale) e presto fu realizzata una trasposizione cinematografica.

Nel 1947 Maugham istituì il Somerset Maugham Award, assegnato al migliore scrittore britannico (o ai migliori scrittori britannici), di età inferiore a 35 anni, autori di un romanzo nell'anno precedente. Vincitori importanti sono stati, tra gli altri, V. S. Naipaul, Kingsley Amis, Martin Amis e Thom Gunn. Alla sua morte Maugham donò i suoi diritti d'autore al Royal Literary Fund.
 
Uno degli scrittori che hanno riconosciuto l'influenza di Maugham sulla loro scrittura è Anthony Burgess, che ha inserito un articolato, anche se romanzato, ritratto di Maugham nel suo libro I poteri delle tenebre. Anche George Orwell dichiarò che Maugham era lo scrittore moderno che lo aveva influenzato maggiormente. Lo scrittore americano Paul Theroux, nella sua serie di racconti brevi The Consul's File, presentò una versione aggiornata del mondo coloniale di Maugham ritraendo un avamposto di espatriati nella moderna Malesia. Nel romanzo di J. D. Salinger, Il giovane Holden (1951), il protagonista Holden Caulfield dice di aver letto Schiavo d'amore e che il romanzo gli era piaciuto, ma non avrebbe fatto una telefonata a Maugham.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 17:45:44
ENZO BEARZOT

Enzo Bearzot (Aiello del Friuli, 26 settembre 1927 – Milano, 21 dicembre 2010)

 è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore o mediano. Ha guidato la Nazionale italiana Campione del mondo al Campionato mondiale di calcio 1982, vinto dagli Azzurri.

« Primo: Non prenderle! Secondo: è imperativo vincere! Terzo ... ?! Non c'è un terzo punto perché i primi due han già riassunto tutto! »
 (Enzo Bearzot, battuta rilasciata nel pomeriggio del 5 luglio 1982, qualche ora prima della partita Italia-Brasile, vinta dall'Italia per 3-2.)
 
E' stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore o mediano. Ha guidato la Nazionale italiana Campione del mondo al Campionato mondiale di calcio 1982, vinto dagli Azzurri.
Soprannominato Vecio (vecchio), detiene il record di panchine da Commissario Tecnico della Nazionale italiana: guidò l'Italia 104 volte, dal 27 settembre 1975 al 18 giugno 1986, davanti a un altro C.T. storico della Nazionale italiana, Vittorio Pozzo con 97.
 
È morto il 21 dicembre 2010 a Milano all'età di 83 anni, 42 anni esatti dopo Vittorio Pozzo.
 
La nazionale di Bearzot rimane l'unica spedizione italiana priva di oriundi ad aver conquistato un campionato mondiale.

Dopo aver iniziato a giocare come mediano-difensore nella squadra di Aiello del Friuli, suo paese natale, nel 1946 si trasferì alla Pro Gorizia, in Serie B. Nel 1948, dopo 39 presenze e 2 gol, fu notato e acquistato dall'Inter. Qui in 3 stagioni giocò solo 19 partite (fece il suo esordio in maglia nerazzurra il 21 novembre 1948, nella partita di campionato vinta 3-1 contro il Livorno) e nel 1951 passò al Catania. In 3 anni collezionò 95 presenze e 5 reti.
Nel 1954 fu ingaggiato dal Torino che mirava a ritornare Grande dopo la Tragedia di Superga del 1949.[5]. In 2 stagioni da titolare giocò 65 incontri, mettendo a segno un solo gol. Nel 1956 tornò all'Inter: in una stagione annoverò 27 presenze, l'ultima delle quali fu una sconfitta per 3-2 a Bologna il 9 giugno 1957.
L'anno dopo tornò al Torino. Qui, dopo 164 presenze e 7 gol, nel 1964 concluse la carriera da giocatore per intraprendere quella da allenatore. In totale Bearzot disputò 251 partite nella massima serie. Da calciatore ottenne anche una presenza in Nazionale contro l'Ungheria, dove marcò il grande Puskas, che riuscì a segnare un gol.
Dopo il ritiro dall'attività agonistica, nel 1964 Bearzot iniziò l'apprendistato tecnico sulla panchina del Torino, prima come preparatore dei portieri e poi come assistente di Nereo Rocco, poi di Edmondo Fabbri e, successivamente, nella stagione 1968-1969, divenne allenatore del Prato, in Serie C,[5] in sostituzione di Dino Ballacci da gennaio in poi.
In seguito entrò nei quadri federali, inizialmente come allenatore delle giovanili (Under-23 all'epoca), ma presto venne promosso assistente di Ferruccio Valcareggi nella Nazionale maggiore e quindi a vice del suo successore, Fulvio Bernardini.[5] Nel 1975, dopo i Mondiali di Germania Ovest del 1974, fu nominato, grazie anche all'intervento di Gigi Peronace, commissario tecnico (condivise la panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977[5]), fallendo le qualificazioni al Campionato europeo di calcio 1976. I primi frutti del suo lavoro iniziarono a vedersi nei Mondiali del 1978, che la nazionale di Bearzot terminò al quarto posto, esprimendo il miglior gioco della manifestazione, ma guadagnandosi l'appellativo di "bella incompiuta"; e nell'Europeo del 1980, giocato in Italia, nel quale raggiunse la medesima posizione.
Il Mondiale di Spagna nel 1982 non iniziò sotto i migliori auspici. Bearzot fu aspramente criticato dalla stampa per alcune scelte ritenute controverse, come la convocazione di Paolo Rossi reduce dalla squalifica per lo scandalo del Totonero e l'esclusione di Roberto Pruzzo fresco capocannoniere della stagione 1981-1982. I modesti risultati nella prima fase indussero Bearzot e la squadra a introdurre la novità del silenzio stampa.[8] Nella seconda fase la squadra apparve trasformata dalla forza morale del gruppo e da alcuni cambiamenti tattici e di formazione operati da Bearzot, come l'inserimento di Gabriele Oriali e di un giovanissimo Giuseppe Bergomi tra i titolari, e si giovò dell'esplosione di Paolo Rossi. Gli Azzurri sconfissero in successione l'Argentina, il Brasile, la Polonia in semifinale e la Germania Ovest per 3-1 in finale, partite entrate nella storia. La Nazionale italiana di quel Mondiale fu l'unica nella storia del torneo a battere una dopo l'altra le detentrici dei 3 precedenti titoli, ovvero Argentina (campione nel 1978), Germania (1974) e Brasile (1970).
Bearzot pagò il debito affettivo e di gratitudine con il gruppo campione del mondo: non volle rinnovare radicalmente la rosa e mancò la qualificazione all'Europeo del 1984, per dimettersi dopo il non brillante Campionato mondiale di calcio 1986, nonostante avesse un contratto fino al 1990.
L'11 luglio 1993 festeggiò nel migliore dei modi l'undicesimo anniversario del titolo mondiale: alla guida della Nazionale italiana master (una rappresentativa di vecchie glorie fra cui molti campioni del 1982) vinse il titolo mondiale di categoria a Trieste contro l'Austria, dopo aver sfidato anche il Brasile nella quinta edizione del campionato mondiale di calcio over 35.
Dal 2002 al 2005 è stato presidente del Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Nel luglio 2003 un gruppo di deputati della Casa delle Libertà propose la nomina di Enzo Bearzot a senatore a vita con la motivazione «Ha sempre difeso l'etica dello sport», secondo quanto scritto nella lettera a Carlo Azeglio Ciampi.
 
Vita privata:
Enzo Bearzot ebbe una figlia, Cinzia, docente universitaria di storia greca e autrice di un apprezzato manuale sull'argomento.

Curiosità : Ad Enzo Bearzot è dedicata l'antologia "Un coro per il Vecio. 19 voci per Enzo Bearzot" scritta dal gruppo di Em Bycicleta ed edita da Curcu&Genovese nel dicembre 2007, in onore dell'80° compleanno di Bearzot. Il libro è stato presentato, alla presenza di Bearzot, il 29 gennaio 2008 a Milano presso l'Osteria della Madonnina.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Febbraio 2013, 17:47:28
altre foto Bearzot

Aiello del Friuli (Udine) 26 settembre 1927. Ex calciatore (Inter, Catania, Torino). Allenatore, condusse la Nazionale al titolo mondiale del 1982. Da ultimo presidente-garante del Settore tecnico della Figc. «I rivali più pericolosi sono quelli che ti fanno dormire la notte prima».
• Vita Figlio di un direttore di banca (a Cervignano): «I miei preferivano fare di me un medico, un farmacista o almeno vedermi lavorare in banca, come mio padre». Mamma Elvira morì mentre era a Palermo con il Torino, papà Egidio mentre era in Olanda con la Nazionale.
• Benito Lorenzi, che lo ebbe per compagno da calciatore: «Correva per novanta minuti. Rendimento garantito, sotto questo punto di vista. Ma io non so dire bugie: le basi tecniche erano poca roba».
• «Una carriera da mediano, di quelli d’una volta: tosto e risoluto, la battuta pronta col piattone, la testa a svettare, grazie alla statura torreggiante, per poderosi rilanci; sulla mezzapunta avversaria o sul centravanti non fa differenza. Ai tempi del ginnasio frequenta il pallone con successo. Lo nota un dirigente della Pro Gorizia, serie B, e lo porta nel calcio vero. Due anni dopo il sogno diventa realtà con la maglia dell’Inter, ma il gran numero di campioni gli lesina spazio. Una stagione a Catania, che lo matura come uomo e calciatore, poi il Torino, l’amore della sua vita di giocatore, una nuova parentesi in nerazzurro e infine dieci stagioni filate in granata, fino all’addio. Con una sfortunata presenza in Nazionale (in marcatura sull’immenso Puskas). Nereo Rocco, tecnico granata, gli rivolge l’invito formale: “Ciò, bruto mona, quand’è che ti scominzi a darme una man?”. Non aspettava altro, prende in mano la De Martino, la Primavera. Dopo quattro anni, quando l’annaspante Prato gli chiede aiuto, si butta e coglie l’obiettivo, conquistando un ottimo nono posto. L’uomo del destino però è Ferruccio Valcareggi, che gli propone di entrare nei ranghi federali, con la prospettiva di un lavoro in profondità. Accetta e segue la lunga trafila, al seguito di zio Uccio ai mondiali del 1970 e 1974, poi alla guida dell’Under 23 e infine, nel 1975, aiutante di campo del ct Fulvio Bernardini. La scelta desta commenti ironici, Bearzot è “quello del Prato”. Nel 1977, quando Bernardini si fa da parte con amarezza, diventa commissario tecnico azzurro e comincia la più schizofrenica avventura della storia del calcio italiano» (Carlo F. Chiesa) «Ha sempre interpretato il ruolo con grande rigore e non occorreva entrare nello spogliatoio azzurro per capire che razza di rapporto ci fosse tra allenatore e giocatori, quale entusiasmo e quale grado di dedizione fosse in grado di smuovere quel friulano tutto d’un pezzo. Basta vedere come ricostruisce le sue vittorie: nel segno della sofferenza, mai del compiacimento» (Indro Montanelli).
• In Spagna, nell’82, arrivò in mezzo a violente contestazioni per non aver portato il fantasista dell’Inter Evaristo Beccalossi e il bomber della Roma Roberto Pruzzo. A Vigo, nella prima fase, quando la squadra ottenne tre pareggi in tre partite, molti giornalisti chiesero che fosse sostituito in corsa. Il clima cambiò dopo l’inattesa vittoria contro l’Argentina di Maradona e, soprattutto, dopo quella ancora più clamorosa contro il Brasile di Zico. Suo ricordo più vivo: «Dino Zoff che mi dà un bacio sulla guancia, dopo la partita col Brasile. Senza dire una parola. Io quella sera, dopo il Brasile, mi sentivo già campione del mondo. Perché la Polonia l’avevamo già incontrata, faceva melina, abbiamo sbagliato un sacco di gol ma eravamo più forti. I tedeschi erano potenti ma non veloci. Forse avremmo avuto più difficoltà con la Francia. I tedeschi li abbiamo battuti grazie alla superiore velocità. Della finale ricordo i ragazzi che mi buttano in aria, e nei rari momenti di lucidità pensavo al pomeriggio del 19 giugno 1938, quando eravamo tutti nella piazza di Gradisca a sentire la voce di Nicolò Carosio dagli altoparlanti. Nel 4-2 finale c’erano due gol di Gino Colaussi, detto Ginùt, che era di Gradisca. Fu quel giorno che decisi che avrei fatto il calciatore» (allusione al secondo titolo mondiale vinto dall’Italia).
• Il suo famoso naso da pugile è il risultato di tre fratture per scontri di gioco, due causate dai compagni di squadra.
• Ha sposato Luisa Crippa, conosciuta festeggiando una vittoria. Un figlio, Glauco.
• «Quando studiavo a Gorizia dai Salesiani, ero terrorizzato dall’idea del peccato e dall’idea della morte. Adesso non ho più paura di nulla, davvero. Un bel passo avanti».
• Sulle polemiche relative alla partita Italia-Camerun, della prima fase del mondiale in Spagna, vedi BEHA Oliviero.
• Frasi «Il giocatore italiano deve pensare di poter vincere la partita da solo».
• «È importante perdere le amichevoli. Porta bene».
• Politica Antiberlusconiano.
• «Enzo Bearzot o, ancor prima, Nereo Rocco, rappresentanti di un’Italia rurale e sobria, provinciale e schiva, che – tuttavia – appare più affidabile, ma anche più raffinata, di quella dominante (a destra come a sinistra), così effimera e ondivaga. E, soprattutto, quell’Italia “mediana” si rivela capace di parlare a chi, in genere, non viene né ascoltato, né interpellato dalle parole della politica» (Luigi Manconi).
• Tifo Torino e Inter.
• Vizi«“Non chiedo altro. / Fumare / la mia pipa in silenzio come un vecchio / lupo di mare”: anni fa Bearzot s’impadronì d’una citazione di Umberto Saba, vantandosi d’essere stato iniziato all’arte della Savinelli da Sandro Pertini, sull’aereo di ritorno dal Mundial» (Francesco Battistini).
• Patito di jazz. Suo paragone tra il jazz e il calcio: «La squadra è l’orchestra, il tema musicale è l’avversario, dunque va suonato, ogni volta in modo diverso. C’è una base armonica comune, che va rispettata e corrisponde al sistema di gioco. Ma in questo ambito ciascuno ha la possibilità di esaltare le sue qualità personali, che danno lustro alla prestazione collettiva. La batteria dà i tempi di fondo, come il regista che detta la cadenza di gioco, il sax può essere il fantasista, il contrabbasso è il libero, capace di difendere ma anche di offendere, la tromba è il goleador».
• Patito di letteratura: «Quando ero studente al liceo classico di Udine, leggevamo Dostoevskij e mi ricordo intere pagine per una sola descrizione, di una persona o di un ambiente. A quei tempi non si leggeva Hemingway. Quando potei leggerlo, ne rimasi affascinato: le descrizioni erano lunghe una riga. Il calcio che mi piace non è Dostoevskij, è piuttosto Hemingway».
• Celebre la partita di scopone scientifico giocata con Pertini, Causio e Zoff sull’aereo che riportava la Nazionale a casa dopo il Mondiale di Spagna: «“Facciamoci una partita”, dice dunque Pertini. Ma pretende che si scinda la coppia fissa Bearzot-Zoff, due che per serietà e vicinanza di vedute erano fusi in un nome solo (Bearzoff). È una coppia fissa, parla la stessa lingua strana, magari si fa pure i segni. Lo dice bonariamente, quindi i due furlani non se la prendono. Il capitano col presidente, e Bearzot convoca Causio. Gioverà ricordare che nel 1982 non c’erano telefonini né playstation e dunque nei ritiri s’ammazzava il tempo giocando a carte, in genere col mazzo da 40 (scopa, briscola, tressette a prendere o ciapanò). Una leggenda metropolitana che circolava subito dopo la partita diceva: 17-16 per la coppia Bearzot-Causio, Pertini mazziere s’è tenuto di palo il settebello dispari. Non andò così. Ma il ricordo affettuoso che gli azzurri hanno di Pertini li porta a non premere molto su un tasto: il presidente era il meno allenato, o il più scarso, dei quattro. Che, sportivamente, decisero di non infierire. L’unica cosa certa è che vinsero Bearzot e Causio. Per lancio della spugna, fa intendere il Vecio» (Gianni Mura).

da il Corriere della Sera
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 16:58:10
PIGNA  ALFREDO


Alfredo Pigna (Napoli, 6 giugno 1926)

................................... è un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano


È stato per anni conduttore della Domenica Sportiva e volto conosciutissimo del piccolo schermo.

Pigna ha legato la sua carriere RAI allo sci alpino, prima come vice di Guido Oddo, poi come telecronista dello sci alpino femminile
(sua la telecronaca dell'"incredibile" oro di Paoletta Magoni a Sarajevo nel 1984), ed infine di quello maschile.
Pigna ha raccontato i primi passi della valanga azzurra e quelli di Alberto Tomba sin dai primi successi nel 1987, passando per le storiche imprese ai giochi olimpici di Calgary del 1988 (doppio oro del campione bolognese).
 
Dopo di lui si succederanno Furio Focolari (licenziato dalla RAI nel 1996 a seguito di una inchiesta interna su sponsorizzazioni occulte, reintegrato nel 2001 con sentenza della Corte d'Appello di Roma ), Carlo Gobbo e Davide Labate, attuale voce RAI dello sci alpino maschile (le telecronache delle gare femminili sono affidate a Davide Novelli).
 
È stato anche sceneggiatore e amico personale di Dino Buzzati, e con lui ha scritto la sceneggiatura del film Il fischio al naso di Ugo Tognazzi tratto da un racconto dello scrittore bellunese.
Sempre con lui ha firmato la sceneggiatura de Il Viaggio di G. Mastorna, progetto mai realizzato, ma sempre sognato di Federico Fellini.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 17:08:22
EDWARD ABBEY

Edward Paul Abbey (Indiana, 29 gennaio 1927 – Tucson, 14 marzo 1989)

.................................. è stato uno scrittore statunitense, noto per il suo interesse per l'ambiente e l'ecologia.

 
Tra i suoi scritti più famosi si può citare I sabotatori (The Monkey Wrench Gang) che divenne il testo ispiratore di molti movimenti ambientalisti (notoriamente l'organizzazione Earth First!) e dei cosiddetti ecoterroristi, la stesso titolo venne usato come neologismo per definire l'azione di sabotaggio contro le cosiddette corporation a salvaguardia dell'ambiente e degli spazi incontaminati.

Dottrine fantastiche (come il cristianesimo, l'islamismo o il marxismo) richiedono la fede unanime.
Ma se qualcuno lancia dei dubbi sul credo di milioni, ecco che compaiono paura e odio, camere a gas e di tortura, la forca, i lavori forzati e i reparti di psichiatria. (da A Voice Crying in the Wilderness (Vox Clamantis in Deserto): Notes from a Secret Journal, St. Martin's Press, 1989)

La violenza è americana quanto la torta di mele. (da I sabotatori)
Equilibrio, questo è il segreto. Moderato estremismo. (da Bedrock and Paradox)

La crescita fine a se stessa è l'ideologia delle cellule cancerose.
Un patriota deve sempre essere pronto a difendere il suo paese dal suo governo.
Dal punto di vista di una tenia l'uomo fu creato da Dio per soddisfare l'appetito delle tenie.
Sentimento senza azione è la rovina dell'anima.
[Edward Abbey, Deserto solitario. Una stagione nei territori selvaggi, traduzione di Mannino G., Muzzio, 1993, ]

da Wikipedia

Di lui si è scritto anche :
Scrittore e filosofo americano (Home, Pennsylvania, 1927 - Oracle, Arizona, 1989).
Considerato uno dei teorici dei movimenti ambientalisti americani, iniziò la carriera di scrittore con Jonathan Troy (1954), realizzato nel periodo in cui lavorò come guardia forestale in alcuni parchi nazionali degli Stati Uniti. La sua prima vera affermazione nel campo della narrativa la ottenne due anni dopo, con The Brave Cowboy (1956; Il cowboy coraggioso), romanzo ispiratore del film di successo del 1962 Solo sotto le stelle interpretato da K. Douglas. Con Desert Solitaire (1968; Deserto solitario), una sorta di saggio-diario, Abbey espose in modo esplicito le sue posizioni ambientaliste più radicali, contro l'industrializzazione del West americano e i progetti di devastazione dell'ambiente dei governi USA.
Successivamente pubblicò il suo best-seller, The Monkey Wrench Gang (1975; trad. it. I sabotatori), manifesto di “contro-vandalismo” in opposizione alla violenza delle industrie.
Accanto alle convinzioni ambientaliste, Abbey maturò poi posizioni contro il processo di immigrazione, attirandosi violentissime critiche di buona parte dell'opinione pubblica statunitense.
Tra le altre opere si ricordano Abbey’s Road (1979; La strada di Abbey), Fool’s Progress (1988; Gli inganni del progresso) e il seguito di The Monkey Wrench Gang, dal titolo Hayduke Lives, uscito postumo nel 1990.

da Sapere.it

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 17:15:37
ADAMSON GEORGE

George Alexander Graham Adamson (Dholpur, 3 febbraio 1906 – Kenya, 20 agosto 1989 - 83 anni )

............................................... è stato un naturalista inglese.

 Il suo nome in swahili era "Baba ya Simba", letteralmente "Il padre dei leoni", ed è stato uno dei padri fondatori della conservazione della fauna selvatica.

« Chi si prenderà cura degli animali, per quelli che non sono autosufficienti?
Ci sono giovani uomini e giovani donne disposti ad assumere questo incarico?
Chi farà sentire la sua voce, quando la mia sarà stata portata via dal vento, chi aiuterà la causa? »
(George Adamson)

George Adamson nacque in India, allora India Britannica.
Sua madre Katherine era inglese e suo padre Harry, che ha contribuito alla formazione di un esercito per il Rajah di Dholpur, era irlandese. Da ragazzo George frequentò un collegio inglese e, insieme al fratello Terrance, qualche volta si concesse delle escursioni in Scozia. Nel 1924, all'età di 18 anni, George si recò in Kenya per lavorare nelle piantagioni di caffè del padre, ma questo impiego non era adatto al suo spirito avventuroso e negli anni successivi provò a cambiare lavoro molte volte.

Nel 1938, a 32 anni, viene assunto dal Dipartimento Naturale del Kenya come capo guardiano della riserva nel distretto nord.
In questo nuovo impiego Adamson si sente molto più soddisfatto e, quattro anni più tardi, incontrò sua moglie Jai, autrice del libro Nata libera dal quale è stato poi tratto il film del 1966.
Dalla loro unione non sono nati figli, avendo Joy avuto 3 aborti spontanei.
Nel 1956 George e sua moglie decisero di farsi carico di tre cuccioli di leone rimasti orfani. Due di questi cuccioli (Lustica e Big One) vennero spediti ad uno zoo e l'ultimo cucciolo, una femmina, venne cresciuta dalla coppia. La leonessa verrà chiamata successivamente Elsa.

Elsa, fu in seguito lo spunto per una serie televisiva su, una leonessa.
L'animale aveva un'intelligenza e una fiducia fuori dal normale e questo suo carattere docile ha ispirato la coppia a scriverne la storia e a sensibilizzare in questo modo l'opinione pubblica riguardo alla salvaguardia e alla conservazione delle specie selvatiche.

Quando la leonessa raggiunse l'età di tre anni i coniugi decisero che per il suo bene avrebbe dovuto reintegrarsi nella natura, abbandonando così il sicuro rifugio umano. Adamson insegnò all'animale a cacciare e a prendersi cura di sé, un'integrazione con la natura selvaggia che non era mai stata tentata in precedenza. Elsa sviluppò col tempo il suo istinto di caccia e, anche se pieno di difficoltà, il progetto di reintegrazione riuscì perfettamente.
 
Nonostante la sua introduzione alla vita selvaggia Elsa non abbandonò mai la coppia, visse una vita ibrida tra libertà e caccia e, compagnia umana, raggiunse la vita adulta, morì dopo pochi anni, probabilmente per una malattia. George Adamson alla sepoltura di Elsa sparò 20 colpi di fucile per rendere onore all'amicizia che lo legava all'animale. Venne deposta al Parco Nazionale di Meru, Kenya, in prossimità del fiume e il luogo è ancora oggi meta turistica di visitatori che le porgono omaggio.

Nel mese di aprile del 1961 George andò in pensione dal suo ruolo di guardiano per potersi dedicare principalmente alla sua attività e ai suoi studi con i leoni. Rimase nel Parco Nazionale di Meru, alla frontiera nord del Kenya. In quegli anni la moglie Joy scrisse il suo libro sulla storia di Elsa, che diventerà successivamente un best seller in molte lingue. Gran parte del libro è stata scritta utilizzando le note personali di George e della sua personale esperienza con la leonessa. Gli attori protagonisti del film Nata libera, Bill Travers e Virginia McKenna, recatisi in Kenya per le riprese, trascorsero molto tempo con George e Joy diventandone amici intimi. Il film venne nominato per tre premi Oscar, vincendone due.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 17:18:23
segue dalla prima....

GEORGE ADAMSON

L'Incontro con Christian :
Nel 1970 Bill Travers e Virginia McKenna, trovandosi a Londra, si recarono in un negozio di mobili per acquistare una scrivania. Fecero così la conoscenza di John Rendall e Anthony Bourke, due amici che lavoravano nel negozio, e di Christian, un leone maschio di 12 mesi che i due ragazzi avevano acquistato un anno prima nel reparto animali esotici del grande magazzino londinese Harrods. Rendall e Bourke avevano praticamente salvato il cucciolo di poche settimane da un destino sicuramente più tragico e per permettergli di muoversi un po' di più, dato che il cucciolo aveva raggiunto ormai una grande stazza, lo avevano portato a vivere nel seminterrato del negozio. In più, il vicario locale aveva dato loro la possibilità di farlo scorrazzare per qualche ora al giorno nel prato del cimitero adiacente. Questo incontro cambierà la vita dei due amici e del loro amico felino. La McKenna raccontò loro della storia di Elsa e li mise in contatto con Adamson, per tentare anche con Christian una reintroduzione alla vita selvaggia nel continente africano. I due ragazzi accettarono la proposta e nel corso dell'anno organizzarono la spedizione in Kenya per Christian, avvertiti comunque da Adamson che la reintroduzione di Christian sarebbe stata molto più difficile di quella di Elsa e probabilmente l'esperimento sarebbe fallito. Elsa infatti era nata in Kenya e quindi era sempre vissuta nel suo habitat naturale, anche se domestico, mentre Christian aveva vissuto sempre in casa con i due amici umani e non era nemmeno abituato al clima africano. Fortunatamente Christian rispose positivamente al tentativo e la sua curiosità ed intelligenza lo portarono a fare amicizia con un altro leone di Adamson, Boy, e lo riconobbe come capobranco. Dopo varie vicissitudini, come la morte di Boy per mano di Adamson nel tentativo di salvare uno chef della riserva che era stato azzannato al collo dal leone, Christian riuscì a prendere contatto con due femmine e ad organizzarsi un nuovo branco con i suoi cuccioli. Circa tre anni dopo Randall e Bourke decisero di recarsi in Kenya per vedere coi propri occhi i progressi del loro amico e il video di questo incontro è stato reso pubblico trent'anni dopo e visionato più di 20 milioni di volte, commuovendo gente di ogni Paese.

Gli ultimi anni :
Dopo la riuscita integrazione di Christian alla vita selvaggia Adamson ha continuato nel corso degli anni successivi a lavorare con i suoi amati felini, aiutando i suoi successori a capire che il leone, oltre che un predatore, è capace di sviluppare una vasta gamma di comportamenti, fino ad allora sconosciuti come il sesto senso che li lega all'essere umano. Il 20 agosto del 1989 George Adamson venne barbaramente assassinato da un gruppo di banditi armati somali, in Kenya, probabilmente per essere intervenuto al salvataggio del suo assistente e di un giovane europeo in visita turistica nel parco di Kora. Le sue spoglie sono state deposte nel Parco Nazionale di Kora a Nairobi, Kenya, vicino a quelle del fratello Terrance e del suo inseparabile amico leone, Boy. La sua testimonianza di naturalista e di grande conoscitore dei leoni è stata d'ispirazione per altri naturalisti a capire come interagire con un mondo fino ad allora considerato solo selvaggio.
 
Nei suoi scritti ha ribadito che l'animale più pericoloso del mondo è sempre l'uomo e che l'atteggiamento dell'essere umano deve cambiare, per far sì che il pianeta continui a sopravvivere nel suo delicato meccanismo. George Adamson ha vissuto una vita con i leoni, rinunciando a tante comodità per poterli studiare e capire come mai nessuno è riuscito a fare prima di lui. Ha vissuto in armonia con la natura e ha condiviso questa incredibile esistenza con i suoi amati felini per poter aiutare a salvaguardare la fauna selvatica e per proteggere l'unico ambiente in cui essi possono vivere.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 17:31:26
LOUIS  ALTHUSSER

Louis Althusser (Birmandreis, 16 ottobre 1918 – La Verrière, 22 ottobre 1990)

......................................è stato un filosofo francese considerato uno dei protagonisti dello strutturalismo degli anni sessanta.

Assieme a Claude Lévi-Strauss, Jacques Lacan, Michel Foucault dette luogo allo Strutturalismo.

Compie i suoi studi ad Algeri e a Marsiglia, prima di essere accolto all'École Normale Supérieure (ENS) nel 1939.
Arruolato e fatto prigioniero nel 1940, passa il resto del periodo della guerra in prigionia. Dal 1945 al 1948, è studente dell'ENS, nella facoltà di filosofia. Dalla militanza cattolica giovanile, diventa marxista e si iscrive al Partito comunista francese nel 1948.
Nello stesso anno, diventa assistente presso l'École Normale; lo resterà fino al 1980.
 
La sua attività accademica da allora è inframezzata da frequenti soggiorni in clinica psichiatrica: il 16 novembre 1980, infatti, uccide, strangolandola, sua moglie Hélène Rytmann, nel loro appartamento presso l'università; lui stesso annuncia la cosa, poi, al medico dell'ENS, il dr. Étienne, che contatta le autorità psichiatriche. Viene dichiarato (febbraio 1981) mentalmente infermo al momento dei fatti.
 
La vicenda e la sentenza psichiatrica crea scalpore. Ad esempio, sul quotidiano Le Monde del 14 marzo 1985, un articolo di Claude Sarraute, scritto a proposito del successo di un libro dello scrittore giapponese Issei Sagawa, che raccontava un episodio simile, denunciava la compiacenza dell'opinione pubblica su un fatto così infamante. Alcuni amici suggeriscono ad Althusser di protestare; ma la critica di Sarraute aveva visto giusto, poiché Althusser ha davvero beneficato di un "non luogo a procedere" che lo ha preservato dal processo. Althusser decide, comunque, di intraprendere un'autobiografia, per spiegare a se stesso il suo gesto: uscirà col nome L'Avenir dure longtemps.
 
Il libro darà vita anche all'opera teatrale Le Caiman (2006), che mette in scena l'omicidio, aggiungendo un briciolo di ambiguità alle ragioni dello stesso.
Nella filosofia, dice Althusser, è necessario ritornare a una prospettiva scientifica e determinista della teoria marxista, contro le interpretazioni e le utilizzazioni umaniste e ideologiche. Il filosofo afferma come esista una cesura epistemologica, che egli ravvisa tra il giovane Marx (i Manoscritti del 1844) e il Marx che stabilisce la concezione materialista della storia (L'Ideologia tedesca, Il Capitale...). Arriva alla tesi di Marx secondo cui ogni filosofia misconosce la realtà pratica cui corrisponde, particolarmente sul suo versante idealista. Nel suo saggio "Contradiction and Overdetermination" (Contraddizione e sovradeterminazione) prende in prestito il concetto di sovradeterminazione dalla psicoanalisi, al fine di sostituire l'idea di "contraddizione" con un modello più complesso di causalità multiple in situazioni politiche (un'idea strettamente legata al concetto di Antonio Gramsci dell'egemonia)[2].Althusser intraprende una rilettura sistematica e minuziosa di Marx, per liberarne il fondo scientifico, contro le interpretazioni ideologiche dei partiti politici e la rimozione dovuta all'ideologia statalista dello stalinismo trionfante, dovendone disfare la mistificazione di Marx. Ma allo stesso tempo si tratta di una rilettura contro le interpretazioni umaniste ed economiciste (che vanno avanti di pari passo), che edulcorano il senso, la forza inventiva, la potenza analitica e il carattere originale, sovversivo e novatore del testo. Nella sua prima raccolta, Pour Marx, dichiara di iniziare la rilettura di Marx per liberarlo dalle scorie depositate dalla storia: sul versante della storia politica, lo stalinismo; sul versante della storia delle idee (poiché non si può parlare davvero di tradizione filosofica riguardo alla letture e le interpretazioni di Marx, particolarmente in Francia, di cui sottolinea la miseria della tradizione filosofica in questo ambito), l'evoluzionismo e le differenti forme imbastardite della filosofia illuminista.
 
A ciò bisogna aggiungere anche il contesto, o ancora lo stato della filosofia nelle università, prima di aver conosciuto, nei margini di quest'ultima, una rinascita con Jean Hyppolite, lettore e traduttore di Hegel; con Gaston Bachelard, Alexandre Koyré e Georges Canguilhem, fini epistemologi; con Martial Gueroult, lettore di Spinoza; con Marcel Conche, riscopritore degli antichi materialisti, di Montaigne e lettore attento di Heidegger; con Maurice Merleau-Ponty, che si fa importatore della fenomenologia in Francia prima di Emmanuel Lévinas. Un certo "nazionalismo filosofico" regna all'università, cosa che blocca la filosofia in uno angusto provincialismo, che fa quasi ignorare la tradizione tedesca dopo Kant (principalmente Hegel e Marx), si disinteressa dell'epistemologia, disprezza il filone materialistico della filosofia così come la psicoanalisi; il tutto viene riassunto da una critica dello stato della filosofia nella sua formulazione universitaria, che insegna una dotta ignoranza.
 
Althusser vuole, secondo i suoi sostenitori, rendere Marx di nuovo leggibile, disincrostandolo dai sedimenti che lo ricoprono, come la statua di Glauco, il dio marino di cui parla Rousseau nel Discorso sull'origine della disuguaglianza. Rendere Marx di nuovo leggibile è scoprire in Marx il filosofo ignorato finora: è il progetto di scoprire la sua filosofia, in opera nel suo lavoro magistrale, Il Capitale; ugualmente, Marx in quanto teorico della storia, ed è la scoperta, da lui inaugurata, della pratica nuova di una storia che accede alla dimensione della scienza; infine, Marx in quanto iniziatore di una teoria del Capitale e della critica all'economia politica, quest'ultima qualificata come sublimazione degli interessi della borghesia eretti a disciplina dalle pretese sapienti.
 
Questa nuova leggibilità, che inaugura un interesse inedito per il Marx teorico maggiore, al di là delle metamorfosi dell'utilizzo politico che lo aveva completamente cancellato fino a farlo quasi sparire, sarà nei fatti un'iniezione di tutto quello che il pensiero contemporaneo valuta come più importante e creativo nel campo dell'epistemologia, della linguistica e della psicoanalisi, da cui importa alcuni concetti dando loro un nuovo senso e una nuova funzione. Da parte della tradizione, saranno fondamentalmente Hegel, Spinoza, Hobbes, Machiavelli e tutta la filosofia politica riletta e combinata, per non dire inserita al cuore delle analisi di Marx. Sarà la corrente detta strutturalista, antiumanista e critica dello storicismo (sotto l'effetto delle lettura di Heidegger) che, in maniera concomitante con Lèvi-Strauss, Lacan e presto Foucault, faranno apparire nei loro campi rispettivi d'investigazione la realtà come effetto delle strutture.
 
Questa reinvenzione di Marx avrà per effetto un'autentica rinascita del pensiero marxista, allo stesso tempo contro il marxismo mummificato e contro l'appiattimento idealista che regna nelle università. Tale impresa incontrò un pubblico che era come in attesa di questo nuovo soffio, in cui di nuovo lo spirito abitava la filosofia, e per la prima volta quella di Marx.
 
La visione di Althusser è stata molto criticata dai marxisti "ortodossi", e non solo da essi: l'accusa di deformazione del pensiero di Marx è presente, ad esempio, nel film di Jean-Luc Godard Le Vent d'Est (1969), in cui si vede strappare la prefazione scritta da Althusser a Il Capitale.
"Nella Tesi n. 1 su Ludwig Feuerbach, esiste un'informazione capitale data da Marx: la mancanza più grande del materialismo finora è stata la dimenticanza sistematica dell'attività pratica. Non si deve interpretare questo come una nuova filosofia della prassi. Marx non fa intervenire una nuova nozione filosofica. Allude a «una realtà che possiede questa particolarità di essere allo stesso tempo presupposta da ogni discorso filosofico tradizionale, e di non essere per natura esclusa in alcuno». «Quest'irruzione della pratica nella tradizione filosofica […] costituisce in principio una critica radicale della forma di esistenza classica della filosofia». Oppure, l'irruzione della pratica è la denuncia di questa pretesa della filosofia di abbracciare il Tutto, di non avere qualcosa "di fuori". Questo "di fuori" che la filosofia vuol dare l'illusione di sottomettere alla verità è la prassi. La prassi non produce la Verità, ma le verità.
 
In Marx, la prassi non è un sostituto della Verità per una filosofia irremovibile (come per ogni filosofia della prassi). La pratica sorprende la filosofia sui suoi ritardi. La filosofia stima di «aver introdotto nel dominio del pensiero la totalità stessa di tutto quel che esiste, anche il fango, diceva Socrate, anche lo schiavo, diceva Aristotele, anche l'accumulazione della ricchezza da una parte e della miseria dall'altra, diceva Hegel». La filosofia vede tutto, pensa tutto. «Di fatto, ogni pratica sociale è nella filosofia, e la fabbricazione delle scarpe e delle navi, e il denaro, e il salario, e la politica e la famiglia,…». Ma per riuscire a raggruppare tutto sotto la Verità, la filosofia non li ha semplicemente trasportati rispettando la loro natura. Li ha trasformati. Ed è il genio di Marx aver mostrato come e perché essa li trasformi" (Conferenza di Grenade, 1976: La transformation de la philosophie).
Louis Althusser è stato un filosofo particolarmente letto in Italia. Principale motivo di ciò è la presenza nella penisola di un dibattito marxista che, già prima degli scritti althusseriani, aveva messo in crisi la presunta dipendenza hegeliana di Marx. In particolar modo è stato il filosofo Galvano Della Volpe a proporre, prima di Althusser, una interpretazione antihegeliana, radicalmente antiidealistica, che prova a prendere le distanze dall'egemonica visione gramsciana storicistica. Uno degli studiosi italiani che ancora oggi presenta un forte debito verso Althusser è Augusto Illuminati. Inoltre, particolarmente attiva è l'associazione "Amici di Louis Althusser" che fa capo alla professoressa Maria Turchetto e che negli ultimi anni ha riproposto una serie di pubblicazioni e riedizioni degli scritti althusseriani presso la casa editrice milanese Mimesis.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 17:44:37
ERIC BERNE

Eric Leonard Bernstein, conosciuto come Eric Berne (Montréal, 10 maggio 1910 – 15 luglio 1970),

...................................è stato uno psicologo canadese, autore della celebre teoria chiamata analisi transazionale.


Eric Berne era figlio di David Hiller Bernstein, medico generico, e Sarah Gordon Bernstein, scrittrice ed editrice. La sua famiglia, di origine ebraica, immigrò dalla Polonia e dalla Russia. Entrambi i genitori si erano laureati alla McGill University, ed Eric raccontò più volte delle impressioni raccolte da bambino accompagnando il padre nelle sue visite ai pazienti. Il padre morì di tubercolosi all'età di soli 38 anni. La madre da allora in poi si guadagnò da vivere con la sua professione di editrice e scrittrice. Fu lei ad incoraggiare il figlio a seguire le orme del padre. Eric si laureò e specializzò in chirurgia alla Facoltà di Medicina della McGill University nel 1935.
 
Berne è noto in America e in Europa come colui che ha dato origine e sviluppo all'Analisi Transazionale, una teoria della personalità che, tra l'altro, ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo della terapia di gruppo. Si può quindi collegare il contributo di Berne direttamente al lavoro di associazioni come l'Alcolisti Anonimi, o di associazioni di volontariato come Telefono amico. Egli stesso si impegnò nel recupero psicologico dei veterani del Vietnam e della Seconda guerra mondiale come psichiatra militare. È noto negli ambienti della cosiddetta controcultura per essere stato analista e consulente della cantante statunitense Joan Baez. Ritenne opportuno dare al linguaggio tecnico dell'AT e all'intera teoria un aspetto familiare e leggibile ed esaltò l'idea che terapeuta e "paziente" collaborino su un piano paritario in base a un pieno e trasparente mutuo consenso.Eric Berne cominciò l'apprendistato presso l'Ospedale di Engelwood, nel New Jersey. Nel 1936 iniziò il tirocinio presso la Clinica psichiatrica della Facoltà di Medicina dell'Università Yale, dove lavorò per due anni. Tra il 1938 e il 1939 Berne divenne cittadino statunitense; decise così di abbreviare il suo nome da Eric Leonard Bernstein a Eric Berne. Il suo primo incarico fu di assistente in psichiatria clinica al Mount Zion Hospital di New York, posizione che mantenne fino al 1943, quando si arruolò nell'esercito come ufficiale medico.
 
Nel 1940 Berne aprì uno studio privato a Norwalk, nel Connecticut. Qui incontrò e sposò la sua prima moglie, Elinor, da cui ebbe due figli, Ellen e Peter. Nel periodo 1940 - 1943 fece il pendolare tra la sua abitazione privata a Westport e il suo studio privato a New York. Nel 1941 iniziò il suo tirocinio come psicoanalista al New York Psychoanalytic Institute, con Paul Federn. Da lui deriverà in parte la Teoria degli Stati dell'Io.
Tra il 1943 e il 1945 Berne ricoprì incarichi per l'US Medical Corps, con gradi da Capitano a Maggiore. Lavorò in questa fase a Spokane (Washington), Fort Ord (California) e a Bingham City (Utah). Negli ultimi due anni fu attivo presso il presidio psichiatrico del Bushnell Army Hospital di Ogden, nello Utah, dove praticò la terapia di gruppo. Congedato dall'Esercito nel 1945 e ottenuto il divorzio, si trasferì nel 1946 in una ridente cittadina californiana, Carmel. Quell'anno completò The Mind in Action, pubblicato da Simon and Schuster a New York. Riprese il suo tirocinio in psicoanalisi presso il San Francisco Psychoanalytic Institute. Nel 1947 completò gli studi con Erik Erikson, con cui lavorò per due anni.Durante il periodo trascorso al fianco di Erikson, Berne incontrò Dorothy de Mass Way. Nel 1949 si sposarono e andarono ad abitare a Carmel. La famiglia ebbe due figli, a cui si aggiungono altri tre che Dorothy aveva avuto da una precedente relazione.
 
Eric amava il ruolo paterno; al massimo lo si può accusare di eccessivo permissivismo. Era un genitore affettuoso, piuttosto che autoritario. Fino al divorzio consensuale con Dorothy, nel 1964, scrisse nella casa coniugale in un piccolo studio oltre il giardino.
 
In questo periodo: nel 1950 diventa assistente psichiatra al Mount Zion Hospital di San Francisco, e collabora come consulente con l'Ufficio medico dell'Esercito americano; nel 1951 inizia anche un incarico da assistente presso la Veterans Administration and Mental Hygiene Clinic di San Francisco. Infine apre uno studio privato sia a Carmel che a San Francisco.
 
Fino ai primi sei articoli pubblicati da Berne sul ruolo dell'intuizione nella diagnosi, Berne aspirava ancora a lavorare nella psicoanalisi. Già allora però sfidò nei suoi scritti il concetto di "inconscio". Nel 1941 al New York Psychoanalytic Institute e al San Francisco Psychoanalytic Institute, Berne aveva l'obiettivo di diventare uno psicanalista. Nel 1956 però la sua candidatura fu bocciata, con il suggerimento di fare altri quattro anni di analisi personale prima di ritentare a chiedere il riconoscimento.
 
Berne fu invece galvanizzato dal respingimento, che rilanciò la sua ambizione di estendere la psicoanalisi. Iniziò quindi a tentare un approccio originale alla psicoterapia. Nel 1957 si presentò al Congresso regionale della Associazione Americana di Psicoterapia di Gruppo (AGPA) di Los Angeles. L'articolo uscì nell'edizione del 1958 dell'American Journal of Psychotherapy.
 
Con questo articolo l'analisi transazionale, cioè il metodo di Berne per la diagnosi e la cura, fa il suo ingresso nella letteratura della psicoterapia. I punti chiave sono l'analisi strutturale, basata sugli stati dell'Io, e la teoria dei giochi (Games) e del copione (Script). Berne individua ben presto la terapia di gruppo come ambito principe per le tecniche da lui proposte. Punti forti: la rapidità nell'ottenere miglioramenti stabili, il minore costo e quindi la maggiore accessibilità al trattamento. Questi nuovi strumenti vengono subito adottati nella lotta contro mali sociali come l'abuso di alcol.
 
In seguito anche venditori, educatori, assistenti sociali e volontari contribuiranno a diffondere la conoscenza e l'uso di questi strumenti nel mondo. Di pari passo verranno create Società di Analisi Transazionale, con lo scopo di garantire la certificazione dei professionisti e dei metodi e lo sviluppo (che nel tempo è stato profondo) delle teorie iniziali di Berne.Nel 1952, con il secondo articolo, pubblicato su The International Record of Medicine, Berne tratta della natura della diagnosi e sottolinea che il primo strumento è la qualità intuitiva dell'osservatore, facendo anche notare che questo è il processo per cui tutti si formano continuamente giudizi sugli altri in tutti gli ambiti della vita.
 
Un fattore costante della diagnosi, anche intuitiva, è che si basa sulla comprensione che si ha delle comunicazioni del paziente. Più dirette sono le comunicazioni e maggiormente precisa sarà la diagnosi. Berne sottolinea che spiegare le ragioni su cui si basa la diagnosi è solo un processo secondario aggiuntivo, che giustifica ciò che in parte si conosce per altra via, ossia attraverso un processo cognitivo preconscio ed inconscio. Il processo subconscio non crea realmente la diagnosi, ma un giudizio preverbale che successivamente viene espresso in terminologia diagnostica. L'autore rileva che un dilettante diventa un professionista quando i suoi processi di analisi scendono sotto il livello di coscienza e funzionano con modalità integrative invece che aggiuntive.
 
Appare in questo articolo il concetto di energia, che poi sarà ripreso successivamente.
Il quinto articolo, L'Immagine dell'Io, pubblicato nel 1957 in The Psychiatric Quarterly, spiega il concetto di Stato dell'Io. Partendo soprattutto dagli studi di Federn, Weiss e Penfield, ma anche dalla corrente della Psicologia dell'Io, Berne prende il preesistente concetto di Stato dell'Io e lo sviluppa in quanto realtà fenomenica e comportamentale. L'autore riconosce che alcune immagini dell'Io (impressioni intuitive congruenti) sono specifiche percezioni dello stato dell'Io arcaico, attivo nel paziente in relazione.
 
In questo scritto l'Io arcaico equivale al Bambino mentre l'Io maturo all'Adulto. Il concetto di Genitore sarà sviluppato in seguito. Comunque lo stato arcaico dell'Io è, in questo momento per Berne, la summa di un serbatoio di immagini primarie e giudizi primari interconnessi, attivati selettivamente come risposta al comportamento delle persone incontrate.
 
Il terapeuta si costruisce un'immagine primaria, ma lavora sull'immagine dell'Io. L'immagine dell'Io si coglie attraverso la prontezza intuitiva del terapeuta, ma può essere sostituita sia dal modello dell'Io (descrittivo) che dal simbolo dell'Io (simbolico).
 
Nell'articolo Stati dell'Io in psicoterapia (1957), pubblicato da The American Journal of psychotherapy, Berne riprende i precedenti articoli e li struttura in un corpo unico.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 17:52:08
PAUL BLEY

Paul Bley (Montréal, 10 novembre 1932)

.....................................è un pianista canadese, conosciuto per aver dato un grande contributo al free jazz.



Paul è nato a Montreal, in Canada, sebbene abbia vissuto a lungo negli Stati Uniti.
La sua musica è caratterizzata da forti brani melodici.
 
Negli anni cinquanta fonda il Jazz Workshop a Montreal, insieme a Charlie Parker, con il quale registrerà e farà concerti.
In questo periodo suona anche insieme a Lester Young e Ben Webster.
Nel 1953, insieme a Charles Mingus e alla sua orchestra, registrerà il primo album, appunto intitolato Charles Mingus and his Orchestra. Nel 1960 suona il piano con il gruppo di Charles Mingus, e l'anno successivo entra nel trio del sassofonista Jimmy Giuffre (con il contrabbassista Steve Swallow).
Nello stesso anno sposa Carla Borg che prenderà il suo cognome nonostante i due si siano separati dopo non molti anni di matrimonio.
 
Nel 1958, si unisce momentaneamente a Don Cherry, Ornette Coleman, Charlie Haden e Billy Higgins per suonare all'Hillcrest Club in California.
 
Nella primavera del 1964 fonda il gruppo free jazz Jazz Composers Guild, con il quale suonerà a New York. Il gruppo suonava nei weekend durante delle feste intitolate jazz revolution.
 
Bley continua ancora oggi a suonare e ha pubblicato il suo libro di autobiografia nel 1999.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 17:59:48
HERBERT BLUMER

Herbert George Blumer (Saint Louis, 7 marzo 1900 – 13 aprile 1987)

......................................................è stato un sociologo statunitense.


 I suoi principali interessi accademici furono incentrati attorno all'interazionismo simbolico ed ai metodi della ricerca sociale.

 
Credendo che gli individui creino la propria realtà sociale attraverso l'azione individuale e collettiva, egli fu interprete e sostenitore delle opere di George Herbert Mead sull'interazionismo. Tema costante nel corso del suo lavoro fu l'argomentazione che la creazione della realtà sociale è un processo continuo. Grandemente considerato per la sua critica negativa delle ricerche sociali positivistiche, Blumer insisté che le ricerche sociologiche valide sono basate sull'osservazione naturalistica ed una osservazione partecipante in profondità.

Cenni Biografici :
Blumer nacque il 7 marzo 1900 a St. Louis, nel Missouri. Crebbe a Webster Groves, sempre nel Missouri, con i genitori, frequentò la Webster Groves High School sebbene dovette interrompere gli studi a causa di un incendio che distrusse l'attività del padre. Aiutò economicamente la famiglia facendo il dattilografo, attività nella quale eccelse e della quale fu a lungo orgoglioso.
 Preparatosi da privato per il test di ammissione all'università del Missouri, fu accettato e la frequentò dal 1918 al 1922. Sempre nel '22, sposò Margherite Barnett, dalla quale ebbe una figlia, Katherine. Dopo la laurea, lavorò nell'università del Missouri come insegnante, ma nel 1925 si trasferì all'università di Chicago, dove poté seguire le lezioni di G.H. Mead, del quale riprese le teorie sulla socialità del sé per rielaborarle sistematicamente in quella che divenne la corrente dell'interazionismo simbolico. Insieme al filosofo Mead, anche i sociologi Ellsworth Faris, William Thomas e Robert Park, che lavoravano con lui a Chicago, influenzarono il suo pensiero. In questo periodo, venne anche ingaggiato come giocatore professionista di football dai St. Louis Cardinal, tuttavia la sua carriera si concluse a causa di un infortunio al ginocchio. A Chicago lavorò come assistente fino al 1931, quando su richiesta di Mead, che andò in pensione, prese la sua cattedra. Divorziò dalla moglie nel 1930.
 
Rimase a Chicago per 27 anni, assentandosene solo per prestare il servizio militare durante la seconda guerra mondiale e, saltuariamente, per impegni di visiting professor presso altre università.
 Blumer fu il segretario del tesoro della American Sociological Association dal 1930 al 1935 e l'editore dell'American Journal of Sociology dal 1941 al 1952. Nel '52 si trasferì dall'università di Chicago a quella di Berkeley, in California, e divenne direttore del neonato dipartimento di sociologia. Sempre nel '52, diventò presidente dell'American Sociological Association.
 
Nel 1967 andò in pensione, ma restò professore emerito fino al 1986. Fu nominato Distinguished Professor dalla United States International University di San Diego, dove lavorò dal 1971 al 1981. Ricevette dall'American Sociological Association il Distinguished Career Award nel 1983 e l'encomio della città di Berkeley l'anno successivo.
 
Fu Special and Research Consultant per l'Unesco e rappresentante statunitense nel Consiglio esecutivo dell'Istituto sudafricano per le relazioni razziali, presidente della Pacific Sociological Association e vicepresidente dell'International Sociological Association, oltre a collaborare spesso con la rivista Urban Life (ora Journal of Contemporary Ethnography).
Dopo un peggioramento progressivo della sua salute negli ultimi due anni di vita, morì il 13 aprile 1987.

Comportamento collettivo :
Basandosi sul lavoro di Robert Park, Blumer, in un articolo del 1939, richiamò l’attenzione su un nuovo settore della sociologia: il comportamento collettivo. Quest’area di indagine che si stava delineando si concentra sulla spiegazione dell’azione collettiva e del comportamento non ancora organizzato istituzionalmente. Blumer fu particolarmente interessato alla coordinazione collettiva spontanea che compare quanto qualcosa di imprevisto ostacola il comportamento standardizzato del gruppo. Egli vide la combinazione di eventi che segue fenomeni del genere come un fattore chiave per la continua trasformazione della società.

Interazionismo simbolico :
Benché sia stato proprio Blumer a concepire il termine interazionismo simbolico nel 1937, il primissimo sviluppo di questo approccio teorico all'analisi sociale è largamente accreditato al lavoro di G.H.Mead durante la sua attività presso l'università di Chicago. Blumer presentò i suoi articoli sull'interazionismo simbolico in un unico volume nel quale concettualizzò l'interazionismo in tre punti principali:
 Gli individui agiscono sulle cose (inclusi gli altri individui) secondo il significato che ad esse attribuiscono loro.
 I significati sono costruiti riflessivamente, interpretati soggettivamente ed originano dalle interazioni con gli altri.
 I significati sono trattati e modificati lungo un processo interpretativo usato dalla persona nel rapporto con le cose che incontra.
 
Blumer credeva che la società fosse creata dagli individui con le loro interazioni sociali. Ne consegue che quella realtà sociale esiste solo nel contesto dell'esperienza umana. Secondo tale teoria, l'interazione fra individui è basata su azioni autonome orientate secondo il significato soggettivo che gli attori attribuiscono agli oggetti sociali, ovvero i simboli. Quindi gli attori individuali regolano il loro comportamento basandolo sul significato da loro attribuito ad oggetti e simboli.
 
“L’azione da parte dell’individuo consiste fondamentalmente nel prendere in considerazione le varie cose che nota, nel darsi una linea di condotta coerente con il modo in cui le interpreta. Gli elementi presi in considerazione comprendono temi quali i suoi desideri e le sue volontà, i suoi obiettivi, i mezzi utilizzabili per la loro acquisizione, le azioni e quelle anticipate dagli altri, la sua immagine di sé ed il risultato probabile di una determinata linea di azione. La sua condotta è formata e guidata da quel processo di indicazione ed interpretazione. In esso, specifiche linee d’azione possono essere avviate o arrestate, abbandonate o rinviate, confinate a meri progetti o ad una vita più profonda di fantasticherie, o, se iniziate, modificate. ” [1]
 
Blumer teorizzò che il processo con il quale gli individui definiscono il senso degli oggetti sia continuo e composto essenzialmente di due momenti: l’identificazione degli oggetti a partire dall’interpretazione del contesto (o “definizione della situazione”, vedi Teorema di Thomas) in cui li si incontra e la riflessione dell’individuo con se stesso riguardo a ciò che ha osservato. Gli individui usano le loro interpretazioni personali dell’altro per predire l’esito di alcuni comportamenti, ed usa queste intuizioni per orientare il proprio comportamento, nella speranza di raggiungere i propri obiettivi. Per cui, quando c’è consenso fra gli attori individuali riguardo al significato degli oggetti che costituiscono una situazione, vi è anche coordinazione sociale. Dunque le istituzioni sono manifestazioni durature e visibili della quotidiana interazione sociale grazie alla quale coordiniamo le nostre azioni: sono tanto determinate dall’azione degli attori individuali quanto questi ultimi sono influenzati dalle esse. Questa complessa interazione fra i significati, gli oggetti ed i comportamenti costituisce un processo umano importantissimo, poiché richiede risposte comportamentali basate sull’interpretazione dei simboli, piuttosto che un mero meccanismo stimolo-risposta, come teorizzato dalla psicologia comportamentista, dalla quale Blumer si discosta proprio in questo punto cardine dell’interazionismo simbolico. La vita sociale diventa, con queste premesse, un processo fluido e perennemente soggetto a negoziazione volto alla reciproca comprensione, la quale è necessariamente mediata dai simboli.

Contributi Metotodologici :
Secondo Herbert Blumer, una ricerca sociale valida è condotta principalmente con metodologie qualitative, etnografiche. Egli nega che si possa raggiungere una forma valida di conoscenza tramite una prospettiva oggettiva e distaccata, da una parte perché una prospettiva oggettiva non può esistere, dall’altra perché una prospettiva distaccata non ci permette di comprendere il senso di ciò che osserviamo.
 
Per comprendere la ragione di queste due affermazioni, si deve considerare la base del pensiero interazionista, secondo le quali gli esseri umani agiscono verso le cose –intese come oggetti sociali, quindi anche le persone- secondo il significato che queste hanno per loro. A questa logica non può sfuggire lo studioso della società, che interpreterà le cose che vede sulla base del senso che queste hanno per lui. L’unico modo per poter raggiungere risultati significativi e non fuorvianti, è dunque quello di acquisire lo stesso punto di vista delle persone che vivono nel contesto che si vuol comprendere.
 Blumer era del parere che i metodi positivistici applicati alla ricerca sociale non portassero ad alcun risultato, nella misura in cui ignoravano totalmente il processo di interazione e di formazione del senso. Parimenti, fu estremamente critico nei confronti della metodologia quantitativa, per lo stesso motivo. Non negò esplicitamente la possibilità che la ricerca quantitativa potesse arrivare a proporre generalizzazioni valide sulla società, tuttavia riteneva che tutto l’impianto teorico sul quale si basava, e si basa tutt’ora, fosse quantomeno lacunoso. Sottolineava la scelta sostanzialmente caotica delle variabili, connotata da una mancanza di “regole, guide, limitazioni e proibizioni” a suo parere sconcertanti, come sconcertante era la mancanza di variabili che rappresentassero categorie astratte –essenziali per la ricerca empirica- dovuta alla pratica, comune nella ricerca sociologica, dell’operativizzazione dei concetti. Gli indicatori scelti per rappresentare le variabili si discostano sempre, più o meno arbitrariamente, dal concetto originario; essi sono sempre inerenti al “qui ed ora”, determinano le variabili in base al loro stesso contenuto, come dimostra il fatto che per la stessa variabile, analizzata in contesti differenti, vengano scelti indicatori diversi, con il risultato che le due ricerche non potranno essere comparate e non si potranno effettuare generalizzazioni significative riguardo alla variabile studiata.
 
Un altro limite delle metodologie quantitative sottolineato da Blumer è che la variabile indipendente è sempre scelta a monte della ricerca. In questo modo, ci si accontenta di riscontrare la regolarità dell’influenza, presunta dal ricercatore in maniera necessariamente arbitraria, che questa variabile ha sulle altre all’interno dei dati raccolti, ignorando totalmente il processo di interpretazione o dandolo per scontato. Facendo ciò, potrebbe darsi il caso che non ci si renda conto che l’effetto riscontrato viene prodotto da un’altra variabile non presa in considerazione dalla ricerca, o che in contesti differenti potrebbero intervenire altre variabili a smorzare, parzialmente o del tutto, l’influenza della variabile indipendente. Inoltre, si compie l’errore di dare per scontato un meccanismo di stimolo-risposta, in cui l’interpretazione, il senso attribuito dagli attori sociali alle cose, viene negato, relegando l’individuo ad un ruolo di mero ricettore passivo.
 Sempre fedele alla logica interazionistica, Blumer indica la strada da intraprendere per la ricerca sociale legandola strettamente al punto di vista del soggetto studiato e ad una metodologia flessibile, capace di correggersi in itinere e di utilizzare gli strumenti qualitativi più disparati: storie di vita, lettere, osservazione partecipante.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 18:12:47
DAVID  BYRNE

David Byrne (Dumbarton, 14 maggio 1952)

............................................è un musicista, compositore e produttore discografico britannico naturalizzato statunitense.


Fondatore e animatore dei Talking Heads.
Vincitore in carriera del premio Oscar, del Golden Globe e del Grammy per la sua produzione musicale.Byrne è nato a Dumbarton, piccolo centro della Scozia non lontano da Glasgow, il 14 maggio 1952. I suoi genitori si trasferirono in Canada nel 1954, poi negli Stati Uniti intorno al 1960, per stabilirsi nel Maryland. Byrne si diplomò a Landsdowne (contea di Baltimora), poi andò a Providence per frequentare i corsi universitari di educazione artistica alla Rhode Island School of Design, nella quale rimase un solo anno: lì conobbe Chris Frantz e Tina Weymouth, una coppia di musicisti legati sentimentalmente e che nel 1977 divennero marito e moglie.
 
Tra il 1971 e il 1972 formò insieme a un suo amico di Baltimora un duo chiamato Bizadi, nel quale Byrne si produsse nel violino, nell’ukulele e nel canto; il duo si esibì nei locali cittadini e, poi, a San Francisco, come artisti di strada o nei ristoranti. L’esperienza terminò nella primavera del 1972 e Byrne tornò a Providence per riprendere i contatti artistici con Chris Frantz e Tina Weymouth. I tre furono il nucleo fondante, nel 1974, dei Talking Heads a cui si aggiunse nel 1976 Jerry Harrison.
Durante il periodo con i Talking Heads David Byrne si alternò sempre con altri progetti: per esempio, nel 1981 collaborò con Brian Eno all’album My Life in the Bush of Ghosts, che riscosse i favori della critica e fu tra i prodromi delle produzioni con musica campionata.
Sempre nel 1981 Byrne compose per la coreografa Twyla Tharp le musiche per The Catherine Wheel, un balletto che fu presentato in quella stessa stagione a Broadway; poco dopo, per la compagnia di danza belga Ultima Vez, compose il paesaggio sonoro In Spite of Wishing and Wanting.
Del 1987 è la collaborazione con Ryuichi Sakamoto e Cong Su per le musiche del film di Bernardo Bertolucci L'ultimo imperatore, che valsero all’artista il premio Oscar e il Golden Globe 1988 e il Grammy 1989 per la migliore colonna sonora.
Già un anno prima, comunque, Byrne aveva diretto, recitato e composto le musiche per il film musicale True Stories. Nella sua vasta discografia vanta anche musiche per teatro (Stop Making Sense, 1984, recital del quale curò anche le coreografie) e per documentari (Île Aiye. 1986), oltre ad apparizioni come guest-star a supporto di altri gruppi (ad esempio per i 10,000 Maniacs durante un loro concerto per MTV).
 
Alla fine degli anni ottanta Byrne diede vita a un’etichetta discografica world music chiamata Luaka Bop, per la produzione e la promozione dei lavori di artisti come Cornershop, Os Mutantes, Los De Abajo, Jim White, Zap Mama, Tom Zé e altri

Una versione ridotta del singolo di Byrne Like Humans Do fu scelta nel 2001 da Microsoft come campione per la presentazione di Media Player[1][2]. Del 2003 è la pubblicazione di un libro con annesso DVD, Envisioning Emotional Epistemological Information, che comprende lavori composti esclusivamente con Microsoft PowerPoint. Una delle immagini, come descritta dallo stesso Byrne, è «Il profilo di Dan Rather, espanso all’ennesima potenza, portato all’infinito e sovrapposto al profilo del capo di Patrick Stewart. È frenologia ricombinata»[3].
 
Nel 2004 è uscito un album (attualmente l'ultimo da solista) dal titolo Grown Backwards, con atmosfera classica e arrangiamento per archi. Dello stesso anno è anche un tour in Nord America e Australia, concluso con gli spettacoli a Los Angeles, San Diego e New York nell’agosto 2005. Dopo quest’esperienza, Byrne ha iniziato a lavorare insieme a Fatboy Slim a Here Lies Love, un’opera rock ispirata alla vita di Imelda Marcos, vedova del noto dittatore filippino, che ha avuto una parziale anteprima alla Carnegie Hall di New York nel febbraio 2007. Di questa sembra essere in lavorazione una versione da studio, in uscita forse nell'autunno del 2008, come testimoniano le session di registrazione già avvenute tra gennaio e aprile 2008 con Cyndi Lauper e Tori Amos.
 
Nel frattempo, nel 2006 è uscita una versione rimasterizzata - e con alcune nuove bonus track - del disco prodotto nel 1981 con Brian Eno. Due tracce del nuovo album sono state pubblicate in Creative Commons.
 
Per quanto riguarda invece le arti visive, a parte il citato progetto in PowerPoint, Byrne vanta al suo attivo una serie di mostre a partire dalla metà degli anni novanta: installazioni, sculture, dipinti, spesso non firmati. Nel gennaio 2007 il New York Times gli ha dedicato un profilo[4], che fa riferimento a un’affermazione tratta dal suo blog, nel quale Byrne dichiara «Ero un ragazzo borderline, immagino a causa dell’Asperger».
 
Relativamente alla passata esperienza con i Talking Heads, ancora recentemente David Byrne è stato fatto oggetto di critiche da un’ex componente del gruppo, la bassista Tina Weymouth, che in un’intervista rilasciata al quotidiano scozzese Sunday Herald, lo ha definito «incapace di ricambiare l’amicizia», aggiungendo che «la sua caratteristica principale è quella di tagliare i ponti con chiunque o con qualsiasi cosa che non gli serva più o che lui veda come una minaccia al suo ego.»

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Febbraio 2013, 18:37:46
MICHELE  CASCELLA

Michele Cascella (Ortona, 7 settembre 1892 – Milano, 31 agosto 1989 - 96 anni)

....................................................è stato un pittore e paesaggista crepuscolare italiano.


Dopo aver svolto le prime attività artistiche sotto la guida del padre Basilio, nel 1907 tiene, assieme al fratello Tommaso, la sua prima mostra personale nelle sale della Famiglia Artistica Milanese.
 
Nel 1909, sempre con il fratello Tommaso, allestisce una mostra nella Galleria Druet di Parigi, partecipando nello stesso anno al Salon d'Automne. Nel 1911 organizza una mostra di disegni a pastello nel ridotto del Teatro dell'Opera di Roma.
Tra il 1914 ed il 1915 collabora a La Grande Illustrazione pubblicata dal padre Basilio con disegni ed illustrazioni grafiche, esponendo nel 1917 al Salone dell'Associazione della Stampa e nella Galleria Centrale d'arte a Milano. Partecipa alla prima guerra mondiale.
 
A Roma, nel 1919, tiene una mostra personale alla Galleria Bragaglia e conosce in quella occasione Carlo Carrà che consente poi il trasferimento della mostra a Milano nella Galleria Lidel.
Nel 1920 si stabilisce definitivamente a Milano dove frequenta con entusiasmo il poeta Clemente Rebora, da cui confesserà di aver tratto ispirazione per la realizzazione di alcune sue opere.
 
Dal 1928 al 1932 viaggia tra l'Italia e Parigi dove, nel 1937, gli viene assegnata la medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale.
Nel 1938 esegue le scenografie dell'opera Margherita da Cortona rappresentata al Teatro alla Scala.
 
Dal 1928 al 1942 è presente a tutte le edizioni della Biennale d'arte di Venezia, e nell'edizione del 1948 avrà una sala personale.
 
Dal 1938 risiede a Portofino che diventa una fonte d'ispirazione delle sue opere tarde.
Tra il 1937 e il 1938 realizza un grande mosaico nella nuova stazione di Messina Marittima, raffigurante Mussolini che, in una visita a Palermo, "elevava la Sicilia all'onere di essere il Centro dell'Impero".
 
Dopo la seconda guerra mondiale si fanno più frequenti le sue mostre all'estero: Parigi (negli anni cinquanta e sessanta) ma anche Sudamerica (soprattutto Buenos Aires e Montevideo) e Stati Uniti. E proprio negli USA, in California, si stabilirà per lunghi periodi di tempo, alternando periodi di permanenza in Italia (ha risieduto per alcuni anni in campagna nei pressi di Colle Val d'Elsa) ed in Europa. I soggetti più rappresentati sono fiori, campi di grano e papaveri, i paesaggi abruzzesi e Portofino. Importanti sono state le mostre antologiche di questo periodo.

Curiosità :
In occasione del centenario della nascita, a Milano, presso il Palazzo della Permanente è stata allestita una grande rassegna di opere realizzate tra il 1907 ed il 1946.
 
Particolare rilievo è da attribuirsi ai suoi ritratti di donne, realizzati con raffinate tecniche prefuturiste.
Pare che uno di questi, intitolato "Paola", sia andato perduto nelle aste di una famiglia nobile decaduta.
 
Fra i maggiori collezionisti delle opere di Michele Cascella c'è Silvio Berlusconi.

da wikipedia

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Michele Cascella, famoso paesaggista crepuscolare italiano, nasce ad Ortona, in provincia di Chieti, il 7 settembre 1892 in una famiglia numerosa, comprendente, oltre ai fratelli e sorelle (sono 6), il padre e la madre, il nonno e due sorelle del padre.
Figlio di un bravo pittore, ceramista e litografo, oltre che sarto del paese, Michele si rivela un pessimo studente con scadenti risultati, non solo nelle materie scolastiche, ma persino in disegno.
Dopo l'ennesima bocciatura, il padre lo porta nel suo laboratorio cromolitografico e Michele con il fratello Tommaso, prende dimestichezza con gli arnesi del mestiere, si ambienta nel laboratorio, esegue gli esercizi che suo padre gli suggerisce, copia i disegni di Leonardo e Botticelli, ma anche grandi bocche e grandi nasi che suo padre disegna per lui.
Michele Cascella deve alla pazienza ed alla fiducia del padre se già nel 1907 solo quindicenne può mettere in mostra i suoi lavori a Milano, l'anno dopo a Torino e nel 1909 alla Galleria Druet di Parigi.
I primi lavori vengono eseguiti "dal vero", adoperando soprattutto il pastello e, seguendo le suggestioni della stagione simbolista, privilegiando la forza evocativa del colore nel fermare "une petite sensation".
Cascella non segue alcuna filosofia nel creare i suoi quadri, ma applica la logica dell'arte come gliel'ha insegnata suo padre, paragonandola ad una dolce melodia di sottofondo.Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Michele Cascella viene richiamato alle armi, ma nello zaino si porta tele e colori con i quali fissa i ricordi della vita militare, alcuni dei quali sono ora esposti al Museo del Risorgimento ed nelle Raccolte Storiche di Milano.
Alla fine della guerra Michele Cascella si stabilisce definitivamente a Milano dedicandosi alle incisioni ed alla ceramica, tornando solo più avanti all'acquarello ed alla pittura ad olio.Nel 1924 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e l'anno dopo organizza una personale alla Galleria Pesaro di Milano, ben recensita da Carlo Carrà, grande sostenitore del primitivismo nella pittura di Cascella.
Le sue piacevoli vedute marine e urbane, i delicati ritratti femminili, gli portano presto un grande successo di pubblico, dal 1928 al 1942 ogni anno viene invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, enell'ultimo anno, il 1942, ottiene persino una sala personale.

da biografie windoweb

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 09:44:28
JOHN  YOUNG

 John Watts Young (San Francisco, 24 settembre 1930)

........................................................... è un ex astronauta statunitense.

 
Young è stato il nono uomo a porre il suo piede sulla Luna e l'unico americano che volò con le navicelle spaziali Gemini ed Apollo come pure con lo Space Shuttle.
John Young studiò tecnica del volo presso il Georgia Institute of Technology terminando gli studi nel 1952 con il massimo dei voti. Young si arruolò nella Marina degli Stati Uniti e prestò servizio sull'incrociatore Laws. Solo in seguito effettuò il suo addestramento da pilota, volando per quattro anni su diversi aerei da combattimento. Nel 1959 divenne pilota per diversi esperimenti della marina e nel 1962 riuscì a battere diversi record mondiali nel volo in picchiata e di rapida ascesa.La NASA scelse Young il 17 settembre 1962 con il secondo gruppo di astronauti. Nel gennaio del 1963 gli venne conferito l'incarico speciale di elaborare l'equipaggiamento degli astronauti all'interno del modulo spaziale. Tale incarico dovette comprendere sia l'equipaggiamento personale come pure l'equipaggiamento per atterraggi d'emergenza.
 
Il 13 aprile 1964 la NASA nominò Young quale pilota del primo volo con persone a bordo di una capsula Gemini. Young era dunque il primo astronauta del secondo gruppo previsto per una missione nello spazio. Con il comandante Virgil Grissom svolse dunque su Gemini 3 (Molly Brown) il 23 marzo 1965 il primo volo nello spazio di due americani. Young era incaricato di manovrare e lavorare sul primo computer che si trovava nello spazio. Fu oggetto di polemica con la direzione del volo il fatto che Young aveva (illegalmente) portato a bordo un sandwich. Su Gemini 3 infatti si volevano testare i prodotti di alimentazione appositamente preconfezionati. Ironicamente Grissom aveva pronunciato di partecipare a tale esperimento solo in caso che non vi fosse stato una cosa alternativa da mangiare. Young dunque stupì Grissom offrendoli un sandwich della sua marca preferita. L'oggetto della polemica fu comunque il fatto, che le briciole volavano un po' daperttutto nell'abitacolo della capsula spaziale a causa dell'assenza di gravità.
Ciò nonostante, poco dopo il successo della missione, Young e Grissom vennero nominati quale equipaggio di riserva per la missione di Gemini 6, svoltasi nel dicembre del 1965. Il 25 gennaio 1966 la NASA nominò Young come comandante di Gemini 10. Pilota e compagno di missione era Michael Collins. Così Young poté partire per la sua seconda missione nello spazio già il 18 luglio 1966. La missione prevedeva sia una manovra di rendez-vouz come pure un'attività extra-veicolare.
Terminato il programma Gemini, Young entrò a far parte del programma Apollo. Il 22 dicembre 1966 vennero nominati gli equipaggi dei primi voli di Apollo. In tale occasione Young venne nominato come pilota di riserva della seconda missione con uomini a bordo. Dopo la catastrofe di Apollo 1, nella qualè perì l’ex-comandante di Young, Virgil "Gus" Grissom, i progetti vennero sospesi. I nuovi programmi vennero resi pubblici il 9 maggio 1967 e prevedevano Young quale pilota di riserva di Apollo 7 (missione C). Detto volo venne effettuato nell'ottobre del 1968. Young collaborò come radiofonista di contatto (Capcom).
 
Poco dopo, più precisamente il 13 novembre 1968, Young venne nominato quale pilota del modulo di comando della missione Apollo 10 - la prova generale per lo sbarco sulla Luna. Detta missione si svolse dal 18 maggio al 26 maggio 1969. Young rimase come pilota nel modulo di comando Charlie Brown, mentre il comandante Thomas Stafford ed il pilota Eugene Cernan simulavano con il modulo lunare Snoopy l'allunaggio.
 
La fase di rientro nell'atmosfera terrestre avvenne ad una velocità di 11.107 metri/secondo(39.885 km/h) - fatto che a tutt'oggi rappresenta un record irraggiunto con voli spaziali con persone a bordo. Poco dopo la storica missione di Apollo 11 nel luglio del 1969, Young veniva incaricato quale comandante di riserva per la missione di Apollo 13. Non dovendo assumere tale volo collaborò nuovamente quale Capcom.
 
Nel marzo del 1971 finalmente Young fu incaricato del suo primo comando: Apollo 16 destinato a diventare la penultima missione che fino ad oggi ha portato l'uomo sulla Luna. Dell'equipaggio facevano inoltre parte il pilota del modulo di comando Thomas K. Mattingly ed il pilota del modulo lunare Charles M. Duke. La missione durò dal 16 aprile al 27 aprile 1972 e Young divenne la nona persona che pose il piede sulla Luna. Era il 20 aprile.
 
Durante i preparativi dell'ultima missione lunare, Apollo 17, la NASA modificò la composizione dell'equipaggio e dell'equipaggio di riserva, inserendo Young e Duke nuovamente nell'equipaggio di riserva. Sapendo che tale missione doveva essere l'ultima per diverso tempo, la NASA prese questa decisione considerando poco conveniente di allenare ed addestrare un equipaggio di riserva del tutto nuovo, il quale non avrebbe mai avuto occasione di volare su di una regolare futura missione del programma Apollo. Così Young era nella situazione di avere avuto, insieme a Mitchell e Duke, la possibilità di allunare una seconda volta, in caso di sostituzione del suo ex-compagno su Apollo 10 ed ora comandante della missione Eugene Cernan. Cernan non dovette essere sostituito e così Young collaborò nuovamente nel ruolo di Capcom
Concluso il programma Apollo, nel gennaio 1973 Young divenne direttore del reparto Space Shuttle dell'ufficio degli astronauti garantendo che gli astronauti potevano aver abbastanza influenza e collaborare in maniera decisiva all'elaborazione del nuovo veicolo spaziale.
 
Nel gennaio 1974 divenne direttore di tutto l'ufficio degli astronauti e pertanto responsabile per il coordinamento di tutte le attività degli stessi. Nel 1976 lasciò ufficialmente la marina militare. Quando lo Space Shuttle era pronto per l'impiego, Young ebbe l'onore di essere il comandante della prima missione. Dal 12 aprile al 14 aprile 1981 testò nell'orbita terrestre, assieme al suo Pilota Robert Crippen, tutti i sistemi ed il funzionamento dello Space Shuttle Columbia durante la missione STS-1. Fu la prima volta che la NASA procedette direttamente ad una missione con persone a bordo senza aver testato preventivamente il veicolo spaziale senza persone a bordo. Inoltre si trattò della prima missione nella quale una navicella spaziale atterrò in volo planare e non con l'utilizzo di paracaduti in mezzo all'oceano.
 
Young ebbe il suo sesto e per ora ultimo viaggio nello spazio quale comandante della missione STS-9 dal 28 novembre all'8 dicembre 1983, durante la quale, per la prima volta, veniva portato in orbita il laboratorio spaziale Spacelab. Con lui a bordo si trovavano il pilota Brewster Shaw, gli esperti di missione Bob Parker ed Owen K. Garriott e gli esperti di trasporto spaziale Byron Lichtenberg e Ulf Merbold.
 
Un ulteriore missione (STS-61J), prevista per l'agosto 1986 e durante la quale si voleva provvedere a portare nello spazio il telescopio spaziale Hubble, venne cancellata in seguito alla tragedia dell'esplosione dello Space Shuttle Challenger.
 
John Young può vantare oltre 15.100 ore di volo su aerei, elicotteri e razzi. Di queste, 835 sono ore di volo nello spazio. Nel maggio 1987 Young si dimise dall'incarico di direttore dell'ufficio degli astronauti, assumendo nel 1996 l'incarico di direttore tecnico del Johnson Space Center. Dopo 42 anni di servizio presso la NASA, Young si ritirò definitivamente dal lavoro nel dicembre del 2004.
Concluso il programma Apollo, nel gennaio 1973 Young divenne direttore del reparto Space Shuttle dell'ufficio degli astronauti garantendo che gli astronauti potevano aver abbastanza influenza e collaborare in maniera decisiva all'elaborazione del nuovo veicolo spaziale.
 
Nel gennaio 1974 divenne direttore di tutto l'ufficio degli astronauti e pertanto responsabile per il coordinamento di tutte le attività degli stessi. Nel 1976 lasciò ufficialmente la marina militare. Quando lo Space Shuttle era pronto per l'impiego, Young ebbe l'onore di essere il comandante della prima missione. Dal 12 aprile al 14 aprile 1981 testò nell'orbita terrestre, assieme al suo Pilota Robert Crippen, tutti i sistemi ed il funzionamento dello Space Shuttle Columbia durante la missione STS-1. Fu la prima volta che la NASA procedette direttamente ad una missione con persone a bordo senza aver testato preventivamente il veicolo spaziale senza persone a bordo. Inoltre si trattò della prima missione nella quale una navicella spaziale atterrò in volo planare e non con l'utilizzo di paracaduti in mezzo all'oceano.
 
Young ebbe il suo sesto e per ora ultimo viaggio nello spazio quale comandante della missione STS-9 dal 28 novembre all'8 dicembre 1983, durante la quale, per la prima volta, veniva portato in orbita il laboratorio spaziale Spacelab. Con lui a bordo si trovavano il pilota Brewster Shaw, gli esperti di missione Bob Parker ed Owen K. Garriott e gli esperti di trasporto spaziale Byron Lichtenberg e Ulf Merbold.
 
Un ulteriore missione (STS-61J), prevista per l'agosto 1986 e durante la quale si voleva provvedere a portare nello spazio il telescopio spaziale Hubble, venne cancellata in seguito alla tragedia dell'esplosione dello Space Shuttle Challenger.
 
John Young può vantare oltre 15.100 ore di volo su aerei, elicotteri e razzi. Di queste, 835 sono ore di volo nello spazio. Nel maggio 1987 Young si dimise dall'incarico di direttore dell'ufficio degli astronauti, assumendo nel 1996 l'incarico di direttore tecnico del Johnson Space Center. Dopo 42 anni di servizio presso la NASA, Young si ritirò definitivamente dal lavoro nel dicembre del 2004.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 09:59:30
RICHARD WIDMARK

Richard Widmark (Sunrise Township, 26 dicembre 1914 – Roxbury, 24 marzo 2008 - 93 ANNI )

................................................................ è stato un attore statunitense.


Figlio di Carl Widmark ed Ethel Mae (lui di origini svedesi, lei scozzesi ed inglesi), crebbe a Princetown, Illinois, e si laureò al Lake Forest College nel 1938.
 
Il suo debutto teatrale a Broadway avvenne nel 1943 con Kiss and Tell, mentre l'esordio cinematografico risale al 1947 nel noir Il bacio della morte, diretto da Henry Hathaway, in cui interpretò il ruolo di Tommy Udo, un gangster psicopatico che, in una scena rimasta sinistramente celebre, uccide un'anziana disabile in sedia a rotelle, spingendola giù dalle scale. Per questa interpretazione Widmark ottenne strepitosi consensi dalla critica, ricevendo una nomination agli Academy Awards e vincendo il Golden Globe.
 
Nel settembre 1999, all'età 84 anni, si risposò con Susan Blanchard, che era stata la terza moglie di Henry Fonda, suo grande amico.

Sua figlia Anne Heath Widmark ha sposato il grande giocatore di baseball Sandy Koufax.

Nel maggio 2001 il Museum of Modern Art di New York gli rese omaggio, dedicandogli un'ampia retrospettiva dei suoi film.

Widmark morì il 24 marzo 2008, all'età di 93 anni, nella sua casa a Roxbury in Connecticut, dove viveva dal 1950.

L'attore non poté essere arruolato durante la seconda guerra mondiale a causa di un timpano perforato e, nonostante avesse recitato in molti film a sfondo violento, disprezzò sempre la violenza e le armi. Successivamente alla sua carriera di attore, si impegnò a promuovere leggi più severe per il controllo delle armi da fuoco negli Stati Uniti.

E’ stata una delle facce da vero cattivo di Hollywood. Quella indimenticabile dello piscopatico de Il bacio della morte (1947), suo film d'esordio, ma anche quella dell'ancora più il cattivo chirurgo in Coma Profondo (1978). Richard Widmark, nato a Sunrise, Minnesota, il 26 dicembre del 1914, è stato con il suo fisico statuario un attore perfetto per i film d'azione, soprattutto i western come Cavalcarono insieme del 1961 di John Ford, dove ha il ruolo di cattivo in contrapposizione al buono James Stewart.

Widmark, diplomato al Lake Forest College di Chicago era nato come attore di teatro. Esordisce a Broadway con il dramma 'Kiss and Tell' nel 1943 e già con il suo primo film, Il bacio della morte di Henry Hathaway, ottiene la nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista. Nel film è Tommy Udo, gangster cinico, crudele e sadico capace di buttare una vecchietta paralitica giù dalle scale con grande disinvoltura.

Nel 1948, in La strada senza nome, veste ancora i panni di un criminale spietato e capace di ogni perfidia. Molti i suoi personaggi in divisa o nelle vesti di pubblico ministero come nel caso di Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer. Negli anni Settanta lo troviamo in film di Sidney Lumet, Robert Aldrich, Michael Crichton, ma poi lavora anche in Blackout (1985) di Hickox, e Tutti colpevoli (1987) di Schloendorff.

Altri film importanti della sua carriera sono stati Mano pericolosa (Pick up on South Street) di Samuel Fuller, un classico del genere noir, e appunto Vincitori e Vinti (Judgement at Nuremeberg), film sul processo di Norimberga in cui, caso raro, Widmark interpretava la parte di un buono, quella di un colonnello alleato, accusatore di gerarchi nazisti. Il suo ultimo film da attore è stato True Colors di Herbert Ross, uscito in sala nel 1991. Una curiosità: nel 1982, insieme a Gene Wilder, si concesse anche un giallo comico, Fuga per due, firmato da Sidney Poitier. Widmark è morto il 24 marzo del 2008 a Roxbury, nel Connecticut.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 10:28:19
HENRY  FONDA

Henry Jaynes Fonda (Grand Island, 16 maggio 1905 – Los Angeles, 12 agosto 1982 - 77 anni )

................................................................ è stato un attore statunitense.
 
Interprete di personaggi dalla spiccata integrità morale, dopo i primi passi come attore a Broadway, Fonda fece il suo debutto a Hollywood nel 1935 e per quasi cinque decenni a Hollywood fu uno degli attori più attraenti, versatili e popolari dello schermo. La sua carriera ebbe una svolta con l'interpretazione del personaggio di Tom Joad nel film Furore (1940), un adattamento dell'omonimo romanzo di John Steinbeck in cui si narrano le vicissitudini di una famiglia dell'Oklahoma che si sposta nell'ovest degli Stati Uniti durante il Dust Bowl. Henry Fonda fu interprete di grandi classici del western come Alba fatale (1943), di commedie come Mister Roberts (1955) e dell'intenso dramma giudiziario La parola ai giurati (1957).
 
In contrasto con i suoi tipici personaggi positivi e incorruttibili, Fonda seppe rinnovare la propria immagine cinematografica accettando di interpretare la parte del misterioso Frank, crudele antagonista di Charles Bronson in C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone.
 
Tornò a vestire, ad ogni modo, un altro ruolo atipico nella sua carriera cinematografica, questa volta dalla parte del bene, sempre per idea di Sergio Leone, nel western Il mio nome è Nessuno di Tonino Valerii, affiancato da un giovanissimo Terence Hill.
 
È il patriarca di una famiglia di celebri attori, che include i figli Jane Fonda e Peter Fonda ed i nipoti Bridget Fonda e Troy Garity. Soprannominato "Hank" da colleghi e amici più cari, nel 1999 venne nominato sesto tra le migliori star maschili di tutti i tempi dall'American Film Institute.

Henry Fonda nacque a Grand Island (Nebraska), dal pubblicitario William Brace Fonda e da Herberta Krueger Jaynes. La famiglia Fonda, da parte del bisnonno paterno, era emigrata da Genova nel 1500 nei Paesi Bassi, trasferendosi poi nel 1600 nelle colonie inglesi del Nord America in una cittadina attualmente chiamata Fonda, nell'attuale stato di New York; la bisnonna, Harriet McNeill, era un'immigrata irlandese.
Studiò giornalismo alla University of Minnesota ma non si laureò e, a 20 anni, iniziò la sua carriera d'attore nella Omaha Community Playhouse.
Si spostò quindi sulla costa atlantica per proseguire la carriera artistica in teatro. Risale a quell'epoca l'inizio della sua lunga amicizia con James Stewart, con il quale si recò a New York City e con il quale divise una camera in affitto, iniziando a lavorare nelle produzioni teatrali di Broadway, dove incontrò l'attrice Margaret Sullavan, che fu la prima delle sue cinque mogli (alla quale seguirono Frances Seymour Brokaw, da cui ebbe i figli Jane e Peter, Susan Blanchard, Afdera Franchetti e infine Shirley Adams).
Fonda lavorò a New York dal 1926 al 1934 e la sua prima apparizione cinematografica ebbe luogo nel 1935, quando recitò come protagonista nell'adattamento cinematografico di The Farmer Takes a Wife (Il contadino prende moglie), prodotto dalla 20th Century Fox, in un ruolo che era già stato suo nella versione rappresentata a Broadway e che aveva lo stesso titolo del film.
La sua immagine cinematografica è legata a personaggi di spiccata integrità morale, che hanno animato capolavori quali Alba di gloria (1939) (nelle vesti di Abraham Lincoln) e Furore (1940), entrambi diretti da John Ford, o Il ladro di Alfred Hitchcock, dove Fonda interpretò il ruolo di Manny Balestrero, un mite padre di famiglia che viene scambiato per un rapinatore. Con Ford girò anche Sfida infernale (1946), considerato un classico del genere western, mentre nel 1957 fu protagonista de La parola ai giurati, significativo e coraggioso film giudiziario del giovane e promettente regista Sidney Lumet. Per la sua interpretazione, Fonda ricevette un BAFTA quale miglior attore internazionale.
Ma il volto affascinante di Fonda è anche quello del misterioso cattivo in C'era una volta il West di Sergio Leone, il film che racconta il crepuscolo del vecchio West attraverso ricordi e orizzonti, speranze e promesse. Nel 1973 interpretò Jack Beauregard nel film Il mio nome è Nessuno con Terence Hill.
Nel 1970 partecipò alla campagna no profit statunitense Love. It Comes in All Colors contro il razzismo realizzata dal National Urban Coalition.

L'attore, anziano e già malato, chiuse la sua splendida carriera con il premio Oscar per il film Sul lago dorato (1981), dove ad affiancarlo furono la figlia Jane e un'altra leggenda del cinema, Katharine Hepburn

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 10:37:59
GIULIO TREMONTI

Giulio Tremonti (Sondrio, 18 agosto 1947)
............................................... è un politico e avvocato italiano, più volte Ministro dell'Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana.

È stato visiting professor a Oxford , a Cambridge e in altre prestigiose università tra cui la Yale University. È stato vicepresidente di Forza Italia dal 2004 fino allo scioglimento del partito, confluito nel 2009 nel Popolo della Libertà. Nel 2012 lascia il Pdl e fonda Lista Lavoro e Libertà.
È sposato con Fausta Beltrametti.

Giulio Tremonti è professore universitario dal 1974, ora è ordinario nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pavia.
È avvocato patrocinante in Cassazione.
È autore di libri ed articoli: “Uscita di sicurezza” (2012), “La paura e la speranza” (2008), “Rischi fatali” (2005), “Lo Stato criminogeno” (1997), “Il fantasma della povertà” (1995). Con G. Vitaletti: “Le cento tasse degli italiani” (1986), “La fiera delle tasse” (1991), “Il federalismo fiscale” (1994). Con Cassese, Gargano e Treu: "Nazioni senza ricchezza, ricchezze senza nazione" (1993).

È stato Visiting Professor nell’Institute Comparative Law, Oxford. Ha tenuto dibattiti e conferenze, in Italia e all’estero: “Oxford Union Society”; “Cambridge Union Society”; “Humboldt Unersität”, "Yale University – School of Law"; "Chatham House"; "Freiburg Universität -
Walter Eucken-Vorlesung"; "Herzliya Conference", Tel Aviv; "Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese", Pechino.
È condirettore della “Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze”.
È socio dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.
Pubblica i suoi articoli sui principali quotidiani europei.
 
Deputato al Parlamento Italiano, è stato Vicepresidente della Camera dei Deputati, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Ministro delle Finanze, Ministro dell’Economia e delle Finanze, coordinatore dei Ministri delle finanze del partito Popolare Europeo.

di Giulio Tremonti: "Quando il crepitare degli spread fa vacillare la fiducia in noi stessi e lo spirito dell’Unione Europea, è chiaro il rischio che emergano qua e là, e a partire proprio dalla civilissima Europa, i primi segni di un tipo nuovo di fascismo: il fascismo finanziario, il fascismo bianco."
Mettere l’ordine al posto del caos; separare l’attività produttiva dall’attività speculativa; chiudere la bisca della finanza, in modo che siano i giocatori e non noi a pagare per le perdite sulle puntate; ristabilire il primato delle regole; pensare a investimenti pubblici in beni di interesse collettivo.
Solo così, mettendo la ragione al posto degli spread, l’uomo al posto del lupo, il pane al posto delle pietre, si può uscire da questo mostruoso videogame in cui siamo entrati senza capirlo e senza volerlo.
In questo libro c’è la traccia per arrivare insieme all’uscita di sicurezza.

Carriere Politica :
Giulio Tremonti è nato da una famiglia, da parte paterna, originaria di Lorenzago di Cadore in provincia di Belluno e, da parte materna, originaria di Benevento. Dopo aver frequentato il Liceo Classico "Piazzi" di Sondrio, si è laureato in giurisprudenza all'Università di Pavia, alunno del Collegio Fraccaro. Il suo maestro fu Gian Antonio Micheli che era succeduto a Calamandrei nella cattedra di Diritto processuale civile a Firenze. Tremonti, di famiglia liberale, si avvicina alle idee socialiste dopo l'università, durante il servizio militare prestato come soldato semplice.
 
Nella prima metà degli anni settanta, appena ventisettenne, diventa docente di Diritto tributario nell'università in cui era stato allievo. Alla fine degli anni settanta comincia a fare attività professionale in una società di consulenza e revisione internazionale. Soltanto a partire dagli anni ottanta si avvicina alla politica. Comincia a collaborare per il Corriere della Sera chiamato da Piero Ostellino (collaborerà dal 1984 al 1994) e a scrivere alcuni libri politici per Laterza, Mondadori, Il Mulino.
 
Candidato nelle liste del PSI alle politiche del 1987 in quanto vicino a Gianni De Michelis, tra il 1979 e il 1990 fu uno stretto collaboratore e consigliere degli ex ministri delle Finanze Franco Reviglio e Rino Formica. Per un breve periodo, negli anni novanta, ha fatto parte di Alleanza Democratica, e poi del movimento politico fondato da Mario Segni, il Patto Segni, con il quale venne eletto deputato nel 1994. Appena eletto, Tremonti passò, attraverso la Federazione Liberaldemocratica, a Forza Italia e votò la fiducia al primo governo Berlusconi, nel quale divenne Ministro delle Finanze.
 
Rieletto alla Camera dei deputati nel 1996 e nel 2001 nelle liste di Forza Italia, fu chiamato nel secondo governo Berlusconi alla guida del neonato Ministero dell'Economia e delle Finanze, risultato dell'accorpamento del "Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica" e del "Ministero delle Finanze". Dopo più di tre anni nell'incarico fu costretto alle dimissioni il 3 luglio 2004: in quel periodo la maggioranza dell'epoca andò incontro ad un periodo di crisi, dovuta alle forti divergenze in materia di economia con Gianfranco Fini, allora vice Presidente del Consiglio.
 
La disputa raggiunse toni elevati, al punto che Fini denunciò dei "conti truccati" nella legge finanziaria del 2003, relativi alla differenza di due miliardi di euro fra manovra annunciata e riduzioni effettivamente ottenute, che Tremonti addusse a ragioni contabili.[1] Alla fine, rassegnò le dimissioni, e l'interim del suo ministero fu assunto dal Presidente del Consiglio Berlusconi. In seguito il dicastero venne assegnato a Domenico Siniscalco, cui spettò il compito di impostare la legge finanziaria per il 2004.
 
Il terzo governo Berlusconi sorto il 23 aprile 2005, all'indomani della crisi politica che aveva investito la Casa delle Libertà dopo la sconfitta delle elezioni regionali del 2005 vide inizialmente ancora il suo successore, Siniscalco, confermato all'economia e finanze. Silvio Berlusconi in quella occasione scelse Tremonti come vicepresidente del Consiglio insieme a Gianfranco Fini, ma, pochi mesi dopo, Siniscalco si dimise sia per divergenze sulle scelte finanziarie, sia per non avere ottenuto l'appoggio del Governo per la sua richiesta di dimissioni del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Il 22 settembre 2005, Tremonti fu nuovamente richiamato al ministero dell'Economia e delle Finanze per la stesura della ultima legge finanziaria prima delle elezioni per il sopraggiunto termine temporale della legislatura. Lasciò l'incarico il successivo 8 maggio 2006, pochi giorni prima della fine della legislatura, cedendo l'interim a Berlusconi per gli ultimi 9 giorni.
 
Dal 4 maggio 2006 al 28 aprile 2008 (XV Legislatura) è stato uno dei vicepresidenti della Camera dei deputati. Terminata la legislatura in cui è stato all'opposizione contrapponendosi al Governo Prodi II, è tornato dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, esattamente due anni dopo, al vertice del ministero economico per la quarta volta con il Governo Berlusconi IV. Attualmente è anche presidente dell'Aspen Institute Italia e saltuario collaboratore del Corriere della Sera. Il 12 novembre 2011, con le dimissioni di Silvio Berlusconi da Presidente del consiglio dei ministri, ha interrotto ogni tipo di attività politica tanto all'interno delle istituzioni quanto a livello personale.[senza fonte]
 
Il 6 ottobre 2012, a Riccione fonda il movimento "3L" (Lista Lavoro e Libertà per la Patria), in netta opposizione con il Governo Monti.[2] Il movimento raggiunge in dicembre un accordo elettorale con la Lega Nord per le Politiche 2013 e per le regionali in Lombardia.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 11:02:23
JEAN PIERRE LELOIR

Jean-Pierre Leloir (1931-2010)

......................................................fotografo, giornalista, scrittore.

Li aveva fotografati proprio tutti e, quando diciamo proprio tutti, intendiamo proprio tutti tutti,  tra i mille e mille scatti della sua vita, quelli per i quali è entrato nella leggenda sono quelli che ritraggono Jacques Brel, Leo Ferré e Georges Brassens mentre vengono intervistati per la rivista Rock&Folk; (fondata da lui medesimo).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 11:14:49
RUDYARD KIPLING

Joseph Rudyard Kipling (Bombay, 30 dicembre 1865 – Londra, 18 gennaio 1936 - 70 anni)

............................................................. è stato uno scrittore e poeta britannico, nato in India.


 
La sua opera più nota è il racconto per ragazzi Il libro della giungla (The Jungle Book) (1894).
Famoso è anche il racconto di spionaggio ambientato in India Kim (1901), il romanzo Capitani coraggiosi (1897), oltre alle poesie Gunga Din (1892), Se (If) (1895) e Il fardello dell'uomo bianco (The White Man's Burden) (1899).

Kipling nacque in una casa coloniale tuttora parte del Sir J.J. Institute of Applied Art di Bombay. Suo padre era John Lockwood Kipling, un insegnante alla Jeejeebhoy School of Art, e sua madre si chiamava Alice Macdonald: alla nascita del loro figlio primogenito, la coppia decise di chiamarlo Rudyard in onore del lago Rudyard, nello Staffordshire, dove si erano conosciuti e corteggiati.
 
All'età di 6 anni venne mandato in Inghilterra insieme alla sorella di tre anni, dove ricevettero l'educazione elementare da un'istitutrice di nome Holloway: i maltrattamenti della donna, che si prolungarono fino a che non le venne tolto all'età di dodici anni, lasciarono una profonda influenza sulle sue opere ed in particolare sulla simpatia per i bambini, anche per i più ribelli. La sua zia materna sposò il pittore Edward Burne-Jones ed i bambini passarono spesso il Natale a casa dell'artista.
 
Dopo un breve periodo allo United Services College, che fu anche ambientazione dei suoi racconti Stalky & Co., nel 1882 Kipling tornò in India dai genitori a Lahore (oggi parte del Pakistan). Iniziò a lavorare come redattore per un piccolo giornale locale, il Civil & Military Gazette, e tentò numerose pubblicazioni come poeta, la prima delle quali ad andare a buon fine fu nel 1883. Intorno al 1880 iniziò a viaggiare per l'India come corrispondente per il giornale Allahabad Pioneer; anche i suoi romanzi iniziarono a vendere bene e pubblicò sei racconti brevi nel 1888, tra cui The Man Who Would Be King.
Nel 1889 Kipling iniziò un lungo viaggio attraverso Birmania, Cina, Giappone e California, prima di attraversare gli Stati Uniti e l'Oceano Atlantico, stabilendosi a Londra. I suoi diari di viaggio From Sea to Sea and Other Sketches, Letters of Travel sono in gran parte risalenti a questo periodo e riprendono anche alcuni articoli scritti per il giornale. Da quel momento in poi, la sua fama crebbe rapidamente ed egli divenne in breve tempo la voce dell'imperialismo. Il suo primo romanzo, The Light that Failed, fu pubblicato nel 1890. Il più famoso dei suoi poemi è probabilmente The Ballad of East and West. Nel 1886 venne iniziato come Massone nella Loggia "Hope and Perseverance" di Lahore, per la quale scrisse la famosa poesia Mother Lodge (Loggia madre).
 
Nel 1892 Kipling sposò Caroline "Carrie" Balestier: durante la luna di miele, la banca di Kipling fallì e la coppia fu costretta a ritornare nel Vermont, dove viveva la famiglia di lei. Rudyard e la moglie vissero in America per i successivi quattro anni e costruirono una casa a Brattleboro che tuttora esiste, in Kipling Road. Fu durante questo periodo che Kipling iniziò a scrivere racconti per bambini e diede alle stampe Il libro della giungla (1894) e Il secondo libro della giungla (1895).
 
Kipling lasciò il Vermont dopo una lite con il cognato, che lo trascinò in tribunale: lui e la moglie tornarono in Inghilterra, dove nel 1897 pubblicò Capitani coraggiosi e, nel 1899, Stalky & Co. Nel 1898 iniziò una serie di viaggi annuali in Africa durante la stagione invernale: lì divenne amico di Cecil Rhodes mentre raccoglieva materiale per le sue Storie proprio così (Just So Stories for Little Children), successivamente pubblicato (1902) come preludio a Kim. Tra le poesie che Kipling compose in quel periodo, figurano Gunga Din (1892, da cui nel 1939 il regista George Stevens trasse l'omonimo film interpretato da Cary Grant e Joan Fontaine) e The White Man's Burden (1899); come saggista, fu coinvolto nel dibattito sulla responsabilità britannica nella formazione della flotta tedesca (i suoi articoli sono raccolti nell'antologia A Fleet in Being).
 
Il XX secolo vide Kipling all'apice della sua popolarità: ottenne il premio Nobel per la letteratura a soli 41 anni (il più giovane fino a oggi (3/2012)) nel 1907 per Il libro della giungla e pubblicò Puck of Pook's Hill (1906) e Rewards and Fairies (1910).
Il nome di Kipling era così strettamente legato al colonialismo che, con la prima guerra mondiale, la sua popolarità ebbe a soffrire del contraccolpo. Comunque all'inizio della Prima guerra mondiale cominciò a svolgere l'incarico di corrispondente di guerra, prima sul fronte occidentale, poi su quello italiano;[1] ed entrò a far parte della Sir Fabian Ware's Imperial War Graves Commission (successivamente rinominata Commonwealth War Graves Commission). Nello stesso periodo il suo figlio maggiore John morì nella battaglia di Loos (1915), a lui aveva dedicato una delle più famose composizioni: la poesia Se (pubblicata nel 1895).Con la crescente popolarità dell'automobile, Kipling tornò ad essere un corrispondente itinerante per l'Europa e scrisse alcuni tra i suoi più begli articoli. Nel 1922 venne chiamato dall'Università di Toronto per organizzare le cerimonie di laurea, lavoro di cui fu entusiasta. Lo stesso anno divenne rettore della St Andrews University, carica che gli rimase fino al 1925.
 
Kipling morì nel 1936 di emorragia cerebrale, a settant'anni, poco dopo una falsa notizia della sua morte riguardo alla quale aveva commentato: Ho appena appreso di essere morto dal vostro giornale: non dimenticate di cancellarmi dalla vostra lista di abbonati.
Kipling è rimasto una figura importante nella cultura popolare anche durante le sue massime punte di sfortuna critica: fu soprattutto importante, in particolare, per la nascita della fantascienza attraverso John W. Campbell e Robert A. Heinlein. Riferimenti a Kipling sono costanti in fantascienza, soprattutto in autori come Poul Anderson.
 
I suoi scritti sono anche stati usati largamente da Robert Baden-Powell come strumenti pedagogici nello scautismo; in particolar modo Il libro della giungla è il testo che fa da sfondo alle attività svolte dagli scout più piccoli (dagli otto agli undici anni) chiamati lupetti.
Kipling ha scritto la storia e la sceneggiatura di Without Benefit of Clergy, film muto del 1921, diretto da James Young. In questo film, Kipling appare nei titoli anche come scenografo.
 
Dai libri di Kipling sono inoltre stati tratti numerosi film, anche d'animazione.
 
Il solo Il libro della giungla ha avuto 2 popolarissime riduzioni a cartone animato di Walt Disney nel 1967 e nel 2003, mentre nel 1942 ne era stato tratto il primo film, che ha avuto a sua volta due remake nel 1994 e 1998. Famosa è anche la serie animata giapponese del 1989 dal titolo "Jungle Book Shonen Mowgli"
 
Altro romanzo di Kipling adattato al grande schermo è stato Kim con l'omonimo film del 1950 (con Dean Stockwell ed Errol Flynn), seguito da una versione televisiva inglese nel 1984 e dal cartone animato della RAI nel 2009.
 
Anche L'uomo che volle essere re ha avuto la trasposizione cinematografica nel 1975, col titolo L'uomo che volle farsi re: diretta da John Huston e con Sean Connery e Michael Caine per protagonisti, vede anche la partecipazione di Christopher Plummer nel ruolo dello stesso Kipling.Kipling era un incallito fumatore di sigaro. In un'occasione dette dimostrazione del suo britannico sense of humour dichiarando: «Una donna è una donna, ma un buon sigaro fa anche fumo».

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 11:34:37
GIOVANNI PASCOLI

Giovanni Agostino Placido Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912 - 56 ANNI)

.............................................. è stato un poeta italiano e una figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento.
 
Pascoli, malgrado la sua formazione eminentemente positivistica, è, insieme a Gabriele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano. Dal Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.
Pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), Pascoli manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente, la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci e le nuove tematiche decadenti, cui si accompagna un notevole sperimentalismo metrico e fonetico.Per pochi scrittori come per Pascoli le vicende della prima giovinezza furono determinanti nello sviluppo creativo della maturità: sembra quasi impossibile comprendere il vero significato di gran parte - e sicuramente la più importante - della sua produzione poetica, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo.

Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli in suo onore), in una famiglia agiata, quarto dei dieci figli - due dei quali morti molto piccoli - di Ruggero Pascoli, amministratore della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente "Zvanì".Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva quasi dodici anni, il padre Ruggero venne assassinato con una fucilata mentre sul proprio calesse tornava a casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero per sempre oscuri, nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia La cavalla storna: il probabile mandante fu infatti il malavitoso Pietro Cacciaguerra (al quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano), possidente e contrabbandiere, che voleva succedere a Ruggero nell'incarico, mentre i due sicari furono Luigi Pagliarani detto Bigecca (probabilmente colui che è invece sottinteso come assassino ne La cavalla storna), e il suo complice Michele Dellarocca, estremisti politici che lo consideravano un "servo dei padroni", oltre a essere entrambi coinvolti in affari illeciti nella zona della Torre.
Il trauma lasciò segni profondi nella vita del poeta. La famiglia cominciò dapprima a perdere gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la madre, per un attacco cardiaco e la sorella Margherita, di tifo, nel 1871 il fratello Luigi, colpito da meningite, e, successivamente, nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, anche lui di tifo, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare a Rimini. Le due sorelle Ida e Maria furono messe dal tutore, uno zio, a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove rimangono dieci anni, mentre i quattro fratelli vivranno insieme, e Giovanni studierà a Urbino dagli Scolopi, grazie ad un assegno per gli studi concesso dai Torlonia, che danno anche a Giacomo la possibilità futura di divenire un loro agente.
Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta viene presentato come un ragazzo solido e vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo ed a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre.Nel 1871, all'età di sedici anni e dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite il 19 ottobre dello stesso anno, Pascoli dovette lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino, e si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare; giunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo (19 anni), Raffaele (14), Alessandro Giuseppe, (12), Ida (8), Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù).
«L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario».
 Pascoli terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver fallito l'esame di licenza a Firenze.Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) Pascoli si iscrisse all'Università di Bologna, dove ebbe come docenti, tra gli altri, il poeta Giosuè Carducci e il latinista Giovanni Battista Gandino, e diventò amico del poeta e critico Severino Ferrari. Conosciuto Andrea Costa ed avvicinatosi al movimento anarco-socialista, cominciò, nel 1877, a tenere comizi a Forlì e a Cesena.
 Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico lucano Giovanni Passannante ai danni del re Umberto I, il giovane poeta lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».[3] La paternità del componimento fu oggetto di controversie, poiché la sorella Maria e Piero Bianconi negarono che egli abbia scritto tale ode (Bianconi la definì «la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana»). Tuttavia, Gian Battista Lolli, vecchio segretario della federazione socialista di Bologna e amico del Pascoli, era presente durante la lettura e attribuì al poeta la realizzazione della lirica.Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879, per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il loro processo, il poeta urlò: «Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori!».[6] Dopo poco più di cento giorni, Pascoli esce di galera ed entra in una fase di depressione, nella quale più volte pensa al suicidio, decidendo di non riprendere gli studi. Si sente un fallito e deve essere ospitato dal fratello.Dopo la laurea, conseguita nel 1882 con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Qui volle vicino a sé le due sorelle minori Ida e Maria, uscite dal collegio, con le quali tentò di ricostituire il primitivo nucleo familiare.
Il 22 settembre 1882 fu iniziato alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato rinvenuto nel 2002.
Dal 1887 al 1895 insegnò a Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Intanto iniziò la collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni fino al 1900.
Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gettarono progressivamente Pascoli, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo condussero in una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo: il poeta abusa di vino e cognac, come riferisce anche nelle lettere.[12][13] Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo "nido di Castelvecchio", dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia una missiva al cappellano militare padre Giovanni Semeria: "Io penso molto all'oscuro problema che resta... oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande Morte! Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse."
 
Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove accettava l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La Mirabile Visione (1902). Quindi il 1906 assunse la cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna succedendo a Carducci. Qui ha allievi che saranno poi celebri, tra cui Aldo Garzanti.
 
Nel novembre 1911, presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino Inno a Roma in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come una anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche. Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni. Sarà il suo ultimo compleanno: poco tempo dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi epatica[14]; nelle memorie della sorella viene invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato[15], forse per nascondere l'abuso di alcool. La malattia lo porta alla morte il 6 aprile 1912 nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 4. Il certificato di morte riporta come causa un tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria.[16][17] Pascoli venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice delle opere postume.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 11:51:03
PABLO NERUDA

Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973 -69 ANNI),

........................................ è stato un poeta e attivista cileno.


