Ritrovo Toscano della Pipa
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Topic: Il fumatore di pipa (Letto 235466 volte)
StefanoG
Cavaliere di San Dunillo
Post: 2241
Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #300 il:
20 Febbraio 2013, 18:37:46 »
MICHELE CASCELLA
Michele Cascella (Ortona, 7 settembre 1892 – Milano, 31 agosto 1989 - 96 anni)
....................................................è stato un pittore e paesaggista crepuscolare italiano.
Dopo aver svolto le prime attività artistiche sotto la guida del padre Basilio, nel 1907 tiene, assieme al fratello Tommaso, la sua prima mostra personale nelle sale della Famiglia Artistica Milanese.
Nel 1909, sempre con il fratello Tommaso, allestisce una mostra nella Galleria Druet di Parigi, partecipando nello stesso anno al Salon d'Automne. Nel 1911 organizza una mostra di disegni a pastello nel ridotto del Teatro dell'Opera di Roma.
Tra il 1914 ed il 1915 collabora a La Grande Illustrazione pubblicata dal padre Basilio con disegni ed illustrazioni grafiche, esponendo nel 1917 al Salone dell'Associazione della Stampa e nella Galleria Centrale d'arte a Milano. Partecipa alla prima guerra mondiale.
A Roma, nel 1919, tiene una mostra personale alla Galleria Bragaglia e conosce in quella occasione Carlo Carrà che consente poi il trasferimento della mostra a Milano nella Galleria Lidel.
Nel 1920 si stabilisce definitivamente a Milano dove frequenta con entusiasmo il poeta Clemente Rebora, da cui confesserà di aver tratto ispirazione per la realizzazione di alcune sue opere.
Dal 1928 al 1932 viaggia tra l'Italia e Parigi dove, nel 1937, gli viene assegnata la medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale.
Nel 1938 esegue le scenografie dell'opera Margherita da Cortona rappresentata al Teatro alla Scala.
Dal 1928 al 1942 è presente a tutte le edizioni della Biennale d'arte di Venezia, e nell'edizione del 1948 avrà una sala personale.
Dal 1938 risiede a Portofino che diventa una fonte d'ispirazione delle sue opere tarde.
Tra il 1937 e il 1938 realizza un grande mosaico nella nuova stazione di Messina Marittima, raffigurante Mussolini che, in una visita a Palermo, "elevava la Sicilia all'onere di essere il Centro dell'Impero".
Dopo la seconda guerra mondiale si fanno più frequenti le sue mostre all'estero: Parigi (negli anni cinquanta e sessanta) ma anche Sudamerica (soprattutto Buenos Aires e Montevideo) e Stati Uniti. E proprio negli USA, in California, si stabilirà per lunghi periodi di tempo, alternando periodi di permanenza in Italia (ha risieduto per alcuni anni in campagna nei pressi di Colle Val d'Elsa) ed in Europa. I soggetti più rappresentati sono fiori, campi di grano e papaveri, i paesaggi abruzzesi e Portofino. Importanti sono state le mostre antologiche di questo periodo.
Curiosità :
In occasione del centenario della nascita, a Milano, presso il Palazzo della Permanente è stata allestita una grande rassegna di opere realizzate tra il 1907 ed il 1946.
Particolare rilievo è da attribuirsi ai suoi ritratti di donne, realizzati con raffinate tecniche prefuturiste.
Pare che uno di questi, intitolato "Paola", sia andato perduto nelle aste di una famiglia nobile decaduta.
Fra i maggiori collezionisti delle opere di Michele Cascella c'è Silvio Berlusconi.
da wikipedia
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Michele Cascella, famoso paesaggista crepuscolare italiano, nasce ad Ortona, in provincia di Chieti, il 7 settembre 1892 in una famiglia numerosa, comprendente, oltre ai fratelli e sorelle (sono 6), il padre e la madre, il nonno e due sorelle del padre.
Figlio di un bravo pittore, ceramista e litografo, oltre che sarto del paese, Michele si rivela un pessimo studente con scadenti risultati, non solo nelle materie scolastiche, ma persino in disegno.
Dopo l'ennesima bocciatura, il padre lo porta nel suo laboratorio cromolitografico e Michele con il fratello Tommaso, prende dimestichezza con gli arnesi del mestiere, si ambienta nel laboratorio, esegue gli esercizi che suo padre gli suggerisce, copia i disegni di Leonardo e Botticelli, ma anche grandi bocche e grandi nasi che suo padre disegna per lui.
Michele Cascella deve alla pazienza ed alla fiducia del padre se già nel 1907 solo quindicenne può mettere in mostra i suoi lavori a Milano, l'anno dopo a Torino e nel 1909 alla Galleria Druet di Parigi.
I primi lavori vengono eseguiti "dal vero", adoperando soprattutto il pastello e, seguendo le suggestioni della stagione simbolista, privilegiando la forza evocativa del colore nel fermare "une petite sensation".
Cascella non segue alcuna filosofia nel creare i suoi quadri, ma applica la logica dell'arte come gliel'ha insegnata suo padre, paragonandola ad una dolce melodia di sottofondo.Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Michele Cascella viene richiamato alle armi, ma nello zaino si porta tele e colori con i quali fissa i ricordi della vita militare, alcuni dei quali sono ora esposti al Museo del Risorgimento ed nelle Raccolte Storiche di Milano.
Alla fine della guerra Michele Cascella si stabilisce definitivamente a Milano dedicandosi alle incisioni ed alla ceramica, tornando solo più avanti all'acquarello ed alla pittura ad olio.Nel 1924 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e l'anno dopo organizza una personale alla Galleria Pesaro di Milano, ben recensita da Carlo Carrà, grande sostenitore del primitivismo nella pittura di Cascella.
Le sue piacevoli vedute marine e urbane, i delicati ritratti femminili, gli portano presto un grande successo di pubblico, dal 1928 al 1942 ogni anno viene invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, enell'ultimo anno, il 1942, ottiene persino una sala personale.
da biografie windoweb
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StefanoG
Cavaliere di San Dunillo
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #301 il:
21 Febbraio 2013, 09:44:28 »
JOHN YOUNG
John Watts Young (San Francisco, 24 settembre 1930)
........................................................... è un ex astronauta statunitense.
Young è stato il nono uomo a porre il suo piede sulla Luna e l'unico americano che volò con le navicelle spaziali Gemini ed Apollo come pure con lo Space Shuttle.
John Young studiò tecnica del volo presso il Georgia Institute of Technology terminando gli studi nel 1952 con il massimo dei voti. Young si arruolò nella Marina degli Stati Uniti e prestò servizio sull'incrociatore Laws. Solo in seguito effettuò il suo addestramento da pilota, volando per quattro anni su diversi aerei da combattimento. Nel 1959 divenne pilota per diversi esperimenti della marina e nel 1962 riuscì a battere diversi record mondiali nel volo in picchiata e di rapida ascesa.La NASA scelse Young il 17 settembre 1962 con il secondo gruppo di astronauti. Nel gennaio del 1963 gli venne conferito l'incarico speciale di elaborare l'equipaggiamento degli astronauti all'interno del modulo spaziale. Tale incarico dovette comprendere sia l'equipaggiamento personale come pure l'equipaggiamento per atterraggi d'emergenza.
Il 13 aprile 1964 la NASA nominò Young quale pilota del primo volo con persone a bordo di una capsula Gemini. Young era dunque il primo astronauta del secondo gruppo previsto per una missione nello spazio. Con il comandante Virgil Grissom svolse dunque su Gemini 3 (Molly Brown) il 23 marzo 1965 il primo volo nello spazio di due americani. Young era incaricato di manovrare e lavorare sul primo computer che si trovava nello spazio. Fu oggetto di polemica con la direzione del volo il fatto che Young aveva (illegalmente) portato a bordo un sandwich. Su Gemini 3 infatti si volevano testare i prodotti di alimentazione appositamente preconfezionati. Ironicamente Grissom aveva pronunciato di partecipare a tale esperimento solo in caso che non vi fosse stato una cosa alternativa da mangiare. Young dunque stupì Grissom offrendoli un sandwich della sua marca preferita. L'oggetto della polemica fu comunque il fatto, che le briciole volavano un po' daperttutto nell'abitacolo della capsula spaziale a causa dell'assenza di gravità.
Ciò nonostante, poco dopo il successo della missione, Young e Grissom vennero nominati quale equipaggio di riserva per la missione di Gemini 6, svoltasi nel dicembre del 1965. Il 25 gennaio 1966 la NASA nominò Young come comandante di Gemini 10. Pilota e compagno di missione era Michael Collins. Così Young poté partire per la sua seconda missione nello spazio già il 18 luglio 1966. La missione prevedeva sia una manovra di rendez-vouz come pure un'attività extra-veicolare.
Terminato il programma Gemini, Young entrò a far parte del programma Apollo. Il 22 dicembre 1966 vennero nominati gli equipaggi dei primi voli di Apollo. In tale occasione Young venne nominato come pilota di riserva della seconda missione con uomini a bordo. Dopo la catastrofe di Apollo 1, nella qualè perì lex-comandante di Young, Virgil "Gus" Grissom, i progetti vennero sospesi. I nuovi programmi vennero resi pubblici il 9 maggio 1967 e prevedevano Young quale pilota di riserva di Apollo 7 (missione C). Detto volo venne effettuato nell'ottobre del 1968. Young collaborò come radiofonista di contatto (Capcom).
Poco dopo, più precisamente il 13 novembre 1968, Young venne nominato quale pilota del modulo di comando della missione Apollo 10 - la prova generale per lo sbarco sulla Luna. Detta missione si svolse dal 18 maggio al 26 maggio 1969. Young rimase come pilota nel modulo di comando Charlie Brown, mentre il comandante Thomas Stafford ed il pilota Eugene Cernan simulavano con il modulo lunare Snoopy l'allunaggio.
La fase di rientro nell'atmosfera terrestre avvenne ad una velocità di 11.107 metri/secondo(39.885 km/h) - fatto che a tutt'oggi rappresenta un record irraggiunto con voli spaziali con persone a bordo. Poco dopo la storica missione di Apollo 11 nel luglio del 1969, Young veniva incaricato quale comandante di riserva per la missione di Apollo 13. Non dovendo assumere tale volo collaborò nuovamente quale Capcom.
Nel marzo del 1971 finalmente Young fu incaricato del suo primo comando: Apollo 16 destinato a diventare la penultima missione che fino ad oggi ha portato l'uomo sulla Luna. Dell'equipaggio facevano inoltre parte il pilota del modulo di comando Thomas K. Mattingly ed il pilota del modulo lunare Charles M. Duke. La missione durò dal 16 aprile al 27 aprile 1972 e Young divenne la nona persona che pose il piede sulla Luna. Era il 20 aprile.
Durante i preparativi dell'ultima missione lunare, Apollo 17, la NASA modificò la composizione dell'equipaggio e dell'equipaggio di riserva, inserendo Young e Duke nuovamente nell'equipaggio di riserva. Sapendo che tale missione doveva essere l'ultima per diverso tempo, la NASA prese questa decisione considerando poco conveniente di allenare ed addestrare un equipaggio di riserva del tutto nuovo, il quale non avrebbe mai avuto occasione di volare su di una regolare futura missione del programma Apollo. Così Young era nella situazione di avere avuto, insieme a Mitchell e Duke, la possibilità di allunare una seconda volta, in caso di sostituzione del suo ex-compagno su Apollo 10 ed ora comandante della missione Eugene Cernan. Cernan non dovette essere sostituito e così Young collaborò nuovamente nel ruolo di Capcom
Concluso il programma Apollo, nel gennaio 1973 Young divenne direttore del reparto Space Shuttle dell'ufficio degli astronauti garantendo che gli astronauti potevano aver abbastanza influenza e collaborare in maniera decisiva all'elaborazione del nuovo veicolo spaziale.
Nel gennaio 1974 divenne direttore di tutto l'ufficio degli astronauti e pertanto responsabile per il coordinamento di tutte le attività degli stessi. Nel 1976 lasciò ufficialmente la marina militare. Quando lo Space Shuttle era pronto per l'impiego, Young ebbe l'onore di essere il comandante della prima missione. Dal 12 aprile al 14 aprile 1981 testò nell'orbita terrestre, assieme al suo Pilota Robert Crippen, tutti i sistemi ed il funzionamento dello Space Shuttle Columbia durante la missione STS-1. Fu la prima volta che la NASA procedette direttamente ad una missione con persone a bordo senza aver testato preventivamente il veicolo spaziale senza persone a bordo. Inoltre si trattò della prima missione nella quale una navicella spaziale atterrò in volo planare e non con l'utilizzo di paracaduti in mezzo all'oceano.
