Autore Topic: Autori con la pipa in bocca  (Letto 364505 volte)

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Autori con la pipa in bocca
« Risposta #240 il: 29 Gennaio 2008, 22:29:10 »
Senza una pipa.......

NEIL GAIMAN

I RAGAZZI DI ANANSI


Camberwell aveva fumato la pipa alla sua scrivania per trent'anni, fino a quando nell'edificio era entrato in vigore il divieto. Adesso doveva arran-giarsi con un grumo di plastilina che arrotolava, schiacciava e tormentava. Da uomo con la pipa in bocca era stato placido e di buon carattere e, per quello che riguardava i suoi sottoposti, il sale della terra. Da uomo con la palla di plastilina in mano invece era costantemente irritabile e pronto a scattare. Nella giornata giusta poteva diventare addirittura stizzoso.
«Sì?»
«Il caso dell'Agenzia Grahame Coats.»
«Allora?»
«Non sono sicura.»
«Non sei sicura di cosa? Cosa diavolo c'è da non essere sicuri?»
«Ecco, penso che forse dovrebbe togliermi dal caso.»
Lui non si lasciò impressionare. Si mise a fissarla. Sulla scrivania, inos-servate, le sue dita stavano lavorando la plastilina azzurra per darle la forma di una pipa di schiuma. «Perché?»
«Ho incontrato il sospetto in una situazione sociale.»
Lui schiacciò la pipa di plastilina in una massa informe. «Ti rendi conto che mi stai facendo perdere tempo?»



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Autori con la pipa in bocca
« Risposta #241 il: 02 Febbraio 2008, 22:07:09 »
Il piacere e la calma di una pipa anche se spenta..........

MARGARET MILLAR

1915 – 1994) Scrittrice canadese molto prolifica di opere, sposata nel 1938 con lo scrittore Ross Macdonald.
    * Nel 1956 vince il premio Edgar Award con il romanzo Beast in View.
    * Nel 1983 vince il premio Mystery Writers of America.
    * Nel 1986 vince il premio Arthur Ellis Award.


CHI PERDE UN AMICO

Cavell, con la pipa spenta stretta in pugno, stava esaminando i libri sugli scaffali mentre Esther, che adesso voltava le spalle al fuoco, lo fissava in silenzio. Teneva tra le dita una sigaretta dalla quale aspirava furiosamente come se ci fossero un mucchio di cose che avrebbe potuto dire, ma non volesse farlo e si servisse della sigaretta per tapparsi la bocca.
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« Risposta #242 il: 02 Febbraio 2008, 22:43:00 »
Filosofia o politica??, cronaca nera ?? 8O , ma "la pipa c'è"!!

ANNE PERRY

http://guide.dada.net/giallo_e_noir/interventi/2006/01/238772.shtml
http://en.wikipedia.org/wiki/Anne_Perry



IL CARICO D'AVORIO

«D'accordo. Ma essere il perdente conta molto» replicò Duff tirando fuori di tasca una pipa di argilla, scuotendola per togliervi i rimasugli della cenere e sbriciolando un po' di tabacco per riempirne il fornello. «Perdi una volta ed è come se la volta successiva tu cominciassi già due passi indietro. La gente non ti dà più il suo appoggio.» Si cacciò la pipa in bocca e, sfregando un fiammifero, l'accese; cominciò ad aspirare lentamente. «Vincere e perdere hanno le loro regole» continuò. «Più si va da una parte e più la gente segue la marea, come dire. Neanche voi vorreste perdere, caro signore.
Se ti sei fatto dei nemici, perdere è il principio della fine. Quelli che sono veramente dei grossi bastardi non possono permettersi di perdere. Per quelli come voi e me cosa volete che sia?»

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« Risposta #243 il: 06 Febbraio 2008, 10:19:59 »
Grande amore,sacrifici,negazione del divino,ma la pipa c'è,questa volta gli autori mancano.

