Autore Topic: Il fumatore di pipa  (Letto 219765 volte)

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #360 il: 27 Febbraio 2013, 14:11:40 »
ANTONIO  POLITO


Antonio Polito (Castellammare di Stabia, 11 maggio 1956)

..........................................................è un giornalista  e  politico italiano.


È stato il fondatore e direttore (2002-2010) del quotidiano Il Riformista.
Attualmente è editorialista del Corriere della Sera.

Dopo aver ottenuto la maturità classica, comincia la sua militanza politica nel gruppo maoista Unione dei Comunisti Italiani.[1]
 
Inizia la sua attività giornalistica presso la redazione napoletana de l'Unità, per cui lavora dal 1975 al 1982, avvicinandosi alla corrente politica del migliorismo. Nel 1982 lascia Napoli per assumere l'incarico di responsabile dell'inserto regionale dell'Emilia-Romagna, venendo poco dopo chiamato alla sede romana del quotidiano.
 
Nel 1988 passa a la Repubblica, di cui resta vice-direttore di Eugenio Scalfari prima e di Ezio Mauro poi. Responsabile dell'edizione on-line del quotidiano e corrispondente da Londra, nel 2002 lascia la testata per fondare e dirigere Il Riformista, giornale della sinistra moderata (che lui ha definito "arancione").
 
Nel 2006, in vista delle elezioni politiche, si candida come senatore con la Margherita e viene eletto nella circoscrizione Campania. Nella XV legislatura ricopre l'incarico di segretario della III Commissione Permanente del Senato della Repubblica, Affari Esteri, Emigrazione. Le sue iniziative legislative si sono sempre concentrate su temi di attualità, tra cui il famoso Ddl contro i “Fannulloni” della Pubblica Amministrazione e l'uso delle intercettazioni telefoniche.
 
Nel 2007 viene eletto segretario cittadino de la Margherita a Napoli.
 
Nel 2008, nonostante le richieste della Margherita, rifiuta di ricandidarsi al Senato tornando a dirigere "Il Riformista" che aveva lasciato durante l'esprienza parlamentare.
 
Fa parte di numerosi think-tank ed associazioni internazionali, tra i quali "Policy network", "Les Progressistes" e Aspen Institute.
 
Il 30 dicembre 2010, in vista di un cambio di proprietà del giornale, annuncia le sue dimissioni da direttore del Il Riformista.
 
Da gennaio 2011 è editorialista del Corriere della Sera.


Luogo nascita : Castellammare di Stabia
Data nascita : 11 maggio 1956
Titolo di studio : maturità classica
Professione : giornalista
Partito : La Margherita (ora PD)
Legislatura : XV
Gruppo : L'Ulivo
Coalizione : L'Unione
Circoscrizione : Campania

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #361 il: 27 Febbraio 2013, 15:39:10 »
BERTRAND  BLIER


Bertrand Blier (Boulogne-Billancourt, 14 marzo 1939)

.............................................è un regista,  attore e  sceneggiatore francese.


È figlio dell'attore Bernard Blier.

Il suo stile è sempre stato contraddistinto da un forte anticonformismo e da un umorismo nero e provocatorio fino dai primi lavori.
Dopo aver debuttato come assistente nel film Il giovane leone (1959) e aver realizzato un documentario dal titolo Hitler, connais pas (1963), Blier diresse il suo primo lungometraggio (Si j'étais un espion, 1967) in cui recitò anche il padre.
Il successo arrivò invece sette anni dopo, con il successivo I santissimi, lavoro che lanciò tre celebrità francesi quali Gerard Depardieu, Miou-Miou e Patrick Dewaere.
 
Negli anni ottanta, con un film che trattava il tema dell'omosessualità, Lui portava i tacchi a spillo (1986), Blier provocò uno scandalo di enormi dimensioni nella società francese.
 
Il suo ultimo lavoro, datato 2010, è Le Bruit des Glaçons , che vede protagonista il premio oscar Jean Dujardin.


da wikipedia

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Bertrand Blier
74 anni, 14 Marzo 1939 (Pesci), Boulogne-Billancourt (Francia)

Figlio dell'attore Bernard Blier, si è affermato con ottime regie nel genere nero-umoristico, tra le quali ricordiamo: Hitler... connais pas (1962), I santissimi (1974), Buffet freddo (1979), Ormai sono una donna (1980), La nostra storia (1984), Lui portava i tacchi a spillo (1986), Troppo bella per te! (1988) con Gérard Depardieu, Merci la vie (1990), Un, due, tre, stella (1993) con Marcello Mastroianni, premiato al festival di Venezia, e Mon homme (1995).

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #362 il: 27 Febbraio 2013, 15:56:58 »
PETER CUSHING

Peter Wilton Cushing (Kenley, 26 maggio 1913 – Canterbury, 11 agosto 1994 - 81 anni )

..................... è stato un attore inglese, noto in particolare come protagonista di film dell'orrore.


Diventato molto famoso per la interpretazione di Sherlock Holmes.
Volto tra i più noti della tv e del cinema inglese a partire dagli anni cinquanta, divenne celebre soprattutto come interprete del cacciatore di vampiri Abraham Van Helsing, oltre che per i ruoli del barone Victor Frankenstein e, in seguito, dell'investigatore Sherlock Holmes.
 
Tra le altre interpretazioni, quella del governatore Tarkin nel film Star Wars e il ruolo del protagonista nelle pellicole apocrife della serie Doctor Who.
Nato a Kenley, nel Surrey, Inghilterra da Nellie Marie King e George Edward Cushing, sin da ragazzo si appassiona alla recitazione e al teatro; interesse tuttavia ostacolato dalla famiglia, che vorrebbe per lui un lavoro più sicuro.

Ciononostante, nel 1936, dopo aver frequentato la Purley Secondary School, Peter decide di dedicarsi al teatro, prima come assistente dietro le quinte ed in seguito come attore. Alla fine degli anni '30 riscuote un notevole successo in diverse produzioni teatrali nel Regno Unito, decidendo, nel 1939, di trasferirsi in America e tentare la fortuna ad Hollywood.

Esordisce in La maschera di ferro di James Whale, cui seguono diversi piccoli ruoli in film quali Noi siamo le colonne, con Stanlio & Ollio (1940) e Vigil in the Night (1940); che tuttavia lo lasciano insoddisfatto.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, ritorna in Inghilterra, dove incontra la futura moglie Helen Beck, che gli resterà al fianco per tutta la vita. Nell'immediato dopoguerra torna in attività, lavorando soprattutto alla radio e in teatro, finché, nel 1948, il regista Laurence Olivier gli offre il ruolo di Osric nel film Amleto (1948). Negli anni successivi consolida la sua fama come star di punta della tv inglese, prendendo parte ad una serie di sceneggiati televisivi di notevole successo (spesso interpretati in diretta, secondo l'uso dell'epoca), vincendo per due anni di seguito il “Daily Mail National Television Award”. Nel 1950 interpreta il ruolo di Winston Smith in una fortunata versione per la BBC del romanzo di George Orwell 1984, sceneggiata da Nigel Kneale, cui seguono, sempre per la BBC, le interpretazioni di Mr. Darcy in Orgoglio e pregiudizio (1952) e di Riccardo II d'Inghilterra in Richard of Bordeaux (1955) e la serie televisiva Epitaph for a Spy (1953). Contemporaneamente inizia a decollare anche la carriera cinematografica, che lo vede tra gli interpreti di film di successo come Moulin Rouge (1952) e La fine dell'avventura (1955).
Nella seconda metà degli anni '50, Cushing viene contattato dalla Hammer, piccola casa di produzione cinematografica in rapida ascesa, intenzionata a produrre una serie di film horror di ambientazione vittoriana. Grazie a queste pellicole l'attore ha l'occasione, nell'arco di soli tre anni, di interpretare alcuni dei personaggi più significativi della sua carriera. Nel 1957 interpreta il ruolo principale in La maschera di Frankenstein, prima delle molte pellicole dell'orrore prodotte dalla Hammer, che segna l'inizio del fertile sodalizio di Cushing con il regista Terence Fisher e con il collega attore Christopher Lee. I tre lavorano nuovamente insieme l'anno successivo, realizzando Dracula il vampiro, una tra le più fortunate produzioni della casa inglese, che fa guadagnare a Fisher la fama di maestro dell'orrore ed eleva Cushing e Lee, grazie alle loro interpretazioni rispettivamente di Van Helsing e Dracula ad icone dell'horror britannico. Il film è anche una delle prime pellicole d'orrore inglesi ad avere grande successo negli Stati Uniti (rivaleggiando per fama e guadagni con il celeberrimo Dracula della Universal). Nel 1959 Fisher, Cushing e Lee lavorano assieme per la terza volta in La furia dei Baskerville, fortunata versione del celebre romanzo di Arthur Conan Doyle che offre a Cushing l'opportunità di vestire i panni di Sherlock Holmes, rivelandosi come uno dei più amati ed azzeccati interpreti del personaggio. Negli anni successivi l'attore continua a lavorare per la Hammer, riprendendo i personaggi "storici": Interpreta Victor Frankenstein, in La vendetta di Frankenstein (1958), La maledizione dei Frankenstein (1967) e Distruggete Frankenstein! (1969), Frankenstein e il mostro dell'inferno (1974), diretti da Fisher, La rivolta di Frankenstein (1964) di Freddie Francis, ciclo di film, di qualità altalenante, in cui, a differenza delle pellicole della Universal, incentrate sulla creatura, l'attenzione viene spostata sullo scienziato; Il personaggio di Abraham Van Helsing ritorna in Le spose di Dracula (1960) e La leggenda dei sette vampiri d'oro (1974), mentre nel dittico 1972: Dracula colpisce ancora! (1972) e I satanici riti di Dracula (1974) interpreta il suo discendente Lawrence/Lorrimer Van Helsing. Chiaramente ispirati a Van Helsing sono anche Von Spielsdorf e Gustav Weil interpretati in Vampiri amanti e Le figlie di Dracula, ispirati a personaggi di Le Fanu.
 
