Ritrovo Toscano della Pipa
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Topic: Autori con la pipa in bocca (Letto 364479 volte)
Aqualong
Cavaliere di San Dunillo
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Autori con la pipa in bocca
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Risposta #195 il:
29 Ottobre 2007, 15:50:10 »
Joseph Finder
Famoso per le sue opere aventi per tema cospirazioni politiche,molti i film's tratti dai suoi libri
Poteri Straordinari.
Alle otto in punto il dottor Aldo Pasqualucci mi aprì la porta del suo studio e mi strinse la mano con un lieve inchino. Era di statura sorprendentemente bassa, tondeggiante ma non grasso, e indossava un completo di tweed marrone, frusto, su un pullover di cammello senza maniche. I capelli erano neri, appena spruzzati di grigio, e sembravano pettinati da poco. Nella sinistra stringeva una pipa di schiuma, l'aria che lo circondava era fra-grante di fumo.
«La prego, Mr. Mason, si accomodi» disse. Parlava un inglese del tutto esente da inflessioni italiane, britannico, di classe, correttissimo. Mi indicò con la pipa la stanza delle visite.
«La ringrazio per avere accettato di visitarmi a un'ora così scomoda» dissi.
Lui tornò a piegare di scatto il capo in avanti, senza manifestare né assenso né contrarietà, limitandosi a rispondere con un sorriso: «È un piacere. Ho sentito parlare molto di lei».
«E io di lei. Ma prima devo chiederle...»
Mi interruppi un attimo... ma non sentii nulla di udibile.
«Sì? Le spiace sedersi lì e togliersi la camicia?»
Mentre mi sedevo sul lettino protetto da un lenzuolino di carta, togliendomi giacca e camicia, continuai: «Devo essere sicuro di poter contare sulla sua discrezione».
Il medico prese dal tavolo alle sue spalle un apparecchio per misurare la pressione e, dopo averlo avvolto attorno al braccio, premette le chiusure in velcro fino a farle aderire perfettamente: «Tutti i miei pazienti possono contare sulla mia assoluta riservatezza. Non potrei agire diversamente».
Al che io, ad alta voce, in tono provocatorio, chiesi: «Ma me lo può garantire?».
E un attimo prima che rispondesse, mentre pompava sul bulbo fino a strizzarmi la parte superiore del braccio in una stretta sgradevole, sentii, in italiano: ... borioso... arrogante...
Mi era talmente vicino che sentivo addosso, caldo, l'odore di tabacco del
suo alito.
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Aqualong
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Risposta #196 il:
01 Novembre 2007, 22:27:21 »
Davide Lajolo
1912-1984
Si dedica a varie attività e la principale è quella di giornalista; inizia a lavorare a "Il Corriere adriatico" di Ancona e fra i suoi progetti c'è la pubblicazione della rivista di poesia Glauco; partecipa con grande entusiasmo alle guerre coloniali in Africa e in Spagna a sostegno del franchismo. Con i gradi di ufficiale dell'esercito partecipa alla seconda guerra mondiale sui fronti greco ed albanese e, nonostante il suo passare da un campo di battaglia all'altro, in situazioni dove le barbarie diventano modello di vita e la ragione sembra scemare, continua a scrivere soprattutto poesie di rifiuto della morte e della guerra e di fedeltà ai giovani commilitoni caduti.
l'8 settembre 1943, al ritorno al paese natio, prende la tormentata decisione di passare alla lotta partigiana sulle colline astigiane, con il nome di battaglia di Ulisse.
Oltre ad una lunga carriera di giornalista e politico, scrive : Quaranta giorni, quaranta notti ,Ponte alla Noce (raccolta di poesie)
Il volto umano di un rivoluzionario, Veder l'erba dalla parte delle radici, Conversazione in una stanza chiusa,
Diario
20 maggio 1945
Teo Tesio arriva di corsa per dirmi che Cesare Pavese vorrebbe vedermi. Avevo letto le sue poesie e Paesi Tuoi. (…) Mi alzo per andargli incontro. Pavese è già sulla porta. Ci guardiamo, ci tocchiamo la mano. Rimaniamo in silenzio masticando entrambi i bocchini delle nostre pipe. Pavese mi dice che è venuto per vedermi in faccia. Mi conosceva negli echi degli spari della guerriglia partigiana combattuta sulle sue colline, quando lui “consumava la sua viltà” a Serralunga di Casale. (…) Si comincia a parlare e durerà fino alle quattro del mattino. In un breve intervallo, mentre scrivo il corsivo quotidiano per la prima pagina, Cesare guarda attonito la mia penna scorrere rapida: "Fammi vedere. Come fai a trovare tutte di fila tante parole?”. Legge. Mi guarda. Nasce così la nostra amicizia.
18 ottobre 1965
Oggi sono andato con Buzzati e Carrieri in funzione di esperti presso Savinelli che fabbrica pipe. Buzzati si limita a fumare taciturno. Carrieri invece si diverte a cambiare pipa paragonando ognuna ad uno scrittore con quel sarcasmo che gli è inseparabile. Buzzati gli chiede con quale pipa vedrebbe il suo connubio. E Carrieri: “Qui non c’è la pipa tartara ma, in compenso, tu riesci a sentirti nel deserto anche a Milano."