Due novelle senza un autore

La pipa e il pettine

Era un matrimonio povero.
Lei filava alla porta della sua baracca, pensando a suo marito. Tutti quelli che passavano rimanevano attratti dalla bellezza dei suoi capelli, neri, lunghi, luccicanti.
Lui andava ogni giorno al mercato a vendere un po' di frutta e si sedeva sotto l'ombra di un albero per aspettare i clienti.
Stringeva tra i denti una pipa vuota, non aveva soldi per comperare un pizzico di tabacco.
Si avvicinava il giorno del loro anniversario di matrimonio e lei non smetteva di chiedersi che cosa avrebbe potuto regalare al marito. E con quali soldi?
Le venne un'idea. Mentre la pensava, ebbe un brivido, però dopo aver deciso, si riempì di gioia: avrebbe venduto i suoi capelli per comperare il tabacco a suo marito.
Già immaginava il suo uomo nella piazza, seduto davanti alla frutta, dando lunghe boccate alla sua pipa: aromi di incenso avrebbero dato, al padrone della piccola bancarella, la solennità e il prestigio di un vero commerciante.
Vendendo i suoi capelli ottenne solo alcune monete, però scelse con attenzione il tabacco più pregiato.
Alla sera, ritornò il marito, arrivò cantando. Portava nelle sue mani un piccolo pacchetto, c'erano alcuni pettini per la sposa, li aveva acquistati dopo aver venduto la sua pipa.

Il niente lo zen e la pipa

Quando era un giovane studente di Zen, Yamaoka Tesshu andava sempre a trovare tutti i maestri. Andò a far visita a Dokuon di Shokoku.
Volendo mostrare la sua preparazione, disse:
«La mente, Buddha e gli esseri senzienti, in fondo, non esistono. La vera natura dei fenomeni è il vuoto. Non c’è nessuna realizzazione, nessuna illusione, nessun saggio, nessuna mediocrità. Non c’è nessuno che dia e niente che si riceva».
Dokuon, che stava fumando in silenzio, non fece commenti. Tutt’a un tratto colpì Yamaoka con la sua pipa di bambù. Questo fece arrabbiare moltissimo il giovane.
«Se niente esiste,» domandò Dokuon «da dove viene questa tua collera?»

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« Risposta #244 il: 18 Febbraio 2008, 23:25:36 »
Alcune pipe al centro di eventi straordinari

DELITTO E CASTIGO

Fedor Dostoevskij


«E prima non ne avevate mai visti, di fantasmi?»
«N... no, o meglio, una volta sola in vita mia, sei anni fa. Fìlka, un
mio servo, era stato appena sepolto, e io, in un momento di distrazione,
gridai: ‹Fìlka, dammi la pipa!› Ed ecco che lui entra e va difilato verso la
scansia dove tengo le pipe. Me ne sto seduto e penso: ‹Si sta vendicando,›
perché, dovete sapere, proprio prima della sua morte avevamo avuto un
violento litigio. ‹Come osi,› gli dico, ‹entrare da me con l'abito strappato
sul gomito? Fuori di qui, brutta canaglia!› Si voltò, uscì e non si fece più
vedere. Non ne parlai a Màrfa Petròvna. Volevo far servire una messa, ma
poi me ne sono vergognato.»