A metà degli anni Sessanta, ha interpretato l'eccentrico Doctor Who in due film (Dr. Who and the Daleks and Daleks, il futuro tra un milione di anni) basati sulla serie televisiva Doctor Who. Cushing decise coscientemente di interpretare questa parte di un personaggio amabile e familiare, nello sforzo di sfuggire alla sua immagine di attore "horror". "Sono terribilmente stanco di sentirmi dire dai figli dei vicini: 'Mia madre dice che non vorrebbe incontrarti in una strada buia'." , disse in una intervista del 1966. È apparso anche nella serie cult The Avengers e ancora nel suo seguito, The New Avengers. Nel 1986 ha interpretato il ruolo del Colonnello William Raymond in 'Biggles'. In Space: 1999 è apparso come un personaggio di tipo Prospero chiamato Raan.
 
Esordisce come assistente alla regia nel 1936. In seguito recita come attore teatrale in Inghilterra, prima di andare a Hollywood nel 1939.
 
Qualche anno prima che scoppiasse la Seconda guerra mondiale conobbe e sposò Helen Beck, con la quale visse fino alla morte.
 
Nel 1957 girò La maschera di Frankenstein (The Curse of Frankenstein) nel quale recitava per la prima volta il barone Frankenstein, personaggio che avrebbe interpretato più volte in futuro. Nel 1969 fece la parte di Sherlock Holmes in una serie televisiva della BBC e nel 1977 partecipò a Guerre stellari interpretando Grand Moff Tarkin, personaggio appartenente alle forze dell'Impero Galattico. In seguito alla morte della moglie e per colpa della sua malattia apparì in pubblico poche volte, commentando nel 1994, accanto all'amico e collega di una vita Christopher Lee, Flesh and Blood per la BBC, un documentario sulla Hammer Film Productions. Morì l'11 agosto dello stesso anno.
Due volte il "Daily Mail National Television Award" della televisione inglese negli anni cinquanta.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #363 il: 27 Febbraio 2013, 16:06:58 »
GEORGE  SIDNEY

George Sidney (Long Island City, 4 ottobre 1916 – Las Vegas, 5 maggio 2002)


.................................................................................è stato un regista statunitense.
 

È stato presidente della Screen Directors Guild dal 1951 al 1959.


Fu il re indiscusso del musical hollywoodiano, colui che fece ballare Gene Kelly con il cartoon Jerry in Due marinai e una ragazza (1945).

Figlio di un importante produttore di Broadway iniziò la propria carriera ancora bambino come attore di vaudeville.
Approdò al cinema come fattorino della Mgm e, dopo alcuni documentari, di lì a poco diresse una serie di grandi e coloratissimi successi popolari (tutti in Technicolor) come La parata delle stelle (1943) con Gene Kelly, Bellezze al bagno (1944) con Esther Williams, I tre moschettieri (1948) e Baciami Kate! (1953), versione musical-commedia de La bisbetica domata di William Shakespeare.


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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #364 il: 27 Febbraio 2013, 16:16:41 »
JOSEPH MANKIEWICZ

Joseph Leo Mankiewicz (Wilkes-Barre, 11 febbraio 1909 – New York, 5 febbraio 1993 - 83 anni )

................................ è stato uno sceneggiatore, regista e produttore cinematografico statunitense, di origini polacche.

 
Vincitore di quattro Premi Oscar per la regia e la sceneggiatura di Lettera a tre mogli, 1949, e Eva contro Eva, 1950.
Fu anche il regista di Cleopatra (1963).

Nato a Wilkes-Barre, Pennsylvania, in una famiglia di ebrei, da Franz Mankiewicz, polacco-statunitense,[1][2] e Joanna Blumenau, Mankiewicz si trasferisce con la sua famiglia a New York City dove si sarebbe laureato alla Stuyvesant High School. Nel 1928 ottiene un bachelor alla Columbia University.
 
Per un periodo lavora a Berlino, Germania, come corrispondente all'estero per il giornale Chicago Tribune, prima di essere attratto dal mondo del cinema. Tornato negli Stati Uniti, nel 1928 Mankiewicz ottiene un contratto dalla Paramount come sceneggiatore. Contemporaneamente anche suo fratello Herman J. Mankiewicz si sta facendo strada nel campo della sceneggiatura cinematografica (sarà lui a collaborare con Orson Welles alla stesura del copione di Quarto potere, Citizen Kane, 1941).
 
Da sempre interessato alla regia, nel 1936 Joseph L. Mankiewicz passa alla MGM sperando di passare dietro la macchina da presa, ma ottiene di lavorare solo come produttore. Ha però l'opportunità di farsi le ossa occupandosi della realizzazione di film come Furia (Fury, 1936) di Fritz Lang e Scandalo a Filadelfia (The Philadelphia Story, 1940) di George Cukor. Ma è la regia che continua ad interessarlo, così nel 1943 si trasferisce alla 20th Century Fox e l'anno seguente scrive e produce il riuscito Le chiavi del paradiso (The Keys of the Kingdom, 1944) di John M. Stahl.
 
Debutta come regista nel 1946 col film Il castello di Dragonwyck (Dragonwyck), un interessante melodramma gotico, seguito da una serie di tre film co-sceneggiati insieme a Philip Dunne, tra i quali c'è il film fantasy Il fantasma e la signora Muir (The Ghost and Mrs. Muir, 1947). Nel 1949 arriva il grande successo quando dirige Lettera a tre mogli (A Letter to Three Wives), in cui si avvale di un cast quasi tutto al femminile (tra cui Linda Darnell, Jeanne Crain e Ann Sothern), per descrivere con divertito cinismo vizi ed ipocrisie del gentil sesso. Per questo film Mankiewicz si guadagna ben due premi Oscar, uno per la migliore regia e l'altro per la migliore sceneggiatura.
 
È stato presidente della Screen Directors Guild dal 1950 al 1951.
 
Da sempre estimatore del teatro, nel 1950 Mankiewicz ne critica il lato eccentrico e perverso in Eva contro Eva (All About Eve), di cui cura anche la sceneggiatura. Raccontando la storia di una matura diva delle scene (Bette Davis) alle prese con un'insinuante giovane aspirante attrice (Anne Baxter), il regista usa il cinema per analizzare il suo diretto concorrente, il teatro appunto. Anche questo film gli fa guadagnare due premi Oscar, sempre per la migliore regia e la migliore sceneggiatura.
 
