Autore Topic: Autori con la pipa in bocca  (Letto 364255 volte)

Offline Aqualong

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Autori con la pipa in bocca
« Risposta #225 il: 01 Gennaio 2008, 19:07:18 »
dove si parla di una penna che attraversa uno stargate,invece una pipa non passa, stilus volant pipa manent  (Termostato)

Howard Fast

è nato a New York nel 1914. Scrittore celebre e prolifico, da sempre impegnato nelle battaglie civili (il che gli procurò varie difficoltà negli anni del maccartismo), ha espresso la propria concezione della società in una serie di romanzi storici di forte impatto. Tra i suoi libri: L'ultima frontiera, Il cittadino Tom Paine, Sacco e Vanzetti, La confessione di Joe Culler, Gli emigranti,Sciopero,L'ultima frontiera,La doppia vita di Silvya West, Spartacus.
Best seller internazionale, ha ispirato l'omonimo capolavoro di Stanley Kubrick con Kirk Douglas, premiato con quattro Oscar. Howard Fast vive nel Connecticut e continua a dedicarsi all'attività letteraria.

Il cerchio  

I sedici giovani robusti sollevarono Cerchio e piedestallo e trasportarono il tutto in un altro punto del cortile. La folla li seguì con il rispetto e l’interesse degli spettatori a un campionato di golf, e le telecamere vennero spostate. Ancora una volta il professore ripeté l’esperimento, lanciando nel Cerchio una vecchia pipa. Com’era successo con la gomma anche la pipa cadde a terra, dall’altra parte del Cerchio.
- Così dobbiamo provare un’altra volta - disse al megafono. - Forse non riusciremo mai a trovare il punto adatto. Forse l’intero apparecchio non serve a niente. Una volta la scienza era una serva della meccanica prevedibile. Oggi due più due può avere, come risultato, l’infinito. Comunque quella era un’ottima pipa, e sono felice di averla potuta recuperare.
In quel momento a tutti i presenti fu chiaro che l’oggetto lanciato nel Cerchio non doveva più emergere dall’altra parte. Se non fosse stato Hepplemeyer a fare l’esperimento, la folla, i fotografi, i giornalisti, i poliziotti, e tutti quanti, si sarebbero allontanati indignati. Ma si trattava di Hepplemeyer, e invece di allontanarsi pieni di indignazione, il loro interesse per l’esperimento aumentò.
Venne scelto un altro punto del cortile, e il Cerchio venne montato. Questa volta il dottor Hepplemeyer prese di tasca la penna stilografica donatagli dall’Accademia, con sopra inciso “nil desperandum”. Forse; fu proprio per il significato della scritta che buttò la penna, e la penna, anziché cadere dall’altra parte del cerchio, scomparve. Proprio così... scomparve.

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Autori con la pipa in bocca
« Risposta #226 il: 01 Gennaio 2008, 19:14:03 »
Una pipa intagliata,nulla di nuovo sotto il sole.

FRANCO SCAGLIA

Franco Scaglia, giornalista genovese, autore di importanti romanzi e saggi  (tra i quali ricordiamo “I custodi di Gesù”, “La decima sinfonia” ,“Il custode dell'acqua”e “Margherita vuole il regno”)