Grazie a Dio, più dei particolari, in questo caso,
importava la sostanza della questione: ma se quell'uomo ne fosse stato
capace, se Svidrigàjlov avesse tramato qualche cosa contro Dùnja, allora...
In tutto quel periodo, in tutto quel mese Raskòlnikov si era affaticato
la mente al punto da non poter ormai risolvere problemi siffatti se non in
un modo solo: «Allora, lo ucciderò,» pensò con fredda disperazione. Un
senso greve di pena gli strinse il cuore; si fermò in mezzo alla strada e
cominciò a guardarsi intorno: che cammino stava seguendo, e dove era
andato a finire? Si trovava nel Prospèkt X, a trenta o quaranta passi dalla
Sennàja, che aveva già attraversato. L'intero secondo piano dell'edificio a
sinistra era occupato da una trattoria. Tutte le finestre erano spalancate, e a
giudicare dalle figure che si muovevano nei riquadri illuminati, la trattoria
doveva esser piena zeppa. Nella sala gorgheggiavano dei cantanti, si
udivano i suoni di un clarinetto, di un violino e il rimbombo di un tamburo
turco. Si sentivano anche degli strilli femminili. Raskòlnikov fu sul punto
di tornare indietro, non rendendosi conto del perché avesse svoltato nel
Prospèkt X, quando all'improvviso, davanti a una delle ultime finestre
aperte della trattoria, scorse, seduto a un tavolino da tè e con la pipa in
bocca, Svidrigàjlov. Il fatto di vederlo lo colpì moltissimo, quasi lo
spaventò. Svidrigàjlov lo stava guardando, lo osservava in silenzio e, cosa
che subito meravigliò Raskòlnikov, pareva sul punto di alzarsi per
andarsene alla chetichella, prima d'essere notato. Raskòlnikov finse subito
di non averlo veduto e di guardare da un'altra parte, mentre in realtà lo
osservava con la coda dell'occhio. Il cuore gli martellava in petto. Era
proprio così: evidentemente, Svidrigàjlov non voleva essere visto. Si levò
la pipa di bocca e stava già per ritirarsi quando, alzatosi e scostata la sedia,
probabilmente si rese conto che Raskòlnikov lo aveva visto e lo stava
osservando. Avvenne tra loro una scena simile a quella del primo incontro
nella stanza di Raskòlnikov, quando questi dormiva. Sul viso di
Svidrigàjlov comparve un sorriso furbesco, che si andò allargando sempre
più. Ambedue sapevano che si stavano osservando a vicenda. Alla fine,
Svidrigàjlov scoppiò in una gran risata.
«Su, su, entrate! Se volete, sono qui!» gridò dalla finestra.
Raskòlnikov salì nella trattoria.



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« Risposta #245 il: 18 Febbraio 2008, 23:30:40 »
Una pipa dà la felicità

DAVID COPPERFIELD

CHARLES DICKENS

Erano le dieci quando uscii. La maggior parte delle botteghe era
chiusa e la città spenta. Quando giunsi da Omer e Joram, trovai le imposte
chiuse, ma la porta del negozio era aperta. E vedendo il signor Omer
nell'interno, intento a fumar la pipa presso la porta del salotto, entrai e gli
chiesi come stava.
«Dio mi benedica!» esclamò il signor Omer, «e voi come state?
Prendete una sedia. Il fumo non vi dà noia, spero!»
«Niente affatto,» dissi. «Anzi mi piace... quando esce dalla pipa di un
altro.»
«Ah, non dalla vostra, eh?» rispose ridendo il signor Omer. «Tanto
meglio, signore. È una cattiva abitudine per un giovane. Prendete una
sedia. Quanto a me, fumo per l'asma.»
Il signor Omer mi fece posto e mi offrì una sedia. Poi tornò a sedersi
senza fiato, ansimando nella sua pipa come se contenesse un supplemento
di quell'elemento essenziale senza il quale sarebbe morto.

Se qualcuno sta male, non possiamo chiedere come
sta.»
Non avevo pensato a questa difficoltà, sebbene, entrando, avessi
avuto qualche apprensione di ascoltare la vecchia canzone. Nel sentirgliela
accennare, comunque, fui d'accordo con lui e glielo dissi.
«Sì, sì, voi mi capite,» disse Omer assentendo col capo. «Non osiamo
farlo. Il cielo vi benedica, sarebbe un colpo che la gente, in genere, non
saprebbe sopportare andare a dire: ‹Tanti rispetti da parte di Omer e Joram,
e come state stamane?› o quest'oggi, a seconda dei casi.»
Il signor Omer e io ci facemmo a vicenda cenni di assentimento, e lui
riprese fiato con l'aiuto della pipa.

Il signor Omer, con un'espressione molto compiaciuta e cordiale, tirò
parecchie pipate in silenzio e poi disse, riprendendo il primo punto:
«Di conseguenza siamo costretti, per sapere come sta Barkis, a
limitarci a Emily. Lei sa quali sono i nostri veri scopi e non ha su di noi
allarmi né sospetti, come se fossimo tanti agnelli. Minnie e Joram sono
giusto andati laggiù alla casa (lei è là da parecchie ore per dare una mano a
sua zia) per sapere come sta stanotte; se voleste aspettare il loro ritorno, vi
daranno tutti i particolari. Volete qualche cosa? Un bicchiere di rum e
succo di limone annacquato? Anch'io fumo e bevo rum e succo di limone
annacquato,» disse il signor Omer prendendo il bicchiere, «perché dicono
che ammorbidisce i passaggi per i quali questo mio maledetto fiato entra in
azione.