Negli anni seguenti Mankiewicz passa da uno sferzante melodramma sul successo e sul tradimento, La contessa scalza (The Barefoot Contessa, 1953), con Ava Gardner, ad un poco riuscito film storico con Marlon Brando, Giulio Cesare (Julius Caesar, 1953); da uno spaccato di vita umana nel contesto bellico in Un americano tranquillo (The Quiet American, 1957) ad un cupo dramma sull'omofobia, Improvvisamente l'estate scorsa (Suddenly, Last Summer, 1959), tratto dall'omonima opera teatrale di Tennessee Williams.
 
Nel 1963 viene distribuito il kolossal Cleopatra (Cleopatra), con Elizabeth Taylor e Richard Burton, alla cui regia Mankiewicz era passato dopo che Rouben Mamoulian aveva dato forfait.
 
Nel '67 ritorna alla commedia con Masquerade (Masquerade), con Rex Harrison, seguita nel 1972 da Gli insospettabili (Sleuth), con Laurence Olivier e Michael Caine. Dopo questo film Joseph L. Mankiewicz decide di ritirarsi.
 
Alla sua morte, nel 1993, il regista viene tumulato nel cimitero di Saint Matthew's Episcopal Churchyard, Bedford, New York.


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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #365 il: 27 Febbraio 2013, 16:25:16 »
MARTIN  MAC MURRAY

Fredrick (Fred) Martin MacMurray (Kankakee, 30 agosto 1908 – Santa Monica, 5 novembre 1991 - 83 anni )

......................................................... è stato un attore statunitense.

 
È apparso in più di 100 film, prendendo parte anche a serie televisive di successo, con una carriera quarantennale.

Nacque da Frederick, solista di violino e Maleta Martin.
Nel 1913 i MacMurray si trasferirono a Beaver Dam, nel Wisconsin. Durante il periodo del college il giovane Fred iniziò a esibirsi come sassofonista in numerose band locali, finché nel 1930 non registrò il brano All I Want Is Just One Girl come vocalist per la Gus Arnheim Orchestra, sotto l'etichetta discografica Victor 78.
 
Iniziò a calcare le scene di Broadway, partecipando - tra le altre - alle rappresentazioni di due celebri commedie musicali, Three's a Crowd (1930-1931), e Roberta (1933–1934) dove lavorò con artisti del calibro di Sydney Greenstreet e di Bob Hope.
 
Nel 1934 firmò un contratto con la Paramount Pictures e apparve in alcuni ruoli minori, finché il regista Wesley Ruggles lo volle come protagonista de Il giglio d'oro (1935), accanto a Claudette Colbert, film che fece di MacMurray un divo dello schermo.
 
Sebbene i primi film di MacMurray siano poco ricordati dalla critica e dagli storici del cinema, in quegli anni l'attore lavorò con alcuni dei maggiori talenti di Hollywood, tra cui il regista Preston Sturges, e le più affascinanti dive dell'epoca: oltre alla Colbert, con la quale girerà altre sei pellicole, recitò con Katharine Hepburn nel film Primo amore (1935), con Carole Lombard nelle commedie brillanti I milioni della manicure (1935), Resa d'amore (1936) e La moglie bugiarda (1937), con Jean Arthur in Troppi mariti (1940), con Alice Faye in I ribelli del porto (1940) e con Marlene Dietrich in La signora acconsente (1942).
 
Il suo aspetto simpatico e rispettabile e i suoi modi disinvolti e affabili lo resero interprete ideale della commedia, ma fu in grado di interpretare in maniera credibile i personaggi più disparati in altri generi cinematografici, come nel western Il sentiero del pino solitario (1936), nel melodramma Al di sopra di ogni sospetto (1943) e nel musical La parata dell'impossibile (1945), tanto da diventare uno degli attori più amati e più pagati di Hollywood, con uno stipendio che nel 1943 raggiunse i 420.000 dollari.
 
La sua bonarietà da uomo comune non gli precluse intense interpretazioni drammatiche.
MacMurray ha dichiarato spesso che le sue performance migliori le diede quando affrontava personaggi negativi, come nel film La fiamma del peccato (1944), di Billy Wilder (il quale lo richiederà invano anche per Viale del tramonto) in cui recitò lo sgradevole ruolo - già rifiutato da altri attori - di Walter Neff, un assicuratore irretito da una donna crudele e arrivista (Barbara Stanwyck), che intende uccidere il proprio marito e incassare la polizza sulla vita stipulata a suo nome.
 
Durante gli anni cinquanta MacMurray continuò principalmente ad alternare commedie brillanti ad incursioni in pellicole western e di avventura. Si distinse comunque per alcuni ruoli decisamente controcorrente, come quello del cinico e doppiogiochista tenente Thomas Keefer ne L'ammutinamento del Caine (1954), accanto a Humphrey Bogart, quello del poliziotto corrotto Paul Sheridan in Criminale di turno (1954), e quello del cinico Jeff Sheldrake, il fedifrago dirigente d'azienda nella commedia agrodolce L'appartamento (1960), ancora di Billy Wilder ed accanto a Jack Lemmon e Shirley MacLaine, premiata con il premio Oscar.
 
Negli anni sessanta, MacMurray scoprì una seconda giovinezza artistica in alcuni film prodotti dalla Walt Disney Productions, tra cui Un professore tra le nuvole (1961), Professore a tutto gas (1963) e I ragazzi di Camp Siddons (1966), oltre che nella serie televisiva Io e i miei tre figli (My three sons), che si protrasse per 12 stagioni, tra il 1960 e il 1972, in cui interpretò un vedovo alle prese con i problemi dei suoi tre giovani figli.
 
Dopo la cancellazione della serie, nel 1972, MacMurray recitò in pochi altri film prima di ritirarsi definitivamente dalle scene nel 1978.

MacMurray è stato sposato due volte.
Con la prima moglie Lillian Lamont, sposata il 20 giugno 1936, adottò due bambini. Dopo la morte della prima moglie, avvenuta il 22 giugno 1953, si risposò l'anno seguente con l'attrice June Haver, con la quale adottò altri due bambini.
 
Nel 1939 il disegnatore C. C. Beck si ispirò a MacMurray per il personaggio che sarebbe poi diventato Capitan Marvel, della Fawcett Comics.

MacMurray fu un convinto sostenitore del Partito repubblicano: insieme a Bob Hope e James Stewart sostenne Richard Nixon nella campagna elettorale del 1968.
 
MacMurray fu anche considerato uno degli attori più parsimoniosi di Hollywood, il che gli consentì di accumulare una notevole fortuna finanziaria durante la sua lunga carriera; sembra che diversi colleghi di studio avessero notato che, anche dopo aver raggiunto il successo, l'attore continuasse a seguire abitudini frugali, portandosi da casa il pranzo, spesso costituito da un uovo sodo. Stando a quanto raccontava l'attore William Demarest, co-interprete di My three sons, MacMurray arrivava sul set con uova colorate per il pranzo, avanzi delle festività pasquali, anche se erano trascorsi diversi mesi dalla Pasqua, come se non volesse sprecarle.
 
Dopo una lunga battaglia contro la leucemia, MacMurray morì di polmonite nel 1991, a Santa Monica, e fu sepolto nel cimitero di Holy Cross a Culver City (California).
 
Nel 2007 è uscita la sua prima biografia completa, scritta da Charles Tranberg per la casa editrice Bearmanor Media.


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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #366 il: 27 Febbraio 2013, 16:40:33 »
TONY BENN

Anthony Neil Wedgwood Benn detto Tony - già secondo Visconte di Stangate (Marylebone, 3 aprile 1925)


................................................. è un politico britannico, socialista e repubblicano.
 
Ha avuto un ruolo centrale nell'atto di riforma della Camera dei Lords adottato nel 1963 ed è stato, negli anni settanta e ottanta una figura centrale della sinistra interna al Partito Laburista. Fu segretario di stato dell'Industria e "Postmaster General" nel secondo governo di Harold Wilson, segretario di stato nel governo di James Callaghan, segretario del Partito Laburista, e Ministro della tecnologia sempre con Harold Wilson. Dopo John Parker è stato il politico laburista più a lungo presente nella Camera dei Comuni.
 