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Aqualong
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Risposta #197 il:
01 Novembre 2007, 23:13:48 »
Segnalo una modifica a Cammilleri,pag 11,poche righe nel caso qualcuno volesse leggerle. 8O
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Aqualong
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Risposta #198 il:
02 Novembre 2007, 00:32:53 »
Dove si parla di tabacco che non c'è più
Erskine Caldwell
1903 1987
è stato uno dei più grandi cantori del vecchio Sud dell'America,
I suoi libri dettero scandalo nella moralistica società americana degli anni Trenta: Il piccolo campo fu accusato di oscenità in sede giudiziaria, Il predicatore vagante e La via del tabacco suscitarono un vespaio di polemiche, intrisi com'erano di una sessualità tragica e animale.
Non sappiamo di lui se fumasse la pipa,o se masticasse il tabaco,ma forse fumava le rape,chissà?
La Via Del Tabacco
- Guarda quello che fa Ellie May, - disse Dude.
- Per Dio e per Gesù, Lov, - urlò Jeeter dall'altro capo dell'aia. - Che
facciamo con quelle rape? Hanno forse dentro quei dannati vermi verdi,
come le mie? È dalla primavera scorsa che ho voglia di un po' di rape
buone. Se il capitano John non avesse venduto tutti i suoi muli e non
avesse smesso di darmi il concio a credito, avrei potuto avere un bel
raccolto di rape, quest'anno. Ma quando vendé i muli e se ne andò ad
Augusta, disse che non aveva intenzione di rovinarsi permettendo ai suoi
coloni di comprare concio a credito per conto suo a Fuller. Non c'era più
senso, disse, a mandar avanti una fattoria con cinquanta ettari o uno solo.
Lui poteva ricavare di più, dalla terra, disse, senza usare aratri. Ed è perciò
che non abbiamo più tabacco e viveri. Ada dice che non può fare a meno
di un po' di tabacco ogni tanto, perché inganna la fame, ed è vero. Ogni
volta che vendo un carico di legna porto a casa una dozzina di scatole di
tabacco, anche se non ho il denaro per comprar farina e carne. Un uomo
non può fare assolutamente a meno di tabacco. Quando sento una fitta allo
stomaco, un po' di tabacco mi fa passar la fame per il resto del giorno. Un
uomo non può restar vivo senza tabacco.
- Ma quest'anno non ho potuto coltivar rape: non avevo mulo e non
avevo guano. Oh, si, ne avevo due o tre miseri filari lì nel campo, ma un
uomo non può mandar avanti una fattoria senza un mulo per lavorarla. Una
vanga non serve a niente tranne per il cotone e il granoturco. Non c'è senso
a voler coltivare rape con una vanga. Per questo, credo, quei dannati vermi
verdi sono entrati nelle rape: perché non avevo il mulo per coltivarle. Per
questo erano così verminose.
- Sei stato attento a quel che ho detto, Lov? Non mi hai ancora risposto
per le rape. Ho una terribile fame di rape nella pancia. Ho una passione,
credo, per le rape d'inverno, come i negri per i cocomeri. Non c'è quasi
differenza. Non conosco cibo migliore delle rape.
Seduta sul suo sacco di rami secchi, mamma Lester, la vecchia nonna,
ricominciò a gemere strofinandosi i pugni sui fianchi. Dopo un po' si alzò,
si rimise il sacco in spalla, ed entrò in casa dirigendosi verso la cucina.
Accese il fuoco nel fornello e si sedé vicino ad aspettare che i rami
s'incenerissero. Era certa che Jeeter non le avrebbe riportato nemmeno una
rapa: sarebbe rimasto nella macchia e le avrebbe mangiate tutte lui. Mentre
la vecchia nonna aspettava che il fuoco si spegnesse, guardò nella scatola
del tabacco sullo scaffale. Ma quella scatola era sempre vuota: da una
settimana non c'era dentro tabacco, e Ada non voleva dirle dove era
nascosta la scatola piena. La vecchia nonna aveva avuto un po' di tabacco
da masticare solo una volta, quando, trovata per caso la scatola, ne aveva
rubato un poco prima che potessero impedirglielo. Per questo Jeeter
l'aveva buttata in terra parecchie volte, e le aveva detto che se l'avesse
sorpresa ancora una volta a rubar tabacco l'avrebbe ammazzata. Certe volte
la vecchia nonna sarebbe stata contenta di morire, a patto di aver prima
tutto il tabacco che desiderava.
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Aqualong
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Risposta #199 il:
11 Novembre 2007, 13:41:58 »
Nella letteratura ,e non solamente,una persona in attesa che fuma la pipa,denota calma,se fuma la sigaretta nervosismo.
Un paio di esempi:
Fred Vargas
Vargas ricerca innanzi tutto la precisione e la "sonorità" delle parole. Poi sviluppa i suoi personaggi. Atipici, logorati dalla vita, ma sempre là, pronti a battersi. Fred Vargas ama dipingerli con cura, tanto fisicamente che psicologicamente. Offre loro un vissuto, un passato, e una consistenza, che rendono credibili i loro intrecci.
I suoi romanzi sono senz'altro atipici nel panorama "giallo" francese poiché l'azione si svolge essenzialmente in Francia (principalmente a Parigi) e non contiene che pochissime pagine di sangue e di sesso. Dalle sue opere sono stati tratti alcuni film per la televisione.
Nei Boschi Eterni
Discutere dei misteri di un parroco che ovviamente ci si immaginava delicati era ben più difficile che discorrere, gomiti sul tavolo, con un delinquente. Adamsberg aveva l'impressione di doversi avventurare con stivali chiodati su un tenero praticello.