Mi congratulai con lui del suo buon aspetto e del suo buon umore, e
solo adesso mi accorsi che la sua era una poltrona a rotelle.
«È una cosa molto ingegnosa, no?» chiese seguendo la direzione del
mio sguardo e lustrando il bracciolo con la manica. «Corre leggera come
una piuma e va sicura come una diligenza. Dio vi benedica, la piccola
Minnie - la mia nipotina, sapete, la figlia di Minnie - mette le sue poche
forze contro lo schienale, gli dà una spinta e filiamo via allegri e contenti
che è una bellezza! E vi dirò una cosa: è una poltrona straordinaria per
farci una pipata.»
Non avevo mai visto un buon vecchio rassegnarsi così allegramente a
una cosa e trovarci motivo di piacere come faceva il signor Omer. Era
radiante come se la sua poltrona, la sua asma e le sue gambe molli fossero
i vari elementi di una grande invenzione per rendergli più intense le gioie
della pipa.




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« Risposta #246 il: 20 Febbraio 2008, 21:20:23 »
Stereotipi affettati e ambigui

ROSS MacDONALD è lo pseudonimo di Kenneth Millar,  autore americano
è considerato dalla critica il terzo grande  della letteratura hard boiled,  dopo Dashiell Hammett e Raymond Chandler.

COSTA DEI BARBARI


Una serratura scattò e la porta fu socchiusa: nella fessura, proprio sotto il livello del mio viso, comparve una faccia dagli occhi sbiaditi e troppo separati, sporgenti come quelli dei pesci. La bocca sottile, da zitella, emise un sussurro.
«Sono contento di vedervi, signor Archer. Entrate.»
Richiuse la porta alle mie spalle e m'indicò una sedia davanti alla scrivania, con gesto nervoso, esagerato. Sedette a sua volta, aprì un sacchetto di cinghiale e cominciò a riempire di tabacco inglese, scuro, una grossa pipa di legno. La pipa, la giacchetta di Harris tweed, i calzoni oxford, le scarpe dalla grossa suola, gli atteggiamenti marinari, facevano tutti parte d'uno stesso schema. Nonostante l'accurata tintura dei capelli e l'innaturale giovinezza conferita al suo viso dall'abbronzatura, giudicai che dovesse essere sui sessanta.

Bassett avvicinò alla pipa l'accendino e creò una cortina di fumo azzurro attraverso la quale disse: «Dunque, signor Archer, ho saputo che voi siete specializzato, come guardia del corpo.»

La gente più distinta della Costa affida a me i suoi bambini, le sue figliole. Non dev'esserci ombra di scandalo sul mio conto. Sono come Calpurnia, capite?»
«E che c'entra lo scandalo?»
Calpurnia si tolse di bocca la pipa e soffiò un anello di fumo. «Speravo di poter evitare di parlarvene. Certo non m'aspettavo di dover subire un interrogatorio. Ad ogni modo, bisogna fare qualcosa prima che la situazione peggiori irrimediabilmente.»

Però sono in un guaio, anche se non per colpa mia. Non si tratta di ciò che ho fatto, ma di quello che potrebbe credere la gente. C'è di mezzo una donna, capite?»
«La moglie di George Wall?»
La sua faccia si scucì d'un tratto. Cercò di rimetterla assieme attorno al punto fisso della pipa, che s'era ficcata in bocca, ma non riuscì a controllare la smorfia che gli tirava in giù gli angoli delle labbra.
«La conoscete? Si è già saputo?»

Passando accanto a Wall raggiunse la sua scrivania e vi s'appoggiò contro, poi prese a pasticciare con la pipa e il sacchetto del tabacco. Le sue mani tremavano.