Viene considerato una delle più importanti figure della letteratura latino americana contemporanea.
Scelse l'appellativo d'arte Pablo Neruda, in onore dello scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda, e che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale. È stato insignito nel 1971 del Premio Nobel per la letteratura.
Ha anche ricoperto per il proprio Paese incarichi di primo piano diplomatici e politici. Inoltre è conosciuto per la sua adesione al Comunismo, la sua candidatura a Presidente del Cile nel 1970, e il successivo sostegno al socialista Salvador Allende. Morì in un ospedale di Santiago poco dopo il golpe di Pinochet nel 1973.
Neruda nacque il 12 luglio 1904 da un impiegato delle ferrovie e da una insegnante che morì per la febbre lasciandolo orfano a solo un mese dal parto. Si trasferì con il padre a Temuco dove, dalle nuove nozze del genitore (con una donna che "Neftalì" chiamava Mamadre), che aveva già un figlio di nove anni più vecchio, il fratellastro Rodolfo; aveva anche una sorella, di nome Laurita. Il giovane Neruda, soprannominato Neftalì dal secondo nome della madre, dimostrò un interesse per la scrittura e la letteratura avversato dal padre ma incoraggiato dalla futura vincitrice del Premio Nobel Gabriela Mistral, che fu sua insegnante durante il periodo di formazione scolastica. Il suo primo lavoro ufficiale come scrittore fu l'articolo "Entusiasmo y perseverancia", pubblicato ad appena 13 anni sul giornale locale "La Mañana" diretto dallo zio adottivo. Nel 1920 iniziò ad utilizzare per le sue pubblicazioni lo pseudonimo di Pablo Neruda, con cui è tutt'oggi pressoché esclusivamente conosciuto, in modo di poter scrivere poesie senza che il padre(il quale riteneva quest'arte un'attività poco "rispettabile") lo scoprisse.
L'anno successivo, il 1921, si trasferì a Santiago per studiare la lingua francese e con l'intenzione iniziale di diventare in seguito insegnante, idea ben presto abbandonata per la poesia.
Nel 1923 pubblicò il suo primo volume in versi, Crepusculario, che fu apprezzato da scrittori come Alone, Raúl Silva Castro e Pedro Prado, seguito, a distanza di un anno, da Veinte poemas de amor y una canción desesperada, una raccolta di poesie d'amore, di stile modernista, e di stile erotico, motivo che spinse alcuni a rifiutarlo. Con questa raccolta è stato riconosciuto e tuttora essa è una delle sue opere maggiormente apprezzate.
Neruda si ritrovò in una condizione di povertà che lo costrinse ad accettare nel 1927 un incarico di console onorario nel Sudest asiatico, in Birmania, seguito da altri innumerevoli incarichi. Sull'isola di Giava si sposò con una impiegata di banca di nazionalità olandese, Maryka Antonieta Hagenaar Vogelzang. Durante i suoi incarichi diplomatici, Neruda riuscì a comporre un gran numero di poesie, sperimentando varie forme poetiche tra cui quelle surrealistiche che si possono trovare nei primi due volumi di Residencia en la tierra che risalgono a questo periodo. Prima di ritornare in Cile, ottenne altre destinazioni diplomatiche, dapprima a Buenos Aires, quindi in Spagna, a Barcellona, dove in seguito sostituì Gabriela Mistral nella carica di console a Madrid. In questo periodo conobbe altri scrittori come Rafael Alberti, Federico García Lorca e il poeta peruviano César Vallejo. Durante la permanenza nella capitale spagnola nacque la figlia Malva Marina Trinidad, affetta da idroencefalite di cui morì in tenera età. Sarà proprio lo stato di frustrante prostrazione ed incurabilità dell'unica figlia avuta dal poeta la causa vera dei dissapori sempre più insopprimibili che portarono ad una crisi familiare con la Hagenaar, che giunse al culmine a seguito della frequentazione di Neruda con Delia del Carril, argentina, di vent'anni più anziana di lui. Appassionata fautrice del comunismo, fu lei ad indirizzare l'iniziale tendenza anarco-individualista di Neruda verso gli ideali marxisti.L'abbraccio delle idee comuniste e di solidarietà civile trovò ulteriore humus per Neruda anche nella repulsione che provava nei confronti dei soprusi compiuti dai fascisti di Francisco Franco durante gli anni della guerra civile spagnola. La sua "svolta a sinistra" fu ancora più decisa dopo la barbara uccisione, da parte delle forze del generale Franco, di Federico Garcia Lorca, di cui era divenuto amico: l'appoggio di Neruda al fronte repubblicano, che si opponeva all'allora nascente dittatura franchista, fu totale, sia nei discorsi che negli scritti, come, ad esempio, la raccolta di poesie España en el corazón.
In seguito all'elezione a presidente del Cile di Pedro Aguirre Cerda nel 1938, di cui Neruda era stato sostenitore, il poeta ricevette l'incarico di far evacuare dai campi francesi i 2.000 esiliati spagnoli, per i quali organizzò un trasferimento via mare in Cile utilizzando la nave Winnipeg. In questa occasione gli venne rimproverato di aver privilegiato gli sfollati di fede comunista a scapito degli altri, anche se sembra che la scelta sulle persone da imbarcare fosse stata fatta principalmente dal presidente della repubblica spagnola in esilio, Juan Negrín. L'inconsistenza di queste rimostranze è poi ulteriormente dimostrata dal grande affetto con cui, ancora oggi, è largamente ricordato in Francia.
Tra il 1940 e il 1943 gli venne assegnato l'incarico di console generale a Città del Messico e fu in questi anni che divorziò dalla prima moglie, si sposò con Delia del Carril e apprese della morte della figlia, a soli 8 anni, nei territori occupati dei Paesi Bassi.Il 4 marzo 1945 ottenne la sua prima nomina ufficiale come senatore in seno al partito comunista delle province nordorientali del Cile di Antofagasta e Tarapacá, situate nell'inospitale deserto di Atacama, e pochi mesi dopo prese la tessera del Partito Comunista cileno.
L'anno seguente, il candidato ufficiale del Partito Radicale cileno per le elezioni presidenziali, Gabriel González Videla, gli chiese di assumere la direzione della sua campagna elettorale. A questo incarico il poeta si dedicò con fervore, contribuendo alla sua nomina a presidente, ma rimanendo deluso per l'inaspettato voltafaccia di Videla nei confronti proprio del Partito comunista subito dopo le elezioni. Il punto di non ritorno nel rapporto tra Neruda e Videla fu la violenta repressione con cui quest'ultimo colpì i minatori in sciopero nella regione di Bío-Bío, a Lota, dell'ottobre 1947. I manifestanti vennero imprigionati in carceri militari e in campi di concentramento nei pressi della città di Pisagua. La disapprovazione di Neruda culminò nel drammatico discorso del 6 gennaio 1948 davanti al senato cileno, chiamato in seguito "Yo acuso", in cui lesse all'assemblea l'elenco dei minatori tenuti prigionieri.La reazione di Videla fu l'emanazione di un ordine d'arresto contro Neruda, per sottrarsi al quale il poeta si vide costretto ad intraprendere un duro periodo - 13 mesi - di fuga, nascosto da amici e compagni. Inoltre, Videla promulgò anche la così detta "Ley de Defensa Permenente de la Democracia" (dai detrattori soprannominata invece "Ley maldita"), in base alla quale il Partito Comunista cileno venne dichiarato fuorilegge e oltre 26.000 iscritti vennero cancellati dalle liste elettorali, e i rappresentanti eletti, tra cui Neruda, vennero fatti decadere dalle cariche. Nel marzo 1949 riuscì a rifugiarsi in Argentina dopo un'avventurosa attraversata delle Ande, di cui raccontò nel discorso della cerimonia di consegna del Nobel.
Durante l'esilio argentino durato tre anni, conobbe a Buenos Aires Miguel Ángel Asturias, che ricopriva la carica di addetto culturale per il Guatemala e che riuscì a procurargli un passaporto grazie al quale poté abbandonare l'Argentina. Anche grazie all'aiuto di Pablo Picasso, Neruda riuscì ad arrivare a Parigi, compiendo un'apparizione a sorpresa al "Congresso Mondiale dei Partigiani della Pace", clamorosa in quanto, nel frattempo il governo cileno aveva continuato a negare che Neruda avesse lasciato il territorio natio.
Furono, quelli dell'esilio, anche anni di numerosi viaggi: in Europa, India, Cina, URSS e Messico. Proprio in Messico, Neruda fu colpito da un serio attacco di flebite, strascico delle lunghe costrizioni in luoghi molto angusti cui l'aveva obbligato la latitanza; durante il periodo di cure, conobbe Matilde Urrutia, una cantante cilena, con cui iniziò una relazione e che anni dopo sposò.
Durante il periodo messicano pubblicò il poema Canto General, iniziato anni prima in Cile, in cui descrisse storia, geografia, flora e fauna del Sudamerica. Una versione più breve del manoscritto era stata pubblicata già alcuni mesi prima, in Cile, sulla base dei testi lì lasciati, a cura del Partito Comunista (clandestino per via della citata "Ley de defensa").
Nel 1952, Neruda visse per un periodo in una villa messagli a disposizione da Edwin Cerio a Capri; tale permanenza venne in seguito rappresentata da Massimo Troisi nel film Il postino (1994) (con Philippe Noiret nelle vesti del poeta cileno, e diretto dal regista Michael Radford; sceneggiatura liberamente tratta dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skarmeta).
Dopo il soggiorno a Capri, Neruda si spostò a Sant'Angelo d'Ischia, dove rimase dal gennaio alla fine di giugno del 1952.
Nel 1952, il governo del dittatore Videla era ormai al termine, colpito anche da numerosi scandali per corruzione, e il Partito Socialista presentò la candidatura a nuovo presidente di Salvador Allende, richiedendo contemporaneamente la presenza in patria del suo letterato più illustre al fine di avallarne al meglio l'investitura.
Neruda tornò in Cile in agosto, ritrovando provvisoriamente la moglie Delia del Carril, ma il matrimonio era ormai destinato al naufragio grazie anche alla nuova relazione iniziata in Messico. Di conseguenza, nel 1955, Delia lo lasciò per fare ritorno in Europa.Tuttavia, l'abbandono di Delia non determinò per Neruda quello dell'impegno comunista. Neruda proseguì nel suo impegno politico, prese ad esempio posizione contro gli Stati Uniti durante la crisi dei missili di Cuba e per la guerra del Vietnam.Nel 1970, Neruda fu indicato come uno dei candidati alla carica di presidente della repubblica cilena, ma si ritirò dalla competizione elettorale appoggiando nuovamente Allende e aiutandolo a divenire il primo presidente socialista democraticamente eletto in Cile. Per circa due anni e mezzo riprese allora la carriera diplomatica presso la sede di Parigi, che dovette però lasciare per motivi di salute.
Il 21 ottobre 1971, ottenne, terzo scrittore dell'America Latina dopo Gabriela Mistral nel 1945 e Miguel Ángel Asturias nel 1967, il Premio Nobel per la letteratura. Al suo primo ritorno in patria, l'anno successivo, venne trionfalmente accolto in una manifestazione presso lo stadio di Santiago.Di questi anni sono anche le sue ultime pubblicazioni in vita, La espada encendida e Las piedras del cielo, edite durante il soggiorno parigino. Prima di morire assistette al disfacimento del governo democratico cileno e al colpo di stato del generale Augusto Pinochet dell'11 settembre nonché alla morte del presidente Allende, suo amico personale. Insediatasi la dittatura, i militari cominciarono a vessarlo con le perquisizioni ordinate dal generale golpista; durante una di queste, Neruda avrebbe detto ai militari «Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia». Mentre attendeva di poter espatriare in Messico, il poeta morì il 23 settembre 1973: ufficialmente per un cancro alla prostata, ma più probabilmente, secondo la recente testimonianza del suo autista e guardia del corpo, assassinato nella clinica santa Maria a Santiago (la stessa nella quale, il 22 gennaio 1982, fu assassinato il democristiano Eduardo Frei Montalva) mediante una misteriosa iniezione.
Il suo funerale fu uno dei primissimi momenti di opposizione alla dittatura, poiché avvenne nonostante la presenza ostile e intimidatoria dei militari a mitra spianato che guardavano a vista i partecipanti, come testimonia un filmato clandestino girato all'epoca. Fu, inoltre, un gesto di solidarietà e di ribellione contro l'ultimo sfregio nei confronti di Neruda, compiuto mentre giaceva nel letto d'ospedale: la devastazione, sempre per ordine di Pinochet, delle sue proprietà. La morte e le esequie di Neruda, chiamato nel libro "il Poeta", sono ricordate da Isabel Allende nell'ultima parte del romanzo La casa degli spiriti.L'ultima moglie pubblicò postuma l'autobiografia su cui Neruda aveva lavorato sino al giorno prima di morire, suscitando il risentimento di Pinochet per le dure critiche contro la brutalità della dittatura. Anche di Matilde Urrutia venne pubblicata, nel 1986, un'autobiografia sul periodo trascorso con Neruda, dal titolo Mi vida junto a Pablo Neruda; in Cile, le opere di Neruda vennero riabilitate e rimesse in commercio nel 1990, dopo la caduta della dittatura.
Le tre abitazioni possedute da Neruda in Cile, La Chascona a Santiago, La Sebastiana a Valparaiso, e la Casa de Isla Negra sono oggi musei, gestiti dalla Fondazione Neruda.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 12:19:41
ERNESTO GUEVARA

Ernesto Guevara de la Serna, più noto come Che Guevara o semplicemente el Che , il Che...
...... (Rosario, 14 maggio 1928 – La Higuera, 9 ottobre 1967)

.................................................... è stato un rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e medico argentino.


Guevara fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza solo a Fidel Castro.
Dopo il 1965, lasciò Cuba per attuare la Rivoluzione popolare in altri Paesi, prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano – assistito da forze speciali statunitensi costituite da agenti speciali della CIA – a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso e mutilato delle mani nella scuola del villaggio. Il suo cadavere – dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande – fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara di Cuba.
Ernesto Guevara de la Serna nacque a Rosario, in Argentina, nel 1928 da un'abbiente famiglia borghese. Primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine), sebbene il padre avrà da un secondo matrimonio con la pittrice argentina Ana Maria Erra altri tre figli (Ramon, Maria Victoria e Ramiro), Guevara era figlio di Ernesto Rafael Guevara Lynch (1901 – 1987), un imprenditore argentino di origini basche ed irlandesi, e di Celia de la Serna (1906 – 1965), benestante borghese di remote origini spagnole. Relativamente alla data di nascita si hanno notizie discordi: nella biografia più completa e documentata, quella redatta da Jon Lee Anderson viene citata l'affermazione della madre, la quale asserisce che la data corretta è il 14 maggio.Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Córdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby (militò per un breve periodo anche nel San Isidro), con ottimi risultati. In questo contesto acquisì il soprannome "Fuser", contrazione di "Furibondo Serna", suo tipico grido quando partiva all'attacco.
Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di dodici anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nonostante l'educazione borghese, i suoi amici erano i ragazzi delle baraccopoli di Córdoba, e l'esempio che lo attirava di più il Mahatma Gandhi, sebbene Guevara non credesse che il privilegio potesse essere distrutto senza violenza[3].
Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò dal 1941 nel Colegio Nacional Deán Funes e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina: dopo diverse interruzioni, si laureò il 12 luglio 1953.
Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton Model 18 di 500 cc del 1939, cui Granado aveva dato il soprannome di "La Poderosa II". La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje) da cui, nel 2004, verrà tratto il film I diari della motocicletta, candidato ad innumerevoli premi.
Dopo aver visto la povertà di massa ed esser stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini, legata da una stessa cultura (mestizo), un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'America del Sud e nell'America centrale.Dopo la laurea alla scuola medica dell'Università di Buenos Aires nel 1953, Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Perù, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e El Salvador. Raggiunse il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán guidava un governo populista che cercava di portare avanti una rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie. Intorno a questo periodo Guevara ricevette il famoso soprannome "Che", dovuto all'uso frequente che faceva del tipico intercalare argentino "che".
 
Secondo Jon Lee Anderson, il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista peruviana Hilda Gadea, che lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Hilda faceva parte dell'American Popular Revolutionary Alliance (APRA), un movimento politico guidato da Víctor Raúl Haya de la Torre.
 
Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro, tra cui Antonio "Ñico" López, che aveva preso parte all'attacco della caserma "Carlos Manuel de Céspedes" a Bayamo, nella provincia cubana di Oriente, e che sarebbe morto al ponte Ojo del Toro poco dopo lo sbarco a Cuba della Granma. Guevara si unì a questi moncadistas nella vendita di oggetti religiosi connessi al culto del Cristo nero ed aiutò anche due medici venezuelani specialisti della malaria, Vega e Peñalver.
 La sua situazione economica era piuttosto precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Il 15 maggio 1954, sulla nave svedese Alfhem, arrivò un carico d'armi di alta qualità per la fanteria e per l'artiglieria leggera di marca Škoda, inviato dalla Cecoslovacchia comunista al governo Arbenz. Il carico fu stimato in 2000 tonnellate dalla CIA[5] e, abbastanza stranamente, in appena due tonnellate da Jon Lee Anderson[6] (si pensa però che la stima di Anderson sia il risultato di un errore di stampa).
 Guevara si era recato per breve tempo in El Salvador per procurarsi un nuovo visto ed in seguito era ritornato in Guatemala. Nel frattempo, aveva avuto inizio il colpo di stato di Carlos Castillo Armas, messo in atto con l'appoggio della CIA[5]. Le forze contrarie ad Arbenz non furono in grado di arrestare il trasporto delle armi ceche su ferrovia. In seguito però, riorganizzate e dotate di supporto aereo, iniziarono a guadagnare terreno. Guevara entrò in una milizia armata organizzata dai giovani comunisti, ma ben presto ritornò ai suoi impegni medici. A seguito del colpo di stato, Guevara si era presentato volontario, ma Arbenz consigliò ai sostenitori dotati di cittadinanza estera di abbandonare il paese. Dopo che Hilda fu arrestata, Guevara per breve tempo si rifugiò nel consolato argentino e poi si trasferì in Messico.
Il colpo di stato contro Arbenz, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista, che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le disparità economiche, endemiche in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Questo rafforzò ulteriormente la sua convinzione secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri.Poco dopo l'arrivo in Messico, rinnovò la sua amicizia con Ñico López e con gli altri esuli cubani che aveva incontrato in Guatemala. López lo mise in contatto con Raúl Castro. Dopo essere stato rilasciato, Fidel Castro arrivò a Città del Messico e Raúl gli presentò Guevara. Dopo una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara si convinse che Castro era il capo rivoluzionario che stava cercando ed aderì al Movimento del 26 di luglio che aveva in programma di abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista.
 Anche se i piani prevedevano che Guevara sarebbe dovuto essere solo il medico del gruppo, partecipò comunque all'addestramento militare insieme agli altri membri del movimento e, alla fine del corso, fu segnalato dall'istruttore, il colonnello Alberto Bayo, come il migliore degli allievi. Nel frattempo, anche Hilda Gadea era arrivata dal Guatemala e riprese la sua relazione con Guevara. Nell'estate del 1955 lo informò che era incinta e lui le propose di convolare a nozze. Il matrimonio ebbe luogo il 18 agosto 1955 e la loro figlia, che chiamarono Hilda Beatríz, venne alla luce il 15 febbraio 1956.
Quando il 25 novembre 1956 la nave Granma partì alla volta di Cuba da Tuxpan, nella provincia messicana di Veracruz, Guevara assieme all'italiano Gino Donè Paro[7], al messicano Alfonso e al dominicano Ramon Mejías, detto Pichirillo, erano gli unici non cubani a bordo. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco a La Playa de las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero (Cuba sudorientale). Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. I sopravvissuti, dodici a cui si aggiunsero dei contadini incontrati dopo lo sbarco (per un totale di diciassette uomini)[8], si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre la guerriglia contro il regime.
Negli ultimi giorni del dicembre 1958 diresse l'attacco condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni più rischiose dell'esercito rivoluzionario)[9] su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante la offensiva sulla Sierra Maestra poi sulla Guisa e l'intera campagna delle pianure di Cauto probabilmente ebbero una maggiore importanza militare. Batista, dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali, come il generale Cantillo che aveva incontrato Castro allo zuccherificio abbandonato "Central America", stavano stipulando una pace separata con Castro, fuggì nella Repubblica Dominicana il 1 gennaio 1959.
Il 2 gennaio 1959 la colonna del Che entra nella capitale di Cuba, L'Avana, e occupa la fortezza militare "La Cabaña", eretta al tempo della colonizzazione spagnola. Per i sei mesi in cui rivestì l'incarico di comandante della prigione sovrintese ai processi e alle esecuzioni di circa 55 militari[10], ex ufficiali del regime di Batista, membri del BRAC (Buró de Represión de Actividades Comunistas, "Ufficio repressione attività comuniste"). In questo periodo organizza una scuola di alfabetizzazione per tutti gli ex combattenti e incontra Salvador Allende; Successivamente il Che dedicherà al futuro Presidente del Cile il libro La guerra di guerriglia: "A Salvador Allende che con altri mezzi cerca di ottenere la stessa cosa. Con affetto, Che".
Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco dopo, Guevara iniziò le procedure di divorzio, per porre una fine anche formale al suo matrimonio con Hilda Gadea, da cui si era separato, nei fatti, già prima di partire dal Messico con la Granma. Il 2 giugno 1959, sposò Aleida March, una cubana che faceva parte del Movimento del 26 di luglio, con cui viveva dalla fine del 1958. Dieci giorni dopo, in rappresentanza del governo parte per il Medio Oriente e l'Asia, alla testa di una delegazione economica che ha come obiettivo principale l'apertura di nuovi mercati. Nello stesso anno, durante l'estate, visitò anche l'allora Jugoslavia e fece tappa anche a Fiume, dove i funzionari locali lo accompagnarono nelle fabbriche della zona, come ad esempio il cantiere navale "3 maggio", per capire il sistema aziendale dell'autogestione delle stesse da parte dei lavoratori.
Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'Assemblea Generale dell'ONU[16]. In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione Face the Nation sulla CBS ed incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos[17][18]. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio a un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'Egitto, l'Algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga.
 Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro-asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta"[19][20]. Sorprese quindi il suo uditorio proclamando "I paesi socialisti hanno il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori del mondo occidentale". Delineò anche una serie di misure che, secondo lui, i paesi del blocco comunista avrebbero dovuto prendere per raggiungere questo scopo[21][22]. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto dell'Avana da Fidel e Raúl Castro, Osvaldo Dorticós e Carlos Rafael Rodríguez.
 Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. Dove fosse restò il grande mistero cubano per tutto il 1965, anche se era sempre genericamente considerato il "numero due" del regime dopo Castro. La sua latitanza fu variamente attribuita al relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato avanti da ministro dell'Industria, alle pressioni esercitate su Castro dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filo cinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino si approfondiva, oppure a gravi divergenze tra Guevara ed il resto della dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. I critici di Fidel affermano che le sue spiegazioni sulla scomparsa di Guevara sono sempre sembrate sospette e molti trovano sorprendente che Guevara non dichiarasse mai le sue intenzioni in pubblico, ma solo con una lettera priva di data a Castro.Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 ed il 15 marzo 1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa. Alcune fonti, di solito affidabili, affermano che Guevara convinse Castro ad affidargli questa impresa, mentre altre fonti, di uguale affidabilità, sostengono che fu Castro a convincere Guevara ad intraprendere la missione, argomentando che le condizioni sociali dei diversi paesi latino americani presi in considerazione come possibili "fuochi" di guerriglia non erano ancora ottimali. Lo stesso Castro ha confermato questa seconda versione.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 12:21:35
segue dalla prima


Bolivia :
Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara ed i cubani che lo accompagnavano, la scelta di non iniziare a combattere subito, ma di addestrarsi in questo campo nella regione di Ñancahuazú comportò maggiori rischi. Poco fu fatto per gettare le basi di un esercito guerrigliero.La caccia a Guevara in Bolivia fu guidata da Félix Rodríguez, un agente della CIA che era stato infiltrato a Cuba per prendere contatto con i ribelli dei Monti Escambray e con ambienti anti castristi dell'Avana prima dell'invasione alla Baia dei Porci e che era stato con successo fatto uscire dall'isola dopo il fallimento dello sbarco[31][32]. In Bolivia Felix Rodriguez agiva con il nome di Felix Ramos.Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugiò in un canalone (quebrada) dove fu circondato dalle forze militari. Qui fu catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8 ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi km dal villaggio di La Higuera. Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe. Essendo disarmato, avrebbe detto: «Non sparate. Sono Che Guevara. Posso esservi più utile da vivo che da morto»[33]. Il capo dell'esecutivo boliviano René Barrientos, appena informato della cattura, ordinò l'esecuzione e diffuse un comunicato in cui affermava che Che Guevara era morto in combattimento. Invece Rodrìguez voleva chiedere istruzioni ai suoi superiori. Guevara fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Avrebbe chiesto: «Posso avere qualcosa da mangiare? Mi piacerebbe morire a stomaco pieno»[33], e gli sarebbe stato portato un piatto di montone con patate.Rodríguez riferì la notizia della cattura tramite la rete dell'Agenzia in Sud America, al direttore generale della CIA, Richard Helms, a Langley, in Virginia, mentre governava l'amministrazione Johnson. Che Guevara fu ucciso nel primo pomeriggio successivo, il 9 ottobre 1967. Fu scelto a sorte tra alcuni volontari, Mario Terán, un sergente dell'esercito. Su quanto accadde dopo, esistono diverse versioni. Qualcuno dice che Terán era troppo nervoso, al punto di uscire dal locale e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, non volle guardare Guevara in faccia, così da sparargli alla gola, ferita che sarebbe stata fatale. Per altri ancora, il sergente avrebbe avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito. La versione più accreditata dai simpatizzanti racconta che Guevara ricevette diversi colpi d'arma da fuoco alle gambe, sia per evitare di deturpargli il volto e ostacolarne l'identificazione, sia per simulare ferite in combattimento, così da nascondere l'esecuzione sommaria del prigioniero. Il colpo di grazia al cuore, fu sparato da Felix Rodriguez. Guevara pronunciò diverse parole prima della morte.
Le sue ultime parole sarebbero state: «Addio figli miei, Aleida, Fidel fratello mio». Avrebbe accolto così il suo uccisore: «Lei è venuto a uccidermi. Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo». Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a Vallegrande, dove venne adagiato su un piano di lavaggio dell'ospedale e mostrato alla stampa.

Il soprannome di "Che" venne attribuito a Guevara dai compagni di lotta cubani in Guatemala, e deriva dal fatto che Guevara, come tutti gli argentini, pronunciava spesso la locuzione "che" usata per chiamare l'attenzione di un interlocutore ed equivalente alle locuzioni italiane tu, te o ehi, bene, dunque.

Ernesto Guevara si sposò due volte ed ebbe cinque figli.
 
Il primo matrimonio fu con Hilda Gadea[47] il 18 agosto del 1955, in Messico. Hilda era un'economista e dirigente peruviana del APRA che conobbe Guevara in Guatemala. Insieme ebbero una figlia, Hilda Beatriz Guevara Gadea (1956-1995), nata il 15 febbraio del 1956. Guevara divorziò da Hilda nel 1959, dopo la rivoluzione Hilda ricoprì alti carichi a Cuba dove si era definitivamente trasferita, scrivendo anche un libro dal titolo Che Guevara: los años decisivos. Morì nel 1974 all'Avana.
 
Il secondo matrimonio fu con Aleida March Torres, avvenuto all'Avana il 9 giugno del 1959. Aleida era una militante del Movimento del 26 luglio della provincia di Villa Clara, e conobbe Guevara quando questi stava sviluppando la sua offensiva finale al regime di Batista, poco prima della battaglia di Santa Clara. Insieme ebbero quattro figli: Aleida Guevara March, nata il 17 novembre del 1960, Camilo Guevara March (nato il 20 marzo 1962), Celia Guevara March (14 giugno 1963), ed Ernesto Guevara March (24 febbraio 1965).
 
Lo storico messicano Jorge Castaneda nel suo libro Compañero, vita e morte di un mito menziona anche di un figlio di Guevara avuto da una relazione extramatrimoniale con Lidia Rosa López, Omar Perez, nato il 18 marzo del 1964.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 12:27:37
BENICIO DEL TORO

Benicio Monserrate Rafael del Toro Sánchez, comunemente noto come Benicio del Toro (San Juan, 19 febbraio 1967)

................................................... è un attore portoricano naturalizzato spagnolo, vincitore dell'Oscar al miglior attore non protagonista nel 2001 per l'interpretazione in Traffic.


Benicio del Toro nasce a San Juan il 19 febbraio 1967 figlio di Gustavo Adolfo del Toro Bermúdez, un avvocato portoricano di remote origini catalane, e di Fausta Genoveva Sánchez Rivera, un'avvocatessa portoricana di remote origini basche; del Toro vanta anche origini italiane ed amerinde.
 
La madre muore per epatite quando Benicio ha nove anni. All'età di dodici anni si trasferisce con la famiglia in Pennsylvania, dove vive in una fattoria. Durante gli studi alla University of California a San Diego, dove segue un corso di economia, del Toro si iscrive ad un corso di recitazione, che presto lo cattura.
 
Appare in un certo numero di produzioni studentesche, una delle quali lo porta al Festival di Arti Drammatiche al Lafayette Theatre di New York, dove decide di trasferirsi dalla Pennsylvania per studiare recitazione alla Square Acting School. Vince una borsa di studio per lo Stella Adler Conservatory e poi si trasferisce a Los Angeles per studiare all'Actor's Circle Theatre grazie al quale ottiene i primi ruoli in serie televisive.
 
Il primo ruolo cinematografico è in Big Top Pee Wee - La mia vita picchiatella, poi appare in Agente 007 - Vendetta privata e Uova d'oro, ma diventa noto al grande pubblico grazie alla sua interpretazione di Fenster ne I soliti sospetti, con il quale vince l'Independent Spirit Awards. L'anno seguente è Benny Dalmau in Basquiat di Julian Schnabel, che gli vale il suo secondo Independent Spirit Award, e poi interpreta Gaspare Spoglia in Fratelli di Abel Ferrara.
 
Nel 1998 gira Paura e delirio a Las Vegas il discusso film di Terry Gilliam che ha diviso la critica e nel 2000 appare in Bread and roses. Il personaggio di Javier Rodriguez in Traffic di Steven Soderbergh gli vale il Golden Globe, il Premio dei critici, il Bafta, l'Orso d'argento a Berlino nonché l'Oscar come miglior attore non protagonista nel 2000.
 
Viene nuovamente candidato all'Oscar al miglior attore non protagonista nel 2004 per 21 grammi.
 
I due film Che - Guerriglia e Che - L'argentino, entrambi prodotti nel 2008, lo vedono interprete del noto personaggio storico Che Guevara, e gli hanno valso il premio per il miglior attore al festival di Cannes 2008.
In data 11 aprile 2011, l'addetto stampa di del Toro ha annunciato che Del Toro e Kimberly Stewart (figlia di Rod Stewart) sono in attesa del loro primo figlio, nonostante non avessero una relazione stabile. La Stewart ha dato alla luce una figlia, Delilah il 21 Agosto 2011.
 
Dal 1988 al 1992 è stato legato all'attrice Valeria Golino conosciuta sul set di Big Top Pee-wee - La mia vita picchiatella (1988).


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 12:37:57
SUBCOMANDANTE MARCOS

Il subcomandante Marcos, anche subcomandante insurgente Marcos (19 giugno 1957),

......................................... è un rivoluzionario messicano, portavoce dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

All'interno del EZLN esistono, secondo una stima approssimativa, 76 comandanti, ma un solo subcomandante. Questo perché i comandanti hanno un mandato affidato loro dalle assemblee popolari e in qualsiasi momento il loro titolo potrebbe essere revocato; il subcomandante invece comanda l'esercito e per questo motivo si trova in una posizione gerarchica più alta nonostante l'appellativo subcomandante suggerisca il contrario. Il prefisso "sub" è riconducibile al fatto che egli è al di sotto del popolo, considerato la massima autorità.[1][2]
 
In pubblico si presenta sempre con passamontagna, inoltre porta generalmente un fazzoletto rosso legato al collo ed una pipa in bocca. È identificabile rispetto agli altri comandanti zapatisti da questi due elementi. Il bastone con il quale talvolta appare è il bastone del comando della milizia dell'EZLN, affidatogli dai comandanti. Attualmente vive in clandestinità con la milizia, sulle montagne del Chiapas.
 
Egli stesso, a proposito del suo nome, afferma in un'intervista rilasciata a Jorge Ramos che: «Marcos è il nome di un compagno che morì, e noi prendevamo sempre i nomi di chi moriva, in quest'idea che uno non muore ma continua a lottare».[3] Il nome "Marcos" non sarebbe dunque, come taluni suggeriscono, l'acronimo di alcuni dei comuni occupati dagli zapatisti nel gennaio 1994: Margaritas, Altamirano, Rancho Nuevo, Comitán, Ocosingo, San Cristobal (anche se Comitán non fu conquistata dagli zapatisti; secondo una versione simile, la "C" identificava la comunità di Chanal).

L'Identità : Sebbene Marcos (o il sup) compaia pubblicamente soltanto con il volto coperto da un passamontagna, il governo messicano il 9 febbraio 1995 ha dichiarato di averlo identificato nella persona di Rafael Sebastián Guillén Vicente (Tampico, Messico, 19 giugno 1957), un ex-ricercatore dell'università di Città del Messico.
 
Guillén è nato in Messico; figlio di immigrati spagnoli, ha studiato in una scuola gesuita a Tampico, dove presumibilmente è entrato in contatto con la teologia della liberazione. In seguito si è trasferito nel Distretto Federale (Distrito Federal, o D.F., nome con il quale popolarmente si indica Città del Messico, che costituisce uno stato a sé nella Confederazione messicana) dove si è laureato in filosofia all'Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) con una tesi dal titolo Filosofía y educación: prácticas discursivas y prácticas ideológicas en libros de texto de primaria. In seguito, ha lavorato come professore all'Universidad Autónoma Metropolitana.
 
Marcos ha sempre negato di essere Rafael Guillén. La famiglia di quest'ultimo ha affermato di ignorare dove egli si trovi e si è rifiutata di confermare o smentire l'identificazione fatta dal governo. Durante la grande marcia, che nel 2001 ha portato gli zapatisti a Città del Messico, Marcos ha visitato l'UNAM e nel suo discorso è risultato evidente che fosse già stato in precedenza in quei luoghi. Come molte persone della sua generazione, Marcos fu influenzato dalla Strage di Tlatelolco nel 1968 ed entrò in una organizzazione maoista, passando posteriormente allo zapatismo.
 
Comunque, l’incontro con i movimenti indigeni del Chiapas trasformò la sua ideologia avvicinandola a visioni rivoluzionarie più postmoderniste. Altre idee che ha esposto nei suoi discorsi o azioni sono più collegate con gli ideali marxisti di Antonio Gramsci, molto popolari in Messico quando lui studiava all'università. Non è un errore considerare il Sub-Comandante Marcos un rivoluzionario marxista che ha saputo trasformare le rivendicazioni indios in contestazione del sistema di produzione capitalistico.

Marcos Scrittore : Un elemento non secondario della grande capacità comunicativa di Marcos - capacità che costituisce forse la ragione principale per cui il caso Chiapas è da oltre un decennio all'attenzione dei mass media - è la sua scrittura. I suoi comunicati, le sue lettere sono di pregevolissima fattura. Con lui il comunicato politico è uscito dall'angusto ambito politico per entrare in quello letterario. Vanno ricordati soprattutto due personaggi da lui creati: il vecchio Antonio e Don Durito della Lacandona. Il primo rappresenta il lato indigeno della sua cultura, mentre il secondo è espressione della cultura occidentale. Don Durito infatti è uno scarafaggio che, similmente a Don Chisciotte, pensa di essere un cavaliere errante e tratta lo stesso Marcos come fosse il suo scudiero. Di Don Durito il Premio Nobel per la letteratura Octavio Paz, certo non molto affine politicamente a Marcos, ha detto che si tratta di "un'invenzione letteraria memorabile". Affermazione cui il Subcomandante Marcos ha replicato, con il suo personale gusto per il paradosso, "lui non è un'invenzione, è reale. Io, semmai, sono un'invenzione".
 
Nel 2004 il quotidiano messicano La Jornada ha pubblicato a puntate un romanzo intitolato Morti scomodi (manca quel che manca) (Muertos incómodos) e scritto a quattro mani da Marcos e Paco Ignacio Taibo II. Pubblicato in Francia da Libération e in Italia da Carta (con traduzione di Pino Cacucci), doveva in origine avere come autore anche Manuel Vázquez Montalbán ma l'improvvisa scomparsa di quest'ultimo non ha annullato il progetto; anzi, come ha detto lo stesso Marcos, "a causa della sua assenza abbiamo concepito la nostra parte come un piccolo omaggio a don Manuel". Nel 2005 il romanzo è stato pubblicato in Italia in volume da Marco Tropea Editore.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 14:15:03
GIUSEPPE UNGARETTI

Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970 - 82 ANNI )

.......................................................... è stato un poeta e scrittore italiano

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto, nel quartiere periferico di Moharrem Bey, l'8 febbraio 1888 (ma venne denunciato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data) da genitori italiani originari di Lucca.

Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez, morì due anni dopo la nascita del poeta in un incidente sul lavoro, nel 1890.
La madre, Maria Lunardini, mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale garantì gli studi al figlio, che si poté iscrivere in una delle più prestigiose scuole di Alessandria, la Svizzera École Suisse Jacot.
 
L'amore per la poesia nacque durante questo periodo scolastico e si intensificò grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, una domestica croata ed una badante argentina.
In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La Voce, alla letteratura italiana: inizia così a leggere le opere, tra gli altri, di Rimbaud, Mallarmé, Leopardi, Nietzsche, Baudelaire, quest'ultimo grazie all'amico Moammed Sceab.
Ebbe anche uno scambio di lettere con Giuseppe Prezzolini. Nel 1906 conobbe Enrico Pea, da poco tempo emigrato in Egitto, con il quale condivise l'esperienza della "Baracca Rossa", un deposito di marmi e legname dipinto di rosso che divenne sede di incontri per anarchici e socialisti.
Lavorò per qualche tempo come corrispondente commerciale, ma realizzò alcuni investimenti sbagliati; si trasferì poi a Parigi per svolgere gli studi universitari.
Soggiorno in Francia: Nel 1912 Ungaretti, dopo un breve periodo trascorso al Cairo, lasciò l'Egitto e si recò a Parigi. Nel tragitto vide per la prima volta l'Italia ed il suo paesaggio montano. A Parigi frequentò per due anni le lezioni del filosofo Bergson, del filologo Bédier e di Strowschi, alla Sorbonne e al Collège de France.
 Venuto a contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Apollinaire, con il quale strinse una solida amicizia, e analoga amicizia strinse anche con Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Picasso, De Chirico, Modigliani e Braque. Invitati da Papini, Soffici e Palazzeschi iniziarono la loro collaborazione alla rivista Lacerba.
 Nel 1913 morì l'amico d'infanzia Sceab, suicida nell'albergo di rue des Carmes[4] che condivideva con Ungaretti. Nel 1916, all'interno de Il porto sepolto, verrà pubblicata la poesia a lui dedicata, In memoria.
 In Francia Ungaretti filtrò le precedenti esperienze, perfezionando le sue conoscenze letterarie e il suo stile poetico. Dopo qualche pubblicazione su Lacerba, decise di partire volontario per la Grande Guerra.
 
La Grande Guerra : Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale, Ungaretti partecipò alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario nel 19º reggimento di fanteria, quando il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane ufficiale), vennero stampate in 80 copie presso una tipografia di Udine nel 1916, con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Trascorse un breve periodo a Napoli, nel 1916 (testimoniato da alcune poesie, per esempio Natale: "Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo di strade...") [5]. Il 26 gennaio 1917 a Santa Maria la Longa (UD) scrisse la nota poesia Mattina.
Nella primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti andò a combattere in Francia nella zona di Champagne. Al suo rientro a Parigi il 9 novembre 1918, nel suo attico parigino, trovò il suo amico Apollinaire stroncato dalla Spagnola.
Tra le due guerre
 
Al termine della guerra il poeta rimase a Parigi dapprima come corrispondente del giornale Il Popolo d'Italia, ed in seguito come impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel 1919 venne stampata a Parigi la raccolta di poesie francesi La guerre, che sarà poi inserita nella seconda raccolta di poesie Allegria di naufragi pubblicata a Firenze nello stesso anno.
 
Nel 1920 il poeta sposò Jeanne Dupoix, dalla quale avrà due figli, Anna Maria (o Anna-Maria, come soleva firmare, con trattino alla francese), detta Ninon (17 febbraio 1925) e Antonietto (19 febbraio 1930).
 
Nel 1921 si trasferì a Marino (Roma) e collaborò all'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Egli aderì al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925.
 
In questi anni egli svolse una intensa attività su quotidiani e riviste francesi (Commerce e Mesures) e italiane (sulla La Gazzetta del Popolo), e realizzò diversi viaggi in Italia e all'estero per varie conferenze, ottenendo nel frattempo vari riconoscimenti di carattere ufficiale, come il Premio del Gondoliere. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del Tempo; prime pubblicazioni di alcune sue liriche avvennero su L'Italia letteraria e Commerce. Nel 1923 venne ristampato Il porto sepolto presso La Spezia, con una sbrigativa prefazione di Benito Mussolini, che aveva conosciuto nel 1915, durante la campagna dei socialisti interventisti.[7]
 
L'8 agosto 1926, nella villa di Pirandello, nei pressi di Sant'Agnese, sfidò a duello Massimo Bontempelli a causa di una polemica nata sul quotidiano romano "Il Tevere". Ungaretti fu leggermente ferito al braccio destro e il duello finì con una riconciliazione. Nel 1928 maturò invece la sua conversione religiosa al cattolicesimo, evidente nell'opera Sentimento del Tempo.
 
A partire dal 1931 ebbe l'incarico di inviato speciale per La Gazzetta del Popolo e si recò in Egitto, in Corsica, in Olanda e nell'Italia meridionale, raccogliendo il frutto delle esperienze vissute in Il povero nella città (che sarà pubblicato nel 1949), e nella sua rielaborazione Il deserto e dopo, che vedrà la luce solamente nel 1961. Nel 1933 il poeta aveva raggiunto il massimo della sua fama.
 
Nel 1936, durante un viaggio in Argentina su invito del Pen Club, gli venne offerta la cattedra di letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, che Ungaretti accettò; trasferitosi con tutta la famiglia, vi rimarrà fino al 1942. A San Paolo nel 1939 morirà il figlio Antonietto, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di grande prostrazione interiore, evidente in molte delle poesie raccolte ne Il Dolore del 1947 e in Un Grido e Paesaggi del 1952.

La seconda guerra mondiale e il dopoguerra:
Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e «per chiara fama» professore di letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Roma, ruolo che mantenne fino al 1958 e poi, come "fuori ruolo", fino al 1965. Intorno alla sua cattedra si formarono alcuni intellettuali che in seguito si sarebbero distinti per importanti attività culturali e notevoli carriere accademiche, come Leone Piccioni, Luigi Silori, Mario Petrucciani, Guido Barlozzini, Raffaello Brignetti, Ornella Sobrero, Elio Filippo Accrocca.
A partire dal 1942 la casa editrice Mondadori iniziò la pubblicazione dell'opera omnia di Ungaretti, intitolata Vita di un uomo. Nel secondo dopoguerra Ungaretti pubblicò nuove raccolte poetiche, dedicandosi con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere il suo messaggio, e ottenendo significativi premi come il Premio Montefeltro nel 1960 e il Premio Etna-Taormina nel 1966.
 
Gli ultimi anni : In Italia raggiunse una certa notorietà presso il grande pubblico nel 1968, grazie alle sue intense letture televisive di versi dell'Odissea (che precedevano la nota versione italiana del poema omerico per il piccolo schermo, a cura del regista Franco Rossi).Nel 1958 ricevette la cittadinanza onoraria di Cervia[8]. Nel 1969 fondò l'associazione Rome et son histoire.[9] Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1º gennaio 1970 scrisse l'ultima poesia, L'Impietrito e il Velluto, pubblicata in una cartella litografica il giorno dell'ottantaduesimo compleanno del poeta.
 
Nel 1970 conseguì un prestigioso premio internazionale dell'Università dell'Oklahoma, negli Stati Uniti, dove si recò per il suo ultimo viaggio che debilitò definitivamente la sua pur solida fibra. Morì a Milano nella notte tra il 1º e il 2 giugno 1970 per broncopolmonite. Il 4 giugno si svolse il suo funerale a Roma, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, ma non vi partecipò alcuna rappresentanza ufficiale del Governo italiano. È sepolto nel Cimitero del Verano accanto alla moglie Jeanne.

Assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 14:24:24
UMBERTO SABA

Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957 - 74 anni ),

.........................................................è stato un poeta, scrittore e aforista italiano.


Biografia :
Umberto Saba nacque il 9 marzo 1883 a Trieste - allora parte dell'Impero austro-ungarico - da madre ebrea, Felicita Rachele Cohen e da Ugo Edoardo Poli, di nobile famiglia veneziana e agente di commercio. Edoardo si era convertito alla religione ebraica in occasione del matrimonio, avvenuto nel 1882. Tuttavia, quando nacque Umberto, Felicita era già stata abbandonata dal marito, un giovane «gaio e leggero», insofferente dei legami familiari.
In Italia Umberto fu vittima della persecuzione razziale per via della sua origine ebraica, cercò rifugio prima a Parigi, poi a Roma sotto la protezione di Giuseppe Ungaretti ed infine a Firenze, ospite di Montale.
 
Primi anni :
 Visse una malinconica infanzia, velata dalla mancanza del padre. Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Gioseffa Gabrovich Schobar, detta "Peppa" (conosciuta anche come Peppa Sabaz), che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto che il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia». Sarà in suo onore, e in onore delle radici ebraiche materne, che il poeta sceglierà lo pseudonimo di Saba (in ebraico la parola significa "nonno" o più in generale "anziano").
 Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo Il piccolo Berto (1926). Crescerà quindi con la madre e due zie, una vedova e l'altra nubile, impegnate nella conduzione di una bottega di mobili ed oggetti usati.
 Frequentò, con scarso rendimento, il Ginnasio Dante Alighieri, dove fu promosso ma gli venne sconsigliato di proseguire gli studi al liceo. Si iscrisse in seguito all'Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonerà a metà anno.
 
Università :
Nel 1903 si trasferì a Pisa per frequentare l'università. Dapprima seguì corsi di letteratura italiana tenuti dal professore Vittorio Cian, ma lasciò presto questi corsi per seguire quelli di archeologia, tedesco e latino.
 Nell'estate del 1904, a causa di un litigio con l'amico Chiesa, cadde in forte depressione e decise di ritornare a Trieste. Scriveva intanto versi e qualche articolo per i giornali locali.
 Il 14 luglio 1905 apparve sul quotidiano di Trieste Il Lavoratore un articolo sulle esperienze fatte durante un viaggio, compiuto a piedi, nel Montenegro. In questo periodo frequentò il Caffè Rossetti, luogo storico di ritrovo per giovani intellettuali, dove conobbe il futuro poeta Virgilio Giotti. L'anno successivo lasciò Trieste per recarsi a Firenze dove rimase per due anni frequentando i circoli artistici "vociani" della città, e conobbe fra gli altri Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini.
 Durante uno dei rari ritorni a casa, conobbe Carolina Wölfler, la Lina delle sue poesie, che diventò in seguito sua moglie.
 Essendo cittadino italiano, pur abitando nell'Impero austro-ungarico, nell'aprile del 1907 partì per il servizio militare destinato a Salerno. Nasceranno da questa esperienza i Versi militari. Ritornato a Trieste nel settembre del 1908 si mise in società con il futuro cognato per gestire due negozi di articoli elettrici e il 28 febbraio, con rito ebraico, sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia Linuccia (1909-1975), la quale intratterrà tra il 1945 e il 1975 un rapporto amoroso con Carlo Levi.
 
Primi libri di poesie :
 Nel 1911 pubblicò, a proprie spese e con lo pseudonimo di Saba, il suo primo libro, Poesie, con la prefazione di Silvio Benco a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista La Voce la raccolta Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), in seguito nota come Trieste e una donna.
 Risale a questo periodo l'articolo Quello che resta da fare ai poeti dove il poeta propone una poetica sincera, senza fronzoli e «orpelli» contrapponendo il modello degli Inni Sacri manzoniani a quello degli scritti dannunziani. L'articolo, presentato per la pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto di Scipio Slataper e sarà pubblicato solamente nel 1959.
 Completò anche l'atto unico Il letterato Vincenzo concorrendo ad un premio organizzato dal Teatro Fenice: l'opera, incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane Lena madre di suo figlio, fu criticata e si rivelò un fiasco.
 Per superare un periodo di crisi dovuto al tradimento della moglie, nel maggio 1913 il poeta si trasferì con la famiglia dapprima a Bologna, dove collaborò al quotidiano Il Resto del Carlino, e nel febbraio del 1914 a Milano, dove assunse l'incarico di gestire il caffè del Teatro Eden. Il soggiorno milanese ispirerà La serena disperazione.
 
Prima guerra mondiale :
 Umberto Saba, refrattario a schieramenti politici ma tendente all'interventismo per le sue origini triestine, arriva a collaborare con Il Popolo d'Italia diretto da Benito Mussolini.
 Allo scoppio della grande guerra venne richiamato alle armi dapprima a Casalmaggiore in un campo di soldati austriaci prigionieri, poi come dattilografo in un ufficio militare, e infine, nel 1917, al Campo di aviazione di Taliedo, dove venne nominato collaudatore del legname per la costruzione degli aerei.
 Risale a questo periodo la lettura di Nietzsche e il riacutizzarsi delle crisi psicologiche, per le quali, nel 1918, verrà ricoverato nell'ospedale militare di Milano.
Terminata la guerra e ritornato a Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di un cinematografo del quale era proprietario suo cognato e scritto alcuni testi pubblicitari per la Leoni Films, rilevò la libreria antiquaria Mayländer, in società con Giorgio Fano e grazie all'eredità della zia Regina; ne rimase presto unico proprietario, dal momento che Fano gli cedette la sua quota e la ribattezzò Libreria antica e moderna.
 Prendeva intanto corpo la prima redazione del Canzoniere che vedrà la luce nel 1922 con il titolo Canzoniere (1900-1921), che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione leggermente modificata in confronto alla bozza del 1919.
 Sempre nel 1922 strinse amicizia con Giacomo Debenedetti, ed iniziò a collaborare alla rivista Primo Tempo, sulla quale apparvero alcune sezioni del nuovo libro, Figure e canti, che verrà pubblicato nel 1926. Iniziò a frequentare i letterati riuniti intorno alla rivista Solaria che, nel maggio 1928, gli dedicò un intero numero.
 Fra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in analisi a Trieste con il dottor Edoardo Weiss, lo stesso di Italo Svevo. Fu Weiss, allievo di Freud, che con la Rivista italiana di psicoanalisi introdusse in Italia gli studi del medico viennese. Con lo psicanalista, Saba indagò la sua infanzia, e rivalutò il ruolo della sua nutrice.
 La critica intanto andava scoprendo il poeta e i nuovi giovani scrittori e poeti, come Giovanni Comisso, Pier Antonio Quarantotti Gambini e Sandro Penna, cominciavano a considerarlo un maestro.
Nel 1938, poco prima del secondo conflitto mondiale, a causa delle leggi razziali, fu costretto a cedere formalmente la libreria al commesso Carlo Cerne e ad emigrare in Francia, a Parigi. Ritornato in Italia alla fine del 1939, si rifugia prima a Roma, dove Ungaretti cerca di aiutarlo, ma senza risultato, e poi nuovamente a Trieste, deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale.
 Dopo l'8 settembre 1943 fu però costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia, e a nascondersi a Firenze, cambiando spesso appartamento. Gli sarà di conforto l'amicizia di Montale che, a rischio della vita, andrà a trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie, e quella di Carlo Levi. Uscirà intanto a Lugano, con una prefazione di Gianfranco Contini, la raccolta Ultime cose, aggiunta poi nella definitiva edizione del Canzoniere, che uscirà a Torino, edita da Einaudi, nel 1945.
Negli anni del dopoguerra Saba visse per nove mesi a Roma e poi a Milano dove rimase per circa dieci anni, tornando periodicamente a Trieste. In questo periodo collaborò al Corriere della Sera, pubblicò da Mondadori Scorciatoie, la sua prima raccolta di aforismi e Storia e cronistoria del Canzoniere.
 Nel 1946 Saba vinse, ex aequo con Silvio Micheli, il primo Premio Viareggio per la poesia del dopoguerra, al quale seguirono nel 1951 il Premio dell'Accademia dei Lincei e il Premio Taormina, mentre l'Università di Roma gli conferì, nel 1953, la laurea honoris causa.
 Ormai noto e di grandezza riconosciuta, Saba ebbe un avvicinamento "religioso", si convertì poi al cattolicesimo e si fece battezzare, mentre il suo matrimonio non venne convertito per mancanza di adeguata preparazione.
Nel 1955, stanco e malato, e sconvolto per la malattia della moglie, si fece ricoverare in una clinica di Gorizia, dalla quale uscì solo in occasione del funerale della moglie, mancata il 25 novembre 1956.

Saba muore nove mesi dopo, il 25 agosto 1957, mentre sta lavorando alla stesura di Ernesto, rimasto incompiuto e pubblicato postumo.

Pur essendo considerato tra i maggiori poeti del Novecento, Saba è molto difficilmente classificabile all'interno di correnti letterarie. Lo stile "umile" che lo caratterizza, l'amore conflittuale per la propria città, l'autobiografismo sincero, il senso della quotidianità, sono però caratteristiche a lui generalmente riconosciute, insieme a un tono profondamente malinconico.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 14:31:31
SPIEGELMAN  SOL

Spiegelman, Sol. - Biologo (New York 1914 - ivi 1983),

......................................prof. di microbiologia all'univ. di Urbana dal 1949 e dal 1969 di genetica umana all'univ. di Columbia.



Uno dei padri della biologia molecolare e inventore della tecnica di ibridazione dell'acido nucleico, determinante per le future ricerche sul DNA
ricombinante .

Con la tecnica dell'ibridazione molecolare da lui sviluppata e con altre tecniche biochimiche ha eseguito importanti ricerche sui meccanismi di duplicazione degli acidi nucleici, sulla trascrizione dell'informazione genetica dal DNA allo RNA e da questo ai ribosomi e ha purificato alcuni degli enzimi che controllano questi processi. Nel 1981 gli è stato conferito il premio internazionale A. Feltrinelli.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 14:45:51
JOSEPH  SPENCE

Joseph Spence (3 agosto 1910 - 18 marzo 1984)

........................................è stato un chitarrista e cantante delle Bahamas.


E' ben noto per i suoi vocalizzi e ronzio durante l'esecuzione alla chitarra.. Molti musicisti americani, tra cui Taj Mahal,  The Grateful Dead,
Ry Cooder,  Catfish Keith,  Woody Mann e Olu Dara, oltre al chitarrista inglese John Renbourn, sono stati influenzati da e hanno variazioni registrate dei suoi arrangiamenti di canzoni gospel e delle Bahamas.

Nato a Andros, Bahamas nel 1910, Spence figlio di un pastore, ha iniziato da adolescente a suonare nella grande band zio Tony Spence.
Dopo aver lasciato la scuola ha lavorato come un pescatore di spugne, scalpellino, e falegname, e come raccoglitore nella coltura negli Stati Uniti.
Dopo aver viaggiato a lungo registrò famosi pezzi di chitarra che divennero presto importanti.
Il repertorio di Spence comprendeva calypso, blues, musica folk e canti sacri. Spence giocava con la chitarra acustica, e quasi tutte le sue canzoni registrate impiegare accompagnamento di chitarra in una goccia D messa a punto. Il potere della sua musica deriva dal movimento linee di basso e voci interne e un ritmo di guida che sottolinea con maschiatura piedi. Per questo mix si aggiunge colorazione blues e ritmi calypso per ottenere un suono unico e facilmente identificabile.
Egli è stato chiamato Thelonious Monk del chitarrista folk .

Morì nel marzo del 1984, all'età di 73 anni, a Nassau, Bahamas.

tradotto da Wikipedia Inglese

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 14:52:28
LUIGI SANTUCCI

Luigi Santucci (Milano, 11 novembre 1918 – Milano, 23 maggio 1999)

...................................................... è stato uno scrittore, romanziere, poeta e commediografo italiano.


È ritenuto dalla critica il principale narratore milanese della seconda metà del Novecento.

La formazione e gli inizi come docente :
Consegue la maturità classica nel 1937 presso l’Istituto Leone XIII dei Padri Gesuiti. Nel 1941 si laurea in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica di Milano, discutendo con Mario Apollonio una tesi sulla letteratura infantile, pubblicata l’anno successivo con il titolo Limiti e ragioni della letteratura infantile, (Firenze, Barbera, 1942) poi completamente rivista e ampliata in La letteratura infantile (Fabbri editori, 1958). L’opera fu salutata nel 1942 con una nota di consenso da Benedetto Croce [1], cui non sfuggì la «buona analisi dell’anima dei fanciulli» e che definì l’autore «acuto e accurato».
Il giovane Santucci inizia ad insegnare nelle scuole superiori, prima a Gorizia, poi a Milano, facendo anche da assistente di Apollonio all’Università Cattolica [2]. Nel 1944 a causa della sua opposizione al regime fascista, deve espatriare in Svizzera, dove rimane per alcuni mesi. Rientrato a Milano, partecipa attivamente alla Resistenza, prima con i partigiani della Val Cannobina, in seguito collaborando a Milano alla fondazione del giornale clandestino L’Uomo, accanto a David Maria Turoldo, Dino Del Bo, Camillo De Piaz, Gustavo Bontadini, Angelo Merlin, Angelo Romanò.
Alla fine degli anni Quaranta Santucci collabora con molte autorevoli figure della cultura italiana - tutti suoi futuri grandi amici - come, per citarne alcuni: Carlo Bo, Primo Mazzolari, Vittorio Sereni, Nicola Lisi, Fabio Tombari, Giuseppe Novello, Cesare Angelini. Altri importanti incontri di quel periodo lo influenzano moltissimo [3], come quelli presso il celebre caffè letterario delle «Giubbe Rosse» di Firenze, dove Santucci incontra Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo e Mario Luzi; o quello con Elio Vittorini, che nel 1947 incluse il libro di Santucci, In Australia con mio nonno nella triade del Premio Mondadori accanto a Oreste Del Buono e Milena Milani (l’opera fu edita da Mondadori nello stesso 1947).
Nel 1950 si unisce in matrimonio con Bice Cima. Dalla loro felice unione nascono i quattro figli Michele, Agnese, Raimondo ed Emma.
 
Gli inizi dell'attività letteraria:
A partire dalla pubblicazione della raccolta di racconti Lo zio prete (Milano, Mondadori, 1951) Santucci si vedrà imporre l’etichetta di “scrittore cattolico”, da lui accolta non senza resistenze, preferendo modificarla in “scrittore cattolico del dissenso”. A questo proposito, in una tarda intervista del 1972 lo scrittore espliciterà la sua posizione:
« L’etichetta di scrittore cattolico, se incollata addosso sbrigativamente e puntigliosamente appunto come etichetta (ed è da tempo il mio caso), significa ben poco, serve ad alimentare confusione, pigrizia, archiviamento di personalità e problemi. […] In effetti non mi sento più interessato a Cristo come cattolico di anagrafe di quanto lo fossero i protestanti Martin Luther King o Albert Schweitzer; sono solo uno scrittore che vive oggi, coi suoi spasimi e alternative sempre più tese, una sua cristomachia. Fuori della foresta in cui mi arrabatto non posso sapere se troverò Cristo e non so quale Cristo troverò: certo non sarà un Cristo riduttivamente cattolico. »
(Non sparate sui narcisi, intervista a cura di P. Bianucci, «Gazzetta del Popolo», 25 marzo 1972)

E ancora difese tale libera posizione in un’intervista di qualche mese successiva:
« Ci sono stati due modi di accogliere questa mia qualificazione: un grande favore, un compiacimento e entusiasmo da parte dell’ala cattolica, talora debbo dire con qualche ingenua goffaggine; dall’altro versante, quello laico, sono stato naturalmente (direi legittimamente) ripudiato, squalificato e anche deriso (sappiamo che il bigottismo dei laici non è inferiore a quello dei cattolici…). »
(Quesiti a Santucci, intervista a cura di C. Toscani, «Il Ragguaglio librario», settembre 1972)
 
Tornando agli anni Cinquanta, questi furono un periodo di intensa produzione letteraria: nel 1953 Santucci collaborò con Angelo Romanò per la stesura di Chi è costui che viene? (Milano, Mondadori), nel 1954 la fitta attività saggistico-culturale si manifestò nella stesura dell''L’imperfetta letizia (Firenze, Vallecchi), mentre per la pubblicazione de Il libro dell’amicizia (Milano, Mondadori, 1960) Santucci fu affiancato da Angelo Merlin.
 
L'attività letteraria diventa prevalente :
 Nel 1962 abbandona l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno all’attività di scrittore. Nel 1963, l’anno in cui viene pubblicato per Mondadori Il velocifero, muore la madre Eva, provocandogli un grande dolore.
 Nel 1967, dopo essere stato finalista allo stesso premio nel 1964 con Il velocifero, vince il Premio Campiello con Orfeo in Paradiso (Milano, Mondadori, 1967).
 
La lunga e prolifica carriera di Santucci è stata sorretta dall’attenzione e dal prevalente consenso della critica, che non mancò neanche ai suoi testi teatrali. Già nel 1956 con L’angelo di Caino, dramma rappresentato ad Assisi da Giorgio Albertazzi e Gian Maria Volonté in occasione del Premio Pro Civitate Christiana, ottenne molto successo, ma è con l’opera in dialetto milanese Noblesse Oblige (Milano 1966, poi rappresentata nel 1993 da Gianrico Tedeschi) e con Ramon mercedario (Premio Istituto del dramma popolare di S. Miniato, 1981) che afferma soprattutto le sue doti di drammaturgo.
 
L’affacciarsi degli anni Sessanta fa emergere un nuovo aspetto dello scrittore: attraverso il percorso dei figli segue la stagione delle contestazioni giovanili con fervida immedesimazione, la stessa che lo guida nella stesura di Non sparate sui narcisi (Milano, Mondadori, 1971), in chiave fantastico-allegorica, tipica nell'autore.
Nel 1976 riceve a Varsavia il Premio Pietrzak. Dal 1981 coltiva un’intensa amicizia con mons. Gianfranco Ravasi, in particolare durante le vacanze estive a Guello.
 
Agli ultimi anni Novanta risalgono molte opere per bambini e ragazzi tra cui Una strana notte di Natale (Casale Monferrato, Piemme, 1992), Tra pirati e delfini (Milano, Bompiani, 1996), Le frittate di Clorinda (Firenze, Giunti, 1996).
 
Il 23 maggio 1999 muore a Milano, poco dopo l’uscita in libreria della sua ultima opera, Éschaton. Traguardo di un'anima (Novara, Interlinea, 1999). Quello stesso anno Santucci era riuscito a registrare su nastro una sorta di testamento spirituale e di bilancio della propria esitenza ed esperienza a beneficio dei figli [5], spronandoli ad affrontare la vita con generosità e raccontando di sé per un’ultima volta:
 
« Se dovessi sintetizzare in una formula, in un’espressione il mio essere stato scrittore, credo che sarebbe questa: che scrivo per lodare. […] Io ho lodato, ho cercato di applaudire, di risuscitare nella lode, quante più cose ho potuto. […] La lode, sì, come messaggio, come linguaggio, se non per salvare il mondo (per guarirlo ci vuole altro!), per aiutarlo, perché recuperi una qualche stima, una qualche fiducia in se stesso; perché esca dall’autodisprezzo, dalla disperazione, e ritrovi l’amabilità.[…]
 Perché senza un certo entusiasmo nei nostri confronti è poi quasi impossibile amare gli altri, si va a rischio al contrario d’infiltrare negli altri i nostri squilibri, il nostro scetticismo o addirittura pessimismo sull’umanità. […] E tutto quello che ho avuto l’ho davvero goduto, grazie penso alla mia natura di poeta, l’ho goduto (questo è molto importante) con consapevolezza. »
 
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 14:59:16
CESARE POLACCO

Cesare Polacco (Venezia, 14 maggio 1900 – Roma, 2 marzo 1986 - 85 anni )

..............................................................è stato un attore e doppiatore italiano.
 


Era sposato con la doppiatrice Clelia Bernacchi.
Esordisce nel 1920 nella compagnia di Emilio Zago, con la quale interpreta gran parte del repertorio goldoniano e nel gruppo veneziano di Gianfranco Giachetti, che spazia dal repertorio in italiano a quello in veneto.
Nel 1928 si trasferisce a Roma, dove recita nelle compagnie di Alda Borelli, Tatiana Pavlova e Virgilio Talli.
Muore i primi di marzo del 1986 in seguito alle complicazioni di una broncopolmonite.
Il cinema :
Nel 1936 prese parte al kolossal Squadrone bianco di Augusto Genina, accanto a Guido Celano e Fosco Giachetti.
Pur essendo di origine ebraica, anche dopo il 1938 riuscì comunque a svolgere la sua attività artistica come dimostra la sua filmografia e l'attività nel doppiaggio. Nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, continuò a lavorare soprattutto alla radio ed a teatro, dove lavorò nella Compagnia del Teatro Nazionale di Guido Salvini e al Piccolo Teatro di Palermo. Inoltre, nel 1950, interpretò il ruolo di Mohamed nel film Totò sceicco di Mario Mattòli al fianco di altri grandi attori dell'epoca (tra cui Totò).
 
Il doppiaggio :
Molto attivo come doppiatore, inizia a frequentare gli studi di registrazione all'inizio degli anni trenta. Tra gli attori cui presta il suo caratteristico timbro di voce, dai toni particolarmente gravi, ci sono Ward Bond, Boris Karloff, Anthony Quinn, Buster Keaton e personaggi come il nano Gongolo in Biancaneve e i sette nani (doppiaggio originale), il cocchiere in Pinocchio, un corvo in Dumbo, l'araldo in Alice nel Paese delle Meraviglie, Denteduro ne Le avventure di Peter Pan (doppiaggio originale). Per circa 40 anni continuerà in questa attività, alternandola con quella di attore di teatro e cinema. Nel 1938 Cesare Polacco prestò la voce ad alcuni personaggi nei film di Larry Semon nella versione sonorizzata per la MINIATURA FILM.

Film cinema :
 Roma città aperta
 Muraglie, voce del "Tigre"
 
Film d'animazione :
 Denteduro in Le avventure di Peter Pan (ed. 1953)
 Corvo in Dumbo
 Araldo in Alice nel Paese delle Meraviglie
 Gongolo in Biancaneve e i sette nani (ed.1938)
 Postiglione in Pinocchio
La brillantina Linetti [modifica]
 
Dal 1957 al 1968 diventò celebre grazie a Carosello nel ruolo dell'infallibile ispettore Rock, protagonista delle scenette della brillantina Linetti. Coinvolto in piccole avventure gialle, concludeva immancabilmente le sue inchieste con una celeberrima frase pubblicitaria; in risposta al suo fedele assistente (interpretato dall'attore Giuliano Isidori) che gli diceva stentoreo: "Lei è un fenomeno, ispettore. Non sbaglia mai!", Polacco si toglieva con studiata lentezza il cappello e rispondeva "Non è esatto! Anch'io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti" (era quasi calvo). Ogni volta il pubblico televisivo invariabilmente attendeva le immancabili battute finali.

La televisione :
Caratterista dotato di una naturale eleganza, partecipò a diverse produzioni televisive, ricoprendo ruoli non di primo piano ma ai quali fornì il suo tratto originale: nel 1958 fu fra gli interpreti de Il teatro dei ragazzi, uno dei primi tentativi della RAI di coniugare la didattica del teatro all'intrattenimento giovanile; nel 1964 fu tra i conduttori di Biblioteca di Studio Uno.
 
Nel 1966 prese parte a Le avventure di Laura Storm mentre l'anno successivo fu nel cast de I promessi sposi di Bolchi, nella parte del Conte Zio. Sempre con Bolchi fu poi l'anno seguente anche ne Le mie prigioni, sceneggiato televisivo tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Silvio Pellico.
 
Nel 1969 vestì i panni di Grigorij Vasil'evic ne I fratelli Karamazov, mentre per la tv dei ragazzi recitò nello stesso anno nel ciclo Il leone di Venezia.
 
Fra le altre sue interpretazioni per il piccolo schermo si ricorda quella fornita in Anna Karenina, sceneggiato televisivo del 1974 diretto ancora da Bolchi.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 15:08:55
MARCO PAOLINI

Marco Paolini (Belluno, 5 marzo 1956)

....................................è un drammaturgo, regista, attore e produttore italiano.


Autore e interprete di un repertorio che appartiene al cosiddetto teatro civile, si occupa di teatro dagli anni settanta. La sua attività si distingue per il gusto dello studio dei testi e della ricerca delle fonti e per l'accostamento continuo dei fatti a trovate teatrali spesso dissacranti e ironiche; i suoi spettacoli, in questo modo, affrontano tematiche complesse.
Paolini - i cui spettacoli sono per la gran parte sviluppati in monologhi spesso recitati in lingua veneta è considerato uno dei massimi esponenti della cosiddetta "prima generazione" di quel "quasi-genere" solitamente definito come teatro di narrazione:
un teatro che, sulla scia della lezione del Mistero Buffo di Dario Fo, si fonda sul racconto di un performer che - senza trucco, costumi o scenografia - assume la funzione di narratore, con la propria identità non sostituita, cioè senza interpretare un personaggio.
Si è soliti ascrivere alla prima generazione della narrazione, oltre a Paolini, anche Laura Curino e Marco Baliani: le voci più significative della "seconda generazione" sono invece Ascanio Celestini, Davide Enia, Giulio Cavalli e Mario Perrotta.
 
Fino al 1994 Paolini ha lavorato in vari gruppi teatrali: Teatro degli Stracci, Studio 900 di Treviso, Tag Teatro di Mestre e Laboratorio teatro settimo. Con quest'ultimo ha realizzato Adriatico (1987), il primo della serie degli Album, e ha partecipato all'allestimento di diversi spettacoli teatrali, rivedendo fra gli altri Shakespeare e Goldoni.
 
Negli anni novanta inizia a collaborare con la Cooperativa Moby Dick - Teatri della Riviera con cui ha realizzato spettacoli come Il racconto del Vajont, Appunti foresti, Il milione - Quaderno veneziano di Marco Paolini e i Bestiari (raccolta di spettacoli dedicati al recupero della cultura locale, in particolare veneta).
 
Proprio grazie a Il racconto del Vajont Paolini arriva al grande pubblico; lo spettacolo vince nel 1995 il Premio Speciale Ubu per il Teatro Politico, nel 1996 il Premio Idi per la migliore novità italiana e nel 1997 l'Oscar della televisione come miglior programma dell'anno per la trasmissione televisiva sulla tragedia del Vajont, trasmessa da Rai 2 in diretta dalla diga del Vajont il 9 ottobre 1997, anniversario del disastro.
 
Dal 1999 Paolini autoproduce i suoi progetti teatrali, editoriali e cinematografici attraverso l'attività della Società JoleFilm.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 15:15:36
J.ROBERT OPPENHEIMER

Julius Robert Oppenheimer (New York, 22 aprile 1904 – Princeton, 18 febbraio 1967)

.................................................... è stato un fisico statunitense.


 Oppenheimer diede importanti contributi nel campo della fisica, in particolare alla meccanica quantistica, ma la sua fama è legata soprattutto alla costruzione della prima bomba atomica e alla crisi di coscienza che lo indusse a rifiutare quella della bomba all'idrogeno. Inoltre è stato il primo a capire l'effetto tunnel quantistico, con le sue ricerche si è avvicinato alla scoperta del positrone, portò avanti la teoria sulle piogge di raggi cosmici, e verificò il collasso di grandi stelle causato dalla forza gravitazionale.I suoi genitori, entrambi tedeschi di religione ebraica, erano emigrati negli Stati Uniti d'America da Hanau nell'Assia.
Dopo essersi laureato ad Harvard nel 1925, lavorò come studente ricercatore, per un breve periodo a Cambridge, presso il laboratorio di Joseph Thomson, un celebre fisico sperimentale.
Oppenheimer continuò le sue ricerche in vari altri centri di fisica europei, fra cui quelli di Leida, Gottinga e Zurigo.
Nel 1926 decise di continuare gli studi alla Georg-August e nel dicembre dello stesso anno spedì l'articolo La teoria quantistica degli spettri continui alla autorevole rivista tedesca Zeitschrift für Physik. Tre mesi dopo ottenne il dottorato e strinse amicizia con importanti fisici europei. Questo fu un periodo di svolta per gli studiosi di fisica che furono costretti a rivedere tutti i modelli tradizionali classici del passato. Nel biennio 1927-1928 Oppenheimer si mise in evidenza con le sue ricerche atte a semplificare l'indagine degli spettri molecolari e assieme a Born scrisse un trattato noto come l'approssimazione di Born - Oppenheimer che assurse come punto di riferimento per gli scienziati occupati nel settore molecolare.
Il 1928 fu soprattutto l'anno della scoperta dell'effetto tunnel che fu resa nota nel mese di marzo con un articolo di Oppenheimer per conto dei Proceedings of the National Academy of Sciences, in cui spiegò che anche un debole campo elettrico fosse in grado di liberare gli elettroni dal nucleo originario. L'effetto tunnel è alla base del funzionamento di non pochi dispositivi elettronici quali giunzioni Josephson (1963), SQUID (1964), memorie non volatili allo stato solido quali EPROM, EEPROM, memorie flash, ma anche i dispositivi a punti quantici quali i transistor a singolo elettrone (Single Electron Transistor, SET). Un'altra importante applicazione di tale effetto è il microscopio a scansione a effetto tunnel (STM) inventato e realizzato per la prima volta presso il laboratorio IBM di Zurigo da Gerd Binnig e Heinrich Rohrer (1981).
Nei primi sei mesi del 1929, assieme a Wolfgang Pauli si fermò a Zurigo, prima di vagliare le offerte arrivate dall'America. La questione dibattuta, in quel frangente, era La teoria quantistica dell'elettrone di Paul Dirac, che oltre a suscitare consensi scatenò qualche critica per le contraddittorietà dello stato degli elettroni. Oppenheimer partecipò al dibattito e formulò le sue osservazioni alle teoria di Dirac, ed in questa occasione sfiorò la scoperta dei positroni, indicando che le lacune positive non potevano certo essere protoni, bensì particelle aventi una massa uguale a quella dell'elettrone.
Tornato in patria nel 1929, divise i suoi impegni fra l'Università di Berkeley e il California Institute of Technology, distinguendosi sia come ricercatore che come insegnante di fisica teorica. Fu impegnato, per lo più, dagli studi sull'acceleratore di particelle e sulle conseguenze dell'utilizzo dei deuteroni nel bombardamento di nuclei pesanti.
Nel 1939 pubblicò La contrazione gravitazionale con il quale gettò le basi teoriche sulle ultime fasi dei processi stellari, ipotizzando la presenza delle stelle di neutroni e dei buchi neri.
Oppenheimer eccelleva per chiarezza di idee, capacità di sintesi, intuizione e doti organizzative. Perciò, nel 1942, il Governo degli Stati Uniti lo chiamò a dirigere il Progetto Manhattan. A tal fine, Oppenheimer si circondò dei migliori fisici nucleari del mondo, costituendo il gruppo di ricerca più importante che sia mai esistito in tutta la storia della scienza. Ma, a differenza di molti suoi colleghi, fu sempre consapevole della propria parte di responsabilità per il lancio dell'atomica su Hiroshima e Nagasaki: I fisici hanno conosciuto il peccato fu il suo sconsolato commento dopo l'esplosione della bomba di Hiroshima. Appena venti giorni prima durante il Trinity test aveva pronunciato un'altra terribile frase, ripresa dal Bhagavadgita: Sono diventato Morte, il distruttore di mondi.
Il suo dramma si manifestò nel dopoguerra quando, come presidente del comitato consultivo della commissione per l'energia atomica, si oppose alla costruzione della bomba all'idrogeno, ritenendo che un'arma di tale potenza non avrebbe risolto i problemi strategici degli USA ma piuttosto ne avrebbe abbassato il livello etico; sosteneva piuttosto l'utilità della realizzazione di armi nucleari tattiche. [2] Le sue posizioni furono quindi in antitesi con l'indirizzo dell'USAF, la cui componente prevalente era l'aviazione strategica e si scontrarono con le ambizioni di scienziati come Teller e politici come McCarthy, che colpì nel 1954 con un'inchiesta al termine della quale gli fu vietato l'accesso ai segreti atomici poiché in passato aveva manifestato simpatie comuniste. Fu grazie alla comunità scientifica che insorse per questa decisione con Einstein alla guida che nel giro di pochi mesi fu confermato nel ruolo di direttore e professore dell'Institute for Advanced Studies di Princeton, carica che mantenne fino alla morte.
 
Il Premio Enrico Fermi, conferitogli nel 1963, volle essere il segno di una "riabilitazione" ufficiale, anche se tardiva, che gli Stati Uniti d'America concedevano allo scienziato che più di ogni altro aveva mostrato le contraddizioni laceranti dell'uomo di scienza di fronte all'impiego bellico dell'energia nucleare.
 
Gli sono stati dedicati un asteroide, 67085 Oppenheimer e un cratere di 208 km di diametro sulla Luna, il cratere Oppenheimer


« Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi. »
(Robert Oppenheimer)


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 15:27:13
CHARLES MINGUS

Charles Mingus (Nogales, 22 aprile 1922 – Cuernavaca, 5 gennaio 1979)

............................................. è stato un contrabbassista, pianista e compositore statunitense.


Charles MGenio pazzo e "arrabbiato" per sua stessa definizione, studia il trombone e il violoncello prima di passare al contrabbasso su consiglio dell'amico Buddy Collette.
Mingus, ossessionato dagli atteggiamenti di razzismo nei suoi confronti da parte sia di bianchi che di neri a causa delle sue origini meticce, è uno dei primi a fondere musica e politica nei propri brani e, inoltre, mostra subito una fortissima spinta a primeggiare.
Decide così di diventare il migliore bassista sulla scena, e ci riesce nel giro di pochi anni, studiando prima con Red Callender, che suonò con Louis Armstrong, e poi con Hernan Reinshagen - primo contrabbassista della filarmonica di New York - nel corso della sua carriera suona Illinois Jacquet, Dinah Washington; quando nel 1947 entra nell'Orchestra di Lionel Hampton è già leader di propri gruppi e ha già fatto i primi tentativi di composizione. Mingus è stato il primo a cercare di emancipare il ruolo del basso, cercando di non limitarlo alla mera scansione del tempo, ma cercando di fargli suonare dei fraseggi indipendenti da un punto di vista ritmico e melodico che creassero un contrappunto con le linee melodiche degli altri strumenti del gruppo.
Mingus ebbe una prima infarinatura musicale grazie ai canti gospel delle congregazioni religiose di Watt a Los Angeles, in cui trascorse i suoi anni da bambino, il blues ed il jazz delle origini sono state una delle fonti d'ispirazione per il compositore ma non le uniche, nel corso della sua vita, le sue fonti di ispirazione sono anche extra-jazzistiche, studia Richard Strauss e Arnold Schoenberg, non nasconde una passione per Claude Debussy e Maurice Ravel e si avvicina all'intellettualismo di Lennie Tristano. Nonostante il periodo in cui iniziò a suonare, il contrabbassista fu molto più influenzato da Duke Ellington piuttosto che da Charlie Parker. Il suo attaccamento ad Ellington, alla sua concezione del sound orchestrale anziché puramente solistico, valsero a Mingus il soprannome di Baron.
 Inizia a suonare un cool-bop da camera in trio con Red Norvo (vibrafono, leader) e Tal Farlow (chitarra), per poi entrare in contatto con i grandi beboppers neri (Bud Powell, Parker, Dizzy Gillespie, Miles Davis, Oscar Pettiford).
 
Nel 1952 fonda insieme a Max Roach la Debut Records, etichetta indipendente dall'esistenza difficile.
Nel 1953 partecipa a Toronto a un concerto con C. Parker, D. Gillespie, B. Powell e M. Roach, canto del cigno del bop.

Già dagli inizi degli anni Cinquanta, aveva già messo a punto un concetto di improvvisazione collettiva e, dal 1955 comincia a realizzare incisioni con propri gruppi che incorporano elementi hard-bop e free (da ricordare Pithecanthropus erectus e le sirene e i rumori di A foggy Day in San Francisco) e riscopre gli amori giovanili per i suoni messicani (Tijuana Moods) e per la church music (Blues and Roots).
Si susseguono nei suoi gruppi i migliori trombonisti (Britt Woodman, Eddie Bert, Willie Dennis, Jimmy Knepper, Quentin Jackson, Jimmy Cleveland), sassofonisti (Jackie McLean, John Handy, Shafi Hadhi, Benny Golson, Pepper Adams, Yusef Lateef, Jerome Richardson, Roland Kirk), trombettisti (Richard Williams, Johnny Coles, Don Ellis, Clark Terry, lo sfortunato Clarence Shaw), pianisti (Mal Waldron, Bill Evans, Horace Parlan, Toshiko Akioshi, Roland Hanna, Jaki Byard) e il fido batterista Dannie Richmond.
Sulla scia della rivoluzione di Ornette Coleman, nel 1960 Mingus licenzia quasi tutti e fonda un quartetto con Eric Dolphy (sassofono alto, flauto e clarinetto basso), il giovane Ted Curson alla tromba e il fido Richmond, coi quali realizza Charles Mingus Presents Charles Mingus, uno dei suoi dischi più riusciti, contenente la versione più convincente di Faubus Fables, brano scritto contro il segregazionista governatore di Little Rock (Arkansas) Orval E. Faubus. A proposito di questo brano, bisogna dire che Mingus aveva scritto il pezzo per inserirlo nell'album Mingus Ah Um (1959), ma la Columbia aveva rifiutato che il musicista lo registrasse comprensivo del testo. Ma Mingus non si diede per vinto e ripubblicò il brano originale l'anno seguente, per la propria casa discografica (Candid Records), intitolandolo perciò Original Faubus Fables.
Con l'aggiunta di Booker Ervin (sassofono tenore al contempo churchy e acrobatico) e, in un brano, dell'ospite Bud Powell, il live ad Antibes è forse il miglior lavoro mai pubblicato - a pari merito con The Black Saint and the Sinner Lady, suite per balletto che riassume le radici musicali di Mingus e gli elementi della sua originalità.
Il periodo più creativo di Mingus, ricco di composizioni e di sperimentazioni sia discografiche sia in concerto condotte in tutte le direzioni musicali (anche oltre il free), si chiude in modo emblematico con la tournée in Europa dell'aprile 1964, per la quale il musicista ha radunato un sestetto formidabile, anche se forse non perfettamente amalgamato: sezione ritmica composta da Mingus, Richmond e Byard, ai fiati Dolphy, il sassofono tenore Clifford Jordan e il trombettista Johnny Coles.
La band si esibisce ad Amsterdam, Oslo, Stoccolma, Copenhagen, Liegi, in Germania, in Italia (a Bologna e Milano) e a Parigi, in due concerti alla Salle Wagram (sera tra venerdì 17 e sabato 18 aprile) e al Théâtre des Champs-Elysées (mattina di domenica 19 aprile), documentati nel memorabile triplo LP The Great Concert of Charles Mingus.
Nonostante il gruppo suoni in maniera eccelsa, come testimoniano anche i molti bootleg - e i tre rari video registrati a Oslo, Stoccolma e Liegi di quei concerti e delle loro prove -, il tour è condizionato dalle intemperanze e mattane del leader, costellato di incidenti e sinistri presagi che culminano nel ricovero d'urgenza in ospedale di Coles, svenuto sul palco a Parigi la sera di venerdì 17 per una emorragia interna.
Quando la band fa ritorno negli USA, Dolphy non è con loro. Ha infatti deciso di fermarsi in Europa, dove ha formato un suo gruppo con il pianista Misha Mengelberg, il bassista Jacques Schols e il batterista Han Bennink.

Il 28 giugno, Dolphy viene colto da un attacco di iperglicemia diabetica a Berlino, cade in coma e il giorno dopo muore. Una settimana prima aveva compiuto 36 anni.

Per tragica ironia della sorte, uno dei cavalli di battaglia della sua ultima tournée con Mingus era un brano intitolato So Long Eric (per intero Don't Stay Over There Too Long, Eric): un esplicito invito rivolto dal bassista a Dolphy perché tornasse stabilmente con il suo gruppo quanto prima.

La morte di Dolphy (1964) è come un macigno, e dopo un paio di insuccessi organizzativi Mingus si ritira nel suo guscio di psicofarmaci fino alla fine del decennio.
 
Negli anni settanta torna lentamente sulla breccia, con un nuovo gruppo e nuove composizioni estese (Changes One and Two, con George Adams, Don Pullen, Jack Walrath e Richmond).
 
Nel 1977 gli viene diagnosticato il morbo di Lou Gehrig, e nonostante gli sforzi e i tentativi con una leggendaria guaritrice messicana, il grande musicista soccombe il 5 gennaio 1979, all'età di 56 anni: lo stesso giorno, sulla spiaggia di Acapulco, si arenarono 56 capodogli[4]. La morte lo coglie mentre lavora ad un progetto musicale congiunto con la cantautrice canadese Joni Mitchell, alla quale ha affidato alcune musiche (alcune anche del suo repertorio storico come Goodbye Pork Pie Hat) perché lei ne scriva le parole. Il disco vedrà comunque la luce e significativamente verrà intitolato dalla stessa Mitchell Mingus.
 
La vedova Sue Graham Mingus gestisce il lascito musicale attraverso la Mingus Big Band.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Febbraio 2013, 15:34:39
THABO MVUYELWA MBEKI

Thabo Mvuyelwa Mbeki (Eastern Cape, 18 giugno 1942)

............................................. è un politico sudafricano, ..............già presidente del Sudafrica !!


Mbeki nacque nell'odierna provincia di Eastern Cape, in Sudafrica. Era figlio di Govan Mbeki (1910 - 2001), un attivista xhosa dell'African National Congress (ANC) e del Partito Comunista del Sudafrica. In casa c'erano un ritratto di Karl Marx e uno del Mahatma Gandhi. Mbeki seguì le orme del padre, entrando nell'ANC a 14 anni e dedicando la sua vita alla politica. Lasciato l'Eastern Cape, si trasferì a Johannesburg, iniziando a lavorare con l'attivista anti-apartheid Walter Sisulu.

Dopo l'arresto di Sisulu, di Nelson Mandela e di suo padre Govan, Mbeki abbandonò il Sudafrica per continuare la propria istruzione all'estero. Passò 28 anni in esilio, tornando in patria solo dopo la scarcerazione di Mandela. Passò la maggior parte di questi anni nel Regno Unito, ottenendo il master in Economia nell'Università del Sussex e poi lavorando negli uffici inglesi dell'ANC. Ricevette anche l'addestramento militare nell'Unione Sovietica e visse in diversi paesi africani: Zambia, Botswana, Swaziland e Nigeria.
Nel 1982, mentre Mbeki era in esilio, suo fratello Jama Mbeki fu assassinato da agenti del governo del Lesotho mentre cercava di fuggire dal Sudafrica.
Durante l'esilio il ruolo di Mbeki all'interno dell'ANC crebbe gradualmente di importanza. Nel 1984 divenne capo del dipartimento dell'informazione del partito, e nel 1989 del dipartimento internazionale. In questo periodo Mbeki ebbe come mentore Oliver Tambo. Nel 1989 Mbeki partecipò alle negoziazioni con il governo sudafricano che portarono alla legittimizzazione dell'ANC e al rilascio di numerosi prigionieri politici.
Nel 1993 Mbeki divenne segretario dell'ANC, passando alla carica di presidente del partito nel 1997. Fu eletto presidente della repubblica nel giugno del 1999, e il suo ruolo fu riconfermato nelle elezioni dell'aprile 2004.

Il 18 dicembre 2007 al congresso dell'ANC viene sconfitto da Jacob Zuma che, guidando il partito alle successive elezioni del 2009, diverrà Presidente del Sud Africa.
Mbeki ha rassegnato le sue dimissioni dalla presidenza il 22 settembre 2008 dopo esser stato accusato di interferire nelle indagini contro il suo ex vicepresidente, Jacob Zuma. Le dimissioni sono state accolte dal Parlamento il 24 settembre 2008.

Mbeki è stata una figura influente della scena politica africana anche al di fuori del Sudafrica. Fu un promotore del NEPAD e dell'Unione Africana e svolse un ruolo rilevante nei trattati di pace in Rwanda, Burundi e nella Repubblica Democratica del Congo. La sua visione politica mira al cosiddetto Rinascimento africano; secondo Mbeki, è prioritario per l'Africa smettere di dipendere dagli aiuti stranieri e cercare una soluzione interna ai propri problemi economici, politici e sociali.

Diventato presidente del Sudafrica nel 1999, Mbeki ha assunto posizioni fortemente critiche nei confronti della teoria virale sull'AIDS.
 
Successivamente, Mbeki è stato criticato per aver difeso il gruppo dissidente dell'AIDS fondato da Peter Duesberg, noto biologo molecolare sostenitore di ipotesi alternative sull'AIDS, famoso per le sue negazioni del legame tra il virus HIV e l'AIDS. Infatti, nel 2000, ha inserito Duesberg e altri membri del gruppo dissidente tra i componenti di una commissione tecnica sull'AIDS. In tale occasione le organizzazioni sanitarie internazionali hanno duramente stigmatizzato Mbeki.
 
A seguito di tali attacchi ha minimizzato la frequenza dei suoi interventi sul tema. Nonostante ciò è stato successivamente criticato per le posizioni assunte dal ministro della salute Manto Thsabalala-Msimang, che invitava ad abbandonare le terapie antiretrovirali in favore di rimedi tradizionali di efficacia non comprovata. Ha poi istituito una commissione su tali terapie guidata da Herbert Vilakazi, un sociologo fautore dei metodi tradizionali africani e detrattore della medicina scientifica.
 
Nonostante Mbeki abbia dichiarato, nel 2002, di ritenere che il virus HIV sia causa dell'AIDS, ha sempre sostenuto che i farmaci antiretrovirali della medicina occidentale siano un raggiro ai danni degli africani operato dai paesi più sviluppati. La politica sanitaria del Sudafrica, che sarebbe dotato di un'economia sufficiente a permettersi il fabbisogno di antiretrovirali, si è rivelata estremamente inefficace a causa dello scarso uso delle terapie mediche.
 
Altro clamore è stato suscitato dalla rimozione dal suo incarico di Nozizwe Madlala-Routledge, che fu nominata ministro della salute in seguito alla malattia di Thsabalala-Msimang, già precedentemente sostituita da Jeff Radebe. Madlala-Routledge si era dimostrata decisamente critica nei confronti di Thsabalala-Msimang e delle sue politiche sanitarie sull'AIDS, esprimendosi in favore della scienza medica. Le ragioni della rimozione dall'incarico non vennero dichiarate da Mbeki. Madlala-Routledge affermò che la sua rimozione sarebbe avvenuta a seguito di un viaggio in Spagna per una conferenza sull'AIDS, che non aveva ancora ricevuto l'autorizzazione di Mbeki; autorizzazione che fu negata, ma solo mentre il ministro era già in viaggio. Nonostante non avesse partecipato alla conferenza e fosse tornata con il primo aereo disponibile, Mbeki chiese le dimissioni, che non vennero rassegnate dal ministro, e procedette di conseguenza alla sua rimozione dall'incarico. Madlala-Routledge si difese affermando che viaggi senza esplicita autorizzazione presidenziale non erano rari e si erano verificati in precedenza senza conseguenze per i ministri coinvolti.


da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 11:38:46
RAYMOND CHANDLER

Raymond Thornton Chandler (Chicago, 23 luglio 1888 – La Jolla, 26 marzo 1959 - 70 anni )

....................................................è stato uno scrittore statunitense di romanzi giallo-polizieschi.

Chandler nacque a Chicago, Illinois, nel 1888, da padre statunitense e madre irlandese; ma nel 1895, al divorzio dei genitori, fu portato dalla madre in Gran Bretagna. Nel 1907 prese la cittadinanza britannica e nel 1912 tornò negli Stati Uniti con la madre; nel 1917 si arruolò nell'esercito canadese e combatté in Francia.
 
Iniziò a scrivere pulp fiction per guadagnarsi da vivere e, dopo una parentesi lavorativa nel campo petrolifero, pubblicò il suo primo racconto nel 1933, all'età di quarantacinque anni, sulla rivista Black Mask. Il suo primo romanzo, Il grande sonno, è del 1939, cui seguì il contratto come sceneggiatore con la Paramount nel 1943. Scrisse nove romanzi, di cui uno incompiuto, e varie sceneggiature per Hollywood, tra cui le più importanti sono quelle de La fiamma del peccato (di Billy Wilder, 1944), The Unseen (di Lewis Allen, 1945) e L'altro uomo (di Alfred Hitchcock, 1951). Precipitato nel tunnel dell'alcolismo, tentò il suicidio nel 1955, un anno dopo la morte della moglie, Cissy Pascal. Prima di aver ultimato l'ottavo romanzo della saga di Marlowe, morì di polmonite a La Jolla, nel 1959.
 
Fu molto critico verso il romanzo giallo tradizionale per la sua mancanza di realismo che bene espresse nel saggio intitolato La semplice arte del delitto scritto nel 1944 per la nota rivista The Atlantic Monthly di Boston.
 
La semplice arte del delitto, come scrivono Massimo Bonfantini e Carlo Oliva[1], resta un testo molto interessante. Esprime idee sensate sul come costruire un romanzo giallo e su quali sono il significato e la funzione di questa forma di letteratura. E contiene, soprattutto, una durissima polemica contro il giallo "classico" degli anni venti e trenta (e naturalmente i suoi prodotti tardivi)."
 
Chandler si dimostra molto critico nei confronti dei romanzi di grande successo popolare, come quelli di Freemann Crofts, Doroty Sayers, Agatha Christie e il suo giudizio diventa ancor più duro verso i seguaci americani di questo genere letterario, soprattutto S. S. Van Dine. Si distingue da loro non solo per la trama dei suoi romanzi e racconti, ma anche per lo stile originale, accurato, efficace soprattutto nell'uso del discorso diretto, che ricorda per certi versi scrittori più considerati dalla critica, come ad esempio Hemingway.
 
Chandler seguì la strada della narrativa hard boiled, iniziata da Dashiell Hammett. Il suo personaggio di gran lunga più famoso è l'investigatore duro ma onesto, riflessivo, tormentato Philip Marlowe, portato sullo schermo con interpretazioni di vario calibro da attori come Dick Powell, Robert Mitchum, James Garner, Elliott Gould; indimenticabile nei panni di Marlowe soprattutto Humphrey Bogart.
 
Considerato a lungo niente più di un brillante artigiano, Chandler comincia a essere rivalutato come scrittore a tutto tondo; si è dedicata maggiore attenzione alla sua complessa biografia, che ne fa un vero e proprio intellettuale prestato al giallo, il suo forte legame culturale con la Gran Bretagna (dove aveva studiato); sono state notate numerose affinità tematiche e simboliche con il modernismo. Man mano che l'accettazione del giallo nell'ambito della letteratura in generale si fa sempre più diffusa, Raymond Chandler viene sempre più considerato un eccentrico esponente marginale del modernismo.
 
Nel 1955 con il libro The Long Goodbye (Il lungo addio) ha vinto il Premio Edgar Award.
da Wikipedia
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Scrittore statunitense di romanzi gialli e polizieschi, Raymond Thornton Chandler nasce a Chicago (Illinois) il giorno 23 luglio 1888.
Si trasferisce in Gran Bretagna nel 1895, quando i genitori divorziano.
Torna negli USA nel 1912. Non ancora ventenne, nel 1917 si arruola prima nell'esercito canadese, poi nella R.A.F. (Royal Air Force), combattendo la Prima guerra mondiale in Francia.
Lavora saltuariamente come giornalista e corrispondente. Inizia a scrivere per guadagnarsi da vivere e, dopo una breve parentesi in cui lavora come operaio in campo petrolifero.
Pubblica il suo primo racconto all'età di quarantacinque anni, nel 1933, su "Black Mask Magazine", rivista che pubblica storie di detective.
Il suo primo romanzo si intitola "Il grande sonno", e viene dato alle stampe nel 1939. E' subito un grande trionfo.
Il suo talento viene a galla e la casa di produzione cinematografica Paramount, nel 1943 gli propone un contratto come sceneggiatore.

Nel 1924 aveva sposato Cissy Pascal, di 18 anni più anziana, già divorziata due volte.

La sua produzione letteraria conterà nove romanzi, di cui uno incompiuto, e varie sceneggiature per Hollywood: le più importanti sono "La fiamma del peccato" (1944, di Billy Wilder), "The Unseen" (1945, di Lewis Allen) e "L'altro uomo" (1951, di Alfred Hitchcock).
 
Nel 1955 con il libro "Il lungo addio" (The Long Goodbye) vince il premio statunitense "Edgar Award", dedicato annualmente alle migliori opere gialle.
 
Raymond Chandler è molto critico verso il romanzo giallo tradizionale per la sua mancanza di realismo; segue così la strada della narrativa "hard boiled", iniziata da Dashiell Hammett. Il suo personaggio di gran lunga più famoso è l'investigatore duro ma onesto Philip Marlowe - cavaliere dei tempi moderni, cinico tuttavia profondamente onesto - portato sullo schermo con interpretazioni indimenticabili da attori come Dick Powell, Robert Mitchum, James Garner, Elliott Gould ma soprattutto Humphrey Bogart. Ma i produttori hanno un rapporto difficile con i suoi testi, spesso ricchi di sesso, corruzione, pornografia e omosessualità.

da biografieonline

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 11:49:36
DICK POWELL

Dick Powell, all'anagrafe Richard Erwing Powell (Mountain View, 1904 – Los Angeles, 2 gennaio 1963),

.......................................... è stato un attore e regista cinematografico statunitense.


Esordì nel cinema come cantante in Cronaca degli scandali (1932) e partecipò poi alle migliori produzioni musicali degli anni trenta, una su tutte, La danza delle luci (1933) di Mervyn LeRoy. In questi film Powell interpretò quasi sempre il classico attor giovane di bell'aspetto, brillante ed ironico. Quando il genere musicale degli anni trenta iniziò a perdere smalto, l'attore riuscì a fare un decisivo salto di qualità, trasformando la propria immagine in quella di uomo forte, risolutivo, capace di qualsiasi azione.
 
In questo periodo diede le sue interpretazioni migliori nella commedia Avvenne domani (1944) di René Clair e in L'ombra del passato (1944), in cui prestò il proprio fisico asciutto ad un Philip Marlowe assai disincantato, per la regia di Edward Dmytryk, dal quale sarebbe stato diretto anche Missione di morte (1945). Raggiunta la maturità, Powell decise di passare dietro la macchina da presa dirigendo il discreto dramma Prigionieri della città deserta (1952), che comunque non portò nulla di nuovo rispetto ai canoni classici del noir anni cinquanta.
 
Seguirono altre produzioni di diverso genere, come la commedia Autostop (1956) (remake del classico Accadde una notte), e le pellicole belliche Duello nell'Atlantico (1957) e I cacciatori (1958). Concluse la sua carriera come produttore di film per conto di Budd Boetticher e Samuel Fuller e con altre regie, prevalentemente televisive. Morì prematuramente a causa di un linfoma.

da MyMovies che invece di lui scrive :
L' mpiegato dei telefoni, abbandonò il lavoro per una compagnia itinerante. Divenne cantante e presentatore di molti spettacoli, quindi venne chiamato a Hollywood per interpretare La cronaca degli scandali (1932). Ne conseguì un discreto successo che crebbe fino a renderlo protagonista di innumerevoli musical. Superata la crisi dovuta al decadere di questo genere cinematografico, l'attore si orientò verso ruoli drammatici che lo riportarono sulla cresta dell'onda. Nel 1952 diresse la sua prima pellicola (Prigionieri della città deserta) e proseguì in veste di regista fino al termine della sua carriera. In alcuni dei suoi film recitò accanto a Joan Blondell, la sua seconda moglie, dalla quale ha divorziato per sposare June Allyson.

da wikipedia/MyMovies

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 12:09:13
ROBERT  MITCHUM      ( fumatore di sigaro )

Robert Mitchum, all'anagrafe Robert Charles Durman Mitchum (Bridgeport, 6 agosto 1917 – Santa Barbara, 1º luglio 1997)

................................................................ è stato un attore e cantante statunitense.

 
È considerato uno dei migliori attori dell'epoca d'oro di Hollywood ed è citato nel brano One More Arrow (1983), composto da Elton John e Bernie Taupin; il noto critico Roger Ebert lo ha definito l'anima dei film noir.
 
Di sé amava dire:
« Sono una speranza per tutti. La gente mi guarda sullo schermo e dice: "Se ce l'ha fatta quel coso lì posso farcela anch'io." »

Robert Mitchum nacque a Bridgeport (Connecticut), il 6 agosto 1917, da James Thomas Mitchum, un lavoratore nei cantieri portuali e ferroviari, e da Ann Gunderson Mitchum, la figlia di un capitano della marina norvegese immigrato negli USA. Il padre morì in un incidente ferroviario quando Robert aveva solo 18 mesi e Ann fu costretta a trovare lavoro presso un giornale come linotipista. Durante la sua turbolenta infanzia, l'irrequieto Robert fu spesso coinvolto in risse e birichinate.
Nel 1929, Ann mandò il dodicenne Robert a vivere con i nonni a Felton (Delaware), ma il ragazzino fu subito espulso dalla scuola media per essersi azzuffato con il preside. Un anno dopo, nel 1930, Robert si trasferì con la sorella maggiore, la cameriera e attrice teatrale Julie (in origine Annette) Mitchum, a New York (più precisamente nel quartiere Hell's Kitchen).
 
Dopo essere stato espulso anche dalla Haaran High School, Robert lasciò sua sorella e iniziò a viaggiare attraverso gli Stati Uniti, spostandosi su vagoni ferroviari e in autostop, e mantenendosi con innumerevoli lavori, quali il minatore, lo scaricatore di porto, il pugile professionista, lo sterratore per i Civilian Conservation Corps.
In quegli anni si trovò coinvolto in numerose avventure, diventando uno dei tanti "ragazzi di strada" dell'era della Depressione. A Savannah (Georgia), fu arrestato per vagabondaggio e messo ai lavori forzati per sei giorni con un gruppo di detenuti. In quella stessa località, molti anni più tardi, avrebbe girato il film Il promontorio della paura (1962), nei panni proprio di un detenuto. Mitchum riuscì a scappare senza scontare del tutto la pena e ritornò dalla sua famiglia nel Delaware. Fu a quel punto della sua vita, mentre si riprendeva da vari infortuni per i quali rischiò anche di perdere una gamba, che incontrò la donna che poi avrebbe sposato, l'allora adolescente Dorothy Spence.
 
Nel 1936 Mitchum andò a vivere con sua sorella Julie a Long Beach (California), dove i due furono presto raggiunti dagli altri familiari.
Fu Julie che lo convinse ad unirsi alla locale cooperativa teatrale. Negli anni passati con la Players Guild di Long Beach, Robert si guadagnò da vivere come macchinista teatrale e attore occasionale. Scrisse anche molte commedie brevi che furono rappresentate dalla cooperativa. Secondo la biografia di Lee Server (Robert Mitchum: Baby, I Don't Care), Mitchum dimostrò un notevole talento per la poesia, scrivendo testi radiofonici, canzoni e monologhi per le esibizioni di sua sorella Julie nei nightclub. Nel 1939 compose un oratorio che, grazie al finanziamento di Orson Welles, venne eseguito all'Hollywood Bowl.
Nel 1940 ritornò all'est per sposare Dorothy e la portò con sé in California. Alla nascita del primo figlio Jim, soprannominato Josh (a cui seguiranno altri due figli, Christopher e Petrine), Robert ottenne un lavoro fisso come operatore macchinista con la Lockheed Corporation. Iniziò a soffrire di insonnia cronica e a perdere la vista, sintomi di un visibile esaurimento nervoso, causatogli dall'incapacità di affrontare questo impiego così "conformista".
Queste circostanze lo portarono a cercare lavoro come attore o comparsa nel cinema. Jack Shay, un funzionario della Paramount che aveva conosciuto, gli procurò un colloquio con Harry Sherman, il produttore della popolare serie Hopalong Cassidy, western di serie b adattati dai popolari romanzi di Zane Grey. Mitchum venne assunto per recitare la parte del cattivo in molti film della serie tra il 1942 e il 1943, e continuò ad assicurarsi il lavoro come comparsa e attore di supporto in numerose produzioni per vari studios. Dopo aver fatto una buona impressione su Mervyn LeRoy durante le riprese del film Missione segreta (1944), Mitchum firmò un contratto di sette anni con la RKO Pictures.
Dopo il western Nevada (1944), che non ottenne un grande successo, la RKO diede Mitchum in prestito alla United Artists per I forzati della gloria (1945). Nel film, Mitchum interpretò il solitario e riflessivo tenente Bill Walker, stanco della guerra e delle difficoltà quotidiane al fronte. Il film, che descriveva la vita di un normale soldato attraverso gli occhi del giornalista e corrispondente di guerra Ernie Pyle, interpretato da Burgess Meredith, fu un successo immediato di critica e di pubblico. Agli Academy Awards del 1946, ebbe quattro nomination per gli Oscar, compresa quella per Mitchum quale miglior attore non protagonista.
L'anno si chiuse con il western La bella avventura (1945) e con il dramma post-bellico Anime ferite (1946), in cui Mitchum interpretò il ruolo del reduce Bill Tabeshaw. L'attore era ormai in procinto di passare ad un genere che diede una svolta alla sua carriera e che arricchì la sua personalità di attore: il film noir.Mitchum sarebbe diventato l'attore emblema del genere conosciuto con il nome di film noir. La sua prima interpretazione in questo mondo di vicende di cronaca nera fu in Notte d'angoscia (1944), la storia di un serial killer psicotico. Il film, applaudito da Orson Welles e dai critici James Agee e Manny Farber, venne annoverato tra i migliori film di serie B mai girati.
Prestato alla MGM, Mitchum recitò poi in Tragico segreto (1946) di Vincente Minnelli, nei panni di un problematico e sensibile personaggio invischiato nei loschi affari del fratello (Robert Taylor) e della di lui sospettosa moglie (Katharine Hepburn). Primo noir diretto da Minnelli, il film però non fu ben accolto dalla critica.
In Il segreto del medaglione (1946), diretto da John Brahm, Mitchum vestì i panni dell'amareggiato ex-marito della femme fatale Laraine Day, mentre Notte senza fine (1947), diretto da Raoul Walsh, accostò le atmosfere dei film western a quelle del genere noir, con Mitchum impegnato a ricordare il suo passato e a trovare l'uomo responsabile dell'uccisione dei suoi familiari.
In Odio implacabile, altro film del 1947, Mitchum interpretò il sergente Keely, un veterano smobilitato che si mette alla ricerca dell'assassino di un soldato ebreo. Il film affrontò il problema dell'antisemitismo, del fallimento dei metodi militari e del difficile reinserimento dei reduci di guerra nella società postbellica. Diretto da Edward Dmytryk, fu uno dei film più acclamati dalla critica in quell'anno, con ben cinque nomination agli Academy Awards.
Dopo Odio implacabile, Robert Mitchum fu scritturato per Le catene della colpa (1947) di Jacques Tourneur, film che diede una decisiva svolta alla sua carriera.
Nel film di Josef von Sternberg L'avventuriero di Macao (1952), accanto a Jane Russell, Mitchum era vittima di uno scambio di identità sullo sfondo esotico di Macao. Il film Seduzione mortale (1952), di Otto Preminger, fu la prima delle tre collaborazioni tra Mitchum e l'attrice inglese Jean Simmons. Nel film, Simmons recita la parte di una pazza ereditiera che irretisce Mitchum, qui nei panni di un conducente di ambulanze. Nel 1954 fece coppia con Marilyn Monroe nel romantico e avventuroso film La magnifica preda (1954), nuovamente per la regia di Preminger.
Mitchum rimase sempre scettico sul proprio successo e mantenne un atteggiamento cinico e disincantato anche durante la maturità, sostenendo che la fama e la celebrità conquistate fossero dovute solo a un colpo di fortuna. Spesso sul set faceva scherzi agli attori e alle maestranze. La sua espulsione dal film Oceano rosso (1955) di William A. Wellman è stata spesso attribuita alle sue irriverenti trovate, in particolare a uno scherzo a cui sottopose uno dei manager del film, gettandolo nella Baia di San Francisco[senza fonte].
Anche se Mitchum continuava ad interpretare drammi di genere criminale, alcuni dei quali classificati come film noir, il 1955 segnò sia la sua ultima partecipazione al genere sia il suo debutto come attore freelance, nel thriller La morte corre sul fiume (1955), diretto da Charles Laughton. Basato su un romanzo di Davis Grubb, il film rappresentò una sorta di spartiacque nella carriera di Mitchum, offrendogli il ruolo di un predicatore psicopatico, che sposa la vedova di un rapinatore per cercare nella casa la refurtiva lasciata dal defunto.
L'interpretazione del violento criminale Max Cady nella pellicola Il promontorio della paura (1962), riportò su Mitchum l'attenzione del pubblico e della critica e ne riconfermò il naturale talento per ruoli di personaggi freddi e pericolosi. Gli anni sessanta furono però segnati da numerose interpretazioni minori e da opportunità mancate per la carriera dell'attore. Tra le "occasioni perdute" da Mitchum, si annoverano Gli spostati di John Huston, ultimo film interpretato sia da Clark Gable che da Marilyn Monroe, Patton, generale d'acciaio, film vincitore del Premio Oscar, e il poliziesco Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo con Clint Eastwood[senza fonte].
Mitchum apparve invece nel kolossal bellico Il giorno più lungo (1962), epopea dello Sbarco in Normandia, e in Anzio (1968), nella commedia musicale La signora e i suoi mariti (1964) con Shirley MacLaine, e nel western El Dorado (1966), un remake di Un dollaro d'onore (1959) di Howard Hawks, in cui Mitchum ebbe la parte dello sceriffo ubriacone che aiuta John Wayne, ruolo originariamente di Dean Martin.
Robert Mitchum si allontanò dal suo personaggio tipico con il classico La figlia di Ryan (1970) di David Lean. Nel film, osannato dalla critica, interpretò Charles Shaughnessy, un mite insegnante nell'Irlanda della Prima guerra mondiale. Il film fu nominato per quattro Premi Oscar (vincendone due) e Mitchum ebbe un notevole ritorno pubblicitario per la sua nomination come migliore attore, ma ancora una volta non fu premiato. Fu George C. Scott a ottenere l'Oscar per Patton, generale d'acciaio, un progetto che Mitchum aveva rifiutato per poter girare La figlia di Ryan.
 
Gli anni settanta videro Mitchum protagonista di alcuni gangster movie. In Gli amici di Eddie Coyle (1973) interpretò un anziano gangster preso a metà fra FBI e i suoi amici criminali. Yakuza (1975) di Sidney Pollack riprese una tipica storia noir ambientandola nel mondo della malavita giapponese.
L'interpretazione del detective invecchiato Philip Marlowe in Marlowe il poliziotto privato (1975), adattamento del romanzo Addio mia amata di Raymond Chandler, fu apprezzata da pubblico e critica. Mitchum reinterpretò lo stesso ruolo
Nel 1982 Mitchum interpretò l'allenatore Delaney nel film Correre per vincere (1982), girato a Scranton (Pennsylvania) e adattato dalla commedia di Jason Miller, vincitrice nel 1973 del Premio Pulitzer.
 
Mitchum si dedicò anche alla televisione con Venti di guerra (1983), miniserie televisiva ad alto budget. L'adattamento di Herman Wouk fu trasmesso dalla ABC e vedeva Mitchum nei panni di "Pug" Henry, un ufficiale della Marina, sullo sfondo degli eventi che portarono al coinvolgimento degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale. A questo fece seguito Ricordi di guerra (1988), che seguiva l'America durante la guerra. Nello stesso anno Mitchum tornò al grande schermo come memorabile co-protagonista di Bill Murray in S.O.S. Fantasmi (1988), rilettura di Canto di Natale.
 
Nel 1991 ottenne il premio alla carriera dal National Board of Review e nel 1992 il premio Cecil B. DeMille Award dai Golden Globe Awards. Nel 1991 partecipa con un cameo a Cape Fear - Il promontorio della paura (Cape Fear), diretto da Martin Scorsese, remake di Il promontorio della paura (Cape Fear), diretto nel 1962 da J. Lee Thompson.
 
Pur continuando ad apparire in diversi film negli anni novanta, come Tombstone e Dead Man di Jim Jarmusch, Mitchum rallentò gradualmente i suoi ritmi di lavoro. La sua ultima apparizione cinematografica fu in TV, con James Dean: Gara con il destino. Morì il 1º luglio 1997 a Santa Barbara, California per un enfisema e per le complicazioni di un tumore ai polmoni. Lasciò la moglie Dorothy, i figli James e Christopher (entrambi attori) e la figlia Trini. Anche i suoi nipoti Bentley Mitchum e Carrie Mitchum sono attori.
 
Si è largamente pensato, per almeno un decennio, che la sua morte avrebbe fatto riscoprire i suoi film ma la morte di James Stewart, avvenuta il giorno dopo, oscurò immediatamente la morte di Mitchum dai mezzi di informazione principali

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 12:17:11
KENNY CLARKE

Kenny "Klook" Clarke (nato Kenneth Clarke Spearman, nome poi cambiato in Liaqat Ali Salaam; Pittsburgh, 9 gennaio 1914 – Parigi, 26 gennaio 1985)

..................................è stato un batterista statunitense, uno dei principali innovatori dello stile bebop.


Proveniente da una famiglia di musicisti, Clarke iniziò la sua carriera suonando con Roy Eldridge nel 1935. Dopo essersi trasferito a New York, Kenny divenne il batterista stabil del Minton's Playhouse all'inizio degli anni 1940 e, come tale, prendeva regolarmente parte alle famose jam session che vi si svolgevano a tarda ora, nelle quali prese forma lo stile che fu poi detto bebop. A Clarke (che per questo venne soprannominato "Klook" o "Klook-mop") viene attribuito il merito di aver dato vita alla tecnica di usare il piatto ride per tenere il tempo (la tecnica standard - che Clarke chiamava "spalare il carbone" - era fino ad allora di tenere il tempo sul rullante e sulla cassa).
 
Lo stile introdotto da Clarke utilizza il piatto per il tempo e il rullante e la cassa per gli accenti.
 
« Tutti i batteristi devono essere grati a Kenny per l'introduzione di questo stile »
(Ed Thigpen)
 
A partire dal 1951, Clarke fu per un certo periodo il batterista di studio della Savoy Records, che gli permise di figurare su un gran numero di fondamentali registrazioni. Negli stessi anni fu tra i membri fondatori del Modern Jazz Quartet: sostituito nel 1955 da Connie Kay, Clarke emigrò a Parigi, dove continuò a suonare con i musicisti americani di passaggio, formando anche a questo scopo un trio, "The Bosses", con Bud Powell al piano e Pierre Michelot al basso. Nel 1961, su idea del produttore italiano Gigi Campi, Clarke fondò, assieme al pianista belga Francy Boland, un vera e propria big band con musicisti Europei e Americani, una formazione che fu in attività per undici anni.
 
Dopo questa esperienza, Clarke continuò un'attività free-lance fino alla sua morte.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 12:29:46
JOHN COLTRANE

John William Coltrane (Hamlet, 23 settembre 1926 – New York, 17 luglio 1967 - 40 anni )

...................................................... è stato un sassofonista e compositore statunitense.
 
Tra i più grandi sassofonisti della storia del jazz, ha sicuramente lasciato un segno profondo nel tessuto di questa musica. "Trane", come fu anche soprannominato, è stato uno dei più importanti innovatori del jazz degli anni sessanta, ponendosi come cerniera tra la poetica del bebop e la rivoluzione del free jazz.
Il pensiero musicale di Coltrane, colto nelle diverse fasi della sua evoluzione, ha creato folle di proseliti e di imitatori tutt'oggi attivi sui più disparati palcoscenici del mondo. Il passaggio breve ma intenso di questo grande musicista sulla scena del jazz ha marcato un profondo discrimine tra la musica degli anni cinquanta e quella degli anni seguenti: in appena un secolo di storia, il jazz si è trasformato da musica popolare in musica colta.
Ha ricevuto numerosi premi e onorificenze postume tra cui la canonizzazione, da parte della African Orthodox Church con il nome di Saint John William Coltrane. La chiesa di San Francisco a lui dedicata, la Saint John William Coltrane African Orthodox Church, utilizza musiche e preghiere di Coltrane nella propria liturgia.
Unico figlio di John Robert Coltrane, sarto e con l'hobby della musica (suonava l'ukulele e il violino) e di Alice Blair, crebbe con la cugina Mary a High Point. A dodici anni perse il padre e fu poi colpito da altri lutti familiari. A tredici anni entrò nella banda dei boy scout come clarinettista e al liceo iniziò a suonare anche il sax contralto.
Nel 1943 si diplomò e si trasferì in cerca di lavoro a Philadelphia, frequentando la "Omstein School Of Music". Nel 1945 svolse il servizio militare alle Hawaii, come clarinettista della banda militare della Marina. Tornato a Philadelphia entrò nel gruppo di Joe Webb e quindi in quello di Eddie Vinson, passando al sax tenore e dedicandosi al rhythm and blues. Nel 1948 entrò a far parte dell'orchestra dell'Apollo Theater di Harlem a New York. A Philadelphia suonò ancora con i fratelli Heath, con Cal Massey, con Howard McGhee e con l'orchestra di Dizzy Gillespie, in cui suonava il sax contralto. Nel 1951 l'orchestra si trasformò in un settetto e Coltrane passò nuovamente al sax tenore: con questa formazione registrò il primo pezzo a Detroit il 1 marzo.
Nel 1952 entrò nel gruppo di Earl Bostic e nel 1953 iniziò ad avere problemi con il consumo di eroina, a causa della quale venne licenziato dal gruppo di Jonny Hodges.
Nel 1955 si sposò con Juanita Grubbs (Naima) e iniziò a collaborare con Miles Davis.
John Coltrane è diventato vegetariano tra il 1960 e il 1961.
Quando Rollins tornò a ritirarsi dalla scena, come faceva di tanto in tanto, Davis dovette trovare un sostituto. Philly Joe Jones convinse Miles a chiamare Coltrane per un provino. Davis all'inizio non era entusiasta perché aveva ascoltato Coltrane anni prima in una sessione con Rollins, che era stato nettamente superiore. Dopo il provino, però, ne fu impressionato. Coltrane conosceva tutti i brani, teneva anche i tempi velocissimi, aveva un'esecuzione fluida, armoniosa, senza intoppi.
 Coltrane si comportò come sempre: sfruttò l'occasione di incontro con un collega più esperto per fargli mille domande. Davis era un uomo che guardava la realtà con occhio lucido, disincantato, talora cinico. Era privo di autentica fede religiosa, in fondo anzi diffidava delle religioni. Nell'organizzare la sua musica non diceva nulla, non spiegava niente a nessuno, manteneva il segreto sulle strutture, sulle soluzioni armoniche, su tutto. Spesso dava le spalle al pubblico per inviare, non visto, segnali gestuali ai suoi. Oppure sussurrava loro all'orecchio.
 La musica di Davis si offre all'ascolto come un oggetto sonoro liscio, perfetto, senza cuciture visibili, che non si può capire e smontare. Coltrane, al contrario, aveva una visione del mondo intrisa di irrazionale: divorava libri su qualunque argomento che non fosse scientifico, e talora anche libri di scienza, che comunque leggeva come se fossero libri sapienziali. Però in musica era concreto, pragmatico, materialista: di ogni nota, accordo, progressione, voleva sapere che cos'è, come si fa, come si chiama.
 Non sorprende che i due, a prima vista, non si siano amati. Queste incongruenze di carattere infastidirono tantissimo Coltrane, al punto che decise di andarsene. Intanto il quintetto di Davis aveva firmato impegni per l'autunno e Davis dovette quasi pregare Coltrane di tornare. Il 26 ottobre 1955 il quintetto di Davis con Coltrane entrò in sala di incisione e incise per la Columbia quattro pezzi, Ah-Leu-Cha Two Bass Hit, Little Melonae e Budo, usciti poi sparsi in vari dischi. Essi aprono una serie aurea di incisioni per la Columbia e la Prestige Records effettuate nell'arco di un anno esatto: l'ultima è del 26 ottobre 1956. L'eleganza sembra essere la caratteristica principale di questo quintetto: tutto è liscio, piano, basso e batteria sono fusi in tutt'uno, il ritmo è elastico e incalzante, mai la minima sensazione di sforzo è avvertibile.
 La sensazione di unità espressiva era dovuta sia alle ripetute prove sia all'affiatamento. Ogni pezzo era arrangiato con cura, ma l'arrangiamento è nascosto, spesso consiste di piccoli scintillanti tocchi isolati: una nota, un accordo del piano, un frammento melodico interpolato.Oltre ai concerti vi erano poi continue conferenze stampa. Le foto che furono scattate in quei giorni lo ritraggono molto ingrassato, e, in circa metà di esse, con una mano sul fegato. A pochi confessò la sua sofferenza. Aveva mal di testa continui, e sempre più forti. Tornato dal Giappone, ingoiava aspirina in dosi inquietanti. George Wein gli propose una tournée in Europa. Rifiutò: «non sto bene, disse, non me la sento». Wein gli offrì di rinviare la data a suo piacimento. Ma Coltrane non voleva partire affatto. In realtà, diversi fattori stavano ormai congiurando contro la sua salute. Gli anni dell'eroina avevano provocato guasti terribili. Coltrane avrebbe dovuto curarsi con regolarità ma aveva un irrazionale terrore dei medici; non faceva neppure controlli. La sua paura per i medici era di fatto sfiducia nella scienza. La frequentazione delle filosofie orientali doveva averlo indotto in uno stato di passiva accettazione del destino, ivi inclusa la morte. Da tempo si era convinto di dover morire presto, e della morte parlava spesso, con chiunque. Egli affrontò quindi il destino senza opporvisi, senza curarsi. Da un altro lato, la certezza della morte imminente lo indusse ad andare avanti nella sua ricerca artistica senza più remore. Come in una folle corsa verso la fine di tutto. A Ravi Shankar, per telefono, Coltrane apparve triste e frustrato: cercava qualcosa di nuovo, ma non sapeva cosa. Il 26 dicembre 1966 diede un concerto al Village Theater di New York con Algie DeWitt, suonatore di baia (un tamburo a clessidra usato nei culti voodoo), Ornar Ali alla conga, il trombettista John Salgalo e il bassista Sonny Johnson, più il suo quintetto. Questo ensemble stranamente assortito non ha lasciato dischi; ma testimoni hanno raccontato che la musica era di un'intensità selvaggia e soverchiante.
Nel 1967, tra febbraio e marzo, registrò il materiale confluito poi negli album Expression e Interstellar Space. Il primo disco è in quartetto, e fu l'ultimo alla cui uscita egli attese personalmente; fu pubblicato poco dopo la sua morte. Esso contiene una musica ancora nuova e diversa, di sublime bellezza, in cui tutte le ricerche, le inquietudini, i conflitti, le violenze che segnano l'intera sua opera sembrano conciliarsi sotto il segno di una ritrovata serenità. L'iniziale, brevissimo Ogunde Varere è un commosso addio alla vita: sopra i fluttuanti arpeggi del pianoforte, Coltrane intona una lirica melodia, che suona del tutto originale, diversa da qualsiasi altra melodia antica o moderna, e al tempo stesso profondamente familiare. Essa infatti nasconde una struttura di blues. Offering ed Expression sono pagine analoghe, più ampie, che attraversano tratti convulsi, ma che alla fine planano di nuovo nella stessa atmosfera di pace ultraterrena. A parte va considerato il brano più lungo dell'album, To Be. In esso Coltrane suona il flauto che era appartenuto a Eric Dolphy, e Sanders lo affianca all'ottavino. A quattro pianeti — Marte, Venere, Giove, Saturno — sono per l'appunto intitolati i quattro brani dell'altro album, Interstellar Space, uscito nei primi anni settanta. Dal punto di vista strutturale, la musica è simile a quella di Expression: in ambedue si ritrovano tra l'altro le procedure già descritte per Meditations, in particolare il trasporto di brevi motivi su scale diverse. Il carattere è però tutt'altro: Coltrane, al sax tenore, dialoga con Rashied Ali, e la presenza dell'incendiario batterista si trasforma in occasione di estenuante sfida. Lascia allibiti lo stoicismo di Coltrane, che si sottopose a simili sforzi nelle condizioni in cui era. Il linguaggio rotolante, inarrestabile come una lingua di colata lavica, che si ascolta nei concitati assolo degli album precedenti qui appare denudato, messo allo scoperto, e mostra una così rigorosa logica architettonica da reggere l'ascolto da solo. In quei vertiginosi giochi di scale su scale, che innervosirono gli ascoltatori già nei concerti del 1960, sono in realtà applicate ferree regole di combinazione, permutazione, trasporto di centro tonale e di modo. Chi riesca ad afferrarne i motivi e gli sviluppi trova in questa musica una ricchezza esaltante, inesauribile, unita a squarci di purissima poesia, come nel delicato Venus o nel tracotante Jupiter. L'ultima seduta di incisione si tenne il 17 marzo. Si registrò un solo brano, Expression, probabilmente perché Alice era in gravidanza avanzata. Due giorni dopo nasceva il terzo figlio della coppia, Oran.
Il 23 aprile Coltrane apparve con il quintetto al Centro di Cultura Africana fondato da Olatunji a Harlem. La struttura era appena nata, su progetto di Olatunji e altri, incluso Coltrane, che la sostenne finanziariamente con generosità. Suonò, dicono, bene come sempre, e a lungo come sempre. Un solo particolare tradisce le sue reali condizioni: suona seduto. Ciò nonostante, in quello stesso aprile Trane rinnovò il contratto con la Impulse! per due anni.