«Il viceparroco la tiene nascosto,» ripeté, adottando l'astuzia normanna dell'asserzione contenente la domanda.
Il parroco accese una pipa, seguendo con gli occhi la giovane mosca che passava a volo radente sopra la tastiera. Piegò la mano a forma di cupola, colpì il tavolo e la mancò.
«Non tento di ammazzarla,» spiegò, «ma di catturarla. Mi interesso, da dilettante, della frequenza delle vibrazioni emesse dalle ali delle mosche. Sono molto più rapide e stridule quando sono in trappola. Vedrete.»
Esalò un grosso anello di fumo e li guardò, sempre con la mano piegata a capsula.
Il parroco sorrise, fiutando l'esperto. Fece qualche tiro di pipa, prolungando il silenzio come per preparare l'ingresso di una celebrità.
«Lei sa come me, padre,» disse Adamsberg in tono pacato, «che il segreto della confessione non è né ammissibile né legale, in certe circostanze.»
«Soltanto in caso di omicidio,» obiettò il parroco.
«Penso che sia questo il caso.»
Il parroco riaccese il fornello della pipa. Si udì Danglard voltare una pagina spessa, mentre la mosca, a malapena tranquillizzata, continuava il suo volo stridulo sbattendo contro i vetri.
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Aqualong
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Risposta #200 il:
11 Novembre 2007, 13:52:38 »
Mario Puzo
1920 – 1999 scrittore statunitense.
Figlio di genitori napoletani, ottenne grande successo con il romanzo Il Padrino (The Godfather, 1969),
la storia di una famiglia italo-americana e della sua ascesa nel mondo della mafia newyorkese.
Dal libro sono stati tratti tre film di Francis Ford Coppola.
Il Padrino
Kay scrollò il capo. L'altro agente, Siriani, minacciò bruscamente:
«Sappiamo che siete stati a letto insieme parecchie volte. Abbiamo le
registrazioni dell'albergo e i testimoni. Se passiamo l'informazione alla
stampa, suo padre e sua madre si sentiranno piuttosto depressi. Gente
rispettabile come loro non sarà molto soddisfatta di una figlia che si fa
sbattere da un gangster. Se non si decide subito a vuotare il sacco, faccio
entrare il vecchio e gli dico tutto».
Kay lo guardò stupefatta. Poi si alzò, andò alla porta dello studio e l'aprì.
Vide il padre che succhiava la pipa, in piedi davanti alla finestra del
soggiorno. Chiamò forte: «Dad, puoi venire?». Egli si girò, le sorrise e si
diresse verso lo studio. Quando entrò, pose un braccio intorno alla vita
della figlia, si pose di fronte agli agenti e chiese: «Si, signori?».
Poiché non risposero, Kay disse freddamente a Siriani: «Gli dica tutto,
agente».
Il poliziotto arrossi. «Mr. Adams, le riferisco queste cose per il bene di
sua figlia. È in relazione con un teppista che abbiamo ragione di credere
abbia commesso un omicidio nella persona di un funzionario di polizia.
Stavo giusto dicendole che potrà avere dei guai seri se non collabora con
noi. Mi pare che non si renda conto di quanto sia grave la situazione. Può
darsi che riesca a convincerla lei».
«Questo è abbastanza incredibile», commentò educatamente Mr. Adams.
Siriani sporse la mascella. «Sua figlia e Michael Corleone sono usciti
insieme per più di un anno. Passavano le notti insieme negli alberghi,
registrati come marito e moglie. Michael Corleone è ricercato per
l'inchiesta sull'uccisione di un ufficiale di polizia. Sua figlia rifiuta di dare
qualsiasi informazione che possa aiutarci. Questi sono i fatti. Lei ritiene di
chiamarli incredibili, ma io posso sottoscrivere tutto».
«Non dubito delle sue parole, signore», disse gentilmente Mr. Adams.
«Ciò che trovo incredibile è che mia figlia possa trovarsi in guai seri. A
meno che stia insinuando che è — qui il volto espresse un dubbio da
studioso — una "battona", credo che si dica».
Kay guardò meravigliata il padre. Capiva che stava scherzando nella sua
maniera pedantesca ed era sorpresa che potesse prendere la faccenda così
leggermente.
Mr. Adams aggiunse fermamente: «Tuttavia, sia certo che se il
giovanotto mostra qui la sua faccia, ne denuncerò immediatamente la
presenza alle autorità. E così farà mia figlia. Ora, se vogliono scusarci, la
colazione si sta raffreddando».
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Aqualong
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Risposta #201 il:
18 Novembre 2007, 22:45:26 »
Il tabacco da pipa come paragone.
Henry Miller
"Molti uomini vivono in pacifica coesistenza con la propria coscienza sporca."
"L'ideale americano è la giovinezza: bella, vuota giovinezza."
"Chi è eternamente preoccupato dei problemi dell'umanità o non ha problemi suoi, o si è rifiutato di affrontarli"
"Chiamiamo vizi quei divertimenti che non osiamo provare."
"Il sesso è uno dei nove motivi per reincarnarsi... gli altri otto sono ininfluenti."