Young ebbe il suo sesto e per ora ultimo viaggio nello spazio quale comandante della missione STS-9 dal 28 novembre all'8 dicembre 1983, durante la quale, per la prima volta, veniva portato in orbita il laboratorio spaziale Spacelab. Con lui a bordo si trovavano il pilota Brewster Shaw, gli esperti di missione Bob Parker ed Owen K. Garriott e gli esperti di trasporto spaziale Byron Lichtenberg e Ulf Merbold.
Un ulteriore missione (STS-61J), prevista per l'agosto 1986 e durante la quale si voleva provvedere a portare nello spazio il telescopio spaziale Hubble, venne cancellata in seguito alla tragedia dell'esplosione dello Space Shuttle Challenger.
John Young può vantare oltre 15.100 ore di volo su aerei, elicotteri e razzi. Di queste, 835 sono ore di volo nello spazio. Nel maggio 1987 Young si dimise dall'incarico di direttore dell'ufficio degli astronauti, assumendo nel 1996 l'incarico di direttore tecnico del Johnson Space Center. Dopo 42 anni di servizio presso la NASA, Young si ritirò definitivamente dal lavoro nel dicembre del 2004.
Concluso il programma Apollo, nel gennaio 1973 Young divenne direttore del reparto Space Shuttle dell'ufficio degli astronauti garantendo che gli astronauti potevano aver abbastanza influenza e collaborare in maniera decisiva all'elaborazione del nuovo veicolo spaziale.
Nel gennaio 1974 divenne direttore di tutto l'ufficio degli astronauti e pertanto responsabile per il coordinamento di tutte le attività degli stessi. Nel 1976 lasciò ufficialmente la marina militare. Quando lo Space Shuttle era pronto per l'impiego, Young ebbe l'onore di essere il comandante della prima missione. Dal 12 aprile al 14 aprile 1981 testò nell'orbita terrestre, assieme al suo Pilota Robert Crippen, tutti i sistemi ed il funzionamento dello Space Shuttle Columbia durante la missione STS-1. Fu la prima volta che la NASA procedette direttamente ad una missione con persone a bordo senza aver testato preventivamente il veicolo spaziale senza persone a bordo. Inoltre si trattò della prima missione nella quale una navicella spaziale atterrò in volo planare e non con l'utilizzo di paracaduti in mezzo all'oceano.
Young ebbe il suo sesto e per ora ultimo viaggio nello spazio quale comandante della missione STS-9 dal 28 novembre all'8 dicembre 1983, durante la quale, per la prima volta, veniva portato in orbita il laboratorio spaziale Spacelab. Con lui a bordo si trovavano il pilota Brewster Shaw, gli esperti di missione Bob Parker ed Owen K. Garriott e gli esperti di trasporto spaziale Byron Lichtenberg e Ulf Merbold.
Un ulteriore missione (STS-61J), prevista per l'agosto 1986 e durante la quale si voleva provvedere a portare nello spazio il telescopio spaziale Hubble, venne cancellata in seguito alla tragedia dell'esplosione dello Space Shuttle Challenger.
John Young può vantare oltre 15.100 ore di volo su aerei, elicotteri e razzi. Di queste, 835 sono ore di volo nello spazio. Nel maggio 1987 Young si dimise dall'incarico di direttore dell'ufficio degli astronauti, assumendo nel 1996 l'incarico di direttore tecnico del Johnson Space Center. Dopo 42 anni di servizio presso la NASA, Young si ritirò definitivamente dal lavoro nel dicembre del 2004.
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StefanoG
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #302 il:
21 Febbraio 2013, 09:59:30 »
RICHARD WIDMARK
Richard Widmark (Sunrise Township, 26 dicembre 1914 Roxbury, 24 marzo 2008 - 93 ANNI )
................................................................ è stato un attore statunitense.
Figlio di Carl Widmark ed Ethel Mae (lui di origini svedesi, lei scozzesi ed inglesi), crebbe a Princetown, Illinois, e si laureò al Lake Forest College nel 1938.
Il suo debutto teatrale a Broadway avvenne nel 1943 con Kiss and Tell, mentre l'esordio cinematografico risale al 1947 nel noir Il bacio della morte, diretto da Henry Hathaway, in cui interpretò il ruolo di Tommy Udo, un gangster psicopatico che, in una scena rimasta sinistramente celebre, uccide un'anziana disabile in sedia a rotelle, spingendola giù dalle scale. Per questa interpretazione Widmark ottenne strepitosi consensi dalla critica, ricevendo una nomination agli Academy Awards e vincendo il Golden Globe.
Nel settembre 1999, all'età 84 anni, si risposò con Susan Blanchard, che era stata la terza moglie di Henry Fonda, suo grande amico.
Sua figlia Anne Heath Widmark ha sposato il grande giocatore di baseball Sandy Koufax.
Nel maggio 2001 il Museum of Modern Art di New York gli rese omaggio, dedicandogli un'ampia retrospettiva dei suoi film.
Widmark morì il 24 marzo 2008, all'età di 93 anni, nella sua casa a Roxbury in Connecticut, dove viveva dal 1950.
L'attore non poté essere arruolato durante la seconda guerra mondiale a causa di un timpano perforato e, nonostante avesse recitato in molti film a sfondo violento, disprezzò sempre la violenza e le armi. Successivamente alla sua carriera di attore, si impegnò a promuovere leggi più severe per il controllo delle armi da fuoco negli Stati Uniti.
E stata una delle facce da vero cattivo di Hollywood. Quella indimenticabile dello piscopatico de Il bacio della morte (1947), suo film d'esordio, ma anche quella dell'ancora più il cattivo chirurgo in Coma Profondo (1978). Richard Widmark, nato a Sunrise, Minnesota, il 26 dicembre del 1914, è stato con il suo fisico statuario un attore perfetto per i film d'azione, soprattutto i western come Cavalcarono insieme del 1961 di John Ford, dove ha il ruolo di cattivo in contrapposizione al buono James Stewart.
Widmark, diplomato al Lake Forest College di Chicago era nato come attore di teatro. Esordisce a Broadway con il dramma 'Kiss and Tell' nel 1943 e già con il suo primo film, Il bacio della morte di Henry Hathaway, ottiene la nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista. Nel film è Tommy Udo, gangster cinico, crudele e sadico capace di buttare una vecchietta paralitica giù dalle scale con grande disinvoltura.
Nel 1948, in La strada senza nome, veste ancora i panni di un criminale spietato e capace di ogni perfidia. Molti i suoi personaggi in divisa o nelle vesti di pubblico ministero come nel caso di Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer. Negli anni Settanta lo troviamo in film di Sidney Lumet, Robert Aldrich, Michael Crichton, ma poi lavora anche in Blackout (1985) di Hickox, e Tutti colpevoli (1987) di Schloendorff.
Altri film importanti della sua carriera sono stati Mano pericolosa (Pick up on South Street) di Samuel Fuller, un classico del genere noir, e appunto Vincitori e Vinti (Judgement at Nuremeberg), film sul processo di Norimberga in cui, caso raro, Widmark interpretava la parte di un buono, quella di un colonnello alleato, accusatore di gerarchi nazisti. Il suo ultimo film da attore è stato True Colors di Herbert Ross, uscito in sala nel 1991. Una curiosità: nel 1982, insieme a Gene Wilder, si concesse anche un giallo comico, Fuga per due, firmato da Sidney Poitier. Widmark è morto il 24 marzo del 2008 a Roxbury, nel Connecticut.
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Ultima modifica: 21 Febbraio 2013, 11:52:41 da StefanoG
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StefanoG
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #303 il:
21 Febbraio 2013, 10:28:19 »
HENRY FONDA
Henry Jaynes Fonda (Grand Island, 16 maggio 1905 – Los Angeles, 12 agosto 1982 - 77 anni )
................................................................ è stato un attore statunitense.
Interprete di personaggi dalla spiccata integrità morale, dopo i primi passi come attore a Broadway, Fonda fece il suo debutto a Hollywood nel 1935 e per quasi cinque decenni a Hollywood fu uno degli attori più attraenti, versatili e popolari dello schermo. La sua carriera ebbe una svolta con l'interpretazione del personaggio di Tom Joad nel film Furore (1940), un adattamento dell'omonimo romanzo di John Steinbeck in cui si narrano le vicissitudini di una famiglia dell'Oklahoma che si sposta nell'ovest degli Stati Uniti durante il Dust Bowl. Henry Fonda fu interprete di grandi classici del western come Alba fatale (1943), di commedie come Mister Roberts (1955) e dell'intenso dramma giudiziario La parola ai giurati (1957).
In contrasto con i suoi tipici personaggi positivi e incorruttibili, Fonda seppe rinnovare la propria immagine cinematografica accettando di interpretare la parte del misterioso Frank, crudele antagonista di Charles Bronson in C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone.
Tornò a vestire, ad ogni modo, un altro ruolo atipico nella sua carriera cinematografica, questa volta dalla parte del bene, sempre per idea di Sergio Leone, nel western Il mio nome è Nessuno di Tonino Valerii, affiancato da un giovanissimo Terence Hill.
È il patriarca di una famiglia di celebri attori, che include i figli Jane Fonda e Peter Fonda ed i nipoti Bridget Fonda e Troy Garity. Soprannominato "Hank" da colleghi e amici più cari, nel 1999 venne nominato sesto tra le migliori star maschili di tutti i tempi dall'American Film Institute.
Henry Fonda nacque a Grand Island (Nebraska), dal pubblicitario William Brace Fonda e da Herberta Krueger Jaynes. La famiglia Fonda, da parte del bisnonno paterno, era emigrata da Genova nel 1500 nei Paesi Bassi, trasferendosi poi nel 1600 nelle colonie inglesi del Nord America in una cittadina attualmente chiamata Fonda, nell'attuale stato di New York; la bisnonna, Harriet McNeill, era un'immigrata irlandese.
Studiò giornalismo alla University of Minnesota ma non si laureò e, a 20 anni, iniziò la sua carriera d'attore nella Omaha Community Playhouse.
Si spostò quindi sulla costa atlantica per proseguire la carriera artistica in teatro. Risale a quell'epoca l'inizio della sua lunga amicizia con James Stewart, con il quale si recò a New York City e con il quale divise una camera in affitto, iniziando a lavorare nelle produzioni teatrali di Broadway, dove incontrò l'attrice Margaret Sullavan, che fu la prima delle sue cinque mogli (alla quale seguirono Frances Seymour Brokaw, da cui ebbe i figli Jane e Peter, Susan Blanchard, Afdera Franchetti e infine Shirley Adams).
Fonda lavorò a New York dal 1926 al 1934 e la sua prima apparizione cinematografica ebbe luogo nel 1935, quando recitò come protagonista nell'adattamento cinematografico di The Farmer Takes a Wife (Il contadino prende moglie), prodotto dalla 20th Century Fox, in un ruolo che era già stato suo nella versione rappresentata a Broadway e che aveva lo stesso titolo del film.
La sua immagine cinematografica è legata a personaggi di spiccata integrità morale, che hanno animato capolavori quali Alba di gloria (1939) (nelle vesti di Abraham Lincoln) e Furore (1940), entrambi diretti da John Ford, o Il ladro di Alfred Hitchcock, dove Fonda interpretò il ruolo di Manny Balestrero, un mite padre di famiglia che viene scambiato per un rapinatore. Con Ford girò anche Sfida infernale (1946), considerato un classico del genere western, mentre nel 1957 fu protagonista de La parola ai giurati, significativo e coraggioso film giudiziario del giovane e promettente regista Sidney Lumet. Per la sua interpretazione, Fonda ricevette un BAFTA quale miglior attore internazionale.
Ma il volto affascinante di Fonda è anche quello del misterioso cattivo in C'era una volta il West di Sergio Leone, il film che racconta il crepuscolo del vecchio West attraverso ricordi e orizzonti, speranze e promesse. Nel 1973 interpretò Jack Beauregard nel film Il mio nome è Nessuno con Terence Hill.
Nel 1970 partecipò alla campagna no profit statunitense Love. It Comes in All Colors contro il razzismo realizzata dal National Urban Coalition.
L'attore, anziano e già malato, chiuse la sua splendida carriera con il premio Oscar per il film Sul lago dorato (1981), dove ad affiancarlo furono la figlia Jane e un'altra leggenda del cinema, Katharine Hepburn
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #304 il:
21 Febbraio 2013, 10:37:59 »
GIULIO TREMONTI
Giulio Tremonti (Sondrio, 18 agosto 1947)
............................................... è un politico e avvocato italiano, più volte Ministro dell'Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana.
È stato visiting professor a Oxford , a Cambridge e in altre prestigiose università tra cui la Yale University. È stato vicepresidente di Forza Italia dal 2004 fino allo scioglimento del partito, confluito nel 2009 nel Popolo della Libertà. Nel 2012 lascia il Pdl e fonda Lista Lavoro e Libertà.
