Ritrovo Toscano della Pipa
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La pipa nella letteratura
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Gli autori ispirati dalle volute di fumo....
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Topic: Autori con la pipa in bocca (Letto 364764 volte)
Aqualong
Cavaliere di San Dunillo
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Autori con la pipa in bocca
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Risposta #90 il:
04 Maggio 2006, 21:34:10 »
Michael Shaara
Fuma la pipa fino dai tempi del college.
Ha avuto il premio Pulitzer per The Killer Angels, un'allucinante rievocazione della battaglia di Gettysburg. Professore di storia e ricercatore,scrive molto e dai suoi romanzi sono stati tratti molti films,fra cui "gioco d'amore" "Gods and generals"di cui Bob Dylan ha voluto curare la colonna sonora,tema conduttore la famosa canzone:
DALL'ALTRA PARTE DELLA VERDE MONTAGNA
parole e musica Bob Dylan
Vado al di là della verde montagna, mi siedo vicino alla corrente
Il paradiso arde nella mia testa, ho fatto un sogno mostruoso
E' venuto su qualcosa fuori dal mare
Si è mosso velocemente attraverso la terra dei ricchi e dei liberi
Guardo negli occhi del mio misericordioso amico
E poi mi domando, è questa dunque la fine?
Ricordi indugiano, tristi eppure dolci
E penso alle anime in paradiso che incontreremo
Gli altari stanno bruciando con alte fiamme lontane
I nemici sono passati dall'altro lato
Si toccano i berretti dalla cima della collina
Puoi sentirli arrivare per versare altro sangue di coraggiosi
Lungo il pallido confine atlantico
la terra devastata si estende per miglia indietro
La luce sta avanzando e le strade sono ampie
Tutto deve arrendersi al Dio vendicativo
Il mondo è vecchio, il mondo è grigio
lezioni di vita non possono essere apprese in un sol giorno
Guardo ed aspetto ed ascolto mentre sto in piedi
la musica che arriva da una lontana terra migliore
Chiudo gli occhi del nostro capitano, possa riposare in pace
la sua lunga notte è finita, il grande capo è stato abbattuto
era pronto a cadere, era pronto a difendere
ucciso al primo colpo dai suoi stessi uomini
E' l'ultima ora dell'ultimo giorno dell'ultimo anno felice
Sento che il mondo sconosciuto è vicino
l'orgoglio svanirà e la gloria marcirà
ma la virtù sopravvive e non può essere dimenticata
Le campane della sera hanno rintoccato
c'è blasfemia su ogni lingua
che dicano che ho camminato nella bella luce della natura
e che fui leale alla verità ed al bene
Servi il Signore e sii lieto, guarda verso l'alto al di là
al di là delle tenebre delle maschere, le meraviglie dell'alba
nell'erba verde e profonda e nel bosco macchiato di sangue
non si sono mai sognati di arrendersi,son caduti sul posto in cui erano
Stelle cadono sull'Alabama, le vedo una per una
stai camminando nei sogni chiunque tu sia
gelidi sono i cieli, pungente il freddo
il suolo gela ed il mattino è perduto
E' giunta una lettera alla madre oggi
ferita di fucile al petto, diceva
ma presto starà meglio, è in un letto d'ospedale
ma non starà mai meglio, è già morto
Sono a dieci miglia dalla città e sono sparito
in una luce antica che non è quella del giorno
erano tranquilli erano schietti, li conoscevamo tutti troppo bene
ci amavamo l'un l'altro più di quanto mai abbiamo osato dire
Giorno dell'elezione
Larkin scelse una morbida e profonda poltrona vicino alla lunga fila di cabine e si sedette. Rimase seduto a lungo fumando la sua pipa, osservando la gente che entrava e usciva dalle cabine con un'espressione tesa e ansiosa sul volto.
Il professor Larkin era un uomo magro, con un volto da ragazzo, sulla tarda quarantina. Con la pipa in mano appariva molto più serio e composto di quanto si sentisse abitualmente, e spesso lo seccava che la gente riuscisse quasi subito a indovinare la sua professione. Aveva la vaga idea che non fosse dignitoso sembrare un professore universitario, e spesso cercava di cambiare il proprio aspetto: una cravatta chiassosa qui, una giacca sportiva là, ma non sembrava mai fare nessuna differenza.
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Risposta #91 il:
05 Maggio 2006, 12:50:37 »
mai sentito, in effetti
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"Bohhh tieniti le tue adorate dunhill e pipe da snobe i tuoi tabacchi da bancarella del mercato" Cit. toscano f.e.
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Aqualong
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Risposta #92 il:
06 Maggio 2006, 11:01:53 »
Giovanni Guareschi
«A noi uomini comuni i figli e i nipoti interessano più di ogni altra cosa. Più ancora di noi stessi, perché noi ci consideriamo il chicco di grano che si nutre dei succhi della terra per dar vita alla spiga e la nostra esistenza è in funzione della spiga.»
Don Camillo e i giovani d'oggi
Don Camillo nella chiesa deserta illuminata soltanto da due ceri dell'altare stava chiacchierando col Cristo crocifisso.