Sexus
Che cosa restava, allora, di quel mondo inestinguibile dal quale mi destai un
mattino pieno di tenere ferite così abilmente tamponate durante la notte? Il volto della
sola donna che avevo amato e perduto! Una Gifford. Non la Una che io avevo conosciuto,
ma una Una che anni di sofferenza e di separazione avevano reso di una
bellezza spaventosa. Il suo viso era diventato come un fiore greve impigliato nelle
tenebre; sembrava trafitto dalla sua stessa soffusa luminosità. Tutti quei ricordi di lei
che avevo gelosamente conservato e che erano stati compressi leggermente, come fine
tabacco sotto il dito di un fumatore di pipa, avevano dato luogo a un improvviso
abbellimento spontaneamente combustibile. Il pallore della pelle veniva intensificato
dal bagliore marmoreo ridestato dalle covanti braci della memoria. Il capo si voltava
sullo stelo quasi indistinguibile. Le labbra erano dischiuse dalla sete, straordinariamente
vivide e vulnerabili. Lo si sarebbe detto il capo distaccato di un sognatore che
cercasse ad occhi chiusi di accogliere le avide labbra d'una persona chiamata da qualche luogo remoto.
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Aqualong
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Risposta #202 il:
19 Novembre 2007, 13:39:45 »
Joe Halderman
Famoso per molti racconti ma soprattutto,per reportages e documentari,compreso quello sulla strage di Beslam
Quando una trentina di terroristi ceceni irruppero nella scuola,
prendendo in ostaggio tutto e tutti.
Guerra Eterna
Entrerete a far parte del Nuovo Rinascimento,disse Mikecon voce piatta accendendo la pipa.
Era tabacco e aveva un profumo delizioso.Probabilmente notò il mio sguardo avido,
oh sono proprio un pessimo ospite.
Tirò fuori delle cartine dalla borsa e arrotolò una sigaretta con mossa esperta,ecco quì,Mary?
No grazie ,se procurarselo è difficile come dicono,non voglio riprenderne l'abitudine.
Mike annuì e riaccese la pipa,si rivolse a me,l'esercito vi teneva a corto di sigarette per paura del cancro?
Sicuro!,non sarebbe stato simpatico morire in un modo così poco militare.
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Cristiano
Moderatore globale
Sovrano Grande Pipatore Generale
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Risposta #203 il:
19 Novembre 2007, 16:52:04 »
Di nuovo debbo segnalare ripetuti richiami alla pipa in un'opera di W.S. Maugham: la Diva Julia, sempre per Adelphi
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"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.
Cave Secretarium
www.studiolegaleciani.it
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Risposta #204 il:
01 Dicembre 2007, 12:16:47 »
Per il momento ho aggiunto un brano de Il Velo Dipinto.
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Aqualong
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Risposta #205 il:
01 Dicembre 2007, 12:20:52 »
Un ambiente piccolo,stretto,chiuso,con molte persone che fumano di tutto,dai panettoni alle sigarette.
Val McDermid
Nasce 1955 a Kircaldy, in Scozia, e ha trascorso gran parte della sua infanzia in un villaggio di minatori, in East Wemyss. Terminata l’Università ha insegnato letteratura ad Oxford e lavorato come giornalista per diverse testate inglesi. Iniziò a scrivere testi teatrali, ma ha trovato la sua vera vocazione nel genere poliziesco. Report for Murder, del 1984, è il primo di una lunga serie di romanzi. Insieme a Ian Rankin, Val McDermid ha guidato il rinnovamento del giallo inglese, liberandolo dallo smalto dato dalle ambientazioni medio-borghesi ,ha scritto molte serie per la tv,fra cui Wire in the blood
L'Esecuzione
Alan Thomas era infatti comodamente seduto nell'angolo più caldo della roulotte con una teiera sistemata alla sua destra e un posacenere con la sua pipa di radica a sinistra.
Terry Lomas, il padre di Charlie, masticava il bocchino della pipa e brontolava .
Vi fu un lungo silenzio, punteggiato dai gorgoglii della pipa di Terry. Alla fine fu il vecchio Robert Lomas a parlare.
Estrasse una pipa di radica dalla tasca del panciotto e cominciò ad armeggiarvi con un temperino.
E così, quando ho visto... be', ho subito pensato che doveva essere la piccola Alison.» S'interruppe per riempire il fornello della pipa, concedendo a George per la prima volta l'opportunità di intervenire.
Strofinò un fiammifero e aspirò una boccata dalla pipa. Il tabacco era profumato, e riempì l'aria con un aroma di ciliege e chiodi di garofano. «Si faccia una fumata anche lei, se vuole.» Fece scivolare sul tavolo una malconcia busta di tela cerata. «È una mia mistura.»
«No, grazie.» George estrasse le sigarette di tasca.
Aspirò una boccata dalla pipa, emettendo un pennacchio di fumo dall'angolo della bocca. «Avrebbe dovuto fermarsi a Buxton. In città sapeva come cavarsela.»
George serrò le labbra sulla sigaretta. Ora non più, pensò.
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Risposta #206 il:
02 Dicembre 2007, 19:55:59 »
Antica fantascienza di serie b ,ovvero il fumo della pipa attira scarafoni supersonici.
Arthur K. Barnes & Henry Kunttner
L'Arca Dell'Infinito
Con una smorfia, Strike accese spensieratamente la pipa.
Dopo trenta secondi, l'aria si riempì degli stridii sottili e dei bang di dozzine dei favolosi scarabei whiz-bang che si avventavano con i corpi corazzati contro le pareti metalliche della stazione, attratti dall'odore del tabacco. Strike rabbrividì e si affrettò a spegnere la pipa. Un uomo non poteva neppure concedersi la consolazione di fumare, su quel maledetto pianeta: la sua vita sarebbe stata messa in pericolo dalla velocità terribile di quel whiz-bang.