IL GABBIANO DI SALE

L’uomo si avvicinò al tavolone che mi era sembrato un monumento al centro di una piazza e le sue mani si mossero con agilità come se stessero sfiorando una tastiera.
Esclamò: «Musica, sono felice di nominarti perché tu e io siamo amanti!».
Provai una sorta di irritata ammirazione per lui. Tra una tromba e una pentola c’erano sacchetti di carta pieni di tabacco. In ognuno di quei sacchetti versò con delicatezza delle gocce di vino. Li svuotò in una grande tabacchiera dalla quale prese un pizzico di tabacco, lo annusò con piacere e lo pressò con le dita nel fornello di una
pipa. Il fornello aveva la forma di un violino.
«Questa pipa ha cento anni, è opera di un illustre liutaio, mio nonno. L’ho ereditata insieme all’arte di creare violini. A Gerusalemme siamo sempre stati gli unici.»
Feci un sorriso di circostanza e lui osservò come la mia espressione lo inducesse a pensare che non appartenevo alla categoria di coloro che suonavano. Replicai che facevo parte di quella di coloro che sapevano ascoltare le note. E il signor ascoltatore, proseguì, dove aveva imparato quest’arte? A Gerusalemme, replicai, e vivevo nella Città Santa da quarant’anni.
«Ah!» esclamò e non capii se fosse un’approvazione. Afferrò uno dei violini e intonò una sonata di Bach.
«Sarà mai capace lei di capire musica del genere?»
E, com’era già successo prima, senza lasciarmi il tempo di rispondere mi spiegò che, se fossi riuscito a cogliere la purezza di Bach, avrei compreso la musica. Digrignò i denti con soddisfazione e continuò dicendo che erano troppi coloro che gridavano con entusiasmo grottesco: “Noi siamo gli eletti, noi possiamo creare”.
Nel regno delle note, dove solo loro governano, si arriva da un cancello d’oro nascosto. Sono pochi quelli che lo varcano. E quando ci riescono, incontrano i propri sogni migliori o i propri peggiori incubi. Ci vuole equilibrio per non impazzire. Mi domandò se sapessi che cos’era l’equilibrio. Pensavo di sì. Sperava per me che fosse vero. Lui, una volta, era entrato nel regno delle note e aveva visto un grande occhio dal quale partivano e volavano, e subito dopo si erano messe a girare intorno alla sua testa e al suo corpo, armonie di quelle che si definiscono sublimi.

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« Risposta #227 il: 01 Gennaio 2008, 19:19:23 »
Ian McEwan

Nel Marzo e nell'Aprile of 2004, solo qualche mese dopo che il governo britannico lo aveva invitato a presenziare a una cena in onore della First Lady degli Stati Uniti di America Laura Bush, a McEwan è stato negato l'ingresso negli Stati Uniti dal Dipartimento per la Homeland Security non essendo provvisto del visto corretto per un soggiorno di lavoro (lo scrittore si accingeva a tenere una serie di lezioni dietro compenso). Solo dopo diversi giorni di esposizione del caso sulla stampa britannica a McEwan è stato concesso l'ingresso, a ragione del fatto che, come illustrato da un funzionario di frontiera, "Siamo ancora dell'avviso che lei non dovrebbe entrare, ma il suo caso ci sta procurando un danno di immagine."

Il giardino di cemento

Quella sera i miei genitori litigarono per il cemento. Mia madre, una persona di indole tranquilla, era furibonda. Voleva che mio padre lo rimandasse tutto indietro. Avevamo appena finito di cenare. Mentre mia madre parlava mio padre si mise a raschiare il fornello della pipa con un temperino, facendo cadere le scaglie nerastre sul cibo quasi intatto nel suo piatto. Sapeva come usare la pipa contro di lei. La mamma gli stava dicendo dei pochi soldi che avevamo e che presto Tom avrebbe avuto bisogno di vestiti nuovi per andare a scuola. Lui si rimise la pipa fra i denti come un pezzo mancante della propria anatomia e la interruppe per dire che era «fuori questione» rimandare indietro i sacchi e che non voleva più sentirne parlare. Avendo visto da me l’autocarro e quei sacchi pesanti e gli uomini che li avevano portati, intuii le sue ragioni. Ma com’era stupida l’aria di importanza assunta mentre si toglieva quell’affare di bocca, lo teneva per il fornello e puntava il cannello scuro contro mia madre. Lei si infuriò ancora di più, la voce strozzata dall’esasperazione.
Julie, Sue ed io sgattaiolammo di sopra in camera di Julie e chiudemmo la porta.

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« Risposta #228 il: 01 Gennaio 2008, 19:28:50 »
Quando il profumo di tabacco da pipa,crea atmosfere minacciose.