È conosciuto come uno dei pochi politici usciti dall'esperienza di governo con posizioni più a sinistra che in precedenza, col passare degli anni Benn si è anche spostato progressivamente dall'attività politico – parlamentare a un sempre maggiore interesse per l'attivismo di base fatto di dimostrazioni e dibattiti pubblici. Dagli anni settanta si dichiara vegetariano. Nel Regno Unito la sua attività politica ha portato in uso il termine “Bennita” (Bennite) che sta ad indicare posizione di sinistra radicale unita con un atteggiamento democratico e rispettoso delle posizioni diverse.
Tony Benn discende da una famiglia di radicate tradizioni politiche, i suoi due nonni furono entrambi membri del parlamento per il Partito Liberale, così come suo padre, Lord John Benn che passò poi nel Partito Laburista; prima alla Camera dei Comuni poi in quella dei Pari, dopo avere ricevuto il titolo di Visconte Stansgate. La vicinanza con ambienti governativi consentì a Tony, fin dall'infanzia, di entrare in contatto con alcune delle grandi personalità del periodo, come David Lloyd George e Gandhi, incontrato nel 1931 mentre suo padre era segretario di Stato per l'India
 
La madre di Benn, Mergareth Eadie Holmes (1897 - 1991) fu una teologa e una militante femminista. Fu membro della League of the Church Militant, che anticipò il successivo Movimento per l'Ordinazione delle Donne. Il richiamo ricevuto nel 1925 dall'allora Arcivescovo di Canterbury, Randall Thomas Davidson per avere sostenuto l'ordinazione delle donne dimostra come ella fosse in primo piano nella lotta per questo principio all'interno della Chiesa. L'attività di teologa della madre ebbe una forte influenza sul giovane Tony, al pari dell'impegno politico di tutto il resto della famiglia. Tony Benn si forma alla Westminster School e al New College di Oxford, dove viene anche eletto presidente della Oxford Union.
 
In seguito Benn tenterà di sminuire i titoli della propria formazione, dichiarando in pubblico, negli anni settanta, che la sua formazione accademica era "still in progress", ancora in corso. Nel 1949, incontra Caroline Middleton DeCamp, giovane americana nata a Cincinnati, Ohio, nel 1926, dopo nove anni di fidanzamento le chiederà di sposarlo nel 1958, su una panchina di un parco di Oxford, in seguito acquistata dallo stesso Benn e oggi sita nella sua casa di Holland Park (presso Kensington a Londra. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: Stephen, Hilary, Melissa e Joshua. Caroline Benn fu un'importante pedagogista e morì di cancro il 22 novembre 2000. Un punto importante della biografia di Benn va ricercato nella sua partecipazione alla seconda guerra mondiale; nel 1943 si arruola nella RAF dove già sono impiegati il padre e il fratello maggiore, Michael che verrà poi ucciso in combattimento.
 
Tony sarà pilota in Sudafrica e in Rhodesia, la morte prematura del fratello, oltre a segnarlo profondamente, avrà anche un ruolo importante nelle sue successive vicende politiche. Fra i dati interessanti relativi alla famiglia va segnalato l'impegno politico dei figli: Stephen è stato per più mandati nel Consiglio Municipale di Londra, Hilary, il secondogenito, è stato Ministro dell'Ambiente del governo di Gordon Brown, mentre la figlia di Stephen, Emily (nata nel 1989) venne candidata per un posto alla camera dei Comuni nelle elezioni generali britanniche del 2010 (selezionata dal Partito Laburista per il collegio di East Worthing e Storeham), con la sua inavvenuta elezione la famiglia Benn mancò il primato di cinque generazioni rappresentate nel parlamento britannico nel corso di meno di un secolo.
 
Finita la seconda guerra mondiale Benn viene assunto e lavora per breve tempo alla BBC salvo ricevere la proposta, nel 1950 di correre alle elezioni suppletive per un collegio della Camera reso vacante dalle dimissioni del laburista Stafford Cripps, malato. Nel 1951 Tony Benn entra così alla Camera in qualità di "Baby of the House" cioè come deputato più giovane in carica. Ha presentato proposte per l'abolizione della monarchia e l'istituzione della Repubblica (Commonwealth). E' rimasto in carica, con interruzioni, fino al 2001. Dallo stesso anno è presidente dell'associazione pacifista Stop the War Coalition.

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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #367 il: 27 Febbraio 2013, 16:47:07 »
TERVOR BAYLIS

Trevor Graham Baylis (Londra, 13 maggio 1937)

....................................................... è un inventore inglese.

 
È conosciuto per aver inventato la "wind-up" radio, una radio alimentata non da comuni batterie bensì dal movimento di una manovella per alcuni secondi. La radio immagazzina questa energia per poi utilizzarla come alimentazione del ricevitore. Baylis ha inventato la wind-up radio principalmente per i paesi dell'Africa ed in risposta al problema dell'AIDS, sostenendo che con maggiore informazione si può prevenire il contagio. Nell 1997 è stato nominato Ufficiale dal governo britannico ed ha ottenuto un dottorato dalla Leeds Metropolitan University nel 2005.
La sua prima radio, chiamata Freeplay, fu fatta conoscere grazie a diverse trasmissioni televisive in cui sosteneva l'importanza della diffusione di radio per prevenire l'AIDS.
 
In seguito, la gamma di radio si è espansa, includendo anche piccoli modelli di radio AM/FM a manovella destinati anche ai mercati europei, come la "ECO Radio


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Re:Il fumatore di pipa
« Risposta #368 il: 27 Febbraio 2013, 17:03:12 »
MILORAD  PAVIC

Milorad Pavić (in serbo Милорад Павић; Belgrado, 15 ottobre 1929 – Belgrado, 30 novembre 2009)

..........................................................è stato uno scrittore e romanziere serbo di notevole fama.


 
Storico della letteratura serba classica e specialista nella poesia barocca, Pavić è stato autore di saggi e di opere di poesia.
 
È conosciuto all'estero soprattutto per le sue opere di fantasia; i suoi romanzi e le sue novelle, zeppi di dettagli misteriosi e di connotazioni esoteriche, si caratterizzano per un'avvincente alternanza di sogno e realtà.
 
Particolare è la costruzione di molti dei suoi romanzi, come ad esempio il Dizionario dei Chazari (Milano, Garzanti, 1988), suddiviso in tre dizionari, ciascuno rappresentante un particolare punto di vista, con due versioni differenti del romanzo, una maschile e una femminile, che differiscono per un solo paragrafo.
 
Oltre al Dizionario dei Chazari, in italiano sono tradotti anche altri due romanzi di Pavić: Paesaggio dipinto con il tè (Milano, Garzanti, 1991) e Il lato interno del vento (Milano, Garzanti, 1993).
 
I suoi romanzi sono stati tradotti in svariate lingue.
 
Si è spento a Belgrado il 30 novembre 2009

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« Risposta #369 il: 27 Febbraio 2013, 17:13:23 »
ALBERT BURKE

Admiral Arleigh Albert '31-nodo 'Burke (19 ottobre 1901 - 1 gennaio 1996)


è stato un ammiraglio della Marina degli Stati Uniti che si è distinto durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea, e che ha servito come capo delle operazioni navali nel corso della Eisenhower e Kennedy amministrazioni.

USS Arleigh Burke (DDG-51), la nave principale della sua classe di cacciatorpediniere Aegis-dotati di missili guidati, è stato commissionata in suo onore nel 1991, quando era ancora in vita.

Burke è nato a Boulder, Colorado. L'8 giugno 1923, si è laureato presso la United States Naval Academy, è stato commissionato come guardiamarina nella Marina degli Stati Uniti, e ha sposato Miss Roberta Gorsuch di Washington, DC.

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« Risposta #370 il: 27 Febbraio 2013, 17:24:02 »
ARTHUR  MILLER


Arthur Asher Miller (New York, 17 ottobre 1915 – Roxbury, 10 febbraio 2005 - 89 anni )

.............................................. è stato un drammaturgo, scrittore e pubblicista statunitense.


 Ebreo, è stato una figura di primo piano nella letteratura americana e nel cinema per oltre 61 anni, con ben 5 drammi: quasi uno al decennio.