La testa gli si schiariva rapidamente; ma era troppo tardi. Doveva provocare un indugio, a qualunque costo.
La sua mano urtò la tasca, s'infilò ed estrasse la pipa. Era ancora semi-piena di tabacco. Strike prese un accendino e accostò la fiamma, aspirando vigorosamente, lottando contro la vertigine, soffiando intorno a sé grandi sbuffi di fumo pungente. La pipa gli cadde dalle dita inerti: si aggobbì in un atteggiamento di preghiera, sperando, attendendo. C'era riuscito?
Zin-n-ng! Plock! Funzionava. Strike si raggomitolò, cercando di farsi piccolo piccolo. In un secondo l'aria risuonò dei ronzii striduli di centinaia di piccoli scarabei whiz-bang, corazzati contro il freddo, lanciati a nugoli verso la sorgente del loro odore prediletto. Alcuni volavano abbastanza bassi per colpire Strike, ma furono colpi di striscio che lasciarono semplicemente lividi rossi sul suo dorso.
Fu come se qualcuno stesse sparando a pallettoni contro gli indigeni. Il capo dei venusiani crollò come fulminato quando parecchi scarabei corazzati gli si piantarono nel punto più vulnerabile, la gola. La notte fremeva dei tonfi dei proiettili viventi contro le carni squamose. Gli indigeni lanciarono gemiti acuti, tremendi. Cercavano di schivare, agitavano disperata-mente le braccia, invano. Finalmente fuggirono all'impazzata nel buio, abbandonando persino le armi.
Per un po' i whizbang sfrecciarono avanti e indietro nella radura ma alla fine svanirono anch'essi, perché la pipa di Strike, ormai sepolta, non esalava più aromi allettanti. Dopo un po' Strike si alzò, si spolverò e sorrise. Quello era il momento! Da eroe vittorioso avanzò nella radura per osservare la devastazione.
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Risposta #207 il:
05 Dicembre 2007, 00:33:14 »
Non ha mai avuto bisogno di presentazioni,un precursore dal giallo e nero fino a King Kong,un fumatore di pipa più che esperto.
Edgar Wallace
(1875-1932)
Figlio illegittimo di un'attrice, a nove anni la madre lo consegnò ad un facchino del mercato del paese. A dodici anni vendeva giornali per le strade di Londra e dopo aver fatto molti mestieri, compreso quello del soldato, diventò giornalista: fu corrispondente di guerra nella campagna contro i Boeri e corrispondente del Daily Mail dall'Africa del Sud; infine, a Johannesburg, fondò lui stesso un giornale. Fu nello scrivere quelle corrispondenze, nelle quali per un eccezionale intuito psicologico batteva sempre sul tempo i colleghi della concorrenza, che scoprì il proprio talento.
http://www.cartesio-episteme.net/gial/wallace.htm
L'Enigma Della Candela Ritorta
,etc..
La pioggia era incessante e dava l'impressione di voler continuare a
scrosciare per tutta la notte. Le alte siepi che costeggiavano entrambi i lati
della stretta stradina avevano le foglie cadenti e la strada era piena di
pozzanghere fangose. Si fermò sotto le fronde protettive di un grosso
albero per riempire e accendersi la pipa e, voltandola verso il basso,
continuò la sua camminata.
Tirò boccate dalla pipa mentre si affrettava e il tabacco aromatizzò di
dolce e di salubre l'aria fredda. Stava dirigendosi alla fattoria, e aveva da
sbrigare una faccenda prosaica.
Con la pipa in bocca, attraversò l'atrio ed entrò nella biblioteca poco
illuminata.
I tre lampadari che pendevano dal soffitto erano spenti. Solo le due
lampade da lettura, schermate di verde, che fiancheggiavano i due lati
della scrivania, erano accese e la loro luce aumentava per contrasto
l'oscurità circostante. Dick chiuse la porta alle proprie spalle e si avvicinò
con calma alla scrivania, tirandosi dietro una sedia.
Harry aggrottò la fronte vedendo suo fratello.
- Davvero, Dick - disse, con irritazione. - Vorrei che non ti aggirassi per
casa in camicia e pantaloni. È molto sconveniente.
Ma è incredibilmente fresco come abbigliamento, rispose Dick,
sedendosi.
I tuoi nervi sopporteranno l'odore di un po' di onesto tabacco?
Lord Chelford si agitò, a disagio, sulla sedia. Poi, aprì una scatola in oro
e prese una sigaretta.
- La mia pipa contro le tue cose puzzolenti per cento sterline! ,esclamò
Dick, con un sorriso allegro. - Posso tollerare le sigarette, ma quelle
aromatiche...
Dick, se non ti piacciono, poi anche andartene , brontolò Sua Signoria.
Adesso, mettetevi a vostro agio. Fumate?
Il signor Puttler si frugò in tasca e tirò fuori una pipa nera.
Non è molto aristocratico,si scusò,ma preferisco il tabacco ai sigari
e alle sigarette.
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Aqualong
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Risposta #208 il:
09 Dicembre 2007, 21:57:24 »
Aldo Palazzeschi
(Firenze, 2 febbraio 1885 – Roma, 17 agosto 1974) è stato un poeta italiano, padre della neoavanguardia. Il suo vero nome era Aldo Giurlani.che solo dal 1905 iniziò a firmarsi con il cognome della nonna materna, Palazzeschi, nacque da una famiglia di agiati commercianti e per volontà del padre frequentò gli studi in ragioneria, dedicandosi poi all'arte e alla scrittura. Dalla seconda attività conseguì una ricca produzione letteraria che diede al Palazzeschi fama di rango nazionale. Tuttora viene considerato tra i maggiori poeti del Novecento.