A maggio, andò a visitare sua madre a Philadelphia, insieme ad Alice, quando ebbe un'improvvisa fitta allo stomaco. Piegato in due, si chiuse in camera sua, rifiutando ogni cura. Ne usci poco dopo: non riconosceva più sua madre e sua moglie. Tornarono a casa subito. Alice gli fissò una visita. Ci andò, stavolta. Lo ricoverarono per una biopsia, ma rifiutò di protrarre la degenza e telefonò ad Alice e si fece portar via.
 
La domenica fu di nuovo ricoverato d'urgenza all'ospedale Huntington.
Morì alle quattro del mattino di lunedì 17 luglio 1967, stroncato da un tumore al fegato.

Lo Stile : I primi tratti caratteristici dello stile di Coltrane furono fissati al tempo in cui suonava al Five Spot Café. In quel periodo egli mise a punto la tecnica detta "Sheets of sound". I suoi soli si componevano di frasi lunghe e veloci, suonate in sedicesimi (semicrome) o in trentaduesimi (biscrome), in modo da fondere fra loro le note, in un continuo glissando. Questo modo di suonare era del tutto nuovo. A differenza di Charlie Parker, Coltrane usava le frasi di sedicesimi per conferire al brano più fluidità e, come si vedrà, un particolare senso ritmico.
 
Nello stesso periodo Coltrane venne spinto da Thelonious Monk a esplorare nuove sonorità. In particolare egli cercava il modo di ottenere, dal sax tenore, due o tre suoni contemporanei. Un chiaro esempio di questa tecnica si può trovare nel brano Harmonique. Questa tecnica incuriosì anche il celebre Sonny Rollins.
 Suonando con Monk, Coltrane apprese il modo di esplorare tutte le possibilità improvvisative del brano, impegnandosi così in lunghi soli, durante i quali usava particolari suoni, rumori, fischi, grugniti. È importante sottolineare come tutto ciò fosse già presente nel sound del rhythm and blues.
 
Coltrane, tuttavia, si servì di queste tecniche, non in senso meramente virtuosistico, ma per chiare finalità musicali. Egli inoltre allargò le risorse tecniche del sax tenore, mediante le estensioni, l'utilizzo dei registri estremi, timbriche particolari, diteggiature alternative utilizzate per il loro effetto sonoro, armonici, differenti modi di alterare il suono con l'intensità del fiato. Coltrane fu il primo ad esplorare i suoni del sax soprano. Egli ottenne da questo strumento un sound sinuoso e serpentino. La grana del suono del sax soprano può definirsi scarna e funzionale al senso religioso della musica di Coltrane. La musica creata con questo strumento è fatta di melodie sinuose ed eteree, di carattere mistico. Basti ascoltare la celebre esecuzione di My favorite Things, contenuta nell'album omonimo.
L'approccio tecnico armonico della stile coltraniano è vario e complesso. Il suo modo di suonare andò perfezionandosi durante il periodo in cui egli approfondiva il bebop. Alla fine di questo apprendistato la musica di Coltrane aveva un alto grado di complessità.
 Durante il periodo tonale, corrispondente al periodo dello hard bop, Coltrane giunse a padroneggiare qualsiasi tipo di situazione armonica, fino ad introdurre proprie soluzioni. Tipico esempio di quanto detto sono i Coltrane changes. La riarmonizzazione istantanea dei brani era una caratteristica degli hard-boppers, ma la complessità dell'approccio di Coltrane va oltre questo discorso. Innanzitutto egli approfondì l'uso delle scale, utilizzando, in aggiunta alle scale tipiche del bebop, scale indiane, orientali, pentatoniche, ecc. Ciò contribuì non solo ad allargare il sound ma a fornire al solista maggiori possibilità di esplorazione armonica. Questo approccio imponeva inoltre il superamento dei vecchi cliché del bebop. Inoltre Coltrane contribuì anche al rinnovamento ritmico dell'improvvisazione.
 
Durante il periodo modale, che va dal 1961 al 1965, anno in cui fu pubblicato A Love Supreme, Coltrane improvvisa utilizzando i modi delle scale di riferimento piuttosto che gli accordi. Egli si impegna anche in una rilettura del blues in senso modale o orizzontale. La Atlantics pubblicò nel 1962 l'album Coltrane Plays the Blues. Nel 1963 uscì l'album Ballads dove, nonostante il senso tonale della composizioni, il fatto che gli accordi si succedano in tempo lento consente un approccio modale dell'esecuzione.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 12:39:15
JACQUES COUSTEAU

Jacques-Yves Cousteau (Saint-André-de-Cubzac, 11 giugno 1910 – Parigi, 25 giugno 1997)

.................................................è stato un esploratore, navigatore, militare e oceanografo francese


Da giovane venne ammesso all'École navale (Accademia Navale) di Brest e divenne un ufficiale cannoniere della Marina Militare Francese, il che gli diede l'opportunità di fare i suoi primi esperimenti subacquei. Nel 1936 sperimentò un modello di occhiale subacqueo, forse il progenitore delle moderne maschere.
Si sposò nel 1937 con Simone Melchior, figlia di un dirigente dell'Air Liquide, con la quale ebbe due figli: Jean-Michel (nato nel 1938) e Philippe (nato nel 1940 e morto nel 1979 in un incidente di volo durante le riprese di un documentario). Nel 1991, un anno dopo la morte della moglie per cancro, ha sposato Francine Triplet (poi Francine Cousteau), una hostess dell'Air France, con la quale nel frattempo aveva avuto due figli: Diane Cousteau (nata nel 1980) e Pierre-Yves Cousteau (nato nel 1982).
Cousteau prese parte alla seconda guerra mondiale come spia e durante il conflitto trovò il tempo di inventare, nel 1943, assieme ad Emile Gagnan, il primo tipo di equipaggiamento per lo Scuba diving, l'Aqua-lung. Il famoso erogatore monostadio Cousteau-Gagnan "Mistral" diverrà negli anni a seguire il prezioso strumento che aprirà le porte del mondo sommerso a migliaia di appassionati.
Negli anni dopo la guerra, ancora ufficiale di marina, sviluppò delle tecniche per lo sminamento dei porti francesi e per l'esplorazione dei relitti.
Nominato presidente delle Campagne Oceanografiche Francesi, nel 1950 Cousteau ricevette in affitto, dal milionario irlandese Thomas "Loel" Guinness M.P., per il prezzo simbolico di un franco francese l'anno, un cacciamine costruito dalla Royal Navy. Cousteau, ribattezzantolo "Calypso", lo ristrutturò e trasformò in nave da ricerca e base di supporto per missioni oceanografiche.
 
Con la Calypso, Cousteau esplorò le acque più interessanti del pianeta, compresi alcuni fiumi. Durante questi viaggi produsse molti libri e film, uno dei quali, Il mondo del silenzio, vinse il primo premio al Festival di Cannes nel 1956. Questi lavori furono di grande aiuto nel rendere popolare la biologia sottomarina.
Nel 1959, per il grande prestigio acquisito in campo subacqueo e scientifico, fu coinvolto nella fondazione e nominato presidente della CMAS (Confederation Mondiale des Activitè Sous Marine), che in realtà aveva come scopo principale quello di organizzare gare di pesca subacquea a livello internazionale, contrariamente a quello che Cousteau stesso voleva che fosse, e cioè più un organismo per la diffusione della subacquea e della ricerca in campo marino. Tale argomento assunse sempre i toni della polemica e venne sempre messo in discussione, tanto che Cousteau, infine, chiese che tale attività venisse espunta dallo statuto e che non fosse più praticata a livello agonistico. Per i grandi interessi di molti questo non venne mai accettato dalla maggioranza del consiglio nelle varie animate riunioni, caratterizzate sempre da toni aspri e fortemente polemici, tanto che nel 1973 Cousteau rassegnò le dimissioni e non volle più avere niente a che fare con la CMAS.
Negli anni sessanta la popolarità di Cousteau era sempre più in crescita a livello internazionale e nel mondo scientifico.
Nell'ottobre 1960, un grosso quantitativo di scorie radioattive dell'EURATOM stava per essere scaricato in mare. Le Commandant organizzò una campagna pubblica che ottenne ampio supporto popolare. Il treno che trasportava le scorie venne bloccato da donne e bambini seduti sulle rotaie, e rispedito indietro. Il rischio di contaminazione radioattiva venne così evitato.
A Monaco, nel novembre seguente, una visita ufficiale del presidente francese Charles De Gaulle si tramutò in un dibattito sugli eventi dell'ottobre 1960 e sugli esperimenti nucleari in generale. L'ambasciatore francese aveva già suggerito che il Principe Ranieri evitasse l'argomento, ma il presidente (a quanto pare) chiese a Cousteau, in tono amichevole, di essere gentile nei confronti dei ricercatori nucleari e Le Commandant (sempre a quanto pare) replicò: "No signore, sono i suoi ricercatori che devono essere gentili nei nostri confronti". Durante questa discussione Cousteau scoprì che il motivo degli esperimenti e delle ricerche francesi era dato dal rifiuto da parte degli americani di condividere i loro segreti nucleari con gli alleati.
 
Nel settembre del 1962 diede vita al primo esperimento Précontinent, in cui i suoi collaboratori Albert Falco e Claude Wesny alloggiarono per una settimana alla profondità di 10 metri all'interno di una campana subacquea battezzata Diogene per l'occasione, dotata di elettricità, telefono, televisione ed acqua dolce, che veniva alimentata dalla superficie. Gli acquanauti vivevano nella campana respirando continuamente aria compressa e quindi in saturazione e durante il giorno effettuavano escursioni subacquee fino alla profondità di 25 metri.
Nel 1963, assieme a Jean de Wouters, Cousteau sviluppò una macchina fotografica subacquea chiamata "Calypso-Phot", che venne in seguito brevettata dalla Nikon diventando la "Calypso-Nikkor" e quindi la "Nikonos".
Nello stesso anno Cousteau mise in opera l'ambizioso progetto Précontinent II, dove in Mar Rosso nella laguna Shaab-Rumi vicino Port Sudan, vennero calate in mare due case subacquee. Una a 10 metri di profondità in grado di ospitare fino a 8 acquanauti, l'altra a 25 metri destinata ad ospitarne 2. La casa grande era a forma di stella marina con una sala centrale dotata di apparecchiature varie, schermi televisivi, telefono, manometri per il controllo del gas ecc. con grandi oblò a forma di finestre in cui si effettuavano le riunioni e si consumavano i pasti. Da questa sala centrale si dipartivano quattro corridoi cilindrici, di cui due riservati agli alloggi, il terzo adibito a cucina con un laboratorio di biologia ed il quarto come via comunicante con il mare grazie a un passaggio aperto sul pavimento. La casa piccola era come una campana subacquea con due ambienti, il piano inferiore come uscita per l'esterno e quello superiore come abitazione. La miscela respirabile era composta da aria e elio a circuito chiuso con il tasso di ossigeno controllato e il biossido di carbonio eliminato con calce sodata. I primi acquanauti compirono parecchie immersioni a 25 metri per costruire la casa più piccola, dove 2 uomini rimasero per più di una settimana compiendo immersioni fino alla profondità di 50 metri. L'esperimento durò in totale 28 giorni e gli acquanauti furono riportati alla superficie senza problemi dove effettuarono la dovuta desaturazione.
 
Assieme a Jean Mollard creò l'SP-350 (detta Soucoupe plongeante a causa della forma a scodella), un sottomarino biposto che poteva raggiungere una profondità di 350 m sotto la superficie dell'oceano. I test del mezzo ebbero successo e vennero proseguiti nel 1965 con due veicoli che raggiunsero la profondità di 500 m.
Cousteau divenne direttore del Museo Oceanografico di Monaco, creò un Gruppo di Ricerca Sottomarina a Tolone, fu il capo del Conshelf Saturation Dive Program (esperimenti di immersione a lunga durata, le prime colonie sottomarine abitate) e fu uno dei pochi stranieri ad essere ammesso nella National Academy of Sciences.
 Nel 1973 Cousteau fondò The Cousteau Society (associazione di diritto statunitense non a scopo di lucro) per la protezione della vita oceanica, che oggi conta più di 300.000 membri; essa è basata a Chesapeake ed è guidata, dalla morte di Cousteau nel 1997, dalla presidente Francine Cousteau.
Nel 1977, assieme a Peter Scott, ricevette il premio internazionale per l'ambiente dell'ONU, e pochi anni dopo anche l'American Liberty Medal da Jimmy Carter, allora presidente degli Stati Uniti.
Nel 1981 Cousteau fondò la Fondation Cousteau (associazione di diritto francese non a scopo di lucro); èssa è basata Parigi, dal 1992 ha cambiato nome in Équipe Cousteau ed è guidata, dalla morte di Cousteau nel 1997, dalla presidente Francine Cousteau.
Ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà, tra le più prestigiose onorificenze statunitensi, il 23 maggio 1985 dal Presidente Reagan[2].
Nel 1992 venne invitato a Rio de Janeiro, per la conferenza mondiale sull'ambiente e lo sviluppo, organizzata dall'ONU, divenendo un consulente regolare dell'ONU e della Banca Mondiale.
Nello stesso anno divenne Presidente del Consiglio per i Diritti delle Generazioni Future.
 
Jacques Cousteau morì il 25 giugno 1997 ed è sepolto nella cappella di famiglia al cimitero di Saint-André-de-Cubzac, in Francia.
Cousteau amava definirsi un "tecnico oceanografico". Egli fu in realtà un sofisticato amante della natura, specialmente di quella marina. Il suo lavoro permise a persone di tutti i continenti di visitare la vita che sta sotto la superficie oceanica ed esplorare attraverso la televisione.
 
I lavori prodotti da Cousteau hanno anche creato un nuovo tipo di comunicazione scientifica che gli causò qualche critica da parte degli accademici tradizionali. Il cosiddetto divulgazionismo, una forma semplice e comprensibile di condivisione dei concetti scientifici, venne ben presto utilizzato anche per altre discipline e divenne una delle caratteristiche più apprezzate delle moderne trasmissioni televisive. L'informazione documentaristica trovò nelle parole di Cousteau un semplice schema da seguire.
Oggi la figura di Cousteau è ammirata e benvoluta in tutto il mondo, grazie ai molti che amano il mare, e viene considerata con una sorta di devozione, in quanto simbolica dell'avventura, della natura e dell'esplorazione.
La Carta dei Diritti delle Generazioni Future è stata proposta da Jacques-Yves Cousteau e dalla sua équipe in collaborazione con l'UNESCO e da questa approvata nel 1991; ha raccolto, attualmente, adesioni in più di 100 Paesi.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 12:45:18
BING CROSBY

Harry Lillis Crosby, noto come Bing Crosby (Tacoma, 2 maggio 1903 – Madrid, 14 ottobre 1977),

..................................................................è stato un attore e cantante statunitense.
 
La sua incisione di White Christmas, la canzone scritta da Irving Berlin, è uno dei dischi più venduti di tutti i tempi.
Amico d'infanzia di Al Rinker, il fratello minore della cantante Mildred Bailey, grazie alle conoscenze della quale, appena terminati gli studi, i due ragazzi entrarono a far parte dei Rhythm Boys diretti da Paul Whiteman. Crosby si impose all'attenzione nazionale proprio grazie alla famosa Whiteman Orchestra, con la quale fece il suo debutto cinematografico nel film Il re del jazz nel 1930.
 
Nel 1910 viene soprannominato "Bing" per via di una rubrica settimanale del quotidiano locale Spokesman-Review, chiamata The Bingville Bugle, della quale Crosby, già all'età di 7 anni, era fervido lettore
Dopo quel film (al quale partecipò come componente della Whiteman Orchestra, senza avere il suo nome inserito nel cast), il suo primo ruolo riconosciuto fu in Come il pirata nero nel 1931, al fianco di Douglas Fairbanks Sr.
 
La carriera cinematografica di Bing Crosby coprì ben quattro decenni, dagli anni trenta fino agli anni sessanta, con una ottantina di film all'attivo. Furono principalmente commedie musicali, dove egli poté mettere a frutto il suo talento canoro. In alcuni film diede prova comunque delle sue capacità di recitazione in ruoli drammatici.
 
Nel 1944 vinse l'Oscar al miglior attore per l'interpretazione di Padre O'Malley nella commedia La mia via.
 
Sulla scena formò un lungo sodalizio con il comico Bob Hope. I due attori girarono assieme undici film, da La danzatrice di Singapore del 1940 a Astronauti per forza del 1962.
 
Tra i suoi film più noti, citiamo anche Bianco Natale (1954), al fianco di Danny Kaye, La ragazza di campagna (1954) e Alta società (1956), (entrambi con Grace Kelly), I 4 di Chicago (1964), con Frank Sinatra e altri componenti del Rat Pack.
La canzone White Christmas (in italiano Bianco Natale) fu scritta da Irving Berlin per la colonna sonora del film La taverna dell'allegria (1942). Bing Crosby, dopo averla ascoltata per la prima volta, non ne fu particolarmente colpito, tanto da dire al famoso compositore: "Ecco un'altra delle tue canzoni per piangere".
 
Il brano fu un successo planetario. Ricevette l'Oscar per la migliore canzone e il 3 ottobre 1942 raggiunse il primo posto nella classifica americana. Da allora, White Christmas è sempre riapparsa in classifica ogni anno in prossimità del Natale e ha venduto oltre 30 milioni di copie nel mondo solo nella versione di Bing Crosby. La prima versione fu pubblicata anche in Italia dalla Fonit, ma la censura del regime fascista ne vietò la trasmissione alla radio; il brano divenne quindi popolare solo con la fine della Seconda guerra mondiale.
 
White Christmas fu il più importante, ma non l'unico, successo "natalizio" di Bing Crosby. Silent Night (versione inglese di Stille Nacht), I'll be home for Christmas, Too-Ra-Lo-Ra-Loo-Ral, Rudolph, the red-nosed reindeer furono tra i pezzi più noti del suo repertorio, conosciuti e amati non solo negli Stati Uniti, ma anche all'estero. Bing Crosby fu così l'iniziatore di una nuova tradizione: le canzoni pop di Natale. Fino ad allora, le carols anglosassoni e i brani di musica classica erano stati l'unica colonna sonora delle festività natalizie
In carriera Bing Crosby collezionò 21 dischi d'oro e vendette oltre 500 milioni di dischi in tutto il mondo.[3] I suoi singoli arrivarono per ben 38 volte al numero 1 della hit parade americana, un record che non fu raggiunto né da Elvis Presley né dai Beatles.
 
Fu il primo artista a ricevere il Grammy Award alla carriera, nel 1962.
Bing Crosby fu molto attivo anche alla radio e in televisione. Condusse numerosi programmi radiofonici tra gli anni Trenta e Cinquanta, presentò uno spettacolo televisivo nel 1964-1965 e collezionò numerose apparizioni in televisione.
 
Bing Crosby preferiva registrare in anticipo i suoi programmi radiofonici. Tale richiesta, da parte di un personaggio così popolare, fu un fattore determinante nello sviluppo e nell'adozione da parte dell'industria radiofonica della registrazione audio su nastro magnetico. Lo stesso accadde successivamente per la televisione: Bing Crosby chiese di registrare in anticipo le puntate di uno show, e questo diede l'avvio all'uso della videocassetta.

Bing Crosby era un grande appassionato di golf, e partecipò spesso a tornei di beneficenza.
Ironia della sorte, proprio su un campo da golf nei pressi di Madrid, venne colpito da infarto e morì il 14 ottobre 1977 a 74 anni.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 12:52:08
ALESSANDRO CURZI

Alessandro Curzi, detto Sandro (Roma, 4 marzo 1930 – Roma, 22 novembre 2008 - 78 anni )

.........................................................stato un giornalista, politico e personaggio televisivo italiano


Frequentando il ginnasio "Tasso" a Roma, a tredici anni entra in contatto con gruppi della Resistenza antifascista capeggiati da Alfredo Reichlin; insieme a lui Citto Maselli, i fratelli Aggeo e Arminio Ravioli. Il suo primo articolo, pubblicato su "Unità clandestina", racconta l’assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini.
Le manifestazioni studentesche antifasciste sono attive in tutta Roma e Curzi collabora attivamente con il gruppo partigiano romano che opera nella zona Ponte Milvio-Flaminio.
Nel marzo del 1944 gli viene concessa, nonostante la minore età, la tessera del Pci.
Tra il 1947 e il 1948 lavora al settimanale social-comunista Pattuglia, diretto dal socialista Dario Valori e dal comunista Gillo Pontecorvo. Nel 1949 diventa redattore del quotidiano della sera romano "La Repubblica d’Italia", diretto da Michele Rago. Nello stesso anno è tra i fondatori della Federazione Giovanile Comunista Italiana (Fgci), di cui viene eletto segretario generale Enrico Berlinguer.
Divenuto capo-redattore del mensile della Fgci "Gioventù Nuova", diretto dallo stesso Enrico Berlinguer, cura anche l’antologia per giovani “L’avvenire non viene da solo” illustrata dalla pittrice Anna Salvatore, di cui si vendono 150 000 copie.
Nel 1951 è inviato nel Polesine per raccontare le conseguenze della tragica alluvione e vi rimane per un lungo periodo come segretario della Fgci.
 
Nel 1954 sposa la giornalista e “compagna” Bruna Bellonzi (avranno una figlia, Candida, destinata anch’essa a fare il mestiere di giornalista, da ultimo presso l'Agenzia ANSA).
 
Tornato a Roma, nel 1956 partecipa, insieme a Saverio Tutino, Carlo Ripa di Meana, Guido Vicario, Luciana Castellina ed altri, alla fondazione del settimanale Nuova Generazione, di cui diventa direttore nel 1957.
Nel 1959 passa a l'Unità, organo del PCI, come capo-cronista a Roma. Nell’anno successivo, è inviato in Algeria per seguire la guerra di liberazione dal colonialismo francese e intervista il capo del fronte di liberazione nazionale Ben Bella.
Divenuto caporedattore centrale e direttore responsabile de L'Unità, nel 1964, per un breve periodo, ricopre la carica di responsabile Stampa e Propaganda della direzione del Pci, sotto il coordinamento politico di Gian Carlo Pajetta.
 
Dopo la morte di Palmiro Togliatti, accompagna il nuovo segretario del Pci Luigi Longo alla sua prima “Tribuna politica” televisiva diretta da Jader Jacobelli.
Fonda e dirige l’agenzia quotidiana Parcomit, voce ufficiale del Pci; collabora attivamente alla crescita della radio Oggi in Italia, che trasmetteva da Praga e che, seguita in quasi tutta l’Europa dagli emigrati italiani, poteva contare su uffici di corrispondenza particolarmente attivi in Germania (nella Volkswagen) e in Belgio fra i minatori italiani.
Dal 1967 al 1975 è vicedirettore di Paese Sera, quotidiano della sera di rilevante importanza nella seconda parte del novecento, con un grande ruolo nella rappresentazione della rivolta giovanile del 1968 e della riscossa operaia del 1969.
 
Nella RAI :
Nel 1975, rispondendo a un bando di concorso indetto dalla Rai per l’assunzione di giornalisti di “chiara fama” disposti a lavorare come redattori ordinari, entra nella redazione del Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel 1976, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla Terza Rete televisiva della Rai. Nel 1978 è condirettore del TG3, diretto da Agnes, e collabora alla realizzazione della popolare trasmissione Samarcanda.
Dal 1987 al 1993 dirige il TG3, di cui è ricordato come uno dei più importanti direttori.
Nel 1992 pubblica, con Corradino Mineo, il saggio "Giù le mani dalla Tv" (Sperling & Kupfer). Nel 1994, in contrasto con il nuovo consiglio di amministrazione della Rai (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Dematté), si dimette.
Dal 1994 dirige il telegiornale dell'emittente televisiva Telemontecarlo. Nel 1994 pubblica "Il compagno scomodo" (Arnoldo Mondadori Editore). Dopo un'esperienza di editorialista quotidiano all'interno del "Maurizio Costanzo Show", nel 1996 conduce le quattordici puntate del programma "I grandi processi" su Rai Uno.
 
Nel 1997, in polemica con la candidatura dell'ex magistrato di Milano Antonio Di Pietro nelle liste de L'Ulivo, si presenta candidato al Senato in una lista di sinistra denominata "Unità Socialista", ottenendo il 14% dei voti.
Dal 1998 al 2005 dirige Liberazione, organo del Partito della Rifondazione Comunista guidato da Fausto Bertinotti. Eletto consigliere di amministrazione della Rai dalla Commissione parlamentare di vigilanza, con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del PDS, diventa per tre mesi presidente della Rai, in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli.
 
Muore a Roma il 22 novembre 2008 a 78 anni dopo una lunga malattia.

« Le radici di una collettività possono essere minate se tutto è mercato, dalla salute alle scelte della politica. »
(dall'intervista di Paolo Conti, «Combatto contro il cancro e contro ogni accanimento», Corriere della sera, 24 gennaio 2007, p. 18)


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 14:27:19
ALESSANDRO CURZI

riportiamo di seguito un intervista a Curzi, in memoria di un vero fumatore di pipa e, sigari.


L' INTERVISTA
E Curzi tiene accesa la pipa: nel mio ufficio libertà di fumo
Aperitivo e accendino in piazza Navona, pranzo a casa, poi la zona franca: la stanza al partito
 
ROMA - Splendido mezzogiorno romano. Tavolino bar a piazza Navona. Sandro Curzi ordina un Martini dry: «Non bevo mai a quest' ora. Ma leggo che il prossimo passo di Sirchia sarà contro l' alcol. Oggi gioco d' anticipo, aperitivo con fumata». La lieve Corn Cob del Missouri, pipa gialla ribattezzata in Italia «pannocchietta» perché figlia dal granturco, si riempie di Dunhill: «È quella di Braccio di Ferro, una moda che credo di aver lanciato io in Italia». Prima giornata di divieto per Sandro Curzi, fumatore per scelta nonostante un tumore e un infarto: «Ho smesso. Non mi venivano più idee. Ho cominciato a 13 anni, il fumo è parte di me. Ho sostituito le sigarette con la pipa». Tutto comincia al mattino nella vecchia casa di via San Martino ai Monti, a un passo dai Fori Imperiali, condivisa con la moglie (fumatrice) Bruna Bellonzi. Sveglia con calma, colazione. Prima leggera «pipata». E poi in strada. Sotto casa quattro muratori, due italiani e due rumeni, lo salutano fumando: «Dottor Curzi, facciamo una cosa clandestina...» Commento dell' ex direttore del Tg3 e di Liberazione: «La confusione è tanta. Ci vorrebbe meno terrorismo e più informazione costante. Basterebbe spiegare senza giri di parole che col fumo cala l' attività sessuale. Vedi poi che succede...». Lunga camminata verso piazza Navona. Fori Imperiali, piazza Venezia, largo Argentina: «Il medico mi ha ordinato mezz' ora di cammino a passo svelto ogni giorno. Eccomi qui». A largo Argentina un dubbio: «Lo smog degli autobus comunali è insopportabile, basta starsene qui qualche minuto per ritrovarsi nei polmoni l' equivalente, forse, di un mezzo pacchetto. E Sirchia che dice?». L' ex direttore del Tg3 e di Liberazione promette che non sarà complice di infrazioni nei ristoranti e nei bar: «Sono un vecchio comunista: Costituzione e legge non si infrangono, anche se certe volte non ti piacciono. Non si può scambiare una sigaretta in una trattoria per un gesto rivoluzionario. Fesserie, così metti nei guai solo il gestore. E si avvia un gioco distruttivo che può diventare pericoloso, quando si associa ad aspetti della realtà ben più seri del fumo». Passa Alberto Ronchey, grande giornalista e notevole fumatore: «Sandro, guarda qui, Sirchia mi ha sabotato l' accendino». L' aggeggio appena comprato non funziona. Risate. Curzi sbuffa: «In questi giorni non faccio che parlare di fumo e del braccio di Di Canio. Eppure ho fatto altre cose nella vita... Siamo un Paese strano, ci dividiamo sulle fesserie. Su Indymedia, dopo la faccenda Di Canio, ho letto: "Testa di Curzi, devi morire, Curzi filofascista sei peggio di Togliatti". Qualcosa non va bene. Vedo un' Italia slabbrata, sfiduciata, pronta alle risse. Guardiamo cosa succede sia nel centrodestra che nel centrosinistra. E adesso col fumo.» Arriva l' ora del pranzo. Oggi si va a casa. E se fosse al ristorante? «Cercherei uno spazio per fumatori. Sotto casa la Taverna dei Fori Imperiali s' è attrezzata. Piccola copertura esterna per due tavolini. Civilissima». A casa, per via di Bruna, nessun problema: «Quando organizziamo tornei di scopone, con Valentino Parlato e consorte o Lucio Magri e sua moglie, casa diventa una camera a gas. Dopo bisogna lasciare le finestre aperte anche per ore». Fumo continuo, senza paura. Il pomeriggio se ne va, prima sacra pennichella e salto a Rifondazione Comunista, dietro il policlinico Umberto I: «Ho una stanza gentilmente concessa come ex direttore. Fumo tranquillamente e vengono a farsi una sigaretta in santa pace anche i colleghi di Liberazione». E giù, nuovo lavoro per la pannocchietta. In serata trasferimento a La7 per il processo di Biscardi, studi ex Rai in via Novaro, per parlare di Di Canio. Come promesso, nessuna «pipata» provocatoria. La legge è legge. Paolo Conti
 
Conti Paolo
Pagina 11
(11 gennaio 2005) - Corriere della Sera

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 14:29:45
di seguito dalla Prima :

L'8 Settembre 1943
8 Settembre Morte (e resurrezione) della Patria
Le testimonianze di Tremaglia e Curzi

di Aldo Cazzullo

La Farnesina è deserta. Studio del ministro Mirko Tremaglia. Riproduzione della Bocca della Verità. Sul tavolino, un libro, «Pinochet. Le "scomode" verità». Un fascicolo con carte sull'8 settembre, alcune inedite. Alessandro Curzi si è portato la pipa e «Liberazione», il giornale che dirige.
TREMAGLIA. Sessant'anni fa ero a Bergamo, a casa. Facevo la terza liceo. Appresi la notizia dell'armistizio dalla radio. Fu peggio del 25 luglio. La caduta del Duce fu dolorosa; ma allora avevamo creduto alla menzogna di Badoglio, avevamo davvero pensato che la guerra a fianco dei tedeschi sarebbe continuata. Quella invece era la fine di tutto. Il crollo totale. Il tradimento, la vergogna. Io ero orfano di guerra, mio padre era ed è sepolto all'Asmara, dove sono stato ancora la settimana scorsa. Pensai subito che bisognava riscattare tutto questo. Onore e fedeltà. Uscii per strada, vidi una bandiera. Un tricolore non listato a lutto, ma agitato in segno di gioia. Come per un giorno di festa. Mi sentii male fisicamente.
CURZI. A me le bandiere fecero un effetto uguale e contrario. Sventolavamo il tricolore con un buco al centro: avevamo strappato via lo stemma dei Savoia. L'Italia eravamo noi. Sentivamo che una pagina si era chiusa ed era arrivato il momento del riscatto. L'8 settembre '43 avevo girato per Roma tutto il giorno, insieme con Citto Maselli. Sentivamo che c'era qualcosa nell'aria. L'annuncio ci venne dai romani che urlavano dalle finestre, in via XX Settembre, di fronte al ministero della guerra: «Pace! Pace!». Il giorno dopo accorremmo a Porta San Paolo, in tempo per veder ripiegare i granatieri e i popolani che avevano tentato la difesa della città. Avevano dovuto cedere, ma avevano dato a tutti il segnale che bisognava riscattare il fascismo, la guerra perduta, e anche lo spettacolo doloroso dei soldati che gettavano le divise.
TREMAGLIA. Il disastro, l'umiliazione, l'ipocrisia furono totali. Il re e Badoglio scapparono senza neppure predisporre un piano per la difesa di Roma. Non fu solo la morte della patria, fu il disfacimento dello Stato. Non c'era più il capo dello Stato, non c'erano più ordini. L'ha detto anche Ciampi, a Cefalonia, quando parlò di soldati «rimasti senza ordini e colpevolmente abbandonati»; io c'ero, e mi sono congratulato con lui. Oltre un milione di italiani cedettero le armi a 400 mila tedeschi. Qual era lo Stato legale? La Repubblica sociale, che batteva moneta, o il Regno del Sud, che aveva le amlire? La Rsi fu necessaria: evitò tragedie ancora più grandi. Lo prova il telegramma di Hitler a Mussolini, citato da De Felice ne "Il rosso e il nero", il cui il Führer minacciava di comportarsi in Italia «come in Polonia e anche peggio» se il Duce non avesse accettato di andare a Salò. E poi avevamo un grande programma sociale, con la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla gestione delle imprese.
CURZI. E com'è che ora fai il ministro di Berlusconi?
TREMAGLIA. Io faccio il ministro degli italiani all'estero.
CURZI. Anche noi avemmo la percezione dello sfascio, avvertimmo il senso della fine, del crollo. Non era solo il fascismo o la monarchia, era un'intera classe dirigente a collassare. Era il fallimento della borghesia. Capii subito che dovevo scegliere da quale parte stare. Ma non fu una scelta facile.
TREMAGLIA. Vuoi dire che mancò poco che venissi pure tu con noi?
CURZI. Ero giovanissimo, avevo 13 anni, ero ancora alle medie. Alcuni ragazzi più grandi andarono a combattere ad Anzio con i tedeschi, con la brigata «Roma o morte». Erano figli di poveri, e io sono sempre stato portato a schierarmi con i deboli. Fu una scelta che non mi lasciò indifferente. La rispettai.
TREMAGLIA. E ci credo! Il fascino di Mussolini. La crociera di Italo Balbo. L'Impero. Te lo ricordi, l'Impero?
CURZI. Avevo appena sei anni, ma mi ricordo a scuola le bandierine italiane che segnavano l'avanzata sulle mappe. Ero stato un balilla convinto. Dei miei due zii materni, uno era un tranviere comunista, l'altro era stato squadrista e poi diplomatico. Ma poi prevalse l'esempio di altri ragazzi più grandi, che si avvicinarono alla Resistenza e al partito comunista. Così cominciai a diffondere l'Unità clandestina nella scuola, con la complicità del bidello.
TREMAGLIA. Ero ansioso di combattere, di riscattare il tradimento. La Rsi aveva nove scuole ufficiali. Io andai a quella di Modena. Ma anziché al fronte ci mandarono a Brescia, al comando della Guardia nazionale repubblicana, e da lì a Torino. Fronte interno. Con i Rau, reparti arditi ufficiali. Noi protestiamo, un colonnello ci minaccia: «Otto passi indietro traditori della camicia nera, chi se ne va sarà passato per le armi!». Traditori a noi? Un'ora dopo siamo già sull'autostrada, verso Brescia. In quattro proseguiamo per il Garda, c'è anche Livio Zanetti. Ci fanno consegnare le pistole e ci arrestano per insubordinazione. Ma interviene il Duce, per farci liberare e mandare finalmente al fronte, contro gli alleati. In Garfagnana. Supervolontari. La voglia di combattere è tanta che facciamo l'ultimo tratto a piedi. Ma mi fanno prigioniero e finisco in campo di concentramento, ad Aversa. Un giorno, l'8 agosto, ci fanno salire sui vagoni piombati, 50 per ogni carro bestiame, e ci portano verso Nord. Tre giorni senz'acqua. Una tortura. Ci fanno scendere a scudisciate. Al campo di Coltano.
CURZI. A Coltano andai anch'io. Anzi, andavamo tutti i giorni, finita la guerra, per parlare con i fascisti che venivano liberati. La direttiva del partito era di conquistarli alla nostra causa. Ripubblicammo l'appello di Togliatti ai «fratelli in camicia nera». Prima avevamo tentato di arruolarci nelle truppe italiane che risalivano la penisola, ma molti di noi furono respinti a calci perché troppo giovani. Allora ci radunammo nel cortile della caserma e intonammo Bandiera rossa.
TREMAGLIA. Le condizioni di prigionia erano durissime. Eravamo 36 mila alla fame. Gli alleati avevano viveri e ci passavano pillole. C'era un campo di punizione irto di sassi appuntiti, dove ti facevano stare per ore senza scarpe, ne uscivi con i piedi e il sedere piagati...
CURZI. Guarda che stai parlando con uno che è stato a via Tasso, dopo la partenza dei tedeschi, che ha visto i segni e ascoltato i racconti delle torture...
TREMAGLIA. Noi stavamo con i tedeschi, e voi con Stalin. Siamo testimoni di un tempo terribile, e dobbiamo conservarne la memoria senza strumentalizzarla con la politica.
CURZI. Ma con noi c'erano anche gli americani.
TREMAGLIA. Che avevano continuato, anche dopo la caduta di Mussolini, a bombardare, a massacrare. Milano è stata massacrata ad agosto, una bomba cadde su una scuola e ammazzò trecento bambini. Il trattato di pace contiene punti ignominiosi, come l'articolo 16, che vieta di perseguire penalmente chi durante la guerra era stato al servizio dell'altra parte. Segno che i traditori di cui parlava il regime c'erano.
CURZI. E' vero, il trattato aveva anche clausole segrete per cui l'Italia non divenne mai pienamente autonoma nel dopoguerra. Ma cosa ci fa nel tuo studio quella targa con la bandiera americana intrecciata al tricolore?
TREMAGLIA. E' un regalo degli italiani d'America.
CURZI. Comunque anche noi avevamo forte l'idea di patria. Quando arrivarono gli alleati a Roma, io e i miei compagni eravamo lì, armati, con il fasciale del corpo di liberazione, e non vedevamo di buon occhio quelli che chiedevano sigarette e cioccolata. Se ti rileggi le lettere dei condannati a morte della Resistenza, vedi che anche i comunisti morivano gridando: viva l'Italia!
TREMAGLIA. E' vero, l'ha scritto anche Bruno Gravagnuolo sull'Unità: non ci fu mai tanto volontarismo come in quei giorni.
CURZI. I peggiori erano quelli che non sceglievano. Noi li chiamavamo i badogliani.
TREMAGLIA. I pescecani. Però Amendola, nell'«Intervista sull'antifascismo», fa notare che la Resistenza fu una sorta di necessità logistica: i soldati che non volevano andare in Germania andavano alla macchia.
CURZI. Io, che ero ingraiano, quel libro di Amendola l'ho letto e l'ho convidiso. La Resistenza fu avviata da nuclei d'avanguardia, tra cui alcuni, piccolissimi, di comunisti, che seppero trascinarsi dietro molti altri. Pensa alla divisione Gramsci, in Albania, composta da uomini che Gramsci non sapevano neppure chi fosse, ma combattevano agli ordini di un sottotenente comunista.
TREMAGLIA. I ragazzi e le ragazze che venivano da noi obbedivano invece a un impulso immediato. E, certo, erano attratti dal fascino di Mussolini. Quali erano i miei pensieri? Vincere. A 17 anni pensi di vincere. Avevamo fiducia nelle armi segrete di Hitler; e non era un pensiero campato in aria, c'erano le V2, le ricerche sul nucleare... Rinnegare qualcosa? E perché? È la mia vita. Non si può rinnegare la propria vita. Me l'ha riconosciuto anche Violante: i valori per cui ci siamo battuti appartengono alla storia del paese.


(lastampa.it, 8 settembre 2003)

immagini di seguito
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 14:45:46
VITTORIO  FELTRI

Vittorio Feltri (Bergamo, 25 giugno 1943) è un giornalista italiano.

diciannove anni, nel 1962, inizia a collaborare con L'Eco di Bergamo, con l'incarico di recensire le prime visioni cinematografiche, viene assunto per concorso alla Provincia come impiegato. Lavora all'I.p.a.m.i., il brefotrofio. Quando è già di ruolo lascia tutto per riprendere la carriera giornalistica. Si trasferisce a Milano, dove viene assunto dal quotidiano La Notte come praticante. Il 16 dicembre 1971 è iscritto all'Albo dei giornalisti professionisti.
 
Nel 1974 Gino Palumbo lo chiama al Corriere d'Informazione (edizione pomeridiana del Corriere della Sera): dopo tre anni Feltri passa al Corriere della Sera, allora diretto da Piero Ottone.
Negli anni 1981-82 scrive sul mensile Prima Comunicazione sotto lo pseudonimo Claudio Cavina.
Dal 1983 è direttore di Bergamo-oggi, ma l'anno successivo è richiamato al Corriere della Sera come inviato speciale (1984-89, direttore Piero Ostellino).
 
Nel 1989 assume la direzione del settimanale L'Europeo, portandolo in due anni da 78.000 a 130.000 copie[1][3]. Durante la sua direzione, venne pubblicato un falso scoop da parte del giornalista pubblicista Antonio Motta. Motta sostenne di essersi infiltrato nelle Brigate Rosse come "agente di Carlo Alberto Dalla Chiesa" e di aver scoperto particolari eclatanti e scabrosi sul rapimento di Aldo Moro. L'inchiesta, che fu pubblicata il 26 ottobre 1990, si rivelò invece un falso. Motta fu rinviato a giudizio per truffa e diffusione di notizie false e tendenziose
Nel 1992 sostituisce Ricardo Franco Levi alla direzione de l'Indipendente, in grave crisi di vendite. Feltri rilancia il giornale e ne fa un quotidiano di successo, cavalcando lo sdegno popolare a seguito dell'inchiesta Mani pulite:
« Ammesso e non concesso che un magistrato abbia sbagliato, ecceduto, ciò non deve autorizzare i ladri e i tifosi dei ladri... gli avvoltoi del garantismo... a gettare anche la più piccola ombra sulla lodevole e mai sufficientemente applaudita attività dei Borrelli e dei Di Pietro. »
concentrando più volte i suoi attacchi sulla figura dell'allora segretario socialista Bettino Craxi:
« Mai provvedimento giudiziario fu più popolare, più atteso, quasi liberatorio di questo firmato contro Craxi (il primo avviso di garanzia, nda) ... Di Pietro non si è lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzo mondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui l'appesantito Bettino è campione suonato)... Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire sui giornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso l'errore... di spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti... È una menzogna, onorevole! »
Nell'aprile 1993 conosce Silvio Berlusconi; il Cavaliere gli propone di lavorare come giornalista televisivo a Canale 5, ma Feltri rifiuta[1]. Nel corso dell'anno l'Indipendente sale oltre le 120.000 copie, superando anche Il Giornale.
Nel dicembre 1993 Feltri dichiara:
« A Montanelli invidio tutto tranne che Il Giornale. In fondo l'Indipendente continua a guadagnar copie, non c'è motivo perché io lo debba lasciare... Io al Giornale? Ma che cretinata. Berlusconi non m'ha offerto neppure un posto da correttore di bozze. M'incazzo all'idea che io, proprio io, sembro voler fare la forca a Montanelli. Io qui a l'Indipendente, mi diverto, guadagno copie, faccio il padrone e il politico. Mi spiegate perché devo fare certe cazzate? A carico di Montanelli, poi... »
Nel gennaio 1994, Feltri viene contattato da Paolo Berlusconi, editore de Il Giornale, che gli offre la direzione del quotidiano - direzione che Indro Montanelli ha deciso di lasciare. Feltri accetta e rimane al Giornale per 4 anni, durante i quali riporta il quotidiano in auge, da 130.000 a 250.000 copie (media annuale del 1996)..
Nello stesso periodo, Feltri cura una rubrica sul settimanale Panorama (scriverà anche alcuni reportage dall'Umbria colpita dal terremoto del settembre 1997) , collabora con Il Foglio di Giuliano Ferrara e con altre testate nazionali, tra cui Il Messaggero e Il Gazzettino.
 
Durante la sua permanenza alla direzione del Giornale, Feltri accumula ben 35 querele da parte del magistrato Antonio Di Pietro. L'amministrazione del quotidiano decide di raggiungere un accordo con la controparte per la remissione delle querele. Feltri si uniforma alla decisione presa e il 7 novembre 1997 scrive in prima pagina una diplomatica lettera al magistrato. Nello stesso numero è pubblicata una lunga ricostruzione (due pagine) in cui tutte le accuse a Di Pietro vengono smontate. Un mese dopo il clamoroso articolo, Feltri lascia il Giornale.
 
Feltri spiega perché ha lasciato la direzione de Il Giornale:
« Pago del fatto di aver vinto la sfida con La Voce e del successo del Giornale, mi prese il disgusto, la nausea di venir qui ogni mattina. Possedevo il 6 per cento del pacchetto azionario e non escludo che dentro di me abbia giocato l'incoscio desiderio - inconscio mica tanto - di andarmene per farmi dare quel mucchio di soldi. »
Poi prosegue:
« L'affaire Di Pietro mi sembrò l'occasione propizia per accomiatarmi. Fu un errore. […] Non dovevo andarmene. Dovevo lasciare un paio di anni dopo, in una situazione di relax. »
Complessivamente, sui quattro anni trascorsi in via G. Negri, ricorda:
« Con Paolo ci siamo lasciati male. Metà Forza Italia mi detestava perché dirigevo Il Giornale a modo mio: tra l'altro dicevano che gridavo. A Silvio Berlusconi sto sulle balle perché una volta lo difendo e una volta lo punzecchio. Se non gli stessi sulle balle mi chiederei dove ho sbagliato! Sono stato ben pagato e Paolo ha rispettato in pieno la mia autonomia. Ma se Il Giornale non è morto una ragione ci sarà e ne ho tenuto conto nella parcella. »

Nel 1998 è editorialista per Panorama e il quotidiano Il Messaggero.
Il 1º settembre 1998 assume la direzione de Il Borghese, il settimanale fondato da Leo Longanesi e che fu diretto da Mario Tedeschi. L'obiettivo è di rilanciare il periodico, trasformandolo nel settimanale dei lettori che fanno riferimento al centrodestra. Il progetto però non decolla.
Il 1º giugno 1999 è direttore editoriale del Gruppo Monti-Riffeser.
Il 1º agosto 1999 è direttore editoriale del Quotidiano Nazionale, testata che comprende i giornali di proprietà del gruppo: Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno.
A fine febbraio 2000 lascia l'incarico per dedicarsi alla fondazione di un nuovo quotidiano. Il nome provvisorio è Il Giornale libero
Nel 2000 Feltri fonda Libero, giornale quotidiano indipendente di orientamento liberale-conservatore. Feltri ne è anche direttore ed editore per 9 anni, fino alle dimissioni del 30 luglio 2009.
Sulla sua creatura ha dichiarato:
« Quando siamo partiti, il 18 luglio del 2000, dominava la noia [presso il pubblico dei lettori]. Qualcuno, confidando nel mio passato, si è deciso ad acquistarci proprio per superare la noia, forse sperando che inventassi chissà cosa. Abbiamo drizzato le antenne. Ora il nostro Paese è attraversato dal desiderio di identità e di sicurezza. Cerchiamo di dar voce a questo e di chiamare i politici a rispondere su questi temi assai più che sulle loro beghe di giustizia. »
 

Libero, uscito per la prima volta in edicola il 18 luglio 2000, è molto vicino alle opinioni politiche del centro-destra, ma non lesina critiche contro di esso. Lo stile del giornale è sarcastico, pungente e «politicamente scorretto»: si utilizzano talvolta termini gergali per raccontare i fatti della politica e per descrivere i politici. Il giornale in pochi anni passa da una tiratura di 70.000 copie a 220.000.
Il 21 novembre 2000 Feltri viene radiato dall'albo dei giornalisti con delibera del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia presa all'unanimità. Il fatto contestato è la «pubblicazione alla pagina 3 dell’edizione del 29 settembre 2000 del quotidiano di sette fotografie impressionanti e raccapriccianti di bambini ricavate da un sito pornografico reso disponibile dai pedofili russi e di una Deontologia - Minori e soggetti deboli 519 ottava fotografia a pagina 4 (raffigurante una scena di violenza tratta dai video di pedofilia sequestrati dalla magistratura), fotografie che appaiono tutte contrarie al buon costume e tali, illustrando particolari raccapriccianti e impressionanti, da poter turbare il comune sentimento della morale e l’ordine familiare». Nel febbraio del 2003 l'Ordine Nazionale dei giornalisti di Roma annulla il provvedimento di radiazione che era stato preso a Milano e lo converte in censura.
Nel 2003 il quotidiano Libero ha ricevuto dallo Stato 5.371.000 euro come finanziamento agli organi di partito. Libero era registrato all'epoca come organo del Movimento Monarchico Italiano, poi trasformato in cooperativa per ottenere i contributi per l'editoria elargiti alle testate edite da cooperative di giornalisti, a fine dicembre 2006 diventava srl. In seguito è stata creata una fondazione ONLUS per controllare la s.r.l. e, di conseguenza, il quotidiano, in modo da continuare a percepire i contributi in quanto edito da fondazione.
Nel marzo 2005 Libero ha lanciato una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica nominasse Oriana Fallaci senatore a vita. Sono state raccolte 75.000 firme.
 
Libero simpatizza per la posizione del movimento dei Riformatori Liberali di Benedetto Della Vedova. Vittorio Feltri è uno dei firmatari del manifesto promosso dalla minoranza radicale che da aprile 2006 è alleata del centro-destra.
Dal gennaio 2007 al 15 luglio 2008, direttore responsabile di Libero diviene Alessandro Sallusti, con Feltri direttore editoriale. Nel 2007 il vicedirettore di Libero Renato Farina, con Feltri dalla fondazione del giornale, viene radiato dall'Ordine dei Giornalisti per avere collaborato con i Servizi segreti italiani fornendo informazioni e pubblicando su Libero notizie in cambio di denaro.[21]
Feltri curava anche, assieme a Renato Brunetta, la collana di libri "manuali di conversazione politica", periodicamente allegati al quotidiano.
Il 21 agosto 2009 ha assunto nuovamente la carica di direttore responsabile de Il Giornale, subentrando a Mario Giordano. Ha firmato il numero in edicola il giorno successivo.
 
Negli ultimi giorni di agosto 2009 ha intrapreso un duro attacco a Dino Boffo, direttore del quotidiano Avvenire, rivelando che Boffo aveva patteggiato (cosa che effettivamente risulta, osservando il casellario giudiziario) una pena per molestie sessuali comminatagli nel 2004. La Conferenza Episcopale Italiana si schierò in difesa di Boffo[22], ma la polemica montò fino a provocare le sue dimissioni. Lo scandalo, diversamente da quanto erroneamente riportato da più parti, non nasce sulla veridicità della notizia[23], quanto sul fatto che tale notizia era già nota a Feltri e l'ha pubblicata solo nel momento in cui era necessario attaccare l'ex-direttore dell'Avvenire, in virtù delle sue posizioni fortemente critiche nei confronti di Berlusconi.
 
Il 25 marzo 2010 il Consiglio dell'ordine dei Giornalisti della Lombardia ha sospeso Vittorio Feltri dall'albo professionale per sei mesi, quale sanzione per il caso Boffo e per gli articoli firmati da Renato Farina pubblicati successivamente alla sua radiazione dall'albo.[24][25][26] Feltri ha reagito alla notizia affermando «Mi dispiace di non essere un prete pedofilo o almeno un semiprete omosessuale o un conduttore di sinistra, ma di essere semplicemente un giornalista che non può godere, quindi, della protezione dei vescovi, né diventare un martire dell'informazione». Tali affermazioni sono state severamente criticate dal quotidiano cattolico Avvenire.
In settembre ha attaccato direttamente il presidente della Camera Gianfranco Fini per le sue aperture su voto amministrativo agli immigrati e testamento biologico, invitandolo a "rientrare nei ranghi", e provocando la seconda dissociazione da parte di Berlusconi. Dopo un ulteriore attacco il presidente Fini ha dato mandato al proprio avvocato Giulia Bongiorno di presentare querela contro lo stesso Feltri.
Sempre a settembre 2010, facendo un resoconto del suo anno come direttore, Feltri ha affermato di essere stato chiamato a ricoprire quell'incarico per risanare il deficit del Giornale, ammontante allora ad oltre 22 milioni di euro, di cui avrebbe contribuito a recuperare quasi 15 milioni. Ha continuato dicendo che per raggiungere simili risultati «è necessario fare un giornale di un certo tipo» e che ciò può anche non piacere; in quel caso era pronto a lasciare il suo posto di direttore senza problemi o polemiche.
Il 24 settembre 2010 Feltri si è dimesso dalla carica di direttore del quotidiano Il Giornale per assumere quella di direttore editoriale. Al suo posto è andato Alessandro Sallusti, fino a quel momento condirettore L'11 novembre 2010 l'Ordine nazionale dei giornalisti ha ridotto da 6 a 3 mesi la sospensione che gli era stata inflitta il 25 marzo dello stesso anno dal Consiglio dell'ordine dei Giornalisti della Lombardia

Il 21 dicembre 2010 Feltri ha lasciato di nuovo il Giornale per assumere il ruolo di direttore editoriale di Libero al fianco del vecchio collega Maurizio Belpietro, confermato direttore responsabile[34]. I due giornalisti hanno acquistato il 10% ciascuno della società editrice. Nonostante posseggano una quota di minoranza, la gestione del giornale è stata affidata a loro. Grazie a una serie di patti parasociali, Feltri e Belpietro avranno anche la maggioranza nel consiglio di amministrazione.Il 3 giugno 2011, Vittorio Feltri lascia Libero[36] per la seconda volta e dopo pochi giorni approda al Il Giornale per la terza volta, in qualità di editorialista. La decisione comporta una nuova polemica tra l'editore di Libero, il deputato Pdl Antonio Angelucci, e il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (che è anche presidente dello stesso partito)[37].
Da gennaio 2012 tiene una rubrica su ilGiornale.it denominata "Il Bamba"[38], dove assegna un premio al personaggio che nel corso della settimana si è maggiormente distinto per ingenuità, gaffe o manifesta incapacità
Nel giugno 1997 Feltri è stato condannato in primo grado dal tribunale di Monza con Gianluigi Nuzzi, per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Antonio Di Pietro, per un articolo comparso sul Il Giornale il 30 gennaio 1996, in cui si sosteneva che negli anni di Mani Pulite "i verbali finivano direttamente in edicola e soprattutto all'Espresso".
Nel gennaio 2003 è stato condannato dal tribunale di Roma, insieme a Paolo Giordano, su richiesta di Francesco De Gregori, per avere travisato il pensiero del cantautore su Togliatti e sul PCI in un'intervista del 1997 pubblicata sul Il Giornale, di cui Feltri era direttore[40].
 
Il 14 febbraio 2006 è condannato dal giudice monocratico di Bologna, Letizio Magliaro, ad un anno e sei mesi di carcere per diffamazione nei confronti del senatore Ds Gerardo Chiaromonte (scomparso nel 1993). La condanna si riferisce ad un articolo comparso sul Quotidiano Nazionale alla fine degli anni '90, secondo il quale il nome del senatore compariva nel dossier Mitrokhin.[41]
 
Il 2 luglio 2007 è assolto dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione dall'accusa di diffamazione nei confronti dell'ex PM Gherardo Colombo per un editoriale pubblicato su Il Giorno nel 1999, nel quale, in contraddizione con quanto affermato dallo stesso Feltri ne Il Giornale del 25 novembre 1994 (non ho mai scritto che Di Pietro e colleghi hanno graziato il Pds: che prove avrei per affermare una cosa simile?), si accusava il pool di Mani Pulite di aver svolto indagini esclusivamente su Silvio Berlusconi e non più sugli ex comunisti. La sentenza di assoluzione si riferisce al diritto di critica garantito dall'articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.[42]
 
Il 7 agosto 2007 è condannato assieme a Francobaldo Chiocci e alla società Europea di Edizioni spa dalla Corte di Cassazione a versare un risarcimento di 45 000 euro in favore di Rosario Bentivegna, uno degli autori dell'Attentato di via Rasella, per il reato di diffamazione. Il quotidiano Il Giornale aveva pubblicato alcuni articoli, tra i quali un editoriale di Feltri, nei quali Bentivegna era stato paragonato a Erich Priebke.
Nel dicembre 2011, il Tribunale di Milano condanna Feltri a risarcire l'ex senatore dei Verdi, tra i fondatori dell'Arcigay, Gianpaolo Silvestri (oggi dirigente di SEL) con 50mila euro, per un insulto a sfondo omofobo pronunciato dal giornalista e rivolto al senatore nel 2007 durante il programma Pensieri&Bamba su Odeon Tv.
Insieme con Furio Colombo, Vittorio Feltri è autore di Fascismo e antifascismo, un libro uscito nel novembre 1994 per l'editore Rizzoli.
Da qualche anno partecipa ad una trasmissione, Pensieri e bamba, dove viene intervistato su argomenti di attualità, su Odeon TV il lunedì.

È intervenuto alla Giornata per la Coscienza degli Animali del 13 maggio 2010, esprimendo posizioni animaliste, in particolare contro la pesca sportiva ed in favore del vegetarismo.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 15:07:10
GIOVANNI  BEREA

Giovanni Luigi Brera (San Zenone al Po, 8 settembre 1919 – Codogno, 19 dicembre 1992)

...................................................................... è stato un giornalista e scrittore italiano.
 
Grazie alla sua inventiva e alla sua padronanza della lingua italiana è da molti considerato colui che più di tutti ha influenzato il giornalismo sportivo italiano del XX secolo. Di se stesso ha scritto:
« Il mio vero nome è Giovanni Luigi Brera. Sono nato l'8 settembre 1919 a San Zenone Po, in provincia di Pavia, e cresciuto brado o quasi fra boschi, rive e mollenti (…) Io sono padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni. E mi sono scoperto figlio legittimo del Po. »
(Gianni Brera)

Inizia a giocare a calcio come terzino a 15 anni nella squadra "A" del G.C. Giosuè Carducci di Milano che partecipa al campionato milanese ragazzi 1934-1935[1] che lo vedrà convocato ad una partita di allenamento della rappresentativa milanese contro la squadra dell'Isotta Fraschini. In seguito è chiamato dall'allenatore Renato Rossi in rappresentativa milanese ragazzi in occasione del "Torneo Baravaglio"[2] organizzato dal Guerin Sportivo a Torino il 9 giugno 1935 dove sconfissero 2-1 i pari grado del Direttorio della Sezione Propaganda di Torino[3].
 
Ha solo 16 anni quando nel 1935 inizia a scrivere dei piccoli articoli a commento del campionato della Sezione Propaganda sul settimanale sportivo milanese "Lo schermo sportivo"[4] e continua a giocare nelle squadre ragazzi passando dal Carducci all'A.C. Vittoria di Milano nelle stagione 1935-1936[5].
 
Di lui si scrisse che aveva giocato al Milan[6]. Di fatto non arrivò mai a giocare nelle giovanili rossonere perché nelle cronache pubblicate da La Gazzetta dello Sport negli anni successivi lui, che ormai ha passato il limite di età per giocare nei ragazzi sia provinciali che regionali, non è mai citato. Il padre e la sorella lo convinsero che erano più importanti gli studi e lo costrinsero a smettere di giocare e a terminare il liceo a Pavia da dove continuò a spedire corrispondenze al settimanale sportivo milanese "Il nuovo schermo sportivo"[7].
 
A 18 anni è assunto dal "Guerin Sportivo"[8] dove è subito protagonista tanto da essere considerato la terza miglior penna dopo Bruno Slawitz e il Carlin.
 
Laureatosi in scienze politiche all'università di Pavia nel 1943, mentre prestava servizio come tenente paracadutista della Divisione Folgore, si rifugiò poi in Svizzera nel 1944 per sfuggire alla Gestapo, che ne sospettava la contiguità con la lotta partigiana. Rientrato in Italia, si unì alla Resistenza in Val d'Ossola, grazie all'intervento del senatore Bruno Maffi e di Giulio Seniga, che garantì per lui, salvandogli la vita. Come aiutante di campo della brigata Comoli, facente parte della Divisione Garibaldi Redi, fu l'autore del piano che sventò la distruzione per minamento del traforo del Sempione. Brera si gloriò sempre di aver attraversato tutto il periodo della seconda guerra mondiale, da paracadutista e da partigiano, senza aver mai sparato ad un altro essere umano.
 
Tornato alla vita civile, nel 1945 fu chiamato da Bruno Roghi alla Gazzetta dello Sport, il più importante quotidiano sportivo italiano, testata della quale diverrà direttore nel 1949, il più giovane nella storia del giornalismo italiano, dopo un fortunato reportage dal Tour de France di quell'anno.
 
Sposatosi nel 1943 con Rina Gramegna (1920-2000), ne ebbe quattro figli: Franco (n. e m. 1944), Carlo (pittore, 1946-1994), Paolo (scrittore, n. 1949), Franco (musicista, n. 1951).
 
Tra le numerose testate su cui Gianni Brera scrisse, vi sono, oltre alla citata Gazzetta, Il Giorno, Il Giornale, il Guerin Sportivo e la Repubblica. I suoi articoli sono stati tradotti in diverse lingue. Si devono a Brera anche numerosi libri: manuali, saggi, romanzi, racconti e pièce teatrali e radiofoniche. Il suo romanzo più celebre fu indubbiamente Il corpo della ragassa che nel 1978 venne adattato per il cinema da Alberto Lattuada e diretto da Pasquale Festa Campanile.
 
Comparve a lungo in televisione nelle trasmissioni Il processo del lunedì e "L'Accademia di Brera" (per l'emittente Telelombardia).
 
Nel 1956, quando Giulio Seniga ruppe con il Partito Comunista Italiano per i fatti d'Ungheria, si rifugiò a casa di Gianni Brera portando in una valigia un milione di dollari che rappresentavano il finanziamento dell'Unione Sovietica al Pci. Seniga utilizzò poi il denaro per l'attività politica, fondando in Svizzera la casa editrice "Azione Comune" che diresse riconoscendo a sé stesso solo uno stipendio da operaio.
 
Brera fu candidato alle elezioni al Parlamento nella circoscrizione di Milano-Pavia in due occasioni, con il Partito Socialista e con il Partito Radicale.
 
Morì il 19 dicembre 1992 in un incidente automobilistico !!

Morì sulla strada che collega Codogno a Casalpusterlengo, quando un'auto che andava in senso opposto a una velocità molto alta sbandò e invase la carreggiata dove viaggiava l'auto di Brera, uccidendone sul colpo i tre occupanti. Nel 2002 l'Arena Civica di Milano fu reintitolata a suo nome[9], e l'allora sindaco della città Gabriele Albertini disse: «Arena Civica era una definizione troppo formale, finalmente questo luogo ha un nome che sa di grande umanità e dedizione allo sport». Sulla tomba di Gianni Brera a San Zenone al Po ogni mese viene depositato come omaggio un sigaro toscano.

Gianni Brera ha legato indissolubilmente il proprio nome alla filosofia calcistica del "catenaccio" all'italiana.
 
L'idea di togliere un attaccante ed aggiungere un difensore esentato da marcature (il cosiddetto "libero") nacque in Svizzera negli anni trenta. Il successo dell'innovazione si misurò al mondiale del 1938, in cui la selezione elvetica riuscì a superare in un doppio confronto la forte compagine austro-tedesca. Il termine "verrou" con cui gli svizzeri definirono quella tattica, fu tradotto letteralmente con "catenaccio" in Italia. Fu solo nel corso degli anni cinquanta e sessanta che tale modulo fu preso in considerazione nella penisola: Gipo Viani e Nereo Rocco furono gli sperimentatori, Gianni Brera il "teorico".
 
Brera sosteneva la necessità di adottare il catenaccio in Italia per riportare il calcio giocato nel Paese ad alti livelli internazionali. Diceva, tra le altre cose, che gli italiani non erano fisicamente all'altezza degli altri popoli e che, di conseguenza, non potevano impostare un calcio sistematicamente offensivo per 90 minuti: a trascinare al successo sarebbero stati, a suo avviso, sempre personaggi di confine che - come Cavour e De Gasperi nella storia politica del Paese - si prendevano in carico la Nazionale emancipandola da tecniche offensive per giocare d'astuzia economizzando le energie ed utilizzando tattiche di opportunità. Il prototipo di questa descrizione fu il CT della Nazionale campione del mondo nel 1982, il friulano Enzo Bearzot, anche se in quella circostanza Brera fu protagonista di un clamoroso infortunio: all'esordio della trasferta spagnola dichiarò che se l'Italia fosse diventata campione del mondo avrebbe percorso a piedi la distanza tra la sua casa milanese e un santuario di devozione mariana lombardo; un mese dopo il trionfo del Santiago Bernabeu si fece fotografare in abito penitenziale e scalzo mentre saliva il sagrato del santuario.
 
Sebbene tali affermazioni non fossero indiscusse, Brera difese strenuamente sino alla fine quella visione delle cose. Anche per questo non vide mai di buon occhio Arrigo Sacchi e la concezione di calcio offensivo che introdusse in Italia, attribuendo i meriti dei successi del Milan ai soli giocatori olandesi.
 
Ma le polemiche che resero Brera celebre nel corso degli anni sessanta furono rivolte principalmente al "Golden Boy" rossonero Gianni Rivera e, più in generale, a quei giocatori tecnici, ma non combattivi che poco aderivano alla sua filosofia calcistica, ma che ricevevano invece un rilevante supporto dalla cosiddetta "scuola napoletana" e dal suo capostipite, Gino Palumbo. Brera soprannominò Rivera "abatino" e osteggiò apertamente in molte occasioni l'impiego del giocatore nella nazionale italiana, pur riconoscendone la grande intelligenza calcistica e personale. Nonostante i successi nazionali e, ancor di più, internazionali del Milan di quel periodo, la polemica col fuoriclasse rossonero non si sopì mai, entrando nell'immaginario collettivo italiano. Brera e Rivera comunque si rispettavano molto a vicenda e dopo la morte di Brera, Rivera fu tra i fondatori dell'Associazione Amici di Gianni Brera, oggi Simposio Gianni Brera.
 
Nel periodo anni settanta/ottanta Brera scaricò la propria insofferenza per i giocatori tecnici, ma non gladiatori, sul regista della Fiorentina e della nazionale Giancarlo Antognoni e sul fantasista nerazzurro Evaristo Beccalossi. A detta del giornalista queste critiche gli causarono, nel corso degli anni, molti attriti con giornalisti e tifosi d'opinione diversa.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Febbraio 2013, 17:08:31
FRANCO MARINI

Franco Marini (San Pio delle Camere, 9 aprile 1933)

.................................................. è un sindacalista e politico italiano.
 
È stato segretario generale della CISL, Presidente del Senato, ministro del Lavoro, segretario del Partito Popolare Italiano e parlamentare europeo. Attualmente è senatore iscritto nel Partito Democratico
Primogenito di una numerosa famiglia di modeste condizioni economiche, si diplomò al liceo classico "M.T.Varrone" di Rieti e conseguì la laurea in giurisprudenza, svolse quindi la leva come ufficiale negli alpini. Iscritto alla Democrazia Cristiana dal 1950 e attivo nell'Azione Cattolica e nelle ACLI, iniziò la sua attività lavorativa, durante gli studi universitari, in un ufficio contratti e vertenze della CISL. Dopo alcuni anni di formazione e di esperienza, Giulio Pastore lo portò all'ufficio studi del ministero per il Mezzogiorno. Segretario generale aggiunto della Federazione dei Dipendenti Pubblici nel 1965, nel sindacato della CISL, discepolo di Pastore, assunse un ruolo sempre maggiore, diventando negli anni settanta vicesegretario, e nel 1985 venne scelto come segretario nazionale.Nel 1991 alla morte di Carlo Donat Cattin ne ereditò la corrente politica di Forze nuove, interna alla Democrazia Cristiana, tradizionalmente più sensibile alle prerogative del mondo del lavoro, e passò nell'aprile dello stesso anno dalla segreteria del sindacato al Governo, diventando Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale del VII Governo Andreotti.
 
La Democrazia Cristiana lo candidò per la prima volta nelle elezioni politiche del 1992, risultando il primo degli eletti a livello nazionale, e Mino Martinazzoli lo scelse per l'incarico di responsabile organizzativo.
Seguendo il partito nella formazione nel 1994 del Partito Popolare Italiano, ne divenne segretario nel 1997 succedendo a Gerardo Bianco. Guidò una segreteria volta a rimarcare la propria individualità all'interno dell'alleanza dell'Ulivo, in contrasto con l'idea di Romano Prodi di una vera e propria unione dei partiti. Eletto al parlamento europeo nell'elezioni del 1999, lo stesso anno, con alle spalle un deludente risultato elettorale per il partito, lasciò la segreteria in favore di Pierluigi Castagnetti.
In seguito, non ostacolò l'entrata nell'alleanza elettorale della Margherita delle elezioni politiche del 2001, che, trasformandosi in partito nel 2002, lo designa come responsabile organizzativo.
All'interno della Margherita, rappresenta i settori più centristi, inizialmente prudenti sull'idea del Partito Democratico. Nel confronto che ci fu nel maggio del 2005 tra Romano Prodi e Francesco Rutelli, Marini sostenne quest'ultimo affermando la necessità della Margherita di presentarsi da sola al proporzionale
Eletto senatore alle elezioni politiche del 2006, è stato scelto come candidato alla presidenza del senato, sfidante dell'altro candidato espresso dalla CdL, il senatore a vita Giulio Andreotti. Il 29 aprile 2006, con 165 voti, Marini diventa Presidente del Senato della Repubblica Italiana, con una votazione (la terza) molto seguita dagli stessi senatori, visto la possibilità che Andreotti vincesse, sostenuto dalla CdL, dal senatore Cossiga e dal senatore Marco Follini. Tuttavia è importante chiarire che da parte del centrodestra non vi era alcuna opposizione alla candidatura di Marini in sé, bensì al metodo con cui il successore di Marcello Pera fosse stato scelto: senza convergenza e spirito di unità nazionale, visto il risultato delle consultazioni elettorali che diedero un ridotto margine di maggioranza alla coalizione guidata da Romano Prodi.
 
Nel suo discorso di insediamento Franco Marini ha voluto richiamare i suoi colleghi all'unità dichiarando:
L'ex Presidente del Senato Franco Marini, con il Segretario Generale del Senato, dott. Antonio Malaschini (sua sin.), il suo addetto stampa, dott. Guelfo Fiore (sua destra) ed un agente addetto alla sicurezza, alla parata della Festa della Repubblica a Roma, il 2 giugno 2007.
« Sarò il presidente di tutto il Senato e in un dialogo fermo e mai abbandonato sarò il presidente di tutti voi con grande attenzione e rispetto per le prerogative della maggioranza e per quelle dell'opposizione come deve essere in una vera democrazia bipolare, che io credo di aver modestamente contribuito, anche con il mio apporto, a realizzare nel nostro Paese »
Il 21 febbraio del 2007, dopo le dimissioni del governo guidato da Romano Prodi, era stato indicato come possibile nuovo Presidente del Consiglio di un probabile governo tecnico, previsione che si è rivelata errata, dato che pochi giorni dopo il governo Prodi si è ripresentato alle camere incassando nuovamente la fiducia.
 
Nel novembre del 2007 è stato proposto dal senatore Lamberto Dini per sostituire Prodi in un eventuale governo istituzionale, ma il presidente ha immediatamente rigettato l'ipotesi. Conclude il mandato di presidente di Palazzo Madama il 28 aprile 2008, con l'elezione del suo successore, Renato Schifani
In seguito alla caduta del governo Prodi II, e nonostante il suo iniziale diniego ad assumere altri incarichi, il 30 gennaio 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a Marini un incarico finalizzato affinché verificasse, entro un breve spazio temporale, la possibilità di consenso da parte della maggioranza e dell'opposizione su una riforma della legge elettorale e su un governo che assumesse le decisioni più urgenti. Marini ha accettato l'incarico, parlando di «impegno non semplice, ma gravoso».[1]
 
Tuttavia, il 4 febbraio 2008, dopo quattro giorni di consultazioni con tutti i gruppi parlamentari e con alcune rappresentanze delle parti sociali, si è recato al Quirinale per rimettere il suo incarico nelle mani del Presidente della Repubblica «con molto rammarico per l'impossibilità di raggiungere l'obiettivo» «di trovare una maggioranza per modificare in pochi mesi la legge elettorale».
Marini ha partecipato alla fondazione del Partito Democratico ed attualmente è il principale referente della corrente de I Popolari di matrice democristiana e cristiano sociale. Alle elezioni primarie del 2009 ha sostenuto la candidatura di Dario Franceschini.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 11:19:58
GIORGIO GABER

Giorgio Gaber, nome d'arte di Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003),

............................... è stato un cantautore, commediografo, regista teatrale e attore teatrale e cinematografico italiano.


 Affettuosamente chiamato "Il Signor G" dai suoi estimatori, è stato anche un chitarrista di valore, tra i primi interpreti del rock and roll italiano (tra il 1958 e il 1960).
Molto apprezzate sono state anche le sue performance come autore ed attore teatrale; è stato iniziatore, assieme a Sandro Luporini, del "genere" del teatro canzone.
Nel 2004, a Giorgio Gaber viene intitolato il rinnovato auditorium sotterraneo del Grattacielo Pirelli di Milano.
Per Gaber... io ci sono è il titolo del triplo cd evento uscito il 13 novembre 2012, a quasi dieci anni dalla morte del grande cantautore milanese, con cinquanta artisti che hanno reinterpretato i suoi brani.

Nasce a Milano in via Londonio 28 da una famiglia piccolo-borghese.
Genitori (madre veneziana e padre istriano ) si sono conosciuti e sposati in Veneto.
Successivamente si sono trasferiti in Lombardia in cerca di fortuna. Il cognome Gaberscik, la grafia corretta è Gaberščik, proviene dalla regione del Goriziano sloveno.
 
Il padre Guido fa l'impiegato, la madre Carla Mazzoran è casalinga; il fratello maggiore Marcello compie gli studi di geometra e suona la chitarra. Lo stato di salute di Giorgio è cagionevole: durante l'infanzia si ammala più volte. Un brutto infortunio al braccio sinistro (che gli procura una lieve paralisi alla mano), occorsogli verso gli otto-nove anni, gli impone un'attività costante ai fini della rieducazione motoria: considerato che il fratello maggiore suona la chitarra, anche Giorgio impara a suonarla. L'idea dà buoni risultati, sia sotto il profilo medico che sotto quello artistico. Da adulto, Gaber dirà: “Tutta la mia carriera nasce da questa malattia”.
 
I suoi chitarristi modello sono i jazzisti statunitensi: Barney Kessel, Tal Farlow, Billy Bauer. Gaber, da adolescente, non pensa ancora a cantare: è essenzialmente uno strumentista. Vive la musica come momento di divertimento, di svago, essendo la sua attività principale quella di studente. Cerca di imparare anche dai musicisti italiani: a Milano può ascoltare dal vivo Franco Cerri, che si esibisce spesso alla Taverna Messicana.
La sua carriera da chitarrista inizia nel gruppo di Ghigo Agosti «Ghigo e gli arrabbiati», formazione che nasce all'Hot Club di Milano; ed esordisce al festival jazz del 1954. Non si fa ancora chiamare “Gaber”: si presenta al pubblico con il suo vero cognome, Gaberscik. Dopo due anni di serate, tra musica leggera (per guadagnare) e jazz (per passione) entra nei Rock Boys, il complesso di Adriano Celentano, in cui al pianoforte suona Enzo Jannacci. Nel 1957 il gruppo compare in televisione nella trasmissione abbinata alla Lotteria Italia Voci e volti della fortuna.
Conosce in questo periodo Luigi Tenco, trasferitosi a Milano da Genova. Con lui forma il suo primo gruppo, così composto: Jannacci al pianoforte, Tenco e Paolo Tomelleri al sax, Gaber e Gian Franco Reverberi alla chitarra. I Rocky Mountains Old Times Stompers (questo il nome completo del gruppo) si esibiscono nel celebre club milanese Santa Tecla. Gaber e Tenco compongono insieme alcuni brani, sviluppando parallelamente un'intensa amicizia. Tra il 1957 e il 1958 Gaber, Tenco, Jannacci, Tomelleri e Reverberi partecipano ad una tournée di Adriano Celentano in Germania.
Nel 1958, a 19 anni Gaber si diploma ragioniere. In estate parte per Genova, dove trascorre la stagione estiva suonando nei locali in un trio basso-chitarra-pianoforte con Tenco. Per la prima volta sperimenta le sue doti di cantante. In autunno si iscrive all'Università Bocconi di Milano, mantenendosi gli studi con il lavoro da chitarrista e cantante dei «Rocky Mountains» al Santa Tecla.
 
Viene notato da Nanni Ricordi, direttore artistico dell'omonima casa editrice musicale, che lo invita ad un provino. Gaber comincia la carriera da solista, con l'incisione per la neonata Dischi Ricordi, branca della storica casa editrice musicale per la musica leggera, di quattro canzoni, due originali in italiano: Ciao ti dirò (rock) e Da te era bello restar (lento), e due successi americani: Be-bop-a-lula e Love Me Forever. Sull'etichetta del 45 giri si legge: «Giorgio Gaber e la sua Rolling Crew». Per la prima volta appare il suo nome d'arte.
 
Firmata da Giorgio Calabrese e Gianfranco Reverberi Ciao ti dirò è uno dei primi brani rock in italiano; Gaber non fu accompagnato dal suo gruppo, ma da musicisti già sotto contratto per la Ricordi, tra cui Franco Cerri alla chitarra e Gianni Basso al sassofono, entrambi jazzisti.
Il primo disco frutterà a Gaber un'apparizione in tv alla trasmissione Il Musichiere condotto da Mario Riva (1959).
Nella primavera del 1959 Gaber partecipa, con tutti i nuovi artisti del momento – tra cui Mina, Celentano e Little Tony – a una serata rock al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Nello stesso anno forma con Enzo Jannacci un duo, I Due Corsari, che debutta con il 45 giri 24 ore/Ehi! Stella. La formazione incide altri 45 giri: Una fetta di limone (1960) è uno dei loro maggiori successi]. Alla fine del 1959 Gaber si iscrive alla SIAE, come melodista e paroliere.Dopo i primi 45 giri, Gaber raggiunge il successo nel 1960 con il lento Non arrossire, con la quale partecipa alla Sei giorni della canzone; nello stesso anno incide la sua canzone più conosciuta tra quelle del primo periodo, La ballata del Cerutti, con il testo dello scrittore Umberto Simonetta. L'anno prima ha conosciuto Sandro Luporini, pittore viareggino, che diventerà il coautore di tutta la sua produzione musicale e teatrale più significativa. Tra le prime canzoni scritte insieme, Così felice e Barbera e champagne. Le canzoni di maggior successo, Trani a gogò (1962), Goganga, Porta Romana (1963), fruttano a Gaber molte apparizioni televisive. Durante gli anni sessanta i testi della maggior parte di tali canzoni sono scritti da Umberto Simonetta.
 
Gaber è attratto anche dalla canzone francese: ascolta gli chansonniers della Rive gauche parigina, cui riconosce uno spessore culturale, un'attenzione ai testi che manca nella musica leggera italiana. “Il mio maestro è stato Jacques Brel”. Gaber, come Gino Paoli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Jannacci e Tenco sono alla ricerca di un punto di equilibrio tra le influenze americane (rock e jazz) e la canzone francese. Lo trovano nella canzone d'autore in italiano. I primi cantautori nostrani nascono in questo periodo, e Gaber è tra loro.
 
Dopo un sodalizio sentimentale-artistico con la cantante e attrice Maria Monti (insieme avevano scritto Non arrossire), il 12 aprile 1965 Gaber sposa Ombretta Colli, allora studentessa di lingue orientali (russo e cinese) all'Università degli Studi di Milano. Il 12 gennaio 1966 nasce la loro unica figlia, Dahlia Deborah, conosciuta come Dalia.
Negli anni sessanta Gaber partecipa a quattro edizioni di Sanremo:
 nel 1961 con il brano "Benzina e cerini" (scritto tra gli altri da Enzo Jannacci),
 nel 1964 presenta Così felice;
 nel 1966 con uno dei suoi successi più grandi, Mai, mai, mai (Valentina),
 nel 1967 con ... E allora dài!; questi ultimi due brani sono incisi per la Ri-Fi, etichetta a cui è passato dopo aver abbandonato la Ricordi e per cui pubblica nel 1965 un album insieme a Mina (dal titolo «Mina & Gaber: un'ora con loro»).
 
Nell'estate del 1966 partecipa al 14º Festival della Canzone Napoletana, dove si classifica al secondo posto con il brano di Alberto Testa e Giordano Bruno Martelli 'A Pizza, eseguito in coppia con Aurelio Fierro. Questo brano, insieme a Ballata de' suonne, di cui scrive la musica sulle parole di Riccardo de Vita, rappresenta l'unica incursione di Giorgio Gaber nella canzone napoletana
Nella stagione 1969-70 Gaber e Mina realizzano una serie di recital nei teatri di molte città italiane. Gaber si esibisce nel primo tempo, Mina nel secondo tempo. La tournée viene ripetuta nella stagione seguente. Nel 1970 esce l'album Sexus et politica (realizzato con Antonio Virgilio Savona del Quartetto Cetra, conosciuto durante la registrazione di Non cantare, spara), in cui Gaber esegue canzoni scritte su testi di autori latini. All'apice della popolarità, nel 1970 presenta il suo ultimo varietà televisivo: E noi qui, del sabato sera. Poi abbandona gli schermi tv e inizia una nuova carriera sul palcoscenico.
 
Nel frattempo, nasce un'amicizia con il cantautore Claudio Chieffo, di profonda fede cattolica. Gaber, non credente, di lui diceva: "Fa pensare".


« […] La fine degli anni Sessanta era un periodo straordinario, carico di tensione, di voglia, al di là degli avvenimenti politici e non [politici], che conosciamo, e fare televisione era diventato dequalificante. Mi nauseava un po' una certa formula, mi stavano strette le sue limitazioni di censura, di linguaggio, di espressività, e allora mi dissi, d'accordo, ho fatto questo lavoro e ho avuto successo, ma ora a questo successo vorrei porre delle condizioni. Mi sembrò che l'attività teatrale riacquistasse un senso alla luce del mio rifiuto di un certo narcisismo. »
 (G. Harari, «Giorgio Gaber», Rockstar, gennaio 1993.)
 
« […] Poi mi sono chiesto se [il] successo, la popolarità e il denaro che ne derivava dovessero condizionare la mia vita, le mie scelte. La risposta mi sembra risulti chiara: ho scoperto che il teatro mi era più congeniale, mi divertiva di più, mi permetteva un'espressione diretta, senza la mediazione del disco o di una telecamera frapposta tra l'artista e il suo pubblico. Le entrate erano sicuramente minori rispetto ai proventi derivanti dalla vendita dei dischi, ma guadagnavo abbastanza da non dover soffrire la scelta di campo. […] Rispetto al denaro, io penso che se si riesce a guadagnare una lira di più di quello che è necessario per vivere discretamente si è ricchi. »
 (C. Pino (a cura di), «Da Goganga al Dio Bambino», in Amico treno, Baldini & Castoldi, 1997)
 
Il debutto in teatro di Giorgio Gaber risale al 1959, al Teatro Girolamo con l'allora fidanzata Maria Monti. Il recital aveva per titolo Il Giorgio e la Maria. La Monti recitava dei monologhi su Milano, Gaber interveniva tra i monologhi con le sue canzoni. Nel 1960 Gaber incide un 45 giri con Dario Fo: Il mio amico Aldo, dove il primo canta e il secondo recita. Gaber conosce il teatro di Fo e se ne appassiona.
 
Il 1970 è l'anno della svolta: Gaber rinuncia all'enorme successo televisivo e porta "la canzone a teatro" (creando il genere del teatro canzone). Si sentiva “ingabbiato” nella parte di cantante e di presentatore televisivo, costretto a recitare un ruolo. Lascia questo ambiente e si spoglia del ruolo di affabulatore. Il Gaber che tutti hanno conosciuto non c'è più: appartiene al passato. Riparte da capo e si presenta al pubblico così com'è.
 
Per questo crea il «Signor G», un personaggio che non recita più un ruolo: recita se stesso. Quindi “una persona piena di contraddizioni e di dolori”[17], un signore come tutti[18]. “Il signor G è un signor Gaber, che sono io, è Luporini, noi, insomma, che tentiamo una specie di spersonalizzazione per identificarci in tanta gente”[19]. Oltre a inventare un nuovo personaggio, crea un nuovo genere: lo spettacolo a tema con canzoni che lo sviluppano, inframmezzate da monologhi e racconti[20]. Con la sua nuova casa discografica, la Carosello, Gaber pubblica sia le registrazioni dal vivo degli spettacoli teatrali sia gli album registrati in studio.
« La scoperta del teatro, cioè di un mezzo che mi consentiva di dire quello che pensavo tramite il mio mestiere, è stata di enorme importanza. Le due ore di spettacolo, per esempio: guai se fosse un quarto d'ora, perché io ho problemi di sblocco iniziale, di accostamento a quella spudoratezza che ogni artista credo debba avere, e che a me arriva man mano che vado avanti, perché all'inizio dello spettacolo io scapperei via. Credo di avere, di base, una sorta di chiusura che mi fa quasi dire alla platea: "Scusate, io sono su e voi siete giù, ma è un fatto casuale, succede perché stavolta sono io che devo dirvi qualcosa". »
(F. Zampa, «Individuo vieni fuori», Il Messaggero, 29 ottobre 1983)
 
« La formula in un primo momento comprende solo canzoni, poiché ancora non recito, e piccoli interventi parlati che via via si trasformeranno in monologhi, dove si affronta un tema – la condizione schizoide piuttosto che la libertà obbligatoria, o la psicanalisi – come in uno spettacolo di prosa, sviluppato però attraverso canzoni e poi monologhi. Il mio approccio è già diverso da quello classico della musica leggera, che prevede che il pubblico venga a vedere uno spettacolo di canzoni che conosce già: da me si vengono a vedere canzoni che non si conoscono. »
 (G. Harari, «Giorgio Gaber», Rockstar, gennaio 1993)

« […] Mi pare che il discorso sia continuo. Parte con i reduci del '68 e descrive la crisi dell'individuo con la sua perdita d'identità, il suo non sapere chi è, il suo bisogno di avere una carta d'identità per riconoscersi e lo segue in tutti gli sforzi che fa per togliersi di dosso questo peso della produzione che lo schiaccia, la sua ricerca di libertà che troppo spesso si rivela non antagonistica al sistema e alla produzione. »
 (L. Lanza, «L'uomo spappolato», A, n. 52, dicembre 1976-gennaio 1977)
«Libertà obbligatoria» ha come tema principale il rapporto tra individuo e sistema. “Da un lato esistono persone che accettano passivamente tutto quanto viene loro propinato dal sistema. Dall'altro esistono quelli che credono di porsi in modo antagonistico al sistema, ma il loro antagonismo è fasullo e nel giro di breve tempo viene recuperato. Vedi la moda dei blue-jeans che ormai alimentano vere e proprie industrie. Entrambi i tipi non sfuggono alla massificazione”[26]. In questo spettacolo Gaber canta la memorabile Le elezioni. Un altro tema, che prende forma in questo spettacolo e che sarà ampliato in quelli successivi, è quello del rapporto tra l'individuo e il proprio corpo. Per Gaber/Luporini il sistema capitalistico è entrato talmente nella vita dell'uomo da modificare nell'individuo la coscienza del proprio corpo e dei propri bisogni.Polli d'allevamento (debutto il 3 ottobre a Parma) è il recital della vera e propria svolta: in un vortice di critiche crescenti che hanno il loro culmine in La festa e Quando è moda è moda (canzone finale dello spettacolo), Gaber esprime tutta la sua delusione verso quei giovani che affermano di lottare «contro» il sistema, mentre in realtà la loro è una finta battaglia, è un atteggiamento. Le mezze misure vengono abbandonate per lasciare posto all'assoluto distacco da tutto ciò che è stato, come se si sentisse il bisogno di isolarsi da una società in caduta libera per recuperare frammenti di individualità, di contatto reale con sé stessi. Lo spettacolo scatena una grande ondata di sdegno da parte di quelle aree del mondo politico[28] che avevano sempre tentato di tenere sotto controllo l'uragano mediatico scatenato dal Teatro-canzone.Gaber si consacra definitivamente come libero pensatore, in lotta contro qualsiasi parte politica: la canzone è uno sfogo che incarna i disagi di molti italiani, disillusi ma arrabbiati, ed esplica la sfiducia nei confronti dell'uomo che Gaber, sui modelli letterari di Céline e Giacomo Leopardi, applica alla sua arte.Lo spettacolo «Anni affollati» è un recital più conciso e colto, ma non per questo meno tagliente. Già dal pezzo di apertura, Anni affollati appunto, si riesce a percepire il distacco che ormai si è creato fra il fervore degli anni settanta e l'attuale condizione sociale; quasi tutti i monologhi prendono spunto da particolari estremamente divertenti ed irriverenti (“La masturbazione”, “L'anarchico”) per giungere a conclusioni terribili e disperate (“Il porcellino”). Infine, quando l'insostenibile peso dell'ipocrisia pare aver fatto traboccare il vaso, tutto l'astio verso le idiozie e le bassezze del mondo viene riversato nella spietata ed apocalittica invettiva della ormai celebre Io se fossi Dio.
 
Gaber dichiara: “Ho inserito 'Io se fossi Dio' nello spettacolo con qualche perplessità. Certo, pacificato non lo sono neanche oggi. Continuo a non leggere i giornali e a non votare
Stagione 1984/85 : Ritorna sulla scena con «Io se fossi Gaber». Il tema è l'appiattimento, la massificazione. Lo spettacolo debutta il 18 ottobre 1984 a Torino. Tra le novità c'è il ritorno del gruppo che suona dal vivo alle spalle del cantattore. Le canzoni: Gli altri, La massa, Qualcosa che cresce, Il deserto. Gaber dichiara: “Io se fossi Gaber nasce dalla polemica sul misterioso termine "massa", su quelli che hanno ceduto alla logica del mercato, sulla caduta di resistenza anche da parte degli ultimi che facevano il tifo per il gusto.
Stagione 1988/89 : Il decennio si conclude con il ritorno di Gaber ad uno spettacolo di prosa, il secondo dopo Il caso di Alessandro e Maria: si tratta di «Il Grigio», lungo monologo pubblicato anche su disco. È la storia di un topo “che si ritira da un mondo che non gli piace, va a vivere in una casa isolata: e lì è assalito da tutta la sua vita, gli tornano addosso tutte le ansie, è costretto a una continua autoanalisi.”[36]. Entra dentro se stesso “per guardarsi, per fare un bilancio. […] Quando l'uomo sprofonda nell'osservazione del sé, poi, riemerge, lentamente. È come la calma dopo la tempesta, si accetta. Tutto qui. Accettarsi.« Guardo molto dentro me stesso. Non è rabbia: è autoanalisi. Serve a farmi capire gli altri, ma serve anche a me per resistere all'omologazione imperante. »« Non sono cattolico. Ma il mistero c'è, eccome, e io sono un uomo di fede. La fede, mi ha detto una volta un prete, è una ferita che ci portiamo dentro e che dobbiamo cercar di rimarginare, pur sapendo che ciò non accadrà mai. Mi sta bene. »
Sagione 1991/92 : Gaber mette in scena uno spettacolo antologico, intitolato «Il teatro canzone», che ripercorre tutta la storia dei vent'anni precedenti. L'unico inedito è il monologo Qualcuno era comunista, lucida analisi di quello che il comunismo aveva significato per tante persone, in termini di speranze ma anche di illusioni, e di quello che la fine di quell'esperienza ha voluto dire per molti:
« [Qualcuno era comunista] perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché era solo una forza, un sogno, un volo, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita. »
Già segnato dalla malattia, Gaber compare nello stesso anno nel programma 125 milioni di caz..te di e con il vecchio amico Adriano Celentano, insieme ad Antonio Albanese, Dario Fo, Enzo Jannacci e lo stesso Celentano in una surreale partita a carte: i cinque cantano insieme "Ho visto un re".
 
Inizia la lavorazione del nuovo disco, Io non mi sento italiano, che però viene pubblicato postumo: da tempo malato di cancro, si spegne nel pomeriggio del giorno di Capodanno del 2003 nella sua casa di campagna a Montemagno, località in provincia di Lucca. Il corpo riposa nel famedio del Cimitero Monumentale di Milano, come voluto dalla moglie Ombretta Colli.

da wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 11:42:17
SANDRO PERTINI


Alessandro Pertini detto Sandro (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990 - 93 ANNI )

....................................è stato un politico, giornalista e antifascista italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana.


Presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985, il secondo socialista (dopo Giuseppe Saragat) a ricoprire la carica.
Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell'Isonzo, e per diversi meriti sul campo gli fu conferita una medaglia d'argento al valor militare nel 1917. Congedato con il grado di capitano, nel dopoguerra aderì al Partito Socialista Italiano e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo. Perseguitato per il suo impegno politico contro la dittatura di Mussolini, nel 1925 fu condannato a otto mesi di carcere, e quindi costretto a un periodo di esilio in Francia per evitare una seconda condanna. Continuò la sua attività antifascista anche all'estero e per questo, dopo essere rientrato sotto falso nome in Italia nel 1929, fu arrestato e condannato dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino.
 
Nel 1943, alla caduta del regime fascista, fu liberato, e partecipò alla battaglia di Porta San Paolo nel tentativo di difendere Roma dall'occupazione tedesca. Contribuì poi a ricostruire il vecchio PSI fondando insieme a Pietro Nenni il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Nello stesso anno fu catturato dalle SS e condannato a morte, ma riuscì a salvarsi grazie a un intervento dei partigiani delle Brigate Matteotti.
 
Divenne in seguito una delle personalità di primo piano della Resistenza italiana e fu membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza del PSIUP. Da partigiano fu attivo soprattutto a Roma, in Toscana, Val d'Aosta e Lombardia, distinguendosi in diverse azioni che gli valsero una medaglia d'oro al valor militare. Nell'aprile 1945 partecipò agli eventi che portarono alla liberazione dal nazifascismo, organizzando l'insurrezione di Milano, e votando il decreto che condannò a morte Mussolini e altri gerarchi fascisti.
 
Nell'Italia repubblicana fu eletto deputato all'Assemblea Costituente per i socialisti, quindi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Ricoprì per due legislature consecutive, dal 1968 al 1976, la carica di Presidente della Camera dei deputati, per essere infine eletto Presidente della Repubblica Italiana l'8 luglio 1978.
 
Andando spesso oltre il semplice ruolo istituzionale, il suo mandato presidenziale fu caratterizzato da una forte impronta personale che gli valse una notevole popolarità, tanto da essere spesso ricordato come il "presidente più amato dagli italiani.

La Gioventù : Nacque da una famiglia benestante (il padre Alberto, che morì giovane, era proprietario terriero), quarto di cinque fratelli: il primogenito Luigi, pittore; Marion, che sposò un diplomatico italiano; Giuseppe, detto "Pippo", ufficiale di carriera; ed Eugenio, che durante la seconda guerra mondiale fu deportato e morì nel campo di concentramento di Flossenbürg.
 Sandro Pertini, molto legato alla madre Maria Muzio, fece i suoi primi studi presso il collegio dei salesiani "Don Bosco" di Varazze, e successivamente al Liceo Ginnasio "Gabriello Chiabrera" di Savona, dove ebbe come professore di filosofia Adelchi Baratono, socialista riformista e collaboratore di Critica Sociale di Filippo Turati, che contribuì ad avvicinarlo al socialismo ed agli ambienti del movimento operaio ligure[5]. Del professor Baratono Pertini conserverà un insegnamento al quale rimarrà fedele:
« Se non vuoi mai smarrire la strada giusta resta sempre a fianco della classe lavoratrice nei giorni di sole e nei giorni di tempesta. »
(Discorso del Presidente Pertini ai lavoratori dell'Italsider. Savona, 20 gennaio 1979[6][7])

Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, venne chiamato alle armi nel 25º reggimento di artiglieria da campagna e inviato sul fronte dell'Isonzo nell'aprile di due anni dopo. Seppur diplomato, prestò inizialmente servizio come soldato semplice, essendosi rifiutato, come molti altri socialisti neutralisti del periodo, di fare il corso per ufficiali. Nel 1917 tuttavia, a seguito di una direttiva del Cadorna che obbligava tutti i possessori di titolo di studio a prestare servizio come ufficiali, frequentò il corso a Peri di Dolcè.[8]
Venne dunque inviato nuovamente sull'Isonzo come sottotenente di complemento, distinguendosi per alcuni atti di eroismo: fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare per aver guidato, nell'agosto del 1917, un assalto al monte Jelenik durante la battaglia della Bainsizza.
Tuttavia, dopo la guerra, non gli fu consegnata la decorazione poiché il regime fascista occultò tale merito a causa della sua militanza socialista[9].
Nel 1918, a guerra finita, Sandro Pertini si iscrisse al Partito Socialista Italiano, nella federazione di Savona, aderendo alla corrente riformista di Filippo Turati. Nell'ottobre 1920 venne eletto consigliere comunale di Stella e nel 1921 fu tra i delegati al Congresso socialista di Livorno che sancì la scissione del partito e la nascita del Partito Comunista d'Italia[10]. Nel 1922 aderì infine alla scissione della corrente turatiana per aderire al neonato Partito Socialista Unitario[8].

Pertini nei primi anni venti:
Dopo aver sostenuto dodici esami a Genova, nel 1923 si iscrisse, ventisettenne, alla facoltà di giurisprudenza dell'ateneo di Modena: qui sostenne in tre mesi i rimanenti sei esami e si laureò (105 su 110) con una tesi su L'industria siderurgica in Italia[11].
 In seguito si trasferì a Firenze, ospite del fratello Luigi, e si iscrisse all'Istituto Universitario "Cesare Alfieri" conseguendo nel 1924 la seconda laurea, in scienze sociali, con una tesi dal titolo La Cooperazione. A Firenze, entrò in contatto con gli ambienti dell'interventismo democratico e socialista vicini a Gaetano Salvemini, ai fratelli Rosselli e a Ernesto Rossi, e in quel periodo aderì al movimento di opposizione al fascismo "Italia Libera".
Ostile fin dall'inizio al regime fascista, per la sua attività politica fu spesso bersaglio di aggressioni squadriste: il suo studio di avvocato a Savona fu devastato diverse volte[12], mentre in un'altra occasione fu picchiato perché indossava una cravatta rossa, oppure ancora per aver deposto una corona di alloro dedicata alla memoria di Giacomo Matteotti[13]. Il 22 maggio 1925 venne arrestato per aver distribuito un opuscolo clandestino, stampato a sue spese, dal titolo Sotto il barbaro dominio fascista[8], in cui denunciava le responsabilità della monarchia verso l'instaurazione del regime fascista, le illegalità e le violenze del fascismo stesso, nonché la sfiducia nell'operato del Senato del Regno, composto in maggioranza da filofascisti, chiamato a giudicare in Alta Corte di Giustizia l'eventuale complicità del generale Emilio De Bono riguardo all'omicidio di Giacomo Matteotti.
 Non si conosce molto dei fratelli di Pertini, tuttavia su due di essi, Giuseppe ed Eugenio, la cui vicenda si sviluppa appunto tra gli anni dell'antifascismo e della Resistenza, Sandro Pertini gettò una luce in una famosa intervista concessa ad Oriana Fallaci nel 1973.[14]
 Giuseppe Pertini, fratello maggiore di Sandro, fu ufficiale di carriera durante la prima guerra mondiale. Nel 1923 si iscrisse al Partito Fascista; tra i due fratelli si produsse così una totale frattura che si ricompose parzialmente solo nel 1925, dopo il primo arresto di Sandro. Dopo il secondo arresto, nel 1926, Giuseppe abbandonò definitivamente il fascismo. Di lì a poco sarebbe morto, a 41 anni, di infarto: "di crepacuore" dirà in seguito Pertini.
Eugenio Pertini Eugenio Pertini, quasi coetaneo di Sandro, era sempre stato molto legato a lui. Ancora giovane emigrò in America per lavoro, per tornare durante il periodo di prigionia del fratello. Un giorno del 1944 gli giunse la notizia che Sandro era stato fucilato a Forte Boccea[15]. In seguito a ciò Eugenio si iscrisse al Partito Comunista ed entrò nella Resistenza; arrestato mentre attaccava dei manifesti contro i nazisti fu portato prima nel campo di transito di Bolzano e quindi a Flossenbürg, dove morì, fucilato, il 25 aprile del 1945, proprio mentre avveniva l'insurrezione di Milano[16].
In seguito a questo, fu aperto a suo nome un fascicolo al Casellario Politico Centrale[17] e venne accusato di «istigazione all'odio tra le classi sociali» secondo l'articolo 120 del Codice Zanardelli, oltre che dei reati di stampa clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa della irresponsabilità del re per gli atti di governo.
Pertini, sia nell'interrogatorio dopo l'arresto, sia in quello condotto dal procuratore del Re, nonché all'udienza pubblica davanti al Tribunale di Savona, rivendicò il proprio operato assumendosi ogni responsabilità e dicendosi disposto a proseguire nella lotta contro il fascismo e per il socialismo e la libertà, qualunque fosse la condanna a cui andava incontro[18].
 
Fu condannato, il 3 giugno 1925, a otto mesi di detenzione e al pagamento di un'ammenda per i reati di stampa clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa regia, ma fu assolto per l'accusa di istigazione all'odio di classe. La condanna non attenuò la sua attività, che riprese appena liberato.
Nel novembre 1926, dopo il fallito attentato di Anteo Zamboni a Mussolini, come altri antifascisti in tutta Italia, fu oggetto di nuove violenze da parte dei fascisti (il 31 ottobre 1926, dopo un comizio, durante un'aggressione di squadristi gli era stato spezzato il braccio destro[10]) e si trovò costretto ad abbandonare Savona per riparare a Milano. Il 4 dicembre 1926, in applicazione delle cosiddette leggi eccezionali "fascistissime", Pertini, definito «un avversario irriducibile dell'attuale Regime», venne assegnato al confino di polizia per la durata di cinque anni, il massimo della pena previsto dalla legge.
Per sfuggire alla cattura, il 12 dicembre 1926, da Milano espatriò clandestinamente verso la Francia assieme a Filippo Turati, con l'aiuto di Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e Adriano Olivetti[20]. La fuga avvenne con una traversata in motoscafo guidato da Italo Oxilia[21] da Savona verso la Corsica; gli altri componenti del gruppo furono comunque arrestati e processati al loro rientro in Italia e gli stessi Pertini e Turati furono condannati in contumacia a dieci mesi di arresto[22].
Dopo aver passato alcuni mesi a Parigi, si stabilì definitivamente a Nizza, mantenendosi con lavori diversi (dal manovale al muratore e fino alla comparsa cinematografica), e divenne un esponente di spicco tra gli esiliati, svolgendo attività di propaganda contro il regime fascista, con scritti e conferenze, nonché partecipando alle riunioni della "'Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo" e a quelle della "Concentrazione Antifascista"[23].
Nell'aprile del 1926 impiantò, in un villino preso in affitto ad Eza, vicino Nizza, una stazione radio clandestina allo scopo di mantenersi in corrispondenza con i compagni in Italia, per potere comunicare e ricevere notizie; ottenne i fondi dalla vendita di una sua masseria in Italia. Scoperto dalla polizia francese, subì un procedimento penale e fu condannato a un mese di reclusione, pena poi sospesa con la condizionale, dietro il pagamento di un'ammenda[24].
Il suo esilio francese terminò nel marzo 1929, quando partì da Nizza e, munito di passaporto falso portante la sua fotografia ed intestato al nome del cittadino svizzero Luigi Roncaglia, varcò la frontiera dalla stazione di Chiasso il 26 marzo 1929 e rientrò in Italia.
Il suo scopo era quello di riorganizzare le file del partito socialista e stabilire contatti con gli altri partiti antifascisti, tra cui i democratici di "Nuova Libertà".In contatto con gli antifascisti della "Concentrazione", visitò Novara, Torino, Genova, La Spezia, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Bologna, Roma, Firenze e Napoli, ed alla fine, nelle relazioni inviate a Parigi, comunicò che era possibile potenziare la rete socialista. Conclusione diversa da quella pessimista di Fernando De Rosa, che aveva viaggiato attraverso la penisola prima di lui.[25]
 
Si recò in seguito a Milano per progettare un attentato alla vita di Mussolini, ed incontrò a questo scopo l'ingegner Vincenzo Calace che, come dichiarò in seguito, «gli confidò di essere in grado di costruire bombe a orologeria ad alto potenziale». Il progetto prevedeva di servirsi delle fognature sotto Palazzo Venezia, ma fu scartato poiché attraverso amici di Ernesto Rossi si scoprì che erano sorvegliate e protette da allarmi. Pertini tentò comunque di proseguire nel suo intento: incontrò a Roma il socialista Giuseppe Bruno per raccogliere informazioni e, una volta rientrato a Milano, fissò un incontro con Rossi.[26] Il 14 aprile 1929 andò a Pisa per incontrarlo ma, in corso Vittorio Emanuele (attuale corso Italia), fu riconosciuto per caso da un esponente fascista di Savona, tale Icardio Saroldi, e fu quindi arrestato da un piccolo gruppo di camicie nere[24][27][28].
 
Il 30 novembre 1929 fu condannato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato a dieci anni e nove mesi di reclusione e a tre anni di vigilanza speciale, per aver «svolto all'estero attività tali da recare nocumento agl'interessi nazionali», nonché per «contraffazione di passaporto straniero»[23]. Durante il processo Pertini rifiutò di difendersi, non riconoscendo l'autorità di quel tribunale e considerandolo solo un'espressione di partito, esortando invece la corte a passare direttamente alla condanna già stabilita. Durante la pronuncia della sentenza si alzò gridando: «Abbasso il fascismo! Viva il socialismo!»[10].Fu internato nel carcere dell'isola di Santo Stefano, ma dopo poco più di un anno di detenzione, il 10 dicembre 1930, fu trasferito, a causa delle precarie condizioni di salute, alla casa penale di Turi. A causare il trasferimento non fu estranea una campagna di proteste e denunce all'estero, in particolare in Francia, dopo che alcune notizie sulla sua salute erano trapelate all'esterno, grazie ad alcuni compagni di carcere comunisti[31].
 A Turi, unico socialista recluso, condivise la cella con Athos Lisa e Giovanni Lai. Conobbe inoltre Antonio Gramsci, al quale fu stretto da grande amicizia e ammirazione intellettuale e dalla condivisione delle sofferenze della reclusione: ne divenne confidente, amico e sostenitore. Pertini stesso fu anche autore di diverse proteste e lettere finalizzate ad alleviare le condizioni carcerarie cui era sottoposto Gramsci[10].
 Nel novembre del 1931 fu trasferito presso il sanatorio giudiziario di Pianosa ma, nonostante il trasferimento, le sue condizioni di salute non migliorarono ancora, al punto che la madre presentò domanda di grazia alle autorità. Pertini, non riconoscendo l'autorità fascista e quindi il tribunale che lo aveva condannato, si dissociò pubblicamente dalla domanda di grazia con parole molto dure, sia per la madre che per il presidente del Tribunale Speciale[10][32].
 « Perché mamma, perché? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna - quale smarrimento ti ha sorpresa, perché tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza? E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mi hai sempre compreso che tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente così allontanata da me, da non intendere più l'amore, che io sento per la mia idea?[33] »
 Il 10 settembre 1935, dopo sei anni di prigione, venne trasferito a Ponza come confinato politico[34] e il 20 settembre 1940, pur avendo ormai scontato la sua condanna, giudicato «elemento pericolosissimo per l'ordine nazionale», venne riassegnato al confino per altri cinque anni da trascorrere a Ventotene[35] dove incontrò, tra gli altri, Altiero Spinelli, Umberto Terracini, Pietro Secchia ed Ernesto Rossi.
Nel 1938, gli fu dedicata la tessera del PSI, assieme a Rodolfo Morandi e a Antonio Pesenti, prigionieri anche loro nelle carceri fasciste
Riacquistò la libertà solo il 13 agosto 1943, pochi giorni dopo la caduta del fascismo. Inizialmente il provvedimento avrebbe dovuto escludere i confinati comunisti; Pertini si adoperò comunque per ottenere in breve tempo anche la loro liberazione[37][38].
Andò a far visita alla madre e poi ritornò subito a Roma, per contribuire alla ricostruzione del partito socialista e riprendere la lotta antifascista; il 23 agosto partecipò infatti alla fondazione del PSIUP dall'unione del PSI con il MUP, con Pietro Nenni come segretario[39]. Il 25 fu eletto con Carlo Andreoni vicesegretario, per occuparsi dell'organizzazione militare del partito a Roma. In seguito fece parte della giunta militare del CLN con Giorgio Amendola (PCI), Riccardo Bauer (PdA), Giuseppe Spataro (DC), Manlio Brosio (PLI) e Mario Cevolotto (DL).
Pochi giorni dopo l'8 settembre, partecipò ai combattimenti contro i tedeschi a Porta San Paolo per la difesa di Roma, insieme a Luigi Longo, Emilio Lussu e Giuliano Vassalli.