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« Risposta #247 il: 20 Febbraio 2008, 21:21:43 »
La pipa porta consiglio

LAWRENCE SANDERS

IL SESTO COMANDAMENTO

La gente muore a miliardi e miliardi di bambini nascono. Niente di nuovo. E così morire sembra la cosa più naturale del mondo. No, non mi spaventa. Il dolore sì, forse. Non mi piace soffrire. Il dolore maligno, intendo. Ma quanto a morire non possiamo farci niente.»
«Sì», dissi debolmente, «è così senz'altro.»
Vuotò la pipa battendola sul tacco degli stivali di gomma e sporcando il portico, cosa che non sembrò preoccuparlo affatto. Prese fuori un sacchettino di tela cerata, lo aprì e cominciò a riempire di nuovo la pipa pressando il tabacco, nero e trinciato grosso, con un indice sporco.
«Vuole un consiglio, figliolo?» mi chiese.
«Be'... sì, certo.»
«Faccia sempre quello che vuole fare», disse tra una tirata e l'altra mentre accendeva la pipa. «Ecco il mio consiglio.»

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« Risposta #248 il: 22 Febbraio 2008, 23:43:23 »
Quando invece non consiglia.......

FRANCIS DURBRIDGE

Nato a Hull, cittadina dello Yorkshire in Gran Bretagna, laureatosi a Birmingham in Letteratura inglese, lavorò come agente di cambio per qualche tempo, finché all'età di 21 anni non riuscì a vendere un radiodramma alla BBC. Cominciò così una fortunatissima carriera di scrittore e autore di commedie, film e sceneggiati televisivi,
Molti dei quali,i più noiosi,furono trasmessi anche dalla RAI

MEZZ'ORA PER VIVERE, MEZZ'ORA PER MORIRE

Craddock aveva estratto una lattina di "John Cotton" e stava accuratamente riempiendo di tabacco la sua pipa.
«Naturalmente, hai scorto un legame tra questo delitto e quelli di cui ti stai occupando a Londra» disse dopo averla accesa. «Pensi forse che Hilton sia quel famoso "signor King" del quale mi hai parlato?»
O'Day fece una piccola smorfia e, per qualche secondo, lasciò vagare i suoi pensieri. Quindi si alzò, si tolse di tasca un tubetto di vetro e dopo averne estratto una pillola, la ingoiò con un brusco movimento del capo.
«Non vuoi assolutamente credere a quanto ha dichiarato e cioè che si trattava di una normale e innocente amicizia?»
O'Day tirò diverse boccate dalla pipa e, dopo essersi assicurato che fosse bene accesa, gettò via il fiammifero.
«Non credi proprio che ci sia un collegamento tra questi due ultimi delitti?»
Craddock esitò, guardando attentamente dentro la pipa, come per cercare un suggerimento.

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« Risposta #249 il: 22 Febbraio 2008, 23:46:25 »
Altro esempio

RAYMOND CHANDLER

IL GRANDE SONNO

Mi tolsi la giacca e mi buttai sul letto, a fissare il soffitto e ad ascoltare i rumori della strada. Cercai di ad-dormentarmi, ma il sonno non veniva. Mi alzai, mi versai un cicchetto sebbene non fosse l'ora più adatta, e tornai a sdraiarmi. Il cervello mi pul-sava come un orologio. Mi sedetti sull'orlo del materasso, riempii la pipa e dissi a voce alta:
«Quel vecchio impiastro sa qualcosa.»
La pipa era amara come liscivia. La mia mente era attraversata da ondate di falsi ricordi, in cui mi pareva di fare e rifare le stesse cose, di andare ne-gli stessi posti, d'incontrare le stesse persone, di dire e ridire le stesse parole.

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« Risposta #250 il: 22 Febbraio 2008, 23:57:31 »
Può capitare che una pipa sia l'ultima..... facciamo ogni scongiuro possibile,avete niente sottomano,ferri di cavallo etc...

CORNELL WOOLRICH

Il "noir",  ha avuto il suo poeta. Quel genere in parte sfuggente e poliedrico ben diverso dalla detective story, ha in Cornell uno dei suoi autori leggendari . Il nero  appare in molti titoli dei suoi romanzi, la cosiddetta "serie nera"
Ne abbiamo già parlato,comunque fumava sempre una "dress"

LA NOTTE HA MILLE OCCHI

Alle nove e dodici, un uomo tossì.
Alle nove e quattordici, un giornale crepitò.
Alle nove e sedici, il fornello di una pipa venne svuotato.
Alle nove e diciassette, una sedia scricchiolò.
Alle nove e diciannove, si sentì di nuovo scorrere l'acqua, ma stavolta più distante e con maggiore risonanza.
Dobbs alzò la mano al buio e tirò un'immaginaria catena. Sokolsky annuì, perfettamente d'accordo.