Le Sorelle Materassi
Dopo essersi addobbate la cintura e il collo di fiocchi, il petto con qualche altra calìa, la testa con forcine e pettini luccicanti, incominciavano ad incipriarsi il viso facendo a picca, quasi se lo facessero per dispetto, a chi se lo imbiancava meglio e di più, e una volta infarinate come pesci da friggere, e dopo aver fatto davanti allo specchio mille smorfie e piroette, osservando in ogni senso le loro figure che rivedevano dopo sette giorni, si mettevano alla finestra l'una attaccata all'altra, a gomito, con le braccia bene composte sul davanzale.
Qual era l'argomento dei loro discorsi? Per qualunque altra coppia di zitelle sarebbe facile indovinare, ma per queste, chi lo potrebbe dire? Ebbene, lo crederesti mai, anche stavolta l'enigma è facile da risolvere, l'argomento era l'amore anche per queste. Quella finestra della loro camera era la sola della casa che desse sulla via, e una via, come si sa, che conduce in pochi passi a sorridenti ed attraenti colline come quelle di Settignano, popolatissime, o anche remote come quella di Vincigliata, non popolata né da case né da ville e dove è, intorno al castello, un bosco ampio ch'è sua dote, e dalla vegetazione arida, alpestre, crescente nel pietrisco e nelle rocce, aperto al passante ed ospitale per le mille anfrattuo-sità del terreno, specie di cave estinte o in azione, tanto propizie all'amore e alle sue interminabili intimità e dolcezze. Cosicché la Domenica, per quella via, sotto la finestra delle nostre sorelle era una processione di coppie e di coppiette che si dirigevano lassù incerte e trepide, o anche sicure, e desiose solamente. Non bisogna credere che tante coppie fossero formate tutte da creature giovani e belle, o almeno fresche, che portavano in giro lo straripante rigoglio dei bei vent'anni, così ricco di gioia che ne dona e ne semina sui propri passi senza avvedersene, ma ve n'erano d'ogni specie e colore, d'ogni età, e qualche volta di tale sagoma o sproporzione da seminare soltanto un po' di tolleranza e molta allegria giacché l'amore, di qualunque specie, non è mai triste.
A quella finestra rimanevano fino all'imbrunire e oltre, indugiando senza potersene staccare, e parlando di un passato amoroso inesistente che gonfiavano fino all'assurdo ispirate e sospinte dal passaggio delle coppie, e che mettevano in valore fino alla rivalità. E non inesistente perché tutti le avessero respinte o nessuno le avesse desiderate, intendiamoci bene, non erano più brutte di tante altre che prendono marito, e data la loro condizione avrebbero potuto trovare un partito entrambe, era la loro distrazione assoluta che le aveva fatte rimanere zitelle, spostandone l'orgoglio ed il prestigio sopra un'altra base. La colpa era di esse, esclusivamente, e non come diceva Giselda malignando e sottovoce, che nemmeno il diavolo le aveva volute; di esse e del loro stato particolare, giacché un poveraccio non lo avrebbero preso e un signore, dal canto suo, non avrebbe preso loro; s'erano trovate fuori di strada inconsapevolmente, nessuno si era avvicinato per tale squilibrio, per mancanza di fluido, di rispondenza, di attenzione; perché nessuno avrebbe saputo come incominciare, come spostarne l'interesse per attirarlo verso di sé, sicuro di non far breccia con quelle, che non avrebbero dato retta, non avevano il tempo per stare a sentire, o avrebbero alzato le spalle cadendo dalle nuvole. La cosa non si era fatta perché non si doveva fare, erano combinate in maniera che a nessuno era balenato il pensiero di sposarle, come non fossero state donne.
E il più bello si è che pronunziavano dei nomi mascolini incalzanti: Guglielmo, Gaetano, Raffaello, Giuseppe... quasi volendo con essi sopraffarsi a vicenda, stabilire un documento inoppugnabile e una superiorità, porre l'altra fuori discussione.
Teresa parlava sempre del figliolo di un avvocato stato in quei pressi a villeggiare trent'anni prima, e divenuto poi il migliore avvocato di Firenze. Di un altro ancora che aveva impiantato con molta fortuna un'industria di oggetti casalinghi famosissima, divenendo ricco e autorevole. E di un terzo, che emigrato in America vi aveva fatto i milioni a cappellate fabbricando le tagliatelle. Giungeva a dare particolari accreditando la possibilità di essere divenuta la moglie di uno di essi, fornendo dettagli e chiarimenti, precisando le cause per cui il matrimonio non era avvenuto, quasi fosse andato a monte alla vigilia delle nozze, e sempre concludendo di essere stata lei la vera e sola responsabile della mancata conclusione.