Roald Dahl  1916  1990

Scrittore inglese, conosciuto soprattutto per i suoi romanzi per l'infanzia.
Nel 1953 si sposa con l'attrice americana Patricia Neal.
Dahl è ricordato anche per alcuni racconti e romanzi dedicati al pubblico adulto ,
caratterizzati da un umorismo macabro e da colpi di scena finali.

UN GIOCO DA RAGAZZI

«Il direttore vuole vederti nel suo studio». Queste parole annunciavano la condanna. Ti facevano accapponare la pelle. Ma dovevi andare, anche se magari eri solo un ragazzetto di nove anni. Percorrevi i corridoi tetri fino al grande arco che conduceva nella zona riservata al direttore, dove succedevano solo cose orribili e l’odore del tabacco da pipa aleggiava nell’aria come incenso. Ti fermavi davanti a quella porta spaventosa, senza avere il coraggio di bussare. Tiravi un sospirane. Se solo la mamma fosse qui, ti dicevi, non permetterebbe una cosa del genere. Ma la mamma non c’era. Eri solo. Alzavi la mano e bussavi timoroso, una sola volta.
«Avanti! Ah, sì, sei tu, Dahl. Bene, Dahl, mi hanno riferito che ieri sera parlavi durante l’ora dei compiti».
«Chiedo scusa, signore, il mio pennino si era rotto e stavo solo chiedendo a Jenkins se ne aveva uno da prestarmi».
«Non tollero che si chiacchieri quando si stanno facendo i compiti. Lo sai bene».
E l’uomo gigantesco già si dirigeva all’enorme armadio in fondo alla stanza e allungava il braccio per prendere la canna che teneva là in cima.
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Autori con la pipa in bocca
« Risposta #229 il: 01 Gennaio 2008, 19:33:13 »
Ricerca  su vecchi documenti,ma con la pipa in bocca.

Arturo Pérez Reverte

Dopo aver conseguito una laurea in Scienze politiche e Giornalismo, ha lavorato per circa vent'anni, dal 1973 al 1994, come reporter per i giornali, la radio e la televisione.
Dal suo romanzo Il club Dumas, pubblicato nel 1997, è stato tratto il film La nona porta di Roman Polanski, interpretato da Johnny Depp.
Il 12 giugno 2003 è diventato membro della Real Academia Española de la Lengua, la più alta istituzione spagnola nella lingua e la letteratura.