È sposato con Fausta Beltrametti.
Giulio Tremonti è professore universitario dal 1974, ora è ordinario nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pavia.
È avvocato patrocinante in Cassazione.
È autore di libri ed articoli: “Uscita di sicurezza” (2012), “La paura e la speranza” (2008), “Rischi fatali” (2005), “Lo Stato criminogeno” (1997), “Il fantasma della povertà” (1995). Con G. Vitaletti: “Le cento tasse degli italiani” (1986), “La fiera delle tasse” (1991), “Il federalismo fiscale” (1994). Con Cassese, Gargano e Treu: "Nazioni senza ricchezza, ricchezze senza nazione" (1993).
È stato Visiting Professor nell’Institute Comparative Law, Oxford. Ha tenuto dibattiti e conferenze, in Italia e all’estero: “Oxford Union Society”; “Cambridge Union Society”; “Humboldt Unersität”, "Yale University – School of Law"; "Chatham House"; "Freiburg Universität -
Walter Eucken-Vorlesung"; "Herzliya Conference", Tel Aviv; "Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese", Pechino.
È condirettore della “Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze”.
È socio dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.
Pubblica i suoi articoli sui principali quotidiani europei.
Deputato al Parlamento Italiano, è stato Vicepresidente della Camera dei Deputati, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Ministro delle Finanze, Ministro dell’Economia e delle Finanze, coordinatore dei Ministri delle finanze del partito Popolare Europeo.
di Giulio Tremonti: "Quando il crepitare degli spread fa vacillare la fiducia in noi stessi e lo spirito dell’Unione Europea, è chiaro il rischio che emergano qua e là, e a partire proprio dalla civilissima Europa, i primi segni di un tipo nuovo di fascismo: il fascismo finanziario, il fascismo bianco."
Mettere l’ordine al posto del caos; separare l’attività produttiva dall’attività speculativa; chiudere la bisca della finanza, in modo che siano i giocatori e non noi a pagare per le perdite sulle puntate; ristabilire il primato delle regole; pensare a investimenti pubblici in beni di interesse collettivo.
Solo così, mettendo la ragione al posto degli spread, l’uomo al posto del lupo, il pane al posto delle pietre, si può uscire da questo mostruoso videogame in cui siamo entrati senza capirlo e senza volerlo.
In questo libro c’è la traccia per arrivare insieme all’uscita di sicurezza.
Carriere Politica :
Giulio Tremonti è nato da una famiglia, da parte paterna, originaria di Lorenzago di Cadore in provincia di Belluno e, da parte materna, originaria di Benevento. Dopo aver frequentato il Liceo Classico "Piazzi" di Sondrio, si è laureato in giurisprudenza all'Università di Pavia, alunno del Collegio Fraccaro. Il suo maestro fu Gian Antonio Micheli che era succeduto a Calamandrei nella cattedra di Diritto processuale civile a Firenze. Tremonti, di famiglia liberale, si avvicina alle idee socialiste dopo l'università, durante il servizio militare prestato come soldato semplice.
Nella prima metà degli anni settanta, appena ventisettenne, diventa docente di Diritto tributario nell'università in cui era stato allievo. Alla fine degli anni settanta comincia a fare attività professionale in una società di consulenza e revisione internazionale. Soltanto a partire dagli anni ottanta si avvicina alla politica. Comincia a collaborare per il Corriere della Sera chiamato da Piero Ostellino (collaborerà dal 1984 al 1994) e a scrivere alcuni libri politici per Laterza, Mondadori, Il Mulino.
Candidato nelle liste del PSI alle politiche del 1987 in quanto vicino a Gianni De Michelis, tra il 1979 e il 1990 fu uno stretto collaboratore e consigliere degli ex ministri delle Finanze Franco Reviglio e Rino Formica. Per un breve periodo, negli anni novanta, ha fatto parte di Alleanza Democratica, e poi del movimento politico fondato da Mario Segni, il Patto Segni, con il quale venne eletto deputato nel 1994. Appena eletto, Tremonti passò, attraverso la Federazione Liberaldemocratica, a Forza Italia e votò la fiducia al primo governo Berlusconi, nel quale divenne Ministro delle Finanze.
Rieletto alla Camera dei deputati nel 1996 e nel 2001 nelle liste di Forza Italia, fu chiamato nel secondo governo Berlusconi alla guida del neonato Ministero dell'Economia e delle Finanze, risultato dell'accorpamento del "Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica" e del "Ministero delle Finanze". Dopo più di tre anni nell'incarico fu costretto alle dimissioni il 3 luglio 2004: in quel periodo la maggioranza dell'epoca andò incontro ad un periodo di crisi, dovuta alle forti divergenze in materia di economia con Gianfranco Fini, allora vice Presidente del Consiglio.
La disputa raggiunse toni elevati, al punto che Fini denunciò dei "conti truccati" nella legge finanziaria del 2003, relativi alla differenza di due miliardi di euro fra manovra annunciata e riduzioni effettivamente ottenute, che Tremonti addusse a ragioni contabili.[1] Alla fine, rassegnò le dimissioni, e l'interim del suo ministero fu assunto dal Presidente del Consiglio Berlusconi. In seguito il dicastero venne assegnato a Domenico Siniscalco, cui spettò il compito di impostare la legge finanziaria per il 2004.
Il terzo governo Berlusconi sorto il 23 aprile 2005, all'indomani della crisi politica che aveva investito la Casa delle Libertà dopo la sconfitta delle elezioni regionali del 2005 vide inizialmente ancora il suo successore, Siniscalco, confermato all'economia e finanze. Silvio Berlusconi in quella occasione scelse Tremonti come vicepresidente del Consiglio insieme a Gianfranco Fini, ma, pochi mesi dopo, Siniscalco si dimise sia per divergenze sulle scelte finanziarie, sia per non avere ottenuto l'appoggio del Governo per la sua richiesta di dimissioni del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Il 22 settembre 2005, Tremonti fu nuovamente richiamato al ministero dell'Economia e delle Finanze per la stesura della ultima legge finanziaria prima delle elezioni per il sopraggiunto termine temporale della legislatura. Lasciò l'incarico il successivo 8 maggio 2006, pochi giorni prima della fine della legislatura, cedendo l'interim a Berlusconi per gli ultimi 9 giorni.
Dal 4 maggio 2006 al 28 aprile 2008 (XV Legislatura) è stato uno dei vicepresidenti della Camera dei deputati. Terminata la legislatura in cui è stato all'opposizione contrapponendosi al Governo Prodi II, è tornato dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, esattamente due anni dopo, al vertice del ministero economico per la quarta volta con il Governo Berlusconi IV. Attualmente è anche presidente dell'Aspen Institute Italia e saltuario collaboratore del Corriere della Sera. Il 12 novembre 2011, con le dimissioni di Silvio Berlusconi da Presidente del consiglio dei ministri, ha interrotto ogni tipo di attività politica tanto all'interno delle istituzioni quanto a livello personale.[senza fonte]
Il 6 ottobre 2012, a Riccione fonda il movimento "3L" (Lista Lavoro e Libertà per la Patria), in netta opposizione con il Governo Monti.[2] Il movimento raggiunge in dicembre un accordo elettorale con la Lega Nord per le Politiche 2013 e per le regionali in Lombardia.
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #305 il:
21 Febbraio 2013, 11:02:23 »
JEAN PIERRE LELOIR
Jean-Pierre Leloir (1931-2010)
......................................................fotografo, giornalista, scrittore.
Li aveva fotografati proprio tutti e, quando diciamo proprio tutti, intendiamo proprio tutti tutti, tra i mille e mille scatti della sua vita, quelli per i quali è entrato nella leggenda sono quelli che ritraggono Jacques Brel, Leo Ferré e Georges Brassens mentre vengono intervistati per la rivista Rock&Folk; (fondata da lui medesimo).
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #306 il:
21 Febbraio 2013, 11:14:49 »
RUDYARD KIPLING
Joseph Rudyard Kipling (Bombay, 30 dicembre 1865 – Londra, 18 gennaio 1936 - 70 anni)
............................................................. è stato uno scrittore e poeta britannico, nato in India.
La sua opera più nota è il racconto per ragazzi Il libro della giungla (The Jungle Book) (1894).
Famoso è anche il racconto di spionaggio ambientato in India Kim (1901), il romanzo Capitani coraggiosi (1897), oltre alle poesie Gunga Din (1892), Se (If) (1895) e Il fardello dell'uomo bianco (The White Man's Burden) (1899).
Kipling nacque in una casa coloniale tuttora parte del Sir J.J. Institute of Applied Art di Bombay. Suo padre era John Lockwood Kipling, un insegnante alla Jeejeebhoy School of Art, e sua madre si chiamava Alice Macdonald: alla nascita del loro figlio primogenito, la coppia decise di chiamarlo Rudyard in onore del lago Rudyard, nello Staffordshire, dove si erano conosciuti e corteggiati.
All'età di 6 anni venne mandato in Inghilterra insieme alla sorella di tre anni, dove ricevettero l'educazione elementare da un'istitutrice di nome Holloway: i maltrattamenti della donna, che si prolungarono fino a che non le venne tolto all'età di dodici anni, lasciarono una profonda influenza sulle sue opere ed in particolare sulla simpatia per i bambini, anche per i più ribelli. La sua zia materna sposò il pittore Edward Burne-Jones ed i bambini passarono spesso il Natale a casa dell'artista.
Dopo un breve periodo allo United Services College, che fu anche ambientazione dei suoi racconti Stalky & Co., nel 1882 Kipling tornò in India dai genitori a Lahore (oggi parte del Pakistan). Iniziò a lavorare come redattore per un piccolo giornale locale, il Civil & Military Gazette, e tentò numerose pubblicazioni come poeta, la prima delle quali ad andare a buon fine fu nel 1883. Intorno al 1880 iniziò a viaggiare per l'India come corrispondente per il giornale Allahabad Pioneer; anche i suoi romanzi iniziarono a vendere bene e pubblicò sei racconti brevi nel 1888, tra cui The Man Who Would Be King.
Nel 1889 Kipling iniziò un lungo viaggio attraverso Birmania, Cina, Giappone e California, prima di attraversare gli Stati Uniti e l'Oceano Atlantico, stabilendosi a Londra. I suoi diari di viaggio From Sea to Sea and Other Sketches, Letters of Travel sono in gran parte risalenti a questo periodo e riprendono anche alcuni articoli scritti per il giornale. Da quel momento in poi, la sua fama crebbe rapidamente ed egli divenne in breve tempo la voce dell'imperialismo. Il suo primo romanzo, The Light that Failed, fu pubblicato nel 1890. Il più famoso dei suoi poemi è probabilmente The Ballad of East and West. Nel 1886 venne iniziato come Massone nella Loggia "Hope and Perseverance" di Lahore, per la quale scrisse la famosa poesia Mother Lodge (Loggia madre).
Nel 1892 Kipling sposò Caroline "Carrie" Balestier: durante la luna di miele, la banca di Kipling fallì e la coppia fu costretta a ritornare nel Vermont, dove viveva la famiglia di lei. Rudyard e la moglie vissero in America per i successivi quattro anni e costruirono una casa a Brattleboro che tuttora esiste, in Kipling Road. Fu durante questo periodo che Kipling iniziò a scrivere racconti per bambini e diede alle stampe Il libro della giungla (1894) e Il secondo libro della giungla (1895).
Kipling lasciò il Vermont dopo una lite con il cognato, che lo trascinò in tribunale: lui e la moglie tornarono in Inghilterra, dove nel 1897 pubblicò Capitani coraggiosi e, nel 1899, Stalky & Co. Nel 1898 iniziò una serie di viaggi annuali in Africa durante la stagione invernale: lì divenne amico di Cecil Rhodes mentre raccoglieva materiale per le sue Storie proprio così (Just So Stories for Little Children), successivamente pubblicato (1902) come preludio a Kim. Tra le poesie che Kipling compose in quel periodo, figurano Gunga Din (1892, da cui nel 1939 il regista George Stevens trasse l'omonimo film interpretato da Cary Grant e Joan Fontaine) e The White Man's Burden (1899); come saggista, fu coinvolto nel dibattito sulla responsabilità britannica nella formazione della flotta tedesca (i suoi articoli sono raccolti nell'antologia A Fleet in Being).
Il XX secolo vide Kipling all'apice della sua popolarità: ottenne il premio Nobel per la letteratura a soli 41 anni (il più giovane fino a oggi (3/2012)) nel 1907 per Il libro della giungla e pubblicò Puck of Pook's Hill (1906) e Rewards and Fairies (1910).