« Non è certo per criticare il vostro operato » concluse un bel momento. « Ma io non avrei permesso che un Peppone diventasse sindaco con una giunta nella quale soltanto due persone sanno correttamente leggere e scrivere. » « La cultura non conta un bel niente, don Camillo » rispose sorridendo il Cristo. « Quelle che contano sono le idee .
I bei discorsi non concludono niente se sotto le belle parole non ci sono idee pratiche.
Prima di dare un giudizio mettiamoli alla prova. » « Giustissimo » approvò don Camillo. « Io dicevo questo semplicemente perehé, se avesse vinto la lista dell'avvocato, avevo già l'assicurazione che il campanile sarebbe stato rimesso a posto.
Ad ogni modo se la torre crollerà, in eompenso sorgerà in paese una magnifica casa del popolo con sale da ballo, vendita di liquori, locale per il gioco d'azzardo, teatro per spettacoli di varietà... » « E serraglio per metterci dentro i serpenti velenosi come don Camillo » concluse il Cristo.
Don Camillo abbassò il capo.
Gli dispiaceva di essersi dimostrato così maligno.
Alzò la testa.
« Voi mi giudicate male » disse. « Voi sapete cosa significhi per me un sigaro.
Ebbene, ecco : questo è l'unico sigaro che io posseggo, e guardate quel che ne faccio. »
Trasse di tasca un sigaro e lo sbriciolò con l'enorme mano.
« Bravo » disse il Cristo. « Bravo don Camillo.
Accetto la tua penitenza.
Però adesso tu mi fai vedere a buttar via le briciole perché tu saresti capace di mettertele in tasca e fumartele poi nella pipa. » « Ma qui siamo in chiesa » protestò don Camillo.
« Don Camillo non ti preoccupare.
Butta il tabacco in quell'angolo. » Don Camillo eseguì sotto lo sguardo compiaciuto del Cristo, ed ecco si udì bussare alla porticina della sagristia ed entrò Peppone.
« Buona sera, signor sindaco » esclamò don Camillo con molta deferenza.
« Sentite » disse Peppone. « Se un cristiano ha un dubbio su una cosa che ha fatto e viene da voi a raccontarvela, se vi accorgete che quello ha commesso degli errori, voi glieli fate rilevare o potete anche infischiarvene? » Don Camillo si seccò.
« Come osi mettere in dubbio la dirittura di un sacerdote?
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Risposta #93 il:
06 Maggio 2006, 15:29:52 »
E con questo hai fatto felice il Segretario!
Bernardo
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Amplius invenies in sylvis quam in scriptis
Aqualong
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Risposta #94 il:
06 Maggio 2006, 15:44:54 »
Speriamo,almeno si distrae un po'.
Allego i link dei 3d fuori dalla sezione:
http://www.toscopipa.com/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=431
http://www.toscopipa.com/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=430
http://www.toscopipa.com/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=402
http://www.toscopipa.com/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=384
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Risposta #95 il:
06 Maggio 2006, 15:59:41 »
Sono pagine che ricordano antiche avvedutezze, periodi di miseria materiale ma di grandissima ricchezza spirituale.
Grande Guareschi (e anche grande Enzo)
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Risposta #96 il:
09 Maggio 2006, 15:04:09 »
Milton Caniff
1907-1988
è stato definito il "Rembrandt dei fumetti" (c'è anche un libro così intitolato a lui dedicato) e, senza voler fare inutili classifiche, è sicuramente stato uno due o tre autori più importanti e più influenti della storia del fumetto mondiale. A lui si sono rifatti artisti del calibro di Jack Kirby, Romano Scarpa, Frank Miller e Hugo Pratt (per citarne solo alcuni). Caniff non era unico solo nello stile grafico, che in realtà deve anche molto al suo collega Noel Sickles, ma era assolutamente insuperabile come narratore, come creatore di plot intriganti e personaggi reali e moderni, che infatti rimagono leggibilissimi ancora oggi.
Le sue serie più famose Terry e i pirati 1930 circa Steve canyon e tantissime altre. sempre eroi americani alcuni con i pantaloni alla zuava tutti con la pipa in bocca,che salvavano il mondo a furia di cazzotti,le sue storie sono state pubblicate sui giornali italiani solamente dal 1946 uno di essi era il fù "Mattino" di Firenze.
Si autoritreva sempre con bellissime pipe inglesi e italiane in bocca,ma ci fumava tabacco alla melassa,o cavendish al gusto di Coca Cola.
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Risposta #97 il:
11 Maggio 2006, 22:45:32 »
Carlo Bini
1806-1842
Alla fine del 1828 cominciò a collaborare all'Indicatore livornese, diretto da Guerrazzi, con articoli sull'educazione, la letteratura e alcune traduzioni da Sterne e Byron. Nel 1830 conobbe a Livorno Mazzini, col quale si creò subito un rapporto di stima reciproca. Mazzini gli affidò la diffusione del programma della Giovine Italia in Toscana.
Pur aderendo all'iniziativa politica, Bini non fu un attivista del movimento; tuttavia nel settembre del 1833 fu arrestato come elemento sospetto e scontò tre mesi di carcere all'isola d'Elba, durante i quali scrisse il dialogo Il Forte della Stella e il Manoscritto di un prigioniero.