È Rob Hughes» disse. «Lo riconosco per quel dente d'oro. Sì, il molare. L'ho visto brillare mentre la torcia gli illuminava il viso. L'anno scorso, quando il dentista glielo ha messo, lui non faceva che parlare di quel dente. E io notavo che brillava tutte le volte che Rob si accendeva la pipa. Terminata l'accensione, lui apriva la bocca per soffiare sul fiammifero, e il dente scintillava sempre. Le dispiace accenderne uno lei e farglielo passare davanti al viso?» La bocca era già spalancata, in un disperato grido di morte. Così non ci fu bisogno di aprirla ulteriormente. «Ecco, vede come scintilla?»

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« Risposta #251 il: 23 Febbraio 2008, 00:02:47 »
stesso infausto tema..

GEORGETTE HEYER

I primi romanzi storici della Heyer sono per lo più ambientati nel XVIII secolo e comprendono Beauvallet e Masquerade (in italiano). Successivamente, la scrittrice creò i suoi lavori più originali, ambientati nel periodo della Reggenza: tra questi si ricordano Venetia, Il gioco degli equivoci e Il dandy della reggenza.

I SERPENTI DELLA CORNOVAGLIA

Era una missiva scarna, senza nessun accenno alla decisione che aveva preso, nessun messaggio d'addio, nessuna disposizione relativa ai propri beni. Si limitava a comunicare a Ingram dove poteva trovare varie carte e documenti, quali affari andavano sistemati nei giorni successivi e la combinazione della cassaforte. Infilata la chiave in una busta, insieme con la lettera, Raymond scrisse il nome del destinatario e appose il sigillo. Mise la busta sulla carta assorbente, poi si alzò, prese la pistola di Ingram e la mise in tasca. In un grande posacenere di bronzo c'era una delle sue pipe, e un po' di cenere era caduta sulla scrivania. Raymond prese la pipa con l'intenzione di svuotarla e di metterla nel portapipe, sulla mensola del camino, quando gli venne in mente che non l'avrebbe più usata. Storcendo la bocca, la gettò nel cestino della carta straccia.
Si guardò intorno, come per dire addio a tutte le sue cose.

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« Risposta #252 il: 27 Febbraio 2008, 22:48:19 »
Ancora un'ultima pipa,ne parla la vecchietta terribile.

AGATHA CHRISTIE

CORPI AL SOLE

«Venga a vedere... ho messo tutto qui.»
Un piccolo assortimento di oggetti era allineato in bell'ordine su un sasso piatto: un paio di forbici, un pacchetto di Gold Flake, tre pezzetti di corda, due o tre frammenti di giornali, un pezzo di pipa rotta, quattro bottoni, un osso di pollo e una bottiglia vuota di olio per la pelle.
Weston osservò pensosamente quel campionario.
«Poca roba» borbottò. «Al giorno d'oggi, la gente sembra scambiare la spiaggia per un deposito di immondizie. Quella bottiglietta vuota dev'essere qui da parecchio tempo, a giudicare dalle condizioni dell'etichetta... altrettanto si dica per le altre cose... a eccezione delle forbici che mi sembra-no nuove. Sono luccicanti. Non erano certo qui ieri, con la pioggia che è caduta! Dove le ha trovate?»
«Accanto alla scala a pioli, colonnello. C'era anche quel pezzo di pipa.»
«Saranno cadute a qualcuno, mentre saliva o scendeva la scaletta. C'è niente che possa aiutare a rintracciare il proprietario?»
«No, signore. È un comunissimo paio di forbicette da unghie. Quanto alla pipa... è di schiuma, di qualità fine.»
Poirot mormorò pensoso:
«Se non erro il capitano Marshall ci ha detto di aver smarrito la pipa.»
«Marshall è liquidato definitivamente» brontolò Weston. «E poi, non è il solo a fumare la pipa.»
Poirot si accorse che Stephen Lane si portava istintivamente una mano alla tasca e la ritraeva stupito. Disse in tono bonario:
«Fuma la pipa anche lei, non è vero, signor Lane?»
Il pastore sussultò e guardò l'investigatore.
«Sì... sì. La pipa è come una vecchia amica per me.» Cacciò la mano in tasca e trasse una pipa, poi riempì il fornello di tabacco e l'accese. Poirot si avvicinò a Redfern che se ne stava un po' in disparte con gli occhi fissi nel vuoto.