Il nome di Kipling era così strettamente legato al colonialismo che, con la prima guerra mondiale, la sua popolarità ebbe a soffrire del contraccolpo. Comunque all'inizio della Prima guerra mondiale cominciò a svolgere l'incarico di corrispondente di guerra, prima sul fronte occidentale, poi su quello italiano;[1] ed entrò a far parte della Sir Fabian Ware's Imperial War Graves Commission (successivamente rinominata Commonwealth War Graves Commission). Nello stesso periodo il suo figlio maggiore John morì nella battaglia di Loos (1915), a lui aveva dedicato una delle più famose composizioni: la poesia Se (pubblicata nel 1895).Con la crescente popolarità dell'automobile, Kipling tornò ad essere un corrispondente itinerante per l'Europa e scrisse alcuni tra i suoi più begli articoli. Nel 1922 venne chiamato dall'Università di Toronto per organizzare le cerimonie di laurea, lavoro di cui fu entusiasta. Lo stesso anno divenne rettore della St Andrews University, carica che gli rimase fino al 1925.
Kipling morì nel 1936 di emorragia cerebrale, a settant'anni, poco dopo una falsa notizia della sua morte riguardo alla quale aveva commentato: Ho appena appreso di essere morto dal vostro giornale: non dimenticate di cancellarmi dalla vostra lista di abbonati.
Kipling è rimasto una figura importante nella cultura popolare anche durante le sue massime punte di sfortuna critica: fu soprattutto importante, in particolare, per la nascita della fantascienza attraverso John W. Campbell e Robert A. Heinlein. Riferimenti a Kipling sono costanti in fantascienza, soprattutto in autori come Poul Anderson.
I suoi scritti sono anche stati usati largamente da Robert Baden-Powell come strumenti pedagogici nello scautismo; in particolar modo Il libro della giungla è il testo che fa da sfondo alle attività svolte dagli scout più piccoli (dagli otto agli undici anni) chiamati lupetti.
Kipling ha scritto la storia e la sceneggiatura di Without Benefit of Clergy, film muto del 1921, diretto da James Young. In questo film, Kipling appare nei titoli anche come scenografo.
Dai libri di Kipling sono inoltre stati tratti numerosi film, anche d'animazione.
Il solo Il libro della giungla ha avuto 2 popolarissime riduzioni a cartone animato di Walt Disney nel 1967 e nel 2003, mentre nel 1942 ne era stato tratto il primo film, che ha avuto a sua volta due remake nel 1994 e 1998. Famosa è anche la serie animata giapponese del 1989 dal titolo "Jungle Book Shonen Mowgli"
Altro romanzo di Kipling adattato al grande schermo è stato Kim con l'omonimo film del 1950 (con Dean Stockwell ed Errol Flynn), seguito da una versione televisiva inglese nel 1984 e dal cartone animato della RAI nel 2009.
Anche L'uomo che volle essere re ha avuto la trasposizione cinematografica nel 1975, col titolo L'uomo che volle farsi re: diretta da John Huston e con Sean Connery e Michael Caine per protagonisti, vede anche la partecipazione di Christopher Plummer nel ruolo dello stesso Kipling.Kipling era un incallito fumatore di sigaro. In un'occasione dette dimostrazione del suo britannico sense of humour dichiarando: «Una donna è una donna, ma un buon sigaro fa anche fumo».
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #307 il:
21 Febbraio 2013, 11:34:37 »
GIOVANNI PASCOLI
Giovanni Agostino Placido Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 Bologna, 6 aprile 1912 - 56 ANNI)
.............................................. è stato un poeta italiano e una figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento.
Pascoli, malgrado la sua formazione eminentemente positivistica, è, insieme a Gabriele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano. Dal Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.
Pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), Pascoli manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente, la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci e le nuove tematiche decadenti, cui si accompagna un notevole sperimentalismo metrico e fonetico.Per pochi scrittori come per Pascoli le vicende della prima giovinezza furono determinanti nello sviluppo creativo della maturità: sembra quasi impossibile comprendere il vero significato di gran parte - e sicuramente la più importante - della sua produzione poetica, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo.
Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli in suo onore), in una famiglia agiata, quarto dei dieci figli - due dei quali morti molto piccoli - di Ruggero Pascoli, amministratore della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente "Zvanì".Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva quasi dodici anni, il padre Ruggero venne assassinato con una fucilata mentre sul proprio calesse tornava a casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero per sempre oscuri, nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia La cavalla storna: il probabile mandante fu infatti il malavitoso Pietro Cacciaguerra (al quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano), possidente e contrabbandiere, che voleva succedere a Ruggero nell'incarico, mentre i due sicari furono Luigi Pagliarani detto Bigecca (probabilmente colui che è invece sottinteso come assassino ne La cavalla storna), e il suo complice Michele Dellarocca, estremisti politici che lo consideravano un "servo dei padroni", oltre a essere entrambi coinvolti in affari illeciti nella zona della Torre.
Il trauma lasciò segni profondi nella vita del poeta. La famiglia cominciò dapprima a perdere gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la madre, per un attacco cardiaco e la sorella Margherita, di tifo, nel 1871 il fratello Luigi, colpito da meningite, e, successivamente, nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, anche lui di tifo, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare a Rimini. Le due sorelle Ida e Maria furono messe dal tutore, uno zio, a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove rimangono dieci anni, mentre i quattro fratelli vivranno insieme, e Giovanni studierà a Urbino dagli Scolopi, grazie ad un assegno per gli studi concesso dai Torlonia, che danno anche a Giacomo la possibilità futura di divenire un loro agente.
Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta viene presentato come un ragazzo solido e vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo ed a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre.Nel 1871, all'età di sedici anni e dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite il 19 ottobre dello stesso anno, Pascoli dovette lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino, e si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare; giunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo (19 anni), Raffaele (14), Alessandro Giuseppe, (12), Ida (
, Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù).
«L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini era di una economia che appena consentiva il puro necessario».
Pascoli terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver fallito l'esame di licenza a Firenze.Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) Pascoli si iscrisse all'Università di Bologna, dove ebbe come docenti, tra gli altri, il poeta Giosuè Carducci e il latinista Giovanni Battista Gandino, e diventò amico del poeta e critico Severino Ferrari. Conosciuto Andrea Costa ed avvicinatosi al movimento anarco-socialista, cominciò, nel 1877, a tenere comizi a Forlì e a Cesena.
Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico lucano Giovanni Passannante ai danni del re Umberto I, il giovane poeta lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».[3] La paternità del componimento fu oggetto di controversie, poiché la sorella Maria e Piero Bianconi negarono che egli abbia scritto tale ode (Bianconi la definì «la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana»). Tuttavia, Gian Battista Lolli, vecchio segretario della federazione socialista di Bologna e amico del Pascoli, era presente durante la lettura e attribuì al poeta la realizzazione della lirica.Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879, per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il loro processo, il poeta urlò: «Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori!».[6] Dopo poco più di cento giorni, Pascoli esce di galera ed entra in una fase di depressione, nella quale più volte pensa al suicidio, decidendo di non riprendere gli studi. Si sente un fallito e deve essere ospitato dal fratello.Dopo la laurea, conseguita nel 1882 con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Qui volle vicino a sé le due sorelle minori Ida e Maria, uscite dal collegio, con le quali tentò di ricostituire il primitivo nucleo familiare.
Il 22 settembre 1882 fu iniziato alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato rinvenuto nel 2002.
Dal 1887 al 1895 insegnò a Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Intanto iniziò la collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni fino al 1900.
Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gettarono progressivamente Pascoli, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo condussero in una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo: il poeta abusa di vino e cognac, come riferisce anche nelle lettere.[12][13] Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo "nido di Castelvecchio", dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia una missiva al cappellano militare padre Giovanni Semeria: "Io penso molto all'oscuro problema che resta... oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande Morte! Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse."
Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove accettava l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La Mirabile Visione (1902). Quindi il 1906 assunse la cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna succedendo a Carducci. Qui ha allievi che saranno poi celebri, tra cui Aldo Garzanti.
Nel novembre 1911, presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino Inno a Roma in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come una anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche. Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni. Sarà il suo ultimo compleanno: poco tempo dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi epatica[14]; nelle memorie della sorella viene invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato[15], forse per nascondere l'abuso di alcool. La malattia lo porta alla morte il 6 aprile 1912 nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 4. Il certificato di morte riporta come causa un tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria.[16][17] Pascoli venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice delle opere postume.
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Ultima modifica: 21 Febbraio 2013, 11:54:01 da StefanoG
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #308 il:
21 Febbraio 2013, 11:51:03 »
PABLO NERUDA
Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto (Parral, 12 luglio 1904 Santiago del Cile, 23 settembre 1973 -69 ANNI),
........................................ è stato un poeta e attivista cileno.
Viene considerato una delle più importanti figure della letteratura latino americana contemporanea.
Scelse l'appellativo d'arte Pablo Neruda, in onore dello scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda, e che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale. È stato insignito nel 1971 del Premio Nobel per la letteratura.
Ha anche ricoperto per il proprio Paese incarichi di primo piano diplomatici e politici. Inoltre è conosciuto per la sua adesione al Comunismo, la sua candidatura a Presidente del Cile nel 1970, e il successivo sostegno al socialista Salvador Allende. Morì in un ospedale di Santiago poco dopo il golpe di Pinochet nel 1973.
Neruda nacque il 12 luglio 1904 da un impiegato delle ferrovie e da una insegnante che morì per la febbre lasciandolo orfano a solo un mese dal parto. Si trasferì con il padre a Temuco dove, dalle nuove nozze del genitore (con una donna che "Neftalì" chiamava Mamadre), che aveva già un figlio di nove anni più vecchio, il fratellastro Rodolfo; aveva anche una sorella, di nome Laurita. Il giovane Neruda, soprannominato Neftalì dal secondo nome della madre, dimostrò un interesse per la scrittura e la letteratura avversato dal padre ma incoraggiato dalla futura vincitrice del Premio Nobel Gabriela Mistral, che fu sua insegnante durante il periodo di formazione scolastica. Il suo primo lavoro ufficiale come scrittore fu l'articolo "Entusiasmo y perseverancia", pubblicato ad appena 13 anni sul giornale locale "La Mañana" diretto dallo zio adottivo. Nel 1920 iniziò ad utilizzare per le sue pubblicazioni lo pseudonimo di Pablo Neruda, con cui è tutt'oggi pressoché esclusivamente conosciuto, in modo di poter scrivere poesie senza che il padre(il quale riteneva quest'arte un'attività poco "rispettabile") lo scoprisse.
L'anno successivo, il 1921, si trasferì a Santiago per studiare la lingua francese e con l'intenzione iniziale di diventare in seguito insegnante, idea ben presto abbandonata per la poesia.
Nel 1923 pubblicò il suo primo volume in versi, Crepusculario, che fu apprezzato da scrittori come Alone, Raúl Silva Castro e Pedro Prado, seguito, a distanza di un anno, da Veinte poemas de amor y una canción desesperada, una raccolta di poesie d'amore, di stile modernista, e di stile erotico, motivo che spinse alcuni a rifiutarlo. Con questa raccolta è stato riconosciuto e tuttora essa è una delle sue opere maggiormente apprezzate.
Neruda si ritrovò in una condizione di povertà che lo costrinse ad accettare nel 1927 un incarico di console onorario nel Sudest asiatico, in Birmania, seguito da altri innumerevoli incarichi. Sull'isola di Giava si sposò con una impiegata di banca di nazionalità olandese, Maryka Antonieta Hagenaar Vogelzang. Durante i suoi incarichi diplomatici, Neruda riuscì a comporre un gran numero di poesie, sperimentando varie forme poetiche tra cui quelle surrealistiche che si possono trovare nei primi due volumi di Residencia en la tierra che risalgono a questo periodo. Prima di ritornare in Cile, ottenne altre destinazioni diplomatiche, dapprima a Buenos Aires, quindi in Spagna, a Barcellona, dove in seguito sostituì Gabriela Mistral nella carica di console a Madrid. In questo periodo conobbe altri scrittori come Rafael Alberti, Federico García Lorca e il poeta peruviano César Vallejo. Durante la permanenza nella capitale spagnola nacque la figlia Malva Marina Trinidad, affetta da idroencefalite di cui morì in tenera età. Sarà proprio lo stato di frustrante prostrazione ed incurabilità dell'unica figlia avuta dal poeta la causa vera dei dissapori sempre più insopprimibili che portarono ad una crisi familiare con la Hagenaar, che giunse al culmine a seguito della frequentazione di Neruda con Delia del Carril, argentina, di vent'anni più anziana di lui. Appassionata fautrice del comunismo, fu lei ad indirizzare l'iniziale tendenza anarco-individualista di Neruda verso gli ideali marxisti.L'abbraccio delle idee comuniste e di solidarietà civile trovò ulteriore humus per Neruda anche nella repulsione che provava nei confronti dei soprusi compiuti dai fascisti di Francisco Franco durante gli anni della guerra civile spagnola. La sua "svolta a sinistra" fu ancora più decisa dopo la barbara uccisione, da parte delle forze del generale Franco, di Federico Garcia Lorca, di cui era divenuto amico: l'appoggio di Neruda al fronte repubblicano, che si opponeva all'allora nascente dittatura franchista, fu totale, sia nei discorsi che negli scritti, come, ad esempio, la raccolta di poesie España en el corazón.