Carolina, nei suoi racconti, si mostrava ossessionata dalla brutalità del maschio; e più n'era stata lontana e più se ne allontanava, più nella fantasia di vergine quella immagine cresceva e n'era, al solo pensiero, trepidante e sconvolta come se quelle cose che non erano avvenute mai fossero avvenute il giorno avanti. Rifiutatasi al figliolo d'un medico dopo una lotta molto vivace, quello aspettatala una sera l'aveva acciuffata malamente e in un impeto del desiderio sbattuta contro una siepe. Narrava di essere sfuggita per un miracolo alla stretta del forsennato, cadendo poi in deliquio e rimanendo preda dell'orgasmo per l'intera notte, contusa, trafitta dalle spine come il Nostro Signore. Diceva il punto esatto dove era avvenuta la brutale aggressione e la lotta furibonda, il giorno e l'ora. Non era vero niente. Di una conversazione normale la sua fantasia, col volgere di tante domeniche, aveva portato le cose fino a quel termine, facendola diventare una violenza bella e buona, un atto brigantesco, il martirio, e sempre con la tendenza a crescere. Come probabilmente, quei risultati professionali e industriali strepitosi della sorella, erano cresciuti tanto in grandezza aggiungendovi via via un particolare come a un'opera d'arte.
L'ascoltatrice, che sapeva non rispondere le cose a verità, o quanta esagerazione vi fosse, rimaneva indifferente al racconto, fredda, evasiva; guardandosi bene dal riportarle al giusto livello per non compromettere i parti della propria fantasia; e ascoltando, la bocca affettava una smorfia di disgusto quasi che l'altra narrasse di cose sporche e di cattivo odore.
Passavano così nei loro discorsi, esseri poco meno che immaginari e divenuti di famiglia: ipotetici villeggianti, gente conosciuta appena, di formidabile ingegno ed energia, forte e intraprendente o brutale e selvaggia, scomparsa da diecine d'anni, tutta mirante a un colossale successo o che finiva in un atto bestiale. Sentimenti, aspirazioni, tenerezze, non le appagavano se non approdavano a questo fine.
Finché Carolina, come numero di chiusura, ricordava che quando si doveva sposare con un giovane dall'apparenza buona e gentile, col pieno consenso di tutti, all'ultimo momento un amico di casa era corso da sua madre per informarla che il giovane prescelto aveva un difetto gravissimo, uno di quelli per cui è dovere del buon cittadino mettere al corrente le famiglie, e non potendo esse, la Chiesa. La Chiesa chiama questi: canonici impedimenti, ragione per cui bandisce le nozze durante tre domeniche consecutive, e ogni parrocchiano che sa deve parlare con chiarezza per la buona riuscita del matrimonio. Un difetto di quelli che non si possono dire, ma che non doveva essere poi cosa tanto triste se di esso finivano per ridere tutti gli uomini dei vicinato, e anche la maggior parte delle donne, le più vecchie o smaliziate. Un difetto che faceva incominciare il discorso in reticenze e finirlo in risate, e per il quale il poverino non poteva prender moglie. E anche questo non era vero niente. L'uomo in parola era esistito venticinque anni prima in quelle vicinanze, e in tal senso la popolazione ne aveva sussurrato e riso con quanto fondamento non è facile sapere, ma non aveva la più vaga attinenza con Carolina, anche se lo aveva conosciuto come tutti gli altri; era la sua fantasia che la portava a farsi vittima di quello e ad essere sfuggita, per puro miracolo, a un amplesso fatale.
La sorella la lasciava dire, e invece di mantenersi fredda o evasiva, a poco a poco interveniva nel racconto, annuiva con la testa incitando l'altra a descrivere. Sì, se un uomo doveva averlo, la sorella, era proprio quello; quello sì, pareva concederglielo; sì, sì, che l'avesse conciata per il dì delle feste.
La verità si è che tutte e due conoscevano gli uomini per sentito dire, per il più vago e lontano sentito dire. Non era facile, mi penso, trovarne altre due che li conoscessero meno.
Passavano stringendosi come per freddo le coppiette, ed erano calde a bollore; si stringevano quasi non bastasse mai il calore anche nel colmo dell'estate. Tutti davano uno sguardo fugace alle due donne che eseguivano il loro esame senza incertezze trovando, generalmente, le femmine brutte, antipatiche, e vestite male. Erano invece indulgenti coi maschi, disposte a riconoscerne le qualità del corpo o della faccia, del modo di camminare, e magari degli occhi solamente, dei denti, dei capelli, della voce, la quadratura delle spalle o il vestito tagliato bene. E quello che rimaneva loro inspiegabile sempre, un vero e proprio mistero, si è che un bel giovane, o almeno simpatico, o almeno elegante, avesse potuto innamorarsi di una gestrosa, di una smorfiosa, di un bastone vestito, di un viso vieto, di una bocca piallata, di un trabiccolo, di una faccia da cattiva e dispettosa. «Ma come faranno a innamorarsi di certa gente?» concludevano insieme. Con le donne erano spietate. Anche se belle o carine, un difettaccio glie lo volevano trovare per schiacciarle, diminuirle, ridurle in polvere: dovevano essere almeno cattive. E pensare che erano costrette a cucir loro le camicie e le mutande. E come glie le cucivano bene, con quale insuperabile finezza, squisitezza, sciccheria, dimenticando le persone e il livore, ché altrimenti glie le avrebbero cucite storte, in tirare per farle soffrire, sproporzionate per imbruttirle, ridurle goffe e ridicole.
«A un bello tocca un brutto, si sa».
«Quella cespùgliola come se l'è saputo scegliere».
«Che grinta, gli metterà le corna, si capisce».
«Gli occhi bianchi gabbano Cristo e i Santi».
«Hai visto che scucchia?»
«È tutta sgangherata, pare un arcolaio».
«Ha due labbra che ci si farebbe uno stufato».
«Hai visto che manacce?»
«Sarà una sguattera».