Dopo il rilascio rinsaldò i legami di amicizia con Mazzini, allontanandosi invece da Guerrazzi. Nell'ultima parte della vita si dedicò ad un'intensa opera di traduzione. Le sue opere furono raccolte in una pubblicazione postuma, Scritti (1843) la cui prefazione Ai giovani fu scritta da Mazzini.
Manoscritto di un prigioniero
Che buon odor di caffè! Sentite, il profumo vien fino a noi; - come mi lusinga le nari! Questa volta il soprastante l'ha detta giusta; è un Levante legittimo, e carico per bene; oh! non si sbaglia; io non so come, ma me ne intendo.
Attenzione! Attenzione! Il Signore si fa inverso la finestra; ecco là fisso fisso; - ha dato uno sguardo verso di noi, e poi l'ha ritirato, come se noi non fossimo nessuno: - eh! ve l'ho detto sempre; saranno buoni, affabili come volete, ma, dàgli e ridàgli, il ticchio del Signore vien sempre a galla. Che bella pipa, eh! - bianca come il latte; - non è mica di gesso, che abbiate a credere! - è spuma di mare, e sarà costata le belle monete. E il tabacco? è Latakia pretto pretto, come voi siete un uomo. - E che foglio legge? - che disgrazia l'esser miope! -
io noi farei, - soggiungeva Giorgio, - giusto appunto perché mi è venuto fatto di osservare che le opinioni, anche buttate là colla stessa insouciance colla quale soffio il fumo della mia pipa, possono cadere in frodo peggio del tabacco, e la multa non è lieve, ed è certa sempre la perdita della merce, e talvolta anche quella della persona; per questo io noi farei, e procurerei al summum di tenermele a mente per ridirtele poi testa testa nel giolito d'un simposio, nell'intervallo fra un bicchiere e l'altro
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Aqualong
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Risposta #98 il:
11 Maggio 2006, 23:18:25 »
Giovanni Verga
1840-1922
Rappresenta un mondo di primitivi in lotta con il destino avverso cui inesorabilmente soccombono quando si staccano dalla religione, dalla famiglia e dal lavoro. Il linguaggio verghiano è arditamente innovatore: dando spazio al linguaggio dialettale riesce a raggiungere effetti di grandiosa coralità.
MALAVOGLIA
E' sta meglio di compare Bastianazzo, a quest'ora! ripeteva Rocco Spatu, accendendo la pipa sull'uscio.
E senza pensarci altro mise mano al taschino, e si lasciò andare a fare due centesimi di limosina.
- Tu ci perdi la tua limosina a ringraziare Dio che sei al sicuro, gli disse Piedipapera; per te non c'è pericolo che abbi a fare la fine di compare Bastianazzo.
Cipolla, per esempio, o compare Mangiacarrubbe, passando dalla sciara per dare un'occhiata verso il mare, e vedere di che umore si addormentasse il vecchio brontolone, andavano a domandare a comare la Longa di suo marito, e stavano un tantino a farle compagnia, fumandole in silenzio la pipa sotto il naso, o parlando sottovoce fra di loro. La poveretta, sgomenta da quelle attenzioni insolite, li guardava in faccia sbigottita, e si stringeva al petto la bimba, come se volessero rubargliela. Finalmente il più duro o il più compassionevole la prese per un braccio e la condusse a casa
La Provvidenza l'avevano rimorchiata a riva tutta sconquassata, così come l'avevano trovata di là dal Capo dei Mulini, col naso fra gli scogli, e la schiena in aria. In un momento era corso sulla riva tutto il paese, uomini e donne, e padron 'Ntoni, mischiato nella folla, guardava anche lui, come gli altri curiosi. Alcuni davano pure un calcio nella pancia della Provvidenza, per far suonare com'era fessa, quasi non fosse più di nessuno, e il poveretto si sentiva quel calcio nello stomaco. - Bella provvidenza che avete! gli diceva don Franco, il quale era venuto in maniche di camicia, e col cappellaccio in testa, a dare un'occhiata anche lui, fumando la sua pipa.
- Questa ora è buona da ardere, conchiuse padron Fortunato Cipolla; e compare Mangiacarrubbe, il quale era pratico del mestiere, disse pure che la barca aveva dovuto sommergersi tutt'a un tratto, e senza che chi c'era dentro avesse avuto tempo di dire «Cristo aiutami!» perché il mare aveva scopato vele, antenne, remi e ogni cosa; e non aveva lasciato un cavicchio di legno che tenesse fermo.
Quelli sono carogne, che non gli importa un corno della patria! sbraitava don Franco, tirando il fumo dalla pipa come se volesse mangiarsela. Gente che non muoverebbe un dito pel suo paese.
- Tu lasciali dire! diceva padron 'Ntoni a suo nipote, il quale voleva rompere il remo sulla testa a chi gli dava della carogna; colle loro chiacchiere non ci danno pane, né ci levano un soldo di debito dalle spalle.