In seguito all'elezione a presidente del Cile di Pedro Aguirre Cerda nel 1938, di cui Neruda era stato sostenitore, il poeta ricevette l'incarico di far evacuare dai campi francesi i 2.000 esiliati spagnoli, per i quali organizzò un trasferimento via mare in Cile utilizzando la nave Winnipeg. In questa occasione gli venne rimproverato di aver privilegiato gli sfollati di fede comunista a scapito degli altri, anche se sembra che la scelta sulle persone da imbarcare fosse stata fatta principalmente dal presidente della repubblica spagnola in esilio, Juan Negrín. L'inconsistenza di queste rimostranze è poi ulteriormente dimostrata dal grande affetto con cui, ancora oggi, è largamente ricordato in Francia.
Tra il 1940 e il 1943 gli venne assegnato l'incarico di console generale a Città del Messico e fu in questi anni che divorziò dalla prima moglie, si sposò con Delia del Carril e apprese della morte della figlia, a soli 8 anni, nei territori occupati dei Paesi Bassi.Il 4 marzo 1945 ottenne la sua prima nomina ufficiale come senatore in seno al partito comunista delle province nordorientali del Cile di Antofagasta e Tarapacá, situate nell'inospitale deserto di Atacama, e pochi mesi dopo prese la tessera del Partito Comunista cileno.
L'anno seguente, il candidato ufficiale del Partito Radicale cileno per le elezioni presidenziali, Gabriel González Videla, gli chiese di assumere la direzione della sua campagna elettorale. A questo incarico il poeta si dedicò con fervore, contribuendo alla sua nomina a presidente, ma rimanendo deluso per l'inaspettato voltafaccia di Videla nei confronti proprio del Partito comunista subito dopo le elezioni. Il punto di non ritorno nel rapporto tra Neruda e Videla fu la violenta repressione con cui quest'ultimo colpì i minatori in sciopero nella regione di Bío-Bío, a Lota, dell'ottobre 1947. I manifestanti vennero imprigionati in carceri militari e in campi di concentramento nei pressi della città di Pisagua. La disapprovazione di Neruda culminò nel drammatico discorso del 6 gennaio 1948 davanti al senato cileno, chiamato in seguito "Yo acuso", in cui lesse all'assemblea l'elenco dei minatori tenuti prigionieri.La reazione di Videla fu l'emanazione di un ordine d'arresto contro Neruda, per sottrarsi al quale il poeta si vide costretto ad intraprendere un duro periodo - 13 mesi - di fuga, nascosto da amici e compagni. Inoltre, Videla promulgò anche la così detta "Ley de Defensa Permenente de la Democracia" (dai detrattori soprannominata invece "Ley maldita"), in base alla quale il Partito Comunista cileno venne dichiarato fuorilegge e oltre 26.000 iscritti vennero cancellati dalle liste elettorali, e i rappresentanti eletti, tra cui Neruda, vennero fatti decadere dalle cariche. Nel marzo 1949 riuscì a rifugiarsi in Argentina dopo un'avventurosa attraversata delle Ande, di cui raccontò nel discorso della cerimonia di consegna del Nobel.
Durante l'esilio argentino durato tre anni, conobbe a Buenos Aires Miguel Ángel Asturias, che ricopriva la carica di addetto culturale per il Guatemala e che riuscì a procurargli un passaporto grazie al quale poté abbandonare l'Argentina. Anche grazie all'aiuto di Pablo Picasso, Neruda riuscì ad arrivare a Parigi, compiendo un'apparizione a sorpresa al "Congresso Mondiale dei Partigiani della Pace", clamorosa in quanto, nel frattempo il governo cileno aveva continuato a negare che Neruda avesse lasciato il territorio natio.
Furono, quelli dell'esilio, anche anni di numerosi viaggi: in Europa, India, Cina, URSS e Messico. Proprio in Messico, Neruda fu colpito da un serio attacco di flebite, strascico delle lunghe costrizioni in luoghi molto angusti cui l'aveva obbligato la latitanza; durante il periodo di cure, conobbe Matilde Urrutia, una cantante cilena, con cui iniziò una relazione e che anni dopo sposò.
Durante il periodo messicano pubblicò il poema Canto General, iniziato anni prima in Cile, in cui descrisse storia, geografia, flora e fauna del Sudamerica. Una versione più breve del manoscritto era stata pubblicata già alcuni mesi prima, in Cile, sulla base dei testi lì lasciati, a cura del Partito Comunista (clandestino per via della citata "Ley de defensa").
Nel 1952, Neruda visse per un periodo in una villa messagli a disposizione da Edwin Cerio a Capri; tale permanenza venne in seguito rappresentata da Massimo Troisi nel film Il postino (1994) (con Philippe Noiret nelle vesti del poeta cileno, e diretto dal regista Michael Radford; sceneggiatura liberamente tratta dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skarmeta).
Dopo il soggiorno a Capri, Neruda si spostò a Sant'Angelo d'Ischia, dove rimase dal gennaio alla fine di giugno del 1952.
Nel 1952, il governo del dittatore Videla era ormai al termine, colpito anche da numerosi scandali per corruzione, e il Partito Socialista presentò la candidatura a nuovo presidente di Salvador Allende, richiedendo contemporaneamente la presenza in patria del suo letterato più illustre al fine di avallarne al meglio l'investitura.
Neruda tornò in Cile in agosto, ritrovando provvisoriamente la moglie Delia del Carril, ma il matrimonio era ormai destinato al naufragio grazie anche alla nuova relazione iniziata in Messico. Di conseguenza, nel 1955, Delia lo lasciò per fare ritorno in Europa.Tuttavia, l'abbandono di Delia non determinò per Neruda quello dell'impegno comunista. Neruda proseguì nel suo impegno politico, prese ad esempio posizione contro gli Stati Uniti durante la crisi dei missili di Cuba e per la guerra del Vietnam.Nel 1970, Neruda fu indicato come uno dei candidati alla carica di presidente della repubblica cilena, ma si ritirò dalla competizione elettorale appoggiando nuovamente Allende e aiutandolo a divenire il primo presidente socialista democraticamente eletto in Cile. Per circa due anni e mezzo riprese allora la carriera diplomatica presso la sede di Parigi, che dovette però lasciare per motivi di salute.
Il 21 ottobre 1971, ottenne, terzo scrittore dell'America Latina dopo Gabriela Mistral nel 1945 e Miguel Ángel Asturias nel 1967, il Premio Nobel per la letteratura. Al suo primo ritorno in patria, l'anno successivo, venne trionfalmente accolto in una manifestazione presso lo stadio di Santiago.Di questi anni sono anche le sue ultime pubblicazioni in vita, La espada encendida e Las piedras del cielo, edite durante il soggiorno parigino. Prima di morire assistette al disfacimento del governo democratico cileno e al colpo di stato del generale Augusto Pinochet dell'11 settembre nonché alla morte del presidente Allende, suo amico personale. Insediatasi la dittatura, i militari cominciarono a vessarlo con le perquisizioni ordinate dal generale golpista; durante una di queste, Neruda avrebbe detto ai militari «Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia». Mentre attendeva di poter espatriare in Messico, il poeta morì il 23 settembre 1973: ufficialmente per un cancro alla prostata, ma più probabilmente, secondo la recente testimonianza del suo autista e guardia del corpo, assassinato nella clinica santa Maria a Santiago (la stessa nella quale, il 22 gennaio 1982, fu assassinato il democristiano Eduardo Frei Montalva) mediante una misteriosa iniezione.
Il suo funerale fu uno dei primissimi momenti di opposizione alla dittatura, poiché avvenne nonostante la presenza ostile e intimidatoria dei militari a mitra spianato che guardavano a vista i partecipanti, come testimonia un filmato clandestino girato all'epoca. Fu, inoltre, un gesto di solidarietà e di ribellione contro l'ultimo sfregio nei confronti di Neruda, compiuto mentre giaceva nel letto d'ospedale: la devastazione, sempre per ordine di Pinochet, delle sue proprietà. La morte e le esequie di Neruda, chiamato nel libro "il Poeta", sono ricordate da Isabel Allende nell'ultima parte del romanzo La casa degli spiriti.L'ultima moglie pubblicò postuma l'autobiografia su cui Neruda aveva lavorato sino al giorno prima di morire, suscitando il risentimento di Pinochet per le dure critiche contro la brutalità della dittatura. Anche di Matilde Urrutia venne pubblicata, nel 1986, un'autobiografia sul periodo trascorso con Neruda, dal titolo Mi vida junto a Pablo Neruda; in Cile, le opere di Neruda vennero riabilitate e rimesse in commercio nel 1990, dopo la caduta della dittatura.
Le tre abitazioni possedute da Neruda in Cile, La Chascona a Santiago, La Sebastiana a Valparaiso, e la Casa de Isla Negra sono oggi musei, gestiti dalla Fondazione Neruda.
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Risposta #309 il:
21 Febbraio 2013, 12:19:41 »
ERNESTO GUEVARA
Ernesto Guevara de la Serna, più noto come Che Guevara o semplicemente el Che , il Che...
...... (Rosario, 14 maggio 1928 – La Higuera, 9 ottobre 1967)
.................................................... è stato un rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e medico argentino.
Guevara fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza solo a Fidel Castro.
Dopo il 1965, lasciò Cuba per attuare la Rivoluzione popolare in altri Paesi, prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano – assistito da forze speciali statunitensi costituite da agenti speciali della CIA – a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso e mutilato delle mani nella scuola del villaggio. Il suo cadavere – dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande – fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara di Cuba.
Ernesto Guevara de la Serna nacque a Rosario, in Argentina, nel 1928 da un'abbiente famiglia borghese. Primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine), sebbene il padre avrà da un secondo matrimonio con la pittrice argentina Ana Maria Erra altri tre figli (Ramon, Maria Victoria e Ramiro), Guevara era figlio di Ernesto Rafael Guevara Lynch (1901 – 1987), un imprenditore argentino di origini basche ed irlandesi, e di Celia de la Serna (1906 – 1965), benestante borghese di remote origini spagnole. Relativamente alla data di nascita si hanno notizie discordi: nella biografia più completa e documentata, quella redatta da Jon Lee Anderson viene citata l'affermazione della madre, la quale asserisce che la data corretta è il 14 maggio.Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Córdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby (militò per un breve periodo anche nel San Isidro), con ottimi risultati. In questo contesto acquisì il soprannome "Fuser", contrazione di "Furibondo Serna", suo tipico grido quando partiva all'attacco.
Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di dodici anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nonostante l'educazione borghese, i suoi amici erano i ragazzi delle baraccopoli di Córdoba, e l'esempio che lo attirava di più il Mahatma Gandhi, sebbene Guevara non credesse che il privilegio potesse essere distrutto senza violenza[3].
Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò dal 1941 nel Colegio Nacional Deán Funes e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina: dopo diverse interruzioni, si laureò il 12 luglio 1953.
Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton Model 18 di 500 cc del 1939, cui Granado aveva dato il soprannome di "La Poderosa II". La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje) da cui, nel 2004, verrà tratto il film I diari della motocicletta, candidato ad innumerevoli premi.
Dopo aver visto la povertà di massa ed esser stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini, legata da una stessa cultura (mestizo), un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'America del Sud e nell'America centrale.Dopo la laurea alla scuola medica dell'Università di Buenos Aires nel 1953, Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Perù, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e El Salvador. Raggiunse il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán guidava un governo populista che cercava di portare avanti una rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie. Intorno a questo periodo Guevara ricevette il famoso soprannome "Che", dovuto all'uso frequente che faceva del tipico intercalare argentino "che".
Secondo Jon Lee Anderson, il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista peruviana Hilda Gadea, che lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Hilda faceva parte dell'American Popular Revolutionary Alliance (APRA), un movimento politico guidato da Víctor Raúl Haya de la Torre.
Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro, tra cui Antonio "Ñico" López, che aveva preso parte all'attacco della caserma "Carlos Manuel de Céspedes" a Bayamo, nella provincia cubana di Oriente, e che sarebbe morto al ponte Ojo del Toro poco dopo lo sbarco a Cuba della Granma. Guevara si unì a questi moncadistas nella vendita di oggetti religiosi connessi al culto del Cristo nero ed aiutò anche due medici venezuelani specialisti della malaria, Vega e Peñalver.
