Dove si parla di altri autori con la pipaNatalia Ginzburgla volontà di scrivere "come un uomo", in modo che le sue frasi fossero per il lettore una continua e perenne frustata.Lessico famigliareLeggevaperò con la più viva attenzione; e intanto fumava la pipa, e spazzava via lacenere dalla pagina. Quando tornava da qualche viaggio, aveva sempre consé romanzi polizieschi, che comprava sulle bancarelle delle stazioni; efiniva di leggerli là nel suo studio, la sera. Erano, di solito, in inglese o intedesco: sembrandogli forse meno frivolo leggere quei romanzi in unalingua straniera. – Un sempiezzo, – diceva alzando le spalle; e leggevatuttavia fino all'ultima riga. Più tardi, quando cominciarono a uscire iromanzi di Simenon, mio padre ne divenne un lettore assiduo.– Non è mica male Simenon, – diceva. – Descrive bene quella provinciafrancese.Pavese spiegava che veniva là non per coraggio, perché lui di coraggionon ne aveva; e nemmeno per spirito di sacrificio. Veniva perché se nonon avrebbe saputo come passar le serate; e non tollerava di passar leserate in solitudine.E spiegava che non veniva per sentir parlare di politica, perché, lui, dellapolitica, «se ne infischiava».A volte fumava la pipa, tutta la sera, in silenzio. A volte, avviluppandosii capelli attorno alle dita, raccontava i fatti suoi.A mezzanotte, Pavese agguantava dall'attaccapanni la sua sciarpa, se labuttava svelto intorno al collo; e agguantava il paltò. Se ne andava giù peril corso Francia, alto, pallido, col bavero alzato, la pipa spenta fra i dentibianchi e robusti, il passo lungo e rapido, la spalla scontrosa.Pavese stava al tavolo, con la pipa, e rivedeva bozze con larapidità d'un fulmine. Leggeva l'Iliade in greco, nelle ore d'ozio,salmodiando i versi ad alta voce con triste cantilena. Oppure scriveva,cancellando con rapidità e con violenza, i suoi romanzi. Era diventato unoscrittore famoso.Balbo parlava, parlava, e Pavese fumavala pipa, e s'arricciolava intorno al dito i capelli.Pavese diceva: – Mi sembra una proposta cretina! Difenditi dai cretini!Balbo, quando smetteva un momento di discutere con quei suoi amici,esponeva a Pavese e a me le sue idee sul nostro modo di scrivere. Paveselo ascoltava seduto in poltrona, sotto il lume, fumando la pipa, con unsorriso maligno: e di tutte le cose che Balbo gli diceva, lui diceva che giàle sapeva da lunghissimo tempo.Ascoltava, tuttavia, con vivo piacere.