La tavola fiamminga

«Di niente.» Álvaro si appoggiò allo schienale della poltrona, estrasse dalla
scrivania una scatola di tabacco e si mise a riempire la pipa. «Logicamente, la dama
seduta alla finestra, con l’iscrizione BEATRIX BURG. OST. D. non può che essere
Beatrice di Borgogna, duchessa consorte. Vedi?... Beatrice si sposò con Fernando
Altenhoffen nel 1464, all’età di ventiquattro anni.»
«Per amore?» domandò Julia con un sorriso ineffabile, guardando la fotografia.
Anche Álvaro sorrise appena, un po’ forzatamente.
«Sai che pochi di questi matrimoni si facevano per amore... Le loro nozze furono
un tentativo dello zio di Beatrice, Filippo il Buono, duca di Borgogna, di stringere
un’alleanza con l’Ostenburgo contro la Francia, che cercava di annettersi entrambi i
ducati.» Guardò a sua volta la fotografia e si mise la pipa tra i denti. «A Fernando di
Ostenburgo andò bene perché lei era bellissima. Almeno così dicono gli Annali
Borgognoni di Nicolas Flavin, il più importante cronista dell’epoca. Il tuo Van Huys
sembra condividere quest’opinione. A quanto pare, l’aveva già ritratta in precedenza,
perché c’è un documento, citato da Pijoan, secondo il quale Van Huys fu per qualche
tempo il pittore di corte in Ostenburgo... Nel 1463 Fernando Altenhoffen gli assegnò
una pensione di cento libbre all’anno, da pagarsi metà per San Giovanni e metà a
Natale. Nello stesso documento figura l’incarico di eseguire un ritratto a Beatrice che,
all’epoca, era ancora la fidanzata del duca, bien au vif.»
«Ci sono altri riferimenti?»
«Parecchi. Van Huys diventò un pittore molto importante.» Álvaro estrasse una
cartelletta da uno schedario. «Jean Lemaire, nella sua Couronne Margaridique, scritta
in onore di Margherita d’Austria, governatrice dei Paesi Bassi, cita Pierre de Brugge
(Van Huys), Hughes de Gand (Van der Goes) e Dieric de Louvain (Dietric Bouts)
insieme a quello che considera il re dei pittori fiamminghi, Johannes (Van Eyck). Nel
poema scrive, cito alla lettera: “Pierre de Brugge, qui tant eut les traits utez”, dai tratti
così nitidi... Quando fu scritto questo testo, Van Huys era morto da venticinque
anni.» Controllò con attenzione altre schede. «Ci sono citazioni più antiche che lo
riguardano. Per esempio, negli inventari del Regno di Valencia risulta che Alfonso V
il Magnanimo possedeva opere di Van Huys, Van Eyck ed altri maestri ponentini,
tutte andate perdute... Nel 1454 lo menziona anche Bartolomeo Fazio, cortigiano
vicino ad Alfonso V, nel suo De viribus illustris, alludendo a lui come “Pietrus
Husyus, insignis pictor”. Altri autori, soprattutto italiani, lo chiamano “Magister
Piero Van Hus, pictori in Bruggia”. C’è una menzione del 1470, in cui Guido
Rasofalco cita un suo quadro, che, come altri, non ci è pervenuto, una Crocifissione,
come “Opera buona di mano di un chiamato Piero di Juys, pictor famoso in Fiandra”.
E un altro autore italiano, anonimo, fa riferimento a un quadro di Van Huys, che
invece è stato conservato, Il cavaliere e il Diavolo, precisando che “A Magistro
Pietrus Juisus magno et famoso flandesco futi depictum”... Tieni conto che nel XVI
secolo lo citano Guicciardini e Van Mander, e nel XIX James Weale nei suoi libri sui
grandi pittori fiamminghi.» Raccolse le schede riponendole con cura nella cartelletta,
quindi infilò quest’ultima nello schedario. Poi si rilassò sulla poltrona e guardò Julia,
sorridente. «Soddisfatta?»
«Molto.» La giovane aveva annotato tutto e cercava di tirare le somme. Dopo un
primo istante alzò la testa e si scostò i capelli dal viso, guardando Álvaro con
curiosità. «Si potrebbe pensare che avessi già la lezione bell’e pronta. Sono
letteralmente senza parole.»
Il sorriso del cattedratico si smorzò un po’ e i suoi occhi evitarono quelli di Julia.
Sembrava che una delle schede sparse sul tavolo avesse attratto di colpo la sua
attenzione.
«È il mio lavoro» disse. E lei non riuscì a capire se il suo tono era distratto o
evasivo. Senza sapere bene il perché, si sentì a disagio.
«Questo significa che sei sempre un professionista di classe...» l’osservò per
qualche secondo, con curiosità, prima di tornare ai suoi appunti. «Abbiamo
abbondanti riferimenti all’autore e a due dei personaggi...» Si chinò sulla
riproduzione del quadro e indicò il secondo giocatore. «Ci manca lui.»
Tutto preso dall’accensione della pipa, Álvaro tardò a rispondere. Aveva aggrottato
la fronte.
«È difficile stabilirne l’identità con precisione» disse tra una boccata di fumo e
l’altra. «L’iscrizione non è molto esplicita, anche se basta per formulare un’ipotesi:
RUTGIER AR. PREUX...» fece una pausa e osservò il fornello della pipa come se si
aspettasse di trovarvi una conferma. «Rutgier può essere Roger, Rogelio o Ruggiero;
diverse forme, ci sono almeno dieci varianti, di un nome comune all’epoca... Preux
può essere un cognome o un nome di famiglia, e in questo caso ci troveremmo
davanti a un vicolo cieco, perché non ci risulta nessun Preux che abbia compiuto
imprese tali da renderlo degno di figurare nelle cronache. Tuttavia, preux si usava
anche nell’Alto medioevo come titolo onorifico, nell’accezione di prode,
cavalleresco. Lancillotto e Orlando, per farti due esempi illustri, vengono chiamati
così... In Francia e in Inghilterra, quando si armava un cavaliere, lo si ammoniva con
la formula soyez preux, che significa “siate leale, valoroso”. Era un titolo raro, con
cui si designava il fior fiore della cavalleria.»
Senza rendersene conto, per deformazione professionale, Álvaro aveva adottato un
tono persuasivo, quasi dottrinale, come faceva sempre quando la conversazione
toccava temi di sua competenza. Julia se ne rese conto con una specie di turbamento;
quel tono risvegliava vecchi ricordi, braci dimenticate di una tenerezza che aveva
avuto un posto nel tempo e nello spazio, influendo sulla formazione del suo carattere,
portandola ad essere come era. Residui di un’altra vita e di sentimenti che erano stati
smorzati con meticoloso impegno e a fatica, e accantonati come un libro messo su
uno scaffale perché la polvere lo ricopra, senza più alcuna intenzione di riaprirlo, ma
che, nonostante tutto, rimane sempre lì.
Davanti a questa sfida, Julia lo sapeva, servivano solo gli espedienti. Mantenere la
mente occupata in questioni immediate. Parlare, domandare dettagli foss’anche
irrilevanti. Chinarsi sul tavolo, fingendo una grande concentrazione sugli appunti.
Pensare che si trovava davanti a un Álvaro diverso, del resto era indubbiamente così.
Convincersi che tutto era successo in un’epoca remota, in un tempo e un luogo ormai
lontani. Reagire, comportandosi come se i ricordi non appartenessero a loro, ma ad
altre persone di cui una volta avevano sentito parlare e la cui sorte non li riguardava.
Accendersi una sigaretta poteva essere un diversivo, e Julia lo fece. Il fumo del
tabacco che le entrava nei polmoni la riconciliava con se stessa, le concedeva piccole
dosi d’indifferenza. Lo fece con gesti calmi, rilassandosi nel rituale meccanico. Poi
guardò Álvaro, pronta a proseguire.
«Qual è la tua ipotesi, allora?» Il tono della sua voce le sembrò accettabile, così si
sentì molto più tranquilla. «Per come la vedo io» aggiunse «se Preux non fosse il
cognome, la chiave sarebbe nell’abbreviazione ar.»
Álvaro si disse d’accordo. Stringendo gli occhi a causa del fumo della pipa, cercò
tra le pagine di un altro libro fino a trovare un nome.