La sua situazione economica era piuttosto precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Il 15 maggio 1954, sulla nave svedese Alfhem, arrivò un carico d'armi di alta qualità per la fanteria e per l'artiglieria leggera di marca Škoda, inviato dalla Cecoslovacchia comunista al governo Arbenz. Il carico fu stimato in 2000 tonnellate dalla CIA[5] e, abbastanza stranamente, in appena due tonnellate da Jon Lee Anderson[6] (si pensa però che la stima di Anderson sia il risultato di un errore di stampa).
Guevara si era recato per breve tempo in El Salvador per procurarsi un nuovo visto ed in seguito era ritornato in Guatemala. Nel frattempo, aveva avuto inizio il colpo di stato di Carlos Castillo Armas, messo in atto con l'appoggio della CIA[5]. Le forze contrarie ad Arbenz non furono in grado di arrestare il trasporto delle armi ceche su ferrovia. In seguito però, riorganizzate e dotate di supporto aereo, iniziarono a guadagnare terreno. Guevara entrò in una milizia armata organizzata dai giovani comunisti, ma ben presto ritornò ai suoi impegni medici. A seguito del colpo di stato, Guevara si era presentato volontario, ma Arbenz consigliò ai sostenitori dotati di cittadinanza estera di abbandonare il paese. Dopo che Hilda fu arrestata, Guevara per breve tempo si rifugiò nel consolato argentino e poi si trasferì in Messico.
Il colpo di stato contro Arbenz, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista, che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le disparità economiche, endemiche in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Questo rafforzò ulteriormente la sua convinzione secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri.Poco dopo l'arrivo in Messico, rinnovò la sua amicizia con Ñico López e con gli altri esuli cubani che aveva incontrato in Guatemala. López lo mise in contatto con Raúl Castro. Dopo essere stato rilasciato, Fidel Castro arrivò a Città del Messico e Raúl gli presentò Guevara. Dopo una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara si convinse che Castro era il capo rivoluzionario che stava cercando ed aderì al Movimento del 26 di luglio che aveva in programma di abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista.
Anche se i piani prevedevano che Guevara sarebbe dovuto essere solo il medico del gruppo, partecipò comunque all'addestramento militare insieme agli altri membri del movimento e, alla fine del corso, fu segnalato dall'istruttore, il colonnello Alberto Bayo, come il migliore degli allievi. Nel frattempo, anche Hilda Gadea era arrivata dal Guatemala e riprese la sua relazione con Guevara. Nell'estate del 1955 lo informò che era incinta e lui le propose di convolare a nozze. Il matrimonio ebbe luogo il 18 agosto 1955 e la loro figlia, che chiamarono Hilda Beatríz, venne alla luce il 15 febbraio 1956.
Quando il 25 novembre 1956 la nave Granma partì alla volta di Cuba da Tuxpan, nella provincia messicana di Veracruz, Guevara assieme all'italiano Gino Donè Paro[7], al messicano Alfonso e al dominicano Ramon Mejías, detto Pichirillo, erano gli unici non cubani a bordo. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco a La Playa de las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero (Cuba sudorientale). Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. I sopravvissuti, dodici a cui si aggiunsero dei contadini incontrati dopo lo sbarco (per un totale di diciassette uomini)[8], si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre la guerriglia contro il regime.
Negli ultimi giorni del dicembre 1958 diresse l'attacco condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni più rischiose dell'esercito rivoluzionario)[9] su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante la offensiva sulla Sierra Maestra poi sulla Guisa e l'intera campagna delle pianure di Cauto probabilmente ebbero una maggiore importanza militare. Batista, dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali, come il generale Cantillo che aveva incontrato Castro allo zuccherificio abbandonato "Central America", stavano stipulando una pace separata con Castro, fuggì nella Repubblica Dominicana il 1 gennaio 1959.
Il 2 gennaio 1959 la colonna del Che entra nella capitale di Cuba, L'Avana, e occupa la fortezza militare "La Cabaña", eretta al tempo della colonizzazione spagnola. Per i sei mesi in cui rivestì l'incarico di comandante della prigione sovrintese ai processi e alle esecuzioni di circa 55 militari[10], ex ufficiali del regime di Batista, membri del BRAC (Buró de Represión de Actividades Comunistas, "Ufficio repressione attività comuniste"). In questo periodo organizza una scuola di alfabetizzazione per tutti gli ex combattenti e incontra Salvador Allende; Successivamente il Che dedicherà al futuro Presidente del Cile il libro La guerra di guerriglia: "A Salvador Allende che con altri mezzi cerca di ottenere la stessa cosa. Con affetto, Che".
Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco dopo, Guevara iniziò le procedure di divorzio, per porre una fine anche formale al suo matrimonio con Hilda Gadea, da cui si era separato, nei fatti, già prima di partire dal Messico con la Granma. Il 2 giugno 1959, sposò Aleida March, una cubana che faceva parte del Movimento del 26 di luglio, con cui viveva dalla fine del 1958. Dieci giorni dopo, in rappresentanza del governo parte per il Medio Oriente e l'Asia, alla testa di una delegazione economica che ha come obiettivo principale l'apertura di nuovi mercati. Nello stesso anno, durante l'estate, visitò anche l'allora Jugoslavia e fece tappa anche a Fiume, dove i funzionari locali lo accompagnarono nelle fabbriche della zona, come ad esempio il cantiere navale "3 maggio", per capire il sistema aziendale dell'autogestione delle stesse da parte dei lavoratori.
Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'Assemblea Generale dell'ONU[16]. In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione Face the Nation sulla CBS ed incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos[17][18]. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio a un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'Egitto, l'Algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga.
Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro-asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta"[19][20]. Sorprese quindi il suo uditorio proclamando "I paesi socialisti hanno il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori del mondo occidentale". Delineò anche una serie di misure che, secondo lui, i paesi del blocco comunista avrebbero dovuto prendere per raggiungere questo scopo[21][22]. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto dell'Avana da Fidel e Raúl Castro, Osvaldo Dorticós e Carlos Rafael Rodríguez.
Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. Dove fosse restò il grande mistero cubano per tutto il 1965, anche se era sempre genericamente considerato il "numero due" del regime dopo Castro. La sua latitanza fu variamente attribuita al relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato avanti da ministro dell'Industria, alle pressioni esercitate su Castro dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filo cinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino si approfondiva, oppure a gravi divergenze tra Guevara ed il resto della dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. I critici di Fidel affermano che le sue spiegazioni sulla scomparsa di Guevara sono sempre sembrate sospette e molti trovano sorprendente che Guevara non dichiarasse mai le sue intenzioni in pubblico, ma solo con una lettera priva di data a Castro.Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 ed il 15 marzo 1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa. Alcune fonti, di solito affidabili, affermano che Guevara convinse Castro ad affidargli questa impresa, mentre altre fonti, di uguale affidabilità, sostengono che fu Castro a convincere Guevara ad intraprendere la missione, argomentando che le condizioni sociali dei diversi paesi latino americani presi in considerazione come possibili "fuochi" di guerriglia non erano ancora ottimali. Lo stesso Castro ha confermato questa seconda versione.
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Risposta #310 il:
21 Febbraio 2013, 12:21:35 »
segue dalla prima
Bolivia :
Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara ed i cubani che lo accompagnavano, la scelta di non iniziare a combattere subito, ma di addestrarsi in questo campo nella regione di Ñancahuazú comportò maggiori rischi. Poco fu fatto per gettare le basi di un esercito guerrigliero.La caccia a Guevara in Bolivia fu guidata da Félix Rodríguez, un agente della CIA che era stato infiltrato a Cuba per prendere contatto con i ribelli dei Monti Escambray e con ambienti anti castristi dell'Avana prima dell'invasione alla Baia dei Porci e che era stato con successo fatto uscire dall'isola dopo il fallimento dello sbarco[31][32]. In Bolivia Felix Rodriguez agiva con il nome di Felix Ramos.Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugiò in un canalone (quebrada) dove fu circondato dalle forze militari. Qui fu catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8 ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi km dal villaggio di La Higuera. Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe. Essendo disarmato, avrebbe detto: «Non sparate. Sono Che Guevara. Posso esservi più utile da vivo che da morto»[33]. Il capo dell'esecutivo boliviano René Barrientos, appena informato della cattura, ordinò l'esecuzione e diffuse un comunicato in cui affermava che Che Guevara era morto in combattimento. Invece Rodrìguez voleva chiedere istruzioni ai suoi superiori. Guevara fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Avrebbe chiesto: «Posso avere qualcosa da mangiare? Mi piacerebbe morire a stomaco pieno»[33], e gli sarebbe stato portato un piatto di montone con patate.Rodríguez riferì la notizia della cattura tramite la rete dell'Agenzia in Sud America, al direttore generale della CIA, Richard Helms, a Langley, in Virginia, mentre governava l'amministrazione Johnson. Che Guevara fu ucciso nel primo pomeriggio successivo, il 9 ottobre 1967. Fu scelto a sorte tra alcuni volontari, Mario Terán, un sergente dell'esercito. Su quanto accadde dopo, esistono diverse versioni. Qualcuno dice che Terán era troppo nervoso, al punto di uscire dal locale e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, non volle guardare Guevara in faccia, così da sparargli alla gola, ferita che sarebbe stata fatale. Per altri ancora, il sergente avrebbe avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito. La versione più accreditata dai simpatizzanti racconta che Guevara ricevette diversi colpi d'arma da fuoco alle gambe, sia per evitare di deturpargli il volto e ostacolarne l'identificazione, sia per simulare ferite in combattimento, così da nascondere l'esecuzione sommaria del prigioniero. Il colpo di grazia al cuore, fu sparato da Felix Rodriguez. Guevara pronunciò diverse parole prima della morte.
Le sue ultime parole sarebbero state: «Addio figli miei, Aleida, Fidel fratello mio». Avrebbe accolto così il suo uccisore: «Lei è venuto a uccidermi. Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo». Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a Vallegrande, dove venne adagiato su un piano di lavaggio dell'ospedale e mostrato alla stampa.
Il soprannome di "Che" venne attribuito a Guevara dai compagni di lotta cubani in Guatemala, e deriva dal fatto che Guevara, come tutti gli argentini, pronunciava spesso la locuzione "che" usata per chiamare l'attenzione di un interlocutore ed equivalente alle locuzioni italiane tu, te o ehi, bene, dunque.
Ernesto Guevara si sposò due volte ed ebbe cinque figli.
Il primo matrimonio fu con Hilda Gadea[47] il 18 agosto del 1955, in Messico. Hilda era un'economista e dirigente peruviana del APRA che conobbe Guevara in Guatemala. Insieme ebbero una figlia, Hilda Beatriz Guevara Gadea (1956-1995), nata il 15 febbraio del 1956. Guevara divorziò da Hilda nel 1959, dopo la rivoluzione Hilda ricoprì alti carichi a Cuba dove si era definitivamente trasferita, scrivendo anche un libro dal titolo Che Guevara: los años decisivos. Morì nel 1974 all'Avana.
Il secondo matrimonio fu con Aleida March Torres, avvenuto all'Avana il 9 giugno del 1959. Aleida era una militante del Movimento del 26 luglio della provincia di Villa Clara, e conobbe Guevara quando questi stava sviluppando la sua offensiva finale al regime di Batista, poco prima della battaglia di Santa Clara. Insieme ebbero quattro figli: Aleida Guevara March, nata il 17 novembre del 1960, Camilo Guevara March (nato il 20 marzo 1962), Celia Guevara March (14 giugno 1963), ed Ernesto Guevara March (24 febbraio 1965).
Lo storico messicano Jorge Castaneda nel suo libro Compañero, vita e morte di un mito menziona anche di un figlio di Guevara avuto da una relazione extramatrimoniale con Lidia Rosa López, Omar Perez, nato il 18 marzo del 1964.
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #311 il:
21 Febbraio 2013, 12:27:37 »
BENICIO DEL TORO
Benicio Monserrate Rafael del Toro Sánchez, comunemente noto come Benicio del Toro (San Juan, 19 febbraio 1967)
................................................... è un attore portoricano naturalizzato spagnolo, vincitore dell'Oscar al miglior attore non protagonista nel 2001 per l'interpretazione in Traffic.
Benicio del Toro nasce a San Juan il 19 febbraio 1967 figlio di Gustavo Adolfo del Toro Bermúdez, un avvocato portoricano di remote origini catalane, e di Fausta Genoveva Sánchez Rivera, un'avvocatessa portoricana di remote origini basche; del Toro vanta anche origini italiane ed amerinde.