Lo zio Crocifisso, il quale era di quelli che badano ai fatti propri, e quando gli cavavano sangue colle tasse si masticava la sua bile dentro di sé, per paura di peggio,
Qui prese parte al discorso lo speziale, il quale veniva a fumare la sua pipa sulla riva, dopo desinare, e pestava l'acqua nel mortaio che così il mondo non andava bene, e bisognava buttare in aria ogni cosa, e rifar da capo
che certuni abbiano a rompersi la schiena contro i sassi, e degli altri stiano colla pancia al sole, a fumar la pipa, mentre gli uomini dovrebbero essere tutti fratelli, l'ha detto Gesù, il più gran rivoluzionario che ci sia stato.
Quando 'Ntoni Malavoglia incontrò don Michele per dargli il resto fu un brutto affare, di notte, mentre diluviava, ed era scuro che non ci avrebbe visto neppure un gatto, all'angolo della sciara verso il Rotolo, dove bordeggiavano quatte quatte le barche che facevano finta di pescar merluzzi a mezzanotte, e dove 'Ntoni andava a ronzare, con Rocco Spatu, e Cinghialenta, ed altri malarnesi, colla pipa in bocca, che le guardie le conoscevano ad una ad una quelle punte di fuoco delle pipe, mentre stavano appiattate fra gli scogli con le carabine in mano.
- Comare Mena, - aveva detto don Michele un'altra volta passando dalla strada del Nero; - ditegli a vostro fratello di non andarci di notte al Rotolo, con Rocco Spatu e Cinghialenta.
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Aqualong
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Risposta #99 il:
11 Maggio 2006, 23:41:47 »
Daniel Defoe
1660-1731
Considerato tra i fondatori del giornalismo moderno. Intorno ai sessant'anni si distaccò progressivamente dall'attività pubblica e nel giro di pochi anni scrisse i romanzi per cui è rimasto famoso.
Non si hanno notizie su che marca di tabacco fumasse,ma suppongo un forte naturale, come il suo carattere
Meno famosi ,oggi,i suoi libelli riformisti ,scritti contro le ipocrisie del potere dell'Inghilterra del suo tempo,che lo portarono all'arresto e tre volte sulla gogna.
Il tema ricorrente nelle satire di Defoe: "la condanna che viene inflitta agli innocenti e l'impunità dei colpevoli"
Robinson Crusoe
Dopo aver risolto questo problema, che richiese un lungo lasso di tempo, cominciai a studiare la possibilità di procurarmi due cose di cui avevo assoluta necessità. Non disponevo di alcun recipiente adatto a contenere liquidi, ad eccezione di due barili ancora semipieni di rhum, e di qualche bottiglia di vetro; alcune di foggia comune ed altre impagliate, di forma quadra, per conservare acqua, liquori e altre bevande. Non avevo nemmeno una pentola per farvi bollire qualcosa, ad eccezione di una specie di calderone che avevo recuperato dalla nave, ed era troppo grande per gli usi che mi proponevo, cioè per farmi del brodo o cuocermi in umido un pezzo di carne. Inoltre mi sarebbe piaciuto avere una pipa per il tabacco, ma fabbricarla sembrava impresa inattuabile; alla fine, però, avrei trovato una soluzione anche per questo.
Feci progressi in tutte le attività manuali alle quali ero costretto a dedicarmi per soddisfare le mie necessità, e credo che all'occorrenza mi sarei rivelato un eccellente falegname, tenuto conto che avevo a disposizione pochissimi utensili. Raggiunsi inoltre un'insperata perfezione nell'arte della terracotta, elaborando allo scopo una ruota che facilitava il lavoro e migliorava i risultati; infatti ottenevo oggetti rotondi, suscettibili di essere sagomati, mentre prima risultavano sempre di forma né più né meno orrenda. Ma credo di non essermi mai sentito tanto fiero della mia abilità, o così contento di aver scoperto qualcosa, come mi sentii per esser finalmente riuscito a fabbricarmi una pipa. A lavoro ultimato risultò quanto mai grossolana e informe, del color rosso di tutti gli altri oggetti di terracotta, ma era solida e durissima, e tirava alla perfezione. Ne trassi la più viva soddisfazione, perché fumare mi era sempre piaciuto, e in principio, non sapendo che sull'isola cresceva spontaneamente il tabacco, avevo omesso di prelevare le pipe che si trovavano sulla nave; poi, quando avevo frugato nel relitto per la seconda volta, non ero più riuscito a trovarne una sola.
Dovetti assistere al doloroso spettacolo del cadavere di un giovane annegato venire a riva nel punto dell'isola più vicino al relitto della nave. Indosso non aveva altri indumenti all'infuori di una giubba da marinaio, un paio di brache corte di tela e una camicia azzurra. Nessun elemento mi consentì di ricostruire a quale nazione appartenesse. In tasca aveva solo due pezzi da otto reali e una pipa, e quest'ultima aveva per me un valore di gran lunga superiore al denaro.
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Aqualong
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Risposta #100 il:
12 Maggio 2006, 09:02:27 »
Pirandello Luigi
(1867-1936)
La crisi dell'uomo contemporaneo trova nell'arte di Luigi Pirandello un testimone e un'interprete d'eccezione. Con la sua intensa e spregiudicata attività letteraria, rappresentata soprattutto dalla sua opera di narratore e di drammaturgo, Pirandello compì una spietata esplorazione della condizione dell'uomo del suo tempo, del suo smarrimento, della sua dissipazione morale, della sua disperata solitudine.