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« Risposta #230 il: 05 Gennaio 2008, 20:23:12 »
In occasione dell'Epifania
una pipa molto adatta per fumare i "panettoni" :D

Jules Renard 1864 1910

Pel di Carota
   
«Per te c'è una sorpresa», dice la signora Lepic a Pel di carota.

PEL DI CAROTA
   Ah, sì!

LA SIGNORA LEPIC
   Perché questo: ah, sì! Se la conosci già è inutile che te la faccia vedere.

PEL DI CAROTA
   Che Dio mi castighi se la conosco!

   Alza la mano in aria, grave, sicuro di sé. La signora Lepic apre la credenza. Pel di carota ha il fiatone. Lei affonda il braccio fino alla spalla, e, lenta, misteriosa, ne tira fuori, su un foglio di carta gialla, una pipa di zucchero rosso.
   Pel di carota, senza esitare, sprizza gioia. Sa bene cosa deve fare. Vuole fumare, subito, in presenza dei genitori, sotto gli occhi invidiosi (ma non si può avere tutto!) del fratello maggiore Felice e della sorella Ernestina. Tenendo la pipa di zucchero rosso con sole due dita, butta avanti il petto, piega la testa a sinistra. Arrotonda la bocca, incava le gote e aspira con forza, rumorosamente.
   Poi, dopo aver lanciato fino al cielo una enorme boccata di fumo:
   «È buona», dice, «tira bene».