Le opere più note di Miller sono The Crucible (Il Crogiuolo), Erano tutti miei figli (che vinse nel 1947 il Tony Award come migliore opera), e Morte di un commesso viaggiatore, ancora studiato e rappresentato in tutto il mondo.

Miller deve la sua notorietà non solo alla professione di scrittore ma anche ad un preciso periodo della sua vita privata trascorso sotto i riflettori della stampa scandalistica: ci si riferisce ai cinque anni del suo matrimonio con Marilyn Monroe (1956-1961). Il drammaturgo nella sua autobiografia pubblicata negli anni novanta, Svolte, ripercorse le tappe di questa tormentata e chiacchierata unione: dalla fragilità psicologica dell'attrice (dipendente da alcol e cocaina) che lo attrasse, ai ripetuti tentativi di avere un bambino (la Monroe non riuscì a portare a termine due gravidanze), fino al naufragio del matrimonio fra incomprensioni e litigi. Per la giovane e bella moglie, Miller scrisse la sceneggiatura di The Misfits (Gli spostati), l'ultimo film, diretto da John Huston nel 1961, che la Monroe interpretò, prima di essere trovata morta nella sua abitazione di Los Angeles il 5 agosto del 1962, all'età di 36 anni. Dopo la morte della Monroe, Miller scrisse la biografia della diva, dal titolo Io la conoscevo .bbraio 2005) è stato un drammaturgo, scrittore e pubblicista statunitense.

Miller nacque in una famiglia ebrea benestante a New York. Suo padre, Isidore Miller, produceva e vendeva abiti da donna, cadde in rovina durante la grande depressione. Sua madre era casalinga. Sua sorella Joan divenne attrice con il nome di Joan Copeland e ha lavorato in alcune opere del fratello.
 
Miller ha frequentato la scuola pubblica dal 1920 al 1928 e la sua prima opera, un melodramma, fu messo in scena per la prima volta nel 1923 allo Shubert Theatre. Negli anni in cui frequentava la Abraham Lincoln High School vicino a Coney Island, a Brooklyn, New York, Miller era un buon atleta e uno studente mediocre. All'inizio fu rifiutato dall'università del Michigan e subì l'odio antisemita, che avrebbe influenzato i suoi ultimi lavori. Miller mise da parte 13 dei 15 dollari di assegno che guadagnava al college e fece di nuovo domanda all' università del Michigan, dove fu accettato nel 1934.
 
Il 17 febbraio 1962 Miller sposò Inge Morath, fotografa della nota agenzia Magnum, che aveva, fra l'altro, documentato con straordinarie immagini in Nevada le riprese de Gli spostati, e la Monroe.
 
Miller è morto il 10 febbraio 2005 nel ranch di Roxbury in Connecticut, lo stesso che aveva acquistato la Monroe ai tempi del loro matrimonio, e che l'attrice scelse di regalargli quando divorziarono per convincere lo scrittore a non opporsi al divorzio.
Alla Michigan, Miller studiò giornalismo e teatro, e si interessò soprattutto al teatro classico greco e alle opere di Henrik Ibsen. Nella primavera del 1936 (il suo secondo anno), scrisse il suo primo lavoro, No Villain (pare per vincere un premio di 250 dollari in una gara), e vinse il premio Avery Hopwood, il primo dei due che ricevette. Miller mantenne forti rapporti con la sua università per il resto della sua vita, che in seguito istituì il premio Arthur Miller nel 1985 e il premio Arthur Miller per il teatro nel 1999, e dando il suo nome al teatro Arthur Miller l'anno successivo. Nel 1938, Miller si laureò in letteratura inglese. Nel 1940, sposò la sua collega dell'università Mary Slattery (con cui ebbe due figli, Jane e Robert). Fu esonerato dal servizio militare nella seconda guerra mondiale per una ferita che si fece giocando a football.
 
Miller raggiunse la fama con Erano tutti miei figli nel 1947, che tratta del proprietario di una fabbrica che vende pezzi di ricambio difettosi per aerei durante la seconda guerra mondiale provocando così la morte di diversi piloti. Erano tutti miei figli vinse il premio New York Drama Critics Circle e due Tony Awards. Il suo Morte di un commesso viaggiatore del 1949 vinse il premio Pulitzer e tre Tony Awards, e il premio New York Drama Critics Circle. Era il primo lavoro a vincerli tutti e tre. The Crucible esordì a Broadway il 22 gennaio del 1953. Nel 1956, divorziò da sua moglie. A giugno Miller dovette presentarsi di fronte al comitato di Stato sulle attività anti americane, e il 29 giugno sposò Marilyn Monroe, che aveva conosciuto otto anni prima tramite Elia Kazan, che pagava gli alimenti alla sua moglie precedente e che lo mantenne per tutta la durata del matrimonio nel lusso, famoso l'episodio in cui Miller in europa comprò una supercar sportiva e la spedì negli U.S.A. a spese della diva.
 
Il 31 maggio 1957, lo scrittore fu giudicato colpevole di insulto al Congresso per aver rifiutato di rivelare i nomi dei membri del circolo letterario sospettato di avere legami con il comunismo. La sua condanna fu commutata il 7 agosto del 1958 dalla corte d'appello, in seguito alla decisione del Miller di rivelare i nomi richiestigli. Lo stesso anno pubblicò una sua raccolta di opere: raccolta che rimase per la maggior parte nei magazzini dell'editore.
 
Divorziò dalla Monroe nel 1961, subito prima che uscisse in film Gli spostati da lui scritto, ed interpretato, oltre che dalla stessa Marilyn, da Clark Gable e da Montgomery Clift. Miller lo definì "il punto più basso della mia carriera", ricavando dal matrimonio due gravidanze non concluse, una ispirazione per un capolavoro mal sfruttata ed un ranch latifondistico: lo stesso ranch in cui lo scrittore morirà 9 lustri dopo
Dopo il divorzio dalla Monroe, Miller si risposò nel 1962 con la fotografa austro-americana Inge Morath, dalla quale ebbe altri due figli: Rebecca Miller (che sposerà l'attore Daniel Day-Lewis) e Daniel. Quest'ultimo, nato nel 1966, fu ripudiato dallo scrittore giacché afflitto dalla Sindrome di Down, e segregato in un istituto. Miller non lo volle rivedere più, almeno fin quando Daniel Miller riuscì ad incontrarlo in occasione di un congresso. Preso allora da lancinanti sensi di colpa e prossimo alla fine (2005), lo scrittore lo citò nel testamento. L'intera vicenda è emersa soltanto nell'agosto del 2007, scatendando molte polemiche e causando inedite "rivisitazioni" dell'uomo Miller. Inoltre l'accaduto viene anche citato nel film Gli abbracci spezzati di Pedro Almodovar.


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« Risposta #371 il: 27 Febbraio 2013, 17:34:06 »
NORMAN  ROCKWELL

Norman Percevel Rockwell (New York, 3 febbraio 1894 – Stockbridge, 8 novembre 1978 - 84 anni )

............................................... è stato un pittore e illustratore statunitense del XX secolo.

 
Il peculiare stile delle sue opere, definito "realismo romantico", ha riscosso, soprattutto negli Stati Uniti, un largo apprezzamento popolare ed ha influenzato generazioni successive di illustratori. La sua fama è legata soprattutto alle oltre 300 copertine da lui create tra il 1916 e il 1963 per il magazine "The Saturday Evening Post", che costituiscono, nel loro insieme, un'importante fetta della cultura popolare americana del secolo scorso.

Norman Rockwell nacque il 3 febbraio 1894 a New York, secondo figlio di Jarvis Waring Rockwell, imprenditore tessile newyorkese, e Ann Mary Hill, donna di origini britanniche. Il giovane Norman dimostrò fin da giovanissimo una forte attrazione nei confronti dell'arte ed in particolare della pittura. Infatti già all'età di quattordici anni si iscrisse alla Chase Art School. Appena due anni dopo lasciò questa prima sistemazione per andare alla National Academy of Design ed infine alla Art Students League. Non ancora compiuti i 16 anni gli venne commissionato il primo lavoro: la creazione di quattro diversi temi natalizi per cartoline d'auguri.