Da:
Novelle Per un Anno
- Chi c'era mai stato! Nero, tutto nero, cielo e mare. Solo la vela, stesa, biancheggiava. Le stelle, fitte fitte, alte, parevano polvere. Il mare si rompeva urtando contro i fianchi della tartana, e l'albero cigolava. Poi spuntò la luna, e il bestione si abbonacciò. I marinai, a prua, fumavano la pipa e chiacchieravano tra loro; io, buttato là, tra le balle e il cordame incatramato, vedevo il fuoco delle loro pipe; piangevo, con gli occhi spalancati, senz'accorgermene. Le lagrime mi cadevano su le mani. Ero come una creatura di cinque anni; e ne avevo trentatré! Addio, Sicilia; addio, Valsanìa; Girgenti che si vede da lontano, lassù, alta; addio, campane di San Gerlando, di cui nel silenzio della campagna m'arrivava il ronzìo; addio, alberi che conoscevo a uno a uno... Voi non vi potete immaginare, come da lontano vi s'avvistino le cose care
- Nel cuore? Eh, poveretto!
- No. - Don Saverio accenna alla guancia. - Come se ci avessi un cane addentato.
- Scherzi del dolore... - gli risponde uno degli amici.
E un altro gli propone, con esitanza:
- Per stordirlo, una fumatina...
Il terzo gli offre un sigaro.
- Ma che! No! - si schermisce il “Mago”, quasi offeso: - Fana è lì, morta; come faccio a fumare io qua?
Un quarto si stringe nelle spalle e osserva:
- Non vedo che male ci sarebbe, se non fumate per piacere...
E quell'altro gli offre di nuovo il sigaro (tentazione).
- Grazie, no... se mai, la pipa... - dice don Saverio, cavando, esitante, dalla tasca una vecchia pipa intartarita.
I quattro amici lo imitano.
- Come vi sentite adesso? - gli domanda uno, di lì a poco.
- Ma che! lo stesso... - risponde il “Mago”. - Arrabbio dal dolore.
- Forse, date ascolto a me, un goccetto di vino... - suggerisce il primo, rattristato e premuroso.
Andava il mortorio silenzioso per le vie della cittaduzza, a quell'ora deserte.
Il freddo era intenso, e andavano gli uomini stretti nelle spalle e con le mani in tasca, guardando il fiato vaporare nell'aria rigida invece del fumo della pipa che non accendevano per rispetto alla morta; andavano le donne avvolte negli scialli neri di lana o nelle mantelline di panno, conversando tra loro a bassa voce; e borbottando orazioni, le vecchie. Di tratto in tratto il mortorio s'arrestava, e i portantini si davano il cambio.
Ma poi, prima il Cleen, con qualche ritegno, lo pregò di tradurre per Venerina un pensiero gentile che egli non avrebbe saputo manifestarle; quindi Venerina, timida e accesa, lo pregò di ringraziarlo e di dirgli...
- Che cosa? - domandò don Paranza, sbarrando tanto d'occhi. E poiché, dopo quel primo scambio di frasi, la conversazione tra i due fidanzati avrebbe voluto continuare attraverso a lui, egli battendo le pugna su la tavola:
- Oh insomma! - esclamò. - Che figura ci faccio io? Ingegnatevi tra voi.
Si alzò, fra le risa dei due giovani, e andò a fumarsi la pipa sul divanaccio, brontolando il suo porco diavolo nel barbone lanoso.
Non più di due mesi dopo, nello studio del Pogliani, ingombro già d'un colossale monumento funerario tutto abbozzato alla brava, Ciro Colli, sdrajato sul canapè col vecchio camice di tela stretto alle gambe, fumava la pipa e teneva uno strano discorso allo scheletro, fissato diritto su per la predellina nera, che s'era fatto prestare per modello da un suo amico dottore
Meno male che, da qualche tempo, era riuscito ad addormentarla un poco, col veleno, fumando da mane a sera in quella pipa dalla canna lunghissima, mentre con la mano si lisciava il fiocco del berretto da bersagliere
Invano il medico gli diceva che l'anima non c'entrava, non aveva che vederci, e che quella tosse gli veniva dai bronchi attossicati, e che smettesse di fumare o non fumasse più tanto, se non voleva incorrere in qualche malanno.
- Caro signore, - gli rispondeva, - consideri la mia bilancia! In un piatto, tutti i pesi della vecchiaja; nell'altro ci ho soltanto la pipa. Se la levo, tracollo. Che mi resta? Che faccio più, se non fumo?
E seguitava a fumare.
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Risposta #101 il:
12 Maggio 2006, 09:10:23 »
Antonio Fogazzaro
(1842-1911)
Ingredienti della sua narrativa : l'ambientazione aristocratica, la rappresentazione macchiettistica e dialettale delle classi inferiori, i contrasti sentimentali di anime nobili e raffinate, la mescolanza di religione e sensualità, il tentativo di conciliare la fede con la scienza. In particolare su questo terreno Fogazzaro si impegnò in un'opera di propaganda anche teorica che la portò a discutere in numerose sedi le tesi della filosofia positivistica e dell'evoluzionismo darwiniano. Il suo programma di un rinnovamento cristiano lo portò a condividere le posizioni, guardate con sospetto dalla Chiesa Cattolica
Malombra
Da quel tempo gli era rimasta l'abitudine di svegliarsi ogni due ore per tutte le notti. Veniva alla finestra in camicia e fumava: guai se lo sapesse il conte! Egli era stato avvezzo a fumare virginia , quando serviva, come capitano, negli usseri austriaci, prima del 1848. Aveva passato poi qualche giorno senza mangiare, senza tabacco mai. Il regime del conte lo faceva soffrire, gli metteva i nervi sossopra.