E se era impossibile demolirla perché proprio carina:
«Si capisce, è tutta tinta, lavale il viso e mi dirai che ti resta».
«La vorrei vedere la mattina, quando scappa dal letto, che arnese».
Era una litania contro le donne e uno sguardo benevolo per i maschi ai quali, belli o brutti, avevano trovato sempre qualche cosa di ammirevole.
E le passanti, tutte senza eccezione, rattenevano un riso talvolta o, più sovente, non lo rattenevano neppure, a quella vista lo lasciavano andare; ché, veramente alla finestra così agghindate, era difficile guardarle senza ridere. E solo i maschi, compresi del fatto loro, pure guardandole non si accorgevano di esse o, costretti ad accorgersene, l'epiteto di "befane" era l'unico frutto del loro fugace interesse. O le osservavano come due vecchie grulle che pretendevano di fare le graziose e le bambine a un'età rispettabile: non conoscendo quanta virtù e quanto sudore precedessero le poche ore di spensieratezza tanto modesta, e il malinconico e bizzarro ritorno alla femminilità. Ma quelle, dal canto loro, erano talmente comprese di sé e del proprio piacere da non accorgersi neppure del giudizio sfavorevole.
Soltanto i loro casigliani le salutavano con premura, venivano ad ossequiarle sotto la finestra, si fermavano qualche momento uscendo o nel rientrare. Esse rispondevano dall'alto, non come gli altri giorni senza neppure guardare, bensì con inchini mondanamente, quasi fossero state due dame in un palchetto all'opera o alla commedia, e loquacissime, scherzose, pettegole, e avendole vedute sempre a quel modo non rilevavano più la bizzarria delle loro acconciature, o dicevano che le poverette erano vestite così perché nemmeno sapevano quello che avevano addosso, o quello, invece, che avrebbero dovuto portare; e taluno riconosceva certe cose viste diecine d'anni prima alla nonna e alla madre.
La cosa più singolare si è che, sopra la finestra alla quale stavano affacciate, il muro non finiva col tetto come in tutte le case di queste terre, dove i tetti danno il carattere ai paesi e alla città, ma nella linea orizzontale di un muretto liscio e bianco come quello di una casina araba di Tripoli o di Bengasi, cosa insolita davvero, e su cui erano due anforette di terracotta con delle agavi indistruttibili e incapaci di crescere, decrepite e bambine, ciò che aumentando il ridicolo dava un sapore equivoco al quadro domenicale.
All'alba del Lunedì, rientrate nella loro fucina, col grembiulone bianco e gli occhiali dalle lenti spesse, tutti gli svaghi e le delizie del giorno festivo erano dimenticati nel modo più completo, erano due altre donne: non un fronzolo né un ornamento sulle persone, né il ricordo della cipria sopra le facce, era come avessero recitato una commedia il giorno avanti.
La vita era quella, interamente, ad essa s'erano date tutte allontanandosi dall'altra, dalla vita vera divenuta oramai una commedia per esse, che non aveva nulla di reale.
Chi avrebbe potuto dire che donne sensibili alle mode femminili d'alto rango, per quanto di indumenti di secondaria importanza, ma non secondaria finezza e abilità, capaci d'intuire e comprenderne le più delicate sfumature, e che si vedevano sfilare davanti signore vestite nelle fogge più squisite del loro tempo, potessero passare un pomeriggio a quella finestra di strada campagnola così pittorescamente infronzolate da sembrare due maschere, e in conversari tanto lontani dalla realtà nella quale erano immerse?
E da un'altra cosa, pure grandissima, le poverette s'erano esiliate senza accorgersene.
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Aqualong
Cavaliere di San Dunillo
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Risposta #209 il:
25 Dicembre 2007, 00:39:38 »
Siamo al Natale,l'anno stà per finire,come sarà la pipa nel futuro?
Di seguito il parere di due esperti in materia.
Isaac Asimov
Nasce a Petrovichi (Russia) nel 1920, all'età di 3 anni segue i genitori che emigrano negli Stati Uniti.
Di famiglia ebraica cresce a New York nel quartiere di Brooklyn dove suo padre ha gestito per molti anni un emporio. Si laurea in Chimica e Biologia, e svolge attività di insegnamento presso la prestigiosa School of Medicine dell'università di Boston.
Contemporaneamente dal 1939 svolge attività di scrittore che lo porterà a ritirarsi dall'insegnamento nel 1950 per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
Trilogia della Fondazione
Randu succhiò la pipa, pensieroso. - Davvero? Perché la pensi in questo modo?
Da giovane sono stato anch’io sulla Fondazione ed a quei tempi la pensavo a quel
modo. Ma dimmi, perché hai di queste idee?
Questo nostro Fran - disse Randu gesticolando con la pipa. - è il moderno
Lathan Devers. Devers morì ottant’anni fa in un campo di lavoro forzato insieme al
bisnonno di tuo marito, poiché mancava di saggezza ed aveva troppo cuore.
Randu si tolse la pipa di bocca. - Il ragazzo ha ragione, Fran, e se tu lo ascoltassi
invece di metterti a urlare, te ne renderesti conto. Ma sono ragionamenti che ti danno
fastidio e così li soffochi con le tue urla: ma i problemi rimangono. Toran, ora ti dirò
perché ho dato inizio a questa discussione.
Tirò alcune boccate pensieroso, quindi mise la pipa sulla rastrelliera automatica,
aspettò qualche secondo e la riprese completamente pulita. Lentamente la ricaricò.
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