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« Risposta #231 il: 05 Gennaio 2008, 20:27:48 »
Antonio Machado
(Siviglia 1875 - Collioure 1939)
è tra i massimi poeti di lingua spagnola d'ogni tempo.
 
«UMIDO, SOTTO IL LAURO, STA IL SEDILE»


   Umido, sotto il lauro, sta il sedile
di verdognola pietra;
lavò la pioggia, sopra il muro bianco,
dell'edera le impolverate foglie.
   Al dolce spiro del vento d'autunno
oscillano gli steli, e lo stradale
con il vento ragiona...
nell'albereta, il vento della sera!
   Mentre il sole rifulge nel tramonto
che ristora i racemi della vite,
e il buon borghese, al suo balcone, accende
la stoica pipa in cui il tabacco fuma,
   vo ricordando versi giovanili...
Che ne fu di quel cuore mio sonoro?
Forse è vero che andate, ombre gentili,
sparendo in fuga tra le fronde d'oro?


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Offline Piero

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« Risposta #232 il: 05 Gennaio 2008, 22:07:44 »
Caro Enzo, anche se la mia gretta ignoranza begamasca non mi permette di contribuire a questo thread sappi che in assoluto è il mio preferito di tutto il web.
Ti prego di continuare con la sapienza e la costanza di sempre.

E non sto scherzando, questa volta.

Offline Aqualong

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« Risposta #233 il: 05 Gennaio 2008, 22:23:21 »
Troppo buono :D
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« Risposta #234 il: 08 Gennaio 2008, 13:18:54 »
Quale sarà in un futuro molto prossimo l'evoluzione della crociata contro i tabagisti incalliti e untori?? :D

PETER BLAUNER

è stato a lungo inviato per il New York Magazine, prima di dedicarsi a una fortunata carriera di scrittore. Vive a New York con la moglie Peg Tyre, anche lei scrittrice, e i due figli.

L'INTRUSO


Trovano finalmente John G. quando manca un quarto a mezzanotte. È fermo dietro un cassonetto in Marcy Avenue, con la fiamma dell'accendino accanto al fornello di una pipetta.
«Come ti va?» lo apostrofa Rolando smontando per primo dalla Lexus bianca.
«È quel lassativo italiano per neonati che mi dà i crampi.» John G. lascia cadere per terra la pipa e cerca di sembrare innocente. «Siete sbirri?»
«Amici» risponde Jake.
Gates lo guarda e fa una smorfia nel riconoscerlo.
«Che cazzo vuoi?»
«Sono in ansia per te.»
«Già, certo, sei in ansia. Sparisci. L'ultima volta che ti ho visto eri con un paio di tizi armati di mazze. Alla faccia dell'ansia.»
I fiocchi di neve che cadono su Jake si sciolgono appena gli toccano il volto. «Credevo che mia moglie avesse parlato con te e avessimo chiarito questa storia» gli dice. «Io ho cercato di fermarli.»
«Va bene, allora è tutto chiaro. Ora che cosa vuoi,


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« Risposta #235 il: 17 Gennaio 2008, 11:21:10 »
La pipa come ostentazione  di virilità,in un futuro qualsiasi.