Sempre nello stesso periodo ebbe inizio la collaborazione con alcune riviste giovanili, in particolar modo con il Boys' life, il magazine ufficiale dei Boy Scouts d'America (BSA).Nel 1913 divenne il direttore artistico del Boys' life, carica che continuò a ricoprire per parecchi anni. Durante questo incarico dipinse numerose copertine, delle quali la prima (Scout at Ship's Wheel) fu pubblicata proprio nel settembre di quello stesso anno.
 
Con l'avvento della Prima guerra mondiale cercò di arruolarsi tra le file della U.S. Navy (la marina militare statunitense), ma fu respinto perché trovato 4 kg sotto peso (era alto 1,83 m e pesava 64 kg). Trascorsa un'intera nottata ingurgitando banane, ciambelle e bevande di ogni tipo, raggiunse il peso necessario per essere arruolato il giorno seguente. Nonostante questi sforzi gli venne affidato il compito di artista militare, e non ebbe modo di partecipare a nessun combattimento durante la sua esperienza bellica.
 
All'età di ventuno anni si trasferì con la famiglia a New Rochelle (NY), dove aprì uno studio con il vignettista Clyde Forsythe, che già lavorava al The Saturday Evening Post. In quel periodo collaborò con alcune riviste come Life, Literary Digest e Country Gentleman. Nel 1916 iniziò a disegnare per il The Saturday Evening Post, sul quale Rockwell venne pubblicato per ben 8 volte nell'arco del suo primo anno. Questa collaborazione si rivelerà poi particolarmente fortunata visto che l'illustratore pubblicò su questa rivista un totale di ben 321 copertine originali nell'arco di quarantasette anni. Sempre nel 1916 convolò a nozze con Irene O'Connor, dalla quale, in seguito, avrebbe divorziato nel 1930.
 
Gli anni trenta e quaranta sono considerati il periodo di maggiore fioritura artistica nella carriera di Rockwell. Nel 1930 sposò Mary Barstow, una maestra di scuola, dalla quale ebbe tre figli, Jarvis, Thomas, e Peter. Nel '39 si trasferirono tutti ad Arlington (Vermont), e l'opera dell'artista iniziò a riflettere la vita della piccola provincia americana.


Nel pieno della Seconda guerra mondiale, Rockwell, ispiratosi al celebre discorso sulle quattro libertà fondamentali (libertà dal chiedere, dalla paura, di parola e di culto), tenuto al congresso dal presidente Franklin D. Roosevelt, dipinse la serie di quadri denominata appunto The Four Freedoms. Questo gruppo di opere fu pubblicato nel 1943 sul The Saturday Evening Post e più tardi venne esibito in sedici città americane dal Dipartimento del Tesoro per promuovere la raccolta dei fondi di guerra. In quello stesso anno un incendio, divampato nello studio dell'artista ad Arlington, causò la perdita di numerose tele originali nonché della sua collezione di costumi e materiali di scena di interesse storico.
 
Nel 1953 si verificò l'ennesimo ma stavolta definitivo trasloco dell'intera famiglia Rockwell, che scelse come nuova sistemazione la città di Stockbridge nel Massachusetts. Appena sei anni dopo, inaspettatamente, morì Mary Barstow Rockwell (la moglie dell'artista). Nel periodo che seguì, anche grazie all'aiuto del figlio Thomas, Rockwell compose la sua autobiografia, My Adventures as an Illustrator, che venne pubblicata nel 1960.

Il Post presentò estratti da questo libro per ben otto edizioni consecutive, la prima delle quali includeva il celeberrimo Triple Self Portrait (Triplice Autoritratto). L'anno successivo si sposò con Molly Punderson, un'insegnante in pensione. Nel 1964 terminò la collaborazione, durata ben quarantasette anni, con il Post per intraprendere una nuova esperienza lavorativa con la rivista Look. Nell'arco dei 10 anni per cui lavorò per Look, l'illustratore rappresentò i suoi più profondi interessi come i diritti civili, la lotta alla povertà e la conquista dello spazio. Contribuì anche a molte copertine di LP di musica rock, tra gli altri nel 1968 al disco The live adventures of Mike Bloomfield and Al Kooper per la Columbia Records.
 
Nel 1977 ricevette la medaglia presidenziale della libertà, la più prestigiosa onorificenza civile negli Stati Uniti.
 
Norman Rockwell morì a Stockbridge (Massachusetts) l'8 novembre del 1978. Ai suoi funerali presenziò la first lady Rosalynn Carter

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« Risposta #372 il: 27 Febbraio 2013, 17:36:45 »
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« Risposta #373 il: 28 Febbraio 2013, 13:56:24 »
DINO BUZZATI

Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972 - 65 anni )

............................................è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.


« Le storie che si scriveranno, i quadri che dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell'uomo, la sua autentica bandiera [...] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente inutili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell'atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne. »
 (Dino Buzzati da Il Mago)

Dino Buzzati (il cognome Traverso fu aggiunto nel 1917) nasce nella villa di famiglia presso San Pellegrino, località alle porte della città di Belluno.
 
Il padre è Giulio Cesare Buzzati (1862-1920), celebre giurista proveniente da un'illustre famiglia bellunese, mentre la madre è Alba Mantovani (1871-1961), veneziana, figlia del medico Pietro Mantovani e della nobildonna Matilde Badoer[2][3]. È il terzo di quattro fratelli: gli altri sono Augusto (1903-?), che diverrà ingegnere, Angelina (1904-2004) e Adriano (1913-1983), futuro biologo genetista. La famiglia Buzzati trascorreva le estati nella villa di Belluno e il resto dell'anno a Milano, dove il padre — docente di diritto internazionale — lavorava alla neonata Università "Luigi Bocconi", dividendosi tra questa e l'insegnamento alla più antica Università di Pavia.
 
La villa di famiglia e la biblioteca, fondamentali nella formazione dello scrittore, meriterebbero una storia a parte. Nei primi anni della sua infanzia lo scrittore presentò una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a dodici anni pianoforte e violino, abbandonando però in seguito gli studi. Connaturato alla crescita di Buzzati è anche l'amore per la montagna, che lo porterà a scalare e a sognare le montagne per tutta la vita. Dopo i primi anni, e dopo la morte del padre, a quattordici anni, Buzzati si iscrive al liceo Parini di Milano, dove conosce Arturo Brambilla; i due stringono amicizia e si cimentano anche in duelli di scrittura. Con lui inizierà una fitta corrispondenza che continuerà sino alla prematura morte di Brambilla.
 
In questi anni Buzzati scopre l'interesse per la cultura egizia (nelle lettere con Brambilla si firmerà a lungo Dinubis) e per Arthur Rackham. Terminati gli studi superiori Buzzati inizia a mostrare le prime velleità letterarie iniziando a pensare di scrivere un romanzo, e si iscrive a giurisprudenza per assecondare le volontà della famiglia e per proseguire la tradizione (i due fratelli infatti avevano intrapreso strade diverse iscrivendosi l'uno a ingegneria e l'altro a biologia).
 
Nel 1928, poco prima di terminare gli studi universitari, entra come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, ed infine inviato. I suoi articoli al Corriere furono relativamente pochi, in quanto vi lavorò a lungo con l'importante qualifica di titolista (chi pensa ai titoli degli articoli). Sempre nell'anno 1928 si laurea in giurisprudenza con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato.
 
Nel 1933 uscì il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale seguì dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere furono tratti film ad opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993.
 
Fra il 1935 e il 1936 si occupò del supplemento mensile La Lettura.
 
Il 9 giugno 1940 Buzzati pubblicò il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, scritto l'anno precedente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi fu cambiato su suggerimento di Leo Longanesi, che lo pubblicò da Rizzoli[6]), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trasse il film omonimo. In quegli anni Buzzati cominciava a dedicarsi ai suoi fortunati racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Accanto all'attività narrativa, Buzzati continuò la sua attività di giornalista: quando uscì Il deserto dei Tartari era inviato di guerra ad Addis Abeba per il Corriere. Il 25 aprile fu suo l'editoriale di commento alla Liberazione che uscì sulla prima pagina del Corriere con il titolo Cronaca di ore memorabili.
 
Nel 1946, Buzzati cambiò editore passando a Mondadori.