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da wikipedia    segue seconda parte

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 11:53:35
segue dalla prima

Il 15 ottobre, nuovamente in clandestinità, venne tuttavia catturato dalle SS, assieme a Giuseppe Saragat, e condannato a morte per la sua attività partigiana, ma la sentenza non venne eseguita grazie all'azione dei partigiani delle Brigate Matteotti che, il 25 gennaio 1944, permise la loro fuga dal carcere di Regina Coeli. L'azione, dai connotati rocamboleschi, fu ideata e diretta da Giuliano Vassalli, che si trovava presso il tribunale militare italiano, con l'aiuto di diversi partigiani socialisti, tra cui Giuseppe Gracceva, Massimo Severo Giannini, Filippo Lupis, Ugo Gala e il medico del carcere Alfredo Monaco[40][41]. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a conferma dell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da Marcella Monaco, moglie di Alfredo Monaco[42]). I due furono dunque scarcerati insieme a Luigi Andreoni e a quattro ufficiali badogliani. Pertini stesso narrò in seguito questi fatti anche in un'intervista rilasciata ad Oriana Fallaci nel 1973, aggiungendo che dovette impuntarsi per far uscire insieme a lui e Saragat anche i badogliani e che quando Nenni lo seppe sbottò: «Ma fate uscire Peppino! Sandro il carcere lo conosce, c'è abituato».[14]
Dopo un sanguinoso attacco condotto il 10 marzo 1944 dai GAP contro una colonna fascista in via Tomacelli, gli altri partiti del CLN si congratularono con i comunisti per l'audace azione condotta nel cuore di Roma[43]. Il successo delle azioni partigiane dei mesi precedenti portò quindi alla comune decisione di colpire nuovamente e più duramente i nazifascisti. In questo contesto, scrisse in seguito Amendola, «Pertini, che mordeva il freno e che, nel suo ben noto patriottismo di partito, era geloso delle prove crescenti di capacità e di audacia date dai Gap, chiese che si concordasse un'azione armata unitaria».
Fu pertanto concordato un attacco contemporaneo contro il carcere di via Tasso e contro il corteo fascista previsto per il 23 marzo, anniversario della fondazione del Fascio. L'annullamento all'ultim'ora del corteo fascista[44] e il ritardo nel pianificare l'assalto a via Tasso indussero i GAP, guidati da Amendola[45], ad attuare comunque un'azione da essi pianificata autonomamente e prevista per il 21 marzo[46]. Di tale azione gli altri membri della giunta del CLN (tra cui lo stesso Pertini) non furono informati preventivamente per «ragioni di sicurezza cospirativa», secondo quanto dichiarato dallo stesso Amendola[47].
Il 23 marzo 1944 fu così eseguito l'Attentato di via Rasella, cui i tedeschi reagirono (appena 21 ore dopo, il 24) con l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
 Tre giorni dopo, il 26 marzo, una volta nota l'entità dell'eccidio, la giunta militare del CLN fu sul punto di spaccarsi: Amendola voleva che il comitato approvasse ufficialmente l'azione, ma il democristiano Spataro si oppose e chiese al contrario di emanare un comunicato di dissociazione. Pertini, per motivi opposti, adirato protestò per non essere stato avvertito[48], essendo previste proprio per quel giorno, carico di significato politico, le suddette azioni comuni. A quel punto, a fronte di possibili ripercussioni sulla coesione del CLN[49][50], Pertini, Bauer e Brosio respinsero la proposta di Spataro, ma la giunta non accolse neanche la richiesta del rappresentante comunista[45][51].
 Per il suo ruolo di membro della giunta militare del CLN, nel 1948 Pertini fu chiamato a testimoniare, insieme a Bauer ed Amendola, al processo di Herbert Kappler (il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine). Al processo i tre confermarono che l'attacco fu conforme alle disposizioni del CLN.[52]
 Nel 1977, Pertini ribadì in un'intervista sia la sua estraneità alla decisione di sferrare l'attacco, sia la sua adesione alla stessa una volta realizzata[53][54]:
« Le azioni contro i tedeschi erano coperte dal segreto cospirativo. L'azione di via Rasella fu fatta dai Gap comunisti. Naturalmente io non ne ero al corrente. L'ho però totalmente approvata quando ne venni a conoscenza. Il nemico doveva essere colpito dovunque si trovava. Questa era la legge della guerra partigiana. Perciò fui d'accordo, a posteriori, con la decisione che era partita da Giorgio Amendola. »
 Anche Riccardo Bauer, in alcuni scritti raccolti da Arturo Colombo nel 1997, dichiarò che l'obiettivo del CLN era «rendere impossibile la vita a tedeschi e fascisti dentro e fuori la città di Roma» e che quindi l'attacco «appare come episodio organico», e precisando che l'attentato venne «preparato e attuato dai comunisti senza specifico accordo con la Giunta Militare», ma che a fatto compiuto «tutti i rappresentanti del CLN furono concordi nel considerarlo "legittima azione di guerra"».[55]
 Tuttavia, nel 1994, quattro anni dopo la morte di Pertini, l'ex ministro Matteo Matteotti, figlio di Giacomo ed a quell'epoca partigiano socialista, dichiarò che dopo la liberazione Pertini gli disse che «non era stato favorevole ad un'azione militare di gappisti contro un reparto militare perché temeva che ci fossero delle rappresaglie sproporzionate rispetto all'efficacia dell'azione», e che in quell'occasione «prevalse la tesi di Giorgio Amendola, che era convinto della necessità di dare una dimostrazione di forza». Matteotti affermò inoltre che «Pertini era invece favorevole ad una manifestazione davanti al Messaggero contro la prospettiva che Roma diventasse teatro di guerra e voleva che il coraggio della gente si potesse manifestare con una chiara protesta contro le truppe occupanti, ma con l'intento di non arrivare ad uno scontro armato».[56] Ancora, nel 1997, Massimo Caprara, ex segretario personale del fondatore del PCI Palmiro Togliatti, dichiarò che oltre allo stesso Togliatti «anche Sandro Pertini si rifiutò di dare la sua solidarietà» a chi partecipò all'azione.[57]
Nel maggio del 1944, si diresse dunque a Milano con Guido Mazzali per partecipare attivamente alla Resistenza come membro della giunta militare centrale del CLNAI e con l'intento politico di riorganizzare il partito socialista e la propaganda clandestina nelle regioni settentrionali[10].
Assieme a Ugo La Malfa fu uno strenuo oppositore della svolta di Salerno rispetto alla pregiudiziale repubblicana.[58]
Nel luglio del 1944, dopo la liberazione di Roma, venne richiamato da Nenni al rientro nella capitale. Gli ordini erano di mettersi in contatto, a Genova, con il monarchico Edgardo Sogno che lo avrebbe messo in contatto con gli alleati per farlo rientrare a Roma con un volo dalla Corsica. La situazione tuttavia si complicò: arrivato a Genova non trovò l'imbarcazione per raggiungere la Corsica, quindi cercò di attivarsi con Sogno per una soluzione alternativa[59].
Pertini, che aveva dei contatti con i partigiani di La Spezia, partì con l'intento di trovare nella città ligure il mezzo adatto al viaggio. E così fu, ma occorreva aspettare qualche giorno. Tornò a Genova ma venne a sapere che Sogno aveva già trovato un motoscafo ed era partito con altre persone per la Corsica lasciandolo al suo destino. Pertini si trovò quindi abbandonato, in territorio occupato, con una condanna a morte pendente e, nella sua Liguria, facilmente riconoscibile, con l'ordine di rientrare a Roma. Decise di riparare nuovamente alla Spezia per cercare comunque di raggiungere la capitale: riuscì ad ottenere, da un industriale che riforniva i tedeschi, un lasciapassare per raggiungere Prato, dopodiché da solo raggiunse Firenze a piedi.[59]
A Firenze si mise in contatto con il professore Gaetano Pieraccini, nel suo studio di via Cavour, grazie al quale riuscì a trovare rifugio in via Ghibellina. L'11 agosto prese parte agli scontri per la liberazione della città, organizzando l'azione del partito socialista e la stampa delle prime copie dell'Avanti!.
Arrivato a Roma capì presto che la sua presenza era inutile e manifestò l'intenzione di tornare al nord, dove era il segretario del Partito Socialista per tutta l'Italia occupata e faceva parte del Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia in rappresentanza del partito[60].
Gli furono forniti dei documenti falsi, una patente di guida a nome di Nicola Durano, e con un volo aereo venne trasferito da Napoli a Lione, poi a Digione e, una volta arrivato a Chamonix, entrò in contatto con la Resistenza francese. Il percorso di rientro fu previsto attraverso il Monte Bianco e fu condotto sul Col du Midi assieme a Cerilo Spinelli, il fratello di Altiero, con una teleferica portamerci, per poi intraprendere l'attraversata del Mer de Glace e prendere contatto con i partigiani valdostani, grazie all'aiuto del campione francese di sci Émile Allais. Arrivò ad Aosta e poi ad Ivrea, evitando pattuglie e posti di blocco dei tedeschi, fino a Torino e quindi a Milano[61].
Il 29 marzo del 1945 costituì, con Leo Valiani per il Partito d'Azione ed Emilio Sereni per il PCI (supplente di Luigi Longo), un comitato militare insurrezionale in seno al CLNAI con lo scopo di preparare l'insurrezione di Milano e l'occupazione della città. Il 25 aprile 1945 fu lo stesso Pertini a proclamare alla radio[62] lo sciopero generale insurrezionale della città:
« Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire. »
Alle 8 del mattino del 25 aprile, il Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia si riunì presso il collegio dei Salesiani in via Copernico a Milano. L'esecutivo, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri anche Rodolfo Morandi – che venne designato presidente del CLNAI –, Giustino Arpesani e Achille Marazza), proclamò ufficialmente l'insurrezione, la presa di tutti i poteri da parte del CLNAI e la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti[63] (tra cui ovviamente Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo). Il decreto, trasmesso via radio, recitava:
« I membri del governo fascista ed i gerarchi del fascismo colpevoli di aver soppresso le garanzie costituzionali e di aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del Paese e di averlo condotto all'attuale catastrofe, sono puniti con la pena di morte e nei casi meno gravi con l'ergastolo. »
(Decreto del CLNAI, 25 aprile 1945)
Tale risoluzione era però in conflitto con l'articolo 29 dell'armistizio di Cassibile, secondo il quale Mussolini avrebbe dovuto essere consegnato agli Alleati:
« Benito Mussolini, i suoi principali associati fascisti e tutte le persone sospette di aver commesso delitti di guerra o reati analoghi, i cui nomi si trovino sugli elenchi che verranno comunicati dalle Nazioni Unite e che ora o in avvenire si trovino in territorio controllato dal Comando militare alleato o dal Governo italiano, saranno immediatamente arrestati e consegnati alle Forze delle Nazioni Unite. Tutti gli ordini impartiti dalle Nazioni Unite a questo riguardo verranno osservati.
Quello stesso giorno, presso l'arcivescovado di Milano, ci fu comunque un tentativo di mediazione richiesto da Mussolini e favorito dal cardinale Ildefonso Schuster. Don Giuseppe Bicchierai, segretario dell'arcivescovo, si curò di contattare il CLNAI; alla riunione con Mussolini (con lui, tra gli altri, Rodolfo Graziani e Carlo Tiengo), nel primo pomeriggio, parteciparono inizialmente Raffaele Cadorna (comandante del Corpo volontari della libertà), Riccardo Lombardi, Giustino Arpesani e Achille Marazza. Pertini non fu rintracciato in quanto era impegnato in un comizio nella fabbrica insorta della Borletti[65][66]. Nel colloquio cominciò a palesarsi la possibilità di un accordo: il CLNAI avrebbe accettato la resa, garantendo la vita ai fascisti, considerando Mussolini prigioniero di guerra e quindi consegnandolo agli Alleati[67]. Ad un certo punto però giunse la notizia che i tedeschi avevano già avviato trattative con gli alleati anglo-americani: Mussolini adirato disse di essere stato tradito dai tedeschi e abbandonò la riunione, con la promessa di comunicare entro un'ora le sue intenzioni.[68] In quegli istanti giunsero alla spicciolata Sandro Pertini, Leo Valiani ed Emilio Sereni, del comitato militare insurrezionale del CLNAI. Pertini, armato di pistola, incrociò sulle scale, per la prima e unica volta, Mussolini che scendeva, ma non lo riconobbe; in seguito scrisse sull'Avanti!: «lui scendeva le scale, io le salivo. Era emaciato, la faccia livida, distrutto».[69] Anni dopo, sulle colonne dello stesso giornale, dichiarò: «Se lo avessi riconosciuto lo avrei abbattuto lì, a colpi di rivoltella».[66]
Giunto nella sala dell'arcivescovado, si ebbe tra Pertini (appoggiato da Sereni) e gli altri un veemente scambio di battute: Pertini chiese alla delegazione perché non avessero arrestato subito Mussolini[68]; richiese inoltre che Mussolini, una volta arresosi al CLNAI, fosse consegnato ad un tribunale del popolo e non agli alleati[67]. Carlo Tiengo, che era rimasto in arcivescovado, a questo punto telefonò a Mussolini comunicandogli le intenzioni dei due delegati del PSIUP e del PCI; ottenuta la risposta comunicò ai delegati e all'arcivescovo il rifiuto ad arrendersi di Mussolini[67], che la sera stessa partì in direzione del Lago di Como.
Pertini associò sempre in massima parte a quell'intervento all'arcivescovado la causa del fallimento della trattativa e la conseguente morte del Duce. In particolare, nel 1965 scrisse:
« Da tutto questo appare chiaro che il mio intervento presso il cardinale (intervento appoggiato solo dal compagno Emilio Sereni, ma con molta energia) spinse Mussolini a non arrendersi. E soprattutto appare chiaro che se la sera del 25 aprile il compagno Sereni ed io non fossimo andati all'arcivescovado e se quindi Mussolini si fosse arreso al CLNAI sarebbe stato consegnato al colonnello inglese Max Salvado[70], il che voleva dire consegnarlo di fatto agli alleati (ed oggi sarebbe qui, a Montecitorio...)
Tuttavia, secondo altre fonti, tale evento non avrebbe avuto un'influenza decisiva su una decisione (quella della partenza), di fatto già stabilita[72].
 Il giorno dopo Pertini tenne un comizio in Piazza Duomo e poco dopo, a Radio Milano Libera, annunciò la vittoria dell'insurrezione e l'imminente fine della guerra. Il 27 aprile, fortemente convinto della necessità di condannare a morte il capo del fascismo, arrestato a Dongo il giorno precedente, disse alla radio:
 « Mussolini, mentre giallo di livore e di paura tentava di varcare la frontiera svizzera, è stato arrestato. Egli dovrà essere consegnato ad un tribunale del popolo, perché lo giudichi per direttissima. E per tutte le vittime del fascismo e per il popolo italiano dal fascismo gettato in tanta rovina egli dovrà essere e sarà giustiziato. Questo noi vogliamo, nonostante che pensiamo che per quest'uomo il plotone di esecuzione sia troppo onore. Egli meriterebbe di essere ucciso come un cane tignoso.[73] »
 Il 28 aprile Mussolini fu fucilato ed il giorno dopo il suo cadavere, insieme a quello della sua compagna Claretta Petacci ed a quelli di altri gerarchi del regime sconfitto, fu esposto all'odio della folla a Piazzale Loreto. Pertini commentò: «L'insurrezione si è disonorata».[74]
In seguito, riguardo alle vicende finali della vita del dittatore, scrisse sulle colonne dell'Avanti!:
 « Mussolini si comportò come un vigliacco, senza un gesto, senza una parola di fierezza. Presentendo l'insurrezione si era rivolto al cardinale arcivescovo di Milano chiedendo di potersi ritirare in Valtellina con tremila dei suoi. Ai partigiani che lo arrestarono offrì un impero, che non aveva. Ancora all'ultimo momento piativa di aver salva la vita per parlare alla radio e denunciare Hitler che, a suo parere, lo aveva tradito nove volte.[69] »
In ottemperanza al decreto del CLN, ordinò inoltre la fucilazione del maresciallo Rodolfo Graziani al partigiano Corrado Bonfantini, comandante della Brigata Matteotti che lo arrestò il 28 aprile. Bonfantini si adoperò invece per salvare la vita al generale fascista, che il giorno dopo si consegnò agli alleati.
Gli ultimi scontri nella città si sarebbero conclusi solo il 30 aprile.[76] Per le sue attività durante la Resistenza, e in particolare per la difesa di Roma e le insurrezioni di Firenze e di Milano, verrà insignito della medaglia d'oro al valor militare.
 
Secondo Pertini, le emozioni provate durante la Liberazione di Milano furono un'esperienza che confermarono la sua idea della «capacità del popolo italiano di compiere le più grandi cose qualora fosse animato dal soffio della libertà e del socialismo»[69]. Tuttavia, come spesso egli ricordava malinconicamente, mentre il 25 aprile partecipava alla festa per l'avvenuta liberazione, suo fratello minore Eugenio veniva assassinato nel campo di concentramento di Flossenbürg[16].
 
Il partigiano Giuseppe Marozin, detto "Vero", ha scritto nelle sue memorie che sarebbe stato Pertini ad ordinargli la fucilazione dei famosi attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, avvenuta il 30 aprile in via Poliziano a Milano.[77] I due avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana; Valenti era un ufficiale della Xª Flottiglia MAS, ed erano entrambi accusati di aver partecipato alle azioni del gruppo di torturatori conosciuto come "Banda Koch". Secondo la ricostruzione dello scrittore Odoardo Reggiani, basata sulle dichiarazioni di Marozin al processo, Pertini avrebbe chiesto al partigiano: «A proposito, tu hai prigioniero anche Valenti?», ed alla sua risposta: «Sì, ho preso anche la Ferida. Li ho messi un poco fuori Milano, in un posto sicuro», avrebbe ordinato: «Allora fucilali; e non perdere tempo. Questo è l'ordine tassativo del CLN. Vedi di ricordartene».[78][79][80]
 
L'8 giugno 1946 sposò la giornalista e staffetta partigiana Carla Voltolina, conosciuta pochi mesi prima, a Torino, dopo il passaggio del Monte Bianco per rientrare a Milano.

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da wikipedia ...segue terza parte
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 12:20:43
segue dalla seconda :

Il Dopoguerra :
Nell'agosto del 1945 Pertini divenne segretario del PSIUP, carica che ricoprì fino al dicembre dello stesso anno.
Nelle file socialiste fu quindi eletto all'Assemblea Costituente[81] in cui intervenne nella stesura degli articoli del Titolo I, sui rapporti civili.
Appoggiò inoltre il lavoro delle commissioni di epurazione e fu subito decisamente avverso all'attuazione dell'amnistia voluta da Togliatti nei confronti dei reati politici commessi dai responsabili dei crimini fascisti[82][83]; in tal senso, durante i lavori dell'assemblea, intervenne il 22 luglio 1946 con un'interrogazione parlamentare nei confronti del ministro di Grazia e Giustizia Fausto Gullo, che verteva sulle motivazioni dell'interpretazione largheggiante del provvedimento di amnistia, sull'inadempimento del governo De Gasperi nell'applicare il decreto di reintegro dei lavoratori antifascisti allontanati dal lavoro per motivi politici durante il regime, sull'emanazione di provvedimenti atti a difendere la Repubblica contro i suoi nemici[84]. Il suo intervento si concluse con alcune parole molto dure nei confronti del provvedimento e del governo:
« Ricordiamo che l'epurazione è mancata: si disse che si doveva colpire in alto e non in basso, ma praticamente non si è colpito né in alto né in basso. Vediamo ora lo spettacolo di questa amnistia che raggiunge lo scopo contrario a quello per cui era stata emanata: pensiamo, quindi, che verrà un giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo e costituirà colpa essere stati in carcere e al confino per questo.[84] »
La sua azione politica in quel periodo mirava anche al raggiungimento delle riforme sociali necessarie al recupero del paese, devastato sia dall'esperienza fascista, sia dalle tragedie della guerra, ma soprattutto al tentativo di eliminare radicalmente qualsiasi possibile rigurgito del regime mussoliniano.[85]
Durante il XXV Congresso del Partito Socialista di Unità Proletaria, svoltosi a Roma tra il 9 ed il 13 gennaio 1947, Pertini cercò di evitare la scissione con l'ala democratico-riformista di Giuseppe Saragat. Per giorni si pose al centro delle dispute nel tentativo di mediare tra le due correnti ma nonostante i suoi sforzi «la forza delle cose», come la definì Pietro Nenni, portò alla scissione socialista, meglio nota come "scissione di palazzo Barberini", da cui nacque il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.
Nonostante fosse fautore dell'unità del movimento dei lavoratori e dell'"unità d'azione" con il Partito Comunista Italiano, tuttavia era anche un fervido sostenitore dell'autonomia socialista nei confronti del PCI. In tal senso si oppose, in seno al Partito Socialista Italiano (nato dalle ceneri del PSIUP dopo la scissione di Palazzo Barberini), alla presentazione di liste unitarie e alla costituzione del Fronte Democratico Popolare per le elezioni del 1948. Al XXVI Congresso di Roma del 19-22 gennaio 1948 la sua mozione fu tuttavia minoritaria: al prevalere della linea di Nenni, si adeguò alla maggioranza[8].
Pertini rientrò nella direzione nazionale del partito con XXVIII Congresso di Firenze del maggio 1949, divenendo anche, dal 1955 nuovamente vicesegretario. Sarebbe rimasto nella direzione fino al 1957 quando, al XXXII Congresso di Venezia, anche in seguito alla invasione sovietica dell'Ungheria, venne interrotta la collaborazione con il PCI.
Nella I legislatura, fu nominato senatore della Repubblica, in ossequio alla 3ª disposizione transitoria e finale della Costituzione, e divenne presidente del gruppo parlamentare socialista al Senato. Il 27 marzo 1949, durante la 583ª seduta del Senato, Pertini dichiarò il voto contrario del suo partito all'adesione al Patto Atlantico, perché inteso come uno strumento di guerra e in funzione antisovietica nell'intento di dividere l'Europa e di scavare un solco sempre più profondo per separare il continente europeo.Nel 1953, alla morte di Stalin, il suo intervento, in qualità di presidente del gruppo senatoriale socialista, celebrò il capo dell'URSS.
« Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima sua parola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto.[88] »
Fu successivamente eletto alla Camera dei deputati nel 1953, e poi ancora nel 1958, 1963, 1968, 1972 e nel 1976, nel collegio Genova-Imperia-La Spezia-Savona, per divenire presidente prima della Commissione Parlamentare per gli Affari Interni e poi di quella degli Affari Costituzionali, e nel 1963 vicepresidente della Camera dei deputati.Fu tra i politici che protestarono pubblicamente riguardo alla possibilità che si tenesse il congresso del Movimento Sociale Italiano nella città di Genova ed il 1º luglio 1960, denunciò alla Camera i soprusi delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti, sia nel capoluogo ligure, sia in altre città d'Italia. I disordini portano pochi giorni dopo ai tragici fatti della Strage di Reggio Emilia.
Per dare un esempio del suo attaccamento ai valori della Resistenza e dell'antifascismo, va ricordato un episodio avvenuto poco dopo la strage di Piazza Fontana, quando Pertini, Presidente della Camera dei deputati, si recò a Milano in visita ufficiale e, incontrando l'allora questore Marcello Guida, si rifiutò pubblicamente di stringergli la mano, ricordando l'attività di Guida come direttore del confino di Ventotene nel ventennio fascista[10], con un gesto che ruppe il protocollo e che ebbe un forte rilievo mediatico. Tuttavia, pochi anni dopo, lo stesso Pertini, intervistato da Oriana Fallaci, aggiunse che a determinare quel gesto non fu estraneo il fatto che su Guida «gravava l'ombra della morte» dell'anarchico Giuseppe Pinelli[14], avvenuta appunto quando Guida era questore di Milano.
Politicamente fu tra coloro che non sostennero il centro-sinistra perché attraverso quell'accordo si sarebbero discriminati i comunisti, mettendo fine alla collaborazione tra i due principali partiti della sinistra. Ricostruì anzi in questa chiave (retrospettivamente, in una celebre intervista a Gianni Bisiach) le vicende del negoziato all'Arcivescovado che il CLNAI aveva tenuto con il cardinale Schuster per la fuga di Mussolini da Milano, prima del 25 aprile 1945: a suo dire si oppose al negoziato con l'argomento formale che il PCI di Longo non era stato invitato ai colloqui.
Pertini, peraltro, non costituì mai nel PSI una propria corrente e vantava rapporti travagliati (quando non pessimi) con quasi tutti gli esponenti socialisti (disse di lui il compagno di partito Riccardo Lombardi: «cuore di leone, cervello di gallina»[89]).
Fu inoltre direttore de L'Avanti dal 1946 al 1947 e dal 1949 al 1951. Dall'aprile del 1947 al giugno del 1968 fu anche direttore del quotidiano genovese Il Lavoro.
Nella V e VI Legislatura, ricoprì l'incarico di Presidente della Camera dei deputati, risultando il primo uomo politico non democristiano e di sinistra a ricoprire tale incarico. Durante l'elezione del Capo dello Stato del 1971, che si protraeva per molti scrutini senza alcun esito, da Presidente del Parlamento in seduta comune vietò il controllo del voto imposto dai notabili democristiani che pretendevano che i singoli parlamentari dc mostrassero la scheda bianca prima del suo deposito nell'urna: l'iniziativa, a salvaguardia della segretezza del voto, nell'immediato determinò una sollecitazione decisiva per lo scioglimento dei nodi politici che produssero l'elezione di Giovanni Leone, ma a lungo termine gli guadagnò la stima dell'opinione pubblica come Presidente d'Assemblea che svolgeva il suo compito in modo non notarile.
Il 10 marzo 1974, la Domenica del Corriere pubblicò un'intervista rilasciata da Pertini a Nantes Salvalaggio. In risposta a chi lo accusava di essere un po' squilibrato, Pertini rispondeva:
" Non mi meraviglia niente. So che il mio modo di fare può essere irritante. Per esempio, poco tempo fa mi sono rifiutato di firmare il decreto di aumento di indennità ai deputati. Ma come, dico io, in un momento grave come questo, quando il padre di famiglia torna a casa con la paga decurtata dall'inflazione... voi date quest'esempio d'insensibilità? Io deploro l'iniziativa, ho detto. Ma ho subito aggiunto che, entro un'ora, potevano eleggere un altro presidente della Camera. Siete seicentoquaranta. Ne trovate subito seicentocinquanta che accettano di venire al mio posto. Ma io, con queste mani, non firmo.[90] »
Nella primavera del 1978, durante il sequestro Moro, Pertini, a differenza della maggioranza del partito socialista, fu un sostenitore della cosiddetta «linea della fermezza» nei confronti dei sequestratori, ovvero il rifiuto totale della trattativa con le Brigate Rosse.L'elezione del settimo presidente della Repubblica iniziò il 29 giugno 1978 a seguito delle dimissioni di Giovanni Leone. Nei primi tre scrutini la DC optò per Guido Gonella e il PCI votò in modo pressoché unanime il proprio candidato, Giorgio Amendola, mentre l'ala parlamentare socialista concentrò i propri voti su Pietro Nenni. Fino al 13º scrutinio il PCI mantenne la candidatura di Amendola e il PSI propose Francesco De Martino, senza trovare consensi, ma al 16º scrutinio, l'8 luglio 1978, la convergenza dei tre maggiori partiti politici si trovò sul nome di Pertini, che fu eletto presidente della Repubblica Italiana con 832 voti su 995, a tutt'oggi la più ampia maggioranza nella votazione presidenziale nella storia italiana.
La sua elezione apparve subito un importante segno di cambiamento per il Paese, grazie al carisma e alla fiducia che esprimeva la sua figura di eroico combattente antifascista e padre fondatore della repubblica, in un Paese ancora scosso dalla vicenda del sequestro Moro.
Nel 1979 diede l'incarico (senza successo) di formare il governo a Bettino Craxi, suscitando scalpore negli ambienti politici e preparando così il terreno per il primo governo a guida socialista della Repubblica. Pertini fu comunque il primo presidente della Repubblica a conferire l'incarico di formare il governo ad una personalità non democristiana, Giovanni Spadolini, il quale presentò il Governo Spadolini I il 28 giugno 1981.La presidenza di Pertini favorì l'ascesa del primo socialista italiano alla guida di un governo. Già nel 1979 il presidente aveva dato un incarico (senza successo) a Bettino Craxi. Nel 1983, diede nuovamente l'incarico di formare il governo a Craxi, che stavolta realizzò l'intento di Pertini. Per due anni e per la prima volta nella storia d'Italia, furono socialisti sia il presidente della Repubblica, sia il presidente del Consiglio dei ministri. Ciò nonostante, Pertini ebbe con Craxi rapporti altalenanti, dovuti essenzialmente alla diversa formazione e temperamento. Pertini spesso non condivise le mosse politiche craxiane, come nel caso del XLIII Congresso a Verona, il 15 maggio 1984, in cui Bettino Craxi venne eletto segretario per acclamazione anziché con la consueta votazione. I rapporti tra i due politici comunque si mantennero su un piano di cordialità e rispetto, nonostante non si amassero. Antonio Ghirelli, allora portavoce del Quirinale, riporta che Pertini, il giorno in cui doveva conferire a Craxi l'incarico di presidente del Consiglio, notò che il segretario socialista si era presentato al Colle indossando dei jeans e gli intimò di ritornare con un abbigliamento adeguato.[104]
 Pertini mantenne comunque un forte senso dell'appartenenza al partito di cui Craxi era segretario. Racconta Lelio Lagorio, a proposito del secondo incarico a Craxi, che «al termine della legislatura 1979-83 il presidente non faceva che dirci: "Voi socialisti cercate di guadagnare voti alle elezioni ed io vi affido il governo". Fu così».
 Durante il suo mandato sciolse due volte il Parlamento, convocando le elezioni politiche italiane del 1979 che diedero vita alla VIII Legislatura e le elezioni politiche del 1983 che diedero vita alla IX Legislatura; diede l'incarico (in ordine cronologico) di formare i governi Andreotti V, Cossiga I, Cossiga II, Forlani, Spadolini I, Spadolini II, Fanfani V e Craxi I e nominò giudici costituzionali Virgilio Andrioli, Giuseppe Ferrari e Giovanni Conso.
 Nominò inoltre cinque senatori a vita: il politico e storico Leo Valiani, l'attore e commediografo Eduardo De Filippo, la politica ed ex-partigiana Camilla Ravera (prima donna a ricevere questa nomina), il critico letterario e rettore Carlo Bo ed il filosofo Norberto Bobbio. Con queste nomine i senatori a vita diventarono complessivamente sette
Durante e dopo il periodo presidenziale non rinnovò la tessera del Partito Socialista, al fine di presentarsi al di sopra delle parti, pur senza rinnegare il suo essere socialista; del resto, anche durante il mandato aveva difeso la bandiera del socialismo italiano, intervenendo con un commento autorizzato nella cosiddetta "lite delle comari" del governo Spadolini. Indipendente dal ruolo istituzionale che aveva ricoperto e legato piuttosto a un senso di reciproca lealtà democratica appare invece l'episodio che lo vide, nel 1988, visitare la camera ardente di Giorgio Almirante.Il 23 marzo 1987 fu colto da un malore durante i funerali del generale Licio Giorgieri, che era stato assassinato dalle Brigate Rosse, e fu ricoverato al Policlinico Umberto I; in quella occasione ricevette anche la visita del papa Giovanni Paolo II, al quale era legato da lunga amicizia[113], ma questi poté solo vederlo di sfuggita, poiché gli fu impedito dai medici, in quanto Pertini risultava sedato e non ancora fuori pericolo[114].
 Pertini si rimise completamente ma, la notte del 24 febbraio 1990, all'età di 93 anni, si spense per una complicazione in seguito ad una caduta di pochi giorni prima, a Roma nel suo appartamento privato, in una mansarda affacciata sulla Fontana di Trevi. Per suo espresso desiderio, il suo corpo fu cremato e le ceneri traslate nel cimitero del suo paese natale, San Giovanni.
 Pertini si era sempre dichiarato ateo; nonostante ciò, nel suo studio al Quirinale aveva sempre tenuto un crocifisso: sosteneva infatti di ammirare la figura di Gesù come uomo che ha sostenuto le sue idee a costo della morte.[115] In anni più recenti, un libro di Arturo Mari del 2007, fotografo pontificio, cercò di avvalorare la tesi che Pertini volesse convertirsi in punto di morte e che chiamò il Papa, cui fu impedito di entrare nella stanza di ospedale[116]. Tale circostanza però fu fermamente smentita dalla "Fondazione Sandro Pertini", che fornì all'emittente La7 alcune registrazioni di telefonate tra la moglie Carla Voltolina e il Papa del febbraio 1990 e rilevando come non ci fu nell'occasione alcun ricovero in ospedale, e indicando infine come la circostanza riportata fosse in realtà relativa alla visita del 1987[117].
 
Il suo appartamento, dopo la morte della moglie Carla nel 2005, non è più stato riaffittato ed è rimasto intatto.
Il giornalista Indro Montanelli, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 27 ottobre 1963, scrisse: «Non è necessario essere socialisti per amare e stimare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità.»[119] Tuttavia lo stesso Montanelli, rispondendo alla lettera di un lettore sul Corriere del 16 giugno 1997, scrisse un articolo critico sulla figura del defunto presidente dal titolo "Pertini? Sono altri i grandi d'Italia".Pertini fu tra i presidenti che scelsero di non abitare nel Palazzo del Quirinale, e mantenne la propria residenza nel suo appartamento romano, secondo lo stesso Pertini per espresso desiderio della moglie. Visse infatti per molti anni in una mansarda di 35 m2 che s'affaccia sulla fontana di Trevi. Gli abitanti del quartiere lo incontravano spesso, quando ogni mattina l'auto di servizio andava a prenderlo per condurlo "in ufficio" al Quirinale senza grandi apparati di sicurezza; per chi lo riconosceva e lo salutava, soprattutto i bambini, il Presidente aveva sempre un sorriso e un gesto di saluto.Era inoltre solito trascorrere le sue vacanze estive a Selva di Val Gardena, alloggiando nella locale caserma dei carabinieri, per non disturbare la cittadinanza con ulteriori misure di sicurezza durante la sua permanenza. Nella vicina Val di Fassa, nel comune di Campitello è stato costruito nel 1986 il "Rifugio Sandro Pertini", nel nome dell'amicizia che legava il Presidente e il gestore del rifugio.La sua costante presenza nei momenti cruciali della vita pubblica italiana, nelle situazioni piacevoli come nei momenti difficili, è stata probabilmente uno dei motivi della sua grande popolarità. Spesso è stato definito come il "presidente più amato dagli italiani"[2][3][4], ricordato per l'amore verso l'Italia, per il suo carisma, per il suo modo di fare schietto e ironico, per l'onestà, per l'amore verso i bambini (a cui prestava molta attenzione durante le visite giornaliere delle scolaresche al Quirinale) e per aver inaugurato un nuovo modo di rapportarsi con i cittadini, con uno stile diretto e amichevole («amici carissimi, non fate solo domande pertinenti, ma anche impertinenti: io mi chiamo Pertini... »). La schiettezza e la pragmaticità di Pertini si riflesse inoltre anche nella sua azione politica ed istituzionale, facendolo apparire come un presidente che puntava alla concretezza, rifiutando compromessi e imponendosi con il suo rigore morale.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 12:24:01
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 13:46:32
EDOARDO AMALDI

Edoardo Amaldi (Carpaneto Piacentino, 5 settembre 1908 – Roma, 5 dicembre 1989 - 81 anni )

..................................................... è stato un fisico italiano attivo nel campo della fisica nucleare.


Figlio del matematico Ugo e di Luisa Basini, sposò nel 1933 Ginestra Giovene.
Edoardo fece parte dei Ragazzi di via Panisperna, il gruppo di studio che, capitanato da Enrico Fermi, ottenne risultati fondamentali nella fisica del nucleo, coronati nel 1938 dall'assegnazione del premio Nobel a Fermi.
 
Nella fisica delle particelle, diede fondamentali contributi alla determinazione delle caratteristiche dei costituenti della radiazione cosmica e allo studio degli elementi subatomici della materia, promuovendo la realizzazione dei primi acceleratori di particelle in Italia nel secondo dopoguerra (elettrosincrotrone di Frascati).
 
Oltre alla fisica nucleare e delle particelle, Amaldi apportò avanzati studi sui fenomeni magnetici, elaborando la teoria dei monopoli magnetici e delle onde gravitazionali.
 
Contribuì in prima persona alla creazione dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), del Centro Europeo di Ricerche Nucleari (CERN) di Ginevra e dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Fu segretario generale del CERN negli anni 1952-1954, Presidente dell'INFN e Presidente dell'Accademia nazionale dei Lincei.
 
Ha ricoperto per oltre 40 anni la cattedra di Fisica sperimentale all'Università la Sapienza di Roma.
 
Per i suoi contributi in tale disciplina è considerato una delle figure preminenti della fisica italiana nella seconda metà del XX secolo.
 
Edoardo Amaldi è stato anche un affermato benefattore e operatore umanitario con la sua adesione al Pugwash Conferences on Science and World Affairs, movimento per lo smantellamento delle armi nucleari e all’ISODARCO (International School on Disarmament and Research on Conflicts).
 
Edoardo Amaldi è il padre del fisico Ugo e del biologo molecolare Francesco.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 13:55:37
RICHARD TOLMAN

Richard Chace Tolman (West Newton, 4 marzo 1881 – Pasadena, 5 settembre 1948 - 67 anni )

............................................................. è stato un fisico, matematico e chimico statunitense.


Fu considerato un'autorità nella meccanica statistica e diede un contributo importante allo sviluppo nella nascente cosmologia.
Era professore di chimica fisica e fisica matematica al California Institute of Technology.
 
Nato a West Newton, nel Massachusetts, fratello maggiore dello psicologo Edward Tolman, Richard Tolman studiò ingegneria chimica al Massachusetts Institute of Technology, ricevendo il bachelor's degree nel 1903 e il Doctor of Philosophy (dottorato di ricerca) nel 1910.
 
Nel 1912, due anni dopo aver terminato la scuola, Tolman, più o meno distintamente, coniò il concetto di massa relativistica, affermando: “l'espressione m0(1 − v2/c2)−1/2 è la più adatta per la massa di un corpo in movimento”.
 
Tolman si iscrisse al California Institute of Technology nel 1922, dove divenne professore di chimica fisica e fisica matematica, e successivamente decano della facoltà universitaria. Un precoce studente della facoltà era lo statunitense Linus Pauling, al quale egli spiegò l'equazione di Schrödinger e la meccanica quantistica. A quell'epoca Tolman era un membro della Technical Alliance.
 
Come esperto di meccanica statistica, Tolman scrisse un libro nel 1927 nel quale criticò l'ambiente scientifico ancora legato alla vecchia teoria quantica. A questo seguì, nel 1938, un'opera completamente nuova, la quale includeva i dettagli dell'applicazione della meccanica statistica sia al sistema classico sia al sistema quantico. Quest'opera divenne la più utilizzata nel campo per diversi anni, ed è ancora oggi oggetto di studio. Tolman inoltre divenne incredibilmente interessato nelle applicazioni dei sistemi relativistici alla termodinamica e alla cosmologia. I suoi studi in questo campo inclusero indagini sull'ipotesi dell'universo oscillante; inoltre nel 1934 dimostrò che le radiazioni di un corpo nero in un universo in espansione si raffreddano ma rimangono termiche - un risultato vitale per le proprietà della radiazione cosmica di fondo.
 
Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio come consigliere scientifico del generale Leslie Groves sul Progetto Manhattan, e al tempo della sua morte era capo consigliere di Bernard Baruch, il rappresentante statunitense alla Commissione delle Nazioni Unite per l'Energia Atomica.
 
Ogni anno la Tolman Medal, chiamata così in onore di Richard Tolman, è consegnata dalla sezione della California della American Chemical Society «in riconoscimento di eccezionali contributi alla chimica».

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 14:05:19
FREDERICK HEDGES

Frederick Albert Mitchell-Hedges conosciuto anche come Mike Hedges (22 ottobre 1882 – giugno 1959 - 76 anni )

....................................................................è stato un avventuriero e scrittore inglese.


Mitchell-Hedges ha trascorso diversi anni della sua vita viaggiando tra America Centrale, Regno Unito, Sudafrica e Stati Uniti. Alcune fonti affermano che sia stato un agente segreto britannico, mentre altre sostengono che fosse un benestante che viaggiava per passione. Alcune delle sue “spedizioni” in America Centrale furono finanziate dalla borghesia Britannica. Per un periodo fu finanziato dal Daily Mail. Fu appoggiato anche dal British Museum a cui donò numerosi reperti.
 
Mitchell-Hedges dichiarò ripetutamente di aver scoperto diverse tribù indiane e “città scomparse” la cui esistenza era già documentata da anni ed in alcuni casi da secoli. Affermò inoltre di aver scoperto la “culla della civiltà” sulla Costa dei Miskito del Nicaragua e che le Bay Islands in Honduras, sono le rovine della civiltà perduta di Atlantide.
 
Nel 1906 sposò Lillian Agnes Clarke, conosciuta come "Dolly". La coppia non ebbe figli, ma adottò una bambina canadese, Marie Guillon, oggi conosciuta come Anna Mitchell-Hedges.
 
Negli anni Trenta ha condotto uno show radiofonico settimanale, in onda a New York la domenica sera. Durante lo show, Mitchell-Hedges raccontava le sue avventure: fughe dalla morte nelle mani di indigeni o tra le grinfie di pericolosi animali come giaguari o iguana.
 
Durante una spedizione negli anni Venti in Honduras, tra le rovine Maya di Lubaantún (città che dichiarò di aver scoperto lui stesso), Mitchell-Hedges scoprì il Teschio di cristallo, conosciuto in un primo momento come “teschio della rovina, ma in seguito ribattezzato Teschio dell’Amore. Non fece menzione della scoperta fino agli anni Quaranta, non molto tempo dopo che un altro teschio di cristallo fu messo all’asta da Sydney Burney per conto della Sotheby’s, nel 1943.
Un consistente corpo di scritti legati alle culture popolari e mitologie New Age ruota attorno ai racconti del Teschio di Cristallo “Mitichell-Hedges”, al punto da rendere famoso il suo scopritore fino ai giorni d'oggi.[1]
 
Il Teschio di Cristallo è rimasto nelle mani della figlia adottiva di Mitchell-Hedges, Anna, fino alla sua morte, l'11 aprile 2007, all'età di 100 anni. Durante questi anni la donna ha più volte esibito pubblicamente il teschio, ponendo l'accento sui suoi presunti e indimostrati poteri e la sua misteriosa origine. Anche dopo la morte di Anna, il teschio di cristallo continua a essere esibito e ammirato.[1] Il proprietario attuale è Bill Homann.
 
La realizzazione nel 2008 del film Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo ha ravvivato la coscienza pubblica attorno alla mitologia legata al teschio e al suo scopritore, F. A. Mitchell-Hedges. Proprio lui è stato uno di modelli d’ispirazione per creare il personaggio di Indiana Jones.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 14:07:48
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 14:19:11
DOUGLAS MAC ARTHUR

Douglas MacArthur (Little Rock, 26 gennaio 1880 – Washington, 5 aprile 1964 - 84 anni )

................................................................ fu un militare statunitense.


Personalità di grande prestigio delle forze armate americane del ventesimo secolo, il generale MacArthur dimostrò qualità di comando e notevoli capacità strategiche durante le numerose campagne di guerra a cui prese parte, soprattutto durante la seconda guerra mondiale e la Guerra di Corea.
Non privo di difetti di carattere e dotato di una personalità forte ma a volte eccessivamente egocentrica, rimane un personaggio controverso sia sul piano dell'analisi delle sue qualità di capo militare sia su quello della valutazione delle sue concezioni politiche.
Frequentò l'accademia militare di West Point, dalla quale uscì ufficiale del genio con voti altissimi[senza fonte] nel 1903. Nei successivi 10 anni ricoprì incarichi nell'"U.S. Army Corps of Engineers" nelle Filippine e a Panamá, allora protettorati USA, ed in madre patria.
 
Partecipò con il grado di colonnello alla prima guerra mondiale, combattendo sul fronte francese, [1] dove fu ferito.
 
Nel 1918 fu promosso generale di brigata. Ebbe il comando dell'accademia militare di West Point dal 1919 al 1922.
 
Dal 1930 al 1935, fu Capo di stato maggiore dell'Esercito degli Stati Uniti. Successivamente, dal 1935 al 1941, fu consigliere militare presso il governo delle Filippine
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, assunse il comando dell'esercito americano operante in Estremo Oriente (luglio 1941); nell'impossibilità di respingere l'invasione giapponese delle Filippine, MacArthur il 12 marzo 1942 si ritirò in Australia con un viaggio in motosilurante assieme alla famiglia, inseguito dalla flotta giapponese.
 
La sua condotta durante la campagna delle Filippine (pur ufficialmente lodata dal Presidente Roosevelt e dalla propaganda americana) in sede storica ha destato critiche legate alla mancata prontezza operativa delle sue forze il 7 dicembre 1941 (impasse che comportò la riuscita dell'attacco aereo giapponese su Pearl Harbor e la conseguente perdita di numerosi bombardieri B17 Flyng Fortress), alla mancata pronta esecuzione dei predisposti piani di ritirata nella penisola di Bataan (che comportò la perdita immediata di posizioni tattiche essenziali alla difesa e di numerosi depositi di rifornimenti e equipaggiamenti), alla sottovalutazione delle forze giapponesi, alla sua decisione di accettare compensi in denaro dal presidente filippino prima di abbandonare le isole (su ordine diretto del Presidente)[2].
 
In Australia assunse il ruolo di Comandante supremo delle forze alleate del Pacifico Sud-occidentale, pronunciando la famosa frase "I came out of Bataan and I shall return" ("Io sono andato via da Bataan ed io tornerò").
 
La strategia del "salto della rana" attraverso il Pacifico fu opera dell'ammiraglio Chester Nimitz che conquistò le principali isole per farne campi d'aviazione da dove far partire i bombardieri B29 per attaccare il territorio metropolitano del Giappone. Fu assegnata a MacArthur la liberazione delle Filippine, che fu un errore strategico in quanto allungò il conflitto[senza fonte]. Nell'arco di dieci mesi, MacArthur riconquistò: Nuova Guinea, Filippine, gran parte dell'arcipelago Indonesiano, spingendosi fino all'isola di Sumatra.
 
Il 2 settembre 1945, MacArthur ricevette a bordo della corazzata Missouri, ancorata nel golfo di Tokyo, la delegazione nipponica guidata dal ministro degli esteri Mamoru Shigemitsu e dal generale Yoshijiro Umezu, i quali firmarono la resa incondizionata del Giappone.
 
Alla fine della guerra il generale dichiarò:
 «Siamo qui riuniti, in quanto rappresentanti delle maggiori forze belliche, per firmare uno storico accordo, grazie al quale la pace verrà ripristinata. È mia grande speranza, e speranza di tutta l'umanità, che con questa solenne occasione, possa emergere un mondo migliore, dal sangue e dalla sofferenza del passato. Un mondo basato su fiducia e comprensione. Un mondo dedito alla dignità dell'uomo e alla realizzazione del suo desiderio più ambito di libertà, tolleranza e giustizia.»Prima ancora della firma della resa, MacArthur ricevette l'incarico di Comandante supremo delle forze alleate in Giappone, con poteri assoluti di controllo sulle istituzioni giapponesi, compreso lo stesso Imperatore Hirohito.
 
Diversi storici criticano l'operato del generale MacArthur e dei suoi collaboratori per esonerare l'Imperatore Hirohito e tutti i membri della famiglia imperiale coinvolti nella guerra, come i principi Yasuhito Chichibu, Tsuneyoshi Takeda, Yasuhiko Asaka, Naruhiko Higashikuni, Kotohito Kan'in e Hiroyasu Fushimi.[3][4]
 
Il 26 novembre 1945, MacArthur confermò all'ammiraglio Mitsumasa Yonai che un'eventuale abdicazione dell'imperatore non sarebbe stata necessaria.[5] Prima che il processo per crimini di guerra fosse aperto, il Comando Supremo delle Forze Alleate ed i funzionari imperiali lavorarono in segreto non solo per evitare che la famiglia imperiale venisse incriminata, ma anche perché al processo non giungessero testimonianze che avrebbero potuto coinvolgerla. Alti funzionari giapponesi collaborarono con gli alleati nel compilare le liste dei possibili criminali di guerra, mentre gli imputati per crimini di Classe A giurarono solennemente di proteggere il loro sovrano contro ogni possibile tentativo di coinvolgimento nelle responsabilità belliche.[6]
 
Lo storico americano Herbert Bix ha scritto che il brigadier generale Bonner Fellers fu inviato in Giappone per "lavorare allo scopo di proteggere Hirohito dal ruolo che ricoprì durante la guerra" e "permise ai maggiori indiziati di coordinare le loro testimonianze affinché l'imperatore non fosse incriminato".[7] Bix sostiene inoltre che "le misure straordinarie adottate da MacArthur per salvare Hirohito dall'essere processato come criminale di guerra ebbero un duraturo e profondo impatto distorsivo sulla comprensione della guerra da parte dei giapponesi", e che "nei mesi dopo che il processo di Tokyo iniziò, i più elevati sottoposti di MacArthur stavano lavorando per attribuire la sostanziale responsibilità per Pearl Harbor a Hideki Tojo".[8] Shuichi Mizota, l'interprete dell'ammiraglio Yonai, ha dichiarato che Fellers incontrò l'ammiraglio il 6 marzo 1946 e gli avrebbe detto: "sarebbe più conveniente se da parte giapponese ci arrivasse la prova che l'Imperatore è completamente innocente. Credo che l'incombente processo offra la migliore opportunità di farlo. Su Tojo, in particolare, dovrebbe gravare il peso di tutta la responsabilità in questo processo".[9][10]
 
Per John Dower, un altro storico americano, "la riuscita campagna per assolvere l'Imperatore dalle responsabilità di guerra non conobbe limiti. Hirohito non fu solo semplicemente presentato come innocente di ogni atto formale che avrebbe potuto renderlo indiziato come criminale di guerra. Egli fu trasformato in una figura quasi santa senza la minima responsabilità morale per la guerra", "con il pieno supporto del quartier generale di MacArthur, l'accusa, in effetti era come una squadra di difensori dell'imperatore."[11]
 
Nei cinque anni successivi, e particolarmente fino al 1948 quando la sua autonomia fu ridotta da interventi politici, MacArthur provò ad incidere sulla tradizionale società giapponese, ritenendo che fosse necessario agli interessi occidentali un forte paese in grado di fare da contrappeso all'avanzata dell'ideologia comunista in Estremo Oriente. Ricevendo alternativamente critiche per essere troppo reazionario o troppo progressista, tutelò in ogni modo la famiglia imperiale evitando che fosse coinvolta nei processi ai criminali di guerra, ma contemporaneamente indusse l'imperatore ad abdicare alla sua asserita origine divina, riducendosi a figura rappresentativa tipica di una Monarchia costituzionale.
 
Cercò di favorire la ripresa industriale del paese, pur smembrando gli immensi Zaibatsu (concentrazioni industriali-finanziarie) che tanto avevano favorito l'ascesa della casta militare responsabile della guerra ed introducendo i primi sindacati della storia giapponese.
 
La stessa Costituzione giapponese, tutt'oggi in vigore, fu redatta dallo staff di MacArthur sotto la sua direzione.
Poco dopo l'inizio della guerra di Corea, nel momento in cui i Nordcoreani avevano invaso la Corea del Sud, il generale MacArthrur fu nominato comandante delle truppe dell'ONU, che dovevano respingere l'attacco Nordcoreano.
 
Nel settembre del 1950 lanciò la controffensiva con un'audace operazione aeronavale, recuperando i territori persi e spingendosi fino ad occupare Pyongyang, la capitale della Corea del Nord, e proseguendo poi verso nord fin quasi ad arrivare ai confini con la Cina. L'avanzata delle truppe statunitensi verso i propri confini spinse la Repubblica Popolare Cinese ad intervenire in difesa della Corea del nord a metà ottobre. L'offensiva cinese, anche se pagata a caro prezzo, portò a quella che probabilmente (da alcuni) viene ritenuta la peggiore sconfitta militare subita dagli Stati Uniti nel XX secolo.[senza fonte]
 
Pyongyang fu liberata il 6 dicembre e il 4 gennaio 1951 le forze delle Nazioni Unite evacuarono Seoul. Di fronte alla pressione cinese, dagli inizi di dicembre MacArthur iniziò a criticare sempre più apertamente la strategia seguita dalla Casa Bianca.
Esaltato dalla propaganda di guerra americana per la sua rude e carismatica figura di soldato, MacArthur fu tuttavia considerato responsabile di due delle più gravi sconfitte militari mai subite dall'Esercito americano: la caduta delle Filippine nel 1942 (in parte, secondo i critici, dovuta alla sua imprevidenza e eccessivo ottimismo [12]) e la battaglia dello Yalu in Corea nell'inverno 1950-1951 (la più lunga ritirata della storia dell'Esercito americano [13]).
 
Suoi maggiori risultati in campo militare gli sono riconosciuti a proposito delle manovre effettuate con pieno successo e lievi perdite durante la campagna di Nuova Guinea (tattica del salto della rana [14]) e soprattutto lo sbarco di Inchon che ribaltò completamente la situazione in Corea dopo l'invasione Nord-coreana. Anticomunista, avverso ai bizantinismi ed alle mediazioni della politica, riteneva che quando si era costretti ad imbracciare le armi fosse indispensabile impegnarsi al massimo per annientare il più velocemente possibile il nemico, se non altro per ridurre al massimo la perdita complessiva di vite umane[senza fonte]; di qui i suoi contrasti durante la campagna di Corea con la politica Truman di una "guerra a bassa intensità".

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 14:31:56
ROBERT TINLEY

GENERALE INGLESE ( II Guerra Mondiale - Africa - )

Dappertutto italiani e inglesi combattevano fianco a fianco, tra can­noni divelti, morti, feriti, finendo spesso per tro­varsi corpo a corpo con i tedeschi. I difensori di Monte Me­raviglia erano stati sopraffatti. Tilney era asse­diato dai paracadutisti te­deschi. La resistenza pa­reva ormai impossibile. Il generale inglese si mi­se in contatto con i Co­mandi Alleati al Cairo, ottenne la promessa che durante la notte la mag­gior parte dei combatten­ti inglesi sarebbero stati evacuati da Portolago. Alle 12,30 parlamentari tedeschi offrirono a Ma­scherpa la vita dei super­stiti « partigiani di Badoglio », se si fossero arre­si immediatamente. L'am­miraglio italiano rifiutò seccamente. Cinque ore più tardi, Til­ney si arrendeva al gen. Muller.
Subito dopo fu accompagnato fino al co­mando di Mascherpa, che ringraziò per lo splendido comportamen­to dei suoi uomini, che combattevano ancora per « far vedere agli in­glesi come sanno morire gli italiani », ma che non riuscì a convincere alla resa immediata. Come s'è detto i combat­timenti di Lero cessarono completamente soltanto la mattina del 17 novem­bre. Nonostante l'inter­cessione di Tilney, i te­deschi massacrarono de­cine di ufficiali e sol­dati italiani. Molti gra­duati furono salvati dal­la truppa, che li spo­gliò dell'uniforme con i gradi per rivestirli con semplici divise da fatica. Per il valore dimostrato nella battaglia di Lero, il Comando Supremo della Marina assegnò sette medaglie d'oro. Il bollettino straordinario del Comando Supremo tedesco il 18 novembre informò da Berlino che: " Dopo quattro giorni di lotta, reparti dell'esercito e dell' aviazione germanica, al comando del tenente ge­nerale Muller, hanno occupato il 16 novembre l'isola di Lero. Alla conquista hanno notevolmente contribuito unità della marina da guerra e dell'aviazione. Esse, nonostante la violenta rea­zione dell'artiglieria costiera [italiana] e delle altre armi (italiane e inglesi) sono riuscite a sbarcare i contingenti di trup­pe necessari a condurre a termine le operazioni. Tremila soldati inglesi e cento ufficiali con alla te­sta il generaJe Summey,(grafia errata per Tilney) come pure cinquemila soldati badogliani e trecentocinquanta ufficiali al Comando dell'ammira­glio Mascherpa si sono arresi ". Naturalmente il bollettino non parlava delle per­dite tedesche, che furono altissime, né dava notzia dei marinai e dei soldati catturati. Per que­sti, imbarcati il 23 no­vembre, iniziava un lungo periodo di detenzione, come prigionieri di guerra i più anzian come lavoratori « forza­ti », in Germania, i più giovani. Diversa e tragica fu in­vece la sorte dell'ammi­raglio Mascherpa. Pro­cessato da un tribunale speciale della Repubblica di Salò, fu condan­nato a morte e fucilato a Parma il 24 maggio 1944, per aver ordinato la resistenza ai tedeschi. Insieme a Mascherpa fu fucilato anche Campioni, l'ammiraglio che all' 8 settembre era Governa­tore del Dodecaneso.

Il generale Tilney a foto sotto, con la pipa in mano, davanti al tenente generale Muller( a sinistra) pochi minuti dopo la resa delle truppe inglesi. Gli ultimi difensori italiani cessarono di combattere la mattina del 17 novembre.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 18:11:29
ROSA LUXEMBURG

Rosa Luxemburg, pseudonimo di Rozalia Luksenburg (Zamość, 5 marzo 1871 – Berlino, 15 gennaio 1919),

........................................... è stata una politica tedesca di origini polacche, teorica del socialismo rivoluzionario.
Rosa Luxemburg nacque a Zamość nel Voivodato di Lublino, all'epoca nell'Impero Russo e ora in Polonia, da una famiglia ebraica. Dopo essere fuggita in Svizzera per evitare la detenzione, frequentò l'Università di Zurigo assieme ad altre figure di spicco del socialismo, come Anatolij Lunačarskij e Leo Jogiches. Contro il nazionalismo del Partito Operaio Unificato Polacco creò, nel 1893, assieme a Leo Jogiches e Julian Marchlewski, la rivista Sprawa Robotnicza (La causa dei lavoratori). Riteneva che l'indipendenza della Polonia sarebbe stata possibile solo tramite una rivoluzione in Germania, Austria e Russia, e che la lotta contro il capitalismo fosse più importante dell'indipendenza. Negava il diritto di autodeterminazione delle nazioni, in disaccordo con Lenin. Questo disaccordo non impedì però a Lenin di inviare alla Luxemburg una copia del suo libro Materialismo ed Empiriocriticismo che la Luxemburg recensirà l'8 ottobre 1909 su Die Neue Zeit.
 
Nel 1897 ottenne la cittadinanza tedesca e l'anno successivo si iscrisse al Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD). Questo era allora, e fu fino al 1914, il più forte partito socialista d'Europa ed il suo segretario Karl Kautsky era considerato l'erede ed il continuatore di Marx ed Engels, il detentore ed il custode della autentica dottrina marxista, del marxismo più "puro" ed ortodosso.
 
A fianco di Kautsky, Rosa Luxemburg condusse la polemica contro i riformisti, quando nel suo scritto intitolato Riforma sociale o rivoluzione? (1899) prese risolutamente posizione per il secondo termine dell'alternativa.
 
Merita segnalare una curiosità relativa a Rosa Luxemburg: l'univa a Kautsky sia la comune militanza politica (anche se, come detto, non sempre in sintonia) sia una vera e propria amicizia anche con la moglie Luise Kautsky. Di questa amicizia ci è rimasta una sua lettera del 13 giugno 1909 a Luise in cui fa un quadretto bellissimo di Levanto ove si trovava per una breve villeggiatura.
 
Nella sua difesa del marxismo "classico" contro il revisionismo riformista, Rosa Luxemburg introdusse alcune importanti note personali: interamente suo è l'accento sulla creatività delle masse, sulla loro spontaneità rivoluzionaria che i dirigenti del partito operaio non devono né forzare, né reprimere o bloccare in una "camicia di forza burocratica". Per Rosa Luxemburg, il compito del partito è quello di indicare la via, ma l'iniziativa storica non spetta ad esso, bensì alle masse: anche i passi falsi di un reale movimento operaio sono storicamente più utili dell'infallibilità del miglior comitato centrale.
 
Fece parte del fronte pacifista all'inizio della prima guerra mondiale e assieme a Karl Liebknecht, nel 1915, creò il Gruppo Internazionale, che sarebbe diventato in seguito la Lega Spartachista. Questa fece parte in un primo tempo del Partito Socialdemocratico e poi del Partito Socialdemocratico Indipendente, prima di divenire il nucleo del Partito Comunista di Germania.
 
Il 28 giugno 1916 la Luxemburg, assieme a Karl Liebknecht, venne arrestata dopo il fallimento di uno sciopero internazionale e condannata a due anni di reclusione (dopo essere già stata in carcere per un intero anno a partire dal febbraio 1915). Durante questo lungo periodo scrisse diversi articoli, fra questi: la cosiddetta Juniusbroschüre (1915), che contiene la nota espressione socialismo o barbarie, indicante che nel futuro gli unici sbocchi possibili per l'umanità sarebbero stati l'instaurazione della società socialista o la barbarie[1]; e La Rivoluzione Russa (1918), in cui per prima critica "da sinistra" alcune scelte prese nei primi mesi dal potere bolscevico (limitazione delle libertà democratiche, scioglimento dell'Assemblea costituente, Terrore ecc.), vedendovi già il pericolo di una burocratizzazione precoce del processo rivoluzionario.
 
Partecipò alla Rivoluzione Tedesca del novembre 1918 e contribuì a fondare il Partito Comunista di Germania, tra il dicembre 1918 e il gennaio 1919. Nel corso della "Rivolta di Gennaio", iniziata il 6 di gennaio 1919, il 15 gennaio 1919, venne rapita ed in seguito assassinata, insieme con Liebknecht, dai soldati dei cosiddetti Freikorps, agli ordini del governo del socialdemocratico Friedrich Ebert e del ministro degli Interni, Noske. Nel 1926, a lei e a Liebknecht venne dedicato un monumento di Ludwig Mies van der Rohe, monumento che in seguito fu distrutto dal regime nazista.
 
Nel maggio 2009 il settimanale tedesco "Der Spiegel" ha pubblicato notizia del ritrovamento del cadavere di Rosa Luxemburg. Secondo il settimanale, le spoglie attualmente sepolte in un cimitero di Berlino, non sarebbero i reali resti della Luxemburg, che invece si troverebbero presso l'Istituto di medicina legale dell'ospedale Charité di Berlino. Prova ne sarebbe la presenza di una malformazione femorale di cui la Luxemburg soffriva, del tutto assente invece nei resti finora ritenuti autentici[2]. Rosa Luxemburg fu infatti assassinata durante il suo trasporto in carcere. Il suo corpo fu gettato in un canale e in seguito recuperato, ma subito sorsero molti dubbi circa l'autenticità del riconoscimento a causa delle discordanze anatomiche.

da wikipedia
seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 18:19:58
SIMONE DE BEAUVOIR

Simone-Lucie-Ernestine-Marie Bertrand de Beauvoir, o più semplicemente Simone de Beauvoir
...............................(Parigi, 9 gennaio 1908 – Parigi, 14 aprile 1986),

..........................è stata un'insegnante, scrittrice, saggista, filosofa e femminista francese.

Simone de Beauvoir nacque a Parigi alle quattro del mattino del 9 gennaio 1908, figlia di Françoise e Georges, in una famiglia alto-borghese, segnata presto dalla bancarotta del nonno paterno Gustave Brasseur. Il triste evento costrinse i genitori di Simone e di Henriette-Hélène, la sorella di due anni più giovane, ad abbandonare l'appartamento del Boulevard Montparnasse per uno più piccolo sito in Rue de Rennes.[1]
 
Simone e Hélène vissero lunghi anni di disagi e ristrettezze economiche: «usavamo i vestiti fino alla corda, e anche oltre». La famiglia riusciva a stento a rinunciare alle consuetudini borghesi cui era stata abituata: continuarono i soggiorni a Meyrignac dai nonni paterni e a La Grillère presso la zia. Dimostrò sin dall'infanzia una grande passione per la natura. A Meyrignac si avventurava nei campi con Henriette e scopriva con stupore le meraviglie del paesaggio.[2] Altrettanto precoce fu la passione per lo studio. Iscritta al cattolico Istituto Cour Désir, diventò un'allieva esemplare, e decise – fatto allora insolito – di continuare a studiare e di dedicarsi all'insegnamento, allontanandosi allo stesso tempo dalla religione. Qui conobbe Elisabeth Lecoin, detta Zaza, che diventò subito sua grande amica.
Si iscrisse nel 1926 alla Sorbona, laureandosi con una tesi su Leibniz e ottenendo nel 1929 "l'agrégation" (idoneità all'insegnamento riservata ai migliori allievi francesi) in filosofia. Gli anni dell'università coincidono anche con il primo amore: il cugino Jacques Champigneulle. Simone si innamora di lui e al tempo stesso viene introdotta in un nuovo mondo: si appassiona infatti ad autori quali Gide, Radiguet e Proust, interessandosi quindi ad una letteratura ribelle ed anticonformista. Il cugino spegne però presto i sogni matrimoniali della fanciulla, e si lega a un'altra donna. Simone, ferita nei propri sentimenti, attraversa nell'estate del 1927 un periodo di depressione.[3]
 
Nel frattempo l'amica Zaza si era fidanzata con un collega di università di Simone: Maurice Merleau-Ponty. Quest'ultimo apparteneva però a una famiglia cattolica della buona borghesia, e dell'unione extra-coniugale con Elisabeth nessuno era a conoscenza a La Rochelle, suo luogo di provenienza. Madame Lecoin minacciò di far scoppiare uno scandalo e Merleau-Ponty, impaurito, scappò, lasciando la ragazza sola e disperata. Era l'inverno; la giovane, fuori di sé per il dolore, trascorse una notte al gelo completamente nuda, morendo per la polmonite conseguente.[4]
 
Simone non perdonò mai Madame Lecoin per l'accaduto, prendendo coscienza, in seguito al drammatico episodio, dell'ipocrisia borghese che da quel giorno avrà definitivamente in odio.
 
All'università incontrò, nel luglio 1929, colui che, senza matrimonio né convivenza, sarebbe diventato il compagno della sua vita, il filosofo esistenzialista Jean-Paul Sartre. Sono, questi, gli anni in cui conosce, oltre a Merleau-Ponty, Lévi-Strauss, Raymond Aron, Paul Nizan.
Inizia a insegnare nel 1930, prima a Marsiglia, poi a Rouen, infine a Parigi, dove chiuderà la propria carriera di docente nel 1943 per diventare scrittrice a tempo pieno. Molto importanti sono le sue esperienze di viaggio in vari continenti per la sua formazione intellettuale. Con Sartre compie i suoi primi viaggi, in Spagna, in Italia, in Grecia, in Marocco; nulla sfugge a questi due intellettuali degli eventi culturalmente significativi di questo periodo, si appassionano al cinema e al jazz e vivono con partecipazione i grandi rivolgimenti politici di quegli anni: il nazismo in Germania, la guerra civile spagnola del 1936, la seconda guerra mondiale. Durante la guerra, Simone de Beauvoir rimane a Parigi, occupata dai nazisti, e condivide con Sartre la breve esperienza del gruppo di Resistenza "Socialismo e Libertà".
 
Dopo la Liberazione lascia l'insegnamento ed entra a far parte del comitato di redazione della rivista Les Temps Modernes, insieme a Sartre, Leiris, Merleau-Ponty e altri.
Nel 1947 si reca negli Stati Uniti per una serie di conferenze e incontra lo scrittore Nelson Algren, con cui stabilisce un intenso rapporto d'amore. Compie altri viaggi significativi (Brasile, Cuba, Cina, Russia) e ritorna molto spesso in Italia con Sartre. Dopo Il secondo sesso (1949), ormai famosa in tutto il mondo, Simone de Beauvoir, per le particolari posizioni assunte come scrittrice e come donna, è oggetto di grande ammirazione ma anche di aspre polemiche. Allo scoppio della guerra di liberazione algerina, prende posizione a favore di questa lotta, cosa che renderà il suo isolamento ancora più pesante.
 
Simone de Beauvoir è considerata la madre del movimento femminista, nato in occasione della contestazione studentesca del maggio 1968, che seguirà con partecipazione e simpatia.
 
Gli anni settanta la vedono fervidamente in prima linea in varie cause: la dissidenza sovietica, il conflitto arabo-israeliano, l'aborto, il Cile, la donna (è presidentessa dell'associazione Choisir e della Lega dei diritti della donna).
 
Nell'ultimo periodo della sua vita, Simone de Beauvoir affronta con coraggio un altro problema sociale, quello della vecchiaia, cui dedica un importante saggio, La Terza Età (1970).
 
Nel 1981, in seguito alla morte di Sartre, scrisse La cerimonia degli addii (La Cérémonie des adieux), cronaca degli ultimi anni del celebre pensatore.
 
Lei stessa si descrisse così:
« Di me sono state create due immagini. Sono una pazza, una mezza pazza, un'eccentrica. [...] Ho abitudini dissolute; una comunista raccontava, nel '45, che a Rouen da giovane mi aveva vista ballare nuda su delle botti; ho praticato con assiduità tutti i vizi, la mia vita è un continuo carnevale, ecc.
 Con i tacchi bassi, i capelli tirati, somiglio ad una patronessa, ad un' istitutrice (nel senso peggiorativo che la destra dà a questa parola), ad un caposquadra dei boy-scout. Passo la mia esistenza fra i libri o a tavolino, tutto cervello. [...] Nulla impedisce di conciliare i due ritratti. [...] L'essenziale è presentarmi come un'anormale. [...]
 Il fatto è che sono una scrittrice: una donna scrittrice non è una donna di casa che scrive, ma qualcuno la cui intera esistenza è condizionata dallo scrivere. È una vita che ne vale un'altra: che ha i suoi motivi, il suo ordine, i suoi fini che si possono giudicare stravaganti solo se di essa non si capisce niente. »
 (S. de Beauvoir, La forza delle cose, pag.614)

Simone de Beauvoir morì il 14 aprile 1986 e venne seppellita nel cimitero di Montparnasse di Parigi accanto al suo compagno di una vita Jean-Paul Sartre, morto sei anni prima, il 15 aprile 1980.
 Radicalmente atea proprio come Sartre del resto, in La Cérémonie des Adieux, aveva scritto al riguardo della morte di colui col quale aveva condiviso gran parte della sua esistenza e delle sue idee: «La sua morte ci separa. La mia morte non ci riunirà. È così; è già bello che le nostre vite abbiano potuto concedersi così a lungo».

L'invitata (1943) è il primo romanzo pubblicato da Simone de Beauvoir, quello che la rivelò come scrittrice. Vi è affrontato con coraggio un tema difficile: l'inserimento nell'ambito di una coppia di un terzo personaggio, che ne muta l'intero equilibrio, costringendo ognuno a svelarsi sotto lo sguardo dell'Altro. La tematica della responsabilità ritorna nel suo secondo romanzo, Il sangue degli altri (1945): durante la seconda guerra mondiale, nella Francia occupata, coloro che si erano accostati alla Resistenza si erano trovati di fronte a una duplice assunzione di responsabilità: quella di lottare contro l'oppressione nazista e quella di spingere gli altri (spesso le persone più care) a rischiare la vita. Di fronte allo strazio di queste morti, Simone de Beauvoir riafferma che non c'era altra via possibile, e che ognuno è sempre responsabile in prima persona delle proprie scelte, della propria libertà.
 
Dopo il suo viaggio negli Stati Uniti, pubblica Il secondo sesso (1949), un saggio fondamentale che da un lato fa il punto sulle conoscenze biologiche, psicoanalitiche, storiche, antropologiche esistenti sulla donna, e dall'altro apre la strada a quella discussione radicale sulla condizione femminile che avrebbe caratterizzato i decenni successivi
La cerimonia degli addii (1981) è l'ultimo suo grande lavoro letterario; descrivendo la morte per lei più straziante, quella di Jean-Paul Sartre, conclude in qualche modo la sua autobiografia.
Il pensiero di Simone de Beauvoir si forma in comunione con quello di Sartre e con il suo esistenzialismo: i due scrittori sono soliti discutere le loro idee così come i loro scritti, e tengono in massima considerazione la reciproca critica. Le opere della scrittrice sono densamente intessute di considerazioni filosofiche ed esistenzialiste comunque personali, rivolte in modo particolare ad approfondire il tema del ruolo e della condizione della donna nella società moderna. Nella sua attività intellettuale hanno ovviamente avuto una notevole rilevanza le sue origini alto-borghesi e la presa di una qualche distanza "politica" da queste in anni successivi, così come l'abbraccio di un certo tipo di socialismo e d'attivismo politico di concerto con Sartre (pur condividendo molti dei principi del comunismo i due non vi aderiranno mai completamente per varie ragioni, alcune delle quali si possono evincere ad esempio dalla lettura del romanzo "I mandarini"). Il suo ateismo è ben reso da espressioni come: "Dio è diventato un'idea astratta, che una sera io ho cancellato" (cit. da "Memorie d' una ragazza perbene"). Per lei ateismo non è disimpegno dalla morale, ma la fondazione di una nuova etica atea non meno impegnativa e innovativa della coscienza e del costume.

da wikipedia

seguono immagini    ( una foto la ritrae con Rosa Luxenburg ed Emma Goldman )
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 18:23:31
EMMA GOLDMAN

Emma Goldman (Kaunas, 29 giugno 1869 – Toronto, 14 maggio 1939)

..........................................è stata un'anarchica russa.
 
« Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione »
(Emma Goldman)


Nata nella provincia russa di Kovno (ora Kaunas, Lituania) e trasferitasi poi ancora fanciulla con la famiglia a San Pietroburgo, Emma conobbe un'infanzia difficile. L'ambiente familiare era dominato dalla figura autoritaria e conformista del padre, mentre il contesto sociale era caratterizzato da una latente ostilità nei confronti degli ebrei (la sua famiglia era di origine israelita). A soli quindici anni emigrò negli Stati Uniti, dove piena di entusiasmo ed alla ricerca di se stessa, ebbe occasione di interessarsi tramite la stampa alle vicende giudiziarie seguite agli incidenti avvenuti a Chicago (4 maggio 1886) fra lavoratori in sciopero e polizia. Infatti, in seguito alla morte di alcuni poliziotti, erano stati arrestati cinque esponenti anarchici, particolarmente noti e combattivi, con l'evidente scopo di colpire il movimento di emancipazione dei lavoratori. La Goldman fu sconvolta dalla tragica fine dei cinque rivoluzionari che furono impiccati nella piazza di Haymarket (11 novembre 1887). L'episodio fu una della più indegne montature giudiziarie di quel periodo negli Stati Uniti. Emma sentì crescere in lei l'ammirazione per quegli uomini, per il loro comportamento coerente e fiero, per le loro idee. Le loro idee divennero le sue.
 
Entrò in contatto dapprima con Johann Most, un anarchico tedesco che curava la pubblicazione del periodico Freiheit (Libertà). Fu lui a scoprirne l'abilità oratoria ed a spingerla a tenere le sue prime conferenze in russo ed in tedesco. In quel periodo Emma incontrò quell'Alexander Berkman (o Sasha, come lei amava spesso chiamare) che le fu compagno di lotta e d'amore per molti anni.
 
Nel 1892 Henry Clay Frick, padrone di alcune fabbriche siderurgiche a Homestead (Pennsylvania), senza riconoscere alcun sindacato od organizzazione del lavoro, minacciò il licenziamento di diversi operai e dichiarò il suo potere decisionale sui salari. Persino la stampa conservatrice lamentò i suoi metodi drastici e arbitrari. Durante uno sciopero numerosi lavoratori, tra cui un ragazzino, furono uccisi da crumiri armati fino ai denti, protetti dalle guardie di Pinkerton e guidati da Frick. La Goldman e Berkman decisero di vendicare la morte di quegli operai. Emma procurò la pistola e discusse con il suo compagno l'azione. Il 23 luglio di quello stesso anno Alexander Berkman entrò nell'ufficio di Frick e gli sparò a bruciapelo. Non riuscì però ad ucciderlo, anche se Frick rimase gravemente ferito. Il ventunenne attentatore anarchico fu arrestato, processato e condannato. Le reazioni del movimento anarchico negli Stati Uniti di fronte all'attentato di Berkman furono contrastanti. Ci fu chi addirittura arrivò a rifiutare solidarietà politica a Berkman. Fra questi Johann Most. Emma Goldman sempre decisa nel suo comportamento, troncò i rapporti con lui ed il suo gruppo.
 
La Goldman divenne da allora oggetto delle pericolose attenzioni della polizia, a causa della sua instancabile attività come oratrice e come conferenziera, chiamata ora in uno stato ora in un altro a sostenere scioperi, ad informare sul fazioso sistema capitalistico, a diffondere lo spirito ribelle. Collaborò anche con riviste anarchiche. Nel 1894 fu condannata ad un anno di carcere sotto l'accusa di aver "incitato alla sovversione" un gruppo di disoccupati nel corso di un comizio. Da allora in poi anche la stampa cominciò ad occuparsi regolarmente di lei, delle sue attività, delle sue vicissitudini giudiziarie e le fu applicato il soprannome di Red Emma.
 
È impossibile anche solo dare un'idea della vitalità mostrata da questa rivoluzionaria giovane, entusiasta e, a detta di chi la conobbe, affascinante. Tutti i principali centri degli Stati Uniti e del Canada la ebbero veemente oratrice: teatri stracolmi di gente a Boston, a New York, a Montreal, così come ovunque la chiamassero gruppi di lavoratori in lotta. La polizia le impedì più di una volta di parlare, altre volte irruppe nella sala interrompendo il suo discorso e cercando di disperdere i partecipanti. I padroni dei teatri furono diffidati dal concedere i locali in occasione delle sue conferenze.
 
Nel 1906 Emma Goldman insieme con Alexander Berkman, appena uscito di galera, iniziò la pubblicazione del giornale anarchico Mother Earth (Madre Terra). L'anno successivo partecipò al Congresso Internazionale Anarchico tenutosi ad Amsterdam ed in quell’occasione conobbe molti militanti anarchici di primo piano provenienti da tutto il mondo. Particolare impressione esercitò su di lei la figura di Errico Malatesta.
 
Nel decennio successivo continuò la collaborazione con Berkman. Insieme si opposero al militarismo ed al fanatismo che accompagnò lo scoppio della Prima guerra mondiale ed a tal fine costituirono una Lega Anti-Coscrizione che intendeva spingere i giovani a rifiutare la cartolina-precetto ed a disertare. Naturalmente furono arrestati e condannati tutti e due ed espulsi dagli Stati Uniti. Fu così che si imbarcarono alla volta della Russia rivoluzionaria.
 
Sull'onda del loro entusiasmo, ed a causa delle scarse e confuse notizie che finora avevano avuto sul movimento rivoluzionario in Russia, Berkman e la Goldman si illudevano che i bolscevichi altro non fossero che la punta di diamante del proletariato in lotta. Le stesse differenze fra la concezione anarchica e quella bolscevica della rivoluzione non erano ben chiare a loro. Fu un grave abbaglio. È la stessa Goldman a raccontare nella sua autobiografia, con la consueta onestà, la gelida accoglienza riservata ad alcune sue affermazioni invitanti alla collaborazione con i bolscevichi, nel corso di un'assemblea (già allora tenuta clandestinamente) degli anarchici di Pietrogrado. La Goldman rimaneva scettica, quasi non credeva a quanto le andavano raccontando i compagni sulla vera situazione della Russia rivoluzionaria, parlando delle persecuzioni di Lenin e dei suoi seguaci contro gli anarchici ed i socialisti rivoluzionari. Rivelatore fu per lei il colloquio con Lenin, che ebbe la spudoratezza di "fare il tonto" quando Berkman gli chiese perché tanti anarchici si trovassero in galera: - noi abbiamo in galera solo banditi e machnovisti, non veri anarchici - gli rispose Lenin. Al di là della formale cordialità, la stima che Emma aveva conservata per i bolscevichi fino a quel momento cominciò a vacillare.
 
Ben più significativo fu invece il colloquio da lei avuto con il vecchio ed ammalato Pëtr Kropotkin. Il vecchio rivoluzionario le confermò quanto le avevano già detto tanti altri anarchici: la rivoluzione non era ancora stata sconfitta, c'erano ancora speranze, bisognava lottare. Ma non solo contro i nemici esterni, anche contro lo strozzamento che dall’interno i bolscevichi stavano effettuando contro le loro stesse parole d'ordine della prima ora.
 
Dopo la rivolta di Kronstadt (3-18 marzo 1921) repressa dall'Armata Rossa di Lev Trotsky, i due anarchici decisero di lasciare la Russia e di continuare altrove, in migliori condizioni, la lotta anarchica. Da allora l'attività della Goldman riprese pur tra molte difficoltà, espulsioni, noie ed arresti. Fu a Stoccolma, a Monaco, in altre città finché si stabilì per un periodo a Londra. Nel 1936 fu a Barcellona, nella capitale dell'anarchismo catalano ed iberico, in occasione del comizio internazionale anarchico di solidarietà con la rivoluzione spagnola in corso.
 
Accanto ai rivoluzionari ed ai lavoratori accorsi da ogni dove c’era anche lei. La stessa che mezzo secolo prima aveva pianto la morte dei "martiri di Chicago" e si era ripromessa di continuare la lotta. Si stabilì poi definitivamente in Canada, dove morì nel 1939 in seguito ad un malessere che la colse durante una conferenza.

da wikipedia

seguono immagini ( in una è ritratta con Simone De Beauvoir eRosa Luxemburg )
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 18:32:20
EDWARD FOX

Edward Charles Morrice Fox (Londra, 13 aprile 1937) è un attore inglese.
 
Edward Fox è figlio d'arte: il padre, Robin, era agente teatrale e la madre, Angela Worthington, attrice; i fratelli germani James e Robert, sono rispettivamente, attore e produttore cinematografico. Inoltre è attore anche il fratello consanguineo Daniel Chatto. L'attrice inglese Emilia Fox è sua figlia. Il nonno materno era il drammaturgo Frederick Lonsdale.
Fox frequentò la Harrow School e svolse il servizio militare nelle Coldstream Guards, uno dei reggimenti della Guardia Reale.
 
Fece il suo esordio in teatro nel 1958 e la sua prima apparizione cinematografica come comparsa nel film Io sono un campione (1963), per la regia di Lindsay Anderson. Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta ricoprì ruoli nei film inglesi di maggior successo dell'epoca, quali Oh, che bella guerra! (1969), di Richard Attenborough, I lunghi giorni delle aquile (1969), di Guy Hamilton e Messaggero d'amore (1970), per la regia di Joseph Losey.
 
Ma fu Il giorno dello sciacallo (1973), diretto da Fred Zinnemann, nel quale rivestiva il ruolo di protagonista, il killer incaricato di uccidere il generale De Gaulle, che lo rese famoso in tutto il mondo. Da quel momento divenne piuttosto richiesto e comparve in film quali Quell'ultimo ponte (1977), diretto da Richard Attenborough, e Forza 10 da Navarone (1978), con Robert Shaw e Harrison Ford, diretto da Guy Hamilton. Nel 1977 recitò anche una piccola parte nell'esordio cinematografico di Ridley Scott, I duellanti e nel 1978 interpretò Edoardo VIII nel film televisivo a puntate Edoardo e la signora Simpson.
 
Nel 1982 interpretò il controverso personaggio del brigadiere-generale Reginald Dyer, responsabile del Massacro di Amritsar in India, nel kolossal Gandhi (1982), diretto da Richard Attenborough. Due anni dopo, ricoprì un piccolo ruolo anche ne Il Bounty (1984) di Roger Donaldson. Oltre ai numerosi altri film, egli consolidò la sua fama di attore di teatro recitando sui palcoscenici londinesi del West End. Fu particolarmente apprezzato nella trasposizione teatrale di Quattro quartetti, i poemetti di T. S. Eliot, rappresentati nei maggiori festival in Inghilterra e all'estero, accompagnati da musiche di Johann Sebastian Bach.
 
Nel 2003 fu nominato Officer of the British Empire ed è membro del Savile Club.
Edward Fox si sposò due volte:
 dal 1958 al 1961 con l'attrice inglese Tracy Reed, dalla quale ebbe una figlia, Lucy, da cui ebbe due nipoti gemelli nel 1990.
 dopo una lunga relazione, nel 2004 si risposò con un'altra attrice inglese, Johanna David, dalla quale ebbe una figlia, l'attrice Emilia Fox (che gli diede una nipote nel 2001) ed un figlio, Freddie Fox, che gli diede un altro nipote nel 1997.

da wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 25 Febbraio 2013, 18:43:20
FRED  ZINNEMANN

Fred Zinnemann, nato Alfred Zinnemann (Vienna, 29 aprile 1907 – Londra, 14 marzo 1997),


.................................................................è stato un regista austriaco naturalizzato statunitense


Da giovane studia violino e si laurea in giurisprudenza, ma il suo amore per la fotografia lo spinge a conoscere il cinema.
Si reca a Los Angeles dove firma vari lavori come documentarista. Il suo esordio alla regia avviene all'età di 35 anni con Delitto al microscopio (1942) con Van Heflin.
Avrà più successo La settima croce (1944), che otterrà ben 9 nomination agli Oscar, ma non avrà nessuna statuetta. Dirige Montgomery Clift, all'esordio sul grande schermo, in Odissea tragica (1948), che invece vinse un Oscar per il miglior soggetto (scritto da Richard Schweizer e David Wechsler). Farà esordire anche Marlon Brando, in Uomini - Il mio corpo ti appartiene (1950), mentre il western Mezzogiorno di fuoco (1952) ottiene 4 Oscar (miglior attore protagonista, colonna sonora, canzone e montaggio; ad affiancare Gary Cooper, che ottiene il suo secondo Oscar, c'è la semisconosciuta Grace Kelly, che con questo film viene definitivamente lanciata, entrando nei sogni degli uomini come contraltare a Marilyn Monroe.
Nel 1954 vince l'Oscar al miglior regista con Da qui all'eternità sull'attacco a Pearl Harbour, e costituito da un cast di prim'ordine: Burt Lancaster, Montgomery Clift, Deborah Kerr, Frank Sinatra e Ernest Borgnine, pellicola superpremiata che vince anche altri 7 premi Oscar.
Dopo Un cappello pieno di pioggia (1957), nel quale renderà famoso Anthony Franciosa, gira un altro film, spesso sottovalutato dalla critica, La storia di una monaca (1959), con una radiosa Audrey Hepburn. In ...e venne il giorno della vendetta (1963) esalta l'interpretazione di Gregory Peck. Nel 1966 dirige uno dei suoi migliori film, Un uomo per tutte le stagioni, tratto dall'opera teatrale omonima di Robert Bolt, con il quale vince il suo secondo oscar.
Trae ispirazione dall'omonimo libro di Frederick Forsyth per Il giorno dello sciacallo (1973), con un cast di attori semisconosciuti, e vince tre premi Oscar con il film Giulia (1977), interpretato da Vanessa Redgrave, Jane Fonda, Jason Robards, un grandioso Maximilian Schell e l'esordiente Meryl Streep.
 
Il suo ultimo film è Cinque giorni un'estate (1982), con Sean Connery. Nel 1989 gli viene conferito l'Oscar alla carriera. Nel 1992 scrive un'autobiografia e muore il 14 marzo 1997 all'età di 90 anni.

DA wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 26 Febbraio 2013, 18:03:42
EDWIN HUBBLE

Edwin Powell Hubble (Marshfield, 20 novembre 1889 – San Marino, 28 settembre 1953)

..........................................è stato un astronomo e astrofisico statunitense.


È noto principalmente per la scoperta, assieme a Milton Humason, nel 1929, della legge empirica redshift/distanza, oggigiorno universalmente nota come legge di Hubble, la cui interpretazione in termini di velocità di recessione è coerente con le soluzioni di Alexander Friedman e Georges Lemaître delle equazioni di Einstein per uno spaziotempo omogeneo isotropo e in espansione.
 
I primi studi di Hubble presso l'Università di Chicago si concentrarono su matematica e astronomia. Si diplomò nel 1910; passò i tre anni seguenti come borsista Rhodes presso il The Queen's College ad Oxford, dove studiò legge e ricevette un diploma Master.
Tornò all'astronomia presso l'Osservatorio Yerkes dell'Università di Chicago, dove conseguì il dottorato nel 1917, e George Ellery Hale gli offrì un posto nel suo staff. Hale era il fondatore e direttore dell'Osservatorio di Monte Wilson della Carnegie Institution, vicino a Pasadena. Hubble rimase con la Carnegie fino alla sua morte per infarto nel 1953.
Il suo arrivo all'Osservatorio di Monte Wilson fu all'incirca contemporaneo al completamento del Telescopio Hooker da 100 pollici, allora il più potente del mondo. Le osservazioni di Hubble condotte tra il 1923 e il 1924 con l'Hooker stabilirono, senza ombra di dubbio, che gran parte delle cosiddette nebulose a spirale, prima osservate con telescopi meno potenti, non facevano parte della nostra galassia come si credeva, ma erano esse stesse galassie, poste al di fuori della Via Lattea. Ciò fu possibile dopo che Hubble osservò per la prima volta la stella V1, una variabile cefeide nella Galassia di Andromeda, determinandone la distanza con sufficiente precisione e smentendo le precedenti teorie dei colleghi Harlow Shapley e Heber Curtis. L'annuncio di questa scoperta rivoluzionaria, fu dato il 30 dicembre 1924.
 
Il telescopio Hooker fu usato da Hubble anche per misurare i redshift delle galassie. Unendo le sue misure delle distanze delle galassie e le misure dei redshift scoprì una proporzionalità tra le due misure. Hubble ottenne un valore di proporzionalità di 500 km/s/Mpc,[1] che è molto superiore al valore attualmente accettato di 71 km/s/Mpc. L'errore era dovuto agli errori di calibrazione della distanze.
Nel 1929 Hubble, assieme a Milton Humason, formulò la legge empirica di distanza di redshift delle galassie, oggi nota come legge di Hubble, che portò al concetto di universo in espansione. Se il redshift è interpretato come misura di velocità di allontanamento, allora esso indica uno spazio in espansione omogenea. Questa scoperta successivamente ha portato alla formulazione della teoria del Big Bang da parte di George Gamow. Nel 1917 Albert Einstein aveva avuto gli stessi risultati nella Teoria della relatività generale ma, non volendo accettare le implicazioni cosmologiche che potevano conseguirne, introdusse nelle equazioni una costante cosmologica. Quando Einstein venne a conoscenza della scoperta di Hubble, disse che quella costante era stato l'errore più grande della sua vita.
 
Poco prima della sua morte, il Telescopio Hale da 200 pollici dell'Osservatorio di Monte Palomar venne completato. Hubble fu il primo ad usarlo.
 
Hubble, inoltre, inventò un sistema di classificazione per le galassie, raggruppante secondo contenuto, distanza, forma, dimensione e brillantezza.
Nel 1940 ricevette la Medaglia d'Oro della Royal Astronomical Society.
 
Il telescopio spaziale Hubble è chiamato così in suo onore.
 
Gli è stato dedicato un asteroide, il 2069 Hubble, ed un cratere lunare di 80 km di diametro

da wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 26 Febbraio 2013, 18:20:12
HAROLD WILSON

James Harold Wilson  (Huddersfield, 11 marzo 1916 – Londra, 24 maggio 1995)

.................................................è stato un politico britannico, esponente del Labour Party,


Ricoprì due volte discontinue la carica di Primo Ministro del Regno Unito, dal 1964 al 1970 e dal 1974 al 1976.

 
Dopo essere stato docente di economia a Oxford, dal 1945 fu deputato del Partito Laburista; dal 1947 al 1951 fu ministro del commercio con C.R. Atlee e nel 1963 sostituì Hugh Gaitskell alla guida dei laburisti.
Vinte le elezioni dell'anno seguente divenne Primo Ministro del Regno Unito mantenendosi in carica fino al 1970 e poi ancora dal 1974 al 1976, quando decise di ritirarsi a favore di James Callaghan.
 
In politica estera Wilson fu sostanzialmente contrario alle istituzioni europee; di fronte alla crisi dell'economia britannica cercò di preservare il benessere e la stabilità sociale del Welfare State applicando una politica deflazionistica e il "controllo sociale" dei redditi concertato con le Trade Unions. I costi elevati del Welfare State e l'eccessivo peso politico concesso ai sindacati forumularono tuttavia le premesse alla crisi del Partito laburista e, quindi, dei successivi trionfi di Margaret Thatcher.
 
Wilson fu il Primo Ministro inglese che fece nominare dalla Regina Elisabetta II i Beatles come "baronetti".

da wikipedia

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Wilson, Harold. - Uomo politico inglese (Huddersfield, Yorkshire, 1916 - Londra 1995)

Uomo politico inglese (Huddersfield, Yorkshire, 1916 - Londra 1995).
Laburista, dal 1945 al 1947 segretario parlamentare al ministero del Lavoro, presidente del Board of trade (1947-51), leader del Partito laburista dal 1961, fu primo ministro dal 1964 al 1970.
La sua politica deflazionista e di riduzione della spesa pubblica, e le sue richieste di limitazione delle rivendicazioni salariali e degli scioperi lo posero talvolta in contrasto con le trade unions. Senza risultato furono i suoi tentativi di accordo con la Rhodesia indipendentista di I. Smith. Ostile all'ingresso della Gran Bretagna nella CEE, fu capo dell'opposizione durante il gabinetto conservatore di E. Heath (1970-74).

Nuovamente alla guida del governo dal 1974 al 1976, si dimise di fronte alle persistenti difficoltà economiche e finanziarie del paese.

da Inciclopedia Treccani
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 10:55:05
INGVAR KAMPRAD

Ingvar Feodor Kamprad (Ljungby, 30 marzo 1926)

..................................... è un imprenditore svedese fondatore (nel 1943) di IKEA.
 
Secondo la rivista Forbes è uno dei 15 uomini più ricchi del mondo. Al 2012 risulta essere, sempre secondo la rivista Forbes, il sesto uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 36,9 miliardi di dollari USA[senza fonte]. La maggior parte del suo patrimonio è tratto da IKEA.
Kamprad ha cominciato a costruire il suo business fin da ragazzo, vendendo fiammiferi ai vicini con la sua bicicletta. Successivamente scoprì che poteva acquistare i fiammiferi ad un prezzo molto basso presso un fornitore di Stoccolma, in modo da poter trarre maggior profitto nella vendita abbassando leggermente i prezzi. Dai fiammiferi, si espanse vendendo pesce, decorazioni per alberi di Natale, semenze da giardino e successivamente penne a sfera, matite.
 
Quando compì 17 anni suo padre gli diede dei soldi come regalo per i buoni risultati che ottenne con gli studi. Kamprad usò questi soldi per costruire e fare crescere uno stabilimento, che chiamò IKEA. L'acronimo IKEA è composto dalle iniziali del suo nome (Ingvar Kamprad) o IK più Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove è cresciuto, e Agunnaryd, un piccolo villaggio nella provincia di Småland.
 
Ha ammesso che la sua dislessia ha giocato una larga parte del lavoro iniziale della compagnia. Per esempio i nomi in svedese dei mobili IKEA sono stati scelti da Kamprad perché aveva difficoltà nel ricordare i numeri.
 
Kamprad ha vissuto a Epalinges fin dal 1976. Come ha dichiarato in un'intervista per la televisione svizzera di lingua francese TSR, Kamprad guida una macchina vecchia di 15 anni, vola in classe economica e incoraggia i dipendenti IKEA a scrivere sempre su tutti e due i lati di un foglio.
 
Kamprad ha anche ammesso il suo alcolismo, ma ha dichiarato che ora il suo "bere" è sotto controllo. I media comunicano il 17 settembre 2012 che Ingvar Kamprad ha lasciato la guida della multinazionale dei mobili in favore dei suoi tre figli: Peter, Jonas e Mathias.
Nel 1994 le lettere personali dell'attivista fascista Per Engdahl sono state rese pubbliche dopo la sua morte ed è stato rivelato che nel 1942 Kamprad entrò a fare parte del gruppo filo-nazista Nuovo Movimento Svedese (svedese: Nysvenska Rörelsen) di Engdahl, e che contribuì al reclutamento di nuovi membri fino al tardo settembre del 1945, quando uscì dal gruppo rimanendo amico di Engdahl fino all'inizio degli anni '50.
 
Dopo quella rivelazione pubblica, Kamprad ha dichiarato di provare rammarico per quella parte della sua vita, definendola il più grande errore che abbia mai fatto, e ha scritto una lettera di scuse rivolta a tutti i suoi impiegati ebrei. Al gruppo appartenevano Engdahl e Sven Olov Lindholm, leader del movimento filonazista svedese.
 
È risaputo che IKEA è uno dei pochi rivenditori ad avere un deposito all'interno dello stato di Israele: questo riflette un tentativo di eliminare questa polemica.
Secondo il settimanale svedese Veckans Affärer[4], Kamprad è la persona più ricca del mondo. Tuttavia, IKEA nega questa asserzione: Kamprad non è più il proprietario dell'azienda (in una sua dichiarazione spiega di aver dato le dimissioni perché desiderava pagare meno tasse), quindi IKEA non dovrebbe essere inclusa nel computo dei suoi possedimenti. Forbes magazine, riporta al primo posto Carlos Slim Helú mentre Kamprad si trova ora in undicesima posizione - prima dell'articolo sul Veckans Affärer si trovava al settimo posto.
 
Secondo il provider tedesco T-Online, Kamprad è il più ricco del mondo, con 53 miliardi di dollari americani.
 
A partire dal marzo 2005, la perdita di valuta del dollaro americano ha messo Kamprad in testa alla classifica delle persone più ricche del mondo. Nel 2010, Forbes magazine ha stimato la sua fortuna a 23 miliardi di dollari americani.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 11:06:45
AVRAM CHOMSKY

Avram Noam Chomsky (Filadelfia, 7 dicembre 1928)

................................................ è un linguista, filosofo e teorico della comunicazione statunitense.


Professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology è riconosciuto come il fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, spesso indicata come il più rilevante contributo alla linguistica teorica del XX secolo.
 
La teoria della grammatica generativa, alcuni dei cui elementi essenziali sono già presenti nell'opera Syntactic Structures del 1957, si caratterizza per la ricerca delle strutture innate del linguaggio naturale, elemento distintivo dell'uomo come specie animale, superando la concezione della linguistica tradizionale incentrata sullo studio delle peculiarità dei linguaggi parlati. L'influenza del pensiero di Chomsky va ben al di là della stessa linguistica, fornendo interessanti e fecondi spunti di riflessione anche nell'ambito della filosofia, della psicologia, delle teorie evoluzionistiche, della neurologia e della scienza dell'informazione.
 
A partire dagli anni sessanta, grazie alla sua forte presa di posizione contro la guerra del Vietnam e al suo notevole impegno politico e sociale, Chomsky si è affermato anche come intellettuale anarchico e socialista libertario[1]. La costante e acuta critica nei confronti della politica estera di diversi paesi e, in particolar modo, degli Stati Uniti, così come l'analisi del ruolo dei mass media nelle democrazie occidentali, lo hanno reso uno degli intellettuali più celebri e seguiti della sinistra radicale americana e mondiale. A partire dalle proteste per la guerra in Vietnam, l'attivismo di Chomsky lo ha portato a prendere parte attiva a numerosi incontri e dibattiti sui più disparati temi sociali, da problematiche di politica internazionale alla critica al neoliberismo (tema centrale dei suoi incontri e dei suoi scritti), inteso come dottrina economica basata sulla radicalizzazione della centralità del mercato che, secondo Chomsky, ha portato a vari disastri sociali, come il crescente divario tra ricchi e poveri (in particolar modo nei paesi dell'America latina) e la perdita di controllo sul potere statale da parte dei cittadini. Tali temi sono affrontati in vari scritti di attivismo chomskiano, spesso nati da trascrizioni di registrazioni d'interviste e incontri pubblici. Oltre a vari libri incentrati sul pensiero politico di Noam Chosmky, sono stati realizzati un documentario e un'opera di teatro musicale: Manufacturing Consent (1992) di Mark Achbar e Peter Wintonick e Conversazioni con Chomsky (2010), "talk-opera" del compositore Emanuele Casale.

Noam Chomsky nasce il 7 dicembre 1928 a Filadelfia, da una famiglia ebraica dell'Europa orientale. Il padre, William (Zev) Chomsky è un rispettato studioso di ebraico, immigrato negli Stati Uniti dalla Russia nel 1913, di cui si ricorda l'opera Hebrew, the Eternal Language (1957).
Noam studia linguistica alla University of Pennsylvania sotto la guida di Zellig Harris, fondatore del primo dipartimento di linguistica in una università americana. Qui ottiene il Bachelor (B.A.) nel 1949 e il Master (M.A.) nel 1951 con la tesi Morphophonemics of Modern Hebrew. Nel 1949 sposa la linguista Carol Schatz. Sempre alla University of Pennsylvania discute la tesi di dottorato, Transformational Analysis (1955), benché dal 1951 al 1955 svolga la sua attività di ricerca come Junior Fellow presso l'Harvard University a Cambridge, presso Boston, Massachusetts.
Nel 1955 inizia la sua carriera come "assistant professor" al Massachusetts Institute of Technology (MIT), nella stessa Cambridge, istituzione dove tuttora opera e insegna.
Il 16 aprile 2004 ha ricevuto la Laurea honoris causa in Lettere dall’ateneo fiorentino, “quale riconoscimento allo studioso eminente nel campo delle scienze del linguaggio e delle capacità cognitive e all’intellettuale da sempre impegnato in difesa della libertà di pensiero”.[2]
Il 1º aprile 2005 ha ricevuto la Laurea honoris causa in Psicologia dall'Università di Bologna.[3]
Il 17 settembre 2012 ha ricevuto un PhD honoris causa in Neuroscienze conferitogli dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste
La posizione di Chomsky nel campo della linguistica è tuttora quella di un innovatore radicale che ha fatto scuola in tutto il mondo, ma il suo pensiero non si è limitato alla linguistica. Chomsky è anche molto noto per le sue prese di posizione politiche, nelle quali ha duramente denunciato l'ingiustizia e la profonda immoralità su cui si fondano i sistemi di potere americani ed internazionali, la strumentalizzazione della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi, da parte delle potenti lobby economiche esistenti in quel Paese, e la politica imperialista e militarista delle amministrazioni USA, da Roosevelt in poi (American power and the new mandarins 1969, At war with Asia 1970, Human rights and american foreign policy 1978).
Chomsky ha affermato di essere riuscito, grazie ad un minuzioso lavoro di studio e interpretazione di un'immensa mole di ogni tipo di documenti, a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché a evidenziare la piattezza conformistica dei media.
Il meccanismo attraverso cui si attua questo livellamento, è costituito dalla "fissazione delle priorità": esiste un certo numero di mezzi di informazione che determinano una sorta di struttura prioritaria delle notizie, alla quale i media minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione. Le fonti primarie che fissano le priorità, sono grandi società commerciali a redditività molto alta, e nella grande maggioranza sono collegate a gruppi economici ancora più grandi. L'obiettivo è quello che Chomsky definisce come la "fabbrica del consenso", ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell'opinione pubblica (Manufacturing consent: the political economy of the mass media 1988, Understanding power: the indispensable Chomsky 2002).
Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
La strategia della distrazione - Creare problemi e poi offrire le soluzioni- La strategia della gradualità - La strategia del differire -
Rivolgersi al pubblico come ai bambini - Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione - Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità - Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità - Rafforzare l’auto-colpevolezza - Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.

Chomsky, dopo qualche articolo, pubblica nel 1957 il volume Syntactic structures (Le strutture della sintassi), che contiene in nuce la sua teoria rivoluzionaria sulla grammatica generativo-trasformazionale.
 
Nel 1959 pubblica una lunga e ormai classica recensione del volume di Burrhus Skinner, allora il più noto esponente del comportamentismo, Verbal behavior: lo scritto contiene una critica esplicita e argomentata del comportamentismo, dal quale Chomsky aveva preso le distanze.
Tra il 1965 e il 1966 escono le due opere che fissano in maniera quasi definitiva sia le posizioni specificamente linguistiche, sia le posizioni e le ascendenze filosofiche generali dell'autore: Aspects of the theory of syntax nel 1965 e Cartesian linguistics nel 1966.
 
Una ulteriore precisazione di tali posizioni è proposta in Language and mind, del 1968. Chomsky, a questa data, è ormai il più influente studioso di linguistica sia nel suo paese, sia in gran parte del mondo. Lo studioso non cessa di approfondire e difendere le sue teorie, nei dibattiti frequenti e vivaci dei successivi anni, in numerosi articoli e saggi, talvolta raccolti in volume. Alcuni fra i più significativi sono: The logical structure of linguistic theory del 1975, Reflections on language del 1976, Language and problems of knowledge del 1988.
 
Nelle opere del 1957 e del 1965 Chomsky offre una descrizione formalizzata, di un livello e di una strutturazione quasi matematici, della grammatica e delle strutture sintattiche del nostro linguaggio.
 
La creatività viene considerata come una delle caratteristiche fondamentali del modo di usare il linguaggio: rispetto al numero limitato di parole e di regole esistenti, noi tendiamo a creare qualcosa di nuovo, non riducibile in maniera meccanica alle regole grammaticali, anche se da esse, in qualche modo, "generato". La grammatica quindi, "genera" enunciati, nel senso che sta alla loro base, ma non li produce in maniera meccanica una volta per tutte. Poiché la conoscenza di una lingua è per Chomsky capacità di produrre e comprendere un numero virtualmente infinito di frasi, cioè anche frasi nuove, mai prodotte o udite prima, di questo deve dar conto una grammatica.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 11:29:13
DENIS RYAN

Denis Ryan è un irlandese-canadese musicista folk, meglio conosciuto come membro del Fancy il popolare irlandese-Terranova banda trio di Ryan, e come cantante.

Denis è nato a Newport, Co.Tipperary, Irlanda. Emigrato in Canada nel 1960. Nel 1971, con Fergus O'Byrne e Dermot O'Reilly ha formato Fancy la folk band di Ryan.
 
Nel 1983 il gruppo si sciolse e Denis si trasferisce a Halifax, Canada, dove è diventato impiegato nel settore degli investimenti.
Alla fine del 1980, è diventato il titolare di birra Highland Classic, che divenne popolare nella parte orientale della Nova Scotia per un breve periodo.
Egli possedeva anche un bar a Halifax.
 
Tuttavia, egli rimase nella musica, pubblicando due album da solista e che ospita la mostra CBC Television "Up on the Roof".
 
Nel 1994 ha ricevuto una laurea honoris causa, Dottore in Lettere, presso l'Università di St. Mary a Halifax.
 
Nel corso degli anni si è dedicato molto ad attività benefiche, di volontariato o, come presentatore per molte funzioni benefiche.
E continua a contribuire a creare consapevolezza e raccolta fondi per organizzazioni quali il presidente D'Arcy McGee di Studi irlandesi presso l'Università di St. Mary.
La sua ultima registrazione è stata "Città Newport" con il suo primo cugino Denis Carey.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 11:55:05
Lucas Lanthier

Lucas Lanthier, alla voce, ha dato vita al progetto solista parallelo Deadfly Ensemble - cinema strange.
Cinema Strange sono un gruppo death rock statunitense attivo sin dal 1994.
Dopo vari cambi di formazione si è recentemente stabilizzato come quartetto. Grazie a loro il movimento deathrock ha ripreso vita in America ed Europa, anche se a livello strettamente musicale la loro formula è notevolmente più eterogenea dei "compagni di genere", ponendoli su un piano qualitativamente superiore, soprattutto considerando l'ondata di gruppi che hanno inflazionato la scena negli ultimissimi anni.
Tra Sex Gang Children, Christian Death e classicismi, invece di declamare le solite storie da horror movie, preferiscono narrare favole nelle loro canzoni. Macabre, ma come potevano essere quelle originali per bambini.
Lucas Lanthier, alla voce, ha dato vita al progetto solista parallelo Deadfly Ensemble.

Membri : Lucas Lanthier, alias "Zampano": è uno dei fondatori dei C.S.; Lucas scrive e compone le canzoni per il gruppo. Inoltre è il fondatore del suo side project The Deadfly Ensemble . Michael Ribiat, alias "Lafitte": suona la chitarra e altri strumenti, collabora con Lucas nella composizione della musica per i C.S. Daniel Ribiat, alias "Yellow": è un altro dei fondatori dei C.S.; Daniel suona il basso assieme ad altri strumenti ed anche lui collabora con la stesura della musica. Danny Walker, alias "Ted": suona la batteria.

Paese d'origine :  Stati Uniti
Genere : Death rock
Periodo di attività : 1994–in attività
Album pubblicati : 4
Sito web : nightmarezone.de/cinemastrange

da wikipedia

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Da un noto sito del fumo lento, leggo e riporto :

Lucas Lanthier, cantante dei Cinema Strange, solista del progetto Deadfly Ensemble.
Incontrato al TNT club di Milano con Peterson in bocca e fumante tabacco aromatizzato al whisky.
S'è avvicinato incuriosito dalla mia pipa in schiuma e dal forte che stavo gustando.
Ragazzo simpatico ed appassionato del nostro "vizio".
Purtroppo dopo il concerto non siamo riusciti ad incontrarci per assaporare insieme il tabacco italico.
E' il signore nella foto, a sinistra.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 12:05:20
ENNIO FLAIANO

Ennio Flaiano (Pescara, 5 marzo 1910 – Roma, 20 novembre 1972 - 62 anni - )

.......................................................... è stato uno sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinema


Nato il 5 marzo del 1910, ultimo di sette figli, da Cetteo Flaiano (1859-1943) e Francesca Di Michele (1873-1938), il giovane Ennio passa un'infanzia di viaggi e spostamenti continui tra Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo e Chieti, tra scuole e collegi.
 
Nel 1922 arriva a Roma (viaggiando il 27 ottobre in treno, per fortuita coincidenza, in compagnia di fascisti della Marcia su Roma, più tardi ne racconterà gustosi aneddoti). Nella capitale compie gli studi secondari superiori nel Convitto nazionale fino al liceo artistico (diplomato nel 1929) e si iscrive alla Facoltà di architettura, senza però terminare gli studi universitari.
 
All'inizio degli anni trenta mentre divide una stanza in viale delle Milizie con il pittore Orfeo Tamburi, e collabora come scenografo con Anton Giulio Bragaglia, conosce Mario Pannunzio[1], Telesio Interlandi, Leo Longanesi e altre firme del giornalismo italiano, iniziando a collaborare per le riviste L'Italia Letteraria, Omnibus, Oggi e Quadrivio.
 
Dal 1933 al 1936, dopo un soggiorno a Pavia per frequentare la Scuola Ufficiali, partecipa alla Guerra d'Etiopia.
 
Tornato a Roma, frequenta l'Antico Caffè Greco e le trattorie dove si incontra spesso con personaggi della vita letteraria e artistica romana quali Aldo Palazzeschi, Carlo Levi, Libero de Libero, Sandro Penna, Vitaliano Brancati, Vincenzo Cardarelli, ma anche Irving Penn, Orson Welles ecc.
 
Nel 1940 sposa Rosetta Rota (1911-2003), insegnante di matematica nata a Vigevano e zia di Giancarlo Rota. Nel 1942 nasce la figlia Luisa, soprannominata Lelè, la quale all'età di otto mesi inizia a dare i primi segni di una gravissima forma di encefalopatia che le comprometterà tragicamente la sua vita. Splendide pagine su questo drammatico evento si trovano ne La valigia delle Indie.
 
All'inizio degli anni quaranta collabora anche a diversi altri giornali, come critico teatrale, recensore letterario e cinematografico (anche con pseudonimi come Patrizio Rossi, Ezio Bassetto o Ennio Di Michele) come «Cine Illustrato", "Cinema", "Storia di ieri e di oggi", "Mediterraneo", "Documento" "Il Popolo di Roma", "Italia".
 
Dal 1943 inizia a lavorare da sceneggiatore per il cinema. Al cinema lo legherà per sempre un rapporto di amore-odio.
 
Nel 1945 è capocronista del quotidiano "Risorgimento liberale", poi passa a "Il Secolo XX" (alcuni articoli li firma con lo pseudonimo Pickwick), ma scrive anche su "Star", "Mercurio" (rivista appena fondata da Alba de Céspedes), "Domenica" e "Città" e "La città libera". Seguono le collaborazioni a "Cinelandia" (settimanale da lui fondato che dura cinque mesi del 1946), "Omnibus" (l'edizione diretta da Salvato Cappelli, successiva a quella ormai chiusa prima della guerra), "Film Rivista", "Giornale di Sicilia", quindi "L'Europeo", "La Voce Repubblicana", "Corriere di Milano", "Bis" (rivista diretta da Giuseppe Marotta) ecc.
 
Nel 1947 vince il primo Premio Strega con Tempo di uccidere, appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia, scritto in appena tre mesi dietro espressa richiesta di Leo Longanesi. L'attività giornalistica a questo punto si concentra solo su "Il Mondo" di cui è caporedattore (fino al 1951).
 
Tra il 1947 e il 1971 scrive alcune tra le più belle sceneggiature del cinema del dopoguerra, collaborando a film di registi quali Federico Fellini (10 film), Marcello Pagliero e Alessandro Blasetti (4 ciascuno), Luigi Zampa, Luciano Emmer e Gianni Franciolini (3 ciascuno), Romolo Marcellini, Alberto Lattuada, Camillo Mastrocinque, Mario Soldati, Mario Monicelli, Dino Risi e Gian Luigi Polidoro (2), ma anche Renato Castellani, Roberto Rossellini, William Wyler, Domenico Paolella, Michelangelo Antonioni, Antonio Pietrangeli, Eduardo De Filippo, Pietro Germi, Elio Petri ecc.
 
All'attività di giornalista si dedica con la rubrica "Diario notturno" (su "Il Mondo", poi raccolta in volume da Bompiani, 1956), e con articoli sul "Corriere della Sera", "Tempo presente", "L'Illustrazione Italiana", "Corriere d'Informazione" e "l'Espresso", poi (dal 1964) con "L'Europeo".
 
Negli anni sessanta inizia un periodo di viaggi e relazioni internazionali[3], si reca in Spagna (dove collabora con il regista Luis Berlanga), a Parigi (dove scrive per Louis Malle un film poi non realizzato) e ad Amsterdam (per La ragazza in vetrina), a Zurigo (per incontrare la vedova di Thomas Mann, sul cui Tonio Kröger sta scrivendo un film) e a Hong Kong (per un film di Gian Luigi Polidoro), quindi negli Stati Uniti (per l'Oscar a 8½), di nuovo a Parigi (dove scrive una sceneggiatura tratta dalla Recherche di Proust per René Clément, film che non si riuscirà a fare), a Praga (dove incontra Miloš Forman) e in Israele (viaggio raccontato sulle pagine dell'"Europeo" nel 1967). Altri progetti coinvolgono George Cukor, Rex Harrison, il Canada (per il film Le voyager, non realizzato), arriva persino a immaginarsi regista di un film americano che non riesce a fare[4].
 
All'inizio di marzo 1970 viene colpito da un primo infarto. "Tutto dovrà cambiare", scrive tra i suoi appunti. Va a vivere da solo in un residence, portandosi pochissimi libri. Nello stesso tempo inizia a mettere ordine tra le sue carte, per dare alle stampe una versione organica della sua instancabile vena creativa: appunti sparsi su fogli di ogni tipo vengono lentamente catalogati. Ma gran parte di questo corpus di scritti è destinato a essere pubblicato postumo.
 
Il 5 novembre 1972 pubblica sul Corriere della Sera il suo ultimo articolo, di tipo autobiografico.

Il 20 novembre dello stesso anno, mentre è in clinica per alcuni semplici accertamenti, viene colpito da un secondo, questa volta fatale, infarto.
 
La figlia Lelè morirà nel 1992.
La moglie Rosetta si è spenta alla fine del 2003.
La famiglia è riunita nel cimitero di Maccarese, vicino Roma.

ografico e drammaturgo italiano. Specializzato in elzeviri, Flaiano scrisse per Oggi, Il Mondo, il Corriere della Sera e altre testate
Il nome di Flaiano è legato indissolubilmente a Roma, città amata e odiata. Testimone delle evoluzioni e degli stravolgimenti urbanistici, dei vizi e delle virtù dei cittadini romani, Flaiano ha saputo vivere la capitale in tutti i suoi aspetti, tra cantieri, locali della "dolce vita", strade trafficate
Ne La solitudine del satiro Flaiano ha lasciato numerosi passi riguardanti la sua Roma. In particolare va ricordato un lungo articolo (apparso su Il Mondo nel 1957) nel quale viene descritta la nascita del quartiere Talenti, nella zona nord-est di Roma, segno della frenetica crescita urbanistica, che lentamente inghiottiva la campagna. Nella zona limitrofa (il quartiere Montesacro), Ennio Flaiano visse dal 1953 e qui una targa commemorativa (posta dalla Compagnia Teatrale LABit) ricorda il suo passaggio.
Sembra quasi confermare il difficile rapporto di Flaiano con Roma il fatto che la tomba dell'autore si trovi a Maccarese (Fregene), zona marittima alle porte della capitale, dove Flaiano visse diversi anni.
Fine ed ironico moralista – ma anche acre e tragico al tempo stesso – produsse opere narrative e varie prose tutte percorse da un'originale vena satirica ed un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Creava continuamente mottetti e aforismi, molti dei quali ancora in uso comune.
 
Fu il primo vincitore del Premio Strega, nel 1947, con il suo più famoso scritto, Tempo di uccidere.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 12:22:09
NOLAN BUSHNELL

Nolan Bushnell (Clearfield, 5 febbraio 1943)

........................................ è un ingegnere e imprenditore statunitense.

 
Ha fondato diverse società tra cui Atari e la catena di pizzerie Chuck E. Cheese's Pizza-Time Theaters. È considerato uno dei fondatori dell'industria videoludica. Nel giugno 2008 è stato annunciato un biopic nel quale Bushnell dovrebbe essere interpretato da Leonardo DiCaprio.
 
Il 19 aprile 2010 Bushnell è rientrato nel Consiglio di amministrazione di Atari, Inc

Dopo essersi laureato in elettrotecnica nel 1968 alla Università dello Utah, Bushnell si interessò ai videogiochi dopo avere visto girare Spacewar! su un PDP-1. Nel 1971 fondò la Syzygy insieme a Ted Dabney, per produrre un clone di Spacewar! chiamato Computer Space; il risultato commerciale non fu esaltante, anche per la complessità sopra la media del gioco, che scoraggiava l'avventore medio. Dopo una dimostrazione del Magnavox Odyssey di Ralph H. Baer, Bushnell (che nel frattempo aveva modificato il nome dell'azienda in Atari, un riferimento al gioco Go) chiese a Allan Alcorn di realizzare PONG. Come dichiarato in una intervista, Bushnell non crede di avere inventato i videogiochi, ma di averli messi in commercio.[3]
 
Dopo avere ceduto la società alla Time Warner per 28 milioni di dollari, Bushnell si è dedicato ad altre attività imprenditoriali, in particolare di ristorazione, la più recente delle quali è la catena UWink.
 
Attualmente Bushnell è impegnato con Anti-AgingGames.com,[4], un servizio online di giochi che aiutano a stimolare la memoria e la concentrazione ed a tenere attivo il cervello nelle persone over 35. I giochi sono realizzati da Bushnell con il supporto di medici specialisti.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 14:11:40
ANTONIO  POLITO


Antonio Polito (Castellammare di Stabia, 11 maggio 1956)

..........................................................è un giornalista  e  politico italiano.


È stato il fondatore e direttore (2002-2010) del quotidiano Il Riformista.
Attualmente è editorialista del Corriere della Sera.

Dopo aver ottenuto la maturità classica, comincia la sua militanza politica nel gruppo maoista Unione dei Comunisti Italiani.[1]
 
Inizia la sua attività giornalistica presso la redazione napoletana de l'Unità, per cui lavora dal 1975 al 1982, avvicinandosi alla corrente politica del migliorismo. Nel 1982 lascia Napoli per assumere l'incarico di responsabile dell'inserto regionale dell'Emilia-Romagna, venendo poco dopo chiamato alla sede romana del quotidiano.
 
Nel 1988 passa a la Repubblica, di cui resta vice-direttore di Eugenio Scalfari prima e di Ezio Mauro poi. Responsabile dell'edizione on-line del quotidiano e corrispondente da Londra, nel 2002 lascia la testata per fondare e dirigere Il Riformista, giornale della sinistra moderata (che lui ha definito "arancione").
 
Nel 2006, in vista delle elezioni politiche, si candida come senatore con la Margherita e viene eletto nella circoscrizione Campania. Nella XV legislatura ricopre l'incarico di segretario della III Commissione Permanente del Senato della Repubblica, Affari Esteri, Emigrazione. Le sue iniziative legislative si sono sempre concentrate su temi di attualità, tra cui il famoso Ddl contro i “Fannulloni” della Pubblica Amministrazione e l'uso delle intercettazioni telefoniche.
 
Nel 2007 viene eletto segretario cittadino de la Margherita a Napoli.
 
Nel 2008, nonostante le richieste della Margherita, rifiuta di ricandidarsi al Senato tornando a dirigere "Il Riformista" che aveva lasciato durante l'esprienza parlamentare.
 
Fa parte di numerosi think-tank ed associazioni internazionali, tra i quali "Policy network", "Les Progressistes" e Aspen Institute.
 
Il 30 dicembre 2010, in vista di un cambio di proprietà del giornale, annuncia le sue dimissioni da direttore del Il Riformista.
 
Da gennaio 2011 è editorialista del Corriere della Sera.


Luogo nascita : Castellammare di Stabia
Data nascita : 11 maggio 1956
Titolo di studio : maturità classica
Professione : giornalista
Partito : La Margherita (ora PD)
Legislatura : XV
Gruppo : L'Ulivo
Coalizione : L'Unione
Circoscrizione : Campania

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 15:39:10
BERTRAND  BLIER


Bertrand Blier (Boulogne-Billancourt, 14 marzo 1939)

.............................................è un regista,  attore e  sceneggiatore francese.


È figlio dell'attore Bernard Blier.

Il suo stile è sempre stato contraddistinto da un forte anticonformismo e da un umorismo nero e provocatorio fino dai primi lavori.
Dopo aver debuttato come assistente nel film Il giovane leone (1959) e aver realizzato un documentario dal titolo Hitler, connais pas (1963), Blier diresse il suo primo lungometraggio (Si j'étais un espion, 1967) in cui recitò anche il padre.
Il successo arrivò invece sette anni dopo, con il successivo I santissimi, lavoro che lanciò tre celebrità francesi quali Gerard Depardieu, Miou-Miou e Patrick Dewaere.
 
Negli anni ottanta, con un film che trattava il tema dell'omosessualità, Lui portava i tacchi a spillo (1986), Blier provocò uno scandalo di enormi dimensioni nella società francese.
 
Il suo ultimo lavoro, datato 2010, è Le Bruit des Glaçons , che vede protagonista il premio oscar Jean Dujardin.


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Bertrand Blier
74 anni, 14 Marzo 1939 (Pesci), Boulogne-Billancourt (Francia)

Figlio dell'attore Bernard Blier, si è affermato con ottime regie nel genere nero-umoristico, tra le quali ricordiamo: Hitler... connais pas (1962), I santissimi (1974), Buffet freddo (1979), Ormai sono una donna (1980), La nostra storia (1984), Lui portava i tacchi a spillo (1986), Troppo bella per te! (1988) con Gérard Depardieu, Merci la vie (1990), Un, due, tre, stella (1993) con Marcello Mastroianni, premiato al festival di Venezia, e Mon homme (1995).

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 15:56:58
PETER CUSHING

Peter Wilton Cushing (Kenley, 26 maggio 1913 – Canterbury, 11 agosto 1994 - 81 anni )

..................... è stato un attore inglese, noto in particolare come protagonista di film dell'orrore.


Diventato molto famoso per la interpretazione di Sherlock Holmes.
Volto tra i più noti della tv e del cinema inglese a partire dagli anni cinquanta, divenne celebre soprattutto come interprete del cacciatore di vampiri Abraham Van Helsing, oltre che per i ruoli del barone Victor Frankenstein e, in seguito, dell'investigatore Sherlock Holmes.
 
Tra le altre interpretazioni, quella del governatore Tarkin nel film Star Wars e il ruolo del protagonista nelle pellicole apocrife della serie Doctor Who.
Nato a Kenley, nel Surrey, Inghilterra da Nellie Marie King e George Edward Cushing, sin da ragazzo si appassiona alla recitazione e al teatro; interesse tuttavia ostacolato dalla famiglia, che vorrebbe per lui un lavoro più sicuro.

Ciononostante, nel 1936, dopo aver frequentato la Purley Secondary School, Peter decide di dedicarsi al teatro, prima come assistente dietro le quinte ed in seguito come attore. Alla fine degli anni '30 riscuote un notevole successo in diverse produzioni teatrali nel Regno Unito, decidendo, nel 1939, di trasferirsi in America e tentare la fortuna ad Hollywood.