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« Risposta #253 il: 27 Febbraio 2008, 23:11:24 »
Per esorcizzare i precedenti post inserisco un pezzo di colore tratto dal libro più noire,diversa traduzione edito Mondadori,quella nel precedente post (pag8)Sugar editore.

PS. ilsimpatico vecchietto della foto non è l'autore del libro.

Jean Ray

Malpertuis

Su un ponte a schièna d'asino che sormontava, con un breve balzo, l'acqua verde del fiume, un vecchietto teneva un filo immerso nella corrente.
«Malgrado il freddo, ho preso due reine» mi gridò quando gli passai vicino.
Davanti alla vetrina di una panetteria, un garzone impolverato di farina scaricava una gerla di pane fresco, tutto fumante, e alla finestra di una taverna, le cui tende erano scostate, due uomini fumavano la pipa e urtavano, seri, i loro boccali di ceramica azzurra traboccanti di bianca schiuma.
Tutte queste immagini semplici traspiravano di vita. Io ingoiavo l'aria frizzante della strada che sembrava profumata dai panini caldi e dalla birra spumeggiante, e animata dalla canzone del fiume e dalla gioia del vecchio pescatore.
Dietro la curva del lungofiume apparve la nostra casa, con le verdi imposte chiuse.



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« Risposta #254 il: 05 Marzo 2008, 16:36:46 »
Si accenna al colore delle pipe in terracotta....

VIOLET PAGE

Una tomba tra i cipressi del cimitero anglicano degli Allori ,sulla Senese poco oltre le Due Strade, conserva le ceneri di Violet Paget ,più nota con lo pseudonimo maschile di "Vernon Lee",  che visse a Firenze, dove morì quasi ottantenne.
A soli 19 anni Vernon cominciò a scrivere saggi sul romanzo inglese, uno dei quali sulla scrittrice Ouida (Louise de la Ramée, marchesa Lottaringhi della Stufa che viveva in una villa a Signa). Scrisse oltre 40 libri, tra romanzi, racconti e saggistica di vario tipo, alcuni dei quali stampati da Leonard e Virginia Woolf alla Hogarth Press; si occupò di storia, ma anche di favole toscane, di musica, di arte, di questioni sociali scrisse molto sul risorgimento. In italiano sono stati tradotti: Il Settecento in Italia: letteratura, teatro, musica; La scultura del Rinascimento; Possessioni: tre storie improbabili; Ombre italiane: racconti .
La sua vita fu segnata dalle relazioni che aveva con le donne che amava,il periodo non era dei più tolleranti,fumava sia il sigaro che la pipa.

La leggenda di Madame Krasinska

Oh, Dio! Dio! Ora giacciono nella grande trincea a San Martino, senza una croce, neanche un pezzo di legno col loro nome. Ma i cappotti bianchi degli austriaci si sono tinti di rosso, ve lo assicuro! E il nuovo colore che chiamano magenta è fatto con terra da pipa - la terra da pipa con cui si pulisce il pelo bianco dei cani - e col sangue degli austriaci. È un colore magnifico, credetemi!
Signore, Signore, come sono bagnati i piedi della povera donna! E non c'è il fuoco per riscaldarli. Quando non si possono asciugare i vestiti, la miglior cosa è mettersi a letto, così si risparmia il petrolio della lampada. Era ottimo quello che mi ha regalato il parroco...
Ahi, ahi, come dolgono le ossa sulle tavole, anche se c'è una coperta sopra! Quel buon materasso al banco dei pegni! È assurdo che gli italiani perdano! Hanno fatto a pezzi gli austriaci, ne hanno fatto carne da macello; e i volontari tornano domani.
Suerte!