Nel 1949 fu inviato dal Corriere al seguito del Giro d'Italia, all'epoca la manifestazione sportiva più seguita nella penisola. Nello stesso anno Il deserto dei Tartari usciva in lingua francese, riscuotendo un lusinghiero successo. Nacque allora la popolarità di Buzzati in Francia.
 
Nel 1958 vince il Premio Strega con la raccolta Sessanta racconti. Del 1960 è Il Grande Ritratto, che riscosse molto successo dal punto di vista tematico, meno da quello letterario: viene affrontato il tema della femminilità, novità rispetto alle tematiche affrontate fino ad ora dall'autore. Esso anticipa il più famoso L' Amore, in cui si riconoscono alcune vicende biografiche dell'autore, come per esempio il matrimonio avvenuto ad età avanzata. Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affrontava temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre (Le mura di Anagoor, Il cantiniere dell'Aga Khan, Il deserto dei Tartari), l'ineluttabilità del destino (I sette messaggeri) spesso accompagnata dall'illusione (L'uomo che voleva guarire). Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come ne Il deserto dei Tartari). Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità (Un amore)[7]. La letteratura di Buzzati appartiene al genere fantastico, anche se talvolta presenta vicinanze al genere horror.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e ristampato solo in gennaio 2012. Il libro è una raccolta di finti miracoli, che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare, e ispirati alla località di Valmorel di Limana.
 
Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicava alla pittura (terrà con successo anche alcune mostre) e al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni. Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo videro collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, il progetto che il regista inseguì tutta la vita, e che non ebbe mai luce. Sempre per il cinema, e probabilmente per lo stesso Fellini, realizzò anche il racconto e trattamento "Se sono grasso che male c'è", andato purtroppo disperso.[senza fonte]
 
Fu, da un certo punto di vista, un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia. Uno dei pochi in Italia a promuovere i canoni della letteratura fantastica.
 
Morì di tumore al pancreas (male che già causò il decesso del padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972.
 
Le sue ceneri verranno disperse sulla Croda da Lago.

Momento centrale della sua narrativa è sicuramente il Deserto dei Tartari nel quale il protagonista, Giovanni Drogo, tenente di prima nomina è mandato in una fortezza sperduta ai limiti del deserto, dove egli vive una sorta di iniziazione alla morte. La Fortezza Bastiani è un avamposto ai limiti dell'impero che si colloca in un contesto caratterizzato da una surreale assenza di definizioni spazio-temporali.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati fu un grande appassionato di arte: eseguì numerosi bozzetti e dipinti di vario genere, partecipando a numerose mostre. in ogni caso, l'autore ironizza sulla propria vocazione artistica, dichiarando di considerare l'arte "un semplice hobby, non un mestiere". «Dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie». Con "Poema a fumetti" vincerà il premio Paese Sera, nel 1970. Il suo dipinto più noto è "Il Duomo di Milano", raffigurato come una montagna dolomitica con guglie e pinnacoli, e pascoli verdi al posto della piazza. Un'altra passione di Buzzati è stata infatti quella del'alpinismo ed in particolare delle scalate su roccia. Molte sono le vie di roccia, anche difficili, da lui percorse sulle Dolomiti, spesso accompagnato da famose guide alpine divenute nel tempo suoi intimi amici (come Gabriele Franceschini). Le zone da lui più frequentate erano le Pale di San Martino e la Croda da Lago, a cui era particolarmente affezionato. Per quasi tutta la sua vita ha dedicato a questa attività il mese di vacanza in settembre, che trascorreva nella casa di famiglia a San Pellegrino di Belluno. Il suo amore per le montagne e per le scalate era tale che più volte ha raccontato e scritto che quasi tutte le notti a Milano sognava di arrampicare.

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« Risposta #374 il: 28 Febbraio 2013, 14:15:58 »
ALBERT CAMUS

Albert Camus (Mondovi, 7 novembre 1913 – Villeblevin, 4 gennaio 1960)

.................................................... è stato un filosofo, saggista, scrittore e drammaturgo francese.
 
Per quanto alcuni critici ritengano Camus difficilmente catalogabile in una corrente letteraria definita, è indubitabile che egli tragga gli spunti per la sua narrativa filosofica dai turbamenti esistenziali della società europea tra le due guerre. Ed è in base a ciò che egli merita di essere considerato uno dei padri dell'esistenzialismo ateo novecentesco accanto a Jean-Paul Sartre, malgrado i forti elementi di contrasto tra i due, che vanno però visti sotto il profilo etico-politico più che filosofico. Aderenti entrambi alla Resistenza, dove militarono nella formazione Combat, e al Partito Comunista Francese, ma ben presto Camus mostra l'inconciliabilità della sua visione del mondo col marxismo ortodosso; lascia il partito e si accosta al movimento anarchico.
 
È stato Premio Nobel per la letteratura nel 1957 (i suoi discorsi pronunciati in occasione del ritiro del premio sono raccolti in Discours de Suède edito da Gallimard).
 
Il suo lavoro è sempre risultato teso allo studio dei turbamenti dell'animo umano di fronte all'esistenza. La ricerca di un profondo e autentico legame fra gli esseri umani è reso impossibile dall'assurdo che incombe sull'esistenza umana. La ricerca del legame inter-umano che continuamente sfugge è simile allo sforzo immane che Sisifo compie per tornare sempre allo stesso punto. Il legame umano pare infine essere non altro che il rendersi consapevoli dell'assurdo e del cercare di superarlo nella solidarietà. Ma l'assurdo di certe manifestazioni volte a recidere il legame stesso, come ad esempio la guerra e le divisioni di pensiero in generale, incombe sugli uomini come una divinità malefica che ne fa allo stesso tempo degli schiavi e dei ribelli, delle vittime e dei carnefici.
 
L'unico scopo del vivere e dell'agire, per Camus, pare esprimersi dialetticamente fuori dell'intimità esperienziale, nel combattere nel sociale le ingiustizie, oltre che le espressioni di poca umanità, come la pena di morte. «Se la Natura condanna a morte l'uomo, che almeno l'uomo non lo faccia», usava dire.
Albert Camus nacque a Mondovi, nell'allora Algeria francese, il 7 novembre 1913 da una modesta famiglia di pieds-noirs. Il padre, Lucien Auguste Camus, era un fornitore d'uva locale nipote di coloni francesi nativi di Bordeaux e dell'Alsazia che morí precocemente nella prima battaglia della Marna nel 1914 «...per servire un paese che non era suo» come ebbe a scrivere Camus una volta adulto nel romanzo Il primo uomo; invece la madre, Catherine Hélène Sintès, era figlia di immigrati spagnoli originari di Minorca.
 
Dopo la morte del padre, assieme alla madre e alla nonna materna, la quale rivestirà un ruolo molto importante nella sua educazione a causa della severità e dell'accentramento dei poteri familiari (la madre è come se non avesse avuto mai parte nella crescita del figlio), si trasferisce ad Algeri dove svolgerà tutti i gradi di scuola.
 
Camus brilla sin da giovane negli studi. Spinto dal suo professore di filosofia, e in seguito grande amico, Jean Grenier (al quale rimarrà legato per tutta la vita), vince una borsa di studio presso la facoltà di filosofia della prestigiosa Università di Algeri.
 
È proprio Grenier a invitarlo alla lettura de Il dolore (La Douleur) di André de Richaud, opera che lo spingerà a intraprendere l'attività di scrittore. La tubercolosi, che lo colpisce giovanissimo, gli impedisce di frequentare i corsi e di continuare a giocare a calcio, sport nel quale eccelleva come portiere.
 
Finisce così gli studi da privatista e si laurea in filosofia nel 1936 con una tesi su Plotino e Sant'Agostino (pubblicata in Italia nel 2004 col titolo Metafisica cristiana e neoplatonismo, Editrice Diabasis: sugli influssi della filosofia antica, e di Plotino in particolare, sulla formazione spirituale del giovane scrittore si veda il recente saggio di Christian Vassallo, Plotino e il giovane Camus: tra ragione ed assurdo, in "Vichiana", XI, 2009, pp. 95-102).
 