Janet Morris

E' il presidente della M2 Technologies, azienda specializzata in armi non letali, applicazioni di nuove tecnologie e tattiche militari. I concetti sviluppati da Janet Morris sono stati applicati dal Laboratorio di Guerra del Corpo dei Marines, dal Dipartimento di Sviluppo delle Forze Armate USA, dall'ufficio di Scienza Politica e Tecnologia della Casa Bianca.
 E' anche un membro della Accademia delle Scienze di New York e dal 1980 fa parte della Associazione per la Difesa Elettronica ed è anche il direttore delle ricerche del Consiglio per la Strategia Globale Americano (USGSC).
Chris Morris, suo marito, è un ex magistrato ed è un membro chiave del Consiglio di Sicurezza Americano.
Hanno scritto anche qualche libro insieme,come il famoso "The Forty-Minute War"

Kerrion

Oh, sei tu, Chaeron? Guarda guarda, vedo che ti stai portando appresso un autentico fiorellino!» esclamò, facendosi spazio a gomitate e provo-cando lo strillo indignato di una ragazza che gli stava accanto. Sollevò la pipa metallica che stava fumando e la puntò fra i seni di Shebat. «Salve, pupa. Vuoi tirare una boccata?»
«Calmati. Shebat, questo è Valery Stang,» li presentò Chaeron. «Non me la soffocare con quella pipa. La ragazza è abituata all'aria pulita della Terra, il suo pianeta natale.»
«Shebat, eh? Arrivata fresca fresca dalla buona vecchia Terra e ancora all'oscuro dei nostri vizi, suppongo. Be', ci metteremo subito rimedio,» rise lui. Si accorse che la pipa si stava spegnendo e premette nel fornello un po' di sostanza nerastra. «Ma dì un po', ragazza, non è che ci siamo già incontrati da qualche parte?»

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« Risposta #236 il: 17 Gennaio 2008, 11:24:54 »
La pipa come strumento di disturbo,o difesa.

Johannes Mario Simmel

Prolifico scrittore tedesco ,da molti suoi romanzi  sono stati realizzati films di successo,uno dei più famosi "Cabaret"

La Trama Dei Sogni

Hem indossava una camicia a scacchi, molto colorata, e calzoni di flanella. Non aveva cravatta né giacca. Non s'infilava mai la giacca, quando Lester lo convocava. E non si privava mai della sua pipa Dunhill, e infatti se ne serviva anche in quel momento. Era il suo modo per far capire al direttore che scarsa stima aveva di lui. C'era un simpatico odore in quell'ambiente. E pensai: almeno qualcosa di simpatico c'è!
Hem succhiava la sua pipa, soffiò una nuvola di fumo: non un muscolo del suo volto si muoveva.

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« Risposta #237 il: 18 Gennaio 2008, 22:59:17 »
Pipe piene di angoscia,pipe antimaschiliste

Isabel Allende

"Ho cinquant'anni e comincio ora a liberarmi dai pudori e dalle severità di una rigida educazione."
"Come sarebbe stata diversa la storia di Giulietta e Romeo se avessero avuto un telefono!"
"Silenzio prima di nascere, silenzio dopo la morte, la vita è puro rumore tra due insondabili silenzi."

D'amore e ombra

L'emiplegico l'avevano sistemato su una panchina con le gambe avvolte
in uno scialle, sereno e dignitoso malgrado la deformità di mezzo viso, la
mano inutile nella tasca e una pipa vuota nell'altra, nella sua britannica
eleganza dalla giacca con toppe di cuoio ai gomiti. Aspettava la posta, per
questo aveva preteso di sedere davanti al portone per veder entrare Irene e
sapere dal primo sguardo se aveva una lettera per lui.

Il Piano infinito

Quando doveva posare da macho di fronte agli amici tirava fuori una pipa
di fabbricazione casalinga e la riempiva con una miscela di sua
invenzione: cicche di sigarette raccolte per strada, un po' di segatura e
aspirina pestata.