Esordisce in La maschera di ferro di James Whale, cui seguono diversi piccoli ruoli in film quali Noi siamo le colonne, con Stanlio & Ollio (1940) e Vigil in the Night (1940); che tuttavia lo lasciano insoddisfatto.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, ritorna in Inghilterra, dove incontra la futura moglie Helen Beck, che gli resterà al fianco per tutta la vita. Nell'immediato dopoguerra torna in attività, lavorando soprattutto alla radio e in teatro, finché, nel 1948, il regista Laurence Olivier gli offre il ruolo di Osric nel film Amleto (1948). Negli anni successivi consolida la sua fama come star di punta della tv inglese, prendendo parte ad una serie di sceneggiati televisivi di notevole successo (spesso interpretati in diretta, secondo l'uso dell'epoca), vincendo per due anni di seguito il “Daily Mail National Television Award”. Nel 1950 interpreta il ruolo di Winston Smith in una fortunata versione per la BBC del romanzo di George Orwell 1984, sceneggiata da Nigel Kneale, cui seguono, sempre per la BBC, le interpretazioni di Mr. Darcy in Orgoglio e pregiudizio (1952) e di Riccardo II d'Inghilterra in Richard of Bordeaux (1955) e la serie televisiva Epitaph for a Spy (1953). Contemporaneamente inizia a decollare anche la carriera cinematografica, che lo vede tra gli interpreti di film di successo come Moulin Rouge (1952) e La fine dell'avventura (1955).
Nella seconda metà degli anni '50, Cushing viene contattato dalla Hammer, piccola casa di produzione cinematografica in rapida ascesa, intenzionata a produrre una serie di film horror di ambientazione vittoriana. Grazie a queste pellicole l'attore ha l'occasione, nell'arco di soli tre anni, di interpretare alcuni dei personaggi più significativi della sua carriera. Nel 1957 interpreta il ruolo principale in La maschera di Frankenstein, prima delle molte pellicole dell'orrore prodotte dalla Hammer, che segna l'inizio del fertile sodalizio di Cushing con il regista Terence Fisher e con il collega attore Christopher Lee. I tre lavorano nuovamente insieme l'anno successivo, realizzando Dracula il vampiro, una tra le più fortunate produzioni della casa inglese, che fa guadagnare a Fisher la fama di maestro dell'orrore ed eleva Cushing e Lee, grazie alle loro interpretazioni rispettivamente di Van Helsing e Dracula ad icone dell'horror britannico. Il film è anche una delle prime pellicole d'orrore inglesi ad avere grande successo negli Stati Uniti (rivaleggiando per fama e guadagni con il celeberrimo Dracula della Universal). Nel 1959 Fisher, Cushing e Lee lavorano assieme per la terza volta in La furia dei Baskerville, fortunata versione del celebre romanzo di Arthur Conan Doyle che offre a Cushing l'opportunità di vestire i panni di Sherlock Holmes, rivelandosi come uno dei più amati ed azzeccati interpreti del personaggio. Negli anni successivi l'attore continua a lavorare per la Hammer, riprendendo i personaggi "storici": Interpreta Victor Frankenstein, in La vendetta di Frankenstein (1958), La maledizione dei Frankenstein (1967) e Distruggete Frankenstein! (1969), Frankenstein e il mostro dell'inferno (1974), diretti da Fisher, La rivolta di Frankenstein (1964) di Freddie Francis, ciclo di film, di qualità altalenante, in cui, a differenza delle pellicole della Universal, incentrate sulla creatura, l'attenzione viene spostata sullo scienziato; Il personaggio di Abraham Van Helsing ritorna in Le spose di Dracula (1960) e La leggenda dei sette vampiri d'oro (1974), mentre nel dittico 1972: Dracula colpisce ancora! (1972) e I satanici riti di Dracula (1974) interpreta il suo discendente Lawrence/Lorrimer Van Helsing. Chiaramente ispirati a Van Helsing sono anche Von Spielsdorf e Gustav Weil interpretati in Vampiri amanti e Le figlie di Dracula, ispirati a personaggi di Le Fanu.
 
A metà degli anni Sessanta, ha interpretato l'eccentrico Doctor Who in due film (Dr. Who and the Daleks and Daleks, il futuro tra un milione di anni) basati sulla serie televisiva Doctor Who. Cushing decise coscientemente di interpretare questa parte di un personaggio amabile e familiare, nello sforzo di sfuggire alla sua immagine di attore "horror". "Sono terribilmente stanco di sentirmi dire dai figli dei vicini: 'Mia madre dice che non vorrebbe incontrarti in una strada buia'." , disse in una intervista del 1966. È apparso anche nella serie cult The Avengers e ancora nel suo seguito, The New Avengers. Nel 1986 ha interpretato il ruolo del Colonnello William Raymond in 'Biggles'. In Space: 1999 è apparso come un personaggio di tipo Prospero chiamato Raan.
 
Esordisce come assistente alla regia nel 1936. In seguito recita come attore teatrale in Inghilterra, prima di andare a Hollywood nel 1939.
 
Qualche anno prima che scoppiasse la Seconda guerra mondiale conobbe e sposò Helen Beck, con la quale visse fino alla morte.
 
Nel 1957 girò La maschera di Frankenstein (The Curse of Frankenstein) nel quale recitava per la prima volta il barone Frankenstein, personaggio che avrebbe interpretato più volte in futuro. Nel 1969 fece la parte di Sherlock Holmes in una serie televisiva della BBC e nel 1977 partecipò a Guerre stellari interpretando Grand Moff Tarkin, personaggio appartenente alle forze dell'Impero Galattico. In seguito alla morte della moglie e per colpa della sua malattia apparì in pubblico poche volte, commentando nel 1994, accanto all'amico e collega di una vita Christopher Lee, Flesh and Blood per la BBC, un documentario sulla Hammer Film Productions. Morì l'11 agosto dello stesso anno.
Due volte il "Daily Mail National Television Award" della televisione inglese negli anni cinquanta.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 16:06:58
GEORGE  SIDNEY

George Sidney (Long Island City, 4 ottobre 1916 – Las Vegas, 5 maggio 2002)


.................................................................................è stato un regista statunitense.
 

È stato presidente della Screen Directors Guild dal 1951 al 1959.


Fu il re indiscusso del musical hollywoodiano, colui che fece ballare Gene Kelly con il cartoon Jerry in Due marinai e una ragazza (1945).

Figlio di un importante produttore di Broadway iniziò la propria carriera ancora bambino come attore di vaudeville.
Approdò al cinema come fattorino della Mgm e, dopo alcuni documentari, di lì a poco diresse una serie di grandi e coloratissimi successi popolari (tutti in Technicolor) come La parata delle stelle (1943) con Gene Kelly, Bellezze al bagno (1944) con Esther Williams, I tre moschettieri (1948) e Baciami Kate! (1953), versione musical-commedia de La bisbetica domata di William Shakespeare.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 16:16:41
JOSEPH MANKIEWICZ

Joseph Leo Mankiewicz (Wilkes-Barre, 11 febbraio 1909 – New York, 5 febbraio 1993 - 83 anni )

................................ è stato uno sceneggiatore, regista e produttore cinematografico statunitense, di origini polacche.

 
Vincitore di quattro Premi Oscar per la regia e la sceneggiatura di Lettera a tre mogli, 1949, e Eva contro Eva, 1950.
Fu anche il regista di Cleopatra (1963).

Nato a Wilkes-Barre, Pennsylvania, in una famiglia di ebrei, da Franz Mankiewicz, polacco-statunitense,[1][2] e Joanna Blumenau, Mankiewicz si trasferisce con la sua famiglia a New York City dove si sarebbe laureato alla Stuyvesant High School. Nel 1928 ottiene un bachelor alla Columbia University.
 
Per un periodo lavora a Berlino, Germania, come corrispondente all'estero per il giornale Chicago Tribune, prima di essere attratto dal mondo del cinema. Tornato negli Stati Uniti, nel 1928 Mankiewicz ottiene un contratto dalla Paramount come sceneggiatore. Contemporaneamente anche suo fratello Herman J. Mankiewicz si sta facendo strada nel campo della sceneggiatura cinematografica (sarà lui a collaborare con Orson Welles alla stesura del copione di Quarto potere, Citizen Kane, 1941).
 
Da sempre interessato alla regia, nel 1936 Joseph L. Mankiewicz passa alla MGM sperando di passare dietro la macchina da presa, ma ottiene di lavorare solo come produttore. Ha però l'opportunità di farsi le ossa occupandosi della realizzazione di film come Furia (Fury, 1936) di Fritz Lang e Scandalo a Filadelfia (The Philadelphia Story, 1940) di George Cukor. Ma è la regia che continua ad interessarlo, così nel 1943 si trasferisce alla 20th Century Fox e l'anno seguente scrive e produce il riuscito Le chiavi del paradiso (The Keys of the Kingdom, 1944) di John M. Stahl.
 
Debutta come regista nel 1946 col film Il castello di Dragonwyck (Dragonwyck), un interessante melodramma gotico, seguito da una serie di tre film co-sceneggiati insieme a Philip Dunne, tra i quali c'è il film fantasy Il fantasma e la signora Muir (The Ghost and Mrs. Muir, 1947). Nel 1949 arriva il grande successo quando dirige Lettera a tre mogli (A Letter to Three Wives), in cui si avvale di un cast quasi tutto al femminile (tra cui Linda Darnell, Jeanne Crain e Ann Sothern), per descrivere con divertito cinismo vizi ed ipocrisie del gentil sesso. Per questo film Mankiewicz si guadagna ben due premi Oscar, uno per la migliore regia e l'altro per la migliore sceneggiatura.
 
È stato presidente della Screen Directors Guild dal 1950 al 1951.
 
Da sempre estimatore del teatro, nel 1950 Mankiewicz ne critica il lato eccentrico e perverso in Eva contro Eva (All About Eve), di cui cura anche la sceneggiatura. Raccontando la storia di una matura diva delle scene (Bette Davis) alle prese con un'insinuante giovane aspirante attrice (Anne Baxter), il regista usa il cinema per analizzare il suo diretto concorrente, il teatro appunto. Anche questo film gli fa guadagnare due premi Oscar, sempre per la migliore regia e la migliore sceneggiatura.
 
Negli anni seguenti Mankiewicz passa da uno sferzante melodramma sul successo e sul tradimento, La contessa scalza (The Barefoot Contessa, 1953), con Ava Gardner, ad un poco riuscito film storico con Marlon Brando, Giulio Cesare (Julius Caesar, 1953); da uno spaccato di vita umana nel contesto bellico in Un americano tranquillo (The Quiet American, 1957) ad un cupo dramma sull'omofobia, Improvvisamente l'estate scorsa (Suddenly, Last Summer, 1959), tratto dall'omonima opera teatrale di Tennessee Williams.
 
Nel 1963 viene distribuito il kolossal Cleopatra (Cleopatra), con Elizabeth Taylor e Richard Burton, alla cui regia Mankiewicz era passato dopo che Rouben Mamoulian aveva dato forfait.
 
Nel '67 ritorna alla commedia con Masquerade (Masquerade), con Rex Harrison, seguita nel 1972 da Gli insospettabili (Sleuth), con Laurence Olivier e Michael Caine. Dopo questo film Joseph L. Mankiewicz decide di ritirarsi.
 
Alla sua morte, nel 1993, il regista viene tumulato nel cimitero di Saint Matthew's Episcopal Churchyard, Bedford, New York.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 16:25:16
MARTIN  MAC MURRAY

Fredrick (Fred) Martin MacMurray (Kankakee, 30 agosto 1908 – Santa Monica, 5 novembre 1991 - 83 anni )

......................................................... è stato un attore statunitense.

 
È apparso in più di 100 film, prendendo parte anche a serie televisive di successo, con una carriera quarantennale.

Nacque da Frederick, solista di violino e Maleta Martin.
Nel 1913 i MacMurray si trasferirono a Beaver Dam, nel Wisconsin. Durante il periodo del college il giovane Fred iniziò a esibirsi come sassofonista in numerose band locali, finché nel 1930 non registrò il brano All I Want Is Just One Girl come vocalist per la Gus Arnheim Orchestra, sotto l'etichetta discografica Victor 78.
 
Iniziò a calcare le scene di Broadway, partecipando - tra le altre - alle rappresentazioni di due celebri commedie musicali, Three's a Crowd (1930-1931), e Roberta (1933–1934) dove lavorò con artisti del calibro di Sydney Greenstreet e di Bob Hope.
 
Nel 1934 firmò un contratto con la Paramount Pictures e apparve in alcuni ruoli minori, finché il regista Wesley Ruggles lo volle come protagonista de Il giglio d'oro (1935), accanto a Claudette Colbert, film che fece di MacMurray un divo dello schermo.
 
Sebbene i primi film di MacMurray siano poco ricordati dalla critica e dagli storici del cinema, in quegli anni l'attore lavorò con alcuni dei maggiori talenti di Hollywood, tra cui il regista Preston Sturges, e le più affascinanti dive dell'epoca: oltre alla Colbert, con la quale girerà altre sei pellicole, recitò con Katharine Hepburn nel film Primo amore (1935), con Carole Lombard nelle commedie brillanti I milioni della manicure (1935), Resa d'amore (1936) e La moglie bugiarda (1937), con Jean Arthur in Troppi mariti (1940), con Alice Faye in I ribelli del porto (1940) e con Marlene Dietrich in La signora acconsente (1942).
 
Il suo aspetto simpatico e rispettabile e i suoi modi disinvolti e affabili lo resero interprete ideale della commedia, ma fu in grado di interpretare in maniera credibile i personaggi più disparati in altri generi cinematografici, come nel western Il sentiero del pino solitario (1936), nel melodramma Al di sopra di ogni sospetto (1943) e nel musical La parata dell'impossibile (1945), tanto da diventare uno degli attori più amati e più pagati di Hollywood, con uno stipendio che nel 1943 raggiunse i 420.000 dollari.
 
La sua bonarietà da uomo comune non gli precluse intense interpretazioni drammatiche.
MacMurray ha dichiarato spesso che le sue performance migliori le diede quando affrontava personaggi negativi, come nel film La fiamma del peccato (1944), di Billy Wilder (il quale lo richiederà invano anche per Viale del tramonto) in cui recitò lo sgradevole ruolo - già rifiutato da altri attori - di Walter Neff, un assicuratore irretito da una donna crudele e arrivista (Barbara Stanwyck), che intende uccidere il proprio marito e incassare la polizza sulla vita stipulata a suo nome.
 
Durante gli anni cinquanta MacMurray continuò principalmente ad alternare commedie brillanti ad incursioni in pellicole western e di avventura. Si distinse comunque per alcuni ruoli decisamente controcorrente, come quello del cinico e doppiogiochista tenente Thomas Keefer ne L'ammutinamento del Caine (1954), accanto a Humphrey Bogart, quello del poliziotto corrotto Paul Sheridan in Criminale di turno (1954), e quello del cinico Jeff Sheldrake, il fedifrago dirigente d'azienda nella commedia agrodolce L'appartamento (1960), ancora di Billy Wilder ed accanto a Jack Lemmon e Shirley MacLaine, premiata con il premio Oscar.
 
Negli anni sessanta, MacMurray scoprì una seconda giovinezza artistica in alcuni film prodotti dalla Walt Disney Productions, tra cui Un professore tra le nuvole (1961), Professore a tutto gas (1963) e I ragazzi di Camp Siddons (1966), oltre che nella serie televisiva Io e i miei tre figli (My three sons), che si protrasse per 12 stagioni, tra il 1960 e il 1972, in cui interpretò un vedovo alle prese con i problemi dei suoi tre giovani figli.
 
Dopo la cancellazione della serie, nel 1972, MacMurray recitò in pochi altri film prima di ritirarsi definitivamente dalle scene nel 1978.

MacMurray è stato sposato due volte.
Con la prima moglie Lillian Lamont, sposata il 20 giugno 1936, adottò due bambini. Dopo la morte della prima moglie, avvenuta il 22 giugno 1953, si risposò l'anno seguente con l'attrice June Haver, con la quale adottò altri due bambini.
 
Nel 1939 il disegnatore C. C. Beck si ispirò a MacMurray per il personaggio che sarebbe poi diventato Capitan Marvel, della Fawcett Comics.

MacMurray fu un convinto sostenitore del Partito repubblicano: insieme a Bob Hope e James Stewart sostenne Richard Nixon nella campagna elettorale del 1968.
 
MacMurray fu anche considerato uno degli attori più parsimoniosi di Hollywood, il che gli consentì di accumulare una notevole fortuna finanziaria durante la sua lunga carriera; sembra che diversi colleghi di studio avessero notato che, anche dopo aver raggiunto il successo, l'attore continuasse a seguire abitudini frugali, portandosi da casa il pranzo, spesso costituito da un uovo sodo. Stando a quanto raccontava l'attore William Demarest, co-interprete di My three sons, MacMurray arrivava sul set con uova colorate per il pranzo, avanzi delle festività pasquali, anche se erano trascorsi diversi mesi dalla Pasqua, come se non volesse sprecarle.
 
Dopo una lunga battaglia contro la leucemia, MacMurray morì di polmonite nel 1991, a Santa Monica, e fu sepolto nel cimitero di Holy Cross a Culver City (California).
 
Nel 2007 è uscita la sua prima biografia completa, scritta da Charles Tranberg per la casa editrice Bearmanor Media.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 16:40:33
TONY BENN

Anthony Neil Wedgwood Benn detto Tony - già secondo Visconte di Stangate (Marylebone, 3 aprile 1925)


................................................. è un politico britannico, socialista e repubblicano.
 
Ha avuto un ruolo centrale nell'atto di riforma della Camera dei Lords adottato nel 1963 ed è stato, negli anni settanta e ottanta una figura centrale della sinistra interna al Partito Laburista. Fu segretario di stato dell'Industria e "Postmaster General" nel secondo governo di Harold Wilson, segretario di stato nel governo di James Callaghan, segretario del Partito Laburista, e Ministro della tecnologia sempre con Harold Wilson. Dopo John Parker è stato il politico laburista più a lungo presente nella Camera dei Comuni.
 
È conosciuto come uno dei pochi politici usciti dall'esperienza di governo con posizioni più a sinistra che in precedenza, col passare degli anni Benn si è anche spostato progressivamente dall'attività politico – parlamentare a un sempre maggiore interesse per l'attivismo di base fatto di dimostrazioni e dibattiti pubblici. Dagli anni settanta si dichiara vegetariano. Nel Regno Unito la sua attività politica ha portato in uso il termine “Bennita” (Bennite) che sta ad indicare posizione di sinistra radicale unita con un atteggiamento democratico e rispettoso delle posizioni diverse.
Tony Benn discende da una famiglia di radicate tradizioni politiche, i suoi due nonni furono entrambi membri del parlamento per il Partito Liberale, così come suo padre, Lord John Benn che passò poi nel Partito Laburista; prima alla Camera dei Comuni poi in quella dei Pari, dopo avere ricevuto il titolo di Visconte Stansgate. La vicinanza con ambienti governativi consentì a Tony, fin dall'infanzia, di entrare in contatto con alcune delle grandi personalità del periodo, come David Lloyd George e Gandhi, incontrato nel 1931 mentre suo padre era segretario di Stato per l'India
 
La madre di Benn, Mergareth Eadie Holmes (1897 - 1991) fu una teologa e una militante femminista. Fu membro della League of the Church Militant, che anticipò il successivo Movimento per l'Ordinazione delle Donne. Il richiamo ricevuto nel 1925 dall'allora Arcivescovo di Canterbury, Randall Thomas Davidson per avere sostenuto l'ordinazione delle donne dimostra come ella fosse in primo piano nella lotta per questo principio all'interno della Chiesa. L'attività di teologa della madre ebbe una forte influenza sul giovane Tony, al pari dell'impegno politico di tutto il resto della famiglia. Tony Benn si forma alla Westminster School e al New College di Oxford, dove viene anche eletto presidente della Oxford Union.
 
In seguito Benn tenterà di sminuire i titoli della propria formazione, dichiarando in pubblico, negli anni settanta, che la sua formazione accademica era "still in progress", ancora in corso. Nel 1949, incontra Caroline Middleton DeCamp, giovane americana nata a Cincinnati, Ohio, nel 1926, dopo nove anni di fidanzamento le chiederà di sposarlo nel 1958, su una panchina di un parco di Oxford, in seguito acquistata dallo stesso Benn e oggi sita nella sua casa di Holland Park (presso Kensington a Londra. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: Stephen, Hilary, Melissa e Joshua. Caroline Benn fu un'importante pedagogista e morì di cancro il 22 novembre 2000. Un punto importante della biografia di Benn va ricercato nella sua partecipazione alla seconda guerra mondiale; nel 1943 si arruola nella RAF dove già sono impiegati il padre e il fratello maggiore, Michael che verrà poi ucciso in combattimento.
 
Tony sarà pilota in Sudafrica e in Rhodesia, la morte prematura del fratello, oltre a segnarlo profondamente, avrà anche un ruolo importante nelle sue successive vicende politiche. Fra i dati interessanti relativi alla famiglia va segnalato l'impegno politico dei figli: Stephen è stato per più mandati nel Consiglio Municipale di Londra, Hilary, il secondogenito, è stato Ministro dell'Ambiente del governo di Gordon Brown, mentre la figlia di Stephen, Emily (nata nel 1989) venne candidata per un posto alla camera dei Comuni nelle elezioni generali britanniche del 2010 (selezionata dal Partito Laburista per il collegio di East Worthing e Storeham), con la sua inavvenuta elezione la famiglia Benn mancò il primato di cinque generazioni rappresentate nel parlamento britannico nel corso di meno di un secolo.
 
Finita la seconda guerra mondiale Benn viene assunto e lavora per breve tempo alla BBC salvo ricevere la proposta, nel 1950 di correre alle elezioni suppletive per un collegio della Camera reso vacante dalle dimissioni del laburista Stafford Cripps, malato. Nel 1951 Tony Benn entra così alla Camera in qualità di "Baby of the House" cioè come deputato più giovane in carica. Ha presentato proposte per l'abolizione della monarchia e l'istituzione della Repubblica (Commonwealth). E' rimasto in carica, con interruzioni, fino al 2001. Dallo stesso anno è presidente dell'associazione pacifista Stop the War Coalition.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 16:47:07
TERVOR BAYLIS

Trevor Graham Baylis (Londra, 13 maggio 1937)

....................................................... è un inventore inglese.

 
È conosciuto per aver inventato la "wind-up" radio, una radio alimentata non da comuni batterie bensì dal movimento di una manovella per alcuni secondi. La radio immagazzina questa energia per poi utilizzarla come alimentazione del ricevitore. Baylis ha inventato la wind-up radio principalmente per i paesi dell'Africa ed in risposta al problema dell'AIDS, sostenendo che con maggiore informazione si può prevenire il contagio. Nell 1997 è stato nominato Ufficiale dal governo britannico ed ha ottenuto un dottorato dalla Leeds Metropolitan University nel 2005.
La sua prima radio, chiamata Freeplay, fu fatta conoscere grazie a diverse trasmissioni televisive in cui sosteneva l'importanza della diffusione di radio per prevenire l'AIDS.
 
In seguito, la gamma di radio si è espansa, includendo anche piccoli modelli di radio AM/FM a manovella destinati anche ai mercati europei, come la "ECO Radio


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 17:03:12
MILORAD  PAVIC

Milorad Pavić (in serbo Милорад Павић; Belgrado, 15 ottobre 1929 – Belgrado, 30 novembre 2009)

..........................................................è stato uno scrittore e romanziere serbo di notevole fama.


 
Storico della letteratura serba classica e specialista nella poesia barocca, Pavić è stato autore di saggi e di opere di poesia.
 
È conosciuto all'estero soprattutto per le sue opere di fantasia; i suoi romanzi e le sue novelle, zeppi di dettagli misteriosi e di connotazioni esoteriche, si caratterizzano per un'avvincente alternanza di sogno e realtà.
 
Particolare è la costruzione di molti dei suoi romanzi, come ad esempio il Dizionario dei Chazari (Milano, Garzanti, 1988), suddiviso in tre dizionari, ciascuno rappresentante un particolare punto di vista, con due versioni differenti del romanzo, una maschile e una femminile, che differiscono per un solo paragrafo.
 
Oltre al Dizionario dei Chazari, in italiano sono tradotti anche altri due romanzi di Pavić: Paesaggio dipinto con il tè (Milano, Garzanti, 1991) e Il lato interno del vento (Milano, Garzanti, 1993).
 
I suoi romanzi sono stati tradotti in svariate lingue.
 
Si è spento a Belgrado il 30 novembre 2009

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 17:13:23
ALBERT BURKE

Admiral Arleigh Albert '31-nodo 'Burke (19 ottobre 1901 - 1 gennaio 1996)


è stato un ammiraglio della Marina degli Stati Uniti che si è distinto durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea, e che ha servito come capo delle operazioni navali nel corso della Eisenhower e Kennedy amministrazioni.

USS Arleigh Burke (DDG-51), la nave principale della sua classe di cacciatorpediniere Aegis-dotati di missili guidati, è stato commissionata in suo onore nel 1991, quando era ancora in vita.

Burke è nato a Boulder, Colorado. L'8 giugno 1923, si è laureato presso la United States Naval Academy, è stato commissionato come guardiamarina nella Marina degli Stati Uniti, e ha sposato Miss Roberta Gorsuch di Washington, DC.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 17:24:02
ARTHUR  MILLER


Arthur Asher Miller (New York, 17 ottobre 1915 – Roxbury, 10 febbraio 2005 - 89 anni )

.............................................. è stato un drammaturgo, scrittore e pubblicista statunitense.


 Ebreo, è stato una figura di primo piano nella letteratura americana e nel cinema per oltre 61 anni, con ben 5 drammi: quasi uno al decennio.

Le opere più note di Miller sono The Crucible (Il Crogiuolo), Erano tutti miei figli (che vinse nel 1947 il Tony Award come migliore opera), e Morte di un commesso viaggiatore, ancora studiato e rappresentato in tutto il mondo.

Miller deve la sua notorietà non solo alla professione di scrittore ma anche ad un preciso periodo della sua vita privata trascorso sotto i riflettori della stampa scandalistica: ci si riferisce ai cinque anni del suo matrimonio con Marilyn Monroe (1956-1961). Il drammaturgo nella sua autobiografia pubblicata negli anni novanta, Svolte, ripercorse le tappe di questa tormentata e chiacchierata unione: dalla fragilità psicologica dell'attrice (dipendente da alcol e cocaina) che lo attrasse, ai ripetuti tentativi di avere un bambino (la Monroe non riuscì a portare a termine due gravidanze), fino al naufragio del matrimonio fra incomprensioni e litigi. Per la giovane e bella moglie, Miller scrisse la sceneggiatura di The Misfits (Gli spostati), l'ultimo film, diretto da John Huston nel 1961, che la Monroe interpretò, prima di essere trovata morta nella sua abitazione di Los Angeles il 5 agosto del 1962, all'età di 36 anni. Dopo la morte della Monroe, Miller scrisse la biografia della diva, dal titolo Io la conoscevo .bbraio 2005) è stato un drammaturgo, scrittore e pubblicista statunitense.

Miller nacque in una famiglia ebrea benestante a New York. Suo padre, Isidore Miller, produceva e vendeva abiti da donna, cadde in rovina durante la grande depressione. Sua madre era casalinga. Sua sorella Joan divenne attrice con il nome di Joan Copeland e ha lavorato in alcune opere del fratello.
 
Miller ha frequentato la scuola pubblica dal 1920 al 1928 e la sua prima opera, un melodramma, fu messo in scena per la prima volta nel 1923 allo Shubert Theatre. Negli anni in cui frequentava la Abraham Lincoln High School vicino a Coney Island, a Brooklyn, New York, Miller era un buon atleta e uno studente mediocre. All'inizio fu rifiutato dall'università del Michigan e subì l'odio antisemita, che avrebbe influenzato i suoi ultimi lavori. Miller mise da parte 13 dei 15 dollari di assegno che guadagnava al college e fece di nuovo domanda all' università del Michigan, dove fu accettato nel 1934.
 
Il 17 febbraio 1962 Miller sposò Inge Morath, fotografa della nota agenzia Magnum, che aveva, fra l'altro, documentato con straordinarie immagini in Nevada le riprese de Gli spostati, e la Monroe.
 
Miller è morto il 10 febbraio 2005 nel ranch di Roxbury in Connecticut, lo stesso che aveva acquistato la Monroe ai tempi del loro matrimonio, e che l'attrice scelse di regalargli quando divorziarono per convincere lo scrittore a non opporsi al divorzio.
Alla Michigan, Miller studiò giornalismo e teatro, e si interessò soprattutto al teatro classico greco e alle opere di Henrik Ibsen. Nella primavera del 1936 (il suo secondo anno), scrisse il suo primo lavoro, No Villain (pare per vincere un premio di 250 dollari in una gara), e vinse il premio Avery Hopwood, il primo dei due che ricevette. Miller mantenne forti rapporti con la sua università per il resto della sua vita, che in seguito istituì il premio Arthur Miller nel 1985 e il premio Arthur Miller per il teatro nel 1999, e dando il suo nome al teatro Arthur Miller l'anno successivo. Nel 1938, Miller si laureò in letteratura inglese. Nel 1940, sposò la sua collega dell'università Mary Slattery (con cui ebbe due figli, Jane e Robert). Fu esonerato dal servizio militare nella seconda guerra mondiale per una ferita che si fece giocando a football.
 
Miller raggiunse la fama con Erano tutti miei figli nel 1947, che tratta del proprietario di una fabbrica che vende pezzi di ricambio difettosi per aerei durante la seconda guerra mondiale provocando così la morte di diversi piloti. Erano tutti miei figli vinse il premio New York Drama Critics Circle e due Tony Awards. Il suo Morte di un commesso viaggiatore del 1949 vinse il premio Pulitzer e tre Tony Awards, e il premio New York Drama Critics Circle. Era il primo lavoro a vincerli tutti e tre. The Crucible esordì a Broadway il 22 gennaio del 1953. Nel 1956, divorziò da sua moglie. A giugno Miller dovette presentarsi di fronte al comitato di Stato sulle attività anti americane, e il 29 giugno sposò Marilyn Monroe, che aveva conosciuto otto anni prima tramite Elia Kazan, che pagava gli alimenti alla sua moglie precedente e che lo mantenne per tutta la durata del matrimonio nel lusso, famoso l'episodio in cui Miller in europa comprò una supercar sportiva e la spedì negli U.S.A. a spese della diva.
 
Il 31 maggio 1957, lo scrittore fu giudicato colpevole di insulto al Congresso per aver rifiutato di rivelare i nomi dei membri del circolo letterario sospettato di avere legami con il comunismo. La sua condanna fu commutata il 7 agosto del 1958 dalla corte d'appello, in seguito alla decisione del Miller di rivelare i nomi richiestigli. Lo stesso anno pubblicò una sua raccolta di opere: raccolta che rimase per la maggior parte nei magazzini dell'editore.
 
Divorziò dalla Monroe nel 1961, subito prima che uscisse in film Gli spostati da lui scritto, ed interpretato, oltre che dalla stessa Marilyn, da Clark Gable e da Montgomery Clift. Miller lo definì "il punto più basso della mia carriera", ricavando dal matrimonio due gravidanze non concluse, una ispirazione per un capolavoro mal sfruttata ed un ranch latifondistico: lo stesso ranch in cui lo scrittore morirà 9 lustri dopo
Dopo il divorzio dalla Monroe, Miller si risposò nel 1962 con la fotografa austro-americana Inge Morath, dalla quale ebbe altri due figli: Rebecca Miller (che sposerà l'attore Daniel Day-Lewis) e Daniel. Quest'ultimo, nato nel 1966, fu ripudiato dallo scrittore giacché afflitto dalla Sindrome di Down, e segregato in un istituto. Miller non lo volle rivedere più, almeno fin quando Daniel Miller riuscì ad incontrarlo in occasione di un congresso. Preso allora da lancinanti sensi di colpa e prossimo alla fine (2005), lo scrittore lo citò nel testamento. L'intera vicenda è emersa soltanto nell'agosto del 2007, scatendando molte polemiche e causando inedite "rivisitazioni" dell'uomo Miller. Inoltre l'accaduto viene anche citato nel film Gli abbracci spezzati di Pedro Almodovar.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 17:34:06
NORMAN  ROCKWELL

Norman Percevel Rockwell (New York, 3 febbraio 1894 – Stockbridge, 8 novembre 1978 - 84 anni )

............................................... è stato un pittore e illustratore statunitense del XX secolo.

 
Il peculiare stile delle sue opere, definito "realismo romantico", ha riscosso, soprattutto negli Stati Uniti, un largo apprezzamento popolare ed ha influenzato generazioni successive di illustratori. La sua fama è legata soprattutto alle oltre 300 copertine da lui create tra il 1916 e il 1963 per il magazine "The Saturday Evening Post", che costituiscono, nel loro insieme, un'importante fetta della cultura popolare americana del secolo scorso.

Norman Rockwell nacque il 3 febbraio 1894 a New York, secondo figlio di Jarvis Waring Rockwell, imprenditore tessile newyorkese, e Ann Mary Hill, donna di origini britanniche. Il giovane Norman dimostrò fin da giovanissimo una forte attrazione nei confronti dell'arte ed in particolare della pittura. Infatti già all'età di quattordici anni si iscrisse alla Chase Art School. Appena due anni dopo lasciò questa prima sistemazione per andare alla National Academy of Design ed infine alla Art Students League. Non ancora compiuti i 16 anni gli venne commissionato il primo lavoro: la creazione di quattro diversi temi natalizi per cartoline d'auguri.

Sempre nello stesso periodo ebbe inizio la collaborazione con alcune riviste giovanili, in particolar modo con il Boys' life, il magazine ufficiale dei Boy Scouts d'America (BSA).Nel 1913 divenne il direttore artistico del Boys' life, carica che continuò a ricoprire per parecchi anni. Durante questo incarico dipinse numerose copertine, delle quali la prima (Scout at Ship's Wheel) fu pubblicata proprio nel settembre di quello stesso anno.
 
Con l'avvento della Prima guerra mondiale cercò di arruolarsi tra le file della U.S. Navy (la marina militare statunitense), ma fu respinto perché trovato 4 kg sotto peso (era alto 1,83 m e pesava 64 kg). Trascorsa un'intera nottata ingurgitando banane, ciambelle e bevande di ogni tipo, raggiunse il peso necessario per essere arruolato il giorno seguente. Nonostante questi sforzi gli venne affidato il compito di artista militare, e non ebbe modo di partecipare a nessun combattimento durante la sua esperienza bellica.
 
All'età di ventuno anni si trasferì con la famiglia a New Rochelle (NY), dove aprì uno studio con il vignettista Clyde Forsythe, che già lavorava al The Saturday Evening Post. In quel periodo collaborò con alcune riviste come Life, Literary Digest e Country Gentleman. Nel 1916 iniziò a disegnare per il The Saturday Evening Post, sul quale Rockwell venne pubblicato per ben 8 volte nell'arco del suo primo anno. Questa collaborazione si rivelerà poi particolarmente fortunata visto che l'illustratore pubblicò su questa rivista un totale di ben 321 copertine originali nell'arco di quarantasette anni. Sempre nel 1916 convolò a nozze con Irene O'Connor, dalla quale, in seguito, avrebbe divorziato nel 1930.
 
Gli anni trenta e quaranta sono considerati il periodo di maggiore fioritura artistica nella carriera di Rockwell. Nel 1930 sposò Mary Barstow, una maestra di scuola, dalla quale ebbe tre figli, Jarvis, Thomas, e Peter. Nel '39 si trasferirono tutti ad Arlington (Vermont), e l'opera dell'artista iniziò a riflettere la vita della piccola provincia americana.


Nel pieno della Seconda guerra mondiale, Rockwell, ispiratosi al celebre discorso sulle quattro libertà fondamentali (libertà dal chiedere, dalla paura, di parola e di culto), tenuto al congresso dal presidente Franklin D. Roosevelt, dipinse la serie di quadri denominata appunto The Four Freedoms. Questo gruppo di opere fu pubblicato nel 1943 sul The Saturday Evening Post e più tardi venne esibito in sedici città americane dal Dipartimento del Tesoro per promuovere la raccolta dei fondi di guerra. In quello stesso anno un incendio, divampato nello studio dell'artista ad Arlington, causò la perdita di numerose tele originali nonché della sua collezione di costumi e materiali di scena di interesse storico.
 
Nel 1953 si verificò l'ennesimo ma stavolta definitivo trasloco dell'intera famiglia Rockwell, che scelse come nuova sistemazione la città di Stockbridge nel Massachusetts. Appena sei anni dopo, inaspettatamente, morì Mary Barstow Rockwell (la moglie dell'artista). Nel periodo che seguì, anche grazie all'aiuto del figlio Thomas, Rockwell compose la sua autobiografia, My Adventures as an Illustrator, che venne pubblicata nel 1960.

Il Post presentò estratti da questo libro per ben otto edizioni consecutive, la prima delle quali includeva il celeberrimo Triple Self Portrait (Triplice Autoritratto). L'anno successivo si sposò con Molly Punderson, un'insegnante in pensione. Nel 1964 terminò la collaborazione, durata ben quarantasette anni, con il Post per intraprendere una nuova esperienza lavorativa con la rivista Look. Nell'arco dei 10 anni per cui lavorò per Look, l'illustratore rappresentò i suoi più profondi interessi come i diritti civili, la lotta alla povertà e la conquista dello spazio. Contribuì anche a molte copertine di LP di musica rock, tra gli altri nel 1968 al disco The live adventures of Mike Bloomfield and Al Kooper per la Columbia Records.
 
Nel 1977 ricevette la medaglia presidenziale della libertà, la più prestigiosa onorificenza civile negli Stati Uniti.
 
Norman Rockwell morì a Stockbridge (Massachusetts) l'8 novembre del 1978. Ai suoi funerali presenziò la first lady Rosalynn Carter

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Febbraio 2013, 17:36:45
altre di Rocwell
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Febbraio 2013, 13:56:24
DINO BUZZATI

Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972 - 65 anni )

............................................è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.


« Le storie che si scriveranno, i quadri che dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell'uomo, la sua autentica bandiera [...] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente inutili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell'atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne. »
 (Dino Buzzati da Il Mago)

Dino Buzzati (il cognome Traverso fu aggiunto nel 1917) nasce nella villa di famiglia presso San Pellegrino, località alle porte della città di Belluno.
 
Il padre è Giulio Cesare Buzzati (1862-1920), celebre giurista proveniente da un'illustre famiglia bellunese, mentre la madre è Alba Mantovani (1871-1961), veneziana, figlia del medico Pietro Mantovani e della nobildonna Matilde Badoer[2][3]. È il terzo di quattro fratelli: gli altri sono Augusto (1903-?), che diverrà ingegnere, Angelina (1904-2004) e Adriano (1913-1983), futuro biologo genetista. La famiglia Buzzati trascorreva le estati nella villa di Belluno e il resto dell'anno a Milano, dove il padre — docente di diritto internazionale — lavorava alla neonata Università "Luigi Bocconi", dividendosi tra questa e l'insegnamento alla più antica Università di Pavia.
 
La villa di famiglia e la biblioteca, fondamentali nella formazione dello scrittore, meriterebbero una storia a parte. Nei primi anni della sua infanzia lo scrittore presentò una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a dodici anni pianoforte e violino, abbandonando però in seguito gli studi. Connaturato alla crescita di Buzzati è anche l'amore per la montagna, che lo porterà a scalare e a sognare le montagne per tutta la vita. Dopo i primi anni, e dopo la morte del padre, a quattordici anni, Buzzati si iscrive al liceo Parini di Milano, dove conosce Arturo Brambilla; i due stringono amicizia e si cimentano anche in duelli di scrittura. Con lui inizierà una fitta corrispondenza che continuerà sino alla prematura morte di Brambilla.
 
In questi anni Buzzati scopre l'interesse per la cultura egizia (nelle lettere con Brambilla si firmerà a lungo Dinubis) e per Arthur Rackham. Terminati gli studi superiori Buzzati inizia a mostrare le prime velleità letterarie iniziando a pensare di scrivere un romanzo, e si iscrive a giurisprudenza per assecondare le volontà della famiglia e per proseguire la tradizione (i due fratelli infatti avevano intrapreso strade diverse iscrivendosi l'uno a ingegneria e l'altro a biologia).
 
Nel 1928, poco prima di terminare gli studi universitari, entra come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, ed infine inviato. I suoi articoli al Corriere furono relativamente pochi, in quanto vi lavorò a lungo con l'importante qualifica di titolista (chi pensa ai titoli degli articoli). Sempre nell'anno 1928 si laurea in giurisprudenza con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato.
 
Nel 1933 uscì il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale seguì dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere furono tratti film ad opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993.
 
Fra il 1935 e il 1936 si occupò del supplemento mensile La Lettura.
 
Il 9 giugno 1940 Buzzati pubblicò il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, scritto l'anno precedente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi fu cambiato su suggerimento di Leo Longanesi, che lo pubblicò da Rizzoli[6]), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trasse il film omonimo. In quegli anni Buzzati cominciava a dedicarsi ai suoi fortunati racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Accanto all'attività narrativa, Buzzati continuò la sua attività di giornalista: quando uscì Il deserto dei Tartari era inviato di guerra ad Addis Abeba per il Corriere. Il 25 aprile fu suo l'editoriale di commento alla Liberazione che uscì sulla prima pagina del Corriere con il titolo Cronaca di ore memorabili.
 
Nel 1946, Buzzati cambiò editore passando a Mondadori.

Nel 1949 fu inviato dal Corriere al seguito del Giro d'Italia, all'epoca la manifestazione sportiva più seguita nella penisola. Nello stesso anno Il deserto dei Tartari usciva in lingua francese, riscuotendo un lusinghiero successo. Nacque allora la popolarità di Buzzati in Francia.
 
Nel 1958 vince il Premio Strega con la raccolta Sessanta racconti. Del 1960 è Il Grande Ritratto, che riscosse molto successo dal punto di vista tematico, meno da quello letterario: viene affrontato il tema della femminilità, novità rispetto alle tematiche affrontate fino ad ora dall'autore. Esso anticipa il più famoso L' Amore, in cui si riconoscono alcune vicende biografiche dell'autore, come per esempio il matrimonio avvenuto ad età avanzata. Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affrontava temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre (Le mura di Anagoor, Il cantiniere dell'Aga Khan, Il deserto dei Tartari), l'ineluttabilità del destino (I sette messaggeri) spesso accompagnata dall'illusione (L'uomo che voleva guarire). Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come ne Il deserto dei Tartari). Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità (Un amore)[7]. La letteratura di Buzzati appartiene al genere fantastico, anche se talvolta presenta vicinanze al genere horror.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e ristampato solo in gennaio 2012. Il libro è una raccolta di finti miracoli, che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare, e ispirati alla località di Valmorel di Limana.
 
Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicava alla pittura (terrà con successo anche alcune mostre) e al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni. Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo videro collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, il progetto che il regista inseguì tutta la vita, e che non ebbe mai luce. Sempre per il cinema, e probabilmente per lo stesso Fellini, realizzò anche il racconto e trattamento "Se sono grasso che male c'è", andato purtroppo disperso.[senza fonte]
 
Fu, da un certo punto di vista, un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia. Uno dei pochi in Italia a promuovere i canoni della letteratura fantastica.
 
Morì di tumore al pancreas (male che già causò il decesso del padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972.
 
Le sue ceneri verranno disperse sulla Croda da Lago.

Momento centrale della sua narrativa è sicuramente il Deserto dei Tartari nel quale il protagonista, Giovanni Drogo, tenente di prima nomina è mandato in una fortezza sperduta ai limiti del deserto, dove egli vive una sorta di iniziazione alla morte. La Fortezza Bastiani è un avamposto ai limiti dell'impero che si colloca in un contesto caratterizzato da una surreale assenza di definizioni spazio-temporali.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati fu un grande appassionato di arte: eseguì numerosi bozzetti e dipinti di vario genere, partecipando a numerose mostre. in ogni caso, l'autore ironizza sulla propria vocazione artistica, dichiarando di considerare l'arte "un semplice hobby, non un mestiere". «Dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie». Con "Poema a fumetti" vincerà il premio Paese Sera, nel 1970. Il suo dipinto più noto è "Il Duomo di Milano", raffigurato come una montagna dolomitica con guglie e pinnacoli, e pascoli verdi al posto della piazza. Un'altra passione di Buzzati è stata infatti quella del'alpinismo ed in particolare delle scalate su roccia. Molte sono le vie di roccia, anche difficili, da lui percorse sulle Dolomiti, spesso accompagnato da famose guide alpine divenute nel tempo suoi intimi amici (come Gabriele Franceschini). Le zone da lui più frequentate erano le Pale di San Martino e la Croda da Lago, a cui era particolarmente affezionato. Per quasi tutta la sua vita ha dedicato a questa attività il mese di vacanza in settembre, che trascorreva nella casa di famiglia a San Pellegrino di Belluno. Il suo amore per le montagne e per le scalate era tale che più volte ha raccontato e scritto che quasi tutte le notti a Milano sognava di arrampicare.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Febbraio 2013, 14:15:58
ALBERT CAMUS

Albert Camus (Mondovi, 7 novembre 1913 – Villeblevin, 4 gennaio 1960)

.................................................... è stato un filosofo, saggista, scrittore e drammaturgo francese.
 
Per quanto alcuni critici ritengano Camus difficilmente catalogabile in una corrente letteraria definita, è indubitabile che egli tragga gli spunti per la sua narrativa filosofica dai turbamenti esistenziali della società europea tra le due guerre. Ed è in base a ciò che egli merita di essere considerato uno dei padri dell'esistenzialismo ateo novecentesco accanto a Jean-Paul Sartre, malgrado i forti elementi di contrasto tra i due, che vanno però visti sotto il profilo etico-politico più che filosofico. Aderenti entrambi alla Resistenza, dove militarono nella formazione Combat, e al Partito Comunista Francese, ma ben presto Camus mostra l'inconciliabilità della sua visione del mondo col marxismo ortodosso; lascia il partito e si accosta al movimento anarchico.
 
È stato Premio Nobel per la letteratura nel 1957 (i suoi discorsi pronunciati in occasione del ritiro del premio sono raccolti in Discours de Suède edito da Gallimard).
 
Il suo lavoro è sempre risultato teso allo studio dei turbamenti dell'animo umano di fronte all'esistenza. La ricerca di un profondo e autentico legame fra gli esseri umani è reso impossibile dall'assurdo che incombe sull'esistenza umana. La ricerca del legame inter-umano che continuamente sfugge è simile allo sforzo immane che Sisifo compie per tornare sempre allo stesso punto. Il legame umano pare infine essere non altro che il rendersi consapevoli dell'assurdo e del cercare di superarlo nella solidarietà. Ma l'assurdo di certe manifestazioni volte a recidere il legame stesso, come ad esempio la guerra e le divisioni di pensiero in generale, incombe sugli uomini come una divinità malefica che ne fa allo stesso tempo degli schiavi e dei ribelli, delle vittime e dei carnefici.
 
L'unico scopo del vivere e dell'agire, per Camus, pare esprimersi dialetticamente fuori dell'intimità esperienziale, nel combattere nel sociale le ingiustizie, oltre che le espressioni di poca umanità, come la pena di morte. «Se la Natura condanna a morte l'uomo, che almeno l'uomo non lo faccia», usava dire.
Albert Camus nacque a Mondovi, nell'allora Algeria francese, il 7 novembre 1913 da una modesta famiglia di pieds-noirs. Il padre, Lucien Auguste Camus, era un fornitore d'uva locale nipote di coloni francesi nativi di Bordeaux e dell'Alsazia che morí precocemente nella prima battaglia della Marna nel 1914 «...per servire un paese che non era suo» come ebbe a scrivere Camus una volta adulto nel romanzo Il primo uomo; invece la madre, Catherine Hélène Sintès, era figlia di immigrati spagnoli originari di Minorca.
 
Dopo la morte del padre, assieme alla madre e alla nonna materna, la quale rivestirà un ruolo molto importante nella sua educazione a causa della severità e dell'accentramento dei poteri familiari (la madre è come se non avesse avuto mai parte nella crescita del figlio), si trasferisce ad Algeri dove svolgerà tutti i gradi di scuola.
 
Camus brilla sin da giovane negli studi. Spinto dal suo professore di filosofia, e in seguito grande amico, Jean Grenier (al quale rimarrà legato per tutta la vita), vince una borsa di studio presso la facoltà di filosofia della prestigiosa Università di Algeri.
 
È proprio Grenier a invitarlo alla lettura de Il dolore (La Douleur) di André de Richaud, opera che lo spingerà a intraprendere l'attività di scrittore. La tubercolosi, che lo colpisce giovanissimo, gli impedisce di frequentare i corsi e di continuare a giocare a calcio, sport nel quale eccelleva come portiere.
 
Finisce così gli studi da privatista e si laurea in filosofia nel 1936 con una tesi su Plotino e Sant'Agostino (pubblicata in Italia nel 2004 col titolo Metafisica cristiana e neoplatonismo, Editrice Diabasis: sugli influssi della filosofia antica, e di Plotino in particolare, sulla formazione spirituale del giovane scrittore si veda il recente saggio di Christian Vassallo, Plotino e il giovane Camus: tra ragione ed assurdo, in "Vichiana", XI, 2009, pp. 95-102).
 
Nel 1933 aderisce al movimento antifascista Amsterdam-Pleyel e nel 1934 aderisce al partito comunista, più in risposta alla Guerra civile spagnola che per un reale interesse alle teorie marxiste; questo atteggiamento distaccato nei confronti dell'idea comunista lo portò spesso al centro di discussioni con i colleghi e lo rese oggetto di critiche fino al punto di distaccarsi completamente nel 1937 dalle azioni del partito, considerate di parte e quindi non adatte ad un discorso di unità delle genti.
Il primo matrimonio di Camus con Simone Hie nel 1934 finisce dopo due anni a causa della dipendenza della donna verso gli psicofarmaci. Sei anni dopo sposerà Francine Fauré.
 
L'attività professionale lo vede spesso impegnato all'interno di redazioni di giornale dove è critico letterario e specialista nei resoconti dei grandi processi e nei reportage: il lavoro nel quotidiano locale algerino Alger-Républicain, poi "Soir-Republicain" (fondato da Pascal Pia) finisce con il licenziamento a causa di un articolo contro il governo che si adopererà poi per non fargli più trovare occupazione come giornalista in Algeria.
 
Camus si sposta così in Francia dove nel 1940 è segretario di redazione al Paris-Soir grazie all'aiuto di Pascal Pia: sono gli anni dell'occupazione nazista e lo scrittore, prima da osservatore e poi da attivista, cerca di contrastare la presenza tedesca ritenendola atroce. Negli anni della resistenza si affilia alla cellula partigiana Combat per la quale curerà numerosi articoli per l'omonimo giornale che circola clandestinamente.
 
Finita la guerra, il suo impegno civile rimane costante e non si piega di fronte a nessuna ideologia, criticando tutto quello che poteva allontanare l'uomo dalla sua dignità: lascia il posto all'UNESCO a causa dell'entrata nell'ONU della Spagna franchista così come è tra i pochi a criticare apertamente i metodi brutali del Soviet in occasione della repressione di uno sciopero a Berlino Est. Pubblica svariati articoli su alcune riviste dell'anarchismo francese, di cui condivide idee e finalità, pur criticandone il "nichilismo romantico" che l'ha caratterizzato storicamente.
 
Nel 1953 sostiene la rivolta degli studenti anticomunisti di Berlino[1]. Nel 1960 le sue condizioni di salute sono molto precarie (ormai da tempo entrambi i polmoni sono intaccati dalla tubercolosi). Il 4 Gennaio di quell'anno Camus muore in un incidente d'auto a bordo di una Facel Vega (nel quale perde la vita anche il suo editore Michel Gallimard) presso Villeblevin vicino Sens (Yonne). In una scatola tra i rottami venne trovato un manoscritto di centocinquantaquattro pagine, dalla cui rielaborazione filologica la figlia Catherine ricostruisce il romanzo Il primo uomo. Nelle sue tasche fu trovato inoltre un biglietto ferroviario non utilizzato, probabilmente aveva pensato di usare il treno, cambiando idea all'ultimo momento. In passato aveva più volte sostenuto che il modo più assurdo di morire sarebbe stato proprio in un incidente automobilistico. La sua tomba è nel cimitero di Lourmarin, in Provenza, dove aveva da poco acquistato un'abitazione.
Camus analizza l'assurdo dell'uomo come condizione alienante e reale, non come necessità o unica via. Egli opera una diagnosi di tale problema esistenziale per risolvere il quale serve una cura che solo la solidarietà umana è in grado di produrre. L'uomo scopre la sua inconsistenza e la sua assurdità intuendo che solo attraverso la presa di coscienza di questo stato di cose si aprono nuovi orizzonti, il difficile è entrarci. L'assurdo è penoso e la presa di coscienza di esso frustra e macera, ma è uno stimolo intellettuale importante ed è nel Mito di Sisifo che viene posto in maniera chiara il problema. Ma la soluzione nella solidarietà umana appare solo nel 1943-'44 e trova nel romanzo La peste, pubblicato nel 1945. La peste rappresenta perciò un superamento del senso tragico e assurdo dell'esistenza umana. Di questo vi erano già i primi segni positivi nelle Osservazioni sulla rivolta, scritte nel 1945, e Lettre à un ami allemand.
 
Ma il tema della solidarietà umana è uno sbocco che è convincente solo in parte e che per alcuni versi pare addirittura forzoso e non privo di derive moralistiche. Ben diverso l'atteggiamento che sta alla base del grande e profondo tormento esistenziale molto esplicito sino all'inizio degli anni '40. Un tormento che si esprime nell'ateismo esistenziale espresso nelle prime parole con cui si apre il saggio Il mito di Sisifo, pubblicato nel 1942 da Gallimard, dove egli scrive:

« Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia »
(Il mito di Sisifo, Bompiani, Milano 1947, p.7)
 
Nel 1952, con L'uomo in rivolta, Camus affronta il tema della violenza, sia essa metafisica, libertaria o terroristica. L'opera è anche un'analisi socio-psicologica profonda delle motivazioni che portano alla rivolta violenta e all'omicidio.
 
Ne L'uomo in rivolta Camus prosegue anche e realizza la sua polemica con la rivista Les temps modernes diretta da Jean-Paul Sartre. È la fine di un sodalizio che aveva visto sintonia e numerose collaborazioni sin dal secondo dopoguerra e che ha così fine. Ma ciò non significa affatto, come qualcuno erroneamente sostiene, che Camus, contrapponendosi a Sartre, non sia più un esistenzialista ateo, ma semplicemente che egli intende abbandonare il pessimismo estremo per lasciare l'orizzonte aperto alla speranza di un senso del lottare contro il male.
 
Per Camus, la strada maestra dell'uomo che pensa è quella di combattere contro l'assurdo e la mancanza di senso dell'esistere. Un assurdo che non è nella natura dell'uomo in quanto tale, ma nei "modi" con cui l'uomo struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere. Far fronte alla Peste (che nella sua opera simboleggia anche la dittatura) è possibile nella solidarietà e nella collaborazione. Gli uomini, se uniti da ideali positivi perseguiti con determinazione e forza, devono sempre rimanere vigili in attesa che «...la peste torni ad inviare i suoi ratti». Ma tutto questo deve fare i conti con lo stato personale di attività e con i propri limiti: l'artista (così come l'uomo comune) è sempre in bilico fra solidarietà e solitudine (solidaire ou solitaire), e spesso si trova di fronte a situazioni che avrebbe potuto evitare se avesse approfittato di un'occasione passata [vedi La caduta (La chute)].
 
Camus rifiutava l'appellativo di "pessimista" attribuitogli da alcuni suoi contemporanei e in un articolo apparso il 10 maggio 1951, sulla rivista Les Nouvelles Littéraires, scriveva: «Non ho disprezzo per la specie umana... Al centro della mia opera vi è un sole invincibile: non mi sembra che ciò formi un pensiero triste». Non è per nulla che così egli chiuda Il mito di Sisifo:

« Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore che nega gli dèi e solleva i macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice. »
 (Il mito di Sisifo, cit., p.121)

 Se Sisifo, una volta negato Dio, vede un mondo in ogni parte di esso e può sentirsi felice per il solo fatto di lottare contro il Dio-padrone, il nichilismo è già vinto anche se la sofferenza e l'ingiustizia continueranno ad imperversare. Nell Uomo in rivolta si legge:
 « Oggi nessuna saggezza può pretendere di dare di più. La rivolta cozza instancabilmente contro il male, dal quale non le rimane che prendere un nuovo slancio. L'uomo può signoreggiare in sé tutto ciò che deve essere signoreggiato. Deve riparare nella creazione tutto ciò che può essere riparato. Dopo di che i bambini moriranno sempre ingiustamente, anche in una società perfetta. Nel suo sforzo maggiore l'uomo può soltanto proporsi di diminuire aritmeticamente il dolore del mondo »
 (L'uomo in rivolta, Bompiani, Milano 1951, p.331)

Curiosità : Suo nipote David Camus ha percorso le orme del nonno diventando uno scrittore.

Romanzi : Lo straniero (L'Étranger 1942), Bompiani 1947 -  La peste (La Peste 1947), Bompiani 1948 -  La caduta (La Chute 1956), Garzanti 1975. -  La morte felice (La Mort heureuse, postumo 1971), Rizzoli 1974. -  Il primo uomo (Le Premier Homme, incompiuto; iniziato nel 1959, pubblicato postumo nel 1994). -  Noces suivi de l'été 1959

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Febbraio 2013, 14:19:47
ALAN  WATTS

Alan Wilson Watts (Chislehurst, 6 gennaio 1915 – 16 novembre 1973)

............................................................................. è stato un filosofo inglese.
 

Nato nel 1915 nel Kent da una famiglia della middle class, si trasferì negli USA nel 1938.
Noto per i suoi vasti studi di filosofia orientale (buddhismo Zen, taoismo, induismo), pubblicò nel 1957 The Way of Zen, la sua opera più significativa.
 
Poco tempo dopo, durante un tour in Europa, ebbe modo di conoscere lo psichiatra Carl Gustav Jung con cui approfondì alcune nuove tesi sulla moderna psicologia. Al suo ritorno negli Stati Uniti fu introdotto all'esperienza psichedelica dal Dr. Oscar Janiger.
 
Ebbe modo di insegnare nelle università di Cambridge, Cornell e Hawaii.
 
Negli ultimi anni della sua vita divenne uno dei punti di riferimento per tutta l'area di Controcultura.
 
Watts morì di scompenso cardiaco all'età di 58 anni dopo uno stancante tour di seminari.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Febbraio 2013, 14:27:17
KAREL SCHWARZENBERG

Karel Schwarzenberg (Karl Johannes Nepomuk Josef Norbert Friedrich Antonius Wratislaw Mena Prinz zu Schwarzenberg, o Carlo VII principe di Schwarzenberg; Praga, 10 dicembre 1937)

................................................. è un politico ceco, con doppia cittadinanza ceca e svizzera.

 
Dal 13 luglio 2010 è ministro degli esteri della Repubblica Ceca. Ricoprì lo stesso incarico una prima volta dal 9 gennaio 2007 all' 8 maggio 2009 e, dal gennaio al maggio 2009, fu presidente di turno del Consiglio dell'Unione Europea.
 
In qualità di capo della Casa principesca di Schwarzenberg, è noto come Seine Durchlaucht Fürst zu Schwarzenberg, Graf zu Sulz, gefürsteter Landgraf im Kleggau und Herzog zu Krummau (Principe di Schwarzenberg, conte di Sulz, langravio principesco in Kleggau, duca di Krummau).

Carlo di Schwarzenberg nacque nel 1937, secondo di quattro figli, nella famiglia cattolica del principe Carlo VI di Schwarzenberg (1911–1986) e della principessa Antonie zu Fürstenberg (1905–1988).
 
Nel 1948 dovette lasciare la Cecoslovacchia al seguito dei genitori, che vi possedevano nel 1947 undici castelli e 30.000 ettari di terreni.
 
Nel 1960 Schwarzenberg fu adottato da Enrico, fratello minore di Giuseppe III, divenendo in seguito Capo delle due Case di Schwarzenberg.
 
Nel 1967 ha sposato (div. 1988, risposati 2008) la contessa Therese von Hardegg auf Glatz und im Machlande (Vienna 17 febbraio 1940) ed ha tre figli:
 Johannes (1967), sposato con l'artista e nobile ungherese Diana Orgoványi-Hanstein (1972)
 Anna (1968), sposata con lo sceneggiatore Peter Morgan (1963)
 Karl Philipp (1979), adottato dal padre naturale, l'industriale e politico austriaco Thomas Prinzhorn[1]; ha sposato la contessa Anna von und zu Eltz genannt Faust von Stromberg (1982).
 
Schwarzenberg è un albergatore e selvicoltore e risiede a suo piacimento in Svizzera, nell'avito castello di Scheinfeld in Media Franconia, nel castello di Orlík nad Vltavou in Boemia, nel castello Obermurau in Stiria, a Praga o nel Palazzo Schwarzenberg a Vienna. Egli si definisce un Mitteleuropeo con passaporto svizzero[2].
 
Si occupa anche di editoria ed è stato fino al 2007 il principale azionista del settimanale ceco Respekt, del quale continua a possedere una quota di minoranza[3].
 
Secondo la rivista economica "Bilanz", Schwarzenberg dispone di un patrimonio di circa 200 milioni di franchi svizzeri
Negli anni sessanta, Schwarzenberg fu attivo nella politica austriaca dove lavorò insieme a Hermann Withalm e a Josef Klaus alla riforma del Partito Popolare Austriaco, che alle elezioni nazionali del 1966 ottenne la maggioranza assoluta.
 
Schwarzenberg appoggiò la resistenza cecoslovacca contro il regime comunista. Dopo la repressione della Primavera di Praga, si schierò con gli esponenti dell'opposizione e si impegnò per la protezione internazionale dei diritti umani. In particolare, dal 1984 al 1991, fu presidente della Federazione internazionale di Helsinki per i diritti umani. Nel 1986 fondò a Scheinfeld il centro di documentazione per sostenere la letteratura cecoslovacca indipendente denominato "Dokumentationszentrum zur Förderung der unabhängigen tschechoslowakischen Literatur". Nel 1989 ricevette insieme a Lech Wałęsa il premio per i diritti umani del Consiglio d'Europa.
 
Dopo la "rivoluzione di velluto" rientrò a Praga, divenendo consigliere del presidente Václav Havel dal 1990 al 1992.
 
Nel novembre del 2004 venne eletto al Senato Ceco tra le file dell'Unione della Libertà-Unione democratica (US-DEU). Nell'ambito del suo impegno per la protezione dei diritti umani, fece scalpore nel 2005 la sua espulsione da Cuba dove voleva incontrare dei dissidenti.
 
Il 9 gennaio 2007 è stato nominato ministro degli Esteri nel secondo governo Topolánek, dopo aver vinto l'opposizione del presidente Václav Klaus, che aveva messo in dubbio la sua lealtà alla Repubblica Ceca per gli stretti legami con l'Austria.
 
L'8 maggio 2009, a seguito della mancata fiducia in parlamento, il Governo Topolánek si dimette. Al principe di Schwarzenberg succede come ministro degli esteri e presidente del Consiglio europeo Jan Kohout


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Febbraio 2013, 14:33:58
JACK KEROUAC

Jack Kerouac, nato Jean-Louis Kerouac (Lowell, 12 marzo 1922 – St. Petersburg, 21 ottobre 1969 - 47 anni ),

...................................................................... è stato uno scrittore e poeta statunitense.
 
Considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori americani del proprio secolo, nonché "papà del movimento beat", il suo stile ritmato e immediato, chiamato dallo stesso Kerouac prosa spontanea, ha ispirato numerosi artisti e scrittori della Beat Generation, come il cantautore americano Bob Dylan. Le opere più conosciute sono Sulla strada, considerata il manifesto della Beat Generation, I sotterranei, I vagabondi del Dharma e Big Sur, che narrano dei suoi viaggi attraverso gli Stati Uniti e delle brevi permanenze in qualche località.
 
Jack Kerouac passò la maggior parte della sua vita diviso tra i grandi spazi dell'America settentrionale e centrale e l'appartamento della madre a Lowell in Massachusetts. Questo paradosso è emblematico; rispetto ai cambiamenti rapidi della sua epoca, provò grandi difficoltà nel trovare il suo posto al mondo, e ciò lo portò a rifiutare i valori tradizionali del sogno americano al benessere e alla felicità che l'American Way of life promettevano negli anni cinquanta, oltre che a contribuire alla nascita del movimento della Beat Generation. I suoi scritti, di fatto, riflettono questa volontà di liberarsi dalle soffocanti convenzioni sociali del tempo e dare un senso alla sua esistenza, un senso liberatorio da lui cercato nelle droghe (come la benzedrina e la marijuana), nella religione, cattolica e bhuddista e nell'alcolismo, oltre che nei suoi frenetici viaggi, alla ricerca di un luogo che gli desse stabilità interiore e riempisse quel vuoto creato dalla sopravvenuta mancanza del fratello maggiore, Gerard, all'età di quattro anni e poi del padre, Leo, all'età di ventiquattro anni.
 
Kerouac si definì poeta Jazz, per lo stile melodico Bebop della sua prosodia. Esaltò i benefici dell'amore (la passione carnale era per lui la porta del Paradiso) e proclamò l'inutilità del militarismo. Jack Kerouac e i suoi scritti  sono considerati precursori dello stile di vita della gioventù degli anni sessanta, quello degli Hippy, che scosse la società americana nelle sue certezze e ispirò direttamente i movimenti pacifisti, l'antimilitarismo contro la guerra del Vietnam e quelli del maggio 1968.

Jean-Louis Kerouac (soprannominato Ti Jean, il piccolo Jean) nacque da genitori franco-canadesi nella città industriale di Lowell, Massachusetts, ultimogenito dopo il fratello Gerard, nato nel 1916 e la sorella Caroline, nata nel 1918, detta Ti Nin (Piccola Nin). Suo padre, Leo Alcide Keroack (1889-1946) (modificò il suo nome in Kerouac al suo arrivo negli Stati Uniti), era imparentato con Conrad Kirouac, scrittore e botanico, mentre la madre, Gabrielle Ange Lévesque (1895-1972), chiamata Mémère (mammina) dallo scrittore, era cugina di René Lévesque, che fu primo ministro del Québec dal 1976 al 1985. I suoi genitori si sposarono nel mese di Ottobre 1915. La sua infanzia, come egli stesso scrisse, fu serena malgrado la morte prematura del fratello maggiore Gerard, avvenuta nel 1926, quando egli aveva soltanto quattro anni, lo avesse colpito fortemente.

« Ho avuto una bellissima fanciullezza, mio padre era un tipografo a Lowell, Mass., trascorsa correndo giorno e notte per i campi e lungo le banchine del fiume »

Nel 1928 iniziò a frequentare la scuola parrocchiale St. Louis de France, nel centro di Lowell dove l'insegnamento era in lingua francese e permeato di una religiosità cattolica, che insegnava ad avere senso di colpa e repressione nei confronti della sessualità. Questo atteggiamento verso il sesso e il corpo era qualcosa che Jack più tardi dovette consapevolmente combattere per riuscire a scrivere in modo veritiero le sue relazioni sessuali e pubblicarle in un paese giansenista come Lowell. Attraverso l'attività editoriale di suo padre, Kerouac da bambino andava al cinema con sua sorella, imparò il braccio di ferro da Armand Gautierun, un dipendente di suo padre e acquisì familiarità con la macchina per scrivere.
 
Nel 1932, all'età di dieci anni, in seguito al trasferimento nella zona di Pawtucketville, venne iscritto alla Barlett Junior High School. Il giovane Kerouac ebbe difficoltà a comunicare in inglese e gli ci vollero diversi anni per diventare perfettamente bilingue; qui conobbe Sebastian "Sammy" Sampas, un amico greco che condivise con Kerouac la passione per la letteratura e col quale strinse una profonda amicizia. Durante questo periodo perse il suo soprannome di Ti Jean per il nome più americano di Jack; tuttavia, in famiglia, Kerouac parlava ancora francese. Jack disponeva di una grande memoria, ma era anche molto bravo negli sport, il football e la corsa sopra tutti. Il giovane Jack era un running back, un giocatore veloce nella corsa, che guadagna preziose iarde, trovando varchi fra le linee opposte[14]. Il suo insegnante di inglese lo definì brillante e a undici anni Kerouac scriveva il suo primo romanzo, The Cop on the Beat. Gli affari del padre, però, andavano male ed egli iniziò a bere e a darsi al gioco d'azzardo. Così, a sedici anni, dopo il matrimonio della sorella diciottenne, Charlie Morissette, il 30 maggio 1937 che litigò con la madre per la sua scelta di lasciare il nucleo familiare tanto presto, si ritrovò solo a casa.
 
Le esperienze dell'infanzia e della prima adolescenza, insieme ai giochi che intratteneva con gli amici, furono al centro di una successiva opera, Il dottor Sax: la figura del Dottor Sax fu modellata da Kerouac su quella dell'Ombra, (The Shadow), protagonista di racconti polizieschi pubblicati sul quindicinale della Smith and Street[12] e in seguito mandati in onda per radio diffusione (WOR radio show). Nel 1939 si diplomò alla Lowell High School e in questo anno intrecciò una relazione amorosa, che non oltrepassò i confini di una casta infatuazione, con Mary Carney: questa relazione amorosa venne rievocata in Maggie Cassidy
Tra il 1939 e il 1940 frequentò la Horace Mann Preparatory School a New York: l'anno propedeutico trascorso alla Horace Mann sancì il punto più alto delle versatili potenzialità di Kerouac, sia in campo letterario che sportivo. Ebbe la possibilità di visitare la città e di frequentare locali di artisti, nei quali conobbe alcune delle persone più importanti della sua vita, come Henri Cru, che fu il personaggio Remi Boncoeur, nel romanzo Sulla strada[15], e Frankie Edith Parker[16], sua prima moglie.
 
A New York, nel 1940 si immatricolò alla Columbia University[17] grazie a una borsa di studio ottenuta per meriti atletici[1]. Un infortunio a una gamba lo esentò dagli allenamenti: il tempo così guadagnato lo trascorse visitando i locali jazz, dove si suonava in stile Bebop, i musei, i cinema, i teatri, e tutte le seduzioni che la vita di Times Square e di Harlem sono in grado di offrire. Abbandonato il football continuò la sua autoformazione: oltre a William Saroyan ed Hemingway comparvero, tra le letture di Kerouac, Dos Passos, Joyce, Dostoevskij e, soprattutto, Thomas Wolfe[18].
 
Nel 1942 Kerouac entrò nella marina mercantile e si imbarcò come sguattero su una nave mercantile con destinazione la Groenlandia. Tornato a New York riprese a frequentare la Columbia e soprattutto gli ambienti del Greenwich Village, frequentato da artisti, ribelli e bohémien, dove condusse la vita degli hipsters e dei beat, intrecciando una relazione amorosa con "Edie" Parker.
Il 1944 fu l'anno cruciale nel quale incontrò Lucien Carr, che gli fece conoscere William Burroughs e Allen Ginsberg, con i quali diede vita al nucleo originario della Beat Generation[22]. Una mattina Lucien Carr uccise un suo amante e Kerouac venne arrestato come testimone. Il padre si rifiutò di pagare la cauzione e la famiglia di Edith si offrì di coprire queste spese, a patto che Jack sposasse la ragazza. Continuò la conoscenza di artisti o aspiranti tali che lo iniziarono alla conoscenza delle droghe.
 
L'incontro più importante per la sua vita lo ebbe nel 1946, quando conobbe Neal Cassady[23], un giovane che aveva fatto l'esperienza del riformatorio e aveva interessi letterari, che divenne per Kerouac il simbolo della vera emarginazione e fonte di ispirazione letteraria
Da New York Kerouac e la madre si trasferiscono vicino a Orlando. Il clima familiare, ormai, non è più sereno: la madre, abbandonatasi anch'essa agli eccessi alcolici, non fa altro che criticare Jack, rinfacciandogli tutto quello che ha fatto, e paragonandolo al fratello Gerard. In questo clima Kerouac scrive Visioni di Gerard, la definitiva mitizzazione del fratello, considerato alla stregua di un martire cristiano. Dopo aver completato Angeli di desolazione a Città del Messico e dopo aver perso conoscenza dopo due settimane di ubriachezza, Jack decide di tornare a Lowell, dove incontra Stella Sampas, sorella di un suo amico di infanzia, che decide di prendersi cura di Jack, diventando la sua terza moglie.
 
La vita di Kerouac sprofonda sempre più. La Grove Press paga le spese di una trasferta in Francia, sperando che in questo modo l'autore trovi nuovi stimoli narrativi. Nulla va come previsto: Jack vagabonda per Parigi cercando conforto nelle prostitute e nelle immancabili bottiglie. Da questa nuova, tragica esperienza, nascerà Satori a Parigi. Ritornato a New York, Jack e la madre si trasferiscono nuovamente. Gabrielle viene colpita da un ictus che le paralizza il lato sinistro del corpo a causa del frequente abuso di alcolici a cui si è abbandonata.
 
La casa editrice Arnoldo Mondadori Editore lo invita in Italia per fare pubblicità alla collana della Medusa. Il 27 settembre 1966 sbarca in Italia in preda alle sue ossessioni da ubriaco e viene intervistato da Fernanda Pivano che, però, non riconosce più l'autore che aveva dato voce a un'intera generazione. In seguito tiene una serie di conferenze in alcune città italiane, facendosi accompagnare dal cantautore Gian Pieretti, terminate a Napoli dove Jack, ubriaco, difende l'intervento americano nel Vietnam e viene subissato dai fischi.
 
Nel 1967 Kerouac incomincia a scrivere l'ennesimo romanzo, Vanità di Duluoz, incentrato sul periodo fra Lowell e la Columbia. Il romanzo esce nel febbraio del 1968. Ma una nuova tragedia incombe su Kerouac: il 4 febbraio il suo amico Neal Cassidy fu trovato morto assiderato nei binari di una ferrovia fuori San Miguel de Allende (Messico): aveva preso barbiturici per calmare i sintomi dell'astinenza da anfetamine. Per tirarlo fuori dalla depressione i cognati Nick e Tracy lo portano in Europa, tra Lisbona, Madrid, Stoccarda e Ginevra: l'esperienza è disastrosa in quanto Kerouac non fa altro che ubriacarsi.
 
Trasferitisi nuovamente in Florida, a St.Petersburg, Kerouac continua la sua discesa verso l'oblio: è sempre più frequente vederlo partecipare alle classiche risse da bar in cui si è alzato troppo il gomito. La mattina del 20 ottobre 1969 si sveglia alle quattro del mattino in seguito all'ennesima sbornia. Verso mezzogiorno, mentre sta bevendo un liquore di malto e scarabocchiando appunti per un libro sul padre, accusa forti dolori addominali e vomita sangue: il fegato ha ceduto per la cirrosi epatica. Portato in ospedale, viene sottoposto a ventisei trasfusioni e a un'operazione chirurgica allo stomaco nel tentativo di contenere l'emorragia dovuta alla rottura spontanea delle varici esofagee. Alle cinque e mezzo del mattino del 21 ottobre, senza mai aver ripreso conoscenza, dopo l'intervento chirurgico, Jack Kerouac muore a quarantasette anni.
 
La città di San Francisco ha deciso d'intitolare allo scrittore una piccola strada (Jack Kerouac Alley) che da Chinatown porta a Colombus Street.
 
« Come è strano essere lontani da casa quando la distanza è un intero continente e non sai neanche più dove sia la casa tua e la casa che ti resta è quella che hai in testa »
(da una lettera scritta a Neal Cassady)

Si ritiene che il contributo letterario e sociale di Jack Kerouac, sia assai più profondo e qualitativo rispetto ai giudizi che inizialmente l'avevano emarginato in una nicchia della controcultura americana perché la sua prosa, dal particolare rifiuto del consumismo americano, fatto di ricchezza solo per pochi e per gli altri di rate da pagare, di speculazione delle banche, di sfruttamento dei lavoratori, si eleva a universale senso umano della vita, della disperazione di fronte alla crisi dei valori umani (l'amicizia, l'amore) e della cultura; Jack Kerouac ha esplicitato la sensazione di vuoto, che in una società simile ci aspetta a livello globale.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Febbraio 2013, 14:43:24
JOHN STEINBECK

John Ernst Steinbeck, Jr. (Salinas, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968 - 66 anni )

.............................................................. è stato uno scrittore statunitense tra i più noti del XX secolo.


Autore di numerosi romanzi, racconti brevi e novelle. Fu per un breve periodo giornalista e cronista di guerra nella seconda guerra mondiale. Nel 1962 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: "Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l'umore sensibile e la percezione sociale acuta".
 
Ha ricevuto anche la Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Lyndon B. Johnson il 14 settembre 1964[1]. È considerato uno dei principali esponenti della cosiddetta "Generazione perduta
John Steinbeck nacque il 27 febbraio 1902 nella cittadina rurale di Salinas, in California. Il padre, John Ernst Steinbeck Sr., era il tesoriere della contea di Monterey, mentre la madre, Olive Hamilton Steinbeck, donna dal carattere molto determinato, era insegnante. John ebbe un'infanzia serena, insieme alle due sorelle maggiori Esther (1892) ed Elizabeth (1894) e alla sorella minore Mary (1905), crebbe sviluppando un legame affettivo molto forte con l'ambiente della valle di Salinas e della vicina costa del Pacifico dove la famiglia soleva trascorrere i fine settimana estivi.
 
A 14 anni John, ragazzino timido e schivo, decise che avrebbe fatto lo scrittore e trascorse parte dell'adolescenza scrivendo racconti e poesie.
 
Nel 1919 iniziò gli studi presso la Stanford University e frequentò corsi di letteratura inglese e scrittura creativa. Dal 1919 al 1925, Steinbeck interruppe spesso gli studi per svolgere lavori occasionali e temporanei venendo a contatto con un ambiente che influenzerà notevolmente i suoi romanzi. Costretto ad abbandonare definitivamente l'università alle soglie della laurea, cercò di entrare nel mondo letterario pubblicando, sulle riviste e sui giornali disposti ad accoglierlo, articoli, racconti e poesie e nel 1925 tentò di trasferirsi a New York che era in quel periodo il centro della vita intellettuale americana, ma l'anno successivo dovette ritornare in California.
 Steinbeck racconterà questa sua esperienza, con maturità e auto-ironia in Come si diventa newyorkesi.
A New York Steinbeck lavorò per un brevissimo periodo come giornalista per il quotidiano New York American. Tornato in California lavorò dal 1926 al 1928 come custode di una residenza estiva sul lago Tahoe, quest'attività gli lasciò molto tempo libero e nell'agosto del 1929 pubblicò il suo primo romanzo Cup of Gold, tradotto in Italia con il titolo "La santa Rossa", appena due mesi prima del "giovedì nero" di Wall Street. Il 14 gennaio 1930 sposò Carol Henning e i due si trasferirono a Pacific Grove, dove vissero per qualche tempo con il sostegno economico della famiglia di John.
 Nello stesso anno Steinbeck conobbe il biologo marino e filosofo Edward Ricketts, il rapporto di amicizia e i lunghi scambi di idee con Ricketts influenzarono molto il pensiero di Steinbeck.Nel 1934 morì la madre, e l'anno successivo il padre. Il 1935 è anche l'anno dell'incontro con Pascal Covici, che sarà il suo editore per tutta la vita (anche quando si spostò alla Viking Press), e con Elizabeth Otis, che sarà (in società con Mavis McIntosh) la sua agente letteraria e cinematografica. I primi successi arrivarono giusto allora con la pubblicazione di Tortilla Flat (Pian della Tortilla).Dopo il grande successo ottenuto con Furore, Steinbeck continuò a scrivere e a viaggiare fino al 1942 quando, separatosi dalla moglie, lasciò la California per trasferirsi a New York dove convisse con la cantante Gwyndolyn Conger che sposò nel 1943.
 Aveva intanto girato, nel 1940, un documentario sulle condizioni di vita nelle aree rurali del Messico, The Forgotten Village e preso parte ad una spedizione marina a bordo del "Western Flyer", organizzata da Edward Ricketts, nel Golfo di California che verrà poi descritta nel libro scritto in collaborazione con l'amico, "The Sea of Cortez", che verrà pubblicato nel 1941.Steinbeck conobbe Ed Ricketts nell'ottobre del 1930 a Carmel, presso la villa di un amico, e nel brano del libro “About Ed Ricketts” egli narra del loro incontro ambientandolo in uno studio dentistico.
 Affini per carattere ed interessi, strinsero subito una forte amicizia e condivisero idee ed esperienze.
 
L'influenza che Ricketts ebbe sugli scritti e sul pensiero di Steinbeck fu grande e come scriverà Jackson Benson[4] nella sua biografia, i temi principali affrontati negli scritti di Steinbeck "furono sviluppati e nutriti dalla ricca fonte del loro reciproco e comune entusiasmo nell'approfondire teorie e le loro implicazioni."
 Il periodo, tra il 1930 e il 1941, che vide Steinbeck e Ricketts insieme fu senza dubbio per lo scrittore uno tra i più produttivi dal punto di vista letterario.
 
Ricketts ispirò a Steinbeck il personaggio di "Doc" nel romanzo Cannery Row (Vicolo Cannery) e Sweet Thursday (Quel fantastico giovedì), di "Doc Burton" in In Dubius Battle (La battaglia), la figura di "Casy" in The Grapes of Wrath (Furore) e del "Dottor Winter" in The Moon Is Down (La luna è tramontata).
 
Si deve a Steinbeck la parte di narrativa di Sea of Cortez e più tardi il breve e commovente saggio a carattere biografico About Ed Ricketts scritta nell'introduzione all'edizione Viking pubblicata come The Log from the Sea of Cortez nel 1951. Steinbeck rivide il saggio filosofico di Ricketts "Essay on Non-Teleological Thinking", e lo inserì come il capitolo "Easter Sunday" di "The Log from the Sea of Cortez", pubblicato con il mome dello stesso Steinbeck.
 
"The Log from the Sea of Cortez" del 1951 differisce da "The Sea of Cortez" del 1941 per l'omissione del catalogo filogenetico scritto da Ricketts, per la scomparsa del nome dell'autore e per il saggio About Ed Ricketts inserito nell'introduzione.
 In edizioni successive a quella dell'editore Living, venne però rimesso in copertina il nome di Ricketts.
Nel 1942, era nel frattempo scoppiata la guerra, Steinbeck scrisse La luna è tramontata, un romanzo sull'occupazione nazista in Norvegia che rappresenta un fatto nuovo nella narrativa steinbeckiana. La vicenda è ambientata in un piccolo villaggio norvegese sconvolto all'improvviso dall'arrivo delle truppe di occupazione naziste. Dopo un primo momento di disorientamento, tuttavia, il bisogno di libertà spinge i pacifici contadini a organizzarsi in una resistenza armata, mentre il sindaco Orden accetta di morire pur di non ostacolarla.
 
Nel 1943 trascorse sei mesi, dal 21 giugno al 10 dicembre, sul fronte europeo come inviato speciale del "New York Herald Tribune" e ne rimase sconvolto.
Sempre nel 1947 pubblicò un nuovo romanzo che si rifaceva allo stile fantasioso e allegro del picaresco Pian della Tortilla dal titolo The Wayward Bus (La corriera stravagante), storia di un autobus guidato da un conduttore mezzo irlandese e mezzo messicano sotto la protezione dell'Immacolata Vergine di Guadalupe che rimane bloccato con i suoi passeggeri nella verde vallata californiana.
 
Nel 1948, anno funestato dalla morte di Ricketts, pubblicò un diario di viaggio, A Russian Journal e divorziò da Gwyndolyn Conger per sposare, nel 1950, Elaine Anderson Scott.
Negli anni successivi alla guerra Steinbeck faticò a replicare il successo del periodo precedente, i suoi romanzi Cannery Row e Sweet Thursday furono criticati da alcuni che vi ravvedevano una replica di Tortilla Flat.
 L'America era profondamente cambiata e la sua visione pacifista e naturalista della realtà si rivela ai più superata.Dopo un periodo di viaggi in Europa e in Africa, scrive ancora racconti, sceneggiature e romanzi finché nel 1952 pubblicò il romanzo East of Eden (La valle dell'Eden) che fu nuovamente un successo.
 
Dal romanzo venne tratto da Elia Kazan, nel 1954, un famoso film dal titolo omonimo interpretato da James Dean.
 
Del 1952 è la sceneggiatura di Viva Zapata!, film diretto da Elia Kazan con Marlon Brando nel ruolo di protagonista.
 
A partire dal 1954, quando durante un lungo viaggio all'estero divenne corrispondente del giornale francese "Le Figaro" ed ebbe contatti con Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, Steinbeck visse con la moglie a Sag Harbor, sulla Long Island di New York, pur continuando a viaggiare (per esempio visse quasi tutto il 1959 a Bruton, in Inghilterra).
Nel 1961 scrive L'inverno del nostro scontento che è la storia del fallimento di un'esistenza e un atto d'accusa amaro contro l'America contemporanea.
Nel 1960, Steinbeck, in epoca di economia consumistica, si rimette in strada sopra un'auto-roulotte, che chiama Ronzinante attrezzata con tutti i ritrovati moderni per farla assomigliare il più possibile a una sua abitazione, e compie un viaggio attraversando gli Stati Uniti insieme al suo cane Charley.
 
Charley è un barboncino francese, ammalato di prostatite, che risponde ai comandi solamente in francese e ha i modi di un vecchio gentiluomo. Charley non è solamente un compagno di viaggio ma l'ascoltatore dei monologhi del padrone che, quando è sera o nelle pause di attesa, gli parla dei suoi scrittori preferiti, come Sinclair Lewis e Thomas Wolfe.
 
Nel libro, che venne pubblicato nel 1962 con il titolo di Travels with Charley (Viaggio con Charley) si sentono, sia all'inizio che alla fine, gli influssi di Moby Dick e di Palme selvagge di William Faulkner.
 
Altri viaggi lo portarono (questa volta con i figli Thom e John e un loro giovane tutore, Terrence McNally, che più tardi diventerà sceneggiatore e drammaturgo) a Dublino, Firenze, Roma, Capri, in Grecia, ma la salute malferma lo fece tornare a Sag Harbor, dove accendendo il televisiore per seguire la crisi dei missili di Cuba, che accadeva in quei giorni del 1962, sentì annunciare che gli era stato conferito il Premio Nobel per la letteratura.
 
Nel 1963 fece un viaggio a Mosca, Varsavia e Praga, mantenendo rapporti con scrittori oltre la cortina di ferro (ma in questi ultimi anni scrisse e ricevette lettere con personalità di rilievo, tra cui anche i presidenti John F. Kennedy e Lyndon Johnson). Nel 1966 viaggiò ancora nel Sud-est asiatico, scrivendo articoli per la rivista "Newsday".
 
Morì il 20 dicembre del 1968 e le sue ceneri sono sepolte al Garden of Memories Cemetery di Salinas.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Marzo 2013, 14:23:10
ANTHONY  QUINN

Anthony Quinn,
nome d'arte di Antonio Rodolfo Quinn-Oaxaca (Chihuahua, 21 aprile 1915 – Boston, 3 giugno 2001 - 86 anni )

.............................................................. è stato un attore statunitense di origine messicana.

 
Caratterista dal fisico imponente e dai lineamenti rudi, nell'arco di una carriera lunga oltre 60 anni, deve la sua notorietà all'interpretazione di personaggi "improntati a una virilità brutale ed elementare".
 
Ha lavorato in numerosi film di successo sia a Hollywood che a Cinecittà, ottenendo due premi Oscar come miglior attore non protagonista nel 1953 per l'interpretazione di Eufemio Zapata, fratello del Rivoluzionario messicano Emiliano Zapata nel film Viva Zapata! (regia di Elia Kazan, con Marlon Brando) e per l'interpretazione del pittore Paul Gauguin in Brama di vivere (1957, per la regia di Vincente Minnelli).
 
Oltre ai due film con cui si aggiudica l'Oscar, vanno ricordate celebri pellicole girate tra gli anni cinquanta e sessanta, in cui venne diretto da grandi registi quali Federico Fellini in La strada (1954, al fianco di Giulietta Masina), Nicholas Ray in Ombre bianche (1959) e David Lean in Lawrence d'Arabia (1962). Ma il ruolo più noto è indubbiamente quello del protagonista in Zorba il greco (1964), di Michael Cacoyannis[2], una delle due nomination all'Oscar come miglior attore protagonista, dopo Selvaggio è il vento (1958). L'ultima sua grande interpretazione, in una carriera che dagli anni settanta lo ha visto interprete in ruoli stereotipati[1] e produzioni televisive di medio livello, è con Spike Lee in Jungle Fever (1991).

Quinn nacque a Chihuahua, Messico, durante la rivoluzione messicana.
Sua madre, Manuela "Nellie" Oaxaca, aveva origini azteche. Il padre, Francisco Quinn, anche lui nato in Messico, era mezzo irlandese e mezzo maya, una combinazione che al figlio avrebbe in seguito permesso di interpretare ruoli di varie etnie. Anthony crebbe a Boyle Heights, nei pressi di Los Angeles, California, U.S.A.; abbandonò presto la scuola (molto più avanti, negli anni novanta, ricevette il suo primo diploma dalla scuola superiore di Tucson, Arizona) e si diede alla boxe e alla pittura prima di intraprendere la carriera da attore.Dopo una breve esperienza in teatro, Quinn cominciò la sua carriera cinematografica nel 1936, interpretando personaggi marginali in diverse pellicole, tra cui Parole (il suo debutto) e The Milky Way ("La via lattea"). Rimase poi relegato a ruoli "etnici" nelle pellicole della Paramount per buona parte degli anni quaranta.
 
Con più di 50 film al suo attivo, nel 1947 era già un veterano dello schermo ed aveva recitato come indiano, mafioso, hawaiiano, indipendentista filippino, guerrigliero cinese, sceicco arabo (ma in toni umoristici) e non era ancora diventato famoso; perciò tornò al teatro, dove per tre anni ebbe un discreto successo interpretando a Broadway ruoli come Stanley Kowalski in Un tram che si chiama desiderio, lo stesso personaggio che darà la fama a Marlon Brando.
 
Torna sugli schermi agli inizi degli anni cinquanta, principalmente in film di serie B come La maschera del vendicatore (1951), ma nel 1952 riesce a partecipare al film Viva Zapata! (1952) di Elia Kazan, recitando accanto a Marlon Brando: la sua interpretazione come fratello di Emiliano Zapata gli frutta il suo primo premio Oscar (come miglior attore non protagonista) e, da quel momento in poi, gli saranno assegnati ruoli ben più significativi.
Trasferitosi in Italia nel 1953, recita in molti film prodotti a Cinecittà, tra cui Ulisse (1954), nel ruolo di Antinoo, e regala una delle sue migliori interpretazioni, nel ruolo del rozzo e forzuto Zampanò, ne La strada di Federico Fellini, al fianco di Giulietta Masina (1954).
 
Tornato in patria, nel 1956 vince il suo secondo premio Oscar, sempre come attore non protagonista, interpretando il pittore Paul Gauguin in Brama di vivere (1956) di Vincente Minnelli, al fianco di Kirk Douglas; l'anno successivo riesce anche ad ottenere una candidatura per l'Oscar al miglior attore grazie al suo ruolo da protagonista in Selvaggio è il vento (1957) di George Cukor. Del 1958 è la sua unica regia, I bucanieri.
 
Negli anni cinquanta, si specializzò in ruoli da "duro", talvolta "macho", ma alla fine del decennio non nascose la sua età:
fisico non più scolpito, capelli ingrigiti, e la sua voce prima calda e vigorosa divenne roca ma altrettanto affascinante. Il suo nuovo aspetto lo rese però credibile in ruoli come l'ex-colonnello e combattente per la libertà greca Andrea Stavrou ne I cannoni di Navarone (1961), l'ex-boxeur Louis 'Mountain' Rivera in Requiem per un peso massimo (1962) e il beduino Awda Abū Tayy in Lawrence d'Arabia (1962). Il successo di Zorba il greco nel 1964 fu il punto più alto della sua carriera durante gli anni sessanta e gli fruttò un'altra nomination agli Oscar.
 
Col finire del decennio la sua forza interpretativa perse però vigore, i successi diminuirono e apparve solo in alcune serie televisive e in pochi film. Nel 1980 partecipò al film Il leone del deserto, accanto a Irene Papas, Oliver Reed, Rod Steiger e John Gielgud, incentrato sulla figura del capo beduino Omar al Mukhtar (Quinn), che combatté le truppe di Mussolini nel deserto della Libia; il film, finanziato da Muammar Gheddafi, fu ai tempi censurato con decreto del ministero dei beni culturali e la proiezione è tuttora vietata in Italia.
 
Nel 1983 rivisitò il suo personaggio più famoso recitando in una versione musical di Zorba, che a Broadway rimase in cartellone per 362 spettacoli.
 
Nel 1994, interpretò Zeus nella serie per la tv Hercules; la sua carriera cinematografica era ormai a una stasi, ma continuò a lavorare in film come Jungle Fever (1991) di Spike Lee, Last Action Hero (1993) di John McTiernan, e Il profumo del mosto selvatico (1995) di Alfonso Arau. Poco dopo la sua ultima interpretazione in Avenging Angelo (uscita postuma nel 2002), Anthony Quinn morì all'età di 86 anni per una crisi respiratoria causata da un cancro alla gola a Bristol (Rhode Island), dove aveva trascorso l'ultima parte della sua vita e dove è oggi sepolto in una cripta di famiglia.

Nella sua vita privata, Quinn si dimostrò tanto vigoroso e passionale quanto è sempre apparso sullo schermo; nel 1965 divorziò dalla sua prima moglie Katherine DeMille, da cui aveva avuto cinque figli. L'anno successivo si risposò con la costumista italiana Jolanda Addolori, dalla quale ebbe sei figli: fu un matrimonio burrascoso che si spezzò definitivamente nel 1993, allorché Quinn ebbe una relazione con la sua segretaria Kathy Benvin, dalla quale ebbe una figlia, Antonia; nel 1996 i due ebbero poi un secondo bambino, Ryan, e si sposarono nel 1997, dopo il divorzio di Quinn dalla Addolori. In totale, Quinn ebbe 13 figli (tra cui Alex, Francesco, Lorenzo, Valentina e Danny) e tre amanti ufficiali.

Quinn fu studente ed amico di Frank Lloyd Wright.
 
Nel suo tempo libero continuò a dipingere e scolpire, e giunse ad essere un artista apprezzato.
 
Scrisse, da solo e in collaborazione, due memorie: Il peccato originale (1972) e One Man Tango (1997); nell'ultimo, Quinn è sincero e apologetico su alcuni dei momenti più bui del suo passato.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Marzo 2013, 14:31:22
BERNARD HERRMANN

Bernard Herrmann, nato Max Herman (New York, 29 giugno 1911 – North Hollywood, 24 dicembre 1975 - 64 anni )

.................................................... è stato un compositore e direttore d'orchestra statunitense.


Uno dei più grandi autori di colonne sonore cinematografiche, ha lavorato con Alfred Hitchcock, Orson Welles, François Truffaut, Brian De Palma, Martin Scorsese.Nato a New York il 29 giugno 1911 da una famiglia ebraica di origini russe, fu incoraggiato dal padre allo studio della musica. Iniziò da giovane lo studio del violino e frequentò, assieme al padre, il teatro dell'opera.
 
All'età di tredici anni vinse un premio di 100 dollari per una composizione originale e decise definitivamente di studiare musica. Si iscrisse alla New York University e alla Juilliard School of Music, laureandosi con ottimi voti. All'età di 20 anni costituì una propria orchestra, la New Chamber Orchestra of New York.
 
Nel 1934 assunse l'incarico di direttore della CBS Symphony Orchestra che mantenne per nove anni. Si adoperò per introdurre nei suoi concerti lavori di compositori contemporanei fra cui Charles Ives.
 
Durante gli anni della CBS conobbe Orson Welles e realizzò per lui le musiche de La guerra dei mondi, Quarto potere e L'orgoglio degli Amberson. Quest'ultimo lavoro fu affidato all'orchestrazione di altri musicisti ed il risultato finale non fu gradito da Herrmann che chiese che venisse rimosso il suo nome dai titoli del film. In questo periodo scrisse la colonna sonora per L'oro del demonio per la quale gli venne assegnato l'unico Premio Oscar da lui vinto in carriera.
Herrmann collaborò molto con il regista Alfred Hitchcock per il quale compose diverse colonne sonore nel periodo che va dal 1955 al 1964, dal film La congiura degli innocenti (The Trouble with Harry, 1955) a Marnie (1964). In questo periodo si possono ricordare anche La donna che visse due volte (Vertigo), Intrigo internazionale (North by Northwest) e il rifacimento de L'uomo che sapeva troppo, che fu solo parzialmente composto da Herrmann in quanto non sono sue la canzone Que será será, cantata da Doris Day e la cantata Storm Clouds eseguita alla Royal Albert Hall, composta da Arthur Benjamin, della quale Herrmann curò soltanto l'orchestrazione e la direzione d'orchestra.
 
Altra colonna sonora è stata quella per il film Psyco, nella cui partitura il compositore usò solamente la sezione degli archi senza alcun ausilio degli strumenti a fiato. La scena del bagno, nella quale in origine non doveva esserci alcun commento musicale, resta invece fra le più emozionanti dell'intera colonna sonora per le note agghiaccianti dei violini.
 
La collaborazione con Hitchcock volse al termine quando, per la colonna sonora del film Il sipario strappato (Torn Curtain) il regista chiese delle musiche jazz e pop mentre Herrmann scrisse una partitura per orchestra. Dopo questo lavoro il compositore si trasferì in Inghilterra e ricevette l'incarico da François Truffaut di scrivere la colonna sonora di Fahrenheit 451.
Dalla fine degli anni cinquanta alla metà degli anni settanta, Herrmann scrisse le colonne sonore per una serie di film di fantascienza (Viaggio al centro della Terra del 1959, I viaggi di Gulliver, Ray Harryhausen Dynamation) ed epici (Gli argonauti 2, L'isola misteriosa del 1961, Il 7º viaggio di Sinbad).
 
Tra le ultime opere di Herrmann si ricordano Obsession - Complesso di colpa e Le due sorelle per il regista Brian De Palma e Taxi Driver per Martin Scorsese. Herrmann morì improvvisamente dopo l'ultima sessione di registrazione delle musiche per Taxi Driver.
L'uso di strumenti elettronici nelle sue partiture risale al 1948 quando scrisse Jennie's Theme per il film Il ritratto di Jennie. La musica era ispirata a temi di Claude Debussy ed era eseguita con il theremin, uno strumento musicale elettronico che userà anche nel suo film Ultimatum alla Terra (1951) in cui inserirà inoltre violino elettrico, basso elettrico e chitarra elettrica, oltre che a pianoforte, arpa, ottoni e percussioni.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Marzo 2013, 14:35:44
EDWARD ATKINSON

Edward Leicester Atkinson (Isole Sopravento meridionali, 23 novembre 1881 – Mar Mediterraneo, 20 febbraio 1929)

................................................................è stato un chirurgo ed esploratore britannico.

 
Nel 1908 entra nella Royal Navy. Nel 1910 si unisce alla spedizione Terra Nova di Robert Falcon Scott in Antartide. Sarà Atkinson a guidare la spedizione di ricerca del disperso gruppo del Polo Sud ed a ritrovare la tenda conc i corpi senza vita di Scott, Henry Robertson Bowers e Edward Adrian Wilson.
 
Atkinson è al centro di due controversie: una per non aver reso possibile l'utilizzo dei cani da slitta per aiutare il gruppo di Scott sulla via del ritorno e l'altra sui possibili segni di scorbuto sui corpi del gruppo di Scott.
 
Durante la prima guerra mondiale partecipa alla battaglia di Gallipoli
 
Ad Atkinson è dedicato Atkinson Cliffs nella terra della regina Victoria in Antartide.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Marzo 2013, 14:45:01
CLIVE STAPLES LEWIS

Clive Staples Lewis, in breve C. S. Lewis (Belfast, 29 novembre 1898 – Oxford, 22 novembre 1963 - 64 anni )

...................................................................... è stato uno scrittore e filologo britannico.
 

Fu docente di lingua e letteratura inglese all'Università di Oxford, dove divenne amico di J. R. R. Tolkien col quale - insieme anche a Charles Williams ed altri - fondò il circolo informale di discussione letteraria degli Inklings.
 
È noto al grande pubblico soprattutto come autore del ciclo di romanzi Le cronache di Narnia.

Le vicende biografiche di Lewis meritano di essere analizzate con una certa attenzione perché - contrariamente a quanto avrebbe forse sostenuto lo stesso Lewis nella sua veste di critico letterario - nel caso particolare di questo scrittore si possono ritrovare tematizzate nelle sue opere: si veda ad esempio la morte della madre avvenuta quando Lewis aveva solo 10 anni o la complessa evoluzione intellettuale del giovane Lewis sfociata nella conversione al cristianesimo anglicano, per non parlare dell'amicizia con i membri del club degli Inklings J.R.R. Tolkien e Charles Williams. Che Lewis ritenesse la sua biografia degna di interesse per i lettori è testimoniato - se non altro - dal fatto che egli stesso ha pubblicato un'autobiografia dei suoi anni giovanili.Clive Staples Lewis nasce nel 1898 a Belfast, Irlanda, da Albert James Lewis e Flora Augusta Hamilton, secondo di due figli. Il fratello Warren Hamilton Lewis era più grande di tre anni. Il padre di Lewis era un avvocato di origini gallesi trasferito in Irlanda del Nord per ragioni di lavoro, mentre la madre era figlia di un pastore protestante e aveva compiuto studi di matematica e logica.
 
All'età di sei anni Lewis trasloca con la sua famiglia a Strandtown, ed è lì che nel 1908 muore la madre. La morte della madre ha un impatto emotivo molto forte su Clive (che ha solo 10 anni) e viene considerato un evento molto importante per comprendere l'evoluzione della sua filosofia.
 
Successivamente, nel 1908 (lo stesso anno in cui muore la madre), Lewis viene iscritto alla Wynyard School di Watford (Hertfordshire), in Inghilterra. Deve quindi abitare nel convitto della scuola assieme al fratello. Ma la scuola chiude poco tempo dopo, anche perché il preside viene internato in manicomio. Quindi Lewis frequenta per pochi mesi Campbell College, non lontano dalla sua casa di Belfast, ma deve abbandonare per problemi respiratori. Successivamente viene poi iscritto prima a Cherbourg, e poi al Malvern College, nel Worcestershire.
 
All'età di 15 anni Lewis prende un'importante decisione: quella di abbandonare la fede cristiana. I motivi si possono leggere nella sua autobiografia Sorpreso dalla gioia.
 
Lewis descrive l'ambiente educativo delle scuole inglesi di quell'epoca con toni poco lusinghieri, paragonandole a campi di concentramento, ed è a causa delle sue difficoltà di integrazione che abbandona la scuola per passare ad una formazione privata. Questa viene affidata a William T. Kirkpatrick, un ex preside che era stato insegnante di suo padre. Kirkpatrick è un insegnante estremamente valido e professa una forma di razionalismo agnostico in tema di religione.
 
Tra le passioni giovanili di Lewis sono molto importanti le storie fantastiche con animali: era appassionato dei libri di Beatrix Potter e si divertiva a scrivere storie assieme al fratello, inventando un mondo di animali parlanti chiamati Boxen. Successivamente nel periodo dell'adolescenza Lewis comincia a interessarsi alle storie e alle leggende nordiche. Queste leggende influivano sulla sua percezione di un sentimento indistinto che lui chiamava joy (gioia). Anche l'amore per la bellezza della natura si inseriva in questo sentimento che le saghe nordiche evocavano.
Nel 1916, a 18 anni, Lewis vince una borsa di studio per lo University College di Oxford. Viene tuttavia richiamato subito alle armi nel 1917 per servire come ufficiale nel terzo battaglione del Somerset Light Infantry. Viene schierato in prima linea il giorno del suo diciannovesimo compleanno, nella valle della Somme, in Francia.
 
Durante il periodo di addestramento militare divide la stanza con un altro cadetto, “Paddy” Moore, che muore poco dopo nel corso dei combattimenti del 1918. Prima di morire Paddy presenta a Lewis sua madre, Janie King Moore. Ne nasce un'amicizia con la donna che a quel tempo aveva 44 anni. Lewis racconterà di aver promesso all'amico che se fosse morto in combattimento, si sarebbe preso cura della madre al posto suo.
 
Anche Lewis viene ferito nella battaglia di Arras e comincia a soffrire di depressione. Durante la convalescenza viene trasferito in Inghilterra dove poi viene congedato nel dicembre del 1918 e può ritornare ai suoi studi all'Università di Oxford.
 
È durante la convalescenza per le ferite che l'amicizia con Janie Moore, la madre quarantenne dell'amico Paddy morto in battaglia, diviene particolarmente importante. Ci sono disaccordi tra i biografi di Lewis sulla natura della relazione tra Lewis e Janie Moore. Lewis è sempre stato reticente su questo punto e nella sua autobiografia scrive solo una frase piuttosto oscura
« All I can or need to say is that my earlier hostility to the emotions was very fully and variously avenged. »
Molti - compresi i biografi di Lewis Hooper, Wilson e Sayer - pensano che i due furono probabilmente amanti nei primi anni della loro relazione. In ogni modo la loro amicizia è certamente molto stretta. Nel dicembre 1917 Lewis scrive in una lettera al suo amico di infanzia Arthur Greeves che Janie Moore e Arthur Greeves erano le due persone che contavano di più per lui nel mondo.
 
Dopo la guerra Lewis e Janie Moore vanno a vivere insieme. Nel 1930 Lewis si trasferisce assieme al fratello Warren in una casa vicino a Oxford (The Kilns). I fratelli Lewis e Janie Moore acquistano la casa suddividendosi le spese dell'appartamento; nel 1973 alla morte di Warren Lewis la casa passerà in eredità alla figlia di Janie Moore Maureen Dunbar divenuta baronessa Dunbar di Hempriggs.
 
Janie Moore viene descritta come autoritaria e possessiva da alcuni biografi di Lewis, tuttavia sembra che fosse anche una donna affettuosa e ospitale, ben vista dai sui vicini. Era generosa e mi ha insegnato ad essere generoso e buono dice Lewis al suo amico George Sayer.
Nel 1920 Lewis riceve il First in Honour Moderations (Letteratura greca e latina), nel 1922 il First in Greats (Filosofia e storia antica) e nel 1923 il First in English. Comincia così una carriera accademica che lo porterà ad ottenere l'incarico di docente temporaneo di Lingua e Letteratura Inglese presso l'University College di Oxford, dove insegna fino al 1954. Qui incontra J.R.R. Tolkien e, dopo la primitiva antipatia, i due diventano amici, passando molto tempo assieme a discorrere dei loro argomenti preferiti: Asgard e i miti nordici.
 
Discutono molto anche di religione e Tolkien, cattolico, contribuisce, assieme ad Hugo Dyson, al radicale cambiamento di Lewis che tra il 1929 e il 1931 decide di convertirsi al cristianesimo aderendo alla chiesa anglicana. Tolkien sperava di convincerlo a farsi cattolico, ma il retroterra culturale nord-irlandese di Lewis lo porta ad aderire a quella che definirà "una via media tra cattolicesimo e protestantesimo" cioè la chiesa anglicana. Lewis dapprima abbandona l'ateismo degli anni giovanili per professarsi genericamente teista poi decide di accettare la fede cristiana nella sua interezza. Un'analisi molto interessante delle varie fasi della sua conversione viene fatta dallo stesso Lewis nella sua autobiografia degli anni giovanili Sorpreso dalla gioia e nel romanzo allegorico Le due vie del pellegrino pubblicato nel 1933, due anni dopo la sua conversione.
 
Nelle modalità della conversione di Lewis vanno anche cercate importanti chiavi di lettura della sua opera. Come riferisce H. Carpenter nel libro Gli Inklings nella notte del 19 settembre 1931 è Tolkien a fornire all'amico una suggestione fondamentale per poter accettare pienamente il Cristianesimo, ricorrendo proprio all'amore di Lewis per la mitologia e alle teorie di Barfield.
« Tolkien chiese a Lewis se, godendo di tanti miti che parlavano di morte e resurrezione di antichi Dei, si fosse mai posto la domanda del loro “significato”. Naturalmente no, si limitava ad appassionarsi a quelle storie e ne ricavava intuitivamente qualcosa che i più astrusi ragionamenti teologici non avrebbero mai potuto dargli. Perché, allora, non poteva considerare la storia del Cristo come un racconto che si fa vero? Così come parlare è un'invenzione riguardante oggetti e idee, sosteneva Tolkien, il mito è un'invenzione a proposito della verità. »
Lewis pubblica nel periodo tra il 1930 e il 1950 la maggior parte delle sue opere, sia quelle prettamente accademiche che i romanzi. Importante in questi anni è la sua amicizia con Charles Williams che assieme a Tolkien è membro del circolo letterario degli Inklings. In quegli anni Lewis dichiara apertamente che Williams è l'autore che lo ha influenzato di più. Tolkien invece è molto diffidente nei confronti degli interessi esoterici di Williams. Mentre continua la sua carriera accademica Lewis già nel corso degli anni quaranta raggiunge una enorme popolarità grazie ai suoi romanzi e ai suoi saggi che vendono milioni di copie tanto da meritare nel 1947 l'articolo di copertina della rivista Time Magazine[1], che viene intitolato "Don v. Devil" con riferimento a Le lettere di Berlicche pubblicate nel 1942. Ma questa popolarità diventa se possibile ancora maggiore quando, a partire dal 1950, Lewis comincia a dedicarsi alla narrativa per l'infanzia pubblicando le storie delle Cronache di Narnia.Secondo alcuni biografi l'impegno letterario di Lewis viene reso più intenso da un episodio avvenuto nel 1948. In uno dei dibattiti organizzati presso il Club Socratico di Oxford Lewis si confronta con una giovane e brillante docente di filosofia, Elizabeth Anscombe, convertita al cattolicesimo e allieva di Ludwig Wittgenstein. Il tema del dibattito riguarda il naturalismo ed era stato trattato nell'opera di Lewis Miracoli - Uno studio preliminare. Nel corso del dibattito la Anscombe corregge in modo molto convincente l'argomento di Lewis sulle difficoltà del naturalismo. Egli – secondo la versione che danno di questo fatto George Sayer e Derek Brewer - si sentì così umiliato dall'esito del dibattito da decidere di abbandonare per sempre la saggistica filosofica e teologica per dedicarsi interamente alla letteratura.
 
Secondo la versione dell'episodio data dalla stessa Anscombe nell'introduzione alla sua opera Metaphysics and the Philosophy of Mind, Lewis avrebbe accolto le critiche con grande tranquillità tanto da modificare le successive edizioni dell'opera Miracles per tenere conto delle osservazioni della Anscombe.
 
L'argomento "a partire dalla ragione" contenuto nel saggio di Lewis Miracoli è stato considerato un suo contributo originale e oggetto di approfondimento e rielaborazione da parte di Victor Reppert, William Hasker, e Alvin Plantinga.
Lewis è ormai all'apice della sua fama quando, nel 1950, riceve la prima lettera di Helen Joy Davidman-Gresham, un'americana appassionata delle sue opere. Con lei inizia subito un lungo rapporto epistolare. Coincidenza singolare: nelle opere di Lewis il misterioso rapporto dell'uomo con l'assoluto e con il desiderio che ne è la manifestazione viene descritto con il concetto di ricerca della gioia (in inglese joy, si vede a questo proposito l'autobiografia Surprised by joy). All'età di 52 anni Lewis finisce con l'incontrare una donna che si chiama proprio Joy e si innamora di lei. Il rapporto continua in forma epistolare finché, nel 1952, Lewis incontra personalmente la donna ed inizia a frequentarla. Nel 1956 si unisce a lei con un matrimonio civile (ufficialmente solo per garantirle la cittadinanza inglese) e nel 1957 celebra anche le nozze religiose secondo il rito anglicano. Joy però si ammala di tumore alle ossa e muore nel 1960.
 
Il racconto dell'esperienza della morte della moglie e dei momenti successivi è affidato alle pagine di Diario di un dolore (A Grief Observed), pubblicato nel 1960 con lo pseudonimo di N. W.Clerk.
 
Clive Staples Lewis muore il 22 novembre del 1963 in seguito all'aggravarsi di problemi cardiaci. Viene sepolto nel cimitero di Headington Quarry Churchyard a Oxford. La morte viene praticamente ignorata dai media perché nello stesso giorno viene assassinato J.F.Kennedy e muore Aldous Huxley.
L'incontro di Lewis con Joy è anche la trama di un film del 1993, Viaggio in Inghilterra ((EN) Shadowlands), diretto da sir Richard Attenborough, che è a sua volta la trasposizione cinematografica di un dramma teatrale scritto nel 1985 per la tv inglese BBC da William Nicholson e successivamente portato in scena a Plymouth nel 1988 e in seguito a Broadway. Nella prima versione televisiva il ruolo di Lewis era interpretato da Joss Acklund, in quella cinematografica da sir Anthony Hopkins.
 
Quest'opera, pur avendo dei meriti per la perfetta ricostruzione del mondo di Lewis, non manca di alcune inesattezze rispetto alla biografia reale dello scrittore. Secondo il dramma, Lewis al momento del suo incontro con Joy sarebbe stato un professore un po' noioso deciso ad organizzare tutta la sua vita in modo da mantenere un distacco dagli altri esseri umani per non correre il rischio di soffrire per la loro perdita, pur insegnando nelle sue conferenze e nei suoi libri che la sofferenza non può essere usata per accusare Dio. In realtà la vita del vero Lewis era stata molto diversa. A parte la sua esperienza diretta dei combattimenti della prima guerra mondiale, durante la quale venne ferito, basta menzionare la sua relazione con la signora Jane Moore.
Consapevole dei limiti della sua opera, Nicholson (l'autore del testo teatrale) ha affermato:
« Shadowlands è basato su eventi della vita di due persone reali, ma non è un documentario. Ho utilizzato solo alcune parti delle loro storie, e ne ho escluse delle altre, immaginando il resto. La storia d'amore che ha legato Lewis e la Gresham è autentica, ma entrambi sono stati molto riservati sui loro sentimenti: nessuno dunque sa con esattezza come e perché si sono innamorati. È proprio in questa zona d'ombra che si sviluppa la storia che ho creato" (William Nicholson, The Theatre of Western Springs) »

Sulla vivacità e passionalità della personalità di Lewis esistono anche altre importanti testimonianze di Tolkien.
Nei romanzi di Lewis è sempre presente una visione filosofica abbastanza complessa anche se non esposta organicamente. Comprenderne i fondamenti è importante per cogliere a fondo anche gli altri aspetti delle sue opere. Poiché una parte importante della vita dell'autore è stata occupata dal percorso personale che lo ha portato dall'ateismo alla convinzione che esiste un Dio personale e che questo Dio è quello rivelato dal cristianesimo, l'analisi delle motivazioni razionali che stanno alla base della fede di Lewis è importante per comprenderne il pensiero. Ma un posto altrettanto importante (o forse più importante) va assegnato ad altre tematiche a cui Lewis dedica spazio nelle sue opere, e cioè il tema del desiderio come elemento essenziale costitutivo dell'esperienza umana e il tema della fondamentale continuità e affinità tra le religioni e i miti precristiani e la verità rivelata nel cristianesimo.L'argomento della moralità che Lewis aveva ampiamente sviluppato durante i suoi discorsi alla radio The Case for Christianity comincia con l'affermazione che noi siamo incondizionatamente costretti a fare il bene e ad evitare il male. Tutti gli esseri umani normali ritengono spontaneamente che certe azioni sono malvagie e non dovrebbero essere compiute. Ci possono essere disaccordi sui dettagli del codice morale, ma non sul suo carattere obbligatorio. Si sa che si dovrebbe essere onesti, sinceri, temperanti giusti verso gli altri e che bisogna evitare di commettere il furto, lo spergiuro, l'adulterio, l'omicidio e tutto questo genere di cose. Il problema è scoprire da dove viene questa obbligatorietà.
 
Secondo la tradizione classica della teologia cristiana che risale a san Paolo, questa obbligatorietà deriva da Dio che, per così dire, ha scritto la sua legge nel cuore dell'uomo.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Marzo 2013, 16:22:11
PETER FLEMING

Robert Peter Fleming (Londra, 31 maggio 1907 – 18 agosto 1971 - 64 anni )

.................................................... è stato uno scrittore, giornalista e militare britannico.

 
Fu insignito dell'onorificenza di Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico (OBE, Officer of the Order of the British Empire) nel 1945 per meriti militari.
Peter Fleming è stato uno dei quattro figli dell'avvocato, e membro del parlamento, Valentine Fleming, perito in battaglia nel 1917, durante la Prima guerra mondiale. Ian Fleming, fratello minore di Peter, è l'autore dei romanzi di James Bond.
 
Peter Fleming fu educato presso l'Eton College e poi alla Christ Church di Oxford. Mentre era a Eton fu il direttore del Eton College Chronicle; e il Peter Fleming Owl (sinonimo di "Strix", lo pseudonimo con cui si firmò in seguito al giornale The Spectator) viene ancora assegnato ogni anno al miglior collaboratore del Chronicle.
 
Nell'aprile del 1932, rispondendo a un annuncio del Times, di cui fu anche inviato speciale, prese parte a una spedizione in Brasile alla ricerca del colonnello Percy Fawcett. Spedizione che si concluse in un insuccesso nel novembre dello stesso anno. Su quel viaggio pubblicò Brazilian Adventure.
 