Un colpo di vento sul viso strappò quella esclamazione a Steinegge che fu appena in tempo di gettare il sigaro e di chiudere la finestra. Il sigaro passò come una stella cadente sugli occhi di Silla, i vetri suonarono in alto, le foglie stormirono dietro la casa. Steinegge, tremando d'aver lasciato entrare una boccata di fumo, fiutando l'aria infida, tornò a letto, a sognar che usciva dalla galera turca e che il padischah sorridente gli offriva la sua pipa imperiale colma di buon tabacco di Smirne.
Diceva d'immaginare la Germania come una pipa, una enorme testa rotta di gesso, dal muso di borghese obeso, a cui bruci senza fiamma nel cervello aperto del tabacco umido, malsano, e n'escano spire di fumo denso, forme azzurrognole, mobili dal grottesco al sentimentale, nuvolette che diventano nuvole, nuvoloni; i quali poco a poco vi calano addosso, vi avviluppano, vi tolgono di vedere e di respirare.
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Risposta #102 il:
13 Maggio 2006, 17:27:12 »
Per restare al top,un Fumatore fantastico sotto ogni aspetto.
Ray Bradbury
Uno dei temi ricorrenti anche se nascosti nelle sue opere è il diritto di ognuno ad essere ciò che è, senza per questo aver paura di offendere la sensibilità di altri, una sfida all’ipocrisia del "politically correct". È un manifesto di lotta alla omologazione collettiva, al tentativo, presente tuttora nelle grandi società multietniche e multirazziali, di dissolvere ogni tipicità in un grande minestrone insapore ed inodore; è la certezza che la Ragione, come unica vera fonte di tolleranza, non morirà mai.
Bradbury è, a volte, fin troppo cosciente delle sue possibilità dal punto di vista verbale e sintattico, va però riconosciuto che le immagini più folgoranti ed evocative gli nascono dall'inconscio, spontanee e sorprendenti come gemme. Bradbury è essenzialmente un narratore dell'inconscio e fuma soltanto tabacco !!
Cronache Marziane
"Sono vecchio ormai" ansimò il capitano "mentre tu sei ancora giovane. Del resto, anche allora mi battevi sempre, me lo ricordo benissimo!" Sulla soglia, la mamma, rosea, grassoccia e sorridente. Alle sue spalle, brizzolato, papà, la pipa in mano.
"Mamma, papà!"
E corse loro incontro sugli scalini della veranda, come un bambino.
"Sei stanco, figliolo" disse papà puntandogli contro la pipa. "La tua vecchia camera da letto ti aspetta, col solito lettino in ferro e tutto il resto."
Stavano nell'ombra soffocante del porticato, davanti alla porta del negozio di chincaglierie.
Uno degli uomini smise di accendere la pipa; un altro sputò lontano, nella polvere ardente.
"E' impossibile. Non possono andarsene.
"Possono, se lo stanno facendo."
Un uomo era seduto sulla soglia di casa, a fumare la pipa.
"Ciao, Mike."
"Hai forse bisticciato con la moglie? E sei uscito a passeggiare, per
farti sbollire la rabbia?"
Gli abbiamo offerto di venir via con noi, ma non ha voluto saperne. L'ultima immagine che abbiamo avuto di lui è stata quando lo abbiamo visto che, stravaccato su una poltrona a dondolo, in mezzo all'autostrada, la pipa in bocca, ci salutava sventolando la mano.
Il Popolo dell' Autunno
Dio, quando ci si sdraia, i pensieri diventano muffa. Diavolo!"
Will sentì uno scricchiolio, quando papà si levò a sedere nel buio. Un fiammifero acceso, una pipa veniva fumata. Il vento faceva vibrare le finestre.
"... un uomo con i manifesti sotto il braccio..."
"... luna park..." disse la voce della mamma. "... in questa stagione?"
Will voleva scostarsi, ma non poté.
Si tolse dalla tasca la borsa del tabacco, riempì la pipa, mentre stavano accanto all'edera, e i gradini nascosti portavano su verso i letti caldi, verso le stanze sicure; poi accese la pipa e disse: "Ti conosco bene. Non ti comporti da colpevole. Tu non hai rubato niente".
Forse tutto sarebbe passato, forse... forse...
"Sì, Will?" disse suo padre, a fatica, mentre la pipa gli si spegneva tra le mani. "Continua."
Prese il braccio di Will, lo sospinse, lo fece sedere sui gradini del portico, riaccese la pipa. Poi disse:
"E va bene. Tua madre dorme. Non sa che siamo qui fuori, a conversare come gatti. Possiamo continuare. Senti, da quando in qua tu pensi che essere buoni significhi essere felici?"
"Da sempre."