La madre muore per epatite quando Benicio ha nove anni. All'età di dodici anni si trasferisce con la famiglia in Pennsylvania, dove vive in una fattoria. Durante gli studi alla University of California a San Diego, dove segue un corso di economia, del Toro si iscrive ad un corso di recitazione, che presto lo cattura.
Appare in un certo numero di produzioni studentesche, una delle quali lo porta al Festival di Arti Drammatiche al Lafayette Theatre di New York, dove decide di trasferirsi dalla Pennsylvania per studiare recitazione alla Square Acting School. Vince una borsa di studio per lo Stella Adler Conservatory e poi si trasferisce a Los Angeles per studiare all'Actor's Circle Theatre grazie al quale ottiene i primi ruoli in serie televisive.
Il primo ruolo cinematografico è in Big Top Pee Wee - La mia vita picchiatella, poi appare in Agente 007 - Vendetta privata e Uova d'oro, ma diventa noto al grande pubblico grazie alla sua interpretazione di Fenster ne I soliti sospetti, con il quale vince l'Independent Spirit Awards. L'anno seguente è Benny Dalmau in Basquiat di Julian Schnabel, che gli vale il suo secondo Independent Spirit Award, e poi interpreta Gaspare Spoglia in Fratelli di Abel Ferrara.
Nel 1998 gira Paura e delirio a Las Vegas il discusso film di Terry Gilliam che ha diviso la critica e nel 2000 appare in Bread and roses. Il personaggio di Javier Rodriguez in Traffic di Steven Soderbergh gli vale il Golden Globe, il Premio dei critici, il Bafta, l'Orso d'argento a Berlino nonché l'Oscar come miglior attore non protagonista nel 2000.
Viene nuovamente candidato all'Oscar al miglior attore non protagonista nel 2004 per 21 grammi.
I due film Che - Guerriglia e Che - L'argentino, entrambi prodotti nel 2008, lo vedono interprete del noto personaggio storico Che Guevara, e gli hanno valso il premio per il miglior attore al festival di Cannes 2008.
In data 11 aprile 2011, l'addetto stampa di del Toro ha annunciato che Del Toro e Kimberly Stewart (figlia di Rod Stewart) sono in attesa del loro primo figlio, nonostante non avessero una relazione stabile. La Stewart ha dato alla luce una figlia, Delilah il 21 Agosto 2011.
Dal 1988 al 1992 è stato legato all'attrice Valeria Golino conosciuta sul set di Big Top Pee-wee - La mia vita picchiatella (1988).
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #312 il:
21 Febbraio 2013, 12:37:57 »
SUBCOMANDANTE MARCOS
Il subcomandante Marcos, anche subcomandante insurgente Marcos (19 giugno 1957),
......................................... è un rivoluzionario messicano, portavoce dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
All'interno del EZLN esistono, secondo una stima approssimativa, 76 comandanti, ma un solo subcomandante. Questo perché i comandanti hanno un mandato affidato loro dalle assemblee popolari e in qualsiasi momento il loro titolo potrebbe essere revocato; il subcomandante invece comanda l'esercito e per questo motivo si trova in una posizione gerarchica più alta nonostante l'appellativo subcomandante suggerisca il contrario. Il prefisso "sub" è riconducibile al fatto che egli è al di sotto del popolo, considerato la massima autorità.[1][2]
In pubblico si presenta sempre con passamontagna, inoltre porta generalmente un fazzoletto rosso legato al collo ed una pipa in bocca. È identificabile rispetto agli altri comandanti zapatisti da questi due elementi. Il bastone con il quale talvolta appare è il bastone del comando della milizia dell'EZLN, affidatogli dai comandanti. Attualmente vive in clandestinità con la milizia, sulle montagne del Chiapas.
Egli stesso, a proposito del suo nome, afferma in un'intervista rilasciata a Jorge Ramos che: «Marcos è il nome di un compagno che morì, e noi prendevamo sempre i nomi di chi moriva, in quest'idea che uno non muore ma continua a lottare».[3] Il nome "Marcos" non sarebbe dunque, come taluni suggeriscono, l'acronimo di alcuni dei comuni occupati dagli zapatisti nel gennaio 1994: Margaritas, Altamirano, Rancho Nuevo, Comitán, Ocosingo, San Cristobal (anche se Comitán non fu conquistata dagli zapatisti; secondo una versione simile, la "C" identificava la comunità di Chanal).
L'Identità : Sebbene Marcos (o il sup) compaia pubblicamente soltanto con il volto coperto da un passamontagna, il governo messicano il 9 febbraio 1995 ha dichiarato di averlo identificato nella persona di Rafael Sebastián Guillén Vicente (Tampico, Messico, 19 giugno 1957), un ex-ricercatore dell'università di Città del Messico.
Guillén è nato in Messico; figlio di immigrati spagnoli, ha studiato in una scuola gesuita a Tampico, dove presumibilmente è entrato in contatto con la teologia della liberazione. In seguito si è trasferito nel Distretto Federale (Distrito Federal, o D.F., nome con il quale popolarmente si indica Città del Messico, che costituisce uno stato a sé nella Confederazione messicana) dove si è laureato in filosofia all'Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) con una tesi dal titolo Filosofía y educación: prácticas discursivas y prácticas ideológicas en libros de texto de primaria. In seguito, ha lavorato come professore all'Universidad Autónoma Metropolitana.
Marcos ha sempre negato di essere Rafael Guillén. La famiglia di quest'ultimo ha affermato di ignorare dove egli si trovi e si è rifiutata di confermare o smentire l'identificazione fatta dal governo. Durante la grande marcia, che nel 2001 ha portato gli zapatisti a Città del Messico, Marcos ha visitato l'UNAM e nel suo discorso è risultato evidente che fosse già stato in precedenza in quei luoghi. Come molte persone della sua generazione, Marcos fu influenzato dalla Strage di Tlatelolco nel 1968 ed entrò in una organizzazione maoista, passando posteriormente allo zapatismo.
Comunque, l’incontro con i movimenti indigeni del Chiapas trasformò la sua ideologia avvicinandola a visioni rivoluzionarie più postmoderniste. Altre idee che ha esposto nei suoi discorsi o azioni sono più collegate con gli ideali marxisti di Antonio Gramsci, molto popolari in Messico quando lui studiava all'università. Non è un errore considerare il Sub-Comandante Marcos un rivoluzionario marxista che ha saputo trasformare le rivendicazioni indios in contestazione del sistema di produzione capitalistico.
Marcos Scrittore : Un elemento non secondario della grande capacità comunicativa di Marcos - capacità che costituisce forse la ragione principale per cui il caso Chiapas è da oltre un decennio all'attenzione dei mass media - è la sua scrittura. I suoi comunicati, le sue lettere sono di pregevolissima fattura. Con lui il comunicato politico è uscito dall'angusto ambito politico per entrare in quello letterario. Vanno ricordati soprattutto due personaggi da lui creati: il vecchio Antonio e Don Durito della Lacandona. Il primo rappresenta il lato indigeno della sua cultura, mentre il secondo è espressione della cultura occidentale. Don Durito infatti è uno scarafaggio che, similmente a Don Chisciotte, pensa di essere un cavaliere errante e tratta lo stesso Marcos come fosse il suo scudiero. Di Don Durito il Premio Nobel per la letteratura Octavio Paz, certo non molto affine politicamente a Marcos, ha detto che si tratta di "un'invenzione letteraria memorabile". Affermazione cui il Subcomandante Marcos ha replicato, con il suo personale gusto per il paradosso, "lui non è un'invenzione, è reale. Io, semmai, sono un'invenzione".
Nel 2004 il quotidiano messicano La Jornada ha pubblicato a puntate un romanzo intitolato Morti scomodi (manca quel che manca) (Muertos incómodos) e scritto a quattro mani da Marcos e Paco Ignacio Taibo II. Pubblicato in Francia da Libération e in Italia da Carta (con traduzione di Pino Cacucci), doveva in origine avere come autore anche Manuel Vázquez Montalbán ma l'improvvisa scomparsa di quest'ultimo non ha annullato il progetto; anzi, come ha detto lo stesso Marcos, "a causa della sua assenza abbiamo concepito la nostra parte come un piccolo omaggio a don Manuel". Nel 2005 il romanzo è stato pubblicato in Italia in volume da Marco Tropea Editore.
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #313 il:
21 Febbraio 2013, 14:15:03 »
GIUSEPPE UNGARETTI
Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970 - 82 ANNI )
.......................................................... è stato un poeta e scrittore italiano
Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto, nel quartiere periferico di Moharrem Bey, l'8 febbraio 1888 (ma venne denunciato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data) da genitori italiani originari di Lucca.
Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez, morì due anni dopo la nascita del poeta in un incidente sul lavoro, nel 1890.
La madre, Maria Lunardini, mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale garantì gli studi al figlio, che si poté iscrivere in una delle più prestigiose scuole di Alessandria, la Svizzera École Suisse Jacot.
L'amore per la poesia nacque durante questo periodo scolastico e si intensificò grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, una domestica croata ed una badante argentina.
In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La Voce, alla letteratura italiana: inizia così a leggere le opere, tra gli altri, di Rimbaud, Mallarmé, Leopardi, Nietzsche, Baudelaire, quest'ultimo grazie all'amico Moammed Sceab.
Ebbe anche uno scambio di lettere con Giuseppe Prezzolini. Nel 1906 conobbe Enrico Pea, da poco tempo emigrato in Egitto, con il quale condivise l'esperienza della "Baracca Rossa", un deposito di marmi e legname dipinto di rosso che divenne sede di incontri per anarchici e socialisti.
Lavorò per qualche tempo come corrispondente commerciale, ma realizzò alcuni investimenti sbagliati; si trasferì poi a Parigi per svolgere gli studi universitari.
Soggiorno in Francia: Nel 1912 Ungaretti, dopo un breve periodo trascorso al Cairo, lasciò l'Egitto e si recò a Parigi. Nel tragitto vide per la prima volta l'Italia ed il suo paesaggio montano. A Parigi frequentò per due anni le lezioni del filosofo Bergson, del filologo Bédier e di Strowschi, alla Sorbonne e al Collège de France.
Venuto a contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Apollinaire, con il quale strinse una solida amicizia, e analoga amicizia strinse anche con Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Picasso, De Chirico, Modigliani e Braque. Invitati da Papini, Soffici e Palazzeschi iniziarono la loro collaborazione alla rivista Lacerba.
Nel 1913 morì l'amico d'infanzia Sceab, suicida nell'albergo di rue des Carmes[4] che condivideva con Ungaretti. Nel 1916, all'interno de Il porto sepolto, verrà pubblicata la poesia a lui dedicata, In memoria.
In Francia Ungaretti filtrò le precedenti esperienze, perfezionando le sue conoscenze letterarie e il suo stile poetico. Dopo qualche pubblicazione su Lacerba, decise di partire volontario per la Grande Guerra.
La Grande Guerra : Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale, Ungaretti partecipò alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario nel 19º reggimento di fanteria, quando il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane ufficiale), vennero stampate in 80 copie presso una tipografia di Udine nel 1916, con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Trascorse un breve periodo a Napoli, nel 1916 (testimoniato da alcune poesie, per esempio Natale: "Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo di strade...") [5]. Il 26 gennaio 1917 a Santa Maria la Longa (UD) scrisse la nota poesia Mattina.
Nella primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti andò a combattere in Francia nella zona di Champagne. Al suo rientro a Parigi il 9 novembre 1918, nel suo attico parigino, trovò il suo amico Apollinaire stroncato dalla Spagnola.
Tra le due guerre
Al termine della guerra il poeta rimase a Parigi dapprima come corrispondente del giornale Il Popolo d'Italia, ed in seguito come impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel 1919 venne stampata a Parigi la raccolta di poesie francesi La guerre, che sarà poi inserita nella seconda raccolta di poesie Allegria di naufragi pubblicata a Firenze nello stesso anno.
Nel 1920 il poeta sposò Jeanne Dupoix, dalla quale avrà due figli, Anna Maria (o Anna-Maria, come soleva firmare, con trattino alla francese), detta Ninon (17 febbraio 1925) e Antonietto (19 febbraio 1930).
Nel 1921 si trasferì a Marino (Roma) e collaborò all'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Egli aderì al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925.