Nel febbraio del 1935 affrontò, assieme ad Ella Maillart, una traversata di sette mesi della Cina, da Pechino verso il Kashmir, attraverso i deserti dell'Asia centrale (a quel tempo era già un agente dell'MI6[2]). Dopo quel viaggio, nel 1936, avrebbe pubblicato News from Tartary e One's Company; ed Ella Maillart Oasi proibite nel 1937.
 
Nel 1935, sposò l'attrice Celia Johnson (1908–1982), nota per aver interpretato il film Breve incontro.
 
Durante la Seconda guerra mondiale fece parte del corpo dei granatieri; in seguito, assieme al fratello Ian, fu incaricato dal generale di divisione Colin Gubbins di costituire le unità ausiliarie: un esercito segreto di volontari civili che avrebbe combattuto dietro le linee nemiche nell'ambito dei piani anti-invasione britannici. Prestò poi servizio in Norvegia e in Grecia; il suo ruolo principale, comunque, dal 1942 alla fine della guerra fu alla guida della "D Division," incaricata di operazioni militari nel sud-est asiatico.
 
Dopo la guerra, Peter Fleming si ritirò in campagna a Nettlebed, nell'Oxfordshire, nel cui cimitero è stato sepolto. Morì accidentalmente durante una battuta di caccia vicino a Glencoe nella contea di Argyll, in Scozia.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Marzo 2013, 16:32:53
ROBERT CASADEUS

Robert Casadesus (Parigi, 7 aprile 1899 – Parigi, 19 settembre 1972 - 73 anni )

........................................................ è stato un pianista e compositore francese.


Egli fu un membro importante della celebre famiglia di musicisti essendo stato nipote di Henri Casadesus e Marius Casadesus, marito di Gaby Casadesus e padre di Jean Casadesus.

Robert Casadesus studiò al Conservatoire de Paris con Louis Diémer, ottenendo il Premier Prix nel 1913 ed il Prix Diémer nel 1920. Entrò poi a far parte della classe di Lucien Capet, che ebbe una grande importanza nella sua formazione di pianista. Capet fondò un famoso quartetto che portava il suo nome, nel quale suonarono gli zii di Robert, Henri e Marcel.
 
I componenti del quartetto provavano spesso a casa di Robert, e fu così che egli si interessò presto alla musica da camera. I quartetti di Beethoven non avevano segreti per lui, visto che li conosceva profondamente prima ancora di averli suonati.
 
A partire dal 1922, Casadesus collaborò con il compositore Maurice Ravel, nella stesura del catalogo delle sue opere, ed eseguì concerti, dividendo il palcoscenico con l'amico, in Francia, Spagna ed Inghilterra.
 
Casadesus girò il mondo per la sua attività di pianista, spesso in duo con la moglie Gaby, che aveva sposato nel 1921.
 
Dal 1935 Casadesus insegnò all'American Conservatory di Fontainebleau. Passò, assieme alla sua famiglia, il periodo della seconda guerra mondiale interamente negli Stati Uniti. Egli visse a Princeton nel New Jersey. Insegnò ad un grande numero di futuri pianisti, in tutta Europa, fra i quali si ricordano Claude Helffer e Monique Haas.
 
Il suo stile esecutivo ricalcava quello classico con un delicato approccio alla linea melodica delle composizioni. Egli fu un fine interprete delle musiche di Mozart. Fra le sue molte incisioni si ricordano opere di Ravel, e la sonata per violino e pianoforte a Kreutzer di Beethoven da lui eseguita con il violinista Zino Francescatti e riproposta poi in DVD.
 
Casadesus eseguì, assieme a sua moglie Gaby ed al loro figlio Jean i concerti di Mozart per 2 e 3 pianoforti. Registrarono questi concerti con la Columbia Symphony e la Cleveland Orchestra dirette da George Szell oltre che con l'Orchestra Sinfonica di Filadelfia diretta da Eugene Ormandy per la Sony Classical.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Marzo 2013, 16:42:41
THIERRY  JONQUET

Thierry Jonquet (19 gennaio 1954 - 9 agosto 2009)

............................................. è stato uno scrittore francese che Specializzato in romanzi polizieschi con temi politici.


E 'nato a Parigi, il suo più conosciuto e più recente romanzo pubblicato, fuori della Francia è Mygale (1995), poi anche pubblicato negli Stati Uniti nel 2003 da City Lights. Mygale era aussi pubblicato nel Regno Unito come Tarantula nel 2005  (Coda del Serpente). Ha scritto oltre 20 romanzi in lingua francese, tra cui The detriti palla, e Red Moloch è la vita.
 
Jonquet è morto 55 anni in ospedale a Parigi.
 
Tarantula è-stato girato da regista spagnolo Pedro Almodóvar, con il titolo La pelle che abito , è stato iscritto nel maggio 2011 in concorso per il Festival di Cannes.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 05 Marzo 2013, 14:39:01
TIZIANO TERZANI

Tiziano Terzani (Firenze, 14 settembre 1938 – Orsigna, 28 luglio 2004 - 65 anni )

................................................................. è stato un giornalista e scrittore italiano.

Tiziano Terzani nacque mercoledì 14 settembre 1938 a Firenze in via Pisana nel quartiere popolare di Monticelli[1] sulla riva sinistra dell’Arno. Il padre, Gerardo Terzani, gestiva una piccola officina meccanica a Firenze vicino a Porta Romana e la madre, Lina Venturi, lavorava come cappellaia in un negozio di sartoria. Con la famiglia conviveva la nonna materna Elisa, rimasta vedova dopo i numerosi lutti familiari per tubercolosi – due zie e il nonno Giovanni. Preoccupati della salute i genitori lo porteranno fin da piccolo sull’Appennino pistoiese per godere di un clima salubre:
« L’Orsigna l’ha trovata mio padre [...]. Si era iscritto a quella che si chiamava l’università popolare, che non era un’università, era un club per fare gite. La domenica con un autobus andavano di qua e di là e con una di quelle gite negli anni Venti lui, giovanissimo e operaio, arrivò per la prima volta in questa valle. [...] ero spesso malato, avevo “le ghiandoline” e la carne di cavallo non mi bastava più. «Questo ragazzo ha bisogno d’aria buona, d’aria pulita» disse il medico. »
(Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, Longanesi 2006, 367)
Il legame con questi luoghi, e in particolare con la valle dell’Orsigna, lo accompagnò per tutta la vita.
Nei primi di agosto del 1944 la ritirata dei nazisti sulla Linea Gotica e l’avanzata alleata delle truppe britanniche portò alla liberazione di Firenze [2], ciò gli consentì di frequentare la prima elementare presso il convento femminile della Chiesa di San Piero a Monticelli. L’anno seguente, con la riapertura regolare degli istituti, proseguì gli studi nella Scuola di Legnaia [3]. Dal 1949 al 1952 frequentò le scuole medie Niccolò Machiavelli in piazza Frescobaldi. Dopo l’esame di terza media avvenne una svolta decisiva, il professor Ernesto Cremasco convocò i genitori:
« A lui debbo tutto perché lui prese la decisione importante di chiamare i miei genitori. Sai, a quei tempi, andare dal maestro... [...] e lui che dice “Guardate, dovete fare dei sacrifici. Lo dovete mandare al ginnasio”. [...] I miei si convinsero di mandarmi al ginnasio. E lì ci fu l’episodio
I genitori impegnarono gli averi al Monte di Pietà e acquistarono a rate i pantaloni che consentirono a Tiziano di frequentare la succursale della Machiavelli in piazza Pitti. Dal 1954 proseguì gli studi al liceo classico Galileo dove si diplomerà brillantemente nel 1957. In quegli anni frequentò i "Sabati dello studente" in via Gino Capponi, un circolo ricreativo in cui soddisfò la passione per il cinema e il teatro misurandosi anche in sporadiche recitazioni. Qui conobbe e avvicinò i rappresentanti del cattolicesimo democratico e progressista fiorentino come Dino Pieraccioni, Ernesto Balducci, Raffaele Bensi e Giorgio La Pira:
« Frequentavo l’oratorio di don Bensi, un bel personaggio cattolico; ho conosciuto La Pira e tanta altra gente con cui avrei potuto fare strada. Ma sentivo che quello non ero io. »
(Tiziano Terzani in La fine è il mio inizio, Longanesi 2006, 164)
Raccolse da questi incontri il valore dell’umanità e apprese il senso non solo del dialogo ma dell’autonomia delle proprie idee, già sperimentata in casa con il padre comunista e la madre cattolica.
Nel 1955 per guadagnare qualche soldo collaborò al Giornale del mattino diretto dal giovanissimo Ettore Bernabei. Nei panni di cronista sportivo ebbe il compito di documentare le corse podistiche, le gare in bicicletta e soprattutto le partite di calcio del Campionato nazionale Dilettanti coprendo in particolare la provincia di Firenze muovendosi con la Vespa del padre:
« Diventai giornalista perché alle corse podistiche arrivavo sempre ultimo. Ero studente in un liceo di Firenze e mi ostinavo a partecipare a tutte le campestri che si tenevano alle Cascine. Non avevo alcun successo tranne quello di far ridere i miei compagni. Una volta, alla fine di una di quelle corse in cui ero davvero arrivato quando il pubblico sta-va già andando via, venne da me un signore sui trent’anni con un taccuino in mano e mi disse qualcosa come: «Sei studente? E allora, invece di partecipare alle corse, descrivile!». Avevo incontrato il primo giornalista della mia vita e, a sedici anni, avevo avuto la mia prima offerta di lavoro: cronista sportivo al «Giornale del mattino». Cominciai con le corse a piedi, passai a quelle in bicicletta e poi alle partite di calcio. Le domeniche, invece che alle feste da ballo, le passai da allora andando a giro per i paesi e le cittadine della Toscana con una vecchia Vespa 98. «Largo, c’è i’ giornalista» dicevano gli organizzatori quando mi presentavo. Ero un ragazzino e di sport me ne intendevo poco o nulla, ma quella qualifica mi dava lì per lì il diritto a un buon posto d’osservazione e il giorno dopo il diritto alla mia firma in testa a un articoletto con tanto di descrizioni e giudizi sulle pagine rosa del giornale della città. A quei due diritti – direi privilegi – son rimasto attaccato tutta la vita. »
(Tiziano Terzani da in Asia in Tutte le opere 1993-2004, Mondadori 2011, 507)
Nel 1956, nel periodo drammatico della Rivoluzione ungherese, si iscrisse alla sezione fiorentina della Gioventù Federalista Europea, l’organizzazione giovanile del Movimento Federalista Europeo fondato da Altiero Spinelli. Un'adesione temporanea ma che rivela la capacità di non allinearsi ai pensieri dominanti dell'epoca, quello di matrice cattolica legata alla Democrazia Cristiana e quello marxista legato al Partito comunista.
Nell'estate del 1957 appena diplomato ricevette un'offerta di lavoro dalla Banca Toscana, che rifiutò.Sfidando il parere dei genitori tentò l’ammissione al collegio Medico-Giuridico annesso alla Scuola Normale di Pisa. Nel concorso nazionale che offriva solo cinque posti, arrivò secondo. Scelse la facoltà di giurisprudenza.Nel mese di settembre conobbe una ragazza di origini tedesche, Angela Staude[4], nata a Firenze nell'aprile 1939, figlia del pittore Hans-Joachim[5] e dell’architetto Renate Moenckeberg. Gli Staude abitavano in via della Campora sulla collina di Bellosguardo, erano noti per essere una famiglia colta ma non convenzionale che vantava tra i propri avi esploratori, accademici e amicizie eccellenti come Maria 'Maja' Einstein[6] o Maria José [7][8]. Tiziano fu colpito dall’atmosfera casalinga e poliglotta dove arte e musica si mescolavano alle biografie avventurose della famiglia Staude, un entusiasmo che gli fece avvertire la differenza con le proprie origini certamente più umili.Seppur divisi dagli studi − Tiziano a Pisa e Angela a Monaco − mantennero i contatti. All’università Tiziano conobbe e frequentò molti amici tra cui Alberto De Maio[9], Giuliano Amato[10], Carlo Donolo, Enrico Mugnaini[11]. La vita in collegio fu estremamente stimolante.Ma l'esperienza universitaria venne segnata da due eventi drammatici: nel 1958 una grave infezione tubercolotica lo costrinse a un lungo ricovero al Careggi e un anno più tardi una trombosi colpì il padre rendendolo inabile al lavoro. Le ristrettezze economiche e il bisogno di contribuire al sostentamento dei genitori alimentarono l’inquietudine e il desiderio di fuga immaginando una vita differente e autonoma. Si laureò nel 1961 a pieni voti presentando una impegnativa tesi di diritto internazionale con il giurista Giuseppe Sperduti[12] dal titolo Il Dominio riservato. Una tesi che richiama i caratteri, le inclinazioni e gli interessi che manifesterà più avanti nella professione giornalistica.
Dopo la laurea fallì il tentativo di continuare gli studi all’università di Leeds, avventura che durò appena 5 mesi.Rientrato in Italia accettò la proposta dell’Olivetti di Ivrea grazie ai contatti con l'ex collegiale Romano Gabriele[14]. Una scelta vicina al proprio modello di società.Qui, dopo un lungo tirocinio, giunse all’ufficio del personale dove conobbe Paolo Volponi, Ottiero Ottieri e Giancarlo Lunati ricevendo l’incarico di reclutare nuovi laureati per le consociate estere. L’Olivetti forte della sua rete globale di concessionarie e fabbriche gli consentì di viaggiare in tutto il mondo. Il 27 novembre 1962, pochi mesi dopo l'assunzione, sposò Angela a Vinci. Il lavoro dell’Olivetti lo portò prima a viaggiare in tutta Europa – con lunghi soggiorni in Danimarca, Portogallo, Olanda, Gran Bretagna – e successivamente in Oriente. Nel gennaio 1965 arrivò in Giappone, fu la sua prima volta in Asia. Qui visitò anche Hong Kong e il sogno della Cina iniziò a prendere forma. Nel 1966 acquistò con i primi risparmi un terreno nella valle dell’Orsigna dove negli anni a venire costruì una piccola abitazione.Nell'autunno 1967 l’Olivetti lo mandò in Sud Africa, a Johannesburg. Vi giunse pochi giorni dopo l'assassinio del Primo ministro Verwoerd in un clima di forti tensioni politiche. In questo paese segnato dall’apartheid raccolse materiali, interviste e fotografie per redigere i primi reportage che pubblicò su l’astrolabio, settimanale della sinistra indipendente diretto da Ferruccio Parri. Il primo reportage s'intitola Natale negro. Rapporto sulla segregazione in Sud Africa pubblicato il 25 dicembre 1966. La collaborazione con la rivista terminò nel novembre 1970. Dopo aver viaggiato in Australia e Thailandia, insoddisfatto del lavoro all'Olivetti, prese l’aspettativa, e su indicazione di Samuel Gorley Putt[16] - conosciuto per caso alla Hopkins University di Bologna[17] - si aggiudicò una borsa di studio che gli aprì le porte della Columbia University di New York dove scelse il corso di laurea in Affari internazionali.Continuò a scrivere per l’astrolabio raccontando le lotte civili del movimento nero intervistando Rap Brown, gli scontri tra gli studenti pacifisti che manifestavano contro la guerra in Vietnam e le forze di polizia nella rivolta della Columbia, e un evento storico come l'allunaggio dell'Apollo 11. Durante il biennio americano sfruttò l'occasione di uno stage nella redazione del New York Times.Nel 1968 si trasferì in California frequentando la Stanford University dove imparò la lingua cinese. Si interessò allo studio del maoismo e del comunismo cinese, incuriosito dalla grande eco che la Rivoluzione culturale di Mao stava avendo in tutto il mondo. Ebbe l'occasione di conoscere e intervistare William Hinton che lo affascinò con la sua esperienza cinese. Si convinse che la sua missione era di andare in Cina per verificare di persona quanto aveva studiato sui libri e sui giornali. Tra le fonti che ispirarono il suo sogno ci sono i testi di un grande reporter come Edgar Snow.Alla fine di novembre del 1969 iniziò il praticantato nella redazione del quotidiano milanese Il Giorno[18] diretto da Italo Pietra e Angelo Rozzoni[19]. Qui conobbe inviati già affermati come Natalia Aspesi, Giorgio Bocca, Giampaolo Pansa e uno dei giornalisti ai quali fu legato da profonda amicizia, Bernardo Valli[20]. Nel marzo del 1971 nacque la figlia Saskia e all'inizio dell'estate sostenne l'esame di Stato per diventare giornalista professionista. In autunno si confrontò con il direttore confidando in un incarico all'estero, ma la risposta fu lapidaria.Girò tutta l'Europa alla ricerca di un posto di lavoro finché l'occasione arrivò dal settimanale amburghese Der Spiegel diretto da Rudolf Augstein che gli offrì un contratto da free lance per coprire il Sud-est asiatico.Nel gennaio 1972 si stabilì a Singapore in Winchester Road aprendo il primo ufficio di Der Spiegel in Peck Hay Road.Impegnato al fronte pubblicò il suo primo vero reportage per il settimanale amburghese [21]. Contemporaneamente coltivò la collaborazione con L’Espresso - il settimanale romano diretto da Livio Zanetti con vicedirettore Nello Ajello - pubblicando importanti articoli e misurandosi sulle stesse pagine con le opinioni di Furio Colombo, Camilla Cederna e Alberto Moravia. A questo aggiunse il rapporto con il quotidiano milanese Il Giorno.Alla fine del 1975 si trasferì con tutta la famiglia a Hong Kong abitando sul Peak in Mount Austin Road in un caseggiato con altri giornalisti. Questo essere alle porte della Cina alimentò il suo interesse e il sogno di trasferirsi sul territorio cinese.Nel 1976 iniziò a collaborare con la Repubblica, il nuovo quotidiano diretto da Eugenio Scalfari finanziato da Carlo Caracciolo e Giorgio Mondadori che contava una settantina di redattori oltre a molti volontari tra cui Giorgio Bocca, Miriam Mafai e Barbara Spinelli. Alla fine di marzo pubblicò sempre per Feltrinelli Giai Phong! La liberazione di Saigon con cui si aggiudicò il Premio Pozzale Luigi Russo per la saggistica.Nel 1977 fu testimone della tragedia dei profughi indocinesi, dramma che preannunciava nel 1978 l'invasione della Cambogia da parte del Vietnam. Questo conflitto militare lo impegnò per molto tempo. Raccolse dapprima con incredulità e poi con sgomento i racconti e le atrocità di ciò che poi si rivelerà essere l'olocausto cambogiano [25] perpetrato da Pol Pot. La moglie Angela ha raccolto questa esperienza in una antologia postuma Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia [26] pubblicata nel 2008 dalla Longanesi.Dopo un viaggio preliminare per Der Spiegel tra fine del 1979 ed i primi giorni del 1980 Terzani riuscì a stabilirsi definitivamente a Pechino [27] come primo corrispondente di un magazine occidentale, anticipando i concorrenti Time e Newsweek, e realizzò così a 41 anni il sogno concepito nelle aule della Stanford University.Il libro Un altro giro di giostra tratta del suo modo di reagire alla malattia, un tumore all'intestino, viaggiando per il mondo e osservando con lo stesso spirito giornalistico di sempre le tecniche della più moderna medicina occidentale e le medicine alternative; il viaggio più difficile, alla ricerca di una pace interiore, che lo portò ad accettare serenamente la morte.Terzani si ritirò in Asia e in India per diversi anni, grazie all'amicizia dell'amico Pietro Della Torre che lo accostò alla realtà filomatica. In seguito trascorse i suoi ultimi giorni ad Orsigna, il rifugio di una vita, sull'Appennino tosco-emiliano (Pistoia), spegnendosi il 28 luglio 2004. La ricerca della verità si spostò dai fatti all'interiorità, portandolo a concepire il giornalismo solo come una fase della sua vita.[28]
 
Le sue ultime memorie sono registrate in un'intervista televisiva intitolata "Anam, il senzanome" (dove Terzani parla anche della sua scelta etica in favore del vegetarismo[29]) e nel libro postumo La fine è il mio inizio, in cui Terzani riferisce al figlio Folco le proprie riflessioni di tutta una vita.
 
La sua attività di scrittore ricade in buona parte nell'ambito della periegesi, termine con cui si intende quel filone storiografico che, intorno ad un itinerario geografico, raccoglie notizie storiche su popoli, persone e località, verificate, per quanto possibile, dall'esperienza diretta.
 
Terzani non fu molto conosciuto in Italia durante la sua attività giornalistica, poiché la testata per la quale lavorava principalmente era un periodico tedesco, Der Spiegel (anche se scrisse saltuariamente per molte testate italiane tra cui L'Espresso), ma oggi è riconosciuto[da chi?] quale uno dei massimi scrittori italiani di viaggi del XX secolo, appassionato cronista del proprio tempo, entusiasta ricercatore della verità degli avvenimenti, dei suoi protagonisti e degli uomini suoi compagni di viaggio, fisico e spirituale: una mente tra le più lucide, progressiste e non violente di inizio XXI secolo.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 05 Marzo 2013, 14:48:07
PERCY WYNDHAM LEWIS

Percy Wyndham Lewis (18 novembre 1882 – 7 marzo 1957)

................................................................ è stato un pittore e scrittore britannico.
 

Nato in Canada e co-fondatore del movimento vorticista, viene ricordato per i suoi dipinti a soggetto bellico e per l'antisemitismo delle sue opere letterarie.
È opinione comune che Lewis sia nato su una nave al largo della regione canadese della Nuova Scozia da madre inglese e padre americano. Educato in Inghilterra presso la Rugby School e la Slade School of Art di Londra, passò il primo decennio del nuovo secolo in viaggio attraverso l'Europa e nelle scuole d'arte di Parigi. Dopo aver trasferito quasi definitivamente la sua residenza in Inghilterra nel 1908, l'anno successivo pubblicò il suo primo pezzo, una raccolta di appunti dai suoi viaggi, nell'English Review di Ford Madox Ford. Fu membro fondatore del Camden Town Group nel 1911 e nel 1912 espose le sue illustrazioni a Timon of Athens, a metà tra il cubismo e il futurismo, oltre a tre dipinti ad olio alla seconda esposizione post-impressionista. La sua attività lo portò ad avere maggiori contatti con il Bloomsbury Group, che già frequentava, e in particolare con Roger Fry e Clive Bell, ma la loro amicizia non durò molto.Tra il 1913 e il 1915, Wyndham Lewis trovò il proprio stile pittorico congeniale in una forma particolare che il suo amico Ezra Pound avrebbe poi etichettato vorticismo. Lewis trovava attraente la pittura cubista, ma la trovava "morta" rispetto a quella futurista che invece mancava di strutturazione. Il vorticismo nasceva quindi con l'ambizioso scopo di unire i pregi di entrambe le correnti in un movimento nuovo, fondato su una violenta critica alla modernità: nel 1914 e l'anno successivo, Lewis diede alle stampe anche una rivista vorticista dal titolo BLAST. Nelle sue prime opere, particolarissime scene di vita nella campagna britannica con danzatori (1910-12), Lewis potrebbe essere stato influenzato dal filosofo Henri Bergson, che teneva seminari a Parigi proprio durante la permanenza dell'artista. Nonostante sarebbe poi stato fortemente criticato da Bergson, in una lettera a Theodore Weiss (19 aprile 1949) ammise di aver iniziato proprio dal suo pensiero. Dopo una breve attività presso l' Omega Workshops, Lewis ebbe dei diverbi con il fondatore Roger Fry e abbandonò l' atelier con numerosi altri artisti: insieme a loro fondò uno studio concorrente chiamato The Rebel Art Centre.
 
Dopo l'unica esposizione del vorticismo nel 1915, il movimento si sciolse anche a causa della prima guerra mondiale: Lewis fu trasferito al fronte occidentale e servì come luogotenente d'artiglieria. Dopo la Battaglia di Passchendaele (1917), venne dichiarato artista ufficiale di guerra dal Canada e dalla Gran Bretagna per i suoi meriti, iniziando le sue manzioni a dicembre dello stesso anno. Per il Canada dipinse A Canadian Gun-Pit (1918, ora alla National Gallery of Canada di Ottawa), tratto da alcuni schizzi presi a Vimy. Per la Gran Bretagna dipinse la sua opera più nota, A Battery Shelled (1919, Imperial War Museum di Londra), basato sulla sua esperienza personale a Passchendaele. Lewis espose i suoi schizzi di guerra ed alcuni dipinti nel 1918, in occasione dell'esposizione 'Guns'. Il suo primo racconto dal titolo Tarr, ambientato a Parigi prima della guerra, fu pubblicato in quell'anno ed è considerato uno dei testi chiave del modernismo. Lewis scrisse inoltre alcune memorie di guerra, che raccolse nel volume Blasting and Bombardiering (1937). Tra i suoi romanzi successivi ha un ruolo importante la trilogia The Human Age, ambientata nell'aldilà e composta da The Childermass (1928), Monstre Gai e Malign Fiesta' (entrambi del 1955). Un quarto volume, The Trial of Man, venne iniziato nel 1957 ma lasciato incompiuto alla morte dell'autore.
Dopo la guerra, Lewis riprese l'attività di pittore partecipando alle grandi esposizioni Tyros e Portraits alla Leicester Gallery, nel 1921: in Tyros venivano esposte caricature di personaggi che stigmatizzavano la cultura post-bellica. A Reading of Ovid e Mr Wyndham Lewis as a Tyro sono gli unici dipinti ad olio rimasti di cui è certa l'appartenenza al gruppo esposto in queste occasioni. All'interno dello stesso progetto, Lewis lanciò inoltre la sua seconda rivista The Tyro, anch'essa pubblicata per due anni soltanto. Il secondo numero del 1922 conteneva un importante saggio estetico di Lewis, An Essay on the Objective of Plastic Art in our Time. Negli anni '20 riprese l'attività di scrittore e avviò un'altra rivista, The Enemy (che pubblicò tre numeri tra il 1927 e il 1929), in gran parte scritta da lui e riguardante argomenti bellici. Scrisse inoltre pezzi importanti di critica in The Art of Being Ruled (1926) e Time and Western Man (1927), un saggio culturale e filosofico che trattava anche alcuni aspetti della letteratura e del pensiero di James Joyce. Sul piano filosofico, Lewis si trovava in profondo disaccordo con Henri Bergson, Samuel Alexander, Alfred North Whitehead e altri della stessa corrente. Nel satirico The Apes of God (1930), invece, Lewis attaccava il panorama letterario londinese tra cui Osbert Sitwell e la sua famiglia: l'attacco gli valse numerosi nemici e un'insofferenza generale da parte del pubblico di Londra, che da quel momento in poi gli causò non pochi problemi. Il suo libro Hitler (1931), in cui difendeva Hitler definendolo un innocuo vegetariano i cui piani pacifici venivano minati dal comunismo, gli fece guadagnare anche l'antipatia di liberali e antifascisti, soprattutto dopo la salita al potere del dittatore nel 1933. Scrisse successivamente The Hitler Cult (1939) in cui rivedeva con veemenza le proprie posizioni, ma valse a poco. Nel 1930 Wystan Hugh Auden lo definì "quel vecchio solitario vulcano della destra". Tra il 1934 e il 1937 scrisse The Revenge for Love, ambientato durante la guerra civile spagnola e considerato il migliore dei suoi romanzi. Allo stesso periodo appartiene anche l'interessante raccolta di saggi critici Men without Art (1934) contenente uno dei primi brani su Faulkner ed il famoso saggio su Ernest Hemingway. I dipinti tra il 1930 e il 1940 furono probabilmente le sue opere migliori: si tratta principalmente di ritratto, tra cui quello a Edith Sitwell, T.S. Eliot e Ezra Pound.
 
Lewis passò la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti e in Canada: appartengono a questo periodo i suoi acquerelli sul tema della creazione realizzati a Toronto. Tornò in Inghilterra nel 1945 e nel 1951 divenne completamente cieco. Nel 1950 pubblicò la sua opera autobiografica Rude Assignment e nel 1952 un'altra raccolta di saggi contenente scritti su autori come George Orwell, Jean-Paul Sartre e André Malraux intitolato The Writer and the Absolute (Lo scrittore e l'assoluto). Gli succedette il romanzo semi-autobiografico Self Condemned (1954): Lewis morì nel 1957 senza convertirsi a quel cattolicesimo cui era sempre stato interessato.
 
I romanzi di Lewis sono noti soprattutto per il loro approccio satirico e ostile alle minoranze degli ebrei e degli omosessuali: la pubblicazione del saggio T.S. Eliot, Anti-Semitism, and Literary Form di Anthony Julius, nel 1995 e successivamente nel 2003, in cui l'antisemitismo di Lewis veniva descritto come "essenzialmente triviale" è stato probabilmente l'apice della disistima critica. La posizione dei critici moderni sembra essere più incline a riconoscergli alcuni meriti, pur senza rinnegare completamente molti validi punti della condanna di Julius. I principali elementi di antisemitismo nell'opera letteraria di Lewis sono il romanzo Tarr, nella cui seconda edizione del 1928 venne aggiunto il personaggio chiave di un ebreo che causa il dissidio all'interno dei protagonisti anglosassoni, e The Apes of God del 1930, che contiene numerose figure negative di ebrei tra cui l'autore ed editore modernista Jamesjulius Ratner, in cui si riconoscono stereotipi e parodie a personaggi esistenti quali John Rodker e James Joyce.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 06 Marzo 2013, 12:37:22
FRED PERRY

Frederick John Perry (Stockport, 18 maggio 1909 – Melbourne, 2 febbraio 1995)

...................................... è stato un tennista britannico, vincitore per tre volte del torneo di Wimbledon.

Nato a Stockport nel Cheshire, in Inghilterra, il suo nome è legato oltre che alle sue imprese sportive al marchio di abbigliamento che porta il suo nome e che ha come riferimento una coroncina di alloro cucita sugli abiti.

Prima dei tanti successi da tennista, Fred Perry fu uno dei grandi pionieri del Tennis tavolo infatti all'età di soli 18 anni divenne campione del mondo a Budapest nel 1929.
 
Fred Perry è conosciuto per aver legato il suo nome al torneo di tennis di Wimbledon (dove ha vinto tre titoli), per la Coppa Davis vinta per l’Inghilterra o per aver dato il proprio nome ad una racchetta da tennis o per il successo imprenditoriale della linea omonima di abbigliamento.

Pochi sanno invece che prima di dedicarsi al tennis, Fred Perry è stato un campione nel tennistavolo tanto da vincere il titolo mondiale nel 1929 a Budapest (fu la sua seconda partecipazione dopo quella di Stoccolma del 1928 in cui si classificò terzo). In finale si trova di fronte uno dei fortissimi giocatori di casa: Michael Szabados. Fred viene da un’annata in cui non è riuscito a vincere nemmeno un torneo. La situazione è di quelle che fanno innervosire qualsiasi giocatore. Ma non Fred Perry. Durante il match, anche negli istanti più importanti, egli trova il tempo per sorridere e scherzare, al punto da sconcertare Szabados che gode il favore del pubblico di casa. Questo suo modo di fare piace talmente al pubblico che incomincia a simpatizzare per lui. Szabados è sempre più nervoso e sente il titolo sfuggirgli di mano. Fred non si fa pregare e vince il titolo. Il suo gioco è prevalentemente difensivo, poco spettacolare, ma molto solido. Il rovescio peraltro sa essere molto insidioso, grazie anche al fenomenale gioco di polso con cui esegue tutti i colpi. Ben presto lascia le competizioni di tennistavolo per dedicarsi interamente al tennis. Nel nuovo sport stupisce il mondo col suo diritto "di polso" e vien da chiedersi se sarebbe stato un colpo così efficace se Fred non avesse prima giocato a tennistavolo.
 
La sua vittoria nel singolo del torneo di Wimbledon 1936 è stata, finora, l'ultima di un tennista britannico nel prestigioso torneo londinese.

Amico di René Lacoste, negli anni trenta creò la linea di abbigliamento che porta il suo nome e che negli anni cinquanta e sessanta era considerata tra le migliori in fatto di indumenti per il tennis e il polo. Come per Lacoste il capo simbolo del marchio rimane la polo, che presenta come segno distintivo una corona d'alloro sulla sinistra del petto; si distingue da Lacoste per il fatto che il logo è ricamato nel tessuto piuttosto che essere cucito come invece avviene per il piccolo coccodrillo francese.
Fred Perry vide il successo della sua linea consolidarsi soprattutto negli anni Sessanta, allorché il marchio divenne molto popolare tra i giovani britannici. Buona parte del movimento giovanile degli anni Sessanta era conosciuto col nome di mod, abbreviazione di «modernist»; appartenendovi si seguiva tra l'altro un certo stile nel vestire, con abiti firmati Fred Perry, Lonsdale o Ben Sherman, marchi in voga nella Gran Bretagna di quel decennio.
 
È inoltre assieme a Lacoste l'inventore delle maglie cosiddette polo, poiché usate anche nell'ambito dell'omonimo sport, caratteristiche anche dal pregiato tipo di fabbricazione e lavorazione del cotone. Negli anni settanta nasceranno anche altre marche che produrranno polo, come la Polo Ralph Lauren, che ha preso spunto da Fred Perry e Lacoste, ma che non le ha inventate, e tante altre linee simili, che hanno in qualche modo imitato a modo loro lo stile delle Polo originali.


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 06 Marzo 2013, 12:50:27
BRIAN BARNES

Brian Barnes (nato il 3 giugno 1945)

............................................................... è un giocatore di golf professionista.

E 'nato a Addington, Surrey, in Inghilterra, e vive in Inghilterra, ma ha rappresentato la Scozia a livello internazionale.
Barnes è stato istruito a Millfield School di Somerset.
 
Barnes è nota per aver battuto Jack Nicklaus due volte in un giorno in gioco single match, durante la Ryder Cup 1975, il 21 settembre, vincendo 4 e 2 nel turno mattino e 2 & 1 nella sessione pomeridiana.

Barnes ha imparato  a giocare a golf da suo padre, che era segretario a Burnham e Berrow Golf Club e più tardi divenne un allievo (e futuro figlio-in-law) di Max Faulkner, campione Open del 1951. Egli è diventato professionista nel 1964.
 
Barnes è stato uno dei giocatori più importanti nel tour europeo del 1970. Egli ha posto tra il 4 e l'8 per l'Ordine di Merito ogni anno 1971-1980 (del 1971 money list era semi-ufficiale, e il tour europeo formalmente iniziata nel 1972). Ha vinto nove eventi del Tour tra il 1972 e il 1981, e ha vinto anche eventi professionali in Africa, Australia e Canada. Aveva tre top ten al The Open Championship.
 
Nel 1995, Barnes è diventato idoneo a giocare in tornei senior, e ha avuto molto successo. Ha vinto il Senior British Open Championship nel 1995 ed è diventato il primo uomo a difendere con successo il titolo nel 1996. Ha superato europea Tour Order of Merit Anziani nel 1995, e continuò il gioco degli Stati Uniti Champions Tour alla fine del 1990 con un moderato successo. L'artrite ha ostacolato la sua carriera e lo ha costretto a lasciare torneo di golf nel 2000.
 
Barnes ha giocato per Gran Bretagna e Irlanda e, infine, l'Europa in sei Coppe dei Campioni consecutive Ryder 1969-1979. Ha un 10-14-1 vittorie-sconfitte-tie record compresi un record di 5-5-0 in partite singole (ci sono due serie di incontri di singolare in alcune delle Coppe Ryder a cui ha partecipato). Aveva una partnership di successo con Bernard Gallacher in foursome e quattro-ball partite, ma è ricordato soprattutto per battere Jack Nicklaus due volte in un giorno nel 1975.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 06 Marzo 2013, 18:06:14
HENRY MUCCI

Henry Andrews Mucci (4 marzo 1911 - 20 aprile 1997)

..............................................è stato un colonnello degli Stati Uniti Army Rangers.


Nel gennaio del 1945, durante la seconda guerra mondiale, ha condotto la 128 Army Rangers in una missione che ha salvato 512 superstiti della morte di Bataan marzo dal campo di prigionia Cabanatuan, pur essendo pesantemente inferiorità numerica.
Da questa famosa impresa venne tratto un film che ne racconta le storiche vicende, anche esso divenne famoso.

Mucci nasce a Bridgeport, Connecticut, da genitori emigrati da Campobasso, Italia.
Si iscrisse alla United States Military Academy di West Point, New York, e si è laureò nel maggio 1936.
A West Point era nella squadra equestre, poichè fin da giovanissimo si occupò di cavalli ed ebbe passione per i cavalli.

Nel gennaio del 1945, Mucci con il 128 Army Rangers ha portato alla liberazione del campo di prigionia Cabanatuan con la perdita di soli 2 uomini uccisi in azione. Il raid è stato sostenuto da circa 250 guerriglieri filippini, molti dei quali erano disarmati, che hanno guidato i Rangers in territorio giapponese e ha tenuto fuori rinforzi giapponesi, mentre i Rangers americani liberati i prigionieri di guerra.
 
Per le azioni del raid è stato premiato personalmente la Distinguished Service Cross dal generale Douglas MacArthur. In origine, Mucci doveva essere insignito della Medaglia d'Onore per le sue azioni, questo premio viene data dal presidente. Tuttavia, la sua stretta amicizia con il generale MacArthur fece ritirare il premio di seguito, perché voleva l'onore del suo amico dandogli la Distinguished Service Cross.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 06 Marzo 2013, 18:13:49
JOHN R.F. WILD

John Robert Francis Wild detto Frank (Richmondshire, 10 aprile 1873 – Klerksdorp, 19 agosto 1939 - 66 anni )

........................................................ è stato un esploratore e navigatore britannico.


Membro poco noto dell'epoca eroica del continente Antartico, ha partecipato a cinque missioni organizzate dal Regno Unito e dagli altri paesi del Commonwealth. È fratello di Ernest Wild.
 
Nato nel 1873 nel villaggio di Skelton, North Yorkshire, all'età di 16 anni entra a far parte della marina mercantile per arruolarsi poi nel 1900 nella Royal Navy.
Le numerose spedizioni cui ha partecipato lo hanno portato ed essere, sino a tempi recenti, la persona che ha trascorso più tempo nel Antartide Vista la sua vasta conoscenza delle regioni polari e l'esperienza accumulata è stato definito come la mano destra o il luogotenente di Ernest Shackleton.Nel 1901 si unisce come volontario alla spedizione comandata da Robert Falcon Scott. Sino al 1904 resta a bordo della Discovery occupandosi della manutenzione delle slitte.Fa parte del team che tanta di raggiungere il Polo Sud. Il gruppo non riesce nell'impresa poiché dopo aver superato il ghiacciaio Beardmore, ormai a soli 180 chilometri dall'obiettivo stanchi ed a corto di provviste gli uomini decidono di tornare alla base. Stabiliscono comunque un record, avendo raggiunto 88º 23' sud.Tra il 1911 ed il 1913 partecipa come esperto di slitte alla spedizione Aurora sotto il comando di Douglas Mawson. Prende parte anche ad una spedizione nella sino ad allora inesplorata terra della regina Mary.

Shackleton sceglie Wild come suo secondo per la spedizione Endurance che ha come obiettivo la traversata del continente antartico. Wild si fa apprezzare per le sue doti di organizzatore e di trascinatore dopo che la nave Endurance, rimasta intrappolata nella banchisa, viene stritolata dalla pressione del ghiaccio costringendo i 28 membri dell'equipaggio ad una pericolosa traversata del mare congelato sino all'isola Elephant. Wild resta sull'isola con 22 uomini mentre 6 (tra cui Ernest Shackleton, Frank Worsley e Thomas Crean) salpano a bordo di una della James Caird una delle scialuppe della Endurance verso la Georgia del Sud dove sperano di ricevere aiuto da una base baleniera.
 
Wild e gli altri rimasti sull'isola attendono dal 24 aprile al 30 agosto 1916 nutrendosi di alghe, foche e pinguini prima di essere soccorsi dallo stesso Shackleton a bordo della nave cilena Yelcho.
 
Dopo il ritorno in Inghilterra, in piena prima guerra mondiale, Wild si arruola nel Royal Naval Volunteer Reserve, prestando servizio in Russia.
 
Alla fine del conflitto si trasferisce in Sudafrica dove diventa contadino.

Nel 1921 Shackleton chiama ancora Wild per la missione che sta organizzando in Antartide con la nave Quest. Nel 1922 mentre la nave si trovava all'ancora in Georgia del Sud, prima di raggiungere il continente antartico Shackleton muore improvvisamente per un attacco di cuore. Wild ne assume il comando.
 
Tornato nella sua fattoria, in Sudafrica, Wild muore il 19 agosto 1939.
Frank Wild ha ricevuto numerosi premi per la sua attività di ricerca geografica e scientifica. È stato inoltre nominato cittadino onorario della città di Londra.
 
Diversi luoghi antartici portano il suo nome, tra cui Wild point (o Cabo Wild, in spagnolo) nell'isola Elephant, dove si trova anche un monumento dedicato a Luis Pardo, capitano della Yelcho.

Curiosità : Douglas Mawson ha scritto di aver conosciuto per la prima volta Frank Wild in Nuova Zelanda. Wild si trovava in un hotel e stava bevendo durante una sosta della spedizione Nimrod.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 06 Marzo 2013, 18:26:58
OSCAR J.L. ECKENSTEIN

Oscar Johannes Ludwig Eckenstein (9 settembre 1859 - 1921)

........................................................... è stato un inglese scalatore e alpinista , e un pioniere nello sport del bouldering .


Inventore del rampone moderna, è stato un innovatore in arrampicata tecnica e materiale alpinistico, e il leader della prima spedizione serio per tentare di salire K2 .

Eckenstein padre era un socialista ebreo di Bonn che era fuggito in Germania dopo la fallita rivoluzione del 1848 . Sua madre era inglese.
Le sue sorelle erano Lina Dorina Johanna Eckenstein , la femminista famosa è: Lina Eckenstein e Amelia, che doveva sposare il dottor Cyrax .

Era un ingegnere ferroviario, e ha lavorato per la Ferrovia Congresso Internazionale Associazione fondata a Bruxelles nel 1885. E 'stato uno dei primi membri e attivo del Club Nazionale Liberale . Ti interessa nella vita di esploratore Richard Burton , ha raccolto una vasta collezione di documenti sulla sua vita, che ha donato alla Royal Asiatic Society prima della sua morte.

Nel 1918 sposò Margery OE Edwards. Non c'erano bambini.Eckenstein salito in inglese Lake District con George e Ashley Abramo , anche se il loro rapporto non è stato sempre agevole, e nel nord del Galles, con Geoffrey Winthrop giovane e JM Archer Thomson . Uno dei primi sostenitori di boulder , il Boulder Eckenstein a Llanberis Passo insegnò Archer Thomson l'arte di arrampicata equilibrio, secondo Winthrop Young.Insieme a Matthias Zurbriggen ha fatto la prima salita del Stecknadelhorn (4.241 m) nel Alpi Pennine l'8 agosto 1887; 11 luglio 1906, insieme a Karl Blodig e A. Brocherel, ha fatto la prima salita di Mont Brouillard.Eckenstein era una delle poche persone che facilmente scalato con mistico e mago Aleister Crowley .

Nelle sue Confessioni autobiografia, Crowley loda Eckenstein in diversi passi, menzionando la sua forza di ginnastica, compresa la sua capacità di fare un braccio up mento. Crowley dedicato il libro a sei uomini, tra cui "OSCAR Eckenstein - che ha studiato mi di seguire la pista".

Eckenstein era un membro di una spedizione guidata da Sir Martin Conway al Baltoro Muztagh regione nel 1892. La spedizione è stata sponsorizzata dalla Royal Society , della Royal Geographical Society e della British Association , e comprendeva un giovane CGBruce il suo viaggio prima grande. Conway e Eckenstein aveva un profondo conflitto di personalità, e Eckenstein ritirò dalla spedizione dopo sei mesi. [3] Nel Kashmir, ha diretto gare boulder per i nativi - forse il primo di questi "formali" concorsi di sempre. Eckenstein raccolto le sue lettere e le note di diario di questa spedizione in un libro pubblicato con il titolo 'Il Karakorams e Kashmir'.

Eckenstein era il leader del primo serio tentativo di scalata al K2 nel 1902. Il tentativo era sulla cresta nord-est, e Aleister Crowley era anche un membro della spedizione. Al suo arrivo in India, Eckenstein è stato arrestato dalle autorità britanniche per tre settimane con l'accusa di essere una spia, e non il permesso di entrare Kashmir. Lui e Crowley erano convinti che Martin Conway era responsabile per aver cercato di interferire con il loro tentativo sul K2, e solo quando hanno minacciato di portare la questione ai giornali è stato Eckenstein rilasciato. [5]

All'inizio del 1900, il trasporto moderno non esisteva: Ci sono voluti "Quattordici giorni solo per arrivare ai piedi della montagna". [6] Dopo cinque tentativi seri e costosi, la squadra ha raggiunto 6.525 metri (21.407 piedi) [7] - anche se considerando la difficoltà della sfida, e la mancanza di attrezzature arrampicata moderna o tessuti resistenti alle intemperie, la dichiarazione di Crowley che "né uomo né bestia fu ferito" mette in evidenza lo spirito pionieristico e il coraggio del tentativo. I fallimenti sono stati attribuiti a malattie (Crowley stava soffrendo gli effetti residui della malaria), una combinazione di allenamento fisico discutibile, conflitti di personalità, e cattive condizioni atmosferiche - di 68 giorni trascorsi sul K2 (al momento, il record per il più lungo tempo trascorso in tale altitudine) solo otto previsto tempo sereno. [8] Un alpinista austriaco di nome Pfannl si sono ammalati con edema polmonare nel punto più alto, che Crowley diagnosticata. La salita è stata abbandonata, e Pfannl è stato evacuato a quote più basse e sono sopravvissuti.

Nel tardo 19 ° secolo, il tipico piccozza albero motore 120-130 cm di lunghezza. Eckenstein ha iniziato la tendenza verso la piccozza più brevi con un modello più leggero di misura 85-86 cm, che potrebbe essere utilizzato con una sola mano. Inizialmente, questa innovazione è stata criticata da noti alpinisti dell'epoca, compresa la sua nemesi Martin Conway , un membro di spicco del Club Alpino .

Egli è accreditato con la progettazione del moderno rampone e lo sviluppo di una breve piccozza , così come analizzando sia nodi e modelli di unghie per l'arrampicata stivali.

Era un sostenitore di arrampicata senza guida in un periodo in cui il pensiero convenzionale nel Club Alpino chiamato per gli scalatori colleghi di essere guidati verso l'alto dei picchi da guide professionali a pagamento.

Ha assistito Geoffrey Winthrop giovane con il suo manuale di alpinismo classico, Montagna Craft. John Percy Farrar e J. Norman Collie ha contribuito a questo libro. Quando il libro fu pubblicato nel 1920, Farrar ha scritto per Winthrop Young: "Il libro è magnifico ... Sarà di serie fino a che l'uomo è interessato a alpinismo La quantità profondo del lavoro messo in mi vacilla
Era un ingegnere ferroviario per la maggior parte della sua vita -. Ben educato, e insopportabilmente arrogante (qualcuno ha detto) [12] Egli non era uno a mezzi termini, e una lunga faida con il Club Alpino [13] ha causato molti dei suoi membri a denigrarlo. Crowley riferisce che l'antisemitismo può aver giocato un ruolo, e cita Morley Roberts come vocazione Eckenstein uno "sporco East End Ebreo "di Zerma.

Eckenstein sposò Margery Edwards nel febbraio del 1918, quando era 58. Vivevano nella piccola città di Oving . La sua salute è diminuito presto ed è morto di "consumo" nel 1921.


Tradotto da Wikipedia UK

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Onofrio del Grillo - 07 Marzo 2013, 09:36:21
C'è una sorpresa per i Toscani

http://youtu.be/CNChR4xhjcQ (http://youtu.be/CNChR4xhjcQ)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 07 Marzo 2013, 18:27:45
GERRY  ADAMS

Gerard Adams detto Gerry (in gaelico Gearóid Mac Ádhaimh; Belfast, 6 ottobre 1948)

...................................................... è un politico nordirlandese. È il presidente del Sinn Féin, braccio politico dell'IRA


IRA è l' unico partito presente sia nell' Oireachtas Éireann (il parlamento dell'Eire, composto dal Dáil Éireann, equiparabile alla Camera, e dal Seanad Éireann, che nel sistema istituzionale irlandese ha meno poteri del Dáil) che nella Northern Ireland Assembly (l'assemblea legislativa nordirlandese nata in seguito al Belfast Agreement, l'Accordo del Venerdì Santo). Il Sinn Féin è presente anche a Westminster ma i suoi eletti non vi partecipano, non riconoscendolo.

Gerry Adams nasce, primo di 10 tra fratelli e sorelle, da Gerry Adams Sr., che aveva scontato 5 anni nella prigione di Crumlin Road a Belfast per reati connessi all'IRA, e da Annie Hannaway, membro di una delle più note famiglie repubblicane di Belfast (i suoi fratelli Liam e Alfie sono stati membri importanti dell'IRA di Belfast, mentre Kevin Hannaway, figlio di Liam e cugino di Gerry, è arrivato fino alla posizione di Adjutant General (secondo in comando) dell' IRA.
 
Dopo i primi tempi in cui la famiglia visse a Greencastle, a nord di Belfast, Annie Hannaway riuscì a farsi assegnare una casa a Divismore Park, nel nuovo quartiere in costruzione di Ballymurphy, a West Belfast, che nel corso dei Troubles è stato una delle roccaforti dell' IRA. La famiglia Adams era di modeste condizioni economiche e Gerry, pur essendo un bravo studente, a 17 anni lasciò la scuola e cominciò a lavorare come barista. Influenzato in egual misura dalle idee libertarie e di sinistra che venivano dai campus statunitensi e dal repubblicanesimo che aveva sempre respirato in famiglia, nel 1966 si iscrisse al Sinn Féin impegnandosi in varie lotte (soprattutto quella per il diritto alla casa).
Oltre che nel Sinn Féin Gerry era anche entrato nell'IRA (anche se Adams ha ripetutamente negato, la sua militanza nell'Irish Republican Army è stata più volte confermata dalle forze di sicurezza britanniche e irlandesi oltre che raccontata in numerosi libri) e svolse un ruolo di primo piano nella difesa delle zone cattoliche attaccate dai lealisti nell'agosto 1969.
 
Al momento della scissione dell' organizzazione che darà vita alla Provisional IRA Gerry (e l'unità di Ballymurphy sotto il suo comando) si schierò dalla parte dei Provisionals e si ritiene che, all' interno dell' organizzazione, abbia ricoperto i ruoli di OC (Officer Commanding) del Secondo Battaglione della Brigata Belfast (Belfast Brigade), OC della Brigata Belfast e infine, per un breve periodo, di Capo di Stato Maggiore (Chief of Staff), oltre ad aver fatto parte del Consiglio dell' Esercito (Army Council, l'organo di sette persone che decide la strategia dell' IRA) per più di 20 anni.
Nel 1971, mentre è in clandestinità ricercato dagli inglesi, sposa Colette McArdle, dalla quale avrà un figlio, Gearoid. Il 14 marzo 1972 viene arrestato dagli inglesi durante un raid all'alba nella casa in cui viveva con Colette in Harrogate Street, nella zona di Clonard, e viene internato senza processo sulla nave-prigione Maidstone, ancorata nel Belfast Lough. Pochi mesi dopo però, in seguito a colloqui tra esponenti del movimento repubblicano e funzionari del governo britannico volti a definire i termini di una tregua, dietro precisa richiesta Adams viene rilasciato per permettergli di far parte della delegazione dell' IRA che, il 7 luglio 1972, incontra a Londra il Segretario di Stato per l' Irlanda del Nord Sir William Whitelaw. Quest' incontro non servì a granché e poco dopo ripresero le ostilità e ricominciò anche la clandestinità di Adams, che si interruppe di nuovo nel luglio 1973 quando venne arrestato insieme ad altri tre membri dello Stato Maggiore della Brigata Belfast (Brendan Hughes, Tom Cahill e Owen Coogan). Questa volta viene rinchiuso a Long Kesh, dove divenne un punto di riferimento per i militanti più giovani e da dove diede il suo contributo alla "politicizzazione" del movimento repubblicano con gli articoli che scriveva regolarmente per An Phoblacht-Republican News (AP-RN, organo ufficiale del Sinn Féin) con lo pseudonimo di "Brownie".Appena rilasciato, nel 1977, viene eletto all' Ard Comhairle (Comitato Esecutivo) del Sinn Féin e, insieme a Danny Morrison, direttore di AP-RN, partecipa alla stesura dell'annuale discorso pronunciato alla commemorazione di Theobald Wolfe Tone, fondatore degli United Irishmen e "nume tutelare" del repubblicanesimo irlandese. Il discorso, pronunciato da Jimmy Drumm, veterano dell'IRA dagli anni quaranta, segna una svolta nella strategia repubblicana perché, oltre a denunciare gli errori della dirigenza nella gestione della tregua del '74-'75, delinea per la prima volta la necessità di una "guerra di lunga durata" che doveva essere condotta sviluppando anche la proposta politica del movimento "..coinvolgendo la classe lavoratrice delle 26 Contee (come i repubblicani chiamano l'Eire)". All' interno del Sinn Fèin si stava svolgendo la stessa lotta intestina che stava avvenendo all'interno dell'IRA tra la vecchia dirigenza e un gruppo di elementi più giovani critici della strategia del movimento (tra i quali Martin McGuinness, Brian Keenan, Danny Morrison e Ivor Bell).
Lo status di Adams (diventato vicepresidente del Sinn Féin) all'interno del movimento repubblicano venne accresciuto enormemente durante il periodo degli scioperi della fame (ottobre 1980- ottobre 1981) dei detenuti dell' IRA e dell'INLA sia per il fatto che era con Adams che comunicava (tramite messaggi scritti su cartine di sigarette e fatti uscire di nascosto da Long Kesh) Brendan "Bik" McFarlane, OC dei detenuti, e sia perché era fisicamente più vicino allo svolgersi degli eventi in quanto altri capi dell'IRA e del Sinn Féin come Ruairi O'Bradaigh e Daithi O'Conaill vivevano a sud del confine e non potevano mettere piede in Irlanda del Nord pena l'arresto.
 
Grazie agli scioperi della fame la propaganda per il Sinn Féin fu enorme e Adams riscosse i frutti di ciò quando, nel 1983 venne eletto prima a Westminster, per la circoscrizione di West Belfast (seggio che perse nel 1992 e riconquistò nel 1997 ma che non occupò mai in ossequio alla tradizionale posizione "astensionista" dei repubblicani irlandesi), e poi alla presidenza del Sinn Féin.

Il 13 marzo 1984, mentre era a bordo di un'auto nel centro di Belfast, Adams (e altre due delle tre persone che erano in auto con lui) rimase gravemente ferito in un attentato a colpi di arma da fuoco da parte di un commando dell'UFF guidato da John "Grugg" Gregg, divenuto poi comandante della South-East Antrim Brigade dell'UDA prima di essere ucciso nel 2002 durante una faida interna da uomini di Johnny "Mad Dog" Adair, comandante della West Belfast Brigade, in seguito espulso dall'organizzazione.

All' Ard Fhéis (il congresso) del Sinn Féin del 1986 Adams, McGuinness e i loro alleati riuscirono a far passare una mozione che permetteva agli eletti del Sinn Féin di prendere il proprio posto nelle istituzioni dell' Eire. La mozione era stata già approvata (in segreto) dalla Assemblea Generale (General Army Convention) dell' IRA e, nonostante la strenua opposizione dei "tradizionalisti", guidati da O'Bradaigh e O'Conaill, fu approvata anche dal Sinn Féin. O'Bradaigh e O'Conaill abbandonarono il congresso con i loro sostenitori e fondarono il Republican Sinn Féin oltre a creare anche un nucleo armato (la Continuity IRA) che però si manifestò solo dieci anni più tardi per timore di rappresaglie della Provisional IRA.

Con il controllo del partito saldamente nelle sue mani, Adams alla fine degli anni ottanta iniziò un dialogo con il leader dello SDLP John Hume che doveva portare negli anni seguenti al coinvolgimento del governo irlandese e di quello statunitense guidato da Bill Clinton nel processo di pace.

Curiosità : Recentemente la BBC[1] ha fatto sapere che nella voce inglese di Gerry Adams su Wikipedia sono stati eliminati, a partire da un computer del Vaticano, i riferimenti ad articoli di giornali pubblicati l'anno scorso, in cui si comunicava che la polizia ha ritrovato impronte digitali dell'uomo politico repubblicano su un'automobile usata per un duplice omicidio nel 1971.

Tradotto da Wikipedia UK

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: santi bailor - 08 Marzo 2013, 14:23:03
ehm...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 08 Marzo 2013, 17:59:29
eeennoò, FOTOMONTAGGIOOOO ;)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 11:44:36
JEAN PIAGET

Jean Piaget (Neuchâtel, 9 agosto 1896 – Ginevra, 16 settembre 1980 - 84 anni )

...................................................................è stato uno psicologo, biologo, pedagogista e filosofo svizzero.
 

« La conoscenza è un processo di costruzione continua »
(J. Piaget, L'epistemologia genetica)
 
È considerato il fondatore dell'epistemologia genetica, ovvero dello studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo, e si dedicò molto anche alla psicologia dello sviluppo.

Jean Piaget era il figlio maggiore di Arthur Piaget, docente universitario e di Rebecca Jackson. All'età di 11 anni, mentre frequentava la scuola Latina, scrisse un breve trattato su un passero albino: questo scritto è considerato l'inizio di una brillante carriera scientifica che lo portò a pubblicare oltre sessanta libri e diverse centinaia di articoli.
 
Nella tarda adolescenza sviluppò un forte interesse per i molluschi, tanto da collaborare part-time con il direttore del Museo di Scienze naturali di Neuchâtel. Ancora prima del termine degli studi i suoi scritti divennero molto noti nell'ambiente dei malacologi tanto che gli venne offerta la cura della sezione molluschi del museo di storia naturale di Ginevra. Dovette declinare l'invito in quanto ancora studente di scuola secondaria.
 
Dopo la scuola superiore studiò scienze naturali presso l'Università di Neuchâtel dove ottenne anche il Dottorato. Durante questo periodo pubblicò due scritti filosofici, che lui stesso considerava "scritti giovanili" ma che furono importanti nell'orientamento della sua futura attività.
 
Dopo un semestre presso l'università di Zurigo, nel corso del quale sviluppò un forte interesse per la psicoanalisi, lasciò la Svizzera e si trasferì in Francia. Trascorse un anno lavorando presso l'École de la Rue de la Grange-aux-Belles un istituto per ragazzi creato da Binet. Qui Piaget, dopo un inizio non entusiastico, effettuò una serie di interviste finalizzate alla standardizzazione dei test di Binet, e rimase progressivamente affascinato dai processi di pensiero che parevano guidare le risposte; decise di rimanere, e nei due anni successivi compì i suoi primi studi sperimentali sull'età evolutiva.
 
Nel 1921 divenne direttore dell'Institut J. J. Rousseau di Ginevra, presso il quale iniziò le sue ricerche sugli schemi mentali dei bambini in età scolare. Nel 1923 sposò Valentine Châtenay; la coppia ebbe tre figli, Jacqueline, Lucienne e Laurent il cui sviluppo intellettuale e linguistico furono oggetto di studio da parte di Piaget. Successivamente e spesso contemporaneamente fu titolare di diverse cattedre: psicologia, sociologia e storia delle scienze a Neuchâtel dal 1925 al 1929; storia del pensiero scientifico a Ginevra dal 1929 al 1939; psicologia e sociologia a Losanna dal 1938.
 
Dopo la seconda guerra mondiale divenne presidente della Commissione Svizzera dell'UNESCO. Diresse il Bureau International d'Education (Ufficio Internazionale dell'Educazione) dal 1929 al 1967, e nel 1955 fondò e diresse fino alla sua morte il Centre International d'Epistémologie Génétique (Centro internazionale di epistemologia genetica). Fondò la school of sciences presso l'università di Ginevra. Nel 1979 vinse il Premio Balzan per le scienze sociali e politiche.

La Teoria sullo sviluppo cognitivo :
Piaget dimostrò innanzitutto l'esistenza di una differenza qualitativa tra le modalità di pensiero del bambino e quelle dell'adulto e, successivamente, che il concetto di capacità cognitiva, e quindi di intelligenza, è strettamente legato alla capacità di adattamento all'ambiente sociale e fisico. Ciò che spinge la persona a formare strutture mentali sempre più complesse e organizzate lungo lo sviluppo cognitivo è il fattore d'equilibrio, «una proprietà intrinseca e costitutiva della vita organica e mentale». Lo sviluppo ha quindi una origine individuale, e fattori esterni come l'ambiente e le interazioni sociali possono favorire o no lo sviluppo, ma non ne sono la causa (al contrario, ad esempio, di ciò che pensa Vygotskij).

Assimilazione Accomodamento :
Secondo Piaget, i due processi che caratterizzano l'adattamento sono l'assimilazione e l'accomodamento, che si avvicendano durante l'intero sviluppo. L'assimilazione e l'accomodamento accompagnano tutto il percorso cognitivo della persona, flessibile e plastico in gioventù, più rigido con l'avanzare dell'età (tesi amatiana).

Assimilazione : L'assimilazione consiste nell'incorporazione di un evento o di un oggetto in uno schema comportamentale o cognitivo già acquisito. In pratica il bambino utilizza un oggetto per effettuare un'attività che fa già parte del suo repertorio motorio o decodifica un evento in base a elementi che gli sono già noti (per esempio il riflesso di prensione palmare porta il neonato a stringere nella mano oggetti nuovi).

Accomodamento : L'accomodamento consiste nella modifica della struttura cognitiva o dello schema comportamentale per accogliere nuovi oggetti o eventi che fino a quel momento erano ignoti (nel caso del bambino precedente, se l'oggetto è difficile da afferrare dovrà per esempio modificare la modalità di presa).
 
I due processi si alternano alla costante ricerca di un equilibrio fluttuante (omeostasi) ovvero di una forma di controllo del mondo esterno. Quando una nuova informazione non risulta immediatamente interpretabile in base agli schemi esistenti il soggetto entra in uno stato di disequilibrio e cerca di trovare un nuovo equilibrio modificando i suoi schemi cognitivi incorporandovi le nuove conoscenze acquisite. La forma più evoluta di equilibrio cognitivo è quella che usa i sistemi logico-matematici.

Gli stadi dello sviluppo cognitivo :
Nei suoi studi sull'età evolutiva Piaget notò che vi erano momenti dello sviluppo nei quali prevaleva l'assimilazione, momenti nei quali prevaleva l'accomodamento e momenti di relativo equilibrio. Ancor più, individuò delle differenze sostanziali nel modo con il quale, nelle sue diverse età, l'individuo si accosta alla realtà esterna e ai problemi di adattamento che essa pone. Sviluppò così una distinzione degli stadi dello sviluppo cognitivo individuando 4 periodi fondamentali dello stesso, comuni a tutti gli individui e che si susseguono sempre nello stesso ordine.

Stadio senso motorio : Dalla nascita ai 2 anni circa. Come suggerisce il nome, il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e relazionarsi con ciò che lo circonda, evolvendo gradualmente dal sottostadio dei meri riflessi e dell'egocentrismo radicale (l'ambiente esterno e il proprio corpo non sono compresi come entità diverse) a quello dell'inizio della rappresentazione dell'oggetto e della simbolizzazione, passando attraverso periodi intermedi di utilizzazione di schemi di azione via via più complessi.
L'Intenzionalità :  Per Piaget si ha intenzionalità quando il lattante comincia a differenziare il proprio corpo dagli oggetti esterni e agisce sulla realtà esterna in vista di uno scopo.
 
Dagli 0 ai 2 anni il bambino acquisisce il senso della permanenza dell'oggetto.
 Reazioni riflesse (primo mese): il bambino agisce attraverso schemi senso-motori rigidi innati.
 Reazioni circolari primarie (o stadio dei primi adattamenti acquisiti): tra il secondo e il quarto mese di vita il bambino sviluppa le reazioni circolari primarie ovvero la ripetizione di un'azione casuale per ritrovarne gli effetti gradevoli. Il centro d'interesse per le azioni è il proprio corpo. L'esempio è la suzione del dito, trovandola piacevole il bambino la ripete per lunghi periodi.
 Reazioni circolari secondarie (o stadio del comportamento intenzionale): tra il quarto mese e l'ottavo mese il bambino orienta i suoi comportamenti verso l'ambiente esterno cercando di afferrare e muovere gli oggetti e osserva i risultati delle sue azioni (schemi di azione secondari). Agitando un sonaglio provoca dei rumori piacevoli e cerca di ripetere l'azione per riprodurre il suono, prolungando il piacere ricevutone. Anche in questo caso le azioni vengono scoperte casualmente. Una conquista importante di questo sottostadio è la coordinazione della visione con la prensione.
 Reazioni circolari differite (o stadio dell'attiva ricerca dell'oggetto): tra gli 8 e i 12 mesi si forma nella memoria l'esperienza senso-motoria, il bambino impara dalle sue azioni e quindi è in grado di anticiparne il risultato. Per esempio riprende un'azione su un oggetto dopo averla interrotta. È ancora presente l'Errore A non B. In questo stadio il bambino inizia a comprendere la permanenza degli oggetti: negli stadi precedenti, se l'oggetto scompare dalla vista questo "non esiste", mentre adesso il bambino ricerca l'oggetto, sebbene non riesca ancora a ricostruire uno spostamento reso invisibile. In questo stadio compare l'intelligenza sensomotoria, con la differenziazione tra mezzi e fini: uno schema motorio già acquisito (es. prendere un oggetto) può essere usato come mezzo per raggiungere un fine (es. spostare l'oggetto preso per raggiungere un altro oggetto che si trovava dietro di esso).
 Reazioni circolari terziarie (o stadio del procedimento per prove ed errori): dai 12 ai 18 mesi. Consistono nello stesso meccanismo descritto in precedenza ma effettuato con variazioni, nasce l'interesse per la novità. Ad esempio afferrare e battere un oggetto contro superfici diverse. È lo stadio della sperimentazione continua.
 Dai 18 ai 24 mesi (stadio della rappresentazione cognitiva): il bambino sviluppa la capacità di immaginare gli effetti delle azioni che sta eseguendo, non agisce più per osservare l'effetto, ma combina mentalmente schemi senso-motori per poi agire ed ottenere l'effetto voluto, esegue e descrive azioni differite o oggetti non presenti nel suo campo percettivo ed esegue sequenze di azioni come per esempio appoggiare un oggetto per aprire la porta; si manifesta una prima forma di imitazione differita, cioè il bambino imita comportamenti visti in precedenza (negli stadi precedenti vi era solo imitazione immediata di gesti semplici ed il pensiero rappresentativo rende possibile l'imitazione differita, cioè l'imitazione di azioni a distanza di tempo), cominciano inoltre i primi giochi simbolici, il "fare finta di ...". Il bambino apprende il concetto di "permanenza dell'oggetto", ovvero la capacità di comprendere che gli oggetti esterni che formano il mondo, sono entità esistenti, a prescindere dalla sua consapevolezza di essi (Il pensiero rappresentativo permette al bambino di tenere conto degli spostamenti invisibili degli oggetti).

Stadio Pre-operatorio : Dai 2 ai 6-7 anni. In questo stadio il bambino è in grado di usare i simboli. Un simbolo è un'entità che ne rappresenta un'altra. Un esempio è il gioco creativo nel quale il bimbo usa, per esempio, una scatola per rappresentare un tavolo, dei pezzetti di carta per rappresentare i piatti ecc. Il gioco in questo stadio è appunto caratterizzato dalla decontestualizzazione (il coinvolgimento di altre persone o simulacri), dalla sostituzione di oggetti per rappresentarne altri e dalla crescente integrazione simbolica. Anche l'imitazione differita rivela la capacità di usare i simboli, come pure il linguaggio verbale usato per riferirsi a esperienze passate, anticipazioni sul futuro o persone e oggetti non presenti sul momento.
 
Superato l'egocentrismo radicale del periodo sensomotorio, in questo stadio permane però un egocentrismo intellettuale, ovvero il punto di vista delle altre persone non è differenziato dal proprio, il bambino cioè si rappresenta le cose solo dal proprio punto di vista. Per cui ad esempio spiegherà che "l'erba cresce così, quando io cado, non mi faccio male". Crede che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi pensieri; tipicamente se racconta una storia lo farà in modo che un ascoltatore che non conosce la storia non capirà nulla. Un famoso esperimento per verificare l'egocentrismo intellettuale è l'«esperimento delle tre montagne», in cui si presenta al bambino un modellino con tre montagne e gli si chiede come queste montagne vengano viste dalla bambola posta in un punto di osservazione diverso dal suo; tipicamente il bambino dirà che la scena vista dalla bambola è uguale a come la vede lui.
 
Il ragionamento in questo stadio non è né deduttivo né induttivo, ma trasduttivo o precausale, dal particolare al particolare, cioè due eventi sono considerati legati da un rapporto di causa-effetto se avvengono nello stesso tempo. Ciò si traduce in una modalità di comunicazione piena di "libere associazioni", senza alcuna connessione logica, in cui il ragionamento si sposta da un'idea all'altra rendendo pressoché impossibile una ricostruzione attendibile di eventi.

Stadio operazione concrete : Dai 6/7 agli 11 anni. Il termine operazioni si riferisce a operazioni logiche o principi utilizzati nella soluzione di problemi. Il bambino in questo stadio non solo utilizza i simboli ma è in grado di manipolarli in modo logico. Un'importante conquista di questo periodo è l'acquisizione del concetto di reversibilità, cioè che gli effetti di un'operazione possono essere annullati da un'operazione inversa.
 
Fra 2 e 5 anni il bambino non classifica gli oggetti secondo una proprietà ma li distribuisce a seconda della vicinanza spaziale. A 5-6 anni inizia a raggrupparli secondo una caratteristica.
 
Prima del salto operatorio il bambino non è in grado di distribuire in serie più di 2 oggetti, ma questa non è un'incapacità come sostiene Piaget, quanto piuttosto un limite della memoria a breve termine.
 
Intorno ai 6/7 anni il bambino acquisisce la capacità di conservazione delle quantità numeriche, delle lunghezze e dei volumi liquidi. Per conservazione si intende la capacità di comprendere che la quantità rimane tale anche a fronte di variazioni di forma. Il bambino nella stadio pre-operatorio, per esempio, è convinto che la quantità di liquido contenuto in un contenitore alto e stretto è maggiore di quella contenuta in un contenitore basso e largo (ma dotato dello stesso volume) e a nulla varranno dimostrazioni e travasi. Un bambino nello stadio delle operazioni concrete è invece in grado di coordinare la percezione del cambio di forma con il giudizio ragionato che la quantità di liquido spostato è la stessa, di "conservare" quindi il volume liquido.
 
Intorno ai 7/8 anni il bambino sviluppa la capacità di conservare i materiali. Prendendo una palla di creta e manipolandola per trasformarla in tante palline il bambino è conscio del fatto che riunendo le palline la quantità sarà invariata. Questa capacità prende il nome di reversibilità.
 
Intorno ai 9/10 anni è raggiunto anche l'ultimo passo della conservazione, la conservazione della superficie. Messo di fronte a dei quadrati di cartoncino si rende conto che occupano la stessa superficie sia che siano messi tutti vicini sia che siano sparsi.

Stadio operazioni formali : Il bambino che si trova nello stadio delle operazioni concrete ha delle difficoltà ad applicare le sue competenze a situazioni astratte. Se un adulto gli dice: "Non prendere in giro X perché è grasso, cosa diresti se lo facessero a te?" la sua risposta sarebbe "Io non sono grasso e nessuno mi può prendere in giro". Calarsi in una realtà diversa dalla sua è un'operazione troppo astratta.
 
A partire dai 12 anni il bambino riesce a formulare pensieri astratti: si tratta del cosiddetto pensiero ipotetico dove il bambino non ha bisogno di tenere l'oggetto dinanzi a sé ma può ragionare in termini ipotetici.

Le idee dei bambini : Piaget ha tratto delle conclusioni a proposito di ciò che pensano i bambini. A 4 anni essi cominciano a porsi domande sull'origine delle cose. A 5/6 anni vi è una tendenza all'animismo, a 8 pensano che siano stati degli esseri antropomorfi a creare il mondo (artificialismo). A 11-12 anni i bambini definiscono esseri viventi solo piante ed animali. Il bambino è un costruttore di teorie, fa delle generalizzazioni ed applica dei copioni e ama fare narrazioni.
 
Appena nati i bambini riescono a riconoscere i propri simili. A 2 anni compare il desiderio, a 4 la credenza, la capacità di elaborare spiegazioni complesse dei comportamenti degli altri. A 4 anni i bambini non sono in grado di dire bugie complesse ed intenzionali, a 5 sì. Una delle grandi critiche volte a Piaget è stata quella di pensare che ci fosse una correlazione tra ciò che raccontavano i bambini e le loro strutture cognitive.

Opere : Giudizio e ragionamento nel bambino. Edizione italiana: 1958, La Nuova Italia Ed., Firenze.
 La rappresentazione del mondo nel fanciullo. Edizione italiana: 1966, Bollati Boringhieri
 Lo sviluppo mentale del bambino.Edizione italiana: 1967, Einaudi
 Il giudizio morale nel fanciullo. Edizione italiana: 1993, Giunti e Barbera Ed., Firenze.
 La nascita dell'intelligenza nel fanciullo. Edizione italiana: 1991, Giunti e Barbera Ed., Firenze.
 La costruzione del reale nel bambino. Edizione italiana: 1973, La Nuova Italia Ed., Firenze.
 Lo sviluppo delle quantità fisiche nel bambino: conservazione e atomismo in collaborazione con Bärbel Inhelder. Edizione italiana: 1971, La Nuova Italia Ed., Firenze.
 La formazione del simbolo nel bambino. Imitazione, gioco e sogno. Immagine e rappresentazione. Edizione italiana: 1972, La Nuova Italia Ed., Firenze.
 Lo sviluppo della nozione di tempo nel bambino. Edizione italiana: 1979, La Nuova Italia Ed., Firenze.
 La rappresentazione dello spazio nel bambino, in collaborazione con Bärbel Inhelder. Edizione italiana: 1979, Giunti e Barbera Ed., Firenze.
 La geometria spontanea del bambino. In collaborazione con Bärbel Inhelder e A. Szemiska; Edizione italiana: 1976, Giunti e Barbera Ed., Firenze.
 Le nozioni di movimento e velocità nel fanciullo, Edizione italiana: 1975, Newton Compton, Roma.
 La genesi dell'idea di fortuito nel bambino, in collaborazione con Bärbel Inhelder; Edizione italiana: 1976, Newton Compton, Roma.
 La genesi del numero nel bambino, in collaborazione con Alina Szeminska; Edizione italiana: 1979 La Nuova Italia Ed., Firenze.
 La genesi delle strutture logiche elementari: classificazione e sensazione, in collaborazione con Bärbel Inhelder; Edizione italiana: 1979, La Nuova Italia Ed., Firenze.
 L'epistemologia genetica, Laterza, 2000
 La psicologia del bambino in collaborazione con Bärbel Inhelder, Edizione italiana: 2001 Einaudi.

da Wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 11:47:02
e ancora ...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 11:55:04
JEAN RICHARD

Jean Richard (Bessines, 18 aprile 1921 – Senlis, 12 dicembre 2001 - 80 anni )

.......................................................................... è stato un attore e direttore di circo francese.

 
Diplomato nel 1947 al Conservatoire national supérieur d'art dramatique, ha partecipato ad oltre ottanta film, ma è rimasto famoso per il ruolo del commissario Maigret nella serie televisiva Les enquêtes du commissaire Maigret andata in onda per oltre vent'anni su ORTF e, successivamente, su Antenne 2.
 

Ha fondato e diretto il Circo Jean Richard. È morto di cancro nel 2001.


La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film L'allegro squadrone (1954) di Paolo Moffa dove ha interpretato la parte di Laperrine.
Nel 1956 ha inoltre lavorato con Jean Renoir per la realizzazione del film Eliana e gli uomini dove ha interpretato la parte di Hector.

da Wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 11:56:43
e ancora...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 12:10:34
EDMUND HUSSERL

Edmund Gustav Albrecht Husserl (Prostějov, 8 aprile 1859 – Friburgo in Brisgovia, 26 aprile 1938 - 79 anni )
................................................. è stato un filosofo e matematico austriaco naturalizzato tedesco, fondatore della fenomenologia e membro della Scuola di Brentano.
 
La corrente filosofica della fenomenologia ha influenzato gran parte della cultura del Novecento europeo e non solo. Oltre a Max Scheler ebbe un profondo influsso sull'esistenzialismo e Martin Heidegger, ma indirettamente il suo pensiero ha influito anche sulle Scienze cognitive e sulla filosofia della mente odierne (secondo Hubert Dreyfus, Husserl è da considerarsi il "padre delle ricerche contemporanee nella psicologia cognitiva e intelligenza artificiale
Gli studi (1876 - 1887)
Husserl nacque a Proßnitz (allora nell'Impero austriaco, oggi Prostějov nella Repubblica Ceca) come secondogenito in una famiglia ebrea "liberale e indifferente alla religione"[2] di mercanti tessili. Nel 1876 conseguì la maturità ad Olmütz (Olomouc) e nello stesso anno Husserl iniziò gli studi di matematica, fisica, astronomia e filosofia (con Wilhelm Wundt) all'Università di Lipsia. Nel 1878 continuò gli studi matematici a Berlino con matematici del calibro di Karl Weierstrass e Leopold Kronecker.
 Nel 1881 si recò a Vienna per studiare con Leo Königsberger (un allievo di Weierstrass) e nel 1883 ottenne il dottorato con il lavoro Beiträge zur Variationsrechnung ("Contributi al calcolo delle variazioni").
 Solo nel 1884 a Vienna iniziò a seguire le lezioni di Franz Brentano, in psicologia ed in filosofia. Brentano fece una tale impressione sul giovane Husserl, che da allora in poi decise di dedicare la sua vita alla filosofia. Husserl studiò brevemente con lui e poi nel 1886 andò all'Università di Halle per ottenere la sua Habilitation (abilitazione all'insegnamento universitario) nel 1887 con Carl Stumpf, un ex-studente di Brentano. Nello stesso anno Husserl e Malvine Steinschneider si fecero battezzare e si sposarono nella chiesa evangelica luterana protestante.
Sotto la supervisione di Stumpf a Halle scrisse Über den Begriff der Zahl (Sul concetto di numero; 1887) che in seguito servì come base per la sua prima opera maggiore, la Philosophie der Arithmetik (Filosofia dell'aritmetica; 1891).
In queste primissime opere, Husserl tentò di combinare matematica, psicologia e filosofia con l'intenzione di fornire alla matematica un fondamento solido. Husserl analizzò il procedimento psicologico necessario per ottenere il concetto di numero e poi costruire una teoria sistematica su di esso. Per riuscire in questo proposito utilizzò alcuni metodi e concetti presi dai suoi maestri. Da Weierstrass derivò l'idea che il concetto di numero sia generato attraverso il procedimento di contare una certa collezione di oggetti.
Almeno fino al 1894 Husserl fu intenzionato a scrivere il secondo volume della Filosofia dell'Aritmetica, che avrebbe dovuto trattare l'aritmetica generale dei numeri cardinali e l'uso degli algoritmi aritmetici in altri campi[4], quindi temi più generali e astratti del primo volume. Oltre a questo, era prevista un'appendice sulla semiotica. Nel periodo 1891-1894 Husserl produsse vari manoscritti legati a questi temi[5], seguendo anche spunti ripresi dalla teoria degli insiemi sviluppata da Georg Cantor, suo collega a Halle e, come Husserl, allievo di Weierstrass.
 In occasione del giubileo dell'Università di Halle-Wittemberg, il 1º agosto 1894 Husserl ottenne il titolo (ma non una cattedra o stipendio) di "Professore".
 Avendo abbandonato il piano di completare il secondo volume della Filosofia dell'Aritmetica, Husserl si concentrò sempre più sulla logica intesa come "teoria delle teorie" ed epistemologia generale. Importante in questo senso fu la sua lettura e reazione allo scritto Über Inhalt und Gegenstand der Vorstellungen di Kazimierz Twardowski. Grazie allo stimolo dato da Twardowski, Husserl già nel 1894 elaborò una teoria della conoscenza e dell'intenzionalità più complessa e ricca di quella Brentaniana[7]. Infatti, dove Brentano e i suoi seguaci più ortodossi prevedevano solo la presenza di un atto mentale e del suo oggetto, Twardowski e Husserl distinsero tra atto, contenuto ed oggetto. Questa evoluzione era necessaria per poter far fronte al paradosso posto dal fatto che (per Brentano) ogni atto mentale fosse una presentazione di un oggetto o ne contenesse una, mentre ci sono innumerevoli esempi (centauri, cerchi quadrati, etc.) di "oggetti inesistenti". Grazie alla lettura di Twardowski, Husserl si avvicinò di più alle teorie di Bernard Bolzano, che appunto contemplava anche cosiddette "Gegenstandslose Vorstellungen", cioè "rappresentazioni prive di oggetto". Così si può risolvere il paradosso, perché, come vuole Brentano, tutte le rappresentazioni hanno un oggetto (interno, ovvero un contenuto, un senso), mentre non a tutte le rappresentazioni corrisponde un oggetto (esterno, ovvero indipendentemente esistente).
 Continuando i suoi studi logici negli anni 1890, nel 1896 Husserl tenne un importante ciclo di lezioni sulla logica[8] che effettivamente furono una prima stesura dei Prolegomeni per una Logica Pura, il primo volume delle Ricerche Logiche.
 Il 31 dicembre 1896 Husserl prese la nazionalità Prussiana.
 Gottinga (1901 - 1916) : Dal 1901 al 1916 Husserl fu Professore all'Università di Gottinga, dove tenne un'orazione inaugurale riguardo all'uso di concetti "impossibili" o "immaginari" in matematica (nota anche come "Doppelvortrag").[10] Inizialmente fu solo professore straordinario, dal 1906 ordinario. Negli anni successivi alla pubblicazione della sua opera principale, le Logische Untersuchungen Ricerche logiche (prima ediz. 1900 - 1901), Husserl fece alcune scoperte essenziali per la fenomenologia, che lo portarono alla distinzione tra l'"atto mentale" (noesis) ed il "fenomeno" a cui tale atto è diretto (noema), ed al nuovo metodo della riduzione transcendentale. Questa procedura è anche chiamata epoché (può essere anche indicata come solipsismo metodologico), e somiglia a certi esperimenti mentali di Hobbes e Cartesio. La conoscenza di essenze, o idee pure, sarebbe possibile solo eliminando tutte le assunzioni riguardo all'esistenza del mondo come esterno ed indipendente. L'egologia è il punto finale dell'epoché, l'ego assoluto, al quale si approda quando viene eliminato ogni rinvio ad altre soggettività o oggettività trascendenti[11].
 Queste nuove scoperte furono preannunciate in un articolo programmatico, "La filosofia come scienza rigorosa" del 1911[12], e formarono la base delle Idee del 1913.[13] Questo motivò Husserl ad intraprendere una seconda edizione delle Ricerche logiche.
 Dalle Idee in poi Husserl si concentrò sempre più sulle strutture ideali ed essenziali della coscienza. Volendo escludere ipotesi sull'esistenza di oggetti esterni, utilizzò il metodo di riduzione fenomenologica per eliminarli. Ciò che rimane è l'ego trascendentale, opposto all'ego empirico, concreto nel qui ed ora. Ora la fenomenologia trascendentale è lo studio delle strutture essenziali che rimangono rivelate nella coscienza pura: in pratica questo è lo studio dei noemata.
 
Friburgo (1916 - 1928) : Nel 1916 Husserl fu chiamato a Friburgo come successore del neokantiano Heinrich Rickert. La sua orazione riguardò "La Fenomenologia Pura, il suo campo di ricerca e il suo metodo" ("Die reine Phänomenologie, ihr Forschungsgebiet und ihre Methode").
 Negli anni 1924-1925 anche Rudolf Carnap frequentò alcune lezioni di Husserl, e successivamente dichiarò che il metodo della riduzione transcendentale di Husserl fosse molto simile alla propria "autopsicologia" e "solipsismo metodologico".[14]
 Nel marzo del 1928 Husserl divenne Professore Emerito, anche se continuò a mantenere la cattedra di filosofia a Friburgo ad interim durante il semestre estivo, fino all'ottobre dello stesso anno, quando gli successe il suo allievo Martin Heidegger.
 Emerito (1928 - 1938) : Dopo il suo ritiro volontario dalla cattedra, Husserl continuò comunque a tenere lezioni. A causa delle leggi razziali promulgate dal governo nazista, gli fu tolto il diritto d'insegnare e fu mandato in "vacanza" permanentemente il 6 aprile 1933. Husserl però il 20 luglio dello stesso anno venne esonerato e poté tornare al lavoro[15]. La diceria che Husserl fu mandato in pensione forzatamente dal suo allievo Heidegger non troverebbe quindi riscontro.
 Negli ultimi anni Husserl si avvicinò ancor di più ad una posizione espressamente idealista, come è formulata nelle sue Cartesianische Meditationen Meditazioni Cartesiane (1931).
 « L'essere dell'ego puro e delle sue cogitazioni, come un essere che è primamente in se stesso, è antecedente all'essere naturale del mondo [...]. L'essere naturale è un reame il cui statuto esistenziale [Seinsgeltung] è secondario; perpetuamente presuppone il reame dell'essere trascendentale. Il metodo fenomenologico fondamentale dell'epoché transcendentale, poiché riconduce a questo reame, si chiama riduzione transcendentale-fenomenologica. »
 (Edmund Husserl, Cartesianische Meditationen und Pariser Vorträge, ed. Stephan Strasser, Husserliana I, 2nd ed. (Den Haag: Nijhoff, 1963), p. 61.)
 L'accentuazione del tema dell'ego puro conduce ad una riformulazione della fenomenologia come egologia e conseguentemente al problema del solipsismo:
 « [La fenomenologia] conseguentemente inizia come una egologia pura e come una scienza che apparentemente ci condanna ad un solipsismo, anche se trascendentale. Rimane tuttora impossibile anticipare come, per me nell'attitudine della riduzione, altri eghi, non come meri fenomeni mondani, ma come altri eghi trascendentali, possano porsi come esistenti e quindi diventare parimenti temi legittimi di una egologia fenomenologica. »
 L'esistenza di un altro ego non solo come trascendente ma come trascendentale apparentemente sarebbe fuori dalla portata del metodo fenomenologico e quindi renderebbe impossibilie una trattazione dell'intersoggettività. Un alter ego non potrebbe mai essere percepito come una oggettività naturale. Di fatto, come risoluzione del problema, Husserl indica che un alter ego, mentre non può mai essere percepito, viene appercepito. Mentre percepisco il corpo (Körper) dell'altro come un oggetto naturale, lo concepisco come corpo animato (Leib) e per accoppiamento (Paarung) analogico con la mia costituzione come organismo animato psicofisico, appercepisco il suo ego come alter ego. Questa appercezione è una appercezione rappresentativa e non rappresentativa, perché non può mai essere soddisfatta da una presentazione di un altro ego come oggetto. L'altro viene costituito in me e da me come altro ego trascendentale, il che porta alla concezione di una intersoggettività trascendentale.
 Husserl e Frege : Il rapporto tra Husserl e Frege è stato oggetto di lunghi e accesi dibattiti nella letteratura secondaria sui due autori. Questo non è affatto una sorpresa, visto che sono stati considerati tra i padri fondatori delle due correnti filosofiche principali del XX secolo: la filosofia continentale e la filosofia analitica. Husserl e Frege hanno tenuto una corrispondenza breve, ma molto franca e amichevole, e la Grundlagen der Arithmetik[16] di Frege è l'opera più citata nella Filosofia dell'Aritmetica di Husserl. Questo rende particolarmente interessante il rapporto tra i due negli anni novanta del XIX secolo.
 Nel 1894 Frege pubblicò una recensione abbastanza dura della Filosofia dell'Aritmetica di Husserl, in cui lo accusava di far diventare tutto mera Vorstellung, rappresentazione mentale, e quindi di far cadere la logica e la matematica vittima dello psicologismo. Una nota linea interpretativa poi insiste su questa recensione come l'origine dell'antipsicologismo di Husserl, espresso chiaro e forte nei Prolegomeni. Frege effettivamente avrebbe "curato" il giovane Husserl dal suo psicologismo. Questa linea interpretativa è stata però ripetutamente rifiutata[17].
 « The Frege industry routinely informs us that the review quite transformed poor Husserl's philosophy; but elementary attention to chronology and sources (Hill 1991a, pt. 1) shows that this claim refers far more to the False than to the True. »
 (Grattann-Guinness, "The Search for Mathematical Roots 1870-1948", p. 204)
 Husserl, già anni prima della pubblicazione della Filosofia dell'Aritmetica, formula chiaramente la sua posizione sulla distinzione dei numeri come entità ideali ed oggettive dalla rappresentazione mentale che noi ne possiamo avere tramite i simboli delle scienze formali. Husserl, già fin dalla sua Habilitationsschrift (1887), inizia a muoversi oltre la posizione di Brentano e Stumpf, separando nettamente il contenuto logico e psicologico delle rappresentazioni. La critica di Frege manca per molti versi il segno, e dal 1894 Husserl verrà influenzato molto più fortemente dalla lettura dell'opera di Twardowski e Bolzano che non da Frege. Infatti Husserl dichiarò di essere indebitato soprattutto a Leibniz, Bolzano, Hume e Lotze[18] per lo sviluppo della sua posizione sulle scienze formali e sull'idealismo.
 Inoltre, per molti versi la critica di Frege si dirige alla posizione nella filosofia della matematica della scuola di Berlino di Karl Weierstrass e non propriamente a Husserl stesso. Negli stessi anni Frege polemizzò abbastanza duramente anche con un altro prominente studente di Weierstrass, e amico e collega di Husserl a Halle: Georg Cantor[19]. Anche se Cantor e Husserl non erano proprio tra i rappresentanti ortodossi della corrente di Weierstrass, gli attacchi di Frege sembrano trattarli come tali. Frege fu piuttosto influenzato dalla scuola di Bernhard Riemann[20], e le sue critiche a Husserl e Cantor sono da vedersi forse piuttosto come dirette genericamente al campo di Weierstrass.
 Teoria : Presentazioni e Rappresentazioni : Da Brentano e Stumpf riprende la distinzione tra il modo proprio ed improprio di presentare (Vorstellen). Husserl spiega questa distinzione con un esempio: se uno si trova di fronte ad una casa, egli ha una presentazione propria e diretta di questa casa nell'intuizione (Anschauung), ma se uno la stesse cercando e avesse solo una descrizione (la casa all'angolo tra le strade tale e tale), allora questa descrizione sarebbe una presentazione indiretta ed impropria della casa.
 In altre parole, una presentazione propria è possibile solo quando si ha accesso all'oggetto presentato in maniera diretta, quando è attualmente presente. Una presentazione impropria si ha quando questo non è possibile, e bisogna ricorrere a maniere indirette, come segni, simboli, descrizioni, etc., i quali costituiscono una presentazione indiretta ed impropria.
 Un ulteriore elemento importante che Husserl prese da Brentano è quello dell'intenzionalità, l'idea che la coscienza sia sempre intenzionale, cioè che sia diretta ad un oggetto, che abbia un contenuto. Brentano definì l'intenzionalità come la caratteristica principale dei fenomeni psichici (o mentali), tramite cui essi possono essere distinti dai fenomeni fisici.
 Ogni fenomeno mentale, ogni atto psicologico ha un contenuto, è diretto a qualche cosa (l'oggetto intenzionale). Ogni credere, desiderare, ecc. ha un oggetto: il creduto, il desiderato. Brentano adopera l'espressione "inesistenza intenzionale" per indicare l'"esistenza" degli oggetti nella mente.
 La riduzione fenomenologica : Husserl introduce il concetto di riduzione nelle sue lezioni del 1906/1907 (Introduzione alla Logica ed Epistemologia), e nel 1907 nelle sue cinque lezioni introduttive sull'idea della fenomenologia[21]. In questi due cicli di lezioni Husserl pone la domanda di come sia possibile una conoscenza vera e distingue tra conoscenza scientifica e conoscenza filosofica; la prima è ingenua ed acritica perché assume come vero ed esistente a priori la realtà esterna, non ponendosi il problema della "possibilità della conoscenza in assoluto" ovvero del fondamento della conoscenza stessa. A questo obiettivo fondamentale e fondante si dedica interamente la conoscenza filosofica che è in ultima analisi la fenomenologia stessa, e per fare ciò la fenomenologia dev'essere "purificata" da assunzioni e pregiudizi superflui e fuorvianti. Riprendendo Cartesio, Husserl propone di "mettere tra parentesi" (ovvero sospendere il giudizio, atto da lui definito in greco epochè) tutto ciò che si conosce, arrivando a non poter mettere tra parentesi se stessi come coscienza. La coscienza husserliana non è fine a se stessa ma è sempre diretta, tramite un atto di "puro guardare", a pensieri o percezioni definiti "cogitationes". Le cogitationes sono puri fenomeni di conoscenza assolutamente slegati dall'esistenza. Husserl insiste sulla distinzione tra esistenza ed essenza: la prima consiste nel fatto che l'oggetto di una cogitatio esista realmente al di fuori della coscienza del soggetto pensante, mentre la seconda è il senso oggettivo e immanente nella coscienza che viene intenzionalmente attribuito alla cogitatio (ad esempio l'idea di rosso). La fenomenologia si configura quindi come uno studio degli eventi intrapsichici (non psicologicamente parlando; lo psicologismo è stato messo tra parentesi come conoscenza pregressa e pregiudicante) presi come assoluti in quanto trascendenti la realtà esterna, cosa che ha fatto parlare i critici di un "platonismo husserliano". Ripulita dalla presunzione dell'esistenza di una realtà esterna, la coscienza può quindi accostarsi alla pura contemplazione dei suoi fenomeni interni, e in questo consiste in ultima analisi la Fenomenologia. La riduzione fenomenologica (o riduzione eidetica, dal greco eidos, cioè idea) serve proprio a questo, ed il suo ruolo epistemologico viene indicato chiaramente anche dal fatto che all'inizio Husserl parlasse proprio di una "riduzione epistemologica" (Erkenntnistheoretische Reduktion).[
Filosofia della mente : Wilfrid Sellars, personaggio influente nella cosiddetta "scuola di Pittsburg" (Robert Brandom, John McDowell) è stato uno studente di Marvin Farber, allievo di Husserl e tramite lui fu influenzato dalla fenomenologia.
 « Marvin Farber led me through my first careful reading of the Critique of Pure Reason and introduced me to Husserl. His combination of utter respect for the structure of Husserl's thought with the equally firm conviction that this structure could be given a naturalistic interpretation was undoubtedly a key influence on my own subsequent philosophical strategy. »
La Filosofia del linguaggio : Le analisi del linguaggio presentate nelle Ricerche Logiche influenzarono notevolmente Adolf Reinach, allievo e collega di Husserl a Gottinga, che fu il primo a formulare una teoria degli atti linguistici.
 L'analisi formale del linguaggio data da Husserl ispirò anche Lesniewski e Ajdukiewicz nello sviluppo della grammatica categoriale.
Intelligenza Artificiale :
Dreyfus[24] collega certe proposte di Marvin Minsky[25], sull'uso di "frames" e "scripts" per formalizzare i possibili orizzonti di esperienza, alle ricerche Husserliane su questi temi; ovvero, su come gli oggetti appaiano in un orizzonte di esperienze possibili ed anticipate, e come questo influenzi la nostra percezione e interazione con il mondo.
 Secondo Dieter Münch[26], il giovane Husserl già anticipa il paradigma dell'Intelligenza artificiale "classica", come poi esposta da Alan Newell e Herbert Simon al celebre congresso sull IA a Dartmouth nel 1956, e quindi da loro pubblicata in "Computer Science as Empirical Inquiry: Symbols and Search.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 12:20:39
ANDRE BRETON

André Breton (Tinchebray, 19 febbraio 1896 – Parigi, 28 settembre 1966 - 71 ANNI )

.......................................................................è stato un poeta, saggista e critico d'arte francese.


Noto come poeta e teorico del surrealismo, che favorì con la stesura dei manifesti e curando riviste, mostre e incontri.
André Breton nasce a Tinchebray (Orne) il 19 febbraio 1896, figlio unico di Louis Breton (1867-1955) e Marguerite Le Gouguès (1871-1946), provenienti rispettivamente dalla Lorena e dalla Bretagna.
 Nel 1900 la famiglia si trasferisce a Pantin (al 33 di rue Étienne-Marcel) e André frequenta l'Istituto religioso Sainte Elisabeth fino al 1902, anno in cui entra a far parte della scuola comunale di Pantin dove si dimostra un ottimo allievo.
 Nel 1907 si iscrive al College Chaptal di Parigi come esterno e continua ad ottenere buoni risultati soprattutto in tedesco. Nasce in questi anni il suo amore per la poesia e sulla rivista della scuola "Vers l'idéal" pubblica, nel 1912, due sue poesie che firmerà con l'anagramma René Dobrant. Scopre in questi anni poeti come Baudelaire, Mallarmé e Huysmans e si appassiona alle arti figurative dimostrando di apprezzare Gustave Moreau, Pierre Bonnard, Édouard Vuillard e Paul Signac, mentre si dimostrerà poco convinto nei riguardi del cubismo e invece attratto dall'arte primitiva. Nascono le prime idee politiche che sono già improntate all'anarchismo.
 
Nel 1913 si iscrive alla facoltà di Medicina e continua a comporre versi, alcuni dei quali saranno pubblicati sulla rivista "La Phalange", e nello stesso anno si mette in contatto con Paul Valéry al quale sottopone le sue composizioni per avere un giudizio critico.
 Nel 1915 viene chiamato al servizio militare che all'inizio passa a Pontigny. Intanto continua la lettura di Rimbaud e scopre Jarry. Scrive in quell'anno la pièce Décembre che invia ad Apollinaire.
 Nel 1916, di stanza a Nantes come infermiere militare, scrive il suo primo poema in prosa, Âge che risente fortemente dell'influsso di Rimbaud. Conosce Jacques Vaché e stringe amicizia con Apollinaire. Durante questo periodo pensa anche di occuparsi di psichiatria e conosce Joseph Babinski.
 Tornato a Parigi, nel 1917 conosce Pierre Reverdy e Philippe Soupault, scrive su "Mercure de France", e fa l'incontro importante con Louis Aragon, anche lui al momento studente di medicina. Con Aragon e Soupault condivide diversi progetti, tra letteratura e arte visiva, ma soprattutto i tre cominciano a essere conosciuti nell'ambiente culturale parigino.
 Nel 1918, grazie ad Aragon, scopre l'opera di Isidore Ducasse conosciuto con lo pseudonimo di Conte di Lautréamont e le poesie che scriverà mostrano il desiderio di rompere con la metrica classica.
 Nel 1919 si mette in contatto con Tristan Tzara al quale manifesta il suo entusiasmo per il "Manifesto Dada 3". Nello stesso anno fonda con Aragon e Soupault la rivista "Littérature" (una rivista a cui collaboreranno tra gli altri Jean Cocteau, Jean Giraudoux, Valery Larbaud, Paul Morand, Jules Romains, Max Jacob, Tzara ecc.) ed entra in contatto con Paul Éluard. Esce intanto, presso Au Sans Pareil, Mont de pieté, sua prima raccolta poetica illustrata da disegni di André Derain, e supera l'esame che lo fa diventare medico ausiliario. Alla fine dell'anno, conosciuto Francis Picabia, ne diventa amico.
 Quando nel 1920 Tristan Tzara arriva a Parigi, Breton e i suoi amici aderiscono con entusiasmo al dadaismo (dedicando tra l'altro il n. 13 della rivista "Littérature" esclusivamente a loro).
 
Lascia gli studi di medicina e inizia a lavorare al servizio abbonamenti della "Nouvelle Revue Française", per Gaston Gallimard, mentre pubblica, presso Au Sans Pareil, Champs magnetiques (con Soupault, primo esperimento di "scrittura automatica"). A luglio, però, già stanco del dadaismo che considera monotono e inconcludente, abbandona il lavoro alla "NRF" e il dadaismo.
 Nel 1921 accetta un lavoro di bibliotecario offertogli da Jacques Doucet al quale consiglia l'acquisto de Les demoiselles d'Avignon di Picasso che si rivelerà opera cardine del secolo (ma anche altri quadri, di Rousseau il doganiere, Henri Matisse, Max Ernst, Francis Picabia, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Man Ray e di altri artisti che contribuirà a far conoscere).
 Il 17 settembre sposa Simone Kahn (testimone Paul Valéry), e durante il viaggio di nozze viene ricevuto da Sigmund Freud a Vienna. I due si stabiliscono al 42 di rue Fontaine, dove lui resterà fino al 1949. In questo atelier si tengono esperimenti di scrittura sotto ipnosi, sedute spiritiche, raccolte di oggetti strani ritrovati per strada, ritagli di giornali come collage di parole, maschere e oggetti sacri e discussioni sull'arte, sul sogno e sulla letteratura.
 
Nel 1923 escono la raccolta Clair de terre (con un ritratto dell'autore in acquaforte di Picasso, una trentina di poesie e cinque racconti di sogni) e l'antologia di articoli Les Pas perdus. Marcel Arland sulla "NRF" parla di "mistica senza oggetto" di un "profeta senza fede"[1].
 Nel 1924, dopo qualche anno di tentennamenti dalla rottura con il dadaismo, nasce il surrealismo, ed esce il primo manifesto (firmato tra gli altri da Aragon, Breton, René Crevel, Robert Desnos, Paul Éluard, Pierre Naville, Benjamin Péret, Soupault e Roger Vitrac). Al manifesto viene allegata la raccolta di Breton Poisson soluble. In giugno chiude la seconda serie (iniziata nel marzo 1922) di "Littérature". Parte invece la rivista "La Révolution surréaliste" (dicembre 1924), su cui contribuiranno, oltre ai fondatori, Antonin Artaud, Michel Leiris, Joan Miró, René Magritte, Raymond Queneau ecc.
 
È il momento di interventi pubblici e prese di posizioni artistiche in tutti i dibattiti dell'epoca, anche fuori di Francia, per esempio contro Anatole France (al momento dei suoi funerali di Stato, Breton dichiara: "È un poco di servilismo che se ne va"[2]). Il gruppo apre un ufficio al 15 di rue Grenelle, dove si tengono riunioni e spettacoli su iniziativa di Artaud (almeno fino alla chiusura l'anno successivo perché considerati troppo violenti). Simone, il cui matrimonio con Breton comincia però già a essere in crisi, apre una galleria d'arte.

Dal "Manifesto del surrealismo" (1924):
 "Surrealismo, s.m. Automatismo psichico puro per mezzo del quale ci si propone di esprimere, o verbalmente, o per iscritto, o in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato dal pensiero, in assenza d'ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori d'ogni preoccupazione estetica o morale"

"Il surrealismo si fonda sull'idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme di associazione finora trascurate, sull'onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita"
"Fatevi portare di che scrivere, dopo esservi sistemato nel luogo che vi sembra più favorevole alla concentrazione del vostro spirito in sé stesso. Ponetevi nello stato più passivo, o ricettivo, che potete [...] Scrivete rapidamente senza un soggetto prestabilito, tanto in fretta da non trattenervi, da non avere la tentazione di rileggere. La prima frase verrà da sola"
 
"Ecco dei personaggi dai modi un po' disparati [...] Così provvisti di un piccolo numero di caratteristiche fisiche e morali, quegli esseri che in verità vi devono tanto poco non si scosteranno più da una certa linea di condotta, della quale non dovete occuparvi. Ne risulterà un intreccio più o meno sapiente in apparenza, a giustificare punto per punto un finale commovente o rassicurante di cui vi disinteressate".
Le gallerie si moltiplicano, come pure gli articoli sulla pittura, raccolti nel 1928 in Le Surréalisme et la peinture e gli interventi in città contro chiunque si credesse investito di qualche autorità. Alcuni incidenti e scandali fanno parlare di sabotaggio. La provocazione con lettere aperte, polemiche, manifesti stradali e volantini, si fa sempre più politica (è il momento della Lègitime défense, pubblicata dalle Éditions surréalistes nel 1926).
Al gruppo intanto si sono uniti Marcel Duhamel, Jacques Prévert e Yves Tanguy, se ne sono allontanati Artaud, Naville, Queneau e Soupault. Una sfida al duello con Jean Paulhan non si realizza, e Breton si riavvicina alla psichiatria, seguendo le lezioni pubbliche dell'hôpital Sainte-Anne e accompagnando Nadja, incontrata il 4 ottobre 1926, nei suoi pellegrinaggi per Parigi (un libro, Nadja, tra i più suggestivi del secolo[3], che uscirà nel 1928 e in edizione definitiva nel 1963).
Nel 1927 Breton incontra Suzanne Muzard (divorzierà da Simone e la sposerà in seconde nozze il 1º dicembre 1928) e scrive la Introduction au discours sur le peu de réalité. Nel marzo 1928 esce sul n. 11 de "La Révolution surréaliste" un'inchiesta sulla sessualità (è anche l'epoca dei testi provocatori di Georges Bataille, che andrà presto anche lui su un'altra strada).
 
Si appassiona anche di cinema, difende Artaud che entra in polemica con Germaine Dulac[4], ma ciononostante Artaud, aiutato da Elsa Triolet, si stacca dal gruppo. Breton diventa amico di Georges Sadoul e Salvador Dalí e si mette a rileggere Hegel.
Nel dicembre 1929 esce il secondo manifesto (sull'ultimo numero de "La Révolution surréaliste", il 12), che ospita anche la sceneggiatura di Un chien andalou di Luis Buñuel. È polemica con il gruppo della rivista "Grand Jeu" (diretta da René Daumal), quindi nel gennaio 1930 l'uscita del pamphlet contro Breton intitolato Un cadavre (stesso titolo che lui aveva messo contro Anatole France), accusato di ipocrisia. Due mesi dopo, Robert Desnos scrive il Troisième manifeste du surréalisme (apparso su "Le Courrier littéraire" di marzo), contro il fondatore stesso del movimento.
Fa quindi partire una nuova rivista, "Le Surréalisme au service de la Révolution" (il primo numero nel luglio 1930, altri sei fino al 1933), e stampare tre raccolte: Ralentir travaux con Éluard e René Char (1930), L'Immaculée Conception, con il solo Éluard, e L'Union libre (1931).
Louis Aragon, Elsa Triolet e Georges Sadoul fanno un viaggio in URSS. Il primo scrive il poema Front rouge subito accusato d'istigazione alla diserzione militare e Breton si procura molte firme[5] intervenendo in sua difesa con L'Affaire Aragon (1932, poi ripreso con la reazione della stampa alla sua uscita, in Misère de la poésie e, in solidarietà con Breton, nel pamphlet collettivo Paillasse!).
Ma la difesa non piace ad Aragon, e per questioni politiche insomma è la rottura tra i due. Nel luglio 1931, intanto, Breton ha ceduto alla corte di Valentine Hugo, che oscilla tra solo amica e confidente e amante. Escono Les Vases communicants (1932) e Qu'est-ce que le surréalisme? (1934).
Nel 1933 lancia con André Thirion, l'"Association des écrivains et artistes révolutionnaires", che dopo un poco lo accusa d'essere contro-rivoluzionario e lo esclude. Parallelamente al'attività politica c'è quella amorosa. Il 14 agosto 1934 sposa in terze nozze Jacqueline Lamba, incontrata solo sei settimane prima (testimoni Alberto Giacometti e Paul Éluard). Poi organizza diverse mostre surrealiste, anche a Copenaghen, Praga, Zurigo, Santa Cruz de Tenerife o Londra (dove porta il Manifeste anglais du surréalisme). Lancia bollettini, partecipa a conferenze, mentre il gruppo continua a cambiare (è il momento dei ready-made di Duchamp). Ma cambiano anche i fatti, in Europa, con l'avvento di fascismo e nazismo.
Una nuova grande mostra surrealista si tiene al MoMA di New York (ma Breton non ci va), poi a Parigi e ad Amsterdam, per la quale, in guisa di catalogo, scrive con Éluard un Dictionnaire abrégé du surréalisme (1938).
 
Nasce la figlia Aube e pubblica L'Amour fou. Poi parte per il Messico, dove incontra Lev Trotsky in esilio. Al ritorno litiga con Éluard e Dalì. Nel 1939 (con il n. doppio 12-13) chiude anche la rivista "Minotaure", pubblicata presso Skira, (iniziata nel 1933, era una rivista d'arte d'avanguardia molto ospitale verso gli artisti surrealisti).
Si entusiasma per Julien Gracq, ma è nuovamente richiamato alle armi (Hitler ha invaso la Polonia) come medico militare a Nogent, poi a Noisy, a Poitiers e a Loupiac. Prova orrore per il nazismo come per lo stalinismo. Nel 1940 esce la Anthologie de l'humour noir, ma la distribuzione è sospesa. Hitler è entrato a Parigi, il libro è censurato, il suo nome è sulle liste di comunisti. Sceglie l'esilio.

L'esilio : Breton fugge a Martigues, nel sud della Francia, presso l'amico psichiatra Pierre Mabille, quindi a Marsiglia (dove scrive il poema Fata morgana). Infine, su una nave con Victor Serge, Anna Seghers e Claude Lévi-Strauss raggiunge con la famiglia la Martinica, dove, sorvegliato a vista, riesce però a incontrare Aimé Césaire. Lo raggiunge André Masson, con il quale scrive Le Dialogue créole (uscirà nel 1942). Dopo qualche mese raggiunge New York.
 
A New York, aiutato economicamente da Peggy Guggenheim, viene intervistato dalla rivista "View" che consacra il n. 7-8 (1941) al surrealismo. Poco tempo dopo Breton lancia una sua rivista americana ("VVV", che vuol dire Victoire et la Vie démultipliées), ma si rifiuta di imparare l'inglese[6]. Jacqueline, più intraprendente, lo lascia e se ne va con il pittore David Hare, portandosi la figlia. Dopo un periodo di disperazione (testimoniato in Arcane 17, da qualcuno considerato il suo libro più riuscito), incontra Elisa Claro (nata Bindhoff), anche lei disperata perché ha perso da poco sua figlia. I due si sposano e dopo un viaggio in Québec, Nevada e Colorado (dove Breton scrive la Ode à Charles Fourier), si recano ad Haiti, quindi a Santo Domingo e nel maggio 1946 in Francia.

Il ritorno :  Tornato a Parigi, Breton si sente disorientato. Molte cose sono cambiate in ambito intellettuale e diversi considerano il surrealismo qualcosa di sorpassato. Ciononostante Jean Paulhan, Arthur Adamov e Marthe Robert lo invitano a una serata celebrativa di Artaud, uscito dall'ospedale psichiatrico di Rodez dopo nove anni. Nel 1947 riesce a organizzare con Duchamp una mostra che comprende 86 artisti di 24 nazionalità, ma più che rilanciare il movimento, essa sembra decretarne il ritardo (almeno attraverso la critica).
 
Breton tenta anche la carta della rivista lanciando "Néon" (5 numeri, gennaio 1948-aprile 1949). Intanto esce un suo bilancio (La Lampe dans l'horloge, 1948) e lo studio di Julien Gracq su di lui (primo volume a lui dedicato).
 
Breton si interessa di "Art Brut", e partecipa con Jean Dubuffet a una "Compagnie de l'Art Brut", intesa a "raccogliere, conservare e mostrare opere di malati mentali"[7]. Poi pubblica un'antologia di testi diversi (Sade, Kafka, Jarry, Roussel ecc.) sotto il titolo di Almanach du dèmi-siècle (1950). Chi gli è rimasto "fedele" dichiara che il surrealismo "non è una scuola né una chiesa, ma un'avventura", e nel 1952 escono le interviste radiofoniche (Entretiens) fatte con André Parinaud.
 
Pur non avendo sue riviste, collabora a quelle altrui, specialmente a "Medium" e "Arts" e finalmente lancia "Le Surréalisme, même", una rivista che dura 5 numeri (ottobre 1956-marzo 1959). Nel 1957 pubblica l'Art magique, ultima sua grande opera.
 
Nel 1960, firma il "Manifeste des 121", contro la guerra d'Algeria (tra i firmatari Maurice Blanchot, Dionys Mascolo, Edgar Morin, Claude Simon, Alain Robbe-Grillet, Alain Resnais, Simone Signoret, Pierre Boulez e Robert Antelme).
 
Al surrealismo si richiamano i situazionisti di Guy Debord, poi la rivista "Tel Quel" di Philippe Sollers e Julia Kristeva, ma Breton non si fa coinvolgere e riesce a lanciare ancora una rivista, "La Brèche" (8 numeri, da ottobre 1961 a novembre 1965). Intanto esce la raccolta di tutti i manifesti (1962), Nadja (1963) e una nuova edizione di Surréalisme et la peinture (1966).
 
Vittima di una crisi respiratoria, mentre è in vacanza a Saint-Cirq-Lapopie, viene riportato a Parigi dove muore il 28 settembre 1966. Viene sepolto al cimitero di Batignolles.

Nonostante qualche tentativo di continuarne il movimento, Jean Schuster ha officialmente chiuso il surrealismo l'8 febbraio 1969.

da wikipedia
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 12:31:24
ALFRED  WAINWRIGHT

Alfred Wainwright (Blackburn, 17 gennaio 1907 – 20 gennaio 1991 - 84 ANNI )

....................................................................................è stato uno scrittore inglese.

 
Alfred ("A.W.") Wainwright MBE fu un fellwalker, un autore di guide e un illustratore. I suoi sei volumi Pictorial Guide to the Lakeland Fells, pubblicati tra il 1955 e il 1966 e contenenti l'intera riproduzione dei suoi manoscritti, sono diventati un riferimento standard per le 214 cascate del Lake District. Tra i suoi libri troviamo la prima guida della Coast to Coast Walk, un sentiero a lunga distanza di 192 miglia definito da Wainwright che rimane tuttora molto popolare.

Vita :
Alfred Wainwright nacque a Blackburn, Lancashire in una famiglia relativamente povera, principalmente a causa dell'alcolismo di suo padre. Era molto bravo a scuola (primo in quasi tutti i soggetti)[1] anche se abbandonò all'età di 13 anni. Mentre la maggior parte dei suoi compagni di classe fu costretta a trovare lavoro nelle fabbriche locali, Wainwright cominciò a lavorare come fattorino nel Dipartimento di Ingegneria di Blackburn. Passo molti dei successivi anni a studiare nelle scuole serali, ottenendo la qualifica di ragioneria che gli diede modo di avanzare nella sua carriera al Blackburn Borough Council. Anche da bambino Wainwright camminava molto, circa 20 miglia all'epoca; inoltre era interessato alla cartografia, disegnando egli stesso le mappe dell'Inghilterra e della sua città. Nel 1930, all'età di 23 anni, Wainwright aveva risparmiato denaro sufficiente per una vacanza di una settimana nel Lake District con il cugino Eric Beardsall. Arrivarono a Windermere e risalirono la vicina collina chiamata Orrest Head, dove Wainwright vide il primo panorama su Lakeland. Questo momento segna l'inizio di quello che successivamente si sarebbe tramutato nel suo amore per il Lake District. Nel 1931 sposò la sua prima moglie Ruth Holden, un'operaia locale, dalla quale ebbe il figlio Peter. Nel 1941 Wainwright fu in grado di visitare le montagne da vicino quando ottenne il lavoro (e con esso una maga minore) nell'ufficio del Tesoro a Kendal, Westmorland. Egli visse e lavorò in quella città per il resto della sua vita, ne ruolo di tesoriere dal 1948 fino al pensionamento nel 1967. Il suo primo matrimonio finì quando Ruth uscì tre settimane prima che lui andasse in pensione. Divorziarono. Nel 1970 sposò Betty McNally (1922-2008), anch'ella divorziata, che divenne la sua compagnia di camminate e colei che portò le sue ceneri all'Innominate Tarn sulla cima di Haystacks.[2][3]
 
Per tutta la vita Wainwright fu un fan di Blackburn Rovers e infatti fu un membro fondatore del Blackburn Rovers Supporters Club.
 
Guide Illustrate :
Wainwright cominciò a lavorare alla prima pagine della sua opera Pictorial Guide to the Lakeland Fells in 9 novembre 1952.[4] Aveva progettato l'esatta portata e il contenuto dei sette volumi fin dall'inizio, e lavorò coscienziosamente e scrupolosamente alla serie per i successivi 13 anni ad un tasso medio di una pagina ogni sera.
 
Secondo la sua autobiografia, Fellwanderer, inizialmente pianificò la serie per un proprio interesse piuttosto che con l'intenzione di pubblicarli. Quando lui decise di pubblicare il suo primo libro lo fece privatamente attraverso una tipografo locale, poiché non poteva affrontare la prospettiva di trovare un editore; tuttavia, il suo amico Henry Marshall, Bibliotecario di Kendal e Westmorland, si fece carico della pubblicità e dell'amministrazione e il suo nome compare come editore per le prime edizioni. Questo accordo continuò per la prima edizione dei sueccessivi tre libri, dopo dei quali furono intervistati dal giornale locale di Kendal, il Westmorland Gazette. I libri di Wainwright furono presi in consegna da Michael Joseph negli anni novanta. Nel 2003 cessarono la pubblicazione,[5] i diritti furono comprati da Frances Lincoln.
 