La pipa di papà si era spenta di nuovo. Si interruppe per vuotarla e ricaricarla.
"No, papà," protestò Will.
"Sì," disse suo padre, "sarei uno sciocco se non sapessi di essere uno sciocco. La mia unica saggezza è questa: tu sei saggio."
"Farei e direi qualsiasi cosa che possa renderti felice, papà."
"Willy, William," papà riaccese la pipa e guardò il fumo dissolversi dolcemente, "dimmi soltanto che vivrò per sempre. Questo andrebbe bene."
La sua voce, pensò Will, non lo avevo mai notato. Ha lo stesso colore dei suoi capelli.
"Papà," disse, "non essere così triste."
E il padre di Will si alzò, riempì la pipa di tabacco, si frugò le tasche per cercare i fiammiferi, ne trasse una vecchia armonica, un temperino, un accendino che non funzionava e un taccuino su cui aveva sempre pensato di scrivere grandi pensieri che non scriveva mai, e allineò quelle armi per una guerra di pigmei che poteva essere perduta prima ancora di incominciare. Frugò tra quelle cose inutili, scuotendo il capo, e finalmente trovò una scatoletta di fiammiferi, accese la pipa e cominciò a riflettere, camminando su e giù per la stanza.
Il vecchio accese la pipa, ne trasse uno sbuffo di fumo e lo seguì con lo sguardo, attentamente. "No. Ma io credo che si serva della Morte come di una minaccia. La Morte non esiste. Non è mai esistita e non esisterà mai. Ma noi ne abbiamo tracciato tante immagini, per tanti anni, cercando di fissarla, di comprenderla, che abbiamo cominciato a considerarla un'entità, stranamente viva e avida.
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Aqualong
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Risposta #103 il:
13 Maggio 2006, 17:53:54 »
Philip José Farmer
Un autore capace di affascinare con avventure, paesaggi e situazioni inconsueti che tengono il lettore incollato alla pagina.C'è chi lo ama svisceratamente e chi non lo sopporta. C'è qualcuno che lo crede uno scrittore impegnato e difficile, chi un autore avventuroso e leggero, e qualcuno anche uno scribacchino pornografico. Hanno tutti ragione, e forse è proprio questo il punto davvero straordinario di Philip Jose Farmer. Un autore capace di infrangere tabù in epoca in cui i tabù sono ancora forti.
Il Fiume della Vita
L'odore era una peculiare combinazione di tabacco da pipa, di marijuana, di un pungente, non identificabile, suggestivo sapore di incenso, di sperma, di sudore macerato e, forse, di smog inalato e traspirato nuovamente.
E c'era dell'altro, ancor più gradito in quanto inaspettato. Una piccola pipa di radica. Un sacchetto di tabacco da pipa. Tre sigari grandi come grissini. Un involucro di plastica contenente dieci sigarette.
- Senza filtro! - esclamò Frigate.
C'era anche una piccola sigaretta color marrone che Burton e Frigate annusarono dicendo all'unisono: - Marijuana!
Non si poteva far altro che dirigersi verso la «reggia» di Goering. Questi era seduto in una larga poltrona di legno, e fumava la pipa. Pregò i due di accomodarsi e offrì loro sigari e vino.
- Di tanto in tanto - disse - mi piace distrarmi un po' e parlare con qualcuno al di fuori dei miei colleghi, che non sono eccessivamente brillanti.
Goering agitò la pipa nell'aria. - Ah, gli ebrei! Questo è il guaio. Mi conoscono troppo bene. Quando cerco di parlare con loro diventano scontrosi.
Goering si alzò con un certo sforzo dalla poltrona e puntò la pipa verso Frigate.
- Tu menti! - gridò in tedesco. - Tu menti, scheisshund!
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Aqualong
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Risposta #104 il:
17 Maggio 2006, 14:54:57 »
Un mix di fantastici
Julian May
Questa scrittrice, che appartiene alla nuova "età dell'oro" della SF anglosassone, ha un passato di divulgatrice scientifica per i libri per ragazzi (ha scritto oltre 230 articoli in questo senso), qualità che le ha permesso di scrivere romanzi lunghi e articolati, dove però la chiarezza e il percorso globale della storia non si appannano mai. Probabilmente anche lei ha qualcosa a che fare con le pipe.
Dune Roller
«Ehi, Mac», lo chiamò con voce cordiale il dottor Thorne. «Stai attento al nuovo banco di sabbia creato dalla tempesta!»
Una figura sul ponte della barca agitò brevemente la mano e gridò qualcosa d'inintelligibile intorno ad una vistosa pipa infilata fra i suoi denti. Il cabinato girò su se stesso e il borbottio dei suoi motori si spense in un lieve sospiro. L'imbarcazione si fermò, oscillando sulle piccole onde a un centinaio di metri da riva. Dopo pochi minuti, un gommone d'un giallo vivace venne mollato in acqua da sopra la poppa.
La gialla fiancata del gommone raschiò contro la spiaggia petrosa. MacInnes, brizzolato sessantenne, una venerabile pipa di schiuma di mare stretta fra i denti, si arrampicò fuori dal gommone e gratificò Thorne della sua consueta stretta di mano stritolante.