Nel 1933 aderisce al movimento antifascista Amsterdam-Pleyel e nel 1934 aderisce al partito comunista, più in risposta alla Guerra civile spagnola che per un reale interesse alle teorie marxiste; questo atteggiamento distaccato nei confronti dell'idea comunista lo portò spesso al centro di discussioni con i colleghi e lo rese oggetto di critiche fino al punto di distaccarsi completamente nel 1937 dalle azioni del partito, considerate di parte e quindi non adatte ad un discorso di unità delle genti.
Il primo matrimonio di Camus con Simone Hie nel 1934 finisce dopo due anni a causa della dipendenza della donna verso gli psicofarmaci. Sei anni dopo sposerà Francine Fauré.
 
L'attività professionale lo vede spesso impegnato all'interno di redazioni di giornale dove è critico letterario e specialista nei resoconti dei grandi processi e nei reportage: il lavoro nel quotidiano locale algerino Alger-Républicain, poi "Soir-Republicain" (fondato da Pascal Pia) finisce con il licenziamento a causa di un articolo contro il governo che si adopererà poi per non fargli più trovare occupazione come giornalista in Algeria.
 
Camus si sposta così in Francia dove nel 1940 è segretario di redazione al Paris-Soir grazie all'aiuto di Pascal Pia: sono gli anni dell'occupazione nazista e lo scrittore, prima da osservatore e poi da attivista, cerca di contrastare la presenza tedesca ritenendola atroce. Negli anni della resistenza si affilia alla cellula partigiana Combat per la quale curerà numerosi articoli per l'omonimo giornale che circola clandestinamente.
 
Finita la guerra, il suo impegno civile rimane costante e non si piega di fronte a nessuna ideologia, criticando tutto quello che poteva allontanare l'uomo dalla sua dignità: lascia il posto all'UNESCO a causa dell'entrata nell'ONU della Spagna franchista così come è tra i pochi a criticare apertamente i metodi brutali del Soviet in occasione della repressione di uno sciopero a Berlino Est. Pubblica svariati articoli su alcune riviste dell'anarchismo francese, di cui condivide idee e finalità, pur criticandone il "nichilismo romantico" che l'ha caratterizzato storicamente.
 
Nel 1953 sostiene la rivolta degli studenti anticomunisti di Berlino[1]. Nel 1960 le sue condizioni di salute sono molto precarie (ormai da tempo entrambi i polmoni sono intaccati dalla tubercolosi). Il 4 Gennaio di quell'anno Camus muore in un incidente d'auto a bordo di una Facel Vega (nel quale perde la vita anche il suo editore Michel Gallimard) presso Villeblevin vicino Sens (Yonne). In una scatola tra i rottami venne trovato un manoscritto di centocinquantaquattro pagine, dalla cui rielaborazione filologica la figlia Catherine ricostruisce il romanzo Il primo uomo. Nelle sue tasche fu trovato inoltre un biglietto ferroviario non utilizzato, probabilmente aveva pensato di usare il treno, cambiando idea all'ultimo momento. In passato aveva più volte sostenuto che il modo più assurdo di morire sarebbe stato proprio in un incidente automobilistico. La sua tomba è nel cimitero di Lourmarin, in Provenza, dove aveva da poco acquistato un'abitazione.
Camus analizza l'assurdo dell'uomo come condizione alienante e reale, non come necessità o unica via. Egli opera una diagnosi di tale problema esistenziale per risolvere il quale serve una cura che solo la solidarietà umana è in grado di produrre. L'uomo scopre la sua inconsistenza e la sua assurdità intuendo che solo attraverso la presa di coscienza di questo stato di cose si aprono nuovi orizzonti, il difficile è entrarci. L'assurdo è penoso e la presa di coscienza di esso frustra e macera, ma è uno stimolo intellettuale importante ed è nel Mito di Sisifo che viene posto in maniera chiara il problema. Ma la soluzione nella solidarietà umana appare solo nel 1943-'44 e trova nel romanzo La peste, pubblicato nel 1945. La peste rappresenta perciò un superamento del senso tragico e assurdo dell'esistenza umana. Di questo vi erano già i primi segni positivi nelle Osservazioni sulla rivolta, scritte nel 1945, e Lettre à un ami allemand.
 
Ma il tema della solidarietà umana è uno sbocco che è convincente solo in parte e che per alcuni versi pare addirittura forzoso e non privo di derive moralistiche. Ben diverso l'atteggiamento che sta alla base del grande e profondo tormento esistenziale molto esplicito sino all'inizio degli anni '40. Un tormento che si esprime nell'ateismo esistenziale espresso nelle prime parole con cui si apre il saggio Il mito di Sisifo, pubblicato nel 1942 da Gallimard, dove egli scrive:

« Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia »
(Il mito di Sisifo, Bompiani, Milano 1947, p.7)
 
Nel 1952, con L'uomo in rivolta, Camus affronta il tema della violenza, sia essa metafisica, libertaria o terroristica. L'opera è anche un'analisi socio-psicologica profonda delle motivazioni che portano alla rivolta violenta e all'omicidio.
 
Ne L'uomo in rivolta Camus prosegue anche e realizza la sua polemica con la rivista Les temps modernes diretta da Jean-Paul Sartre. È la fine di un sodalizio che aveva visto sintonia e numerose collaborazioni sin dal secondo dopoguerra e che ha così fine. Ma ciò non significa affatto, come qualcuno erroneamente sostiene, che Camus, contrapponendosi a Sartre, non sia più un esistenzialista ateo, ma semplicemente che egli intende abbandonare il pessimismo estremo per lasciare l'orizzonte aperto alla speranza di un senso del lottare contro il male.
 
Per Camus, la strada maestra dell'uomo che pensa è quella di combattere contro l'assurdo e la mancanza di senso dell'esistere. Un assurdo che non è nella natura dell'uomo in quanto tale, ma nei "modi" con cui l'uomo struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere. Far fronte alla Peste (che nella sua opera simboleggia anche la dittatura) è possibile nella solidarietà e nella collaborazione. Gli uomini, se uniti da ideali positivi perseguiti con determinazione e forza, devono sempre rimanere vigili in attesa che «...la peste torni ad inviare i suoi ratti». Ma tutto questo deve fare i conti con lo stato personale di attività e con i propri limiti: l'artista (così come l'uomo comune) è sempre in bilico fra solidarietà e solitudine (solidaire ou solitaire), e spesso si trova di fronte a situazioni che avrebbe potuto evitare se avesse approfittato di un'occasione passata [vedi La caduta (La chute)].
 
Camus rifiutava l'appellativo di "pessimista" attribuitogli da alcuni suoi contemporanei e in un articolo apparso il 10 maggio 1951, sulla rivista Les Nouvelles Littéraires, scriveva: «Non ho disprezzo per la specie umana... Al centro della mia opera vi è un sole invincibile: non mi sembra che ciò formi un pensiero triste». Non è per nulla che così egli chiuda Il mito di Sisifo:

« Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore che nega gli dèi e solleva i macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice. »
 (Il mito di Sisifo, cit., p.121)

 Se Sisifo, una volta negato Dio, vede un mondo in ogni parte di esso e può sentirsi felice per il solo fatto di lottare contro il Dio-padrone, il nichilismo è già vinto anche se la sofferenza e l'ingiustizia continueranno ad imperversare. Nell Uomo in rivolta si legge:
 « Oggi nessuna saggezza può pretendere di dare di più. La rivolta cozza instancabilmente contro il male, dal quale non le rimane che prendere un nuovo slancio. L'uomo può signoreggiare in sé tutto ciò che deve essere signoreggiato. Deve riparare nella creazione tutto ciò che può essere riparato. Dopo di che i bambini moriranno sempre ingiustamente, anche in una società perfetta. Nel suo sforzo maggiore l'uomo può soltanto proporsi di diminuire aritmeticamente il dolore del mondo »
 (L'uomo in rivolta, Bompiani, Milano 1951, p.331)

Curiosità : Suo nipote David Camus ha percorso le orme del nonno diventando uno scrittore.

Romanzi : Lo straniero (L'Étranger 1942), Bompiani 1947 -  La peste (La Peste 1947), Bompiani 1948 -  La caduta (La Chute 1956), Garzanti 1975. -  La morte felice (La Mort heureuse, postumo 1971), Rizzoli 1974. -  Il primo uomo (Le Premier Homme, incompiuto; iniziato nel 1959, pubblicato postumo nel 1994). -  Noces suivi de l'été 1959

da wikipedia

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