Le Guide Illustrate attualmente sono in aggiornamento, per la prima volta dalla loro pubblicazione originale, per tenete conto dei cambiamenti avvenuti nelle condizioni delle montagne. Le revisioni sono fatte da Chris Jesty, che imita la mano di Wainwright per rendere le modifiche meno intusive possibili. I cambiameneti più importanti sono le copertine delle guide che mostrano le foto del Lake District di Derry Brabbs, piuttosto che i disegni presenti sulle copertine originali, e le mappe mostrano i percorsi in rosso. Dal settembre 2010 i sette libri sono in revisione. È stato annunciato che anche le altre guide saranno riviste, prima tra tutti la 'A Coast to Coast Walk', seguita da 'The Outlying Fells of Lakeland' e 'The Pennine Way Companion'.[6]
 
Lavori successivi :
Dopo le Guide Illustrate Wainwright pubblicò nel 1968 il Pennine Way Companion, applicando lo stesso approccio preciso per il primo sentiero a lunga distanza della Britannia. Per anni questa fu una guida fondamentale per le Pennine Way, contrastando la guida ufficiale di Tom Stephenson. Il libro di Wainwright in una mappa continua del percorso accompagnata da molti commenti, con una digressione insolita: poiché il tragitto andava da sud a nord (dal basso all'alto sulla mappa), al contrario dei percorsi tradizionali, la mappa e i commentari cominciano in fondo all'ultima pagina e lavorano verso l'alto e indietro verso la parte anteriore del libro. La guida fu scritta con l'aiuto di quattro persone (Harry Appleyard, Len Chadwick, Cyril Moore e Lawrence Smith) e la sua preparazione fu influenzata da una grande epidemia di Afta epizootica tra il 1966 e il 1967, che chiuse l'accesso a molte brughiere.
 
Nel 1972 Wainwright mise a punto la Coast to Coast Walk da est a ovest, il parte come alternativa alla Pennine Way da nord a sud. La Coast to Coast, come egli dichiara nella sua guida, segue lo stesso scopo della Pennine Way Companion, e "mette i Pennine Way in cattiva luce" per la sua bellezza e la varietà dei paesaggi.[7] Il percorso di 190 miglia attraversa il nord dell'Inghilterra da St. Bees a Robin Hood's Bay, passando attraverso al Lake District, e ai due parchi nazionali di Yorkshire Dales e di North York Moors.
 
The Outlying Fells of Lakeland (un'idea che all'inizio era stata scartata), pupplicato nel 1974, fu la sua ultima guida importante. Successivamente si concentrò su gli album per gli schizzi, disegnando fino a che i suoi occhi non lo abbandonarono negli anni ottanta. La sua autobiografia, Ex-Fellwanderer, fu pubblicata nel 1987, era un chiaro tentativo di "ultimo lavoro", ma continuò a prestare il suo nome e alcuni commenti scritti alla serie di coffee table book con le foto di Derry Brabbs.
 
Televisione e radio :
Alla metà degli anni ottanta Wainwright era diventato una personalità politica; partecipò a cinque serie televisive della BBC, molto seguite e presentate da Eric Robson. Nel 2010, Robson un documentario radiofonico di un'ora su BBC Radio 4 su Wainwright dal titolo "L'uomo dietro le montagne" (16 ottobre 2010).[8]
 Un nuovo documentario della BBC sulla vita di Wainwright fu trasmesso domenica 25 febbraio 2007 su BBC Four, prima della nuova serie basata sulle sue guide.
 La prima serie della BBC Wainwright Walks coprì Blencathra da Sharp Edge, Castle Crag, Haystacks e Scafell Pike da Seathwaite. La seconda serie, trasmessa alla fine del 2007, comprendeva Catbells, Crinkle Crags, Helm Crag, Helvellyn da Patterdale, High Street da Mardale e Pillar. Nell'agosto 2009 fu prodotta una terza serie[senza fonte], mentre una serie in sei parti sulla Coast to Coast Walk fu trasmessa da BBC Four nell'aprile e maggio 2009 e su BBC2 dal 21 luglio 2009,[9] [10] e presentato da Julia Bradbury. Una serie televisiva della rete Granada intitolata Wainwright Country comprende Eagle Crag, Great Calva, Knott Rigg, Pike O'Blisco, Stybarrow Dodd, Thornthwaite Crag e Yewbarrow.
 
Uscite in DVD :
Wainwright Walks Series One uscì in DVD nel giugno 2007 e la seconda serie all'inizio del gennaio 2008. Un'ulteriore serie uscì con in titolo Wainwright Walks: Coast to Coast nel giugno 2009.

Influenze : Wainwright morì nel 1991 per un attacco di cuore. Secondo il suo biografo Hunter Davies non è riuscito a lasciare nulla al figlio Peter, il prodotto del suo primo matrimonio infelice.
 Le Pictorial Guides sono state ripubblicate di continuo e hanno venduto in tutto più di due milioni di copie.[11] Anche se un gran numero di guide più aggiornate sono ora sul mercato, i suoi libri rimangono tra i più popolari per la loro profondità, il dettaglio e lo stile unico. Inoltre la sua suddivisione del Lake District in sette aree, e la scelta delle montagnie da includere, sono state seguite interamente o in parte da molti scrittori come Mark Richards.[12] Anche la Coast to Coast Walk è una delle passeggiate più famose del Regno Unito nonostante la mancanza di uno status ufficiale, e la proliferazione di altre guide.
 Nel 2003 un team di esperti della rivista Country Walking ha votato la Coast to Coast come secondO miglior percorso al mondo.[13] La popolarità dei libri di disegni di Wainwright e dei libri di fotografie non è paragonabile alle sue guide, che tuttavia non sono più in stampa.
Le 214 montagnie descritta nelle Pictorial Guides sono ora note come Lista di Wainwrights,[14] e la loro visità è una delle più comuni forme di peak bagging. La Long Distance Walkers Association tiene un registro di escursionisti che hanno completato questa lista; nel novembre 2007 c'erano 459 persone; di cui 40 che avevano completato la lista più di una volta.[15] La Ramblers Association riporta nel 2008 che un ragazzo di 6 anni, quattro mesi e 27 giorni è stato il più giovane escursionista a completare la lista. [16] Nell'aprile 2009 un ragazzo di appena cinque anni completò il giro e divenne il terzo membro della sua famiglia ad entrare nella 'Youngest 214 Completer'.
Wainwright combatté per i diritti degli animali e diede molti dei profitti dei suoi libri in beneficenza per questa causa. Nel 1972 divenne presidente dell'associazione recentemente fondata Animal Rescue Cumbria, nel corso degli anni ha donato abbastanza soldi alla fondazione da permettere nel 1984, un rifugio per cani e gatti randagi a Kendal. Dopo la sua morte la società fu rinominata in sua memoria: "Animal Rescue Cumbria – The Wainwright Shelter".
 La Wainwright Society fu inaugurata nel 2002, con lo scopo di mantenere vive le cose che egli promuoveva nei suoi libri.
 
Il 27 giugno 2007 un ponte, nella sua città natale, fu ufficialmente aperto con il nome di Wainwright Bridge


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 12:35:06
ANCORA....
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 12:42:03
RUDOLF BULTMANN

Rudolf Karl Bultmann (Wiefelstede, 20 agosto 1884 – Marburgo, 30 luglio 1976)

.................................................................................. è stato un teologo evangelico tedesco.
 

Fra i suoi allievi si contano, fra gli altri, Hans Jonas, Heinrich Schlier, Uta Ranke-Heinemann, Ernst Käsemann, Günther Bornkamm, Ernst Fuchs e Herbert Braun. Bultmann è noto principalmente per il suo programma di demitizzazione del messaggio evangelico.

Bultmann è figlio di un pastore protestante. Dal 1895 al 1903 frequenta il ginnasio umanistico nella vicina Oldenburg. Dopo la maturità studia teologia evangelica a Tubinga, Berlino e Marburgo, dove si laurea nel 1910 e, due anni dopo, ottiene l'abilitazione all'insegnamento, attività che svolge negli anni seguenti come docente privato. Fino al suo pensionamento nel 1951 ottenne cattedre a Breslavia (1916-20), Gießen (1920-21) e Marburg (1921-1951).
 
La sua Storia della tradizione sinottica del 1921 è considerata, ancora oggi, uno strumento essenziale della ricerca neotestamentaria persino da studiosi che respingono sia l'analisi di Bultmann relativa alle unità narrative di cui i Vangeli sarebbero composti e all'utilizzo nel Nuovo Testamento delle figure retoriche dei tropi, sia quella critica delle forme, di cui Bultmann è stato l'esponente di maggior rilievo.
 
Nella sua opera Nuovo Testamento e Mitologia, del 1941, Bultmann prospettò una demitizzazione del messaggio evangelico. Egli non voleva tanto rendere scientifico il messaggio neotestamentario, quanto far rilevare che il linguaggio mitico dei Vangeli trasmette una verità che non è immediatamente accessibile al pensiero scientifico. Di conseguenza il Gesù storico deve essere nettamente separato dal Cristo del kerigma.
 
Secondo Bultmann il linguaggio mitologico non è più comprensibile oggi all'uomo moderno, e la fede non può essere ridotta a un mero prendere per vera una serie di fatti miracolosi. Bultmann vorrebbe dunque spogliare il messaggio evangelico dal linguaggio mitologico e renderlo comprensibile all'uomo moderno. A tale scopo egli utilizza il metodo storico-critico e recepisce, dall'esistenzialismo di Martin Heidegger, il principio dell'interpretazione esistenziale, in base al quale il mito deve essere interpretato in base alla comprensione di sé dell'uomo che il mito medesimo intende comunicare.
 
Seguendo la idea proposta da vari autori della Scuola di storia delle religioni, come Hans-Joachim Schoeps, difende la teoria dell'ellenizzazione del giudeocristianesimo primitivo, che sarebbe stata realizzata da Paolo di Tarso sotto l'influenza delle religioni misteriche e dello gnosticismo. Secondo Bultmann, Paolo svincola Gesù di Nazaret dal suo ambito profetico giudeo e lo riveste del concetto di divinità presente nel redentore delle religioni misteriche.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 18:22:45
JACQUELINE KENNEDY

Jacqueline Lee Bouvier, detta Jackie (Jackie Kennedy, durante il primo matrimonio, Jackie O, durante il secondo),

................................................... coniugata Kennedy in prime nozze e Onassis in seconde nozze (Southampton, 28 luglio 1929 – New York, 19 maggio 1994 - 64 Anni ),

fu la moglie di John Fitzgerald Kennedy, 35° presidente degli Stati Uniti, First Lady dal 20 gennaio 1961 al 22 novembre 1963, data dell'assassinio del marito. Vedova, sposò poi l'armatore greco Aristotele Onassis.
 

Grazie alla sua grazia, cultura ed eleganza, è rimasta un idolo per le generazioni successive.
 
Tori Amos le ha dedicato nel 1998 una canzone, mentre nel 1995 il compositore statunitense Michael Daugherty ha composto un'opera lirica, Jackie O, che tratta alcune fasi della sua vita.

Jacqueline Lee Bouvier nacque in una famiglia dell'alta società newyorkese, come primogenita di John "Jack" Vernou Bouvier III (1891 - 1957), un broker di borsa di origine francese, e di Janet Lee Bouvier (1906 - 1989), figlia di un direttore di banca. Jacqueline ebbe una sorella più giovane, Caroline Lee (nota come Lee Radziwill) nata il 3 marzo 1933. I suoi genitori divorziarono nel 1940 e la madre si risposò nel 1942 con Hugh D. Auchincloss, Jr., erede della Standard Oil.
Dal lato paterno, Jacqueline discendeva da Michel Bouvier (1792-1874), appartenente Van Salees, una stirpe di mercanti di origine francese, olandese, inglese che si era stabilita a New Amsterdam (il primo nome con il quale era nota New York) nel XVIII secolo. Dal lato materno aveva discendenze irlandesi.Jackie trascorse le vacanze estive dei primi anni della sua vita nella tenuta dei nonni paterni a East Hampton, dove ebbe modo di praticare l'equitazione divenendo un'esperta cavallerizza e vincendo numerosi trofei e medaglie. Questo è un costume molto diffuso tra le famiglie di buona condizione sociale degli USA. Jacqueline era molto legata a suo padre, per questo soffrì molto quando questi cadde vittima dell'alcolismo. Coltivò numerosi interessi quali la lettura, la poesia, la fotografia e la pittura.Jacqueline frequentò la Miss Porter's School dal 1944 al 1947, poi il Vassar College dal 1947 al 1948 (dove venne anche nominata "debuttante dell'anno" nella stagione 1947-48) e, infine, la George Washington University, dove ottenne la laurea in belle arti nel 1951.
 Nel 1949 si recò a Parigi per un soggiorno di studio alla Sorbona, dove rimase affascinata dalla Francia e dalla sua cultura, sviluppando un senso del gusto e dell'eleganza che si sarebbe manifestato successivamente in molti aspetti della sua vita. Parlava correntemente italiano, francese e spagnolo, qualità che sfruttò nella campagna presidenziale del marito registrando discorsi per gli immigrati.Come primo lavoro, il Washington Times-Herald le affidò una serie di inchieste fotografiche da realizzare intervistando personaggi noti nella capitale statunitense. Grazie a questo incarico divenne conosciuta negli ambienti politici di Washington, ed ebbe modo di incontrare il suo futuro marito John Fitzgerald Kennedy, allora giovane congressista del Massachusetts.
Dopo un effimero fidanzamento col broker di borsa John Husted Jr., il 12 settembre 1953 Jacqueline sposò Kennedy, quando era senatore e astro nascente del Partito Democratico statunitense. Le nozze si svolsero a Newport (Rhode Island) e fu tenuto un sontuoso ricevimento per 2000 invitati.
La coppia ebbe quattro figli:
 Arabella Kennedy (nata morta, 1956)
 Caroline Bouvier Kennedy (n. 1957). Quest'ultima si è sposata nel 1986 con Edwin Arthur Schlossberg, e ha avuto tre figli: Rose (1988), Tatiana (1990) e John (1993).
 John Fitzgerald Kennedy Jr. detto John-John, (1960-1999)
 Patrick Bouvier Kennedy (nato e morto a 2 giorni nell'agosto 1963)
La coppia passò i primi due anni di vita coniugale a Georgetown. Fu un periodo caratterizzato da diversi problemi di salute del marito, dovuti a traumi spinali riportati in guerra, a seguito dei quali dovette sottoporsi a due interventi chirurgici e passò lunghi periodi di convalescenza.Jacqueline ebbe un'ammirazione, ricambiata, per suo suocero (che ne riconobbe il grande potenziale come moglie di un politico) e fu vicina anche a suo cognato Robert, detto Bobby. A differenza però dei membri della famiglia Kennedy, appassionati di sport e di competizioni, Jackie predilesse uno stile di vita più tranquillo e riservato.All'inizio della campagna per le elezioni presidenziali, Jacqueline cominciò ad affiancare costantemente suo marito attraverso tutti gli Stati Uniti; la sua seconda gravidanza le impedì tuttavia di portare a termine l'impegno per un preciso divieto dei medici dovuto all'esito sfavorevole della prima.
 Nel voto dell'8 novembre 1960 Kennedy sconfisse di misura Richard Nixon, divenendo il 35° Presidente degli Stati Uniti d'America: Jackie Kennedy divenne una delle più giovani First Lady della storia.
 Come First Lady (titolo che non gradiva in quanto le sembrava il nome di un cavallo), Jacqueline Kennedy si trovò a condurre una vita sotto i riflettori, ma tentò sempre di educare i figli al riparo dall'occhio dei media. La sua predilezione per la haute couture e la scelta di piatti francesi per i menu dei ricevimenti alla Casa Bianca le procurò critiche da parte dei commentatori più bigotti e sciovinisti, ma ciò non impedì di farla assurgere, grazie al suo spiccato buon gusto e alla raffinatezza degli abiti creati per lei dallo stilista Oleg Cassini, ad icona riconosciuta dell'eleganza occidentale.
 La sua riconosciuta abilità sociale ebbe effetti positivi sulle relazioni internazionali statunitensi. È rimasto leggendario il suo savoir faire con il generale De Gaulle a Parigi e con il leader sovietico Nikita Kruscev, che rimase da lei affascinato nel corso del summit di Vienna, evento che pure fu un insuccesso politico di suo marito John.
 La sua sensibilità artistica e storica le permise anche di occuparsi personalmente degli interni della Casa Bianca, ripristinando gli arredi originali e curandone l'allestimento; per l'occasione, il 14 febbraio 1962 Jackie Kennedy effettuò una celebre visita guidata alla Casa Bianca che fu trasmessa dalla televisione.
 La coppia presidenziale si distinse in prima linea per il coinvolgimento in eventi sociali e culturali. Il loro interesse per l'arte, la musica e la cultura rivoluzionò anche lo svolgimento dei ricevimenti ufficiali, in quanto Jackie e John vollero circondarsi di artisti, celebrità e premi Nobel, che parteciparono ai pranzi e alle cerimonie, mescolandosi alle autorità politiche.
Il 21 novembre 1963 Jacqueline e John lasciarono la base aerea militare di Andrews, prima si fermarono a San Antonio, e poi andarono a Houston per una visita alla NASA. La loro ultima fermata quel giorno fu a Ft. Worth. Il giorno successivo i due volarono all’aeroporto di Dallas. Un breve tragitto in auto doveva portarli al Trademart dove era previsto che il presidente tenesse un discorso. Jackie era seduta nella berlina presidenziale accanto a suo marito quando questi fu colpito e ferito mortalmente alla testa in Piazza Dealey.
 Il vice presidente Johnson e sua moglie seguivano su un'altra auto della sfilata. Dopo che il Presidente fu colpito, Jacqueline abbracciò John dicendo «Ti amo tanto Jack». Provvide a far convocare un sacerdote per fargli avere l'assoluzione e l'Estrema Unzione. Dopo la morte di suo marito rifiutò di rimuovere le macchie di sangue dal suo abbigliamento e protestò perché le avevano lavato il sangue dal volto e dalle mani. Continuò ad indossare il famoso vestito rosa con cui appare accanto a Johnson durante il giuramento per la nomina Presidente. Jacqueline disse a Lady Bird Johnson: «Voglio che vedano ciò che hanno fatto a Jack»[1]. Il coraggio e il contegno dimostrato nei momenti successivi all'assassinio del marito le procurarono un'enorme ammirazione.
 Jacqueline Kennedy, tenendo i figli per mano, seguì a piedi il feretro del marito dalla Casa Bianca alla cattedrale di St. Matthew ed accese la fiamma eterna sulla sua tomba nel cimitero nazionale di Arlington. Il London Evening Standard scrisse: «Jacqueline Kennedy ha dato al popolo americano una cosa che gli era sempre mancata: la maestà».
 In seguito Jacqueline condusse un lutto di un anno, durante il quale non fece apparizioni pubbliche, decise di vendere la casa in Virginia dove aveva intenzione di trascorrere con suo marito gli anni successivi all'incarico presidenziale e acquistò un lussuoso appartamento nella Quinta Strada a New York per poter avere maggior riservatezza.
 Onorò degnamente la memoria di suo marito recandosi presso la sua tomba in numerose occasioni pubbliche e private e partecipando ad eventi commemorativi. A Boston fece costruire la Biblioteca John Fitzgerald Kennedy, che venne inaugurata nel 1979 da Jimmy Carter.
Jacqueline fu molto vicina anche a suo cognato Robert nel corso della sua campagna presidenziale, dispensando consigli e comparendo in molte occasioni pubbliche, ma il 6 giugno 1968 anche Robert fu assassinato. A questo punto Jacqueline, temendo che tutti i Kennedy potessero essere in qualche modo "nel mirino", decise di lasciare gli Stati Uniti e, dopo soli quattro mesi, il 20 ottobre 1968, sposò l'armatore greco Aristotele Onassis (che già conosceva da anni, conoscenza che aveva dato adito a voci di una loro eventuale, mai ammessa e mai provata, precedente relazione), che per lei interruppe la lunga storia d'amore con la cantante lirica Maria Callas.
 Col secondo matrimonio, Jacqueline perse la protezione dei servizi segreti americani, ma finì tra le braccia di un uomo che aveva denaro e potere a sufficienza per garantirne l'incolumità e lo status sociale cui era abituata. La relazione coniugale era stata puntigliosamente regolata da un contratto pre-matrimoniale, stilato dagli studi legali di fiducia dei coniugi. Vi era previsto di tutto, dal numero minimo di fine settimana che i coniugi dovevano trascorrere insieme ogni anno, a quale percentuale del patrimonio del marito le sarebbe toccata a titolo di "alimenti", in caso di divorzio, commisurata al numero di anni che sarebbe durato il matrimonio. Si tratta d'una prassi molto diffusa nell'alta società americana.
 Il matrimonio tra Jacqueline e l'armatore non funzionò apparentemente bene: la coppia raramente trascorse il proprio tempo insieme più di quanto garantito dal contratto e Jacqueline finì per dedicarsi ai viaggi e allo shopping. Nonostante Onassis si trovasse bene con i figliastri Caroline e John (il figlio Alexander diede al giovane John le prime lezioni di volo, e per ironia del destino entrambi sono morti in seguito a incidenti aerei), la figlia Christina Onassis non legò mai con Jacqueline.
 Quando Onassis morì, il 15 marzo 1975, la vedova poteva essere titolare di una cospicua eredità, ma la legge greca imponeva un tetto alla somma che un cittadino straniero poteva ereditare, e la disputa apertasi fra lei e Christina finì col farle accettare una liquidazione definitiva di 26 milioni di dollari. Per sposare Onassis, si era convertita alla Chiesa ortodossa greca. Di conseguenza, in base al Codice di Diritto Canonico allora vigente, era incorsa in due scomuniche: come scismatica e come "concubina" (Onassis era divorziato). Ciononostante, ogni anno si presentava regolarmente alla messa dell'anniversario del marito e si accostava all'eucarestia. Tale suo comportamento (riprovevole anche dal punto di vista della Chiesa Ortodossa, che talvolta ammette i cattolici ai propri Sacramenti, ma non consente mai che i propri fedeli, tanto più se sono dei neo-convertiti, ricevano i Sacramenti in altre Chiese) e la mancanza di reazioni pubbliche al riguardo delle Autorità ecclesiastiche, provocarono le proteste di molti, che, nelle sue stesse condizioni canoniche, si vedevano negare i sacramenti. Rimasta nuovamente vedova, si riconciliò con la Chiesa cattolica.
Negli ultimi anni della sua vita Jacqueline visse a New York, dove collaborò con alcune riviste come esperta di arte egizia, e a Martha's Vineyard con Maurice Tempelsman, un industriale e commerciante di diamanti di origine belga che sembra, ma non ci sono prove certe, abbia sposato in articulo mortis. Continuò ad essere oggetto delle attenzioni dei media, come la nota vicenda con il paparazzo Ron Galella, che la inseguì continuamente, nella sua vita privata, per immortarla in scatti fotografici. Jacqueline denunciò Galella e, dopo il processo, il paparazzo fu obbligato a mantenere una distanza di 15 metri da lei.

Nel 1994 le fu diagnosticato un linfoma non-Hodgkin che la condusse alla morte il 19 maggio dello stesso anno, all'età di 64 anni, nel suo appartamento nella Fifth Avenue.
 
Jacqueline Kennedy è sepolta a fianco del suo primo marito, John Fitzgerald Kennedy, nel Cimitero Nazionale della Contea di Arlington.

Pare che fosse una fumatrice di Pipa, ma la cosa non piaceva ai consiglieri della Casa Bianca per cui, le chiesero di essere riservata ed evitare di fumare, pare fumasse
in casa per non essere vista ......

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 18:36:28
PAOLO PIETRANGELI

Paolo Pietrangeli (Roma, 29 aprile 1945)
.........................................è un cantautore e regista italiano.


Figlio del regista Antonio Pietrangeli, negli anni sessanta inizia a comporre canzoni a sfondo socio-politico, inserendosi ben presto nel filone della canzone di protesta. Dal 1966 fa parte del Nuovo Canzoniere Italiano. Alcune delle sue composizioni divengono estremamente popolari all'interno dei movimenti giovanili di sinistra a partire dalle agitazioni del 1968. Due in particolare si trasformano in veri e propri 'inni', il cui successo perdurerà negli anni a seguire: 'Valle Giulia' e, soprattutto, 'Contessa', entrambe incise con la seconda voce di Giovanna Marini, altra grande interprete delle canzoni di protesta.
 
Nel 2008 Ala Bianca pubblica “Antologia”, doppio Cd che racchiude buona parte della sua produzione. In tutto 48 brani, tra i quali cinque inediti: “Paure. Magari no (la Commessa)”, “La questione meridionale”, “Dibattito sulle sorti della sinistra e mozioni contrapposte in una notte desolata di Chianciano Terme (Sliding door)”, “Fiore di Gaza” e “Addio padre madre addio(clandestino)”.
Valle Giulia è ispirata dagli avvenimenti del 1º marzo 1968, quando presso la facoltà di architettura dell'università di Roma, situata in via di Valle Giulia, avviene il primo grave scontro tra gli studenti che occupano la Facoltà e le forze dell'ordine.
 
Valle Giulia :
Il ritornello della canzone, non siam scappati più, non siam scappati più, "fotografa" quel che avviene effettivamente: il primo esempio in Italia di contrapposizione diretta tra studenti e polizia.

Contessa :
La fama di Paolo Pietrangeli è però dovuta soprattutto a Contessa, vera e propria colonna sonora del '68 italiano. Pare che Pietrangeli l'abbia scritta ispirandosi a una conversazione 'intercettata', in modo del tutto involontario, in un elegante 'caffè' di Roma. Contessa diviene negli anni seguenti una canzone popolare nella vera accezione del termine. E della canzone popolare riprende stile e andamento, nonché l'argomentare che propaganda il parallelismo tra lotte operaie e studentesche (una delle 'parole d'ordine' dell'attività del movimento studentesco che infatti nel 1969 va a saldarsi con il montante 'autunno caldo' delle proteste operaie).
 
L'attività cantautoriale di Pietrangeli non si interrompe negli anni e continua tuttora. Tra le canzoni scritte in anni successivi a 'Contessa', è da ricordare Il vestito di Rossini, con la trouvaille dell'aria della canzone ispirata a una cavatina di Gioacchino Rossini.

Sul finire degli anni sessanta, parallelamente all'attività musicale, Pietrangeli inizia ad occuparsi attivamente di cinema. È aiuto regista con Mauro Bolognini de L'assoluto naturale (1969), con Luchino Visconti in Morte a Venezia (1971) e con Federico Fellini in Roma (1972). Nel 1974 è ancora aiuto regista con Paul Morissey in due film direttamente ispirati da Andy Warhol: Flesh for Frankenstein e Blood for Dracula.
 
Nello stesso 1974 debutta come regista con un documentario di forte impatto politico: Bianco e Nero, un viaggio nel mondo del neofascismo e una denuncia delle collusioni tra una parte dello Stato e settori eversivi dell'estrema destra.


Nel 1977 dirige Porci con le ali, tratto dall'omonimo best-seller di quegli anni. Nel 1980 torna alla regia per I giorni cantati, cui partecipa come interprete anche Francesco Guccini.
 
Negli anni successivi 'abbandona' di fatto la regia cinematografica per dedicarsi a tempo pieno alla regia televisiva e realizza sulle reti Fininvest programmi di vastissimo successo popolare come Maurizio Costanzo Show e Amici [1]. La sua vita si divide tra il lavoro in TV e i concerti in giro per l'Italia, dove comunque sempre privilegia spazi di intervento politico come manifestazioni popolari e realtà di base come sedi di partito e centri sociali. Il sodalizio televisivo con Maurizio Costanzo non viene incrinato neanche dall'ingresso in politica del presidente della Fininvest, Silvio Berlusconi, come leader del centro-destra, nel 1994.

Pietrangeli stesso si candida alla Camera dei deputati nel 1996, con Rifondazione comunista, risultando non eletto. Nel 2001 si presenta al Senato nel collegio Roma-Tuscolano: ottiene il 5,5% dei voti e non ottiene il seggio. Nello stesso anno, con Wilma Labate e Roberto Giannarelli, dirige Genova. Per noi, un documentario dedicato alle giornate del G8 di Genova, sfociate negli scontri tra manifestanti e forze di polizia e nella morte di Carlo Giuliani.
 
Nel 2009 Aderisce al partito di Nichi Vendola, Sinistra Ecologia e Libertà.

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 18:50:40
DRAGOLJUB MIHAILOVIC

Dragoljub "Draža" Mihailović (in cirillico serbo: Драгољуб "Дража" Михаиловић; conosciuto anche con il soprannome di Чича o Čiča)
(Ivanjica, 27 aprile 1893 – Belgrado, 17 luglio 1946 - 53 Anni )

................................................................. è stato un generale jugoslavo durante la seconda guerra mondiale.


In particolare fu fondatore e capo delle formazioni chiamate Esercito Jugoslavo in Patria (Jugoslovenska vojska u otadžbini), talvolta chiamati anche semplicemente "Cetnici", movimento di resistenza a base etnica serba, di stampo monarchico-conservatore, anticomunista fedele a re Pietro II che a seguito dell'invasione della Jugoslavia da parte delle potenze dell'Asse si trovava in esilio a Londra. Tale movimento non solo collaborò ampiamente con l'occupatore nazista, ma si segnalò ugualmente per le numerose stragi ed eccidi commessi sulla popolazione non serba (soprattutto croata e bosniaca, ma anche ebraica e rom). L'obbiettivo dei cetnici infatti era la costituzione di uno stato etnicamente puro, o quasi, comandato dai serbi per i serbi.
 
Mihailovic fu inizialmente contattato da Tito, nella prima e nella seconda offensiva anti-partigiana, in Serbia, ma, nonostante alcuni episodi di collaborazione, fra i due eserciti non vi fu mai una vera alleanza, rifiutata da Mihailovich per le sue idee anticomuniste, perché non accettava una posizione subalterna rispetto a Tito e, soprattutto, perché i suoi progetti (liberazione della Iugoslavia e reinsediamento della monarchia e del governo in esilio a Londra a Belgrado) erano incompatibili con quelli di Tito. A partire dal 1944 fu abbandonato dagli alleati occidentali, che videro in Tito un comandante più coerente con le necessità belliche e politiche.
 
Il suo quartier generale era situato sulle alture serbe del Ravna Gora.
 
Dopo la liberazione, Mihailovic fu catturato dall'OZNA nei pressi del confine austriaco mentre tentava di abbandonare il paese. Fu processato dal Partito Comunista di Jugoslavia, condannato a morte e giustiziato. Gli Alleati seppero in anticipo che si voleva la sua morte ma decisero di non intervenire e di lasciarlo al suo destino per non guastare i futuri rapporti con il Maresciallo Tito, il leader su cui avevano puntato nella loro politica nei Balcani dopo la fine della guerra.

Per lo sforzo profuso da lui stesso e dalle sue formazioni nel salvataggio di oltre cinquecento aviatori alleati precipitati sulla Jugoslavia durante il secondo conflitto mondiale, il Presidente USA Harry Truman lo insignì postumo della Legione al Merito, una tra le più alte onorificenze statunitensi. In precedenza aveva ottenuto, dal generale Charles de Gaulle, la Croce di guerra.


27 aprile 1893 - 17 luglio 1946
Nato a Ivanjica
Morto a Belgrado
Etnia : Serba
Religione : Serbo-ortodossa
Dati militari :  Nazione servita Jugoslavia
Forza armata : Regio Esercito Jugoslavo
Esercito : Jugoslavo in Patria
Anni di servizio : 1910 - 1946
Guerre : Guerra di Liberazione Popolare della Jugoslavia e Prima guerra mondiale
Decorazioni : Croce di Guerra -  Legione al Merit


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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Marzo 2013, 19:03:53
ROBERT BRASILLACH

Robert Brasillach (Perpignano, 31 marzo 1909 – Montrouge, 6 febbraio 1945)

...................................................................è stato uno scrittore, giornalista e critico cinematografico francese



Principalmente noto per essere stato l'editore di Je suis partout, un giornale nazionalista che appoggiò diversi movimenti fascisti ed espresse supporto per Jacques Doriot.
 
Dopo la liberazione della Francia nel 1944 venne giustiziato in seguito al processo e al rifiuto di De Gaulle di concedere la grazia, a causa della sua politica collaborazionista verso il Terzo Reich. La sentenza rimane un caso controverso nella storia giuridica francese, perché basata su "crimini intellettuali" piuttosto che su azioni militari o politiche

Biografia :
« "PRESIDENTE: La Corte condanna Brasillach Robert alla pena di morte; ne ordina la fucilazione. UNA VOCE DAL PUBBLICO: È una vergogna! BRASILLACH: È un onore…!". »
 Nato da genitori di origine catalana, Brasillach rimase ben presto orfano di padre, ufficiale dell'Armata coloniale francese, ucciso in Marocco nel 1914.
 Si trasferì con la madre e la sorella Suzanne prima a Sens dove frequentò il liceo, poi a Parigi per entrare al liceo Louis-le-Grand e all’École normale supérieure nel 1928 (suoi compagni furono: Jacques Talagrand conosciuto come Thierry Maulnier, Roger Vailland e Maurice Bardèche che diventerà suo cognato sposando la sorella Suzanne). Questo periodo è a lungo descritto nei primi capitoli di Notre avant-guerre, libro di memorie scritto nel 1939-1940.
 Si fece presto conoscere come critico cinematografico e letterario scrivendo per la Revue française, la Revue universelle e nel 1931 iniziò la collaborazione alla pagina letteraria dell’Action française. Sempre nel 1931 pubblicò un saggio critico, Présence de Virgile e l’anno successivo Le Voleur d’étincelles, suo primo romanzo. Brasillach era già considerato negli anni 30 come uno dei più grandi talenti della Francia letteraria. Le sue simpatie ideologiche lo avvicinarono all’Italia di Mussolini e alla Spagna dove si recherà diverse volte e da questi viaggi trarrà lo spunto per scrivere l’ Histoire de la guerre d’Éspagne in collaborazione con Bardèche nel 1936. Fu presente al congresso di Norimberga del 1937 di cui riferirà in Cent heures chez Hitler.
 
Dal 1931 alla guerra collaborò con l'Action française, il celebre quotidiano di Charles Maurras, per il quale stravedeva salvo prenderne le distanze nel momento in cui le loro strade differirono: Maurras si spostò a metà del decennio verso una maggiore diffidenza nei confronti dei tedeschi mentre Brasillach uscì dallo scetticismo antigermanico per abbracciare in modo più diretto le politiche fasciste e naziste. Questa adesione rimase tuttavia su un piano ideale più che concreto, sul piano di un giovane anti-borghese e anticonformista che vedeva nel fascismo «la poesia stessa del secolo XX».[2]
 
Scrisse quindi anche altri romanzi, tra cui i più celebri sono Les sept couleurs, La Conquérante e Six heures à perdre. Tra i saggi va ricordato anche quello su Léon Degrelle, belga che fu a capo di un grande movimento popolare, dove affluivano migliaia di giovani.
 
Sostenitore del Fascismo e del Nazionalsocialismo prima della guerra e poi durante il conflitto, fu, dal 1937 al 1943 (con l'intervallo della prigionia tedesca dal 1940 al 1941 a seguito della chiamata alle armi e della sconfitta francese) caporedattore del settimanale fascista Je suis partout, nel quale lasciò trasparire la sua critica aspra verso gli Ebrei[3], il Fronte Popolare francese, la Terza Repubblica francese e la sua ammirazione per il nazionalsocialismo. Nel 1943, fu scavalcato da Pierre-Antoine Cousteau, collaboratore militante, alla testa del settimanale. Convinto della giustezza delle sue idee, Brasillach fu paradossalmente allontanato a causa della sua linea: fascista convinto, rivendicava un fascismo alla francese, che fosse alleato col nazionalsocialismo tedesco e non un semplice clone; pur favorevole alla vittoria della Germania, la giudicava sempre meno probabile e rifiutava di annunciarla pubblicamente come certa.
 
Processo ed esecuzione :
 Dopo lo sbarco in Normandia, Brasillach si rifiutò di fuggire all’estero, nascondendosi nel Quartiere latino a Parigi. Nel settembre del 1944, essendo stata arrestata sua madre con l'accusa di collaborazionismo, si costituì alla Prefettura di polizia di Parigi, consegnandosi alle autorità per salvare l'anziana donna.
 Il nuovo governo francese guidato dal generale De Gaulle procedette immediatamente contro i rappresentanti del governo di Vichy e dei collaborazionisti. La prima condanna fu pronunciata nell’ottobre del 1944 contro l’editore della rivista antisemita Aujourd’hui, Georges Suarez ed eseguita il 9 novembre del 1944. Sempre nel 1944 ebbe luogo il processo contro il direttore politico (1928-1943) della rivista antisemita Gringoire, Henri Béraud. Di conseguenza, Brasillach fu arrestato immediatamente e rinchiuso nella prigione di Fresnes (attuale Val-de-Marne) dove attese il suo processo, che ebbe luogo nel gennaio del 1945 davanti alla corte di assise della Senna. Il giorno stesso fu condannato a morte dopo un processo durato venti minuti. La sua difesa fu affidata a Jacques Isorni, che fu pure, qualche mese più tardi, difensore del maresciallo Pétain già a capo della cosiddetta "Repubblica di Vichy". Alla lettura della sentenza una voce dal pubblico urla indignata: “È una vergogna!”. Calmissimo, Brasillach ribatte: “È un onore!”.
 Nei giorni che seguirono, una petizione di famosi intellettuali tra i quali Paul Valéry, Paul Claudel, François Mauriac, Daniel-Rops, Albert Camus, Marcel Aymé, Jean Paulhan, Roland Dorgelès, Jean Cocteau, Colette, Arthur Honegger, Maurice de Vlaminck, Jean Anouilh, Jean-Louis Barrault, Thierry Maulnier ecc., sostenuta anche dagli studenti parigini e molti accademici, implorò al generale De Gaulle la grazia per il condannato a morte. Il generale respinse la domanda e all'alba del 6 febbraio Brasillach fu fucilato al forte di Montrouge. Fu sepolto nel cimitero di Charonne, nel XX arrondissement di Parigi.
 Il 6 febbraio 1945 cadeva fucilato al Forte di Montrouge. Aveva appena gridato "Vive la France!". Uomo di pensiero e di brucianti passioni, poeta e romanziere, aveva dato intima adesione al Fascismo non tanto per la sua ideologia quanto per la poesia e il giovanile lirismo che in esso aveva trovato; e mai, nemmeno sul punto di essere condannato a morte soltanto per la sua idea, rinnegò quel che aveva creduto e quel che aveva amato. Dalle lettere scritte durante la prigionia, si evince come Brasillach auspicasse una possibile riconciliazione franco-tedesca, in chiave europeista e anti-americana.
 Nelle fonti de Gaulle depositate negli Archives nationales, è stata ritrovata una nota relativa a “l’affare Brasillach” recante una lista delle accuse pendenti sullo scrittore. Tra esse, egli è accusato di essere “uno dei responsabili dell’assassinio del ministro e deputato Mandel”, personalità di cui egli invocava regolarmente la morte nel suo giornale "Je suis partout" (per contromisura all'uccisione di Philippe Henriot) e per cui de Gaulle provava stima e rispetto[4].
 
La critica cinematografica :
Brasillach fu affascinato dal cinema molto presto. Il frutto di questa passione, oltre a numerose cronache nei giornali, è la sua Histoire du cinéma pubblicata per la prima volta nel 1935, che sarà oggetto di una nuova edizione nel 1943 e scritta in collaborazione con il cognato Maurice Bardèche. Contrariamente ai critici dell’epoca, Brasillach adotta per il cinema un punto di vista politicamente neutro, tranne qualche aggiunta antisemita di circostanza nel 1943. La sua sete di cinema lo porta a frequentare assiduamente Henri Langlos del Circolo del cinema. Benché entusiasta dei classici (Charles Chaplin, Georg Wilhelm Pabst, René Clair, Jean Renoir...) e dei film hollywoodiani (John Ford, Frank Borzage, King Vidor...) fece prova di gusti originali e mostrò una insaziabile curiosità per il cinema straniero. Fu anche il primo a parlare in Francia del cinema giapponese e particolarmente di Yasujiro Ozu, Kenji Mizoguchi e Heinosuke Gosho. In prigione, lavorò alla terza edizione della sua Histoire du cinéma e preparò un adattamento del Falstaff che sperava di girare con Raimu.


Era un fumatore di pipa, tant'è che nei suoi ultimi scritti, durante la prigionia a Fresnes, non avendo a sua disposizione una penna, utilizzò per scrivere un pennino attaccato al cannello della sua pipa, come scrive in una sua lettera.



da Wikipedia

seguono immagini  ( della foto sotto non sono sicuro ho forti dubbi....sorry )
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: santi bailor - 13 Marzo 2013, 21:20:06
Sarò ripetitivo, ma ANTHONY fuma la pipa!
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Marzo 2013, 09:32:48
si ma...mahh Anthony chi ???

Si prega l'incaricato di specificare nome, cognome " anagrafica " del succitato Anthony, inserire dati salienti sua vita e, completa biografia.
In calce firma e, foto varie ed esaustive.

saluti

per il
il Kommintern....Josef Stalin
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: santi bailor - 14 Marzo 2013, 11:58:51
si ma...mahh Anthony chi ???

Questo, l'omm di candicandi
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Marzo 2013, 15:59:34
VALENTIN DANILOV

Valentin Danilov ( Russo : Валентин Данилов, nato nel 1948  )

.............................................................................. è un fisico russo, la sua ricerca si occupa dell' effetto della attività solare nello spazio e sui satelliti .



Novembre 2004, è stato dichiarato colpevole e condannato a 14 anni per spionaggio .
Molti scienziati e organizzazioni per i diritti umani, sia in Russia che in tutto il mondo hanno protestato,  perché le informazioni che passato alla Cina erano stata già rese pubbliche nel 1992 dallo stesso Danilov. 

Danilov era a capo della Thermo-Physics Centre a Krasnoyarsk State Technical University (KTSU).
Nel 1999, firmò un contratto tra il KSTU e il Cina Aerospace Science and Technology Corporation .
KSTU avrebbe dovuto fare un banco di prova usato per emulare effetto di spazio su satelliti artificiali.

Nel Febbraio 2001 Danilov è stato arrestato dalla FSB , accusato di spionaggio, ma  venne rilasciato su cauzione 2 OTTOBRE 2002.
E 'stato assolto da una giuria per tutte le accuse, il 29 dicembre 2003.

9 Giugno 2004 - la Corte Suprema della Russia rovesciata assoluzione Danilov di spionaggio. Nel novembre 2004, un altro giuria ha condannato Danilov di spionaggio . Successivamente è stato condannato a 14 anni di carcere per tradimento . Secondo le organizzazioni per i diritti umani, la sua condanna era ingiustificata, perché Danilov fornì documenti al giudice che dimostrarono che tutte le "informazioni segrete" erano da tempo  rese pubbliche, per tango egli diffuse notizie scintificamente note al mondo intero.

Secondo una dichiarazione di Amnesty International ", come nel caso di Igor Sutyagin , il suo primo processo finitì in assoluzione , il giudice concluse che l'accusa non aveva stabilito le violazioni della legge.
Nel giugno 2004, la Corte Suprema della Russia annullò però la sentenza di assoluzione, a seguito di un secondo processo a porte chiuse, con difesa scelta dal governo, Valentin Danilov è stato condannato in seguito a ciò per, tradimento (articolo 275 del codice penale russo),  condannato a 14 anni di carcere nel novembre 2004 .

Danilov è stato rilasciato sotto condizionale in Krasnoyarsk nel mese di novembre 2012.

Oggi è sotto vigilanza e, vorrebbe continuare la sua carriera scientifica a Novosibirsk. 



da wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Marzo 2013, 16:08:42
PRANAB KUMAR

Pranab Kumar Murkhejee (Mirati, 11 dicembre 1935)

..........................................................................è un politico indiano , Presidente dell India.


 
Dopo una breve carriera accademica fu eletto al Rajya Sabha (camera alta del Parlamento indiano) nel 1969 e nel 1973 divenne viceministro dello Sviluppo Economico.
 
Dal 1982 al 1986 fu ministro delle Finanze, dal 2004 al 2006 ministro della Difesa e dal 2006 al 2009 ministro degli Esteri.
 
Nel 2012 viene eletto Presidente dell'India.


da wikipedia Italia

seguono immagini

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Pranab Kumar Mukherjee ( / p r n ə ə b k ʊ m ɑ ː r m ʉ k h ə r dʒ i ː / , nato il 11 dicembre 1935) è il 13 ° e attuale Presidente dell'India , in carica dal luglio 2012. In una carriera politica in oltre sei decenni, Mukherjee è stato un importante leader del Congresso Nazionale Indiano e occupato diversi portafogli ministeriali nel governo dell'India . Prima della sua elezione a presidente , Mukherjee è stato ministro delle Finanze dell'Unione 2009-2012, e la parte superiore del Congresso la risoluzione dei problemi.

Mukherjee ha ottenuto la sua rottura in politica nel 1969, quando il primo ministro Indira Gandhi ha aiutato farsi eleggere al Rajya Sabha , la camera alta del Parlamento indiano , con un biglietto Congresso. A seguito di un aumento eccezionale, è diventato uno dei luogotenenti più fidati di Indira Gandhi, e un ministro nel suo gabinetto dal 1973. Durante il controverso di Emergenza Interno del 1975-77, fu accusato (come molti altri leader del Congresso) di commettere eccessi lordi. Servizio Mukherjee in un certo numero di capacità ministeriali culminarono con la sua prima esperienza come ministro delle Finanze nel 1982-84. Mukherjee è stato anche presidente della Camera nel Rajya Sabha 1980-1985.

Mukherjee è stato messo da parte dal Congresso durante la premiership di Rajiv Gandhi , figlio di Indira. Mukherjee aveva visto se stesso, e non gli inesperti Rajiv, come il legittimo successore di Indira dopo il suo assassinio nel 1984. Mukherjee ha perso nella lotta per il potere che ne derivano. Ha formato il suo partito, il Rashtriya Samajwadi Congresso , che si è fusa con il Congresso nel 1989, dopo aver raggiunto un compromesso con Rajiv Gandhi. Carriera politica Mukherjee rivivere quando il primo ministro PV Narasimha Rao lo ha nominato Commissione Pianificazione testa nel 1991 e ministro degli Esteri nel 1995. A seguito di questo, come anziano statista del Congresso, Mukherjee è stato l'architetto principale di Sonia Gandhi ascensione 's per la presidenza del partito nel 1998.

Quando il Congresso-condotta United Progressive Alliance (UPA) è salito al potere nel 2004, Mukherjee, mai un leader di massa, ha vinto un Lok Sabha (la casa eletto dal popolo bassa del Parlamento), sede per la prima volta. Da allora fino alle sue dimissioni nel 2012, era praticamente Mukherjee numero-due del primo ministro Manmohan Singh governo 's. Ha tenuto una serie di cabinet chiave portafogli- Difesa (2004-06), delle relazioni esterne (2006-09) e delle Finanze (2009-12), a parte dalla voce di vari gruppi di ministri (Goms) e di essere Leader della Casa nel Lok Sabha. Dopo aver ottenuto la nomina del UPA per la presidenza del paese, nel luglio del 2012 Mukherjee comodamente sconfitto PA Sangma nella corsa alla Rashtrapati Bhavan , vincendo il 70 per cento del collegio elettorale- voto.

tradotto da wikipedia India

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Marzo 2013, 18:31:25
GASTON REBUFFAT

Gaston Rébuffat (Marsiglia, 7 maggio 1921 – Parigi, 31 maggio 1985)

....................................................................... è stato un alpinista e guida alpina francese.

 
È stato uno dei più forti alpinisti francesi degli anni '40 e '50, con diverse prime salite e molte ripetizioni delle vie più difficili dell'epoca. La sua via del 1956 sulla parete sud dell'Aiguille du Midi, allora inviolata, è divenuta una via classica.
 
È stato il primo alpinista a completare la trilogia delle pareti nord delle Alpi e a salire tutte e sei le classiche pareti nord delle Alpi, tra il 1945 (Grandes Jorasses) e il 1952 (Eiger

Inizia ad arrampicare a 14 anni nelle falesie vicino a casa, presso le Calanques e alla montagna di Sainte Victoire. D'estate compie le prime ascensioni sul massiccio degli Écrins e sul Monte Bianco. Nel 1941 entra nella Jeunesse et Montagne, una associazione nata dalla Armée de l'air, l'aeronautica militare francese. Qui conosce Lionel Terray che diverrà suo compagno in molte scalate. Nel 1942 diviene guida alpina e nel 1945 entra a far parte della Compagnie des guides de Chamonix.
 
Nel 1945, insieme a Édouard Frendo, compie la seconda salita della via Cassin sulla parete nord delle Grandes Jorasses. Ad essa seguiranno le altre cinque classiche pareti nord delle Alpi, che si concluderanno con l'Eiger nel 1952.
 
Sulla salita delle sei pareti nord e su altre arrampicate realizza nel 1955 il film documentario Étoiles et Tempêtes, in italiano Stelle e Tempeste. Il film vince il Trento Filmfestival del 1955.[1]
 
Nel 1950 prende parte alla spedizione francese all'Annapurna, la prima spedizione a raggiungere la vetta di un ottomila. Ne fanno parte gli alpinisti Maurice Herzog, Jean Couzy, Marcel Schatz, Louis Lachenal e Lionel Terray. Herzog e Lachenal raggiungono la vetta il 3 giugno.
 
È stato un apprezzato scrittore di libri di montagna, come le guide sui massicci del Monte Bianco e degli Écrins e i racconti delle sue imprese.
 
Sono celebri inoltre alcune sue foto che lo ritraggono in piedi in cima ad aguzzi pinnacoli nel massiccio del Monte Bianco, come sulle Lame di Planpraz (copertina di Il massiccio ) del Monte Bianco - Le 100 più belle ascensioni) e sulla Aiguille de Roc.
 
È morto di malattia nel 1985 a Parigi, a 64 anni.


da wikipedia

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: santi bailor - 20 Marzo 2013, 21:46:27
ho trovato questo, sarà vero?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 10 Aprile 2013, 12:13:22

Alexander "Sasha" Shulgin Theodore  (nato il 17 giugno 1925)

............................................... è un americano farmacologo , farmacista , autore e droga sviluppatore .


 Shulgin è attribuita l'introduzione MDMA ("ecstasy") per gli psicologi alla fine del 1970 per psicofarmaci uso.
 Ha scoperto, sintetizzato, e esaminata in laboratorio oltre 230 composti psicoattivi, e li ha valutati per la loro psichedelica e / o entactogenic potenziale.
Nel 1991 e nel 1997, lui e sua moglie Ann Shulgin autori dei libri PiHKAL e TiHKAL , descrivono il loro lavoro e le esperienze personali con questi farmaci psicoattivi , suddivise in due classi di composti organici - fenetilamine e triptamine .
Alcune delle scoperte di Shulgin includono composti della famiglia * 2C (come 2C-B ) e composti della famiglia DOx (come DOM ).
Dovuto in parte al vasto lavoro di Shulgin nel campo della ricerca psichedelica e la psicofarmacologia di droghe psichedeliche , ha da allora è stato soprannominato il "padrino del psichedelici.

Shulgin è nato a Berkeley , in California a Theodore Stevens Shulgin (1893-1978)  e Henrietta D. Shulgin (1888-1960).
Theodore è nato a Orenburg , Russia , che si trova appena a nord del Kazakistan , ed è emigrato per gli Stati Uniti nel 1923, mentre Henrietta è nato a Illinois .  Sia Theodore e Henrietta erano insegnanti della scuola pubblica nella contea di Alameda . 

 Shulgin ha cominciato a studiare  chimica organica ad Harvard University studente con borsa di studio.  Nel 1943, all'età di 19 anni, ha abbandonato la scuola, e si unì alla Marina degli Stati Uniti , dove alla fine si è interessata in farmacologia .  Dopo aver prestato servizio nella Marina Militare (un veterano della seconda guerra mondiale), è tornato a Berkeley , California, e nel 1954 ha conseguito il dottorato di ricerca  in biochimica dalla University of California, Berkeley .  Attraverso la fine del 1950, Shulgin completato post-dottorato di lavoro nel campo della psichiatria e farmacologia presso l'Università di California, San Francisco .  Dopo aver lavorato presso Bio-Rad Laboratories come direttore di ricerca per un breve periodo, ha iniziato a lavorare presso Dow Chemical Company come chimico ricercatore senior. 

 E 'stato in questo momento che ha avuto una serie di psichedeliche esperienze che hanno contribuito a plasmare i suoi ulteriori obiettivi e di ricerca, a partire da una esperienza con la mescalina. Egli scriverà più tardi che tutto quello che ha visto e pensato :
.. "era stata determinata da una frazione di grammo di un solido bianco, ma che in nessun modo potrebbe sostenere che questi ricordi erano state contenute all'interno del solido bianco ...  inteso che, il nostro intero universo è contenuto nella mente e, nello spirito.
Possiamo scegliere di non trovare l'accesso ad essa, possiamo anche negare la sua esistenza, ma è davvero lì dentro di noi, e non ci sono sostanze chimiche in grado di catalizzare la sua disponibilità. "

Attività professionali di Shulgin ha continuato ad inclinarsi in direzione della psicofarmacologia , promosso dalle sue esperienze personali con sostanze psichedeliche.  Ma in questo periodo non era in grado di fare molto di ricerca indipendente.  La sua possibilità di ulteriori ricerche è venuto con il suo sviluppo di Zectran , la prima biodegradabile pesticida, un prodotto altamente redditizio.  Risultati umiltà insolito nel suo famoso libro PIHKAL, Dr. Shulgin limita i suoi giorni di pesticidi presso Dow Chemical a una frase in 978 pagine.  Tuttavia, Dow Chemical Company, in cambio di brevetto prezioso di Zectran, Shulgin ha dato grande libertà.  Durante questo tempo, ha creato e brevettato farmaci quando Dow ha chiesto, e ha pubblicato i risultati su altri farmaci in riviste come Nature e il Journal of Organic Chemistry .  Alla fine, Dow Chemical ha chiesto che egli usa più il loro nome sulle sue pubblicazioni. [6]

 Nel 1965, Shulgin lasciato Dow per perseguire i propri interessi, ed è diventato un consulente privato, spesso anche classi di insegnamento nelle università locali e al San Francisco General Hospital .  Attraverso il suo amico Bob Sager, capo della US DEA 's Laboratories occidentale, Shulgin formato un rapporto con la DEA e cominciò a tenere seminari di farmacologia per gli agenti, fornendo la DEA con campioni di vari composti, e, occasionalmente, serve come perito in tribunale .  Ha anche scritto un libro di riferimento di contrasto definitivo [8] sulle sostanze controllate [6] e ha ricevuto diversi premi dalla DEA. [6]

 L'8 aprile 2008, all'età di 82 anni, ha subito un intervento chirurgico per sostituire una difettosa della valvola aortica . [9] Il 16 novembre 2010 il dottor Shulgin subito un ictus.  Ci si aspetta di recuperare pienamente. [10] Nel dicembre del 2010, ha subito un altro colpo, seguito da pelle-innesto chirurgico per salvare il suo piede sinistro da una amputazione.  A causa di Alexander e Ann di gravi difficoltà finanziarie per alcuni anni, il sito web all'indirizzo CaringBridge è stato avviato a ricevere donazioni per il pagamento per i servizi medici per curare l'ulcera. [11] Alexander Shulgin soffre di demenza, e la moglie sta ora cercando di vendere una parte di loro proprietà per raccogliere più soldi.

La Ricerca Indipendente :
Al fine di svolgere lavoro di consulenza con la DEA, Shulgin ha ottenuto un DEA Tabella I licenza per una analisi di laboratorio, che gli ha permesso di possedere e di sintetizzare qualsiasi farmaco altrimenti illecito.  Shulgin istituito una sintesi chimica di laboratorio in un piccolo edificio dietro la sua casa, che gli ha dato una grande autonomia carriera.  Shulgin usato questa libertà di sintetizzare e testare gli effetti delle droghe psicoattive .
 Nel 1976, Shulgin è stato introdotto per MDMA da un dottorando nel gruppo di chimica farmaceutica ha consigliato alla San Francisco State University. MDMA era stato sintetizzato nel 1912 da Merck e brevettata nel 1912 come prodotto intermedio di sintesi di un altro, al fine di bloccare i concorrenti, ma non è mai stata esplorata a sé stante.  Shulgin è andato a sviluppare un nuovo metodo di sintesi, e nel 1976, ha introdotto la chimica di Leo Zeff , uno psicologo da Oakland , California .  Zeff utilizzato la sostanza nella sua pratica in piccole dosi come un aiuto per parlare di terapia .  Zef ha introdotto la sostanza di centinaia di psicologi di tutto il paese, tra cui Ann Shulgin , che Alexander Shulgin ha incontrato nel 1979, e sposò nel 1981. [6]

 Dopo giudiziose auto-esperimenti, Shulgin arruolato un piccolo gruppo di amici con i quali ha testato regolarmente le sue creazioni, a partire dal 1960.  Hanno sviluppato un modo sistematico di classifica degli effetti dei diversi farmaci, conosciuti come Shulgin Rating Scale , con un vocabolario per descrivere le visive, uditive e sensazioni fisiche.  Lui personalmente testato centinaia di farmaci, principalmente analoghi di varie fenetilamine (famiglia contenenti MDMA , mescalina , e la famiglia * 2C ) e triptamine (famiglia contenente DMT , psilocina e LSD ).  Ci sono una serie apparentemente infinita di piccole variazioni chimiche, i quali producono variazioni di effetto-qualche piacevole e alcuni spiacevoli, a seconda della persona, sostanza, e la situazione-che sono tutti meticolosamente registrate in quaderni di laboratorio di Shulgin.  Shulgin ha pubblicato molte di queste relazioni oggettive e soggettive nei suoi libri e le carte. [6]

 Nel 1994, due anni dopo la pubblicazione del PiHKAL , la DEA ha perquisito il suo laboratorio.  L'agenzia ha chiesto che Shulgin girare la sua licenza per violazione dei termini della licenza, e lui è stato multato $ 25.000 per il possesso di campioni anonimi inviati a lui per i test di qualità.  Nei 15 anni precedenti la pubblicazione del PiHKAL, due annunciati e commenti in programma non è riuscito a trovare nessuna irregolarità. [13] Richard Meyer, portavoce di San Divisione Campo Francisco del DEA, ha dichiarato che: "E 'nostra opinione che quei libri sono praticamente libri di cucina su come rendere le droghe illegali. Gli agenti mi dicono che in laboratori clandestini che hanno fatto irruzione, hanno trovato le copie di quei libri ". [6]

 Negli ultimi anni, Shulgin ha lavorato su una serie di N-allylated triptamine tra cui 5-MeO-DALT e 5-MeO-MALT

TRADOTTO
DA WIKIPEDIA USA

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 10 Aprile 2013, 12:30:09
ALEXANDER SHULGIN.. sulle droghe
LA FILOSOFIA DIETRO LA SCRITTURA DI PIHKAL

(tratto dall'introduzione di PiHKAL, di Alexander Shulgin, scopritore del 2-CB e di altri composti e farmaci, e principale studioso mondiale dell'MDMA. Tradotta dal blog Pihkal Italia)

LA FILOSOFIA DIETRO LA SCRITTURA DI PIHKAL(tratto dall'introduzione di PiHKAL, di Alexander Shulgin, scopritore del 2-CB e di altri composti e farmaci, e principale studioso mondiale dell'MDMA. Tradotta dal blog Pihkal Italia)Sono un farmacologo ed un chimico. Ho speso la maggior parte della mia investigazione in età adulta sull'azione delle droghe, come sono state scoperte, cosa sono, cosa fanno, come possono essere d'aiuto - o dannose. Ma il mio interesse è posto in qualche modo al di fuori della farmacologia convenzionale, nell'area che ho trovato più appagante e affascinante, quella delle droghe psichedeliche. Gli psichedelici possono essere definiti come composti che non danno luogo a dipendenza fisica, e che alterano temporaneamente lo stato di coscienza di qualcuno.
L'opinione prevalente in questo paese è che ci siano droghe che hanno uno stato legale e sono relativamente sicure o che perlomeno hanno un rischio accettabile, mentre altre droghe siano illegali e non hanno nessun posto legittimo nella nostra società. Nonostante questa opinione sia ampiamente condivisa e vigorosamente sostenuta io credo, in tutta onestà, che sia falsa. È un tentativo di dipingere le cose bianche o nere quando, in questo campo, come nella maggior parte della vita, la verità è una sfumatura di grigio.
Lasciatemi spiegare il perché di questa posizione.Ogni droga, legale o illegale, ha un vantaggio. Ogni droga presenta dei rischi. E ogni droga può essere abusata. In definitiva, credo che stia ad ognuno di noi mettere su una bilancia il vantaggio rispetto al rischio e decidere quale pesi di più. I vantaggi hanno un ampio spettro. Possono includere cose come curare malattie, lenire il dolore fisico o emotivo, intossicazioni e rilassamento. Certe droghe - quelle conosciute come psichedeliche - permettono un aumento nell'introspezione personale ed un'espansione degli orizzonti mentali ed emotivi.
Anche i rischi sono svariati, spaziando da danni fisici a disturbi psicologici, dipendenza, e violazione della legge. Così come ci sono differenti vantaggi con persone differenti, ci sono anche rischi differenti. Un adulto deve prendere le proprie decisioni sull'esporsi, o meno, ad una droga specifica, disponibile o bandita dalla legge, misurando il bene ed il male potenziali con il suo proprio criterio. Viene da sé che l'essere ben informati gioca un ruolo indispensabile. La mia filosofia può essere distillata in quattro parole: sii informato, poi scegli.
Personalmente ho deciso che alcune droghe avessero un'importanza sufficiente a farmi accettare i rischi. Altre, non le ho trovate abbastanza benefiche. Ad esempio, io uso una quantità moderata di alcool, in genere sotto forma di vino e - al momento - i test sulle funzioni vitali del mio fegato sono completamente normali. Non fumo tabacco. Prima sì, con una certa frequenza, ma poi ho abbandonato. Non è stato il rischio per la salute a farmi vacillare, ma il fatto di esserne diventato completamente dipendente. Quello era, nella mia visione, un prezzo inaccettabilmente alto.
Ogni decisione del genere è mia, basata su ciò che so di una droga e cosa so di me stesso.
Tra le droghe che sono al momento illegali, ho deciso di non usare marijuana, sentendo che quest'intossicazione da fattanza e l'alterazione benigna della coscienza non compensano adeguatamente la fastidiosa sensazione di star perdendo tempo.
Ho provato l'eroina. Questa droga, ovviamente, è uno dei problemi più preoccupanti della nostra società, al momento. In me, produce un'onirica sensazione di totale pace, senza alcun accenno di preoccupazione, stress o dolore. Ma c'è anche una perdita di motivazione, di allerta, e di percezione su ciò che si deve fare. Non è la paura della dipendenza a farmi decidere di non assumerne; è il fatto che, sotto la sua influenza, nulla mi sembra particolarmente importante.
Ho anche provato la cocaina. Questa droga, in particolare nella sua forma "crack", ha un effetto celebre oggigiorno. Per me, la cocaina stimola aggressività, uno stimolante che mi dà un senso di potere e di esserne padrone, di essere sulla cima del mondo. Ma c'è anche l'ineluttabile coscienza, in fondo, che non è un vero potere, che io non sono davvero sulla cima del mondo, e che, quando l'effetto della droga sarà finito, non avrò guadagnato nulla. C'è una strana sensazione di falsità sul proprio stato. Non c'è introspezione. Non c'è apprendimento. In un suo modo peculiare, trovo che la cocaina sia una droga di fuga come l'eroina. Con entrambe, scappi da quello che sei, o - per dirla meglio - da ciò che non sei. In ogni caso, sei alleviato per un breve tempo dalla coscienza delle tue inadeguatezze. Francamente preferirei conoscere le mie piuttosto che fuggirne; così c'è, in definitiva, una soddisfazione molto più grande.
martedì 9 novembre 2010Introduzione
LA FILOSOFIA DIETRO LA SCRITTURA DI PIHKAL

Sono un farmacologo ed un chimico. Ho speso la maggior parte della mia investigazione in età adulta sull'azione delle droghe, come sono state scoperte, cosa sono, cosa fanno, come possono essere d'aiuto - o dannose. Ma il mio interesse è posto in qualche modo al di fuori della farmacologia convenzionale, nell'area che ho trovato più appagante e affascinante, quella delle droghe psichedeliche. Gli psichedelici possono essere definiti come composti che non danno luogo a dipendenza fisica, e che alterano temporaneamente lo stato di coscienza di qualcuno.
L'opinione prevalente in questo paese è che ci siano droghe che hanno uno stato legale e sono relativamente sicure o che perlomeno hanno un rischio accettabile, mentre altre droghe siano illegali e non hanno nessun posto legittimo nella nostra società. Nonostante questa opinione sia ampiamente condivisa e vigorosamente sostenuta io credo, in tutta onestà, che sia falsa. È un tentativo di dipingere le cose bianche o nere quando, in questo campo, come nella maggior parte della vita, la verità è una sfumatura di grigio.
Lasciatemi spiegare il perché di questa posizione.
Ogni droga, legale o illegale, ha un vantaggio. Ogni droga presenta dei rischi. E ogni droga può essere abusata. In definitiva, credo che stia ad ognuno di noi mettere su una bilancia il vantaggio rispetto al rischio e decidere quale pesi di più. I vantaggi hanno un ampio spettro. Possono includere cose come curare malattie, lenire il dolore fisico o emotivo, intossicazioni e rilassamento. Certe droghe - quelle conosciute come psichedeliche - permettono un aumento nell'introspezione personale ed un'espansione degli orizzonti mentali ed emotivi.
Anche i rischi sono svariati, spaziando da danni fisici a disturbi psicologici, dipendenza, e violazione della legge. Così come ci sono differenti vantaggi con persone differenti, ci sono anche rischi differenti. Un adulto deve prendere le proprie decisioni sull'esporsi, o meno, ad una droga specifica, disponibile o bandita dalla legge, misurando il bene ed il male potenziali con il suo proprio criterio. Viene da sé che l'essere ben informati gioca un ruolo indispensabile. La mia filosofia può essere distillata in quattro parole: sii informato, poi scegli.
Personalmente ho deciso che alcune droghe avessero un'importanza sufficiente a farmi accettare i rischi. Altre, non le ho trovate abbastanza benefiche. Ad esempio, io uso una quantità moderata di alcool, in genere sotto forma di vino e - al momento - i test sulle funzioni vitali del mio fegato sono completamente normali. Non fumo tabacco. Prima sì, con una certa frequenza, ma poi ho abbandonato. Non è stato il rischio per la salute a farmi vacillare, ma il fatto di esserne diventato completamente dipendente. Quello era, nella mia visione, un prezzo inaccettabilmente alto.
Ogni decisione del genere è mia, basata su ciò che so di una droga e cosa so di me stesso.
Tra le droghe che sono al momento illegali, ho deciso di non usare marijuana, sentendo che quest'intossicazione da fattanza e l'alterazione benigna della coscienza non compensano adeguatamente la fastidiosa sensazione di star perdendo tempo.
Ho provato l'eroina. Questa droga, ovviamente, è uno dei problemi più preoccupanti della nostra società, al momento. In me, produce un'onirica sensazione di totale pace, senza alcun accenno di preoccupazione, stress o dolore. Ma c'è anche una perdita di motivazione, di allerta, e di percezione su ciò che si deve fare. Non è la paura della dipendenza a farmi decidere di non assumerne; è il fatto che, sotto la sua influenza, nulla mi sembra particolarmente importante.
Ho anche provato la cocaina. Questa droga, in particolare nella sua forma "crack", ha un effetto celebre oggigiorno. Per me, la cocaina stimola aggressività, uno stimolante che mi dà un senso di potere e di esserne padrone, di essere sulla cima del mondo. Ma c'è anche l'ineluttabile coscienza, in fondo, che non è un vero potere, che io non sono davvero sulla cima del mondo, e che, quando l'effetto della droga sarà finito, non avrò guadagnato nulla. C'è una strana sensazione di falsità sul proprio stato. Non c'è introspezione. Non c'è apprendimento. In un suo modo peculiare, trovo che la cocaina sia una droga di fuga come l'eroina. Con entrambe, scappi da quello che sei, o - per dirla meglio - da ciò che non sei. In ogni caso, sei alleviato per un breve tempo dalla coscienza delle tue inadeguatezze. Francamente preferirei conoscere le mie piuttosto che fuggirne; così c'è, in definitiva, una soddisfazione molto più grande.
Personalmente credo che, con le droghe psichedeliche, i modesti rischi (un'occasionale esperienza difficile o forse del malessere fisico) sono più che bilanciati dal potenziale di apprendimento. E questo è il motivo per cui ho scelto di esplorare quest'area particolare della farmacologia.
Cosa intendo dire con "potenziale di apprendimento"? È una possibilità, non una certezza. Posso imparare, ma non sono forzato a farlo; posso arrivare a capire possibili modi di migliorare la qualità della mia vita, ma solo i miei sforzi possono portare i cambiamenti desiderati.
Permettetemi di chiarire le ragioni per le quali trovo che l'esperienza psichedelica sia un tesoro.
Sono assolutamente convinto che c'è una gran quantità di informazioni dentro di noi, con miglia di conoscenza intuitiva arrotolate nel materiale genetico di ogni singola cellula. Qualcosa di simile ad una libreria contenente una miriade di tomi, ma senza un cartello d'entrata. E, senza accedervi, non c'è modo nemmeno di iniziare ad intuire l'estensione e la qualità di ciò che vi si nasconde. Le droghe psichedeliche permettono l'esplorazione di questo mondo interiore, e fanno luce sulla sua natura.
La nostra generazione è la prima, da sempre, ad aver fatto della ricerca dell'autocoscienza un crimine, se percorsa con l'utilizzo di piante o composti chimici per aprire le porte della psiche. Ma la necessità di diventare coscienti, di svegliarsi, è sempre presente, e aumenta di intensità man mano che si avanza negli anni.
Un giorno, guardando il volto di una nipote appena nata, ti troverai a pensare che la sua nascita non ha creato alcuno strappo nel tessuto temporale, scorrendo questo dallo ieri al domani. Realizzi che la vita appare continuamente in forme diverse ed in differenti identità, ma qualunque cosa sia che dà una forma ad ogni sua nuova espressione non cambia nulla.
"Da dove viene la sua anima unica?" ti chiedi,"E dove andrà la mia anima unica? C'è davvero qualcos'altro lì fuori, dopo la morte? C'è uno scopo, a tutto? C'è un ordine superiore e una struttura che dia un senso ad ogni cosa, o ci sarebbe, se solo riuscissi a vederla?".
Senti la necessità di chiedere, di sondare, di usare il piccolo tempo che ti potrebbe essere rimasto per te stesso, per cercare un qualche modo di unire tutti questi fili spezzati, per capire cosa stia chiedendoti di essere compreso.
Questa è la ricerca che è stata parte della vita umana dai suoi primissimi momenti di coscienza. La coscienza della sua propria mortalità - coscienza che lo separa dai suoi cari animali - è ciò che dà all'Uomo il diritto, la licenza, di esplorare la natura della sua stessa anima e del suo spirito, di scoprire ciò che può sulle componenti della psiche umana.
Ognuno di noi, in qualche momento della propria vita, si sentirà uno straniero nella terra straniera della propria esistenza, assetato di risposte a domande che sono cresciute dal profondo della sua anima e non se ne andranno.
Sia la domanda che la risposta hanno una stessa fonte: se stessi.
Questa fonte, questa parte di noi, è stata chiamata con molti nomi nella storia dell'uomo, il più recente dei quali è "l'inconscio."
I freudiani lo temono e gli junghiani ne sono estasiati. È la parte profonda che ti tiene d'occhio quando la tua mente conscia scivola via, che ti suggerisce cosa fare in un momento di crisi, quando non c'è tempo per ragionamenti logici e per prendere decisione. È il posto in cui possono essere trovati demoni ed angeli e tutto ciò che c'è in mezzo.
Questa è una delle ragioni per cui considero gli psichedelici un tesoro.
Possono dare accesso a parti di noi che hanno risposte. Possono, ma ripeto, non necessariamente e probabilmente non lo faranno, a meno che quello sia lo scopo con cui vengono utilizzati.
Sta a te usare bene questi strumenti, nel modo giusto. Una droga psichedelica può essere paragonata alla televisione. Può essere rivelatoria, molto istruttiva, e - con una ponderata cura nella scelta dei canali - un modo per raggiungere straordinarie intuizioni. Ma per molte persone, le droghe psichedeliche sono semplicemente un'altra forma di intrattenimento; non si cerca nulla di profondo e quindi, di solito, nulla di profondo si trova.
La possibilità degli psichedelici di dare accesso all'universo interiore credo sia la loro proprietà più importante.
Dall'alba dei nostri tempi su questa terra, l'uomo ha cercato e usato specifiche piante che gli dessero l'effetto di alterare il modo di interagire con il suo mondo e comunicare con gli dei e con se stesso. Per molte migliaia di anni, in ogni cultura conosciuta, c'è stata una parte della popolazione - di solito gli sciamani, i curatori, i medicine-man - che ha utilizzato questa o quella pianta per raggiungere un'alterazione nello stato di coscienza. Queste persone hanno usato gli stati alterati per migliorare le proprie abilità diagnostiche per utilizzare le energie curative trovate in fondo al mondo degli spiriti. I capi tribali (nella successiva civilizzazione, le famiglie reali) si immagina utilizzassero piante psicoattive per aumentare la loro saggezza e conoscenza come capi, o forse semplicemente per evocare forze dal potere distruttivo che li aiutassero in una qualche battaglia.

IL SEGUITO E' REPERIBILE SU...http://pihkal-ita.blogspot.it/2010/11/introduzione.html

 Il testo è scaricato dal medesimo sito sopra riportato
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: gigionaz - 15 Aprile 2013, 21:11:07
si ma...mahh Anthony chi ???

Questo, l'omm di candicandi

Sublime.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: santi bailor - 15 Aprile 2013, 21:39:19
ancora lui
non mi sorprende, lo sai?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Onofrio del Grillo - 18 Aprile 2013, 20:25:26
PAOLO PIETRANGELI 


Strano personaggio: canta ancora Contessa « Compagni dai campi e dalle officine
prendete la falce e portate il martello scendete giù in piazza picchiate con quello
scendete giù in piazza affossate il sistema », ha lavorato per lungo tempo per la Fininvest di Silvio Berlusconi e vive in una villa di lusso su un'antica strada consolare romana.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: santi bailor - 18 Aprile 2013, 21:53:02
PAOLO PIETRANGELI 


ma è quello del tennis?
quando c'erano panattha e barazzutty, che tenpi!!!
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Aprile 2013, 10:59:00
....e c'era pure Lea Pericoli e Bertolucci.
Ma non il registaaaaa, il tennista ;)
ahh che tempi !!
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 20 Aprile 2013, 12:53:13
con commenti di Alfredo Pigna e la moviola di Carlo Sassi
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 09 Maggio 2013, 12:09:01
MIKE HAWTHORN

John Michael Hawthorn (Mexborough, 10 aprile 1929 – Guildford, 22 gennaio 1959)

......... è stato un pilota automobilistico britannico di Formula 1.

Vinse in carriera 3 Gran Premi, e fu Campione del Mondo nel 1958. È stato il primo pilota inglese a vincere il titolo mondiale. Inizio a corre ad alto livello nel 1952 e si ritirò nel 1958.
Scuderie : LD Hawthorn, AHM Bryde, Ferrari, Vanwall, BRM , categoria F1, collezionò 18 podi,
3 vittorie di gran premio, e un mondiale.Disputò 47 gran premi, 45 partenze e 4 pole position.

Mike Hawthorn fece il suo debutto alla guida della sua competizione 1934 Riley Ulster Imp, KV 9475, vincendo il 1.100 cc Classe di auto sportive Speed ​​Trials Brighton il 2 settembre 1950.  Nel 1951, alla guida di un 1 ½ litro TT Riley, Sport Brooklands Memorial Trophy Motor, una stagione-lungo periodo contest a Goodwood, vincendo di un solo punto.
Ha anche vinto il Trofeo Handicap Ulster a Dundrod e il Trofeo Leinster a Wicklow quello stesso anno.
Ha fatto il suo debutto in Formula Uno al Gran Premio del Belgio 1952, classificandosi al quarto posto. Ha vinto il suo primo Gran Premio, al nono tentativo, al 1953 Gran Premio di Francia a Reims.
Nel 1957, è unito al team ufficiale Ferrari, e divenne ben presto amico con Peter Collins, un collega inglese e pilota Ferrari. Durante la stagione agonistica 1958, i due inglesi entrarono in una rivalità con Luigi Musso, un altro pilota della Ferrari, che ha stimolato tutti e tre in una forte concorrenza. Mike è stato vincitore nel 1958 al Gran Premio di Francia a Reims, in cui Musso è stato ucciso, mentre era al secondo posto.

Vinse l'edizione della 24 Ore di Le Mans del 1955, dopo esser stato coinvolto nel famoso incidente che causò la morte di Pierre Levegh e di 83 spettatori. Viene ricordato anche per la vittoria al Gran Premio di Francia del 1953, durante il quale fu capace di tenere testa a Fangio.

Si ritirò dalle corse alla fine del 1958. Il 22 gennaio 1959, nei pressi del Guildford Bypass, perse il controllo della sua Jaguar Mk1 3.4 e uscì di strada, morendo sul colpo. A quanto pare, era impegnato in una sfida su strada aperta con la Mercedes 300 SL guidata da Rob Walker, il figlio del "re del whisky" e proprietario di una scuderia privata di Formula 1. La sua salma venne inumata nel Cimitero di West Street di Farnham, nel Surrey.

Un vero talento dell’automobilismo, Mike Hawthorn è diventato pilota lo quasi per caso. Classe 1929, una passione ereditata dal papà, molto entusiasmo e tanta grinta: questi i requisiti necessari per lui, per diventare uno fra i più temuti piloti dell’epoca.
Il debutto nel 1952 all’Eastern Trophy Goodwood è un meritato biglietto da visita nel mondo delle corse, non un semplice colpo di fortuna. Solo dopo alcuni mesi, il fenomeno si ripete e nella gara del Boreham, sotto il diluvio, Hawthorn ridicolizza gli avversari.
Dopo diverse prestazioni strabilianti, Enzo Ferrari si accorge di lui. Nell’ultima gara di stagione, nel circuito di Modena, Mike corre con una Ferrari, ma la sua performance non è proprio eccezionale, anche se sufficiente per chiudere il contratto con la Scuderia per la stagione successiva. E’ l’anno 1953 quando Hawthorn entra nello squadrone Ferrari e si aggiudica con il primo GP di Francia, il titolo di più giovane vincitore di una gara di Formula 1. A soli 24 anni Mike diventa un autentico eroe nazionale. Una stagione brillante che vede il pilota inglese non solo veloce in pista ma contrariamente al suo spirito molto libero, anche affidabile. La popolarità dell’asso inglese è alle stelle, al punto da essere annoverato tra i favoriti assoluti della stagione. Undici aprile 1954, circuito di Siracusa: Mike prova la nuova Ferrari al debutto assoluto, è in lotta per le posizioni di testa, e per evitare un ostacolo perde il controllo della sua vettura, sbattendo contro il muro di protezione della pista e prendendo fuoco. La scena è terribile, Mike si salva dal rogo per miracolo, ma il peggio per lui deve ancora venire.morte del padre, al quale era morbosamente legato, proprio un mese dopo il suo incidente lo porta nel più cupo degli sconforti. Una stagione da dimenticare, come quella seguente del 1955, l’anno della più grande tragedia dello sport automobilistico. E’ la 24 ore di Le Mans, una delle più ambite competizioni di sempre, un feroce duello fra Hawthom e Fangio tiene tutti col fiato sospeso. Nell’inevitabile sosta ai box, Mike nel tentativo di rientro, compie una mossa azzardata che innesca sul rettifilo di partenza una paurosa carambola. E’ la vera tragedia, ottantadue spettatori morti e oltre novanta i feriti. Mike, ancora una volta indenne, è costretto dalle regole del gioco a finire la gara e a vincere una delle edizioni più drammatiche della storia dei motori. Archiviata questa difficile stagione, il 1956 è l’anno di transizione per Mike che si trova a dover affrontare una scelta drastica.
Nel 1957 Hawthorn torna a Maranello per due buone stagioni. Non è più lo spericolato purosangue inglese, ma pur sempre il pilota veloce e vincente di un tempo. Il binomio vettura-pilota funzione, e la Scuderia Ferrari è all’apice della gloria, ma a rallentare la sua corsa, ancora una volta ci pensa il destino. Nel GP di Germania, Collins, l’eterno amico di Mike, all’inseguimento di Brooks, arriva lungo in curva, schiantandosi in un impatto tremendo che gli costerà la vita. Persa la voglia di correre, per Mike è fondamentale il sostegno del compagno di squadra Hill, che gli permetterà di vincere il tanto sospirato primo titolo.Hawthom è Campione del Mondo, ma proprio all’apice del suo successo decide di ritirarsi dalle corse. Meglio chiudere in bellezza per lui e dedicarsi alla sua famiglia e all’eterna passione di papà Lesile: il TT garage.

Gli anni '50 sono stati senza dubbio il periodo migliore per la F1 in Italia, almeno per quanto riguarda i driver. Nella classifica dei cinque piloti più vincenti di quel decennio (il primo nella storia del Circus), infatti, troviamo ben due nostri rappresentanti.
La graduatoria è composta anche da un britannico e da un australiano ma a dominare la classifica è un argentino, uno dei più grandi di sempre, Fangio.

seguono immagini

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 13 Maggio 2013, 12:35:22
ACHILLE OCCHETTO

Achille Occhetto (Torino, 3 marzo 1936)

.............. è un politico italiano. È stato l'ultimo segretario del Partito Comunista Italiano.


E' stato ultimo segretario del PCI (dal 1988) e il primo segretario del Partito Democratico della Sinistra (fino al 1994); è stato co-fondatore e vicepresidente del Partito del Socialismo Europeo nel 1990, deputato e presidente della Commissione Affari esteri della Camera (dal 1996 al 2001); membro del Consiglio d'Europa dal 2002 al 2006, eletto nel gruppo misto
della Camera dei Deputati dal 2001 al 2006.Il 14 dicembre 2007 ha aderito al movimento Sinistra Democratica di Fabio Mussi e a dicembre del 2009 al progetto costituente di Sinistra Ecologia Libertà.

Biografia :
All'anagrafe il padre avrebbe voluto chiamarlo Akel, in onore di uno scopritore danese del Mare Glaciale Artico, ma la burocrazia di regime vigente nell'Italia degli anni trenta del Novecento impose un più italiano "Achille". Ha conseguito la maturità classica nel 1953.

Iscritto alla FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) nel 1953, dà vita al Circolo Universitario Antonio Banfi, al quale nel 1956 farà approvare un documento di protesta per l’intervento sovietico in Ungheria. Nei primi anni sessanta, nei quali a Milano è eletto Segretario provinciale della FGCI e ricopre incarichi di responsabilità nell’UGI (Unione Goliardica Italiana) celebra il suo primo matrimonio con la giovane architetta Nina Ravelli.

Nel 1961 si trasferisce a Roma dove, prima di diventare Segretario Generale della FGCI, assume la direzione nazionale degli universitari comunisti e diventa Direttore del settimanale Nuova generazione. Conduce attraverso questo strumento le prime battaglie per il distacco dalla politica di Mosca, per la riabilitazione di Trotzky, Bucharin, Rosa Luxemburg e per la democratizzazione dei paesi socialisti.
In seguito al deludente XXI congresso del PCUS fa uscire un numero speciale di Nuova generazione, fortemente critico nei confronti dell’URSS per non avere dato seguito alle aspettative di rinnovamento annunciate nel XX congresso, con la clamorosa denuncia dei delitti di Stalin da parte di Kruscev. Fu quella l’occasione del suo primo rilevante incontro con la grande politica e con una forte personalità come Palmiro Togliatti. Infatti, avendogli inviato il numero speciale di Nuova generazione, Occhetto aveva chiesto al Segretario del PCI un incontro per riceverne un giudizio; con sua grande sorpresa si trovò per la prima volta a distanza ravvicinata davanti a un Togliatti paterno e quasi cospirativo che con fare di intesa gli disse che quella pubblicazione era buona, aggiungendo: ”Diffondetela, ma diffondetela soprattutto nel partito e non solo tra i giovani.” Questo incontro gli fece capire che la politica non era solo militanza, ma anche senso delle opportunità e che Togliatti aveva piacere che si facessero sapere e si dicessero cose che lui, con la sua responsabilità, non poteva ancora dire.
Fu segretario della FGCI dal 1963 al 1966, ed in seguito ebbe l'incarico di segretario regionale del PCI in Sicilia, venendo eletto consigliere comunale di Palermo nel 1971. In questo periodo si distinse nella sua lotta contro la mafia. In Sicilia ebbe anche due figli con Elisa Kadigia Bove, Massimiliano e Malcolm.

Nell’estate del 1964 pronuncia a Piazza San Giovanni, davanti a più di un milione di persone, una delle orazioni funebri al funerale di Togliatti, prendendo la parola subito prima dell’eroina della guerra civile spagnola Dolores Ibarruri.
Nel 1965 viene inviato da Luigi Longo, assieme a Giancarlo Pajetta, ad una una missione attraverso tutti i paesi del blocco sovietico per valutare le varie posizioni sulla guerra del Vietnam.
A Pechino incontra Mao Ze Dong e Deng Xiao Ping. In quella occasione la delegazione italiana rompe con i cinesi sulla questione della “coesistenza pacifica”. Il viaggio culmina con gli incontri ad Hanoi con Ho Chi Minh e Giap. Nel corso di un seminario con i massimi dirigenti vietnamiti e alla presenza dello stesso Ho Chi Minh Occhetto tiene una relazione sul tema: “Coesistenza pacifica e movimento di liberazione dei popoli”. Il viaggio termina con la consegna, nottetempo, di una bandiera dei partigiani italiani ai combattenti vietnamiti che si trovano al fronte. Di ritorno in Italia, Occhetto lancia una campagna di manifestazioni che dalla FGCI si stenderà all’insieme del movimento studentesco e che animerà quella che verrà chiamata “la generazione del Vietnam”.

Dal 1966 al 1969 è responsabile della Sezione centrale di Stampa e propaganda, e fa parte del ristretto Ufficio di segreteria, dal quale appoggia attivamente, assieme a Luigi Longo, il movimento del Sessantotto.
Eletto Coordinatore nazionale del PCI nel 1986, due anni dopo ne divenne Segretario Generale subentrando ad Alessandro Natta. Durante la sua segreteria il partito assistette al crollo del muro di Berlino e alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, e diede vita al Governo ombra del PCI. Considerata finita l'esperienza del comunismo, egli decise di sciogliere il partito per fondare un nuovo movimento all'interno della sinistra italiana di posizioni più verso la socialdemocrazia, chiamandolo Partito Democratico della Sinistra (dopo aver a lungo meditato di chiamarlo Comunità e Libertà ).

La svolta dal PCI al PDS, detta "della Bolognina", non fu accettata da circa un terzo dei militanti comunisti che diedero vita al Partito della Rifondazione Comunista.
Alle elezioni politiche del 1994 venne indicato come leader della coalizione di sinistra, denominata Alleanza dei Progressisti, che si contrappose al raggruppamento centrista dell'ex Democrazia Cristiana (il Patto per l'Italia) e al nascente centro-destra (Polo delle Libertà) di Silvio Berlusconi. Il risultato elettorale deludente e la vittoria del centro-destra lo spinsero a lasciare la segreteria del partito.
Negli anni successivi Occhetto ha continuato a occuparsi di politica, seppur senza ricoprire ruoli dirigenziali all'interno del PDS prima e dei Democratici di Sinistra dopo.Si è definitivamente allontanato dal partito nel 2004, quando decide di aderire ad un progetto unitario con Antonio Di Pietro, dando vita alla lista Di Pietro-Occhetto che si presenta alle elezioni europee del 2004 e raccoglie il 2,1% dei consensi. Anche in questo caso il risultato non è incoraggiante, in quanto il solo movimento di Di Pietro, l'Italia dei Valori, precedentemente aveva raggiunto risultati maggiori.
Occhetto, candidato in tutte le circoscrizioni, sebbene eletto deputato europeo, lascia l'incarico in favore di Giulietto Chiesa. Il 9 luglio la «separazione consensuale»: Di Pietro riprende in mano l'IdV, mentre Occhetto costituisce il 6 novembre l'associazione Il Cantiere per il bene comune, di cui lo stesso Chiesa fa parte, insieme a personaggi come Antonello Falomi, Diego Novelli, Paolo Sylos Labini ed Elio Veltri. Il suo dichiarato obiettivo è quello di condurre alla nascita di un nuovo soggetto politico di sinistra, europeo e socialista, alludendo anche ad una "Rifondazione della Sinistra" che comprenda gli attuali partiti che si riconoscono in quell'area, come i DS, i Verdi, lo SDI e Rifondazione.

A maggio del 2006, quando Di Pietro viene nominato ministro e abbandona l'incarico di europarlamentare; Occhetto gli subentra al Parlamento europeo, aderendo al gruppo del Partito del Socialismo Europeo (da indipendente) e venendo coinvolto nella Commissione giuridica e nella Commissione per gli affari esteri. Inizia una querelle con Beniamino Donnici, che afferma di essere lui il primo dei non eletti e rivendica il posto di europarlamentare, in quanto Occhetto vi avrebbe rinunciato (in favore di Chiesa) in maniera definitiva e per l'intera legislatura. Il 3 maggio la Commissione giuridica presieduta da Giuseppe Gargani ritiene che l'unico organo a stabilire la legittimità dei suoi membri sia lo stesso Parlamento europeo; così il 24 maggio viene posta ai voti la relazione Gargani che ritiene che il seggio vada assegnato ad Occhetto: essa ottiene 406 voti favorevoli e 125 contrari. Donnici deve, dunque, lasciare il seggio. Di Pietro interviene in difesa di Donnici, chiedendo al Consiglio dei ministri di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea, in quanto si tratterebbe di «un affare di Stato che rischia di calpestare le basi costituzionali della sovranità nazionale rispetto a quella europea». La vicenda si chiude definitivamente il 14 novembre 2007, quando il Tribunale di primo grado della Corte europea del Lussemburgo sospende l'esecuzione della precedente decisione del Parlamento europeo e accoglie il ricorso del subentrante. Occhetto, dunque, dopo 18 mesi, è costretto a lasciare il seggio di deputato europeo. A sua volta presenterà, poi, ricorso presso il Tribunale di ultima istanza della Corte di giustizia delle Comunità europee, che, il 13 gennaio 2009, ne respingerà l'impugnazione, confermando così la decisione di primo grado.

Il 14 dicembre 2007 ha aderito al movimento Sinistra Democratica di Fabio Mussi e a dicembre del 2009 al progetto costituente di Sinistra Ecologia Libertà.

Da Wikipedia

Seguono immagini


Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 27 Maggio 2013, 12:10:23
ENZO MIGNECO

Togo (Enzo Migneco) è nato a Milano nel 1937, .....Pittore, Artista


 .... a causa del secondo conflitto mondiale si è trovato a vivere" nomade" in continuo peregrinaggio da Adis-Abeba a Messina, a Roma, a Muccia (presso Macerata) e di nuovo a Messina ad iniziare dal 1946. Si considera a tutti gli effetti Siciliano poiché ha vissuto dalla
prima adolescenza in Sicilia e, negli anni 60 si è trasferito in quel di Milano. La Sicilia ha formato la sua cultura e i suoi più profondi
sentimenti, ed è questi che cerca di esprimere con le sue famose pitture, in cui compare tutta la terra ed il mare Siciliano.

Togo è indubbiamente un "figlio d'arte" e l'atmosfera respirata in famiglia ne ha certo influenzato la formazione culturale: lo zio Giuseppe è pittore di grande fama; lo zio Angelo (scomparso prematuramente) ha avuto grandi meriti come scrittore e umorista;
 
Ad iniziare dalla fine degli anni cinquanta, comincia a partecipare a mostre e rassegne di pittura organizzate a Messina
 
Alla fine de 1962 un po’ per sfuggire al clima provinciale, un po’ perché attratto dalla grande metropoli, si trasferisce a Milano città che in quegli anni, ancor più di oggi, rappresentava il centro di un mondo culturale di grande importanza.

Dopo la mostra alla Galleria Laurina di Roma del 1966, presentata da Carlo Munari, prepara e realizza la prima personale lombarda che è ospitata, nel 1967, presso la

Galleria 32; in catalogo un testo di Raffaele De Grada.

In quegli anni Togo frequenta giovani pittori lombardi suoi coetanei tra cui si segnalano Lino Mazzulli, Umberto Faini, Vitale Petrus; con loro espone sovente in mostre collettive come quella presentata a Palazzo Gotico di Piacenza nel 1971. Nel 1969 entra a far parte con Marzulli e Faini del Gruppo di pittori della Galleria Diarcon diretta da Pasquale Giorgio. 

Tra il 1969 e il 1970 inizia la sua ricerca nel campo dell'incisione, tecnica questa che andrà approfondendo con sempre maggior merito negli anni successivi.

Nel 1972 Togo viene segnalato da Raffaele De Grada nel catalogo Bolaffi della pittura e, sempre dallo stesso critico, viene presentata la personale organizzata alla Galleria Diarcon.

Dal 1973 al 1980 la sua attività espositiva avrà momenti anche molto significativi come ad esempio le mostre personali presso le Gallerie Palmieri di Milano con in catalogo un testo di Enzo Fabiani, e Busto Arsizio con una presentazione di Mario La Cava, e quelle organizzate dalla Galleria Diarcon. 

Partecipa nel 1976 alla Prima Rassegna Nazionale "Mediterranea 1", a Messina.

Nel 1980 inaugura la sua prima mostra di grafica che viene ospitata a Palazzo Sormani a Milano. E' il primo grande riconoscimento ad una attività di ricerca e di analisi ormai decennale.

La galleria Annunciata, diretta da Sergio Grossetti, ospita nel 1981 una sua personale; in catalogo una testimonianza di Paolo Volponi.

Sempre nel 1981, insieme ai pittori Mario Bardi, Julio Paz, Benito Tirolese, al critico Giorgio Seveso e Paola Mortara Bardi, costituisce lo spazio" Aleph", centro d'arte e di cultura, che aggrega artisti ed estimatori d'arte.

In questo spazio autogestito Togo espone nel 1982 una serie di disegni e grafiche, commentata in catalogo da Giorgio Seveso.

Fonda, con Leopoldo Paratore, le Edizioni dello Scarabeo, edizione di grafica e libri d’arte, che pubblicano una monografia del suo lavoro di incisore, a cura di Alberto Cavicchi. Espone con Alvaro al Grifone Arte di Messina, presentato da Lucio Barbera e al Museo Remo Brindisi di Lido di Spina.

Nel 1983 si presenta nuovamente alla galleria Annunciata con venti grandi incisioni a "puntasecca"; in catalogo una nota di Alberto Cavicchi.

Nell'estate dello stesso anno partecipa con Luigi Veronesi, Giovanni Cappelli e Julio Paz alla mostra" Grafica oggi-Quattro proposte di ricerca" presentata al Festival Provinciale dell'Unità di Milano con note in catalogo di Alberto Cavicchi.

Lo stesso critico presenta nel settembre successivo la mostra del "Gruppo Aleph" alla Galleria Massari I del Palazzo dei Diamanti di Ferrara e al Teatru Kalambur a Wrroclaw in Polonia.

Nel catalogo Bolaffi della grafica 1983 Togo viene segnalato dai critici Giorgio Seveso e Sebastiano Grasso.

1985 - Due sue opere sono riprodotte nella "Storia dell'Incisione Moderna" di Paolo Bellini, edita da Minerva Italica.

1986 - Espone presso la Galleria Mosaico di Messina, alla galleria Bonaparte presentato in catalago da Luciano Caramel e alla Villa Comunale di Trezzo sull'Adda con un testo critico di Romano Leoni; esegue un murale, "Il ritorno dell'emigrante", a Limina (Messina).

1988 - E' invitato alla mostra "Theotokos" a Tindari, curata da Giovanni Bonanno.

E’ di quest’anno una sua esposizione di grafica presso il Comune di Senigallia. Vince il Primo Premio per il disegno a Nova Milanese

 

1989 – E’ pubblicato il volume di Vincenzo Palumbo per le Edizioni D’Anna, "Poesia degli uomini senza miti" che riproduce, tra gli altri, un disegno di Togo eseguito per l’occasione e riprende l’articolo del 1961 "Celi e Togo, felice avvio di due giovani artisti".

Nello stesso anno l'Amministrazione Provinciale di Messina organizza al Teatro Vittorio Emanuele, una sua mostra antologica curata da Lucio Barbera. Sono esposti 60 oli realizzati a partire dal 1962 e 30 incisioni; nel catalogo delle Edizioni Mazzotta sono pubblicati testi di Luciano Caramel, Lucio Barbera e Paolo Bellini; Sergio Palumbo è autore del video "Togo arte per arte".

1991 - Otto sue incisioni, con un testo di Lucio Barbera (Togo, il segno e il sogno), vengono pubblicate su "Arte fantastica e incisione" delle Edizioni Giorgio Mondadori, a cura di Paolo Bellini; partecipa ad "Autoritratto d'artista", mostra curata da Giorgio Seveso su un'idea di Giovanni Billari.

E’ invitato da Renzo Bertoni alla Rassegna "Sicilia mito e realtà" al Museo Pepoli di Trapani.

1992 - Espone ancora alla Galleria Bonaparte presentato in catalogo da Tommaso Trini.

1993 - E' ospitato con oli ed incisioni nelle sale dell'Università Bocconi di Milano (nel catalogo delle Edizioni Torcular, un testo di Tommaso Trini) e alla Galleria Quasar a Monticelli d'Ongina; partecipa al Premio Suzzara.

1994 - E' invitato da Lucio Barbera, curatore della mostra "Artisti al Museo", per il Rotary Club, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.

1995 - Espone una serie di incisioni allo Studio d' Arte Grafica di Milano con una testimonianza in catalogo di Vincenzo Consolo, alla Galleria Nuvola Nera di Santa Croce sull' Arno e alla Galleria Radice di Lissone con un testo di Francesco Poli, alla terza Biennale di grafica di Castelleone e al Centro dell'Incisione di Milano "Vent'anni dopo".

1996 - L'Ente Mostra di Pittura "Città di Marsala" allestisce una sua personale presentata da Giuseppe Quatriglio.

E' invitato alla Biennale dell'Incisione Alberto Martini di Oderzo e al Premio Biella.

Espone a Messina alla Galleria Il Sagittario con un testo in catalogo di Lucio Barbera e a Milano alla Galleria Il Torchio; invitato da Renato Valerio dipinge, a Casoli, il murale "Il ritorno".

1997 - La Galleria Meceden di Milazzo presenta una sua esposizione con in catalogo un testo di Mariateresa Prestigiacomo; espone a Patti presso le sale dell'Ente Provinciale del Turismo e a Mantova alla Arianna Sartori Arte, partecipa alla seconda Rassegna dell'Incisione "Bianco e nero" di Modica. 

1998 - Nei mesi di marzo e aprile tiene un corso di incisione per l'Ente Mostra di Pittura Città di Marsala presso i magnifici ambienti dell'Ex Convento del Carmine. Espone 50 incisioni a Milano al Centro dell'Incisione Alzaia Naviglio Grande. E' presente a Palazzo Sarcinelli di Conegliano per le donazioni del nuovo museo. Partecipa in aprile, con 4 opere a "L'Isola dipinta", mostra a cura di Aldo Gerbino al Vittoriale, a Roma, e in settembre a "La Sicilia è un Arcipelago", a cura di Lucio Barbera, mostra ospitata all'Acquario di Roma poi a New York, Palermo e Messina e al primo Salone dei pittori siciliani contemporanei a Palermo; espone alla Galleria Brezia di Cosenza.

1999 - In aprile gli è assegnato il Premio Nazionale di Pittura Santhià. In ottobre a Palermo espone 10 incisioni assieme ad Attardi e Gambino presso la Galleria Studio 72 (la mostra è curata da Aldo Gerbino), a Milano 25 incisioni presso la libreria dell'Angolo (la mostra è curata da Gianni Pre) e a Messina presso l'Associazione Motonautica Peloritana " Il mare e i suoi colori", mostra curata da Lucio Barbera; partecipa a "Cyperus Papyrus, Aspetti dell'Incisione Italiana", curata da Renzo Margonari.

Nel novembre dello stesso anno è invitato a Bruxelles negli ambienti del Parlamento Europeo con 20 pitture recenti; partecipa alle Rassegne d'Incisione "L' Arte e il Torchio" a Cremona, al Museo Civico Ala Ponsone, nel 1999, 2003 e 2007.

2000 - In aprile, a Roma, gli viene assegnato il premio Antonello da Messina per le Arti Figurative. Viene eletto membro del Consiglio Direttivo della Permanente di Milano, incarico che ha mantenuto fino al 2006, e nel 2002, dallo stesso Ente gli viene affidata l'organizzazione della VIII Triennale Nazionale dell'Incisione assieme a Enrico Della Torre e Walter Valentini. E' invitato al 3° Premio Casoli, edizione dedicata alla grafica. Esegue una incisione originale per la traduzione di Vincenzo Palumbo del "Soliloquio d’un Fauno" di Mallarmè, pubblicata in volume, con una prefazione di Mario Luzi, per le Edizioni ETS di Pisa e presentata a Bruxelles, Milano e Messina.

2001 - E' invitato a "Il canto del mare" Rassegna curata da Giovanni Bonanno a Mazara del Vallo; espone una serie di incisioni alla galleria Rosaspina.

2002 - Espone al Centro dell'Incisione di Milano assieme a Tano Santoro e Tono Zancanaro, presentato in catalogo da Sergio Spadaro; partecipa a "Arte a Milano oggi nella collezione del Museo della Permanente", a Urbino, Casa di Raffaello e a Vigevano, Castello Sforzesco.

2003 - Il suo lavoro appare nella cartella "Cento artisti per un museo" alla Galleria La Regina di Quadri di Modica. La cartella è stata esposta nel 2005 al Centro dell'Incisione di Milano, a Chieri, Bad Seben (Germania) e Berlino.

Dal 1999 al 2004 è stato titolare della cattedra di Incisione presso l'Accademia di Belle Arti "Aldo Galli" di Como. Dallo stesso anno e fino al 2005 ha avuto un contratto col gruppo editoriale Telemarket che ha proposto per televisione, in esclusiva, la sua opera pittorica.

2004 - Espone in collettiva alla Brambati Arte di Vaprio d'Adda, in catalogo un testo di Ivan Croce. Pubblica, con la Est Ticino di Turbigo (Mi), una cartella di sei incisioni con testi di Terenzio Baronchelli e Pinuccio Castoldi.

2006 - Espone con Enrico Della Torre e Ugo Maffi alla Brambati Arte: la mostra è curata da Ivan Croce; è invitato alla IV Biennale dell'Incisione Contemporanea "Città di Campobasso", a Piraino nella mostra "La donna e il mare" curata da Giovanni Bonanno, alla Permanente di Milano nella rassegna "Ventipiùcento"; per le edizioni Avatara è pubblicato un catalogo "Togo opere recenti" con un testo critico di Angela Manganaro e una poesia di Guido Oldani.

2007 - Con Giancarlo Colli, Gioxe De Micheli, Ugo Sanguineti e Alberto Venditti pubblica, con la Est Ticino, una cartella di incisioni curata da Terenzio Baronchelli, con un testo critico di Giorgio Seveso; assieme a Michele Cannaò e Tano Santoro, per le Edizioni AvatarA, è presente nella cartella d'incisioni" Per Amore" corredata da un testo di Angela Manganaro e tre poesie inedite di Juan Gelman, Franco Loi e Guido Oldani. Partecipa a Mantova alla rassegna "La vite, l'uva e il vino nell'Arte contemporanea" alla Galleria Arianna Sartori. Presenta trenta incisioni alla Orientalesicula 7 punto arte di Messina. A Ficarra (Me) è presente con quattro opere alla rassegna "Magnificat" organizzata da Giovanni Bonanno.

Espone a Villa Genovesi, S. Alessio (Me), presentato in catalogo da Giovanna Giordano.

Nei mesi di novembre e dicembre presenta, assieme ad Alvaro, "Conversazioni" opere recenti, alla Permanente   di Milano. La curatela della mostra e il testo critico in catalogo sono di Angela Manganaro.

2008 - E' invitato ad esporre una serie di opere recenti alla Galleria d'Arte Moderna "Tono Zancanaro" a Capo d'Orlando

 2009 - Espone assieme a Michele Cannaò, Tano Santoro e Alberto Venditti, una serie di incisioni alla Biblioteca Comunale Cassina  Anna di Milano e alla Fondazione Granata-Braghieri di Imbersago (Lecco).  Le due mostre sono curate da Angela Manganaro su progetto di Giulio Crisanti. 

E’ invitato,con cinque opere, alla mostra di pittura e scultura “Astratta/Informale” di Gravedona. 

Partecipa al progetto di Vittorio Ferri “Domino” assieme a Sonja Aeschlimann, Alvaro, Michele Cannaò, Ignazio Moncada, Sara Montani, Augusto Sciacca, Susan Post. 

Durante il “VI Convegno di Primavera” dell’Ordine dei medici, al Teatro Vittorio Emanuele, a Messina, riceve una targa quale riconoscimento al suo lavoro d’artista. 

 All'interno di un progetto della Provincia Regionale di Messina è invitato a esporre, in una mostra personale, opere di pittura e incisioni a Taormina nelle sale della "Fondazione Mazzullo" nel Palazzo dei Duchi di S. Stefano. In catalogo una presentazione di Lucio Barbera.

2010 - Espone alla Galleria San Carlo di Milano la sua ultima produzione in una personale dal titolo "Forme pure di colore", presentata in catalogo da Francesco Poli.

Per l'Associazione "Roberto Boccafogli " con Sara Montani è docente e responsabile del laboratorio "La Stamperia" de "La Fabbrica del Talento", centro di attività espressive e socializzanti a Milano.

da togopittore.net

seguono immaggini

Come si potrà notare dalle immagini, e anche da quello che spesso racconta, Migneco è un amante sincero del fumo lento, della
pipa in particolare.
 
 
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Maggio 2013, 10:14:35
....SEGUE ....ENZO MIGNECO

Enzo Migneco (Togo) nasce a Milano il 20 luglio 1937, ma vive gli anni della sua giovinezza a Messina, città di origine della famiglia
è qui che risiede fino a 25 anni  ed è qui che inizia da adolescente i suoi primi approcci con l'arte.
Proprio la Sicilia lo condizionerà positivamente nelle tematiche artistiche, lo spirito della terra Siciliana, i colori, il mare, i sapori i gusti
la luce intensa confluiscono all'unisono a generare in Migneco un arte che esprime positivamente la Sicilia e, i suoi ricordi.
Ricordi in quanto Migneco dipinge per ricordi, facendo una sintesi del visto e vissuto, dei sentimenti e mesciando il tutto.
Migneco è indubbiamente un "figlio d'arte" e l'atmosfera respirata in famiglia ne ha certo influenzato la formazione culturale:
lo zio Giuseppe Migneco è pittore di grande fama; lo zio Angelo (scomparso prematuramente) ha avuto grandi meriti come scrittore e
umorista; ma non solo i perenti e la terra Siciliana a formare Migneco e la sua arte, molto ha condizionare è Milano e la vita
creativa della città del primo dopoguerra, 1962 - Ritorna a Milano, attratto dalla vita culturale ed artistica della metropoli, ed apre uno studio nel quartiere di Brera, in via Palermo 5, una via ricca di artisti e gallerie d'arte.
Togo deciderà in seguito di trasferisi a Milano, per sfuggire alla vita provinciale ma soprattutto attratto dalla Milano del
dopoguerra ricca di vitalità lavorativa e culturale, artistica, una città che attirava artisti da tutta Europa, qui conosce grandi nomi
dell'arte postmoderna del dopoguerra ed evolve la sua arte generando uno stile personale che, ha dato a Togo notorietà e successo,
riconoscimenti e aprendogli le porte alle più importanti mostre Italiane.
Migneco, compie gli studi superiori all'Istituto Tecnico per Ragionieri di Messina, ma il suo vero interesse è la pittura. Del resto in famiglia vive quotidianamente a contatto con l'arte ed è pertanto continuamente stimolato in questa direzione.
Studia quindi privatamente pittura diplomandosi all'Istituto d'Arte di Palermo.
La fine degli anni Cinquanta lo vede partecipare a mostre e rassegne artistiche a Messina, dove tiene anche la sua prima personale.
Nel 1962 ritorna a Milano, attratto dalla vita culturale e artistica della metropoli, ed apre uno studio nel quartiere di Brera, in via Palermo 5. Dal 1969 al 1977 lavora in esclusiva con la Galleria Diarcon di Milano, diretta da Pasquale Giorgio, che dopo tre mostre personali gli allestisce, nel 1977, la prima antologica, presentata da Raffaele De Grada.
Trasferisce lo studio nella sede attuale in via Gaetana Agnesi, 10 nel corso del 1973 e vi installa un torchio calcografico iniziando una fervida attività incisoria che culminerà, qualche anno più tardi (1980), nella grande mostra di grafica allestita a Milano presso le sale di Palazzo Sormani.
Nel 1981 dà vita, con Mario Bardi, Julio Paz, Benito Trolese, Giorgio Seveso e Paola Mortara Bardi, ad uno spazio espositivo autogestito con l'intento di aggregare artisti ed esperti d'arte, l'Aleph - Centro d'Arte e Cultura, mentre l'anno seguente fonda, con Leopoldo Paratore, le Edizioni dello Scarabeo. Ritorna all'Annunciata due anni dopo presentando venti grandi incisioni realizzate con la tecnica della puntasecca.

tratto da vari siti web d'arte.

segue immagine
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 19 Giugno 2013, 17:30:42
WILLIAM CONRAD

William Conrad, all'anagrafe William Cann (Louisville, 27 settembre 1920 – Los Angeles, 11 febbraio 1994),

 è stato un doppiatore, attore e regista statunitense conosciuto in USA per la sua decennale attività radiofonica (dalla fine degli anni trenta a inizio anni sessanta) caratterizzata dal timbro baritonale.


Come attore ha partecipato a un centinaio di produzioni nell'arco di cinquant'anni, ma deve la sua popolarità soprattutto ai ruoli di protagonista in due serie televisive di successo: Cannon (1971-1976), dove interpretava il detective Frank Cannon, e Due come noi (1987-1992), nel ruolo del procuratore Jason Lochinvar "Fatman" McCabe.
Veterano dei drammi radiofonici lavora fin da giovane come annunciatore, scrittore e regista. Nel dopoguerra, nel 1946, debutta nel cinema con 'I gangsters', di Robert Siodmak, cui seguono, fra le altre, le interpretazioni in 'II terrore corre sul filo' e 'East side, west side'. Prima di recitare da protagonista Conrad è stato voce narrante di diverse serie televisive e radiofoniche fra le quali 'Il fuggitivo' e 'The invaders' in tale ambito è divenuto popolare per aver interpretato lo sceriffo Dillon nella serie 'Gunsmoke', ruolo che ha poi ceduto a James Arness nel passaggio della serie in tv. Dopo il successo della serie televisiva 'Cannon' (il celebre detective interpretato dal 1971 al 1976) l'attore interpreta, sempre per la tv, anche 'Nero Wolfe' (1981), e fino al 1992, la parte di un giudice in 'Jake and the Fatman'. Ha ottenuto un successo inaspettato anche come narratore nel cartone animato 'Rocky and Bullwinkle'. Conrad lavora anche alla produzione e alla regia di film come 'An American dream' e 'First to fight' oltre che di diverse serie per la tv.
Muore a Los Angeles per un infarto.

da Wikipedia e comingsoon

seguono immagini


Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: santi bailor - 20 Giugno 2013, 11:18:44
appena sotto il margine inferiore, chi è che sta fumando?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Giugno 2013, 16:56:31
FRED TRUEMAN

Frederick Sewards ("Fred") Trueman  (6 febbraio 1931-1 luglio 2006) è stato un giocatore di cricket inglese con lo status di professionista,
in seguito divenne un autore e giornalista. Generalmente riconosciuto per essere stato uno dei più grandi giocatori al mondo di Cricket nella storia del cricket.
Ha rappresentato l'Inghilterra in 67 partite di test ed è stato il primo giocatore di bocce a prendere 300 wicket in una carriera.
Lui e Brian Statham hanno aperto il bowling Inghilterra insieme per molti anni e ha formato una delle più celebri collaborazioni bowling nella storia del test di cricket. Trueman era un difensore eccezionale, soprattutto in slittamento gamba,  un utile battitore ordine in ritardo che ha fatto tre secoli prima classe.

Di Trueman talento, l'abilità e la popolarità sono stati tali che il primo ministro britannico Harold Wilson scherzosamente lo ha descritto come "il più grande Yorkshire vivente". Tuttavia, Trueman è stato omesso da numerose squadre Inghilterra perché era spesso in conflitto con la costituzione di cricket che ha spesso criticato per la sua percepita "snobismo" ed ipocrisia.