La casa degli spiriti

Ricordo che cominciavo ad assediarla all'imbrunire. Di sera si sedeva a
scrivere e io facevo finta di assaporare la pipa, ma in realtà la spiavo con la
coda dell'occhio. Non appena calcolavo che stava per ritirarsi – perché si
metteva a nettare la penna e a chiudere i quaderni – la precedevo. Andavo
zoppicando in bagno, mi azzimavo, mi mettevo una vestaglia felpata da
vescovo che avevo comprato per sedurla, ma della cui esistenza lei non
sembrò mai essersi accorta, accostavo l'orecchio alla porta e l'aspettavo.
Quando sentivo che avanzava nel corridoio, le balzavo addosso. Provai di
tutto, dal colmarla di lusinghe e regali fino a minacciarla di abbattere la
porta e di darle un fracco di bastonate, ma nessuna di queste alternative
colmava l'abisso che ci separava.

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« Risposta #238 il: 18 Gennaio 2008, 23:04:25 »
Bob Shaw

Belfast, 31 dicembre 1931 – Manchester, 12 febbraio 1996)
negli anni '70 si trasferisce in Inghilterra con moglie e figli a causa dell'instabilità della situazione politica.

Laureato in ingegneria meccanica, lavorò anche come giornalista prima di dedicarsi interamente alla letteratura fantascientifica, nel 1975.

Lo scrittore italiano Vittorio Curtoni, che ha tradotto molte delle opere di Shaw, così parla della sua scrittura:

    è uno dei pochi autori capaci di usare con creativa autorità la lingua inglese: la sua sintassi è complessa, armoniosa, costruita su scansioni di ricchezza insolita; il suo lessico è preciso, netto, direi quasi fotografico, del tutto lontano dalle vaghe imprecisioni che una lingua sintetica come l'inglese permette

Una Magnum per Billy Gregg

– Billy. – Masham annuì, si tolse la pipa di bocca. – Ho sentito che
stamattina hai avuto uno scontro con Wolf Caley.
– Le notizie viaggiano in fretta.
Masham guardò a destra e a sinistra nel vicolo. – È meglio che tu lo
sappia, Billy. Wolf Caley è conciato molto male.
– Sì. Ho sentito la gamba che si spezzava quando gli è caduto addosso il
cavallo. D'altronde, ero in credito di un paio di ossa rotte con lui. – Gregg
annusò l'aria. – Hai un ottimo tabacco.
– Non è solo questo, Billy. Mi hanno detto che la gamba si è tutta
gonfiata, è diventata blu. E Wolf ha la febbre.
Nel caldo opprimente del pomeriggio, Gregg sentì un brivido di freddo.

Accorgendosi all'improvviso di quanto fosse
ripugnante il gusto del tabacco che aveva un aroma così delizioso, Connor
spense la pipa

Suerte!

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Autori con la pipa in bocca
« Risposta #239 il: 29 Gennaio 2008, 22:24:41 »
Ancora Lui

BOB SHAW

Fire Pattern
 
«Quando poi riuscirai a prendere fuoco» disse Maeve Starzynski «non venire a lamentarti da me.»
«Molto divertente» commentò suo padre spazzando via dal cardigan di-versi minuzzoli di tabacco ardente. Stava fumando la sua più vecchia pipa di radica, che aveva il cannello avvolto in nastro isolante verde, quando era stato colpito da un accesso di tosse.
«Non avevo intenzione di essere divertente. Fumare è un'abitudine di-sgustosa. I dottori sono tutti d'accordo nel dire che è dannoso alla salute.»
«Parlano di sigarette. La pipa è diversa» Art Starzynski sorrise in quel modo particolare di quando era arrabbiato, e abbassò le palpebre per iso-larsi dalle opposizioni al suo punto di vista. «La pipa fa bene. Gli uomini che la fumano sono più longevi degli altri.»
«Sì, perché avvelenano chi gli sta vicino.»
Gli occhi di suo padre erano quasi chiusi. La faccia del Buddha. «Caffè» disse con voce accattivante. «Buono e bollente, buono e appena fatto e che non sia caffè istantaneo.»
«Oh, vorrei che morissi bruciato!» sbottò Maeve dominando l'esasperazione mentre si avviava verso la cucina sul retro della casa.

Suerte!