«Ti ho portato un visitatore, stavolta, Ian. Una vera compagnia. Jeanne, questo gentiluomo in pantaloncini corti e cestino da pescatore, è il dottor Ian Thorne, il famoso scrittore e conferenziere.
H. Beam Piper
Onnilinguista
Il turco-tedesco, uno dei suoi due colleghi archeologi, seduto all'estremità del lungo tavolo addossato alla parete opposta, intento a fumare la sua grossa pipa ricurva mentre sfogliava un quaderno di appunti con tutti i fogli staccati.
Nessuna delle due donne aggiunse altro, e un attimo dopo Sachiko si reinfilò la lente e chinò di nuovo la testa sul libro.
Selim von Ohlmhorst sollevò lo sguardo dal suo quaderno di appunti, togliendosi la pipa di bocca.
Diede una lenta tirata alla sua pipa. «Martha, uno di questi giorni irromperemo in uno di quegli edifici e scopriremo che era quello in cui l'ultimo di questa razza è morto. Allora apprenderemo la storia della fine di questa civiltà.»
Esitò, senza esprimere il pensiero in parole. «Un giorno la troveremo, Selim,» disse, poi guardò il proprio orologio. «Farò ancora un po' di lavoro su quella lista, prima di cena.»
Per un istante il volto del vecchio s'irrigidì per la disapprovazione; fece per dire qualcosa, ci ripensò e si rimise la pipa in bocca.
Stese un altro foglio di plastica per chiudere la pagina come in un sandwich, poi prese su la pipa e la riaccese.
«Fare questo lavoro mi diverte, ed è un buon esercizio per le mie mani, perciò non pensare che mi lamenti,» disse, «ma, Martha, credi davvero che qualcuno riuscirà mai a tirar fuori qualcosa da questo?»
Terminò il cocktail e fissò la sua pipa come per chiedersi se doveva riaccenderla quando mancava così poco alla cena, poi se la rimise in tasca. «Un mondo completamente nuovo, ma io sono diventato vecchio, e non è per me. Ho passato la mia vita a studiare gli ittiti. Posso parlare la lingua ittita anche se, forse, re Muwatallis non riuscirebbe a capire il mio moderno accento turco. Ma le cose che dovrei imparare qui.....
John Farris
Ampiamente lodato dalla critica, ha al suo attivo numerosi romanzi che hanno riscosso un enorme successo di pubblico,i suoi tascabili sono nei supermarket.
Raptus
Quando la donna uscì di nuovo all'aperto il colorito del lord era riapparso; aveva tra i denti una pipa spenta e capovolta, come Ronad Colman in un film in cui pioveva ininterrottamente. A Luxton piaceva molto Ronald Colman.
Burgess dedicava la maggior parte della propria attenzione all'auto che procedeva a fatica e ansimava terribilmente a ogni minima pendenza. La dottoressa guardò parecchie volte lord Luxton mentre armeggiava con la pipa e si palpava distrattamente le tasche della giacca in cerca di fiammiferi, e finalmente borbottò: «Fumi pure, se deve farlo, non mi dà fastidio».
Un nero tarchiato era appoggiato a uno dei pilastri della veranda, accanto ai gradini, e fumava una pipa di pannocchia. Mentre Nhora si avvicinava si tolse lentamente il cappello di paglia e scoprì i denti ricoperti d'oro senza togliersi la pipa di bocca. Su un fianco aveva un rigonfiamento che doveva essere una rivoltella, e di grosso calibro.
Era tutto tranquillo, comunicò, sorridendo come uno che sa come si fa a mantenere la pace. Scroccò a Tyrone un fiammifero per accendere la pipa. Zia Clary Gene, senza scarpe, era seduta in poltrona vicino alle finestre della stanza dei giochi. Aveva gli occhi chiusi, e non li aprì, ma fece capire di averli sentiti entrare con un cenno del capo e un sorriso.
Umberto Eco
Dopo L’Isola avevo individuato la Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino, di Giulio Granelli. Come mi era riemerso alla memoria qualche giorno prima, tranne che il libro mi narrava di una pipa ancora calda, abbandonata su un tavolo accanto alla statuetta in creta di un vecchietto, che decideva di dar calore a quella cosa morta per farla nascere, e ne nasceva un piccolo vegliardo. Puer senex, un luogo comune antichissimo. Alla fine Pipino muore infante in culla, e ascende in cielo a opera delle fate. Era meglio come me l'ero ricordato io, Pipino nasceva vecchio in un cavolo, e moriva lattante in altro. In ogni caso il viaggio di Pipino verso l'infanzia era il mio. Forse, tornando al momento della nascita, mi sarei dissolto nel nulla (o nel Tutto) come lui.
Mi passa accanto il tamburino col képi. Mi rifugio in braccio al nonno. Sento l'odore di pipa mentre metto la guancia contro il suo gilè. Il nonno fumava la pipa e sapeva di tabacco. Perché non c'era la sua pipa a Solara? L'hanno buttata via i maledetti zii, non gli sembrava importante, con la bocca smangiata dal fuoco di molti zolfanelli, via con le penne, le carte assorbenti, che so, un paio di occhiali e un calzino bucato, l'ultima scatola di tabacco ancora piena a metà.
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