Dopo il suo ritiro dal gioco, Trueman è diventato un personaggio mediatico attraverso il suo lavoro in televisione e come commentatore radiofonico schietto  per la BBC, lavorando principalmente su Test Match Special.

tradotto da Wikipedia Inglese

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Giugno 2013, 17:11:21
ALBERTO GIOLITTI

Illustratore - disegnatore - artista  .....Roma 14 Novembre 1923 - 15 Aprile 1993 ( 70 anni )

Alberto nasce a Roma il 14 novembre 1923. La sua famiglia è proprietaria dal 1900 del Caffè-Gelateria Giolitti, uno dei più conosciuti di Roma, situato nei pressi della Camera dei Deputati; qui Alberto ci lavora per un breve periodo.
 Il ragazzo dimostra però di avere una chiara propensione al disegno, cosicché, all'età di quattordici anni, incoraggiato da un amico di famiglia, va a portare i suoi lavori alla Casa Editrice A.V.E. (Anonima Veritas Editrice) di Roma, che proprio nel 1937 inizia la pubblicazione de "Il Vittorioso". L'importante settimanale cattolico gli pubblica i disegni di "I senza paura", realizzati su testi di Colombini, ma la serie viene interrotta nell'agosto 1943 per gli eventi bellici.
 Intanto Alberto frequenta il Liceo Artistico, l'Accademia delle Belle Arti e la facoltà di Architettura, ma poi è costretto ad interrompere gli studi perché chiamato a prestare il servizio militare.
 Successivamente riprende a disegnare e realizza, sempre per la A.V.E., "Le avventure di Italo Nurago" e "Il fortino assediato" su testi di Rainuzzo. Nel 1947 per gli "Albi dei Quattro Cerchi", supplemento a "Il Vittorioso", Alberto disegna "L'oasi del mistero" (Cerchio Rosso), ancora su testi di Rainuzzo, mentre per gli "Albi del Vittorioso" realizza "Alfa e Omega" (serie Jim Brady) e "Dick e Martin" (Serie Giraffone), entrambi su testi di Sorgi, e il western "Dick & Martin".
 Dopo un breve rodaggio anche come scenografo, cartellonista cinematografico e insegnante, il primo gennaio del 1946 Alberto prende una decisione ardita: parte per l'Argentina, in quell'epoca autentica fucina di disegnatori di fumetti. A Buenos Aires lavora per la Editorial Lainez e la Columbia Hermanos disegnando, fino al 1949, racconti polizieschi e adattando per il fumetto romanzi classici, come, ad esempio, "Quo Vadis?".Nel giugno del 1949 Alberto si trasferisce a New York, dove avvia una felice e lunga collaborazione con la Dell Publishing, che ha una sezione fumetti chiamata Dell Comics. In realtà dal 1938 questa Casa editrice ha stretto un accordo con la Western Publishing, originaria del Wisconsin, che ha l'ufficio editoriale anche a New York; secondo tale accordo la Dell finanzia e distribuisce ciò che la Western produce. Quindi, lavorando effettivamente per la Western, e lo farà per ben 33 anni, Alberto disegna tavole dei vari personaggi apprezzati del momento: "Indian Chief", "The Challenge of Zorro" (1956), "Tonto" (dal nome dell'indiano che faceva da spalla al celebre Lone Ranger) , "The Cisco Kid", "Jungle Jim", "Tarzan", e vari altri albi singoli di genere storico-avventuroso, come "Gulliver's Travels", per la realizzazione del quale, nel 1955, gli viene conferito il "Thomas Alva Edison Award" quale miglior racconto destinato ai ragazzi oltre gli otto anni. Inoltre disegna "Alexander the Great" (1956), "The Christmas Story", "Aladin and the Marvellous Lamp".
 Dal 1956 al 1962 Alberto disegna anche storie di genere western, adattando al fumetto le fortunate serie televisive di quel periodo: "Sergeant Preston of the Yukon", "The Lone Ranger's Famous Horse Hi-Yo Silver" (dal 1956 al 1960), "Gunsmoke", un albo dedicato al presidente Abraham Lincoln (1958), "Tales of Wells Fargo" (1959), "Have Gun, Will Travel"(1960-62), "Boris Karloff" (1962).
 Da New York, Alberto va a soggiornare a Lake Placid e poi a Lake George, vicino al confine col Canada, quando disegna "Sergeant Preston of the Yukon", i cui episodi sono spesso ambientanti tra nevi e slitte trainate da cani.
 Dopo un periodo di permanenza a Roma nel 1953, l'anno seguente ritorna negli USA, in Florida, e nel 1955 diventa cittadino americano quando sposa Joan, dalla quale ha due figli. Resta negli USA fino al 1962, poi rientra definitivamente a Roma con la famiglia, ma continua a disegnare per gli Stati Uniti; infatti, dalla fine del 1960, ereditando il personaggio da altri artisti, disegna gli albi di "Turok, son of stone" (suo primo episodio il n. 24), ed ora continua stando in Italia, fino al n. 130 di aprile 1982. L'idea del personaggio di Turok probabilmente fu dell'editore Matt Murphy, ma fonti eminenti assicurano che le prime storie furono scritte da Alberto Giolitti, pur non disegnandole.
 Nel 1962 la Western Publishing decide di porre fine alla collaborazione con la Dell Comics ed inizia a pubblicare in proprio gli albi a fumetti utilizzando il marchio "Gold Key Comics". Infatti Turok, fino ad allora stampato col marchio "Dell", dal n. 30 di novembre 1962 porta in copertina il logo "Gold Key". Gli albi dal n. 127 al 130 (oltre al 131 stampato in bianco-nero) sono invece pubblicati col logo "Whitman imprint", Casa editrice di Chicago (ex Hammerung-Whitman Publishing Co) che era stata rilevata dalla Western nel 1915 quando già si occupava di letteratura per i giovani.A fine 1968 Alberto inizia a disegnare albi ispirati ad un'altra fortunata serie televisiva americana: Star Trek. Quindi in contemporanea con Turok, Alberto, senza aver mai potuto vedere un episodio di Star Trek in Tv, lavorando quindi da fotografie fornite dall'editore (che gli fornisce anche i modellini dell'astronave e degli oggetti usati dai protagonisti) disegna 25 episodi, a cominciare dal n. 3 (dicembre 1968) fino al n. 36 (marzo 1976), quando col n. 38 di luglio (il n. 37 fu la ristampa del n. 5 di Alberto) la serie viene rilevata e continuata dal disegnatore Alden McWilliam, che la porta avanti regolarmente fino alla sua conclusione, n. 61 di marzo 1979. Il n. 62, disegnato da Frank Bolle, non viene stampato.
 Per la realizzazione delle due serie di Turok e Star Trek, Alberto si avvale spesso della collaborazione di altri artisti: Giovanni Ticci, Massimo Belardinelli, Giorgio Cambiotti, Mario Pedrazzi e Angelo Todaro. Nel frattempo Alberto disegna tavole per altre storie: "Freedom Agent" (1963), "Twillight Zone" (dal 1963 al 1970), "Lord Jim" (1965), vari episodi in "Ripley's Believe It or Not" (1965-66 e 1978), "Laredo" (1966), "Voyage to the Bottom of the Sea" (dal 1966 al 1970), alcuni episodi di "Tarzan" (1967), "King Kong" (1968), "Cow Boy in Africa" (1968), "Sword for Hire" per l'annuale (1969) di "Hurricane" della Fleetway di Londra, "Beneath the Planet of the Apes" (1970), alcuni racconti per "Mistery Comics Digest" (1972 e 1975) e l'episodio "Dominus" pubblicato su "Starstream" (1976).
 Al suo rientro in Italia nel 1960, Alberto aveva dato vita allo "Studio Giolitti", un'agenzia editoriale di disegnatori e scrittori di fumetti per lavori destinati al mercato estero. Lo Studio acquisisce sempre più nuovi artisti fino a riunirne in pochi anni una cinquantina, non solo italiani; tra questi ci sono Franco Caprioli, Sandro Chiarolla, Roberto Diso, Giancarlo Alessandrini, Enrico Bagnoli, Ruggero Giovannini, Renato Polese, Giovanni Ticci, Ugolino Cossu, Angelo Todaro, Massimo Rotundo, Franco Saudelli, Alberto Salinas, Paolo Morales, Massimo Belardinelli, Giorgio Cambiotti, Romano Felmang, Umberto Sammarini e Nevio Zeccara, che aveva disegnato i primi due albi di Star Trek.
 La produzione dello Studio è inizialmente rivolta alle pubblicazioni in Germania: Bastei Verlag, situata in Bergisch Gladbach, vicino a Colonia, (albi "Buffalo Bill" e "Lasso" che presentava il personaggio "Reno Kid"), Moewig Verlag in Monaco (albo "FBI") e Pabel Verlag in Rastatt (albo "Perry" ); e a molte di quelle della I.P.C. Fleetway di Londra. Poi produce anche per gli Stati Uniti, realizzando anche albi comici con i personaggi celebri della Warner Bros: Bugs Bunny, Daffy Duck, Porky Pig, ecc.
 Sul finire degli anni sessanta lo Studio realizza disegni anche per il mercato italiano; sono prodotte tavole per "L'Uomo Mascherato", "Mandrake", "Flash Gordon" (per i Fratelli Spada Editori) e per i fumetti per adulti, "Jacula", "Cosmine", "Super Black", "Oltretomba", "Terror" ed altri (per la Ediperiodici di Milano).
Nel 1976 Alberto inizia la collaborazione con Bonelli Editore disegnando circa una trentina di tavole di Tex Willer, ma poi si ferma per i troppi impegni ai quali è sottoposto; la storia viene terminata da Giovanni Ticci e stampata col numero 188 e titolo "Sabbie insanguinate", storia continuata nel 189.
 Nel 1986 Giolitti disegna per Comic Art, su testi di Giorgio Pedrazzi, "Cinque anni dopo", una storia "dopobomba" ambientata negli Stati Uniti. Nel 1989, con lo pseudonimo di Gilbert, Alberto ritorna nella squadra di Tex disegnando lo Speciale Tex n. 2, "Terra senza legge", su soggetto e sceneggiatura di Claudio Nizzi. La collaborazione continua negli anni seguenti, ed infatti i suoi disegni sono presenti sugli albi di Tex n. 357 ("La mano nella roccia", luglio 1990), 358 ("Il tesoro della città perduta", agosto 1990), 373 ("Falso allarme", settembre 1991), 374 ("La pistola nascosta", ottobre 1991), 431 (stampato a settembre 1996 col titolo "La strage di Red Hill", episodio ambientato in territorio canadese molto vicino al confine con gli Stati Uniti – per Alberto una specie di ritorno al "Sergeant Preston of the Yukon"), 432 ("Polizia a cavallo", ottobre 1996) e 433 ("Due pistole per Jason", novembre 1996), quest'ultimo terminato ancora da Ticci, dalla pagina 32 in poi, per via della improvvisa e inaspettata morte di Alberto, avvenuta a Roma il 15 aprile del 1993.

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 20 Giugno 2013, 17:25:10
FRANCESCO CASORATI

Francesco Casorati è nato a Torino nel 1934 da Felice e dall'inglese Daphne Maugham, entrambi pittori, e il quotidiano rapporto con l'attività dei genitori e con l'ambiente di artisti che frequenta la casa paterna ha certamente influenzato la scelta di intraprendere anche lui l'attività artistica. Particolarmente intensa è l'inizio della sua attività espositiva, avviata nel 1954 con la mostra personale alla galleria del Sole a Milano e documentata dalle numerose collettive; sempre negli anni Cinquanta, insieme a giovani pittori torinesi quali Aimone, Campagnoli, Carretti, Chessa, Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Tabusso, lo si vedrà presente alla galleria la Bussola di Torino, alla galleria S. Matteo di Genova, alla galleria delle Carrozze di Roma e alla galleria Spotorno di Milano. E’ ammesso, nel 1956, per accettazione alla XXVIII Biennale di Venezia, dove è premiato e partecipa all' “Esposizione della giovane pittura italiana” a Mosca, alla "Mostra di 60 maestri del prossimo trentennio" a Prato e nel 1959 alla VIII Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma. Dal 1956 al 1957 vive a Parigi e nel 1958 a Roma sia per cercare di rompere il forte rapporto con la personalità del padre sia per aprirsi a nuovi orizzonti oltre le mura cittadine. Al ritorno l'esperienza maturata è documentata dalla personale alla galleria La Bussola di Torino, presentata da Luigi Carluccio.

Il lavoro dei decenni successivi si manifesta in una serie di personali in numerose città italiane ed europee e alla ricca partecipazione ai principali premi ed esposizioni in varie città, tra cui alla XXXI Biennale di Venezia con una personale di incisioni e testo in catalogo di Guido Ballo e alla IX Qua-driennale d'Arte di Roma.

Nel 1959 si sposa con Paola Zanetti ed abbandona definitivamente la convivenza con i genitori. Collabora in più riprese ad attività teatrali realizzate dal musicista Sergio Liberovici; progetterà tra l'altro gli elementi pittorici nello spettacolo «Un fucile, un bidone, la vita», prima opera all'interno del «Teatro libero», fondato da Liberovici e dal regista Roberto Guicciardini, allestito dal Teatro Stabile della Città di Firenze nel 1965.

Mostre antologiche o personali in spazi pubblici gli sono state dedicate: mostra personale alla Galleria civica d'Arte Moderna, Castello di Portofino (1979); mostra antologica nel Palazzo Robellini, a cura della Città di Acqui Terme e della Regione Piemonte (1982); mostra personale al Palazzo dei Diamanti a Ferrara (1985); mostra antologica nel Battistero di San Pietro, a cura del Comune di Asti (1991); mostra personale nell'Antico Castello sul mare, a cura del Comune di Rapallo (1996); mostra antologica nella Sala Bolaffi a Torino, a cura della Regione Piemonte (2000); mostra personale alla Fondazione Cassa di Risparmio di Bra (2006). Dal 1998 a tuttoggi è presente con una installazione luminosa in varie strade di Torino, iniziativa del comune di Torino " Luci d'artista".

Accanto all'attività pittorica ha anche mantenuto un rapporto con l'insegnamento svolto dapprima al Liceo Artistico di Torino (1959-1975), in seguito all'Accademia Albertina di Torino, dove è stato titolare della cattedra di Decorazione sino al 1984, anno in cui ha scelto di andare in pensione per potersi dedicare completamente alla pittura.

" Cosa vuol dire amare la pittura?.... Vuol dire non solo fare della pittura, ma soprattutto amarla sopra ad ogni altra cosa, vuol dire vederla non solo nei dipinti ma ovunque, nelle strade, nei prati, nei posti belli e in quelli brutti, sui muri scrostati, nelle pietre rotte, nelle nuvole , nel mare, nelle pozzanghere e soprattutto nei pensieri, nel pensare sempre pittoricamente.

Per, credo, mia inclinazione naturale ho sempre avuto un rifiuto agli schemi di moda operanti in pittura, tutti i vari "ismi" che sono passati nella mia lunga vita mi hanno sfiorato, a volte affascinato, ma credo di aver quasi sempre fatto liberamente le mie scelte poetiche. Non ho mai amato in modo particolare la pittura pittoricistica, sono sempre stato un costruttore d'immagini; la mia maniera di dipingere è pensando e non operando emotivamente sul quadro: il momento esecutivo, per me, non è particolarmente creativo bensì artigianale, sovente piacevole e sempre molto faticoso. Amo il quadro che sto facendo quasi fosse un oggetto che dovrà essere ben eseguito, accarezzato e curato in tutte le sue parti, per assurdo mi piacerebbe dipingerlo anche di dietro.

Il mio lavoro è diventato via via più intimista, il tessuto pittorico è condotto con un amore, direi, ossessionante, i contenuti letterari, che continuano ad esserci, sono attinti da un repertorio di immagini, sono dei pretesti per fare della pittura.

La mia attenzione principale è quella di dipingere degli spazi armonici, giusti, ben equilibrati e condotti correttamente; la mia ambizione e la mia speranza è che questi lavori siano anche dei momenti poetici."

Venuto a mancare il 18 Febbraio 2013 a causa di un infarto.

Ha dedicato la sua vita all’arte e per dipingere usava proprio lo studio in cui anche il padre era solito chiudersi a lavorare, uno studio
mitico, reso mitico dal padre e reso forse ancor più profondamente importante dal figlio.

seguono immagini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 20 Giugno 2013, 20:41:01
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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Giugno 2013, 11:22:17
GEORGE  GROSZ

George Grosz (nome d'arte di Georg Ehrenfried Groß; Berlino, 26 luglio 1893 –
                                                                                                 - Berlino, 6 luglio 1959) è stato un pittore tedesco.


George Grosz nacque a Berlino il 26 luglio 1893.

Tra il 1909 e il 1911 studiò all’Accademia di Dresda, con l’intenzione di diventare pittore di storia. Eseguì quindi copie di opere dei maestri antichi, in particolare di Rubens, esposti nella pinacoteca di Dresda; in questo periodo eseguì anche disegni per giornali e riviste satiriche, utilizzando lo stile della caricatura.

Nel 1913 soggiornò a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie del cubismo e del futurismo e dove poté ammirare da vicino le opere di Francisco Goya, di Honoré Daumier e di Henri de Toulouse-Lautrec.

Fu in questi anni che il suo stile subì un processo di progressiva semplificazione delle forme, sotto l’influenza dell’espressionismo, del cubismo e del futurismo, diffusi tra i giovani artisti del tempo.

Nel 1914 Grosz si arruolò nell’esercito tedesco, ma venne presto congedato per motivi di salute; sembra però che il vero motivo del congedo fu uno shock psicologico per il quale fu ricoverato in un ospedale militare.

Tornato alla pittura, tra il 1915 e il 1917 la riduzione grafica del segno si radicalizzò per esprimere il franamento morale seguito alla disfatta prussiana: su tale stile Grosz basò la produzione degli anni seguenti, caratterizzati dall’adesione al movimento dada berlinese e da posizioni politiche rivoluzionarie.

Nel 1919 fu arrestato per aver partecipato alla rivolta spartachista; nello stesso anno si unì al Partito Comunista di Germania. A partire dal 1920 fu più volte denunciato e processato per incitamento all’odio di classe, oltraggio al pudore, vilipendio alla religione e ingiurie contro le forze armate.
La produzione artistica di quegli anni si basava su di un linguaggio di matrice cubista e futurista che mescolava fonti artistiche auliche del passato a iconografie volgari e popolari. Passò così da disegni caricaturali ad apocalittiche e violente vedute urbane ad una grafica programmaticamente politica, per approdare infine al movimento della Nuova oggettività, alla cui mostra di Mannheim del 1925 Grosz partecipò. Nei dipinti, ma soprattutto nei disegni e nelle litografie di questo periodo, si riflette l’immensa tragedia del dopoguerra tedesco. Strade, tuguri, salotti, caserme, sono come vivisezionati dalla matita corrosiva di Grosz, che senza ironia ne svela impietosamente l’ipocrisia e la violenza.

Il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e pornografico, è ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini, soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d’affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità.

Le deformazioni dell’espressionismo e le semplificazioni del disegno infantile e dell’immaginazione popolare conferiscono una cruda incisività al segno, mentre i piani multipli e gli effetti simultanei del cubismo e del futurismo danno analisi e precisione nei particolari, in una struttura di insieme esaltata e visionaria.

I suoi disegni, molti dei quali a inchiostro e acquerello, hanno contribuito notevolmente all’immagine che molti hanno della Germania degli anni Venti.
Nel 1933, con l’avvento del nazismo, Grosz fu considerato un artista degenerato e per questo motivo lasciò la Germania per insegnare a New York; nel 1938 ottenne la cittadinanza degli Stati Uniti.

La produzione del periodo americano è però meno incisiva, nonostante i ritorni, in chiave surrealista, alla grafia violenta e spietata di un tempo.

Nel 1958 tornò a vivere in Germania.
George Grosz morì a Berlino il 6 luglio 1959 a 66 anni.
La causa del suo decesso è decisamente singolare: giunto a notte fonda davanti alla sua casa Grosz, ubriaco, aprì la porta della cantina anziché quella di ingresso.
Il risultato fu una rovinosa caduta che gli costò la vita.

da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 21 Giugno 2013, 11:58:27
MARIO MEDAS

Mario Medas (Guasila, 17 febbraio 1931 – Cagliari, 25 gennaio 2013)
                                                                                       è stato un attore italiano.

È stato uno dei protagonisti del teatro in lingua sarda. Ha lavorato in radio e televisone e ha recitao dappertutto in Sardegna e in Continente durante una carriera attoriale di oltre cinquant'anni.E' stato uno dei padri del teatro in lingua sarda. Mario Medas, patriarca di una famiglia di attori.Era figlio d'arte. Suo padre Antonino e sua madre Rachele gli avevano trasmesso la passione per il palco e la recitazione. Un patrimonio genetico che la compagnia "I Medas", fondata proprio da Mario, ha inteso preservare.
La madre di Mario, Rachele Piras, era in scena nel maggio del 1920 quando al Politeama Regina Margherita di Cagliari debuttò “Su bandidori” di Vincenzo Efisio Melis, testo fondamentale della nostra drammaturgia. Era lei Pillima, la protagonista principale. E siccome aveva appena avuto Ninetta (la quarta della famiglia, dopo Redento, Camillo e Antonino), portò in scena anche la bambina. Questi sono i Medas.

Come Rachele, anche Anacleto Medas è di Guasila. Di lavoro trasporta il grano della Trexenta su due carretti fino alla stazione di Senorbì, e anche lui come la moglie ama l’arte e la musica: è primo clarino della banda del paese e mandolinista provetto.
Negli anni arrivano gli altri figli della coppia: Francesco nel ’21, Plinio nel ’23, Totoi nel ’25, Emma nel ’27, Mario nel ’31 e Maria Rosaria nel ’32. Tutti cresceranno con la passione della musica e del teatro.

Nel dopoguerra i fratelli e le sorelle Medas si costituiscono in compagnia e presentano i loro spettacoli nel teatro della chiesa di San Mauro, nel quartiere di Villanova, a Cagliari. Sono attori, ma anche musicisti e cantanti. Partecipano alla famosissima trasmissione “Il campanile d’oro”, una specie di X Factor dell’epoca, con un seguito di pubblico mostruoso. Siamo nel 1955 e i Medas spopolano: insieme a Mario, si esibiscono Francesco, Antonino e Totoi. Poi per la finale di fronte alle telecamere ci saranno anche Plinio, Mario e Maria Rosaria.

La Sardegna perde in finale contro la Sicilia ma le polemiche sono furiosissime, perché volano le accuse di aver truccato il voto (le preferenze si esprimevano con l’invio di cartoline). I Medas masticano amaro ma ormai sono conosciutissimi in tutta l’isola, sono anche le star di Radio Sardegna che ogni settimana propone agli ascoltatori le commedie in sardo.

Negli anni Sessanta i Medas si dedicano soprattutto al teatro, portando in scena (sempre a San Mauro) i testi classici della drammaturgia isolana (primo fra tutti “Ziu Paddori”) e altri invece costruiti su gag. Nel 1962 nasce la “Compagnia del Teatro Sardo Fratelli Medas”, che continuerà la sua azione fino agli anni ’80, anni in cui avviene la svolta.
Al Teatro Massimo di Cagliari nel 1981 portano in scena cinque spettacoli diversi. Il successo di pubblico è clamoroso, la critica esalta i Medas (“Sono veramente una famiglia di attori, e sono bravi”, scrive su Spettacolo Enrico Pau), ma le strade dei figli di Rachele e Anacleto si dividono. Mario (insieme ad Antonino ed Emma) fonda “I Medas” e cerca di percorrere in maniera più professionale la strada del teatro.

Nel 1984, con la regia di Enzo Parodo, Antonino Medas porta in scena prima “Su mundu ‘e ziu Bachis”, poi “Cinixiu” e per lui sarà una consacrazione. Ma anche Mario (che sostituisce il fratello nella seconda parte della tournée nazionale) si copre di gloria. “Splendido Mario Medas”, scrive “Il Mattino di Napoli”. Questo era Mario Medas.

Perché Mario Medas aveva una passione genuina per l’arte, il teatro e per la lingua sarda. Io lo ricordo benissimo in tv, in una trasmissione a Sardegna Uno, in cui (erano gli anni ’90) condivideva con gli ascoltatori le sue riflessioni sui temi del momento. Parlava un bellissimo campidanese, e in anni in cui la lingua sarda era confinata in un ghetto il suo impegno pubblico era di straordinaria importanza.

Mario Medas è stato dunque tante cose: un cantante, un attore, un teatrante, un militante della lingua sarda. Ha consentito che la tradizione dei Medas proseguisse: il notissimo Gianluca Medas, infatti, è suo figlio.
Uno dei grandi meriti di Mario Medas è stato quello di avere avuto il coraggio di uscire dalla rassicurante condizione di attore dilettante e di confrontarsi con la sfida della scena come professione. E’ stato uno dei primi a farlo, uno dei pochi provenienti dal mondo del teatro dialettale, e in questo modo ha indubbiamente tracciato una strada. Perché fino all’ultimo ha avuto il gusto della ricerca, della sperimentazione. Mario Medas ha avuto il coraggio degli artisti veri.

Con il figlio Gianluca ha fondato la compagnia teatrale in lingua sarda “Famiglia d'arte Medas”, insieme anche ai fratelli Giacomo, Emma, Assunta Cocco Medas e alla moglie Teresa Podda Medas.

Nel 2013 è uscito postumo Medas Istorias. Tra vita e teatro, a cui ha lavorato fino agli ultimi giorni di vita, dove racconta le vicende artistiche di tutta la sua numerosa famiglia di attori e attivi in diverse attività sceniche.
Era legato in modo particolare all’interpretazione che aveva dato di tziu Bachis in Cinixu, e a quella del protagonista nella commedia classica delle scene isolane Tziu Paddori. L’ultima sua interpretazione è stata in Sa Badd’’e su silentziu, di cui aveva scritto anche il testo.

Da Wikipedia e da vitobiolchini.it

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 18 Febbraio 2014, 15:43:07
LEO GENN

Leo John Genn (Londra, 9 agosto 1905 – Londra, 26 gennaio 1978)
... è stato un attore cinematografico e teatrale inglese.

Ho rivisto un famoso film del immenso Roberto Rossellini, dal titolo " Era notte a Roma " del 1960, una pellicola del cinema neorealista in cui uno dei protagonisti è per l'appunto Leo Genn.
Leo, grande attore, recita la parte di un ufficiale Inglese e, fuma spesso la pipa. Controllano su Internet ho scoperto che anche in altre pellicole fuma la pipa, ed era un fumatore di pipa.

Biografia :
Nato al 144 di Kyverdale Road, distretto di Stamford Hill, nel quartiere londinese di Hackney, Genn era figlio del gioielliere Wolfe (William) Genn e di Rachel Asserson. Compì gli studi di giurisprudenza all'Università di Cambridge, iscrivendosi nel 1928 all'Ordine degli Avvocati[1]. Durante i successivi anni di praticantato, scoprì la passione per la recitazione e iniziò a lavorare come attore dilettante[1], debuttando sui palcoscenici londinesi nel 1930 in A Marriage has been Disarranged. Nel 1933 sposò Marguerite van Praag, responsabile di casting presso gli studi cinematografici Ealing, e apparve nella pièce Ballerina di Rodney Ackland. L'anno successivo entrò a far parte della prestigiosa Old Vic Company, con la quale si cimentò in diversi ruoli shakespeariani, tra cui quello di Horatio nella tragedia Amleto, interpretata nel 1937 a fianco di Laurence Olivier.

Nel frattempo Genn fece il suo debutto cinematografico in Immortal Gentleman (1935), una biografia su Shakespeare in cui interpretò il ruolo del mercante Shylock. L'attore apparve successivamente in una serie di piccoli ruoli non accreditati in pellicole quali Il principe Azim (1938) di Zoltan Korda, e Pigmalione (1938), in cui recitò una breve scena nei panni di un giovanotto che balla con la protagonista Eliza Doolittle (Wendy Hiller). Sempre nel 1938, Genn apparve nella pièce The Flashing Stream di Charles Langbridge Morgan, un successo che varcò l'oceano e venne rappresentato a Broadway.

Nonostante le crescenti e allettanti scritture, Genn non abbandonò del tutto la carriera forense fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando venne arruolato nella Royal Artillery, con la quale raggiunse nel 1943 il grado di tenente colonnello [1], guadagnandosi inoltre la Croix de guerre, prestigiosa onorificenza militare francese. Terminato il conflitto, fu nominato componente della giuria al Processo di Norimberga, durante il quale sfruttò la sua esperienza legale e raccolse le confessioni dei comandanti nazisti del campo di concentramento di Bergen-Belsen.

Malgrado l'impegno sul fronte bellico, Genn partecipò ad alcune prestigiose produzioni britanniche del periodo, tra cui La via della gloria (1944), dramma di Carol Reed ambientato sul fronte nordafricano, ed Enrico V, riduzione cinematografica dell'omonima tragedia shakespeariana, diretta da Laurence Olivier, in cui Genn interpretò il ruolo del Connestabile di Francia.

Nella seconda metà degli anni quaranta, Genn si dedicò a tempo pieno alla recitazione, diventando un interprete richiesto sia in patria che negli Stati Uniti. Il suo aspetto distinto e i suoi modi compiti furono apprezzati a Hollywood[1][2], dove Genn interpretò alcuni memorabili ruoli, tra i quali quello dello psichiatra Mark Kik nel dramma La fossa dei serpenti (1948), accanto a Olivia De Havilland, e quello di Petronio, consigliere di Nerone, nel kolossal Quo vadis? (1951), interpretazione che gli valse una nomination all'Oscar quale miglior attore non protagonista.

La successiva carriera cinematografica di Genn rimase improntata a ruoli prevalentemente di caratterista, con apparizioni in celebri film come Moby Dick (1956) di John Huston, in cui impersonò Starbuck, il primo ufficiale della baleniera Pequod, L'affare Dreyfus di José Ferrer (1958), nel ruolo del tenace colonnello Georges Picquart, Il giorno più lungo (1962), spettacolare rievocazione dello sbarco in Normandia, e 55 giorni a Pechino (1963), interpretato accanto ad Ava Gardner, Charlton Heston e David Niven. Da ricordare la partecipazione all'intenso dramma bellico Era notte a Roma (1960), per la regia di Roberto Rossellini, in cui Genn interpretò il ruolo di Michael Pemberton, un maggiore Inglese in fuga dai lager tedeschi, una delle sue migliori interpretazioni.


da Wikipedia

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Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 05 Marzo 2014, 16:05:54
Non sapendo dove sia meglio inserire queste fotografie, ho pensato che forse, questo è il giusto posto :

Fumatori di pipa durante la Guerra di Crimea... ( sperando che sia stata l'ultima  )
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Onofrio del Grillo - 24 Marzo 2014, 10:26:40
 ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 28 Marzo 2014, 16:34:42
Foto ricolorata...Generale Custer, 1862
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: rais - 28 Marzo 2014, 20:52:30
Il "VERO" fumatore di pipa è quello che fuma clan, me lo disse mio nonno alcuni mesi prima di morire, poi passò alle spuntature di toscano e mi disse che mischiandole col clan erano favolose, io andavo in terza media e mi piaceva il profumo di quel tabacco contenuto in una busta con disegno scozzese fumato nella pipa, poi quando sono diventato più grande ho comprato in MP IMMHOMIMMO (secondo me) e ho preso molti consigli da chi da giovane ha vissuto a Parigi, ho iniziato a praticare tanti forum ma molti non mi capivano e non capivo il perchè, mentre il clan è buonissimo, adesso dopo tante fumate di clan continuo a fumarlo e sono un fumatore di pipa (come da titolo).

Ho voluto condivedere riassuntivamente alcuni passi della mia vita piparia, spero di non aver infastidito qualcuno, se cosi fosse contattatemi in MP possiamo chiarire i punti di vista divergenti, infatti non mi sembra la sede ne il luogo opportuno per instaurare inutili diatribe che a nulla portano se non a fare la fine di pacchiotta (vedi apposito post)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 31 Marzo 2014, 13:07:32
PINO VENEZIANO

Poeta e Cantastorie

Pino Veneziano nasce a Riesi il 2 luglio del 1933.
 Durante la guerra il padre carabiniere, che ha prestato servizio prima a Castelvetrano e poi a Sciacca, abbandona la famiglia. Pino, interrompe la seconda elementare e comincia a lavorare come guardiano di capre e garzone di fornaio.
 A 17 anni, con la madre e il fratello, si trasferisce a Castelvetrano, dove lavora come garzone nei bar. Agli inizi degli anni ’60 è cameriere a Selinunte e verso la fine del decennio, con due amici, apre il suo primo ristorante.
 Impara a suonare la chitarra a circa 40 anni. Poco dopo scrive la sua prima canzone, Lu sicilianu.
 Le altre vengono quasi una dopo l’altra: una trentina circa (il materiale è in fase di riordino).
 Negli anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 il ristorante Miramare, e poi il Lido Azzurro, diventano un punto di riferimento per la borgata di Marinella di Selinunte. Pino serve ai tavoli e poi canta le sue canzoni. Tra i suoi clienti ci sono anche Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè, che lo vuole come spalla nel suo primo concerto in Sicilia.
 Pino regala le sue canzoni anche alle Feste dell’Unità. Nel 1975 incide il suo primo e unico disco, Lu patruni è suvecchiu (Il padrone è di troppo), edito dai Circoli di Ottobre; il poeta Ignazio Buttita nella nota di copertina lo definisce: Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia.
 Nell’estate del 1984 nel ristorante di Pino si ferma anche Borges, il quale si commuove ascoltando le sue canzoni che, per lui, non hanno bisogno di traduzione. Chiede anche di accarezzare il volto di Pino per “vederlo”.
Nel 1984 una compagnia di anziani di Riesi, in gita a Selinunte, casualmente fornisce a Pino informazioni su suo padre che si trova in un casa di riposo a Gela. Quando va a trovarlo scopre che anche il padre suona la chitarra e canta motivi popolari.
 Il 1986 è l’ultimo anno in cui Pino lavora al ristorante; intristito dalla morte della moglie (avvenuta nel 1980) e provato da una vita di fatica, per arrotondare la pensione fa il posteggiatore al Parco Archeologico di Selinunte. Continua comunque a scrivere canzoni.

 Muore il 3 luglio 1994, il giorno dopo il suo compleanno

da pinovenezianoaltervista.org
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 01 Aprile 2014, 13:17:12
LE GOFF

E' venuto a mancare oggi, alla età di 90 anni, uno storico e sociologo, tra i più autorevoli.

Jacques Le Goff (Tolone, 1º gennaio 1924 – Parigi, 1º aprile 2014)


...è stato uno storico francese, studioso della storia e della sociologia del Medioevo, tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica.

Docente nelle Università di Lilla e Parigi, dirige dal 1962 l'École pratique des hautes études di Parigi. Scrittore di molti saggi di storia medioevale ha pubblicato nel 1957 Gli intellettuali del Medioevo, nel 1967 Il basso medioevo, nel 1964 La civiltà dell'Occidente medioevale, nel 1976 Mercanti e banchieri del Medioevo, nel 1977 Tempo della Chiesa e tempo del mercante, nel 1982 La nascita del Purgatorio e Intervista sulla storia, nel 1983 Il meraviglioso e il quotidiano nell'Occidente medioevale che raccoglie saggi pubblicati in periodi differenti e alcuni lavori inediti.

Con il saggio L'Italia nello specchio del Medioevo del 1974 ha collaborato alla "Storia d'Italia" dell'Einaudi. Nel 1980 ha curato i volumi La nuova storia della Mondadori e nel 1981 Fare storia dell'Einaudi e Famiglia e parentela nell'Italia medievale del Mulino. Nel 1987 riceve la menzione speciale della Giuria del Premio Internazionale Città di Ascoli Piceno. Nel 1993 dirige la collana "Fare l'Europa" (pubblicata in italiano da Laterza).

Il 25 ottobre del 2000 riceve la laurea honoris causa in Filosofia dall'Università di Pavia.[1]

Nel 2011 firma, con George R. R. Martin, I fiumi della guerra dal quale viene tratto l'omonimo episodio di Il Trono di Spade.

Nel suo testo Tempo della Chiesa e tempo del mercante, pubblicato in Italia nel 1977, ha analizzato il tema della lotta di san Marcello con il drago traendo gli spunti dalla biografia scritta intorno al VI secolo da Venanzio Fortunato in Vita Sancti Marcelli. Nel capitolo X è narrata la storia di una donna adultera "di nobile famiglia ma di pessima fama" che, terminati i suoi giorni, venne portata al sepolcro. Dopo che la donna fu tumulata spuntò all'improvviso un enorme serpente, quasi un drago, che si mise a dilaniarne i resti con grande spavento della popolazione.

San Marcello, venuto a conoscenza del fatto, decide di andare a combattere il serpente, sotto la guida di Cristo, riuscendo a domarlo. "Alla fine San Marcello, rivolgendosi aspramente al drago, disse: "A partire da questo giorno, vattene nel deserto o immergiti nel mare". La bestia si allontanò subito e mai nessuna traccia fu segnalata. Ecco che la difesa della patria fu sostenuta da un solo sacerdote che, con un fragile bastone, domò il nemico più efficacemente che se si fossero adoperate le balestre... Così, le armi di una persona sola sconfissero il nemico di tutti, e nella preda di uno si riportò la vittoria generale".

In questo testo agiografico dell'età merovingia si trovano segni di differenti culture. Vengono fusi elementi che appartengono a tradizioni leggendarie diverse riguardanti gli animali, vengono inseriti nuovi simboli cristiani e si rileva il persistere di temi che ricorrono frequentemente nelle mitologie primitive adattati al contesto cristiano dove il nuovo eroe che protegge la comunità è il vescovo.

da Wikipedia

seguono foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Onofrio del Grillo - 01 Giugno 2014, 16:38:12

Pipe Styles during the Civil War
A photo study of images from the collection of the Library of Congress.

http://www.sykesregulars.org/equipment/LOC_pipes.php
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: longonibruno - 13 Giugno 2014, 22:36:55
Se la sigaretta elettronica avesse preso piede, forse una buona parte di fumatori di bionde ora sarebbe un fumatore di pipa. Ma in Italia comanda la FIT...
Una grande occasione persa.
P. S.molto OT: Perché a Cuba è figo vedere i poveracci fumare i sigari, mentre da noi i cubani sono roba da ricchi?
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Onofrio del Grillo - 14 Giugno 2014, 10:57:08
Se la sigaretta elettronica avesse preso piede, forse una buona parte di fumatori di bionde ora sarebbe un fumatore di pipa. Ma in Italia comanda la FIT...
Una grande occasione persa.
P. S.molto OT: Perché a Cuba è figo vedere i poveracci fumare i sigari, mentre da noi i cubani sono roba da ricchi?

Concordo.

p.s. perchè l'italiota del cibervolgo non capisce un cazzo.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: longonibruno - 14 Giugno 2014, 22:30:17
Se la sigaretta elettronica avesse preso piede, forse una buona parte di fumatori di bionde ora sarebbe un fumatore di pipa. Ma in Italia comanda la FIT...
Una grande occasione persa.
P. S.molto OT: Perché a Cuba è figo vedere i poveracci fumare i sigari, mentre da noi i cubani sono roba da ricchi?

Concordo.

p.s. perchè l'italiota del cibervolgo non capisce un cazzo.

Marchese, La ringrazio per il Suo sostegno.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: longonibruno - 14 Giugno 2014, 23:08:57
Ok.Sono OT per pigrizia.
Cari Presidente, Seretario e Soci....
Non si dovrebbe mettere sulla home page qualche nota (discutibile) contro il tabagismo?
Lo chiedo così.
Giusto per rompere e farVi perdere qualche nano seconco di sonno.
'notte.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Onofrio del Grillo - 08 Settembre 2014, 13:03:00
Nonno Bassotto

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 24 Settembre 2015, 10:30:02
Antonio Manzini (Roma, 7 agosto 1964) è un attore, sceneggiatore, regista e scrittore italiano.

Biografia :
Antonio Manzini (Roma, 7 agosto 1964), ha alle spalle un solido passato di attore, regista e sceneggiatore, sia per la tv che per il grande schermo. Tra i film a cui ha preso parte, vanno ricordati “Come Dio comanda” e “Il siero della vanità”.
Ha cominciato a farsi strada nel mondo letterario con i romanzi “Sangue marcio” e “La giostra dei criceti”. Il successo è arrivato però con la serie che vede protagonista Rocco Schiavone.
“Pista nera” (Sellerio, 2013) è il capostipite della serie, : il romanzo con cui il vicequestore di Trastevere trapiantato in Valle d’Aosta è entrato nel cuore di migliaia di lettori. A questo libro hanno fatto seguito “La costola di Adamo” (2014) e “Non è stagione” (2015). Del ciclo di Schiavone fanno parte anche i racconti presenti nelle antologie poliziesche “Capodanno in giallo”, “Ferragosto in giallo” e “Regalo di Natale”, pubblicate da Sellerio.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 04 Novembre 2016, 15:08:32
ENRICO CATTANEO  ( 1933 - 2016 )

"Ecco, quello che c'è di seguito, è solo un piccolo spunto che in qualche modo, illustra il personaggio che da poco è
venuto a meno e, che, qui lo ricordiamo in breve e ricordiamo che oltre al grande artista che fu, egli fu anche fumatore di sigarette ed anche e soprattutto grande fumatore di pipa."

La casa-studio di Enrico Cattaneo, a ridosso di piazza della Repubblica a Milano, a due passi dal nuovo quartiere di Porta Nuova, è un grande appartamento pieno di stampe, quadri, oggetti, carte, opere, ovviamente fotografie attraverso i quali è possibile ricostruire una lunga vita nella fotografia e, nell’arte. Nella camera oscura, una zona è dedicata all’archivio, tutto analogico, dove sono custoditi negativi e provini. La matematica è la grande passione di questo artista classe 1933: dopo studi scientifici, a partire dalla metà degli Anni Cinquanta Enrico Cattaneo ha iniziato a dedicarsi alla fotografia, al reportage, alla ricerca, per poi entrare in contatto con l’arte e farla divenire una professione, si potrebbe ben dire che, Cattaneo è l'ultimo grande artista-fotografo Milanese del primo dopoguerra. A partire dal 1957 ha iniziato a fotografare le periferie della città, Milano. Gli interessavano in particolare le zone a nord, che allora erano in piena evoluzione. Appena sposato, all’inizio degli Anni Sessanta, andò  ad abitare in zona Sempione, là, in via Procaccini, c’era una trattoria, Da Forlé, che frequentava e che era frequentata anche dall’amico editore Sergio Tosi, dai giovani del Realismo esistenziale, da Sandro Luporini, da Giorgio Gaber. In quel momento gli interessava scattare nei palazzi di corso Garibaldi, una zona centrale ma popolare, ancora disastrata dai danni bellici. Tuttavia, quando cercava di entrare nei palazzi, i portinai, come dei cerberi, lo fermavano..., a un certo punto ha scoperto che un gruppo di pittori che frequentava in trattoria aveva lo studio proprio in quella strada, al numero 89: Banchieri, Ferroni, Bodini, Broggini, Cassani, così, con la scusa di andarli a trovare riuscì a intrufolarsi nel palazzo e a fare foto delle case di ringhiera. Cattaneo si sentiva particolarmente vicino a quegli artisti e loro si sentivano vicini a lui, condividevano la medesima visione artistica della realtà, facevano dei quadri partendo proprio dalle fotografie di Cattaneo fonti d'ispirazione o, atti primogeniti assoluti di una certa visione nell'arte della realtà. A poco a poco hanno cominciato a chiedere di fotografare i loro quadri e così, casualmente, la vita ha preso un nuovo corso, Cattaneo divenne artista e professionista della macchina fotografica.
Ecco, questo è solo un piccolo spunto che in qualche modo, illustra il personaggio che da poco è venuto a meno,
e che, qui lo ricordiamo in breve e ricordiamo che oltre al grande artista che fu, egli fu anche fumatore di sigarette ed anche e soprattutto grande fumatore di pipa.



Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Bartleby - 05 Ottobre 2017, 19:09:30
Interrompo brevemente la carrellata di personaggi più o meno celebri però mi ha fatto un certo effetto, dopo otto anni, rileggermi in questa discussione (a pagina 2).
Rispetto a quell’intervento fondamentalmente non ho cambiato opinione tuttavia, nei gusti e modi d’uso (di tabacchi e pipe) mi sono - da solo - contraddetto talmente tante volte nel corso degli anni che sono seguiti che oggi scriverei su qualsiasi argomento inerente il “magico mondo” con molta più cautela.
Pur rimanendo fermo nel mio intendere il piacere della pipa come un piacere sostanzialmente anarchico e vedere in ogni fumatore di pipa una eccezione forse ho maturato - rispetto ad allora - in più una tolleranza vera, profonda, verso tutti i più disparati usi e costumi.
Se è vero che ancora oggi mi infastidiscono certi toni e certi atteggiamenti social “da branco” nelle discussioni (quasi impossibile per me frequentare FB, ad esempio) è altrettanto vero che mi infastidiscono solamente quelli e non i contenuti esperenziali che si vogliono far arrivare.
Sulle prime, dentro di me, mi dico che è un po’ come se avessi perso le unghie, il mordente e la voglia di affermare le mie ragioni rispetto a prima.
Poi però mi rendo conto che, a differenza di quell’epoca, semplicemente non sento più la necessità di giustificare-spiegare-difendere le mie scelte piparie davanti a nessuno e che, tutto sommato, la mia vita come fumatore di pipa è troppo breve per passare il tempo fumando i tabacchi e le pipe che piacciono agli altri.
Ecco, allora, forse integrerei quel mio intervento aggiungendo semplicemente che il fumatore di pipa “consapevole” (scusate la parolaccia) è quello che è riuscito, o quantomeno tende, a superarsi all’interno dei suoi stessi stereotipi e preconcetti, pur mantenendo - senza ansia alcuna - quella sua univoca identità che è andata consolidandosi nel medio-lungo periodo.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 05 Ottobre 2017, 22:19:38
Posso dire cose simili di me. Molto più aperto di prima
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 05 Ottobre 2017, 22:22:27
Comunque questo topic è bellissimo
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: samael - 06 Ottobre 2017, 00:49:53
Davvero, e sottoscrivo tutto l’ultimo intervento di Ramon (stavo per citarne alcuni brani ma faccio prima a farlo tutto mio)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: enrikon - 06 Ottobre 2017, 03:44:40
Io sottoscrivo anche il primo, quello di pagina 2, che non conoscevo, come non conoscevo questo thread.
Adesso torno a pagina 3 e cerco di leggermelo tutto.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Nic Salamandra - 06 Ottobre 2017, 08:32:32
Mah c' è il fumatore centellinatore di sofisticati petarelli gassosi e il Cacciatore che apprezza la modella ma poi si eccita con la cassiera, che problema c'è. C'è il piacere di scontrarsi per le idee, da giovani e meno giovani, apprezzo le unghie più curate e la posatezza, ma sono proprio i conetuti della c.d. Capiscitoria ad essere la bancarotta del sapere pipario.

In primis la trita confusione tra "chimica" e manifattura, l'inversione speculare tra civiltà manifatturiere e filiere rurali, la delegittimazione arrogante addirittura e l'ignoranza oltretutto della benedizione di poter riflettere e integrare su queste fonti, per operare da noi stessi un nostro tesoro quotidiano.

Non basta poi sapere ammettere descrivere che ci sono tradizioni venerande e importanti prodotti (oltretutto a rischio con questo adulante sapere rovesciato), no bisogna sfottere stracciare delegittimare. La meraviglia d'un Amphora Verde va oltre ogni brochure: davvero lì una oncezione millenaria è confluita nell'astrazione sapiente di scaltri coloni-importatori moderni. Per me, chi non gli tremano le mani aprendo un Amphora Verde non ha nella cultura del tabacco da Pipa il suo specifico, ma ho sempre detto che non serve. Se poi sfotte non capisce che significa per il gusto il portafoglio e la vita metterci un Saint Claude (o altre cose simili) sarebbe meglio disinnescarlo, perché se queste cose hanno stimolato dibattitti e fatto ridere abbastanza, ora direi basta perché lasciare che il nostro mondo sia "rappresentato" da queste voci non è concepibile.

Da ultra cinquantacinquenne mezzo paternalista con i quarantenni, dico... posati sì, coscienti ottimo; un po' più avveduti e reattivi su queste robe, meglio.... :)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 06 Ottobre 2017, 09:45:45
La Capiscitoria non comprenderà mai la magnificenza dell'Amphora Verde, che guarda con aria schifiltosa solo perchè si chiama Amphora. Fosse marcato Kendal lo osannerebbe.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Bartleby - 06 Ottobre 2017, 11:00:58
Caro Nic, dato che esprimi un concetto che sta all’opposto di quanto volevo dire con il post precedente personalmente - per coerenza - mi dissocerei dalla tua proposta di voler “disinnescare” qualsiasi altro fumatore di pipa per il solo fatto che i suoi scritti non mi rappresentano o non mi corrispondono.

Per quanto la tua storica presenza sui forum ed il burocratichese borpiano a cui hai costretto chi ti legge renda il concetto che esprimi sicuramente più morbido e complesso rimane il fatto che, per molti, non tutte le strade - e non tutti i thread - portano all’Amphora (Rosso falce&martello di solito, già Nero-da-mischio, oggi Verde-evergreen, nei secoli dei secoli a venire Giallo+qualche-cosa).

Non negavo, o sminuivo, ne il piacere ne l’utilità dell’incontro-scontro delle idee ma, casomai, relativizzavo l’importanza - per il solo sottoscritto - di oggettivizzare e difendere in pubblica seduta i miei chiodi fissi considerandomi una mutevole eccezione in un mondo di eccezioni altrettanto mutevoli, quantomeno nel lungo periodo. Non lo potrei più fare perché non potrei spiegare i miei (silenziosi o meno) periodi a solo Clan ovunque e comunque, a soli MacBaren, a soli Gawith, a sole Dunhill, a sole Castello, a sole billiard e via discorrendo.

Di me come fumatore so, come unica certezza, che nella pipa e nei suoi tabacchi ricerco e (ancora!) trovo un concentrato di piaceri materici e sensoriali che l’amico Daniele (qui Birdeye) paragonò, con il gusto dissacratorio che l’ha sempre contraddistinto, ad un clistere domenicale. Li per li ci rimasi quasi male ma, in fondo, in quella sua sintesi alla bolognese c’era molta più cul-tura sul lentofumo domestico che in qualsiasi altra piattaforma programmatica sul “magico mondo” mai letta, comprese quelle da me stesso idealizzate.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Nic Salamandra - 06 Ottobre 2017, 11:18:33
Hai ragione qui sono stato "criptico" nel senso che ho data scontata una cosa più volte detta: si disinnesca con sopravvivenze  fertili ed alternative e mi riferivo a oppositori  simbolici (uso: finche altro esiste e lo rappresentiamo, il disinnescaggio è già attivo. Questo è il mio pensiero conclamato).

Pel resto penso di connettermi molto bene, dialetticamente intendo, a quanto dici o almeno una parte: dici in sostanza che i modi infastidiscono ma non i contenuti. Secondo me, invece, è il replicaggio infinito di quei contenuti lì, il problema. Coi modi che si aggiungono, poi, saremmo al completo.

Ho apprezzato molto tutto, sia quanto approvo che quanto appena meno ;)

P.s.: certo non tutte le strade portano da una sola parte, anzi... ok anche questo, ci mancherebbe
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Nic Salamandra - 06 Ottobre 2017, 11:42:20
Ah circa l'Amphora Giallo io direi che io Cristiano siamo troppo tenuti... quando una cosa è buona e ha una sua personalità specifica, non è seconda a nulla, perché quei caratteri speicifici riempiono desideri ed utilità specifiche, costi esclusi. Facile sentir dire "se voglio un buon Virginia tanto vale spendere..." un discorso di totale non-senso perché è esperienza comunissima (il che non vuol dire di tutti ovviamente) che un tabacco ti tira dal tavolo come una Piapa dalla rastrelliera per affinità e necessità d'un singolo momento. La riduzione a "quello che sta sopra" di una risorsa, è un pensiero molto in voga in cui poca cognizione e molta prosopopea si fondono in maniera specialissima.... specifico per tranquillità che parlo sempre di posizioni e non individui... :).  Poi anche cose cattive tirano (la critica distingue e non è mai neutra), ma quando tirano essendo buone sono cmnq al top. Poi si può non concordare che sia buona. Se il giudizio è un giudizio va benissimo. Quando odora di "specismo" come la bassa politica viscerale reazionaria (per analogia), mi permetto di prendere qualche distanza. ;D
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 06 Ottobre 2017, 12:03:08
Il Giallo ha dalla propria qualità dei materiali, concezione, prezzo. Lo avessero messo in tin e chiamato, che so, Capstan argento, tutti si sarebbero inchinati.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: samael - 06 Ottobre 2017, 12:13:06
Il Giallo ha dalla propria qualità dei materiali, concezione, prezzo. Lo avessero messo in tin e chiamato, che so, Capstan argento, tutti si sarebbero inchinati.

"ah, il Capstan argento, una delizia sottovalutata"
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 06 Ottobre 2017, 13:00:26
Ramon ha scritto :
"...allora, forse integrerei quel mio intervento aggiungendo semplicemente che il fumatore di pipa “consapevole” (scusate la parolaccia) è quello che è riuscito, o quantomeno tende, a superarsi all’interno dei suoi stessi stereotipi e preconcetti, pur mantenendo - senza ansia alcuna - quella sua univoca identità che è andata consolidandosi nel medio-lungo periodo."

Plaudo Ramon, condivido questo pensiero in pieno, grazie per aver saputo prima pensarlo così nitidamente e, poi, riportarlo in modo scritto in modo altrettanto netto, nitido.

Altrettanto vero, trovo che sia il pensiero di Cristiano riguardo il Giallo di casa Amphora già, Capstan Argento.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 06 Ottobre 2017, 13:38:02
Il Giallo ha dalla propria qualità dei materiali, concezione, prezzo. Lo avessero messo in tin e chiamato, che so, Capstan argento, tutti si sarebbero inchinati.

"ah, il Capstan argento, una delizia sottovalutata"
degno del Postale
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Bartleby - 06 Ottobre 2017, 14:49:13
Hai ragione qui sono stato "criptico" nel senso che ho data scontata una cosa più volte detta: si disinnesca con sopravvivenze  fertili ed alternative e mi riferivo a oppositori  simbolici (uso: finche altro esiste e lo rappresentiamo, il disinnescaggio è già attivo. Questo è il mio pensiero conclamato).

Non avevo capito, fino in fondo, l'innocenza del tuo "disinnescare" che messo in questi termini non posso che sostenere.

Quanto alle altre conseguenti considerazioni (capisco: inevitabili ;D) sul "Giallo" (di tutti: amphoristi storici, pit-stoppisti del momento e antagonisti più o meno documentati) io semplicemente non l'ho ancora provato e per questo mi guardo bene dall'intervenire nella discussione votata ad esso.
Più ne ho letto (da bene a benissimo e da male a malissimo - su FB e sui forum) più mi sono tranquillizzato rispetto alla necessità di testare subitamente l'ultimo arrivato.
Non per supponenza verso qualcosa o qualcuno (figuriamoci se versus il mero prezzo che non dice assolutamente nulla date le assurde tassazioni vigenti in Italia), ma semplicemente perché in questo periodo mi sento soddisfatto di quel che fumo e delle mie scorte e non sono alla ricerca di nuove esperienze indi per cui mi vien facile evitare ugualmente i Peretti all'ultima moda, i McC tanto in voga, i migliorissimi 6 Gawith Hoggart di Lubinsky, il Giallo e persino, in toto, i pellegrinaggi verso Dubini.

Il che non significa che, a tempo debito, quando mi sarò forse semplicemente annojato della mia attuale routine.. farò pure io le mie nuove esperienze e non mi sentirò ne in ritardo ne il colpa per l'ignoranza accumulata sino a li.
Al Rosso e al Nero (che già conosco molto bene), al Verde (che conosco meno bene), integrerò sicuramente l'esperienza del Giallo quando, magari, finalmente?, non sarà più sulla bocca di tutti. Sarà tra un mese, tra un anno, a chi importa? A me no, figuriamoci a voi/loro!
Vedi: alla fine il tuo innocente "disinnescare" non è poi tanto diverso dal mio ma - invariabilmente - muove da basi dissimili.
Due eccezioni e nessuna regola se non quella - come giustamente tu sostieni - che si "disinnesca" con sopravvivenze possibilmente fertili (e non replicando al branco con atteggiamenti da branco antagonista - anche se questa mia ultima osservazione magari non ti riguarda a livello personale).
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Nic Salamandra - 06 Ottobre 2017, 15:02:33
Mah a parte il Giallo sono discreti ma stanno tutti sotto il loro concetto che era quanto interessava in un "conftonto" fra posizioni generali su queste cose. Io fumo molto più quello che fumi tu allo stato e questo interessa molto meno. Fumare uno o cento a scegliere meglio la prima cosa ma i curriculum personali fatti o da farsi sono ot riguardo il mio personale approccio. :) felice we
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: caporaiss - 06 Ottobre 2017, 15:09:38
dissento "sui Peretti all'ultima moda" nel senso che lo saranno adesso per il branco, io che praticamente fumo solo quelli e da circa un lustro e come ben dici non sono alla ricerca di nuove esperienze; se non li hai fumati, non puoi aggettivarli una moda.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: RHODESIAN - 06 Ottobre 2017, 23:35:42
Potrei sottoscrivere quasi tutto quello che ha detto Ramon, ma comprendo (o credo di farlo) piuttosto bene anche il buon Nic.

Purtroppo, o per fortuna, anche io in passato ho attraversato una certa fase fatta di assolutismi, di ricerca di quel meglio, dettato in realtà dall'opinione comune di una parte dei fumatori che hanno reso il fumare la pipa quasi un'attività pseudo scientifica, contraddistinta da snobismo e presunzione di base spesso privi di qualsiasi ragion d'essere.
Questo, soprattutto agli inizi della mia esperienza pipica, mi aveva portato acomportamenti quasi maiacali e rigidi (rotazione scientifica, pulizia maniacale, fumare sempre fino in fondo, se no meglio niente, ecc.)
Oggi, come ho già scritto, sono molto più "rilassato" e meno maniacale: non faccio più calcoli astronomici sulla rotazione e se qualche volta non riesco a pulire a fondo una pipa dopo averla fumata, non me ne faccio certo un dramma...
Nel tempo, ad esempio, ho scoperto che ai fini di una gradevole fumata spesso vale di più un buon caricamento del tabacco, che non un'ottima qualità nominale della pipa, e che le qualità "dinamiche" di una pipa sono spesso direttamente proporzionali a quelle del fumatore.
Ciò non toglie che possa assistere e anche partecipare, per il gusto del confronto, anche a discussioni di carattere "tecnico", consapevole che molte argomentazioni spesso attengono più al gusto personale che non alla oggettiva realtà.
Mi sono quindi anche fatto l'opinione che spesso le due anime dei pipatori, quella "collezionista" e quella "pratica" creino un po' di confusione, inducendo noi fumatori a cercare di far coincidere i gusti personali con i fatti concreti, le scelte "estetiche" con quelle tecniche, ecc..
Le equazioni bella = Buona e, soprattutto, costosa = bella = buona, nolto importanti un tempo, per me hanno davvero perso molto significato, anche se vedo che nel nostro mondo e molto spesso ancora così per tanti fumatori.
Come già detto, penso che spesso tendiamo a giustificare il desiderio di possesso dell'oggetto, tipico dell'apsetto collezionistico, con presunte caratteristiche qualitative, che in realtà quasi mai giustificano certi prezzi esorbitanti, o quanto meno la differenza abissale di prezzo tra un oggetto pipa e l'altro (ma anche questi sono discorsi triti e ritriti...)
Non parliamo poi delle "mode" o "tendenze di gruppo" delle quali spesso, in linea generale, siamo più o meno "vittime", ne più ne meno di quanto lo siamo quando vogliamo a tutti costi essere "fuori dal branco"...
Naturalmente sono solo alcune mie impressioni, ricavate dall'esperienza diretta e parlando e leggendo gli altrui scritti...
Trovo però emblematica, e la sottoscrivo in pieno, la considerazione di Nic sull'Amphora Giallo / Capstan Argento, che in poche parole dice tantissimo sul mondo dei fumatori di pipa...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: enrikon - 07 Ottobre 2017, 07:01:41
Io - dico la verità - senza i vari forum su internet avrei avuto molte difficoltà a reintrodurmi nel mondo della pipa dopo oltre vent'anni di abbandono a favore del sigaro.
Internet mi ha aiutato parecchio a orientarmi sul nuovo parco pipe che volevo crearmi e nella ricerca dei tabacchi preferiti, molti dei quali nemmeno esistevano o non erano importati ai "miei tempi".

Adesso però, che ho le idee un po' più chiare, sento anche il bisogno di affrancarmi da tutta questa massa di informazioni, a volte contraddittorie, spesso condite da polemiche. Toscopipa è l'unico sito che continuo a frequentare (anche se sporadicamente) e vedo che con la testa più libera mi godo più il tutto.

Sto per dire una cretinata, ma è un'esperienza che sto vivendo ultimamente: "la pipa vuole che, quando la fumi, tu non pensi a lei".
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Nic Salamandra - 07 Ottobre 2017, 08:16:04
Mah è Feisbuc dentro la Rete anche se sembra sempre più il contrario. I Forum dovrebbero federarsi per approntare un linguaggio è una qualità propri, senza forzature ma vagliando i problemi. La Capiscitura è cmnq tosta perché organica  a una economia elitaria algoritmica separata.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 09 Febbraio 2021, 10:32:20
FRANCO MARINI

ALLA MEMORIA

oggi, Martedì 09 Febbraio 2021 i quotidiani d'italia danno la triste notizia, "morto Franco Marini, ex presidente del Senato e leader della Cisl".

A noi caro, popolo del mondo della pipa, poichè Franco Marini era divenuto negli anni un
uomo che amava molto la pipa, quanto il compianto Presidente Sandro Pertini, chi avesse frequentato Franco Marini sà che era impossibile imbattersi in pubblico con Franco Marini senza che questi non avesse in mano o, tra i denti, una sua amata pipa,  in genere una bella pipa, è stato uno degli ultimi grandi famosi fumatori storici, di quelli veri, non di quei fumatori che usano solo esibire la pipa ma poi..., oppure di quelli che usano fumare una carica al giorno, egli era fumatore di pipa d'altri tempi, di quei tempi in cui tabacco e pipa erano quotidianità e presenza costante nella vita di un uomo, caratterizzante, la pipa era parte integrante della sua esistenza e contribuì a costruire l'immagine dell'uomo che è stato, la pipa era parte del suo corpo, prolunga di se, oggi ci lascia un icona del mondo passato della pipa, oserei dire del mondo classico della pipa, oggi fumerò qualche carica in più nella mia amata pipa e, saranno fumate in suo ricordo , a quello stile di uomo fumatore di pipa, vero, che oggi forse, è così raro incontrare nella vita moderna, sincopata e, maniaca del ascetismo salutista.

Franco Marini ha dedicato la sua vita al pipa, per noi del mondo della pipa è cosa importante, ma non và dimenticato tanto d'altro che, per i più è assai più importante, ha dedicato la vita alla resistenza, alla visione di un essere uomo di una certa ortodossia culturale, uomo di sindacato e uomo di politica:
ricoverato a causa del Covid, l'ex presidente del Senato è morto a 87 anni.
A me piace pensare che stringesse in mano ancora, una pipa.

Franco Marini è morto nella notte, in una clinica romana, all’età di 87 anni.Franco Marini era nato il 9 aprile 1933 a San Pio delle Camere, un comune di poco più di 600 abitanti dell’Aquilano. Era ricoverato da Gennaio perché positivo al Covid. Oltre a ricoprire la carica di presidente del Senato era stato ministro del Lavoro, segretario generale Cisl, segretario nazionale del Partito popolare italiano e parlamentare europeo, laureato in giurisprudenza, ha dedicato la sua vita alla politica: uomo della resistenza e della prima Repubblica, partecipò attivamente alla prima parte della seconda Repubblica, prima il sindacato (Cisl), poi la Democrazia Cristiana, quindi il Partito popolare italiano, la Margherita e da ultimo il Partito democratico.
Nel 1991 è stato ministro del Lavoro e della Previdenza sociale del VII governo Andreotti. Nel 1994 ha partecipato alla trasformazione della Dc in Ppi, di cui divenne segretario tre anni dopo: protagonista nei giorni della caduta del primo governo Prodi nell’ottobre del ’98. Nel 2006 è diventato presidente del Senato, battendo il candidato della Cdl, il senatore a vita Giulio Andreotti.
Nel 2013 è stato a un passo dal diventare presidente della Repubblica: fu candidato da Bersani, ma non ottenne l’elezione. Si scontrò con Matteo Renzi, che aveva criticato pubblicamente in tv la sua candidatura parlando di “dispetto al Paese”.
Franco Marini spesso soprannominato ‘il lupo marsicano’, anche in ricordo del suo periodo di leva, svolto come ufficiale negli Alpini: gli piaceva indossare, quando possibile, l’iconico cappello con la penna nera e stringere in mano la pipa. Difficile davvero vederlo in pubblico senza la sua pipa.
La notizia della sua morte è stata data su Twitter dall’amico Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi.
Tra i tanti messaggi spicca quello di Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia: “La politica come passione e organizzazione, il mondo del lavoro la sua bussola, il calore nei rapporti umani. Ci mancherà Franco Marini”, ha scritto in un tweet.


Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: samael - 09 Febbraio 2021, 10:42:35
RIP
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 11 Marzo 2021, 13:31:06
Per averlo conosciuto personalmente posso dire che Marini, come lui stesso confermò a Adp, da decenni non fumava più ma si limitava a tenere la pipa tra i denti.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 17 Marzo 2021, 19:22:56
in somma, come i bambini con il ciuccio in bocca..., comunque si sa, la pipa fa stile
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 24 Marzo 2021, 10:05:27
Guarda Stefano, da quando ho dovuto limitare drasticamente lo faccio anch'io di tenere la pipa spenta in bocca :'(
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 14 Aprile 2021, 14:35:49
Cristiano, drasticente quanto ?
Io da tempo ho scelto di diminuire le fumate , quindi viaggio da un minimo di due fumate al giorno ad un massimo di 4 al giorno, generalmente in settimana due o tre  fumate, Sabato e Domenica massimo 4 ....raramente cinque .

Un tempo mi portavo pipa e tabacco in ufficio e siccome l'ufficio é mio facevo a faccio quel che mi pare , perciò fumavo spesso anche lavorando e le fumate raddoppiavano , un po pensando alla salute un po alla economia ho dato una ridimensionata alla quantità .

Con ciò però posso affermare che l'oggetto pipa resta comunque al mio seguito , se va male che non fumo mi ciuccio la pipa spenta agognando e attendendo il rientro serale , momento in cui dò fuoco alle polveri senza pensieri ...
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 15 Aprile 2021, 11:29:57
Cristiano, drasticente quanto ?
Io da tempo ho scelto di diminuire le fumate , quindi viaggio da un minimo di due fumate al giorno ad un massimo di 4 al giorno, generalmente in settimana due o tre  fumate, Sabato e Domenica massimo 4 ....raramente cinque .

Un tempo mi portavo pipa e tabacco in ufficio e siccome l'ufficio é mio facevo a faccio quel che mi pare , perciò fumavo spesso anche lavorando e le fumate raddoppiavano , un po pensando alla salute un po alla economia ho dato una ridimensionata alla quantità .

Con ciò però posso affermare che l'oggetto pipa resta comunque al mio seguito , se va male che non fumo mi ciuccio la pipa spenta agognando e attendendo il rientro serale , momento in cui doveva fuoco alle polveri senza pensieri ...
una al giorno amico mio.... tieni conto che io viaggiavo dalle 6 alle 8 pipate al dì
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 15 Aprile 2021, 18:47:29
...anche io, prima che mi dessi una ridimensionata, fumavo spesso dalle 6 alle 8 cariche al giorno, portando in ufficio la pipa era naturale raggiungere tale numero, ma adesso, da tempo, ho ridimensionato tutto, ieri per esempio solo due pipate e spesso è cosi, Domenica sono state tre pipate e, devo dire che per me questo numero esiguo basta, me le godo al massimo...credo che sotto a tale numero
non andrò ho trovato un mio compromesso.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 07 Giugno 2021, 16:38:38
Grande amico del nostro Papini
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 07 Giugno 2021, 19:44:36
Mircea Eliade
 (IPA: [ˈmirt͡ʃe̯a eliˈade]) (Bucarest, 13 marzo 1907 – Chicago, 22 aprile 1986) è stato uno storico delle religioni, antropologo, scrittore, filosofo, orientalista, mitografo, saggista e accademico rumeno.
Tratto da Wikipedia.

Mircea Eliade é stato un grande studioso di fedi e società, ma qui lo ricordiamo anche in quanto  vero grande fumatore di pipa, molteplici sue immagini lo vedono ritratto con la pipa fumante in mano qui ne inseriamo solo tre a titolo indicativo, in questo forum non può non essere ricordato anche per questa realtà, di uomo della pipa, oltre che per l'indubbio contributo allo studio delle scienze umanistiche, nel suo campo forse è stato uno dei più grandi illustri studiosi che ci sia mai stato.


nota.
Scusa Cristiano se ho spostato sotto alla tua inserzione , mancavano le foto di rito.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 15 Giugno 2021, 12:08:20
grazie per le splendide foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 17 Giugno 2021, 10:19:22
dovere Cristiano, era il minimo
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 24 Giugno 2021, 19:59:39
Jorge Ricardo Aulicino
(Buenos Aires, 1949) è un poeta e giornalista argentino.

Si è formato nel laboratorio letterario di Mario Jorge De Lellis insieme a poeti e narratori come Daniel Freidemberg, Marcelo Cohen, Irene Gruss, Rubén Reches, Alicia Genovese, Leonor García Hernando, Lucina Alvarez e Jorge Asís.
Nel 2017 è stato insignito del Konex Merit Diploma per il giornalismo letterario.

Traiettoria
Ha lavorato nel giornalismo politico di sinistra negli anni '70.

Ha lavorato nelle agenzie di stampa e nei giornali "La calle" e "La noche" come sindacalista, cronista generale e cronista di polizia, tra il 1974 e il 1976.
È stato direttore della rivista politica "Generación 83" e redattore politico del settimanale "El Ciudadano".
Ha lavorato come caporedattore delle riviste "Know More" e "Mysteries".
Ha collaborato alle riviste letterarie "18 Whiskys", "Hablar de Poesía" e "León en el Bidet".
Ha fatto parte della direzione ed è stato editorialista per "Diario de poesía", una pubblicazione influente nel campo poetico degli anni '80.

È entrato a far parte del quotidiano Clarín nei primi anni '80 e vi ha lavorato fino alla fine di quel decennio. È tornato al giornale a metà degli anni '90 ed è stato direttore delle pagine di cultura, arte e scienza e caporedattore di Shows.
È stato vicedirettore ed editorialista di Revista Ñ, supplemento culturale dello stesso quotidiano fino al 2012.

accademici
Ha tenuto seminari di giornalismo presso l'Università di Buenos Aires e presso l'Università del Centro della provincia di Buenos Aires.

Ha tradotto numerose poesie di autori italiani, nordamericani e inglesi. Seleziona e traduce rime di Guido Cavalcanti e poesie di John Keats per la casa editrice Selecciones de Amadeo Mandarino.
Ha pubblicato nel 2011 una traduzione di Hell, di Dante Alighieri. Nel 2015 ha pubblicato la traduzione dei tre libri de "La Divina Commedia".
Nel 2016 ha pubblicato una selezione di traduzioni delle poesie di Pier Paolo Pasolini.

Collabora alla versione digitale di "Periódico de poesía" dell'Università Nazionale Autonoma del Messico.

Come poeta
Le sue poesie sono state incluse in antologie in America Latina e Spagna e tradotte in italiano e inglese.

Ha creato il blog di poesia in castigliano e ha tradotto poesie "Un'altra chiesa è impossibile".

È stato uno degli animatori del primo Festival Internazionale di Letteratura di Buenos Aires, tenutosi nel novembre 2008.

Ha ricevuto il Premio Nazionale di Poesia nel 2015.

Seguono immagini-foto


tratto da Wikipedia
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 17:37:49
EDWIN HUBBLE
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Edwin Powell Hubble (Marshfield, Missouri, 20 novembre 1889 – San Marino, California, 28 settembre 1953) è stato un astronomo e astrofisico statunitense.

Biografia
Era noto in vita principalmente per la scoperta, assieme a Milton Humason, nel 1929, della legge empirica spostamento verso il rosso / distanza, oggi giorno universalmente nota come legge di Hubble, la cui interpretazione in termini di velocità di recessione è coerente con le soluzioni di Alexander Friedman e Georges Lemaître delle equazioni di Einstein per uno spaziotempo omogeneo isotropo e in espansione.

I primi studi di Hubble presso l'Università di Chicago si concentrarono su matematica e astronomia. Si diplomò nel 1910; passò i tre anni seguenti come borsista Rhodes presso il The Queen's College ad Oxford, dove studiò legge e ricevette un diploma Master.

Tornò all'astronomia presso l'Osservatorio Yerkes dell'Università di Chicago, dove conseguì il dottorato nel 1917, e George Ellery Hale gli offrì un posto nel suo staff. Hale era il fondatore e direttore dell'Osservatorio di Monte Wilson della Carnegie Institution, vicino a Pasadena. Hubble rimase con la Carnegie fino alla sua morte per infarto nel 1953.

Il Telescopio Hooker usato da Hubble
Il suo arrivo all'Osservatorio di Monte Wilson fu all'incirca contemporaneo al completamento del Telescopio Hooker da 100 pollici, allora il più potente del mondo. Le osservazioni di Hubble condotte tra il 1923 e il 1924 con l'Hooker stabilirono, senza ombra di dubbio, che gran parte delle cosiddette nebulose a spirale, prima osservate con telescopi meno potenti, non facevano parte della nostra galassia come si credeva, ma erano esse stesse galassie, poste al di fuori della Via Lattea. Ciò fu possibile dopo che Hubble osservò per la prima volta la stella V1, una variabile cefeide nella Galassia di Andromeda, determinandone la distanza con sufficiente precisione e smentendo la precedente teoria, sostenuta anche dal collega Harlow Shapley, sull'appartenenza di tali nebulose alla nostra galassia[1]. L'annuncio di questa scoperta rivoluzionaria, fu dato il 30 dicembre 1924.

Il telescopio Hooker fu usato da Hubble anche per misurare i redshift delle galassie. Unendo le sue misure delle distanze delle galassie e le misure dei redshift scoprì una proporzionalità tra le due misure. Hubble ottenne un valore di proporzionalità di 500 km/s/Mpc,[2] che è molto superiore al valore attualmente accettato di 71 km/s/Mpc. L'errore era dovuto ad una non corretta calibrazione delle distanze.

Nel 1929 Hubble, assieme a Milton Humason, formulò la legge empirica di distanza di redshift delle galassie, oggi nota come legge di Hubble, che portò al concetto di universo in espansione. Se il redshift è interpretato come misura di velocità di allontanamento, allora esso indica uno spazio in espansione omogenea. Questa scoperta successivamente ha portato alla formulazione della teoria del Big Bang da parte di Georges Edouard Lemaître e George Gamow. Nel 1917 Albert Einstein aveva avuto gli stessi risultati nella Teoria della relatività generale ma, non volendo accettare le implicazioni cosmologiche che potevano conseguirne, introdusse nelle equazioni una costante cosmologica. Quando Einstein venne a conoscenza della scoperta di Hubble, disse che quella costante era stato l'errore più grande della sua vita.

Poco prima della sua morte, il Telescopio Hale da 200 pollici dell'Osservatorio di Monte Palomar venne completato. Hubble fu il primo ad usarlo.

Hubble, inoltre, inventò un sistema di classificazione per le galassie, raggruppandole secondo contenuto, distanza, forma, dimensione e brillantezza.

Riconoscimenti:
Nel 1940 ricevette la Medaglia d'Oro della Royal Astronomical Society.
Il telescopio spaziale Hubble è chiamato così in suo onore.
Gli è stato dedicato un asteroide, il 2069 Hubble, ed un cratere lunare di 80 km di diametro.

SEGUONO immagini foto
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 17:43:44
BURL IVES

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Burl Ives nel film La gatta sul tetto che scotta (1958)
Statuetta dell'Oscar Oscar al miglior attore non protagonista 1959
Burl Icle Ivanhoe Ives (Hunt City, 14 giugno 1909 – Anacortes, 14 aprile 1995) è stato un cantautore e attore statunitense.

Biografia
Nacque nello stato dell'Illinois da una famiglia di contadini di origine irlandese, in cui la musica era parte della vita quotidiana. Dalla nonna Katie White, Burl imparò molte ballate della tradizione popolare irlandese e britannica. All'età di quattro anni si esibì per la prima volta in pubblico durante uno spettacolo per reduci dalla prima guerra mondiale, cantando Barbara Allen. Durante le scuole medie imparò a suonare il banjo seguendo la tradizione del folk americano. Dopo il tentativo, fallito, di diventare un giocatore di football, viaggiò attraverso vari stati, vivendo di lavori precari, sino al 1938, anno in cui si trovava a New York. Cantando con Woody Guthrie, Lee Hays, Millard Lampell e Pete Seeger, qui venne ingaggiato per varie apparizioni in teatro e fu successivamente messo sotto contratto dalla CBS per presentare Wayfaring Strangers, un programma radiofonico di canzoni tradizionali.

Dopo aver prestato servizio militare per diciotto mesi, debuttò nel cinema interpretando la parte del cow boy cantante Smoky nel film Il vendicatore silenzioso (1946). Nel 1950, la sua versione della ballata popolare Lavender Blue, proposta nel film Tanto caro al mio cuore fu candidata all'Oscar alla migliore canzone.

La sua carriera cinematografica subì una battuta d'arresto durante il Maccartismo, quando Ives fu accusato di appartenere al Partito Comunista. L'attore dovette difendersi dal fatto di aver frequentato artisti quali Pete Seeger e Woody Guthrie, ma accettò di collaborare con la Commissione per le attività antiamericane e poté riprendere il lavoro.

Nel 1954 ritornò sui palcoscenici di Broadway per interpretare il capitano Andy in una delle riedizioni della commedia musicale Show Boat di Jerome Kern, e nel 1955 per interpretare Big Daddy nel lavoro di Tennessee Williams La gatta sul tetto che scotta. Nel 1958 portò lo stesso ruolo nell'omonima versione cinematografica diretta da Richard Brooks.

Nel 1959 vinse il premio Oscar al miglior attore non protagonista per l'interpretazione del capo Ranch Rufus Hannassey in Il grande paese di William Wyler.

Dal 1960, Ives iniziò ad incidere dischi per la Decca arrivando a pubblicare oltre 30 album; successivamente passò alla Columbia con la quale registrò altri 10 album. Fino al suo ritiro ha inciso inoltre per la United Artists e per la MCA Records. Per l'Enciclopedia Britannica, Ives registrò sei raccolte di canzoni per una serie dedicata alla storia della musica popolare.

Oltre alla radio e al cinema, Ives si esibì anche in televisione, nel programma natalizio Rudolph with the Red Nose. Le repliche annuali di questo programma lo hanno legato, nella memoria collettiva, alle festività natalizie. In seguito Ives interpretò la parte del protagonista nella serie The Bold Ones: The Lawyers e una parte nella miniserie Radici (1977).

Nel 1989 si ritirò dalle scene, pur continuando ad esibirsi in spettacoli benefici; morì a 85 anni, nel 1995, per un cancro della bocca.

Massone, raggiunse il 33º ed ultimo grado del Rito scozzese antico ed accettato.
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 17:48:45
DONALD SIMON KLOPFER

Da Wikipedia

Donald Simon Klopfer (23 gennaio 1902-30 maggio 1986)
era un americano editore, uno dei fondatori della casa editrice americana Casa casuale, insieme a Bennett Cerf. Klopfer era il tranquillo uomo d'affari interno per la personalità abbastanza visibile e socievole di Cerf "Mr. Outside".

Donald Simon Klopfer è nato il 23 gennaio 1902 a New York City a Ebraica genitori, Simon Klopfer e Stella Klopfer Jacobson (nata Danzinger). È entrato Columbia College ma trasferito a Williams College. Entrò nella classe del 1922 ma non si diplomò Williams College o.

Carriera
Da giovane, Klopfer ha lavorato come tesoriere dal 1921 al 1925 per il suo patrigno che era un tagliatore di diamanti presso la United Diamond Works, Inc.[citazione necessaria] nel Newark, New Jersey.[1] Nel 1925, suo amico Bennett Cerf ha presentato con lui l'opportunità di acquistare per $ 200.000 il classico impronta, Biblioteca moderna, a partire dal Boni e Liveright. Klopfer e Cerf hanno formato una partnership, hanno completato l'acquisto e sono entrati in affari come 50/50 partner.[1] Aumentarono la popolarità della serie e nel 1927 iniziarono a pubblicare libri di commercio generico che selezionarono "a caso". Iniziò così la loro attività editoriale, che col tempo diedero il nome Casa casuale. Ha usato come logo una casetta disegnata dall'amico di Cerf e collega alunno della Columbia Rockwell Kent.[7] Il talento di Cerf nel costruire e mantenere relazioni ha portato contratti con scrittori come William Faulkner, John O'Hara, Eugene O'Neill, James Michener, Truman Capote, Theodor Seuss Geisel, e altri. Klopfer gestiva l'attività e la produzione di libri.[1] Dal 1942 al 1945, Klopfer servì come USAAF maggiore nel teatro europeo.[citazione necessaria]

Cerf si ritirò nel 1970, con Klopfer che gli succedette come presidente; si è ritirato nel 1975.[1]

Vita personale e morte
La prima moglie di Klopfer, Florence Selwyn, morì nel 1971, e un decennio dopo Klopfer sposò il noto scrittore e attivista politico democratico Katie Louchheim il 19 luglio 1981.
Cerf e Klopfer erano entrambi importanti Ebraica uomini d'affari. Nel 1967, Klopfer si dimise dal Consiglio americano per il giudaismo dopo che il Consiglio ha rilasciato una dichiarazione che Klopfer e altri leader ebrei hanno trovato ripugnante.
Era un membro del Harmonie Club.

Klopfer è morto a Ospedale Lenox Hill a New York, New York, il 30 maggio 1986, all'età di 84 anni. Klopfer lasciò la sua seconda moglie, un figliastro, C.A. "Tony" Wimpfheimer (con la sua prima moglie) e una figlia, Lois Klopfer Levy.

Premi
Prima della sua morte, Klopfer ha ricevuto una laurea honoris causa da Williams College, nonostante non abbia mai conseguito i requisiti di laurea.

Lavori
Nel 2012, Casa casuale ha pubblicato un libro di raccolte seconda guerra mondiale lettere intitolate Caro Donald, Caro Bennett: La corrispondenza in tempo di guerra di Donald Klopfer e Bennett Cerf.

Caro Donald, Caro Bennett: la corrispondenza in tempo di guerra di Donald Klopfer e Bennett Cerf (New York: Random House, 2002). ISBN 0-375-50768-X
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 17:59:59
SOPHIE B. HAWKINS

Sophie Ballantine Hawkins (New York, 1º novembre 1964) è una cantautrice e musicista statunitense.

Biografia
Ha debuttato con l'album Tongues and Tails nel 1992, che ha avuto un buon successo permettendo all'artista di ottenere la candidatura al Grammy Award al miglior artista esordiente nel 1993. Il singolo che l'ha consacrata è Damn I Wish I Was Your Lover. Il suo secondo album è uscito nel 1994, prodotto da Stephen Lipson. Nel 1999 è uscito Timbre, terzo disco per la Columbia Records. Successivamente l'artista ha fondato una sua etichetta discografica, la Trumpet Swan Productions, che ha ristampato Timbre. Nel 2004 è uscito Wilderness.

Vita privata
Si dichiara pansessuale ed ha una relazione con la regista e sceneggiatrice Gigi Gaston.

Discografia
Album studio
Tongues and Tails (1992)
Whaler (1994)
Timbre (1999)
Wilderness (2004)
The Crossing (2012)
Raccolte
The Best of Sophie B. Hawkins (2002)
Essential Sophie B. Hawskins (2003)
Damn I Wish I Was Your Lover (2003)
Live
Live: Bad Kitty Board Mix (2006)

Da Wikipedia
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 18:03:57
PATTI SMITH

Patti Smith, all'anagrafe Patricia Lee Smith (Chicago, 30 dicembre 1946), è una cantautrice, poetessa e artista statunitense. Figura atipica e rivoluzionaria nel rock degli anni settanta, è stata tra le grandi protagoniste del proto-punk e della New wave.[2][5][6] Il grande carisma interpretativo e la suggestiva potenza delle parole delle sue canzoni le hanno fatto guadagnare il soprannome di ''sacerdotessa maudite del rock".[7]

La rivista Rolling Stone la inserisce al quarantasettesimo posto nella sua classifica dei 100 migliori artisti[8] e all'ottantatreesimo nella lista dei più grandi cantanti.

Biografia
A ventotto anni entra nel mondo della musica, dapprima con timide letture di poesia e suoni (con il chitarrista Lenny Kaye), poi con singoli di etichette indipendenti, infine con un album prodotto da John Cale, Horses, del 1975, che fa letteralmente epoca per la voce passionale e inebriata, la visionaria qualità poetica (per certi versi accostabile a Bob Dylan e Jim Morrison) e per la sferza della musica, un nudo rock elettrico che qualcuno ha definito punk, anche se quel termine avrebbe poi assunto una diversa sfumatura con l'avvento dei Sex Pistols e delle band britanniche.[9]

Escono poi Radio Ethiopia (1976), Easter (1978) e Wave (1979): Patti diviene esponente di punta di un rock intelligente e nuovo, ammaliando i critici, ma visitando anche le classifiche (Because the Night, scritta con Bruce Springsteen) e riuscendo a mantenere credibilità nei passaggi più spericolati, come quando nelle note al quarto album, Wave, inserisce una foto di Papa Luciani e la scritta "la musica è riconciliazione con Dio"[10].

Nel 1979, dopo un trionfale tour italiano a settembre, con date a Bologna e Firenze il 9 e 10 rispettivamente, entrambe davanti a circa 70.000 spettatori, Patti Smith annuncia a sorpresa il suo ritiro dalle scene e sposa il chitarrista degli MC5 Fred 'Sonic' Smith, a cui ha dedicato il brano Frederick, e dal quale ha due figli: Jackson (1981) e Jessica (1987). Nel 1988 pubblica un disco gradevole ma sospeso a mezz'aria: Dream of Life. L'album contiene People Have The Power, una delle sue maggiori hit, che diverrà un vero e proprio inno alla libertà e alla democrazia.

Negli anni novanta il paesaggio cambia drasticamente. Patti perde il fidato pianista Richard Sohl e Robert Mapplethorpe (quest'ultimo già nel 1989), compagno della bohème giovanile, il fratello Tod e soprattutto il marito Fred, morto per un attacco di cuore. Torna allora a fare musica e completa l'album che con Fred Smith da tempo progettava. Lo chiude nel 1996, con il nome di Gone Again. Nel 1996 esegue la parte femminile del brano dei R.E.M. E-Bow the Letter, dedicato a River Phoenix scomparso nel 1993.

Negli anni successivi continua con una produzione regolare e frequenti incursioni sui palcoscenici di tutto il mondo. Le sue canzoni continuano a mirare ai dolori e alle follie del mondo: l'invasione cinese del Tibet, la morte di Ginsberg e Burroughs, il Vietnam, Madre Teresa e il mito di Ho Chi Minh, a cui Patti dedica il suo album del 2000, Gung Ho. Il disco inedito seguente è Trampin' (2004), con una piccola apparizione della figlia Jessica. Tra i brani contenuti anche Radio Baghdad, improvvisato in studio con Oliver Ray, in cui immagina una mamma irachena che canta una ninna nanna al figlio una notte, mentre cadono le bombe.

Nel 2005, in occasione del trentesimo anniversario del suo primo album Horses, pubblica una versione nuova dell'album che comprende due cd: il primo è lo stesso di trent'anni fa rimasterizzato e il secondo è l'intero album suonato dal vivo alla Royal Festival Hall di Londra con una band rivista: oltre ai "soliti" Lenny Kaye, Jay Dee Daugherty e Tom Verlaine, Tony Shanahan prende il posto dello scomparso Richard Sohl al pianoforte e va sottolineata la presenza di Flea al basso.

Nel 2006 suona a Torino con un concerto gratuito in Piazza Castello durante le Olimpiadi invernali di quell'anno . Nel 2007 entra a far parte della Rock and Roll Hall of Fame. Nel 2008 duetta con Irene Grandi e Francesco Renga nel brano Birima per sostenere il progetto umanitario del microcredito in Africa.

Nel 2009, dopo un incontro al raduno nazionale di Emergency di Firenze organizzato da Maso Notarianni, intraprende una collaborazione con il gruppo aretino Casa del vento. La collaborazione inizia con la registrazione di due brani e prosegue con alcuni concerti. Nel 2011 torna a cantare insieme al gruppo musicale R.E.M. nella canzone Blue, presente nell'album Collapse into Now. Nello stesso anno compare in un cameo nell'episodio Icarus (stagione 10, episodio 7) del telefilm Law & Orderː Criminal Intent.

Nel 2012 in occasione del festival di Sanremo duetta come ospite straniero con il gruppo Marlene Kuntz cantando Impressioni di settembre della Premiata Forneria Marconi e il suo più famoso successo Because the Night, il quale le fa guadagnare una standing ovation. Il 5 giugno 2012 viene pubblicato in Italia il nuovo album di inediti: Banga. Il 25 aprile 2013 è ospite nel talent show The Voice of Italy nel quale duetta insieme a Noemi, Raffaella Carrà, Riccardo Cocciante e Piero Pelù uno dei suoi più grandi successi Because the night.

Il 3 maggio 2017, le viene conferita la laurea magistrale ad honorem in "Lettere classiche e moderne" presso l'Università degli studi di Parma.

Il 28 novembre 2019, le viene conferita la laurea magistrale ad honorem in "Lingue e letterature europee e americane" presso l'Università degli studi di Padova.

Discografia
Album in studio
1975 - Horses
1976 - Radio Ethiopia
1978 - Easter
1979 - Wave
1988 - Dream of Life
1996 - Gone Again
1997 - Peace and Noise
2000 - Gung Ho
2004 - Trampin'
2007 - Twelve
2012 - Banga
EP
1977 - Hey Joe/Radio Ethiopia
1978 - Set Free
2005 - Horses/Horses
Live
2004 - Live aux Vieilles Charrues
2012 - Live in Germany 1979
Raccolte
1996 - The Patti Smith Masters
2002 - Land (1975-2002)
Opere
Seventh Heaven (1972), pubblicato in Italia con il titolo Poesie, Newton Compton, 1979[11]
A Useless Death (1972)
kodak (1972)
Early morning dream (1972)
Witt (1973)
Ha! Ha! Houdini! (1977)
Gallerie Veith Turske (1977)
Babel (1978), pubblicato in Italia con il titolo Babel, Newton Compton, 1980[11]
Patti Smith Canzoni, a cura di Marina Morbiducci e Massimo Scarafoni, copertina di Emanuele Luzzati, ritratto a Patti Smith di Luigi Granetto, Lato Side 1979
Woolgathering (1992), pubblicato in Italia con il titolo I tessitori di sogni, Bompiani, 2013
Early Work: 1970 - 1979 (1994), pubblicato in Italia con il titolo Il sogno di Rimbaud: poesie e prose 1970-1979, Einaudi, 1996[11]
The Coral Sea (1996), pubblicato in Italia con il titolo Mar dei Coralli, Bompiani, 1996[11]
Patti Smith Complete (1998), pubblicato in Italia con il titolo Complete: canzoni, riflessioni, diari, Sperling & Kupfer, 2000[11]
Wild Leaves (1999)
Strange Messenger (2003)
Auguries of Innocence (2005), pubblicato in Italia con il titolo Presagi d'innocenza, Frassinelli, 2006[11]
Just Kids (2010), pubblicato in Italia con il titolo Just kids, Feltrinelli, 2010[11]
M Train (2015), pubblicato in Italia con il titolo M Train, Bompiani, 2016

DA WIKIPEDIA
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 18:22:11
Serge Gainsbourg

Da Wikipedia

Serge Gainsbourg, anche noto come Julien Grix (o Julien Gris), pseudonimo di Lucien Ginsburg (Parigi, 2 aprile 1928 – Parigi, 2 marzo 1991), è stato un cantautore, attore, regista, compositore e paroliere russo naturalizzato francese di origini ucraine.
Ebbe successo internazionale a partire dalla seconda metà degli anni sessanta specialmente grazie alla canzone Je t'aime... moi non plus, cantata in coppia con Jane Birkin.
Serge Gainsbourg, anche noto come Julien Grix (o Julien Gris)[9], pseudonimo di Lucien Ginsburg (Parigi, 2 aprile 1928 – Parigi, 2 marzo 1991), è stato un cantautore, attore, regista, compositore e paroliere russo naturalizzato francese[10] di origini ucraine.

Biografia
Origini e primo matrimonio
Figlio di immigrati ebrei ucraini, suo padre, Joseph Ginsburg, nato a Costantinopoli[12] il 27 marzo 1896 e morto il 22 aprile 1971 a Houlgate, entrò nel Conservatorio di Pietrogrado, poi in quello di Mosca per studiare musica: Joseph scelse il pianoforte. Poi, in Crimea, incontrò Brucha Goda Besman (1894-1985), soprannominata Olia o Olga, un mezzosoprano che divenne sua moglie il 18 giugno 1918. Nel 1919, Joseph e Olga lasciarono Odessa, si esiliarono in Georgia, poi a Istanbul prima di sbarcare il 25 marzo 1921 a Marsiglia e trasferirsi a Parigi, dove ritrovarono il fratello di Olga che lavorava per la banca Louis-Dreyfus. Joseph lavorò come pianista di bar e di cabaret, e Olga come cantante al conservatorio russo. Vivevano in Rue de la Chine nel 20º arrondissement di Parigi. Nel 1922 nacque il loro primo figlio, Marcel, che morì a sedici mesi per una polmonite, poi una figlia, Jacqueline, nel 1926, infine i gemelli, Liliane e Lucien, nati nel 1928 alla maternità dell'Hôtel-Dieu di Parigi nell'Île de la Cité.

La famiglia Ginsburg ottenne la nazionalità francese il 9 giugno 1932[senza fonte] e continuò a vivere a Parigi, dove venne presto identificata durante il periodo dell'occupazione da parte dei nazisti e fu quindi costretta a fuggire nelle campagne fino al 1944. In quegli anni, Lucien fu costretto ad appuntare una stella gialla sulla sua uniforme di studente e iniziò a suonare, da autodidatta, il pianoforte.[11]. Venne quindi iscritto dal padre a un istituto d'arte per studiare pittura. Lì incontrò la modella russa Elizabeth Levitsky, segretaria di Georges Hugnet, amico di Salvador Dalí. La frequentazione con la donna, e anche con l'artista surrealista, diventarono habitat ideale per Lucien. Nel 1951, infatti, si sposò con Elizabeth, da cui divorziò nel 1957.
Dalla vita da chansonnier al rapporto con Brigitte Bardot (anni 1957–1968)
In omaggio alle proprie origini russe, Lucien adottò il nome d'arte Serge e tramutò il proprio cognome scegliendo Gainsbourg, in omaggio al pittore inglese Thomas Gainsborough.[11]- Pronto a dare una svolta alla propria carriera, iniziò a interpretare da sé le proprie canzoni, fino ad allora nobilitate dall'icona Juliette Gréco, e venne ingaggiato al nightclub Milord L'Arsouille, anche grazie all'amica Michèle Arnaud, giovane intellettuale e filosofa. La figura di chansonnier, ispirata dall'amore per le donne, sarà quella che lo contraddistinguerà per il resto della vita.

Nel 1962 venne pubblicato N° 4, quarto album in studio per Serge in cui iniziò ad approcciarsi anche all'inglese (Intoxicated Man). Il brano Vilaines filles et Mauvis Garçons verrà infatti registrato anche come EP in Inghilterra con Harry Robinson, futuro collaboratore di Nick Drake e Sandy Denny. Nel 1963 Serge fu chiamato per realizzare la colonna sonora del film Strip-Tease del suo amico Jacques Pointrenaud, a cui partecipò un'ancora sconosciuta Christa Paffgen (Nico).

Nel 1964 Serge sposò Béatrice Pancrazzi, una donna aristocratica dall'indole possessiva, che limitò anche il rapporto di Gainsbourg con Juliette Gréco e persino col vecchio pianoforte del padre. Questa parentesi di quiete domestica venne utilizzata per registrare in soli due giorni l'album Gainsbourg Confidentiel insieme al chitarrista Michel Gaudry e al contrabbassista Elek Bacsik. Il quinto album in studio fu per Serge un gioiello jazz, elettrificato dalle chitarre, che venne salutato dalla critica come uno dei suoi migliori lavori.[11] Nel 1964 fu la volta di Gainsbourg Percussions che, come dice il titolo stesso, si avvalse di percussioni (cinque per la precisione) e di un coro di dodici fanciulle francesi oltre che, come sempre, del pianista e arrangiatore Goraguer. In questo disco quindi venne sperimentata la musica afro, reinterpretando anche Kiyakiya (che diventò Joanna), Akiwowo (New York - USA) e Gin-go-lo-ba (Marabout) di Babatunde Olatunji. Gainsbourg Percussions segnò anche il debutto di France Gall. Le recensioni del disco non furono confortanti, ma questo a Serge non importava, essendo un artista che rinunciava al raggiungimento del successo a tutti i costi, in favore di una libertà espressiva che lo soddisfacesse personalmente a 360 gradi.

Nel 1964 nacque la sua prima figlia, Natascha. In questo periodo Serge iniziò a comporre canzoni pop, orientandosi verso lo yéyé, per popstar giovani e ingenue come France Gall (che vinse con Poupée de Cire, Poupée de Son l'Eurofestival 1965). Nel 1965, inoltre, Michèle Arnaud, vecchia amica di Gainsbourg diventata produttrice televisiva, tornò sulla scena discografica con un album contenente Les Papillons Noirs, scritta proprio da Serge. E fu proprio Michèle che presentò a Serge il regista Pierre Koralnik, con cui girò il telefilm Anna. Ne venne fuori anche un album, appunto Anna, realizzato con Michel Colombier e a cui partecipò (come nel telefilm) la danese Anna Karina. Durante la messa in onda del telefilm (1967), Serge si era già trasferito in un appartamento presso la Cité Internationale Des Arts e Lettres, dove realizzò diversi EP e prese parte a numerose pellicole.

In questi anni ritornò a frequentare Béatrice, ma l'evento che più di altri lascerà un segno nella vita e nella produzione di Serge è l'incontro con Brigitte Bardot, avvenuto durante il Sacha Show, programma televisivo condotto da Sacha Distel. I due attori e cantanti reinterpretarono assieme il classico di Burt Bacharach Raindrops Keep Fallin' on My Head. Nacque un'immediata e incontenibile passione che li portò a porre fine ai conti in sospeso coi relativi partner, ossia Beatrice da una parte e Gunther Sachs dall'altra. I due diventarono inseparabili e Serge scrisse per Brigitte diverse canzoni, tra cui una prima versione di Je t'aime... moi non plus, registrata in una notte del 1967 a Parigi con l'arrangiamento di Michel Colombier. La coppia, durante le registrazioni, interpretò un cortometraggio in cui si lasciò andare a un vero e proprio petting. L'album che ne scaturì è Bonnie and Clyde (1968), ispirato dalla coppia di rapinatori Bonnie e Clyde. Il disco contiene tracce già edite (cantate precedentemente da Anna Karina o dalla Gréco), revisioni di classici jazz (come Everybody Loves My Baby, scritta da Spencer Williams) e inediti, come la canzone che dà il titolo all'album.

Nello stesso 1968 venne pubblicato Initials B.B., che sancì la fine del rapporto tra Serge e Brigitte, che nel frattempo diede un'altra chance al marito Sachs.[11] Disperato da quanto accaduto, Serge portò a termine l'album da solo. Il disco contiene nuove rivisitazioni e altri inediti, come la title track, Shu Ba Du Ba Loo Ba e Ford Mustang.

Jane Birkin e i concept album (1969–1977)
Dopo la fine del rapporto con Brigitte Bardot, il quarantenne Serge si dedicò alla realizzazione di colonne sonore per il cinema. Nel 1969 proprio il cinema diventò, grazie al regista Pierre Grimblat e in particolare al film Slogan, anello di congiunzione che lo legò all'inglese Jane Birkin. Nel film Serge fu attore e autore della colonna sonora, mentre Jane (già conosciuta per Blow-Up) fu protagonista femminile, sostituendo all'ultimo momento Marisa Berenson. Tra i due iniziò una relazione che portò Serge a lasciare la moglie incinta, ben consapevole che quella avrebbe potuto essere l'ennesima effimera conquista.[11] A dire il vero, l'inizio di questo legame fu disastroso, in quanto Jane era ancora un'innocente ventenne e non conosceva il francese, mentre Serge era uno snob che arrivava spesso a denigrare sul set la giovane inglese. Successivamente però, i due dimenticarono i primi approcci e iniziarono un sodalizio artistico e sentimentale.

Serge propose a Jane di reinterpretare Je t'aime... moi non plus, e lei accettò superando gli ostacoli, dovuti innanzitutto al fatto che quella canzone era legata a Brigitte Bardot e in secondo luogo alla lingua. La nuova versione del brano aprì l'album Jane Birkin - Serge Gainsbourg inciso a Londra nel 1969. Lo scandalo di B.B. lasciò spazio, nella nuova versione, ad un pudore malizioso e perverso, sensuale e fragile[senza fonte]. Il singolo, pubblicato nel febbraio del 1969 su etichetta Philips, divenne immediatamente oggetto di scandalo. Giunto in Italia, nell'estate successiva, fu dapprima censurato dalla Rai, che ne proibì la diffusione e vietò categoricamente a Lelio Luttazzi di pronunciarne il titolo nella trasmissione radiofonica Hit Parade, nonostante il disco si trovasse allora ai primi posti della classifica. In seguito il Vaticano, attraverso L'Osservatore Romano appoggiò la decisione della RAI e Paolo VI emise una scomunica nei confronti del produttore del brano, che nel Regno Unito fu bandito dalla BBC, mentre il disco venne ritirato, anche grazie alla regina Giuliana dei Paesi Bassi, che possedeva parte della Philips.[13] Le altre dieci canzoni che compongono il disco fecero semplicemente da contorno: in esse c'era molto spazio per Jane, oltre che per "chanteuse" folk (Le canari est sur le bancon), si può trovare un irriverente charleston (18-39), un brano la cui musica è il Preludio No. 4 in Mi minore, Op. 28 di Chopin (Jane B.) e una delicata L'anamour, composta originariamente per Françoise Hardy.

Nel 1970 la coppia si concesse un viaggio intorno al mondo, con una tappa in India che pose le basi per un'esperienza di musica psichedelica. Al ritorno, infatti, nel 1971, arrivò l'opera di consacrazione per il duo, ossia Histoire de Melody Nelson. Il progetto del concept album nacque dall'acquisto nell'Est Europa di una Rolls-Royce del 1910, alla cui guida Serge si imbatte una quindicenne Melody Nelson (trasfigurazione di Jane).[11] Nel frattempo Jane rimase incinta e, cinque mesi dopo la pubblicazione di Histoire de Melody Nelson, nacque Charlotte Gainsbourg.

Nel 1973 Serge, all'età di 45 anni, mai appagato dalla sua passione per le gitanes, venne colto da un attacco cardiaco. Tuttavia non smise di fumare, anzi la sua convalescenza si trasformò in un recupero del vizio. Successivamente si spostò in Inghilterra e ingaggiò il tastierista Alan Hawkshaw per gli arrangiamenti del suo nuovo album, mettendo quindi fine alla collaborazione con Jean-Claude Vannier, che aveva curato il disco precedente. Vu de l'extérieur fu pubblicato nello stesso anno (1973) ed è un concept album incentrato sull'ano, tema che farà discutere e suscitare imbarazzi. L'album spiazzò pubblico e critica e rimane incompreso. Al contempo Serge divenne sempre più l'ombra di Jane, impegnata da parte sua in film piuttosto leggeri.

Il successivo lavoro fu Rock Around the Bunker, scritto sul traghetto Calais-Dover e consegnato ad Hackshaw in forma scarna, prima di essere completato e arrangiato.[11] Questo lavoro si caratterizza per un rock blues, in controcorrente sia nello stile di quei tempi, che rispetto alla psichedelia fornita dall'Historie. Nelle tematiche il disco affrontò il tema della Germania nazista in chiave grottesca e di humour nero.

Tra il 1975 e il 1976 Serge tentò di esorcizzare il mancato successo e l'indifferenza del pubblico inglese nei confronti degli ultimi due album puntando sulla sua immagine mediatica. Si cimentò quindi con la pubblicità, per cui compose temi musicali e di cui divenne protagonista con Jane: per molto tempo restò fissato nell'immaginario collettivo per lo spot del detersivo Woolite. Fu comunque capace di muoversi con disinvoltura da questi progetti a quelli musicali: nel 1976 realizzò infatti L'Homme à tête de chou (il titolo è preso dall'opera di Claude Lalanne), un altro concept album, questa volta cupo e opprimente, che si incentra su una storia di amore e morte di cui sono protagonisti l'esuberante Marilou e l'uomo a testa di cavolo.[11] Il disco, visionario e morboso, può essere definito un'immagine al negativo di Histoire de Melody Nelson.

Il legame tra Gainsbourg e Jane Birkin, nel frattempo, diventò sempre più problematico. Dopo aver tentato il suicidio gettandosi nella Senna, una Jane ormai donna matura e da tempo madre, decise di lasciare Serge per il regista Jacques Doillon, da cui avrà una figlia.

Nel 1980 Serge ritornò a essere un uomo solo e disperato, più che mai dedito all'alcol. Per quanto riguarda la sua attività artistica, il nome Serge Gainsbourg lasciò il posto a quello di Gainsbarre. Il suo alter ego pittore Evguénie Sokolov sconvolse come protagonista di Gasogramma, romanzo sull'arte del segno inciso da una mano attraverso le vibrazioni del peto. Il discorso continuò su Mauvaises nouvelles des étoiles, album del 1981 che trasse il titolo da un'opera di Paul Klee e che venne realizzato con gli stessi musicisti di Aux armes et cætera. Sempre nel 1981 scrisse per Catherine Deneuve l'album Souviens-toi de M'Oublie e per Isabelle Adjani Pull Marine. Dalla relazione con la modella Caroline von Paulus, in arte Bambou, nacque il suo quarto figlio, Lucien, detto Lulu.

Nonostante la dipendenza dall'alcool, l'imminente cecità e i sintomi di una cirrosi, Serge continuò a lavorare con colonne sonore e altro. In televisione, nel marzo 1984, fu protagonista di un altro scandalo: bruciò una banconota da 500 franchi per ribellarsi al sistema fiscale troppo pressante.[11] In un'altra ospitata televisiva dichiarò a Whitney Houston, ospite con lui del programma, l'intenzione di voler portarla a letto alla fine della trasmissione.

Nello stesso periodo uscì il suo album Love on the Beat che venne registrato nel New Jersey con il chitarrista Billy Rush e altri musicisti (Larry Fast, Stan Harrison, Steve e Gorge Simms). Il risultato fu un disco synth pop la cui copertina ritrae Serge truccato da donna (il tema dell'omosessualità ricorre anche in Kiss Me Hardy). Altro discorso vale per Lemon Incest in cui l'adolescente Charlotte Gainsbourg e suo padre si dichiarano amanti su una base di Chopin, con tanto di videoclip.

La Morte
L'ultimo capitolo in studio della produzione di Gainsbourg è You're Under Arrest (1987), dedicato alla polizia. Negli ultimi quattro anni della sua vita, quasi cieco e al limiti dell'alienazione, Serge si consacrò definitivamente al suo vizio e iniziò a ricorrere abitualmente all'ospedale. Il suo ultimogenito Lucien, detto Lulu, cresceva con Bambou. La notte del 2 marzo 1991, nella sua casa di Rue De Verneuil, Serge, poco più che sessantenne, morì a causa di un attacco cardiaco.[15] Venne sepolto pochi giorni dopo al cimitero di Montparnasse.

Gainsbourg e il cinema
Il percorso cinematografico di Gainsbourg iniziò parallelamente a quello musicale: nel corso della sua carriera realizzò oltre 40 colonne sonore, interpretò e diresse decine di film. Tra il 1959 e il 1969 lavorò con registi come Jacques Doniol-Valcroze, Hervé Bromberger, Claude Chabrol, Jean Luc Godard, Jacques Rouffio, Jean Aurel, Jean Gabin, William Klein, Pierre Grimblat e altri.

Nei primi anni settanta realizzò colonne sonore per Pierre Koralnik e Claude Berri. Nel 1976 uscì l'opera prima da regista di Gainsbourg, intitolata Je t'aime moi non plus, che prese il nome dalla leggendaria canzone del 1969. La trama ruota intorno a un ménage à trois tra un camionista gay (interpretato da Joe Dallessandro), il suo compagno e una giovane donna androgina (interpretata dalla sua allora compagna Jane Birkin). Negli anni seguenti compose musiche per i film di Joe D'Amato e Patrice Leconte. Nel 1980 lavorò come attore in Je vous aime di Claude Berri. L'anno seguente girò il cortometraggio Le Physique et le Figuré, mentre nel 1983 uscì Equator - L'amante sconosciuta (Équateur), terzo lavoro alla regia e secondo lungometraggio. Ricevette diverse nomination al premio César per la migliore musica da film, che vinse solo nel 1996 per Élisa. Nel 1986 realizzò con la figlia il semi-autobiografico Charlotte for Ever.

L'ultimo film diretto e musicato da Serge è Stan the Flasher (1990), a cui partecipò come attore Claude Berri.

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 18:27:49
Vivian Stanshall
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Vivian "Viv" Stanshall, nato Victor Anthony Stanshall (Oxford, 21 marzo 1943 – Londra, 5 marzo 1995), è stato un cantante, pittore e poeta inglese. È famoso per essere stato membro della Bonzo Dog Doo-Dah Band e dei Grimms e per la sua surreale esplorazione della borghesia britannica in Sir Henry at Rawlinson End, nonché per la celebre parte del "maestro di cerimonie" che annuncia gli strumenti in Tubular Bells di Mike Oldfield.

Stanshall è morto nel 1995 carbonizzato dopo un incendio nel suo appartamento di Londra. Sebbene Stanshall spesso fumasse e bevesse a letto e desse anche fuoco alla sua lunga barba, preoccupando sua moglie e gli amici, il medico legale scoprì che l'incendio era stato causato da un impianto elettrico difettoso situato vicino al letto.

Discografia
Con la Bonzo Dog Doo-Dah Band
1967: Gorilla
1968: The Doughnut in Granny's Greenhouse
1969: Tadpoles
1969: Keynsham
1972: Let's Make Up and Be Friendly
Con i Grimms
1973: Grimms
1973: Rockin' Duck
1976: Sleepers
Solista
1974: Men Opening Umbrellas Ahead
1978: Sir Henry at Rawlinson End
1981: Teddy Boys Don't Knit
1984: Sir Henry at Ndidi's Kraal

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 18:32:45
VICTOR LEVY BEAULIEU
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Victor-Lévy Beaulieu (born September 2, 1945 in Saint-Paul-de-la-Croix, Quebec) is a French Canadian writer, playwright and editor.

Born in Saint-Paul-de-la-Croix, in the area of Bas-Saint-Laurent, Victor-Lévy Beaulieu began primary school at Trois-Pistoles, moving later to Montréal-Nord.

He began his public writing career at the Montreal weekly Perspectives, where he served as chronicler for a decade (1966–1976). In 1967, he became a copy writer at La Presse, Petit Journal, Digest Éclair, and finally at Maintenant in 1970.

In 1967 he won the Larousse-Hachette Prize thanks to an eighteen-page essay devoted to Victor Hugo. In 1968, he spent a year in Paris, and on his return became a scriptwriter at the Montreal radio station CKLM while resuming his position of chronicler. Also in 1968, he published his first novel Mémoires d'outre-tonneau. This would be the first of a long run: Race de monde (1969) — La nuite de Malcomm Hudd (1969) — Jos Connaissant (1970) — Les Grands Pères (1971) — Un rêve québécois (1972) — Oh Miami Miami Miami (1973) — Don Quichotte de la démanche (1974).

Beaulieu served as a teacher of literature at the National Theatre School of Canada from 1972 to 1978, and also wrote for the Radio-Canada broadcasts "Documents", "Petit théâtre", "Roman", "La Feuillaison".

His recent book, James Joyce, l'Irlande et le Québec, has been praised by critics.

In 2008 he threatened to burn copies of his entire body of work as a protest against the growth of bilingualism in Quebec and various statements by PQ leader Pauline Marois in support of English classes for francophone schoolchildren.[1]

The writer created a stir after describing Canadian Governor-General Michaëlle Jean as a "negro queen" in L'Aut'Journal magazine. Beaulieu said Ms. Jean was appointed to the post because she was "black, young, pretty, ambitious, and because of her husband, certainly a nationalist as well." In an interview with La Presse, the author defended his text, saying he had not intended to be racist. However, his eight references to the "reine negre" caught the attention of Bloc Québécois Leader Gilles Duceppe and Bloc MP Vivian Barbot. Ms. Barbot told La Presse she found the text insulting and discriminatory, as well as a personal attack on Ms. Jean's character.

Mr. Beaulieu wrote of the "small, black queen of Radio-Canada" and her visit to France, where she spoke about Canadian federalism, but also saluted France for its abolition of slavery in 1847. Mr. Beaulieu noted Ms. Jean, a native of Haiti, came from a country that long suffered the effects of slavery.

He also attacked writer Mordecai Richler for the unsympathetic portrayal of French Canadians in his nove
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 18:39:14
Christian Kracht
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Christian Kracht (Saanen, 29 dicembre 1966) è uno scrittore e giornalista svizzero.

Biografia
Christian Kracht è nato in Svizzera, nell'Oberland bernese. Cresciuto tra Svizzera, Stati Uniti, Canada e Francia del Sud, ha frequentato college internazionali, tra i quali la John F. Kennedy International School di Saanen, la Lakefield College School di Lakefield, Ontario in Canada e il Sarah Lawrence College di Bronxville, New York.

Dopo gli studi ha collaborato, dapprima come tirocinante e quindi come redattore, con la rivista Tempo.

Alla metà degli anni Novanta si è trasferito a Nuova Delhi, succedendo a Tiziano Terzani come corrispondente dall'India per lo Spiegel. In seguito ha vissuto diversi anni presso la ex ambasciata jugoslava a Bangkok, compiendo numerosi viaggi nei paesi asiatici. I suoi reportage sono stati pubblicati dapprima sulla Welt am Sonntag e poi riuniti in un volume del titolo Der gelbe Bleistift (La matita gialla), pubblicato nel 2000 da Kiepenheuer & Witsch.[1]

Dall'autunno 2004 all'ottobre 2007 Kracht ha pubblicato, prima da Katmandu e poi, in seguito ai disordini politici in Nepal, da San Francisco, otto numeri della rivista Der Freund (L'amico) insieme allo scrittore Eckhart Nickel. Per la sua veste tipografica e i suoi contenuti, la pubblicazione ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali, nel marzo 2006, il «Chiodo di bronzo» dell'Art Directors Club tedesco (ADC) nella categoria «progettazione editoriale» e il LeadAward d'oro nella categoria «Copertina dell'anno».

Da metà novembre 2006 a fine ottobre 2007 Kracht è stato commentatore stabile della Frankfurter Allgemeine Zeitung con una rubrica quindicinale intitolata «Lettera da…» oppure «Dialogo con… ». Nello stesso periodo Kracht e l'uomo d'affari americano David Woodard hanno pubblicato sulla FAZ un reportage sulla residenza di Aleister Crowley a Cefalù.[2][3]

Alla fine di febbraio 2007 ha pubblicato, in collaborazione con Ingo Niermann e a seguito della scalata del Kilimangiaro, l'opera Metan (Metano), nella quale si immagina il nostro pianeta abitato e governato da una forma di civiltà invisibile.

Christian Kracht vive tra Los Angeles e l'Africa con la moglie, la regista Frauke Finsterwalder. I suoi libri sono stati tradotti in più di 30 lingue.

Romanzi
Nel 1995 Kracht ha pubblicato il suo primo romanzo, Faserland, in cui affronta i temi del consumismo contemporaneo, il declino della società del benessere sorta nel dopoguerra e la crisi delle identità individuali e nazionali.

Il suo secondo romanzo, 1979, pubblicato nel settembre 2001, ha ottenuto ampi riconoscimenti internazionali. L'opera descrive la fragilità del sistema dei valori dell'alta borghesia occidentale, la sua decadenza e la sua impotenza nei confronti dei modelli totalitari orientali. La sua pubblicazione immediatamente a ridosso agli attentati dell'11 settembre ne ha aumentato la risonanza globale.

Ich werde hier sein im Sonnenschein und im Schatten (Io sarò qui nel sole e nell'ombra) è il titolo del romanzo successivo, pubblicato nel settembre 2008. L'opera racconta di una «Repubblica sovietica svizzera» (RSS) in costante stato di guerra con gran parte del resto d'Europa. Si presenta come una distopia, ovvero una storia della fine della civiltà.

Il più recente romanzo di Christian Kracht è Imperium (febbraio 2012), un'opera che racconta la storia di August Engelhardt. Agli inizi del XX secolo, Engelhardt raggiunse l'allora colonia tedesca della Nuova Guinea per acquistare e coltivare una piantagione. Convinto vegetariano, voleva fondare una comunità di coccovori, di mangiatori di cocco. Basandosi su questa figura storica, Kracht crea una ballata dei Mari del sud, una fantasia nostalgica e, insieme, la biografia di un personaggio eccentrico che riassume esemplarmente il naufragio del romanticismo tedesco. Il lettore è condotto in una spirale di follia che anticipa le tragedie del secolo scorso. Alla fine infatti l'eroe, che voleva fondare una nuova religione e creare un proprio impero, soccomberà: da salvatore del mondo si trasformerà in antisemita, da vegetariano diventerà cannibale, da asceta un relitto umano.

Pubblicazioni
Romanzi
Faserland, 1995
1979, 2001 Rizzoli, 2003
Ich werde hier sein im Sonnenschein und im Schatten, 2008
Imperium Kiepenheuer & Witsch, Colonia 2012, ISBN 978-3-462-04131-6. Neri Pozza, febbraio 2013.
Die Toten Kiepenheuer & Witsch, Colonia 2016
Altre opere
Ferien für immer (Taccuini di viaggio – insieme a Eckhart Nickel), 1998
Mesopotamia. Ein Avant-Pop-Reader (come curatore, antologia), 1999
Tristesse Royale (insieme a Joachim Bessing, Eckhart Nickel, Alexander von Schönburg e Benjamin von Stuckrad-Barre), 1999
Der gelbe Bleistift (Taccuini di viaggio), 2000
Die totale Erinnerung. Kim Jong Ils Nordkorea (volume illustrato – insieme a Eva Munz und Lukas Nikol), 2006
New Wave. Ein Kompendium 1999-2006, 2006
Metan (insieme a Ingo Niermann), 2007
Gebrauchsanweisung für Kathmandu und Nepal (Taccuini di viaggio - insieme a Eckhart Nickel), 2009, Piper-Verlag, ISBN 3-492-27564-8
Five Years: Briefwechsel 2004-2009. Band 1: 2004-2007 - insieme a David Woodard, 2011, Wehrhahn-Verlag, ISBN 978-3-86525-235-7
Le opere di Kracht sono state tradotte in danese, inglese, francese, russo, italiano, polacco, coreano, olandese, estone, lituano, lettone, spagnolo, giapponese, arabo, ebraico, croato, svedese, ceco, norvegese, ucraina, turco, ungherese e bulgaro.

Riconoscimenti
1993: Axel-Springer-Preis für junge Journalisten – Premio Axel-Springer per giovani giornalisti
2009: Phantastik-Preis der Stadt Wetzlar – Premio Phantastik della città di Wetzlar
2012: Literaturpreis des Kantons Bern – premio letterario del cantone di Berna
2012: Wilhelm-Raabe-Literaturpreis per il suo romanzo Imperium
2016: Premio Hermann Hesse per il suo romanzo Die Toten (I Morti)
2016: Premio della letteratura svizzera per il suo romanzo Die Toten (I Morti)
Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: StefanoG - 22 Luglio 2021, 18:49:23
Jean-Pierre Chabrol

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Jean-Pierre Chabrol (Chamborigaud, 11 giugno 1925 – Génolhac, 1º dicembre 2001) è stato uno scrittore francese.

Biografia
Jean-Pierre Chabrol, figlio di maestri elementari, studia ad Alès e nel 1944 prende parte alla Resistenza. Arruolatosi poi nell'Esercito francese di liberazione, nel 1945 è a Berlino.

Nel 1946, a Parigi, è tra i redattori del quotidiano comunista L'Humanité e conosce Louis Aragon che l'incoraggia a scrivere il suo primo romanzo, La dernière cartouche, pubblicato nel 1953, il cui protagonista è un partigiano e successivamente un militare impegnato in Indocina. Nel 1955 esce Le bout-galeux, insignito del Prix Eugène-Dabit du roman populiste.


La casa di Pont-de-Rastel
Lasciato il Partito comunista a seguito dei fatti d'Ungheria, continua la sua attività di romanziere: del 1957 è Fleur d'épine, del 1958 Un homme de trop, da cui nel 1967 Costa-Gavras trae il film Il 13º uomo, nel 1959 Les innocents de mars, sugli ultimi giorni della Germania nazista, nel 1961 Les fous de Dieu, sui camisards, i contadini protestanti delle Cevenne, romanzo trasposto in televisione nel 1963.

Il romanzo Les rebelles, del 1965, inizia una trilogia proseguita nel 1966 con La gueuse e conclusa nel 1968 con L'embellie. Chabrol affronta temi storici con Le canon fraternité, del 1970, sulla Comune di Parigi, e con Le bouc du désert, del 1975, sulle guerre di religione, oltre a temi sociali di attualità come la rivolta dei viticoltori francesi nel 1975, cui dedica nel 1978 Caminarèm.

Le Bonheur du Manchot ottiene nel 1995 il Prix du Sud, mentre La banquise, del 1998, sulla guerra e la Resistenza, e Colères en Cévennes, del 2000, sono i suoi ultimi romanzi. Chabrol muore nel 2001 nella sua casa di campagna a Pont-de-Rastel, prossima al paese natale di Chamborigaud.

Titolo: Re:Il fumatore di pipa
Inserito da: Cristiano - 30 Luglio 2021, 14:11:38
Domenica a Venaria ho visto un dipinto di Camille Corot, fumatore di Butz