In questi anni egli svolse una intensa attività su quotidiani e riviste francesi (Commerce e Mesures) e italiane (sulla La Gazzetta del Popolo), e realizzò diversi viaggi in Italia e all'estero per varie conferenze, ottenendo nel frattempo vari riconoscimenti di carattere ufficiale, come il Premio del Gondoliere. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del Tempo; prime pubblicazioni di alcune sue liriche avvennero su L'Italia letteraria e Commerce. Nel 1923 venne ristampato Il porto sepolto presso La Spezia, con una sbrigativa prefazione di Benito Mussolini, che aveva conosciuto nel 1915, durante la campagna dei socialisti interventisti.[7]
L'8 agosto 1926, nella villa di Pirandello, nei pressi di Sant'Agnese, sfidò a duello Massimo Bontempelli a causa di una polemica nata sul quotidiano romano "Il Tevere". Ungaretti fu leggermente ferito al braccio destro e il duello finì con una riconciliazione. Nel 1928 maturò invece la sua conversione religiosa al cattolicesimo, evidente nell'opera Sentimento del Tempo.
A partire dal 1931 ebbe l'incarico di inviato speciale per La Gazzetta del Popolo e si recò in Egitto, in Corsica, in Olanda e nell'Italia meridionale, raccogliendo il frutto delle esperienze vissute in Il povero nella città (che sarà pubblicato nel 1949), e nella sua rielaborazione Il deserto e dopo, che vedrà la luce solamente nel 1961. Nel 1933 il poeta aveva raggiunto il massimo della sua fama.
Nel 1936, durante un viaggio in Argentina su invito del Pen Club, gli venne offerta la cattedra di letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, che Ungaretti accettò; trasferitosi con tutta la famiglia, vi rimarrà fino al 1942. A San Paolo nel 1939 morirà il figlio Antonietto, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di grande prostrazione interiore, evidente in molte delle poesie raccolte ne Il Dolore del 1947 e in Un Grido e Paesaggi del 1952.
La seconda guerra mondiale e il dopoguerra:
Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e «per chiara fama» professore di letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Roma, ruolo che mantenne fino al 1958 e poi, come "fuori ruolo", fino al 1965. Intorno alla sua cattedra si formarono alcuni intellettuali che in seguito si sarebbero distinti per importanti attività culturali e notevoli carriere accademiche, come Leone Piccioni, Luigi Silori, Mario Petrucciani, Guido Barlozzini, Raffaello Brignetti, Ornella Sobrero, Elio Filippo Accrocca.
A partire dal 1942 la casa editrice Mondadori iniziò la pubblicazione dell'opera omnia di Ungaretti, intitolata Vita di un uomo. Nel secondo dopoguerra Ungaretti pubblicò nuove raccolte poetiche, dedicandosi con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere il suo messaggio, e ottenendo significativi premi come il Premio Montefeltro nel 1960 e il Premio Etna-Taormina nel 1966.
Gli ultimi anni : In Italia raggiunse una certa notorietà presso il grande pubblico nel 1968, grazie alle sue intense letture televisive di versi dell'Odissea (che precedevano la nota versione italiana del poema omerico per il piccolo schermo, a cura del regista Franco Rossi).Nel 1958 ricevette la cittadinanza onoraria di Cervia[8]. Nel 1969 fondò l'associazione Rome et son histoire.[9] Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1º gennaio 1970 scrisse l'ultima poesia, L'Impietrito e il Velluto, pubblicata in una cartella litografica il giorno dell'ottantaduesimo compleanno del poeta.
Nel 1970 conseguì un prestigioso premio internazionale dell'Università dell'Oklahoma, negli Stati Uniti, dove si recò per il suo ultimo viaggio che debilitò definitivamente la sua pur solida fibra. Morì a Milano nella notte tra il 1º e il 2 giugno 1970 per broncopolmonite. Il 4 giugno si svolse il suo funerale a Roma, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, ma non vi partecipò alcuna rappresentanza ufficiale del Governo italiano. È sepolto nel Cimitero del Verano accanto alla moglie Jeanne.
Assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.
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Re:Il fumatore di pipa
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Risposta #314 il:
21 Febbraio 2013, 14:24:24 »
UMBERTO SABA
Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957 - 74 anni ),
.........................................................è stato un poeta, scrittore e aforista italiano.
Biografia :
Umberto Saba nacque il 9 marzo 1883 a Trieste - allora parte dell'Impero austro-ungarico - da madre ebrea, Felicita Rachele Cohen e da Ugo Edoardo Poli, di nobile famiglia veneziana e agente di commercio. Edoardo si era convertito alla religione ebraica in occasione del matrimonio, avvenuto nel 1882. Tuttavia, quando nacque Umberto, Felicita era già stata abbandonata dal marito, un giovane «gaio e leggero», insofferente dei legami familiari.
In Italia Umberto fu vittima della persecuzione razziale per via della sua origine ebraica, cercò rifugio prima a Parigi, poi a Roma sotto la protezione di Giuseppe Ungaretti ed infine a Firenze, ospite di Montale.
Primi anni :
Visse una malinconica infanzia, velata dalla mancanza del padre. Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Gioseffa Gabrovich Schobar, detta "Peppa" (conosciuta anche come Peppa Sabaz), che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto che il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia». Sarà in suo onore, e in onore delle radici ebraiche materne, che il poeta sceglierà lo pseudonimo di Saba (in ebraico la parola significa "nonno" o più in generale "anziano").
Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo Il piccolo Berto (1926). Crescerà quindi con la madre e due zie, una vedova e l'altra nubile, impegnate nella conduzione di una bottega di mobili ed oggetti usati.
Frequentò, con scarso rendimento, il Ginnasio Dante Alighieri, dove fu promosso ma gli venne sconsigliato di proseguire gli studi al liceo. Si iscrisse in seguito all'Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonerà a metà anno.
Università :
Nel 1903 si trasferì a Pisa per frequentare l'università. Dapprima seguì corsi di letteratura italiana tenuti dal professore Vittorio Cian, ma lasciò presto questi corsi per seguire quelli di archeologia, tedesco e latino.
Nell'estate del 1904, a causa di un litigio con l'amico Chiesa, cadde in forte depressione e decise di ritornare a Trieste. Scriveva intanto versi e qualche articolo per i giornali locali.
Il 14 luglio 1905 apparve sul quotidiano di Trieste Il Lavoratore un articolo sulle esperienze fatte durante un viaggio, compiuto a piedi, nel Montenegro. In questo periodo frequentò il Caffè Rossetti, luogo storico di ritrovo per giovani intellettuali, dove conobbe il futuro poeta Virgilio Giotti. L'anno successivo lasciò Trieste per recarsi a Firenze dove rimase per due anni frequentando i circoli artistici "vociani" della città, e conobbe fra gli altri Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini.
Durante uno dei rari ritorni a casa, conobbe Carolina Wölfler, la Lina delle sue poesie, che diventò in seguito sua moglie.
Essendo cittadino italiano, pur abitando nell'Impero austro-ungarico, nell'aprile del 1907 partì per il servizio militare destinato a Salerno. Nasceranno da questa esperienza i Versi militari. Ritornato a Trieste nel settembre del 1908 si mise in società con il futuro cognato per gestire due negozi di articoli elettrici e il 28 febbraio, con rito ebraico, sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia Linuccia (1909-1975), la quale intratterrà tra il 1945 e il 1975 un rapporto amoroso con Carlo Levi.
Primi libri di poesie :
Nel 1911 pubblicò, a proprie spese e con lo pseudonimo di Saba, il suo primo libro, Poesie, con la prefazione di Silvio Benco a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista La Voce la raccolta Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), in seguito nota come Trieste e una donna.
Risale a questo periodo l'articolo Quello che resta da fare ai poeti dove il poeta propone una poetica sincera, senza fronzoli e «orpelli» contrapponendo il modello degli Inni Sacri manzoniani a quello degli scritti dannunziani. L'articolo, presentato per la pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto di Scipio Slataper e sarà pubblicato solamente nel 1959.
Completò anche l'atto unico Il letterato Vincenzo concorrendo ad un premio organizzato dal Teatro Fenice: l'opera, incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane Lena madre di suo figlio, fu criticata e si rivelò un fiasco.
Per superare un periodo di crisi dovuto al tradimento della moglie, nel maggio 1913 il poeta si trasferì con la famiglia dapprima a Bologna, dove collaborò al quotidiano Il Resto del Carlino, e nel febbraio del 1914 a Milano, dove assunse l'incarico di gestire il caffè del Teatro Eden. Il soggiorno milanese ispirerà La serena disperazione.
Prima guerra mondiale :
Umberto Saba, refrattario a schieramenti politici ma tendente all'interventismo per le sue origini triestine, arriva a collaborare con Il Popolo d'Italia diretto da Benito Mussolini.
Allo scoppio della grande guerra venne richiamato alle armi dapprima a Casalmaggiore in un campo di soldati austriaci prigionieri, poi come dattilografo in un ufficio militare, e infine, nel 1917, al Campo di aviazione di Taliedo, dove venne nominato collaudatore del legname per la costruzione degli aerei.
Risale a questo periodo la lettura di Nietzsche e il riacutizzarsi delle crisi psicologiche, per le quali, nel 1918, verrà ricoverato nell'ospedale militare di Milano.
Terminata la guerra e ritornato a Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di un cinematografo del quale era proprietario suo cognato e scritto alcuni testi pubblicitari per la Leoni Films, rilevò la libreria antiquaria Mayländer, in società con Giorgio Fano e grazie all'eredità della zia Regina; ne rimase presto unico proprietario, dal momento che Fano gli cedette la sua quota e la ribattezzò Libreria antica e moderna.
Prendeva intanto corpo la prima redazione del Canzoniere che vedrà la luce nel 1922 con il titolo Canzoniere (1900-1921), che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione leggermente modificata in confronto alla bozza del 1919.
Sempre nel 1922 strinse amicizia con Giacomo Debenedetti, ed iniziò a collaborare alla rivista Primo Tempo, sulla quale apparvero alcune sezioni del nuovo libro, Figure e canti, che verrà pubblicato nel 1926. Iniziò a frequentare i letterati riuniti intorno alla rivista Solaria che, nel maggio 1928, gli dedicò un intero numero.
Fra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in analisi a Trieste con il dottor Edoardo Weiss, lo stesso di Italo Svevo. Fu Weiss, allievo di Freud, che con la Rivista italiana di psicoanalisi introdusse in Italia gli studi del medico viennese. Con lo psicanalista, Saba indagò la sua infanzia, e rivalutò il ruolo della sua nutrice.
La critica intanto andava scoprendo il poeta e i nuovi giovani scrittori e poeti, come Giovanni Comisso, Pier Antonio Quarantotti Gambini e Sandro Penna, cominciavano a considerarlo un maestro.
Nel 1938, poco prima del secondo conflitto mondiale, a causa delle leggi razziali, fu costretto a cedere formalmente la libreria al commesso Carlo Cerne e ad emigrare in Francia, a Parigi. Ritornato in Italia alla fine del 1939, si rifugia prima a Roma, dove Ungaretti cerca di aiutarlo, ma senza risultato, e poi nuovamente a Trieste, deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale.
Dopo l'8 settembre 1943 fu però costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia, e a nascondersi a Firenze, cambiando spesso appartamento. Gli sarà di conforto l'amicizia di Montale che, a rischio della vita, andrà a trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie, e quella di Carlo Levi. Uscirà intanto a Lugano, con una prefazione di Gianfranco Contini, la raccolta Ultime cose, aggiunta poi nella definitiva edizione del Canzoniere, che uscirà a Torino, edita da Einaudi, nel 1945.
Negli anni del dopoguerra Saba visse per nove mesi a Roma e poi a Milano dove rimase per circa dieci anni, tornando periodicamente a Trieste. In questo periodo collaborò al Corriere della Sera, pubblicò da Mondadori Scorciatoie, la sua prima raccolta di aforismi e Storia e cronistoria del Canzoniere.
Nel 1946 Saba vinse, ex aequo con Silvio Micheli, il primo Premio Viareggio per la poesia del dopoguerra, al quale seguirono nel 1951 il Premio dell'Accademia dei Lincei e il Premio Taormina, mentre l'Università di Roma gli conferì, nel 1953, la laurea honoris causa.
Ormai noto e di grandezza riconosciuta, Saba ebbe un avvicinamento "religioso", si convertì poi al cattolicesimo e si fece battezzare, mentre il suo matrimonio non venne convertito per mancanza di adeguata preparazione.
Nel 1955, stanco e malato, e sconvolto per la malattia della moglie, si fece ricoverare in una clinica di Gorizia, dalla quale uscì solo in occasione del funerale della moglie, mancata il 25 novembre 1956.
Saba muore nove mesi dopo, il 25 agosto 1957, mentre sta lavorando alla stesura di Ernesto, rimasto incompiuto e pubblicato postumo.
Pur essendo considerato tra i maggiori poeti del Novecento, Saba è molto difficilmente classificabile all'interno di correnti letterarie. Lo stile "umile" che lo caratterizza, l'amore conflittuale per la propria città, l'autobiografismo sincero, il senso della quotidianità, sono però caratteristiche a lui generalmente riconosciute, insieme a un tono profondamente